tesi dr.ssa Candelori - Ordine dei Medici di Terni
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tesi dr.ssa Candelori - Ordine dei Medici di Terni
INTRODUZIONE La gravidanza multipla può essere distinta in gravidanza gemellare o bigemina quando si sviluppano due feti, trigemina quando i feti sono tre e, così via, in quadrigemina, pentagemina etc. In percentuale la frequenza della gravidanza bigemina, nella specie umana, è di circa 1/80; tale frequenza si riduce in maniera esponenziale con l'aumentare del numero dei feti secondo la regola di Hellin (1865). I parti trigemini avranno una frequenza pari al quadrato dei parti bigemini (1/80² quindi 1/6.400), quelli quadrigemini una frequenza pari al cubo dei bigemini (1/80³ quindi 1/512.000). Queste cifre sono tuttavia riferibili esclusivamente alle gravidanze multiple giunte a termine, dal momento che una quota indefinibile di esse esita in aborto, spesso così precoce da non permettere nemmeno la diagnosi di gravidanza. In altri casi, invece, gravidanze che iniziano come multiple evolvono con la nascita di uno solo dei gemelli, per il fenomeno del “vanishing twin” (gemello che scompare). Secondo recenti stime, basate su documentazione ecografica, questo evento si verifica nel 30% delle gravidanze bicoriali o pluricoriali. La gravidanza gemellare e la gravidanza multipla sui trattati di ginecologia e ostetricia sono inserite nella sezione dedicata alla patologia ostetrica. Ciò accade perché in questi tipi di gravidanze si manifestano, con maggior frequenza rispetto alla gravidanza singola, i due problemi più gravi dell’ostetricia moderna: il parto prematuro e il basso peso alla nascita. Oltre ad essi, più ricorrenti sono anche altre complicanze sia materne che fetali, che verranno esaminate in modo più dettagliato nelle sezioni successive. Comunque, la frequenza con la quale si possano eventualmente e malauguratamente verificare problemi, è direttamente -1- proporzionale al numero dei feti. Tra l’altro, non infrequente nelle gravidanze plurime si formano sacchi gestazionali privi di abbozzi embrionali, detti “brighted ovum”, che vanno incontro a riassorbimento spontaneo. Vanno, inoltre, attualmente distinte le gravidanze gemellari spontanee, da quelle ottenute mediante procreazione medicalmente assistita (PMA). In genere, la gravidanza multipla spontanea genera la nascita di gemelli sia monozigoti sia dizigoti laddove, quella derivante da cure per incrementare la fertilità, produce la nascita di gemelli dizigoti. Le gravidanze gemellari rappresentano, ad oggi, l'1-2% di tutte le gravidanze. La gravidanza monozigote rappresenta il 25-35% di tutte le gravidanze gemellari ed è il risultato della fecondazione di un singolo ovulo da parte di un solo spermatozoo che porta alla formazione dello zigote che successivamente si divide. La gravidanza dizigote rappresenta il 65-75% di tutte le gravidanze gemellari ed è il risultato della fecondazione di due ovuli diversi fecondati da due spermatozoi diversi. I tassi di gravidanze plurime variano nei diversi Paesi. L'incidenza della gravidanza bigemina monozigote è di 3-4 per 1.000 parti e non è influenzata da fattori noti, mentre quella delle gravidanze dizigotiche dipende dalla razza, dall'età materna e dalla familiarità e dell’uso, sempre più diffuso, di tecniche di riproduzione assistita. (1) (2) L’incidenza più alta è riportata in Nigeria (50 su 1000 parti), mentre la più bassa è riscontrata in Giappone (1,3 su 1000 parti). Non dimentichiamo, comunque, che la riproduzione umana, al contrario della maggior parte dei mammiferi, è normalmente unipara essendo partorito di norma un solo feto, la gravidanza gemellare è, pertanto, definibile come un'eccezione. -2- CAPITOLO 1 LA GRAVIDANZA GEMELLARE 1.1 CLASSIFICAZIONE, EPIDEMIOLOGIA E EZIOPATOGENESI DELLE GRAVIDANZE MULTIPLE I gemelli vengono classificati come monozigoti (MZ) o identici, dizigoti (DZ) o fraterni e congiunti. I veri gemelli (gravidanza monozigote o uni-ovulare) originano dallo stesso uovo, fecondato da un singolo spermatozoo. Lo zigote, così costituitosi, nel corso dei suoi primi 15 giorni di vita, si divide in due parti uguali che in seguito si sviluppano autonomamente. In base all’epoca di questa divisione, membrane e placenta possono essere comuni oppure separate, i gemelli possono, dunque, condividere o meno lo stesso sacco amniotico. In ogni caso essi hanno lo stesso patrimonio ereditario e sono inevitabilmente dello stesso sesso. L'evento della divisione dello zigote è del tutto casuale, e non è legato a familiarità. Chi ha avuto una gravidanza con gemelli monocoriali ha probabilità estremamente basse di avere successive gravidanze gemellari. Non si conosce alcun agente ambientale in grado di indurre la duplicazione embrionale, sebbene quest'ultima sia facilmente ottenibile mediante procedure microchirurgiche negli stadi precoci dello sviluppo. Si verifica più frequentemente nelle gravidanze multifetali che originano da tecniche di riproduzione assistita, -3- facendo ipotizzare che il prematuro e parziale distacco dei blastomeri dalla zona pellucida sia una delle cause della gemellarità monozigotica. Figura 1: Gemelli monozigoti A seconda del momento della divisione, si possono distinguere tali situazioni: • La divisione tra il primo ed il terzo giorno dopo la fecondazione genera due embrioni che si impiantano separatamente, l'inner cell mass o embrioblasto non si è ancora formato, così come le cellule destinate a formare il trofoectoderma non sono ancora definite; si parla dunque di una gravidanza gemellare bicoriale (=2 placente) biamniotica (= 2 sacchi amniotici). Questo evento rappresenta un terzo dei casi di gravidanza monozigote. • Qualora la divisione avvenga tra il quarto e l'ottavo giorno dopo la fecondazione, a seguito della differenziazione del trofoblasto placentare, ma non ancora della -4- cavità amniotica, il risultato sarà una gravidanza monocoriale (=1 placenta) biamniotica (=2 sacchi amniotici). Ciò avviene in due terzi delle gravidanze monozigoti. • In appena l’1% dei casi la divisione avviene tra il nono e il dodicesimo giorno dal concepimento, quando le cellule costituenti l’amnios si sono già differenziate. Si osserva una cavità amniotica singola con una singola placenta da cui originano due cordoni ombelicali inseriti molto vicini l'uno all'altro. Tale gravidanza è definita monocoriale monoamniotica. • Se la duplicazione avviene oltre il dodicesimo giorno dalla fecondazione, le cellule fetali sono ormai parzialmente differenziate e il risultato è una gravidanza monocoriale monoamniotica con gemelli congiunti (cosiddetti siamesi). Si tratta di un evento molto raro, circa 1 su 100.000 parti, pari all'1% circa delle gravidanze gemellari monoamniotiche. Quella dei gemelli congiunti viene considerata tra le malformazioni simmetriche. Esistono vari tipi di gemelli congiunti, a seconda del punto di unione. Si definiscono catadidimi quelli in cui la metà superiore del corpo è unica, mentre la parte inferiore è separata. Tra essi, un tipo particolare è rappresentato dai sincefali, gemelli che condividono un’ unica testa. Gli anadidimi, invece, sono quei gemelli che presentano la metà superiore del corpo disgiunta e la metà inferiore in comune. I cata-anadidimi condividono un tratto corporeo più o meno esteso e, in base ad esso, vengono distinti in: - toraco-onfalopaghi: il tipo più frequente, con unione a livello del torace e della parete addominale anteriore. - ischiopaghi: unione a livello anteriore del bacino. -5- - pigopaghi: unione a livello del sacro. - parapaghi: fusione laterale. Le gravidanze monocoriali straordinariamente presentano più di due feti. In genere, le gravidanze multiple sono polizigotiche, anche se talora una coppia di feti può avere origine monozigotica. Figura 2: Gemelli dizigoti I falsi gemelli (gravidanza dizigote, con due placente), provengono dalla fecondazione di due o più ovuli diversi, maturati nel corso dello stesso ciclo mestruale, da parte di due o più spermatozoi. Il risultato è lo sviluppo di gemelli dizigoti, cioè geneticamente diversi. I multipli zigoti si impiantano nella parete uterina separatamente, e questo determina una gravidanza gemellare bicoriale o policoriale, ovvero con placente separate, anche se contigue. Le circolazioni fetali sono indipendenti e non comunicanti, anche se raramente si possono venire a costituire delle minime -6- anastomosi vascolari tra le placente. Talora si può verificare che un embrione si impianti fisiologicamente nella decidua uterina, e l’altro in sede extrauterina, in particolare tubarica. Il tasso di gemelli dizigoti aumenta all'aumentare dell'età materna, è più frequente nelle donne di età superiore a 30 anni per l'aumento dei livelli di gonadotropine che si verifica fisiologicamente in questa fase della vita fertile della donna; in particolare, per le donne tra i 30 e i 35 anni la probabilità di gravidanze dizigoti è doppia rispetto alle donne al di sotto dei 20 anni. Anche la familiarità (relativamente alla linea materna, mentre la linea paterna non modifica la probabilità di gemellarità) interferisce con la frequenza delle gravidanze multiple. Le gravidanze trigemine e di ordine superiore sono più frequentemente il risultato di tecniche di fecondazione assistita. Infatti, solo il 20% derivano da concepimento spontaneo. I gemelli dizigoti non condividono lo stesso materiale genetico nucleare, possono quindi essere anche di sesso diverso. La frequenza dei gemelli monozigoti è relativamente costante in tutte le popolazioni, pari a 3-4 su 1000 e non sembra essere influenzata da fattori definiti. La ricorrenza dei gemelli dizigoti, invece, oltre che dipendere dall’età materna, dalla familiarità e dall’uso delle tecniche di fecondazione assistita, è variabile in funzione dell’appartenenza etnica (3) (4): in America, ad esempio, l'incidenza della gravidanza dizigote è maggiore per le donne di origine africana rispetto a quelle di origine europea. Studi effettuati sulle tribù Yoruba ed in altre popolazioni di razza nera che presentano elevate percentuali di gemellarità dizigotica hanno messo in evidenza che tale predisposizione è riferibile all'elevata concentrazione plasmatica di FSH ed LH, che, a sua volta, deriva da una particolare costituzione ipotalamo- ipofisaria. Non è a tutt’oggi chiaro se nelle donne che hanno gemelli dizigoti vi siano più cellule Gn-RH -7- secernenti, se queste cellule producano maggiori quantità di ormone o se l'alterazione primaria sia imputabile ad un’aumentata sensibilità ipofisaria al releasing factor ipotalamico. Inoltre, le donne che sviluppano una gravidanza dizigote sono più alte, di maggior peso ed hanno già avuto una gravidanza. Ogni anno in Italia si registrano 5.600 gravidanze bigemine e 280 trigemine; in particolare le gravidanze trigemine sono aumentate da 1 ogni 10.000 a 5 ogni 10.000. Negli ultimi anni, l'incidenza delle gravidanze bigemine è aumentata del 10% e quella delle gravidanze multiple è aumentata del 400-500%. (5) Si è registrato un incremento del 40% di gravidanze in donne di età compresa tra 30 e 39 anni. Circa il 40% dei gemelli derivano dall’impiego di ART (tecniche di riproduzione assistita). Basti considerare che in Danimarca, ad esempio, circa il 5% di tutte le gravidanze proviene da ART. L’aumentata incidenza di gravidanze multiple si assesta attorno al 20-25%, con il ricorso alla ART, rispetto al 2% in una gravidanza spontanea. Complessivamente, l'incidenza di gravidanze multiple è del 3,5% in caso di FIVET e del 5% nella GIFT (trasferimento di gameti entro le tube di Falloppio). Nelle donne di età superiore a 35 anni che rappresentano il maggior numero delle pazienti sottoposte a programmi di FIVET e GIFT, l'incidenza di gravidanze trigemine è aumentata del 179%. (6) -8- 1.2 CASI PARTICOLARI Di recente attualità è il tema della superfecondazione. Essa viene definita come fecondazione di due diversi ovociti a breve distanza cronologica ma in coiti differenti. Si può distinguere una superfecondazione omo- o eteropaternale, a seconda che il padre del primo gemello sia o meno anche padre del secondo. Nella specie umana, sebbene rarissima, si è dimostrata la possibilità concreta della superfecondazione quando l’accoppiamento era avvenuto con maschi differenti. Risale al 19 maggio 2009 la notizia di una caso superfecondazione dimostrato in Texas: di Mia Washington, notando che i suoi gemelli non si somigliavano affatto, li ha sottoposti al test del DNA, scoprendo che avevano padri differenti, sebbene la Figura 3: gemelli eteropaternali probabilità teorica di superfecondazione eteropaternale sia di appena un caso su un milione. Altra particolarissima circostanza è quella della superfetazione, che consiste nella fecondazione di un ovocita successivamente all’impianto di un altro embrione nella cavità uterina; ciò implica che si sia verificata una ovulazione dopo l’esordio della prima gravidanza, ma prima che il primo embrione abbia raggiunto dimensioni tali da obliterare la cavità uterina stessa. Non sono mai stati riportati e accertati casi di superfetazione nella specie umana. (7) -9- CAPITOLO 2 CAMBIAMENTI FISIOLOGICI DELL’ORGANISMO MATERNO IN CORSO DI GRAVIDANZA GEMELLARE 2.1 ADATTAMENTI CORPOREI MATERNI ALLA GRAVIDANZA GEMELLARE In generale è possibile affermare che, indipendentemente dall’epoca gestazionale, il fabbisogno energetico, per la gravidanza gemellare è di circa 3.000 Kcal al giorno, adeguatamente suddivise tra glucidi, lipidi e proteine, così come una incrementata necessità di vitamine e sali minerali; tanto che la dieta giornaliera in corso di gravidanza gemellare dovrebbe essere integrata con: 8000 mcg di acido folico, 1.800 mg di calcio, 50 mg di ferro, 15 ug di vitamina D, 1.000 ug di vitamina A, 3 mcg di vitamina B12, 120 mg di proteine. L'aumento di peso raccomandato dall'Accademia Nazionale di Scienza per la gravidanza bigemina è di 18-20 Kg, con un aumento medio di 9 kg alla 24° settimana. L'aumento di peso corporeo è ovviamente maggiore nelle gravidanze gemellari ed ha un andamento diverso rispetto alle gravidanze singole; il massimo incremento ponderale si colloca nel primo e nell'ultimo periodo della gestazione, viceversa è massimale nella fase intermedia in corso di gravidanza singola. Nella gravidanza multipla si riscontra, inoltre, un'aumentata produzione di ormoni placentari rispetto alla gravidanza singola, determinata anzitutto da un aumento della massa placentare. - 10 - Evidente è un incremento del progesterone, dell'estriolo, della beta HCG e dell'ormone lattogeno placentare; per cui le curve di riferimento di suddetti ormoni per la gravidanza singola non sono assimilabili a quelle della gravidanza gemellare. Inoltre, all'inizio del 2° trimestre il volume complessivo intrauterino è del tutto analogo a quello della gravidanza singola, mentre, già alla 18° settimana di gestazione il volume intrauterino in una gravidanza bigemina è almeno doppio rispetto a quello di una gravidanza singola; pari rispettivamente a 10000 ml conto i 5000 ml. - 11 - 2.2 PRIMO TRIMESTRE Tra i primi sintomi della gravidanza se ne collocano alcuni simili a quelli del periodo mestruale: affaticamento, tensione del seno e cambiamenti dell’umore. Nella gravidanza multipla, tuttavia, tali manifestazioni vengono avvertite in maniera più intensa dalla donna. Verso la fine del primo trimestre iniziano a comparire sonnolenza, nausea e/o aumento dell’appetito. L’aumento dimensionale dell’utero esercita una pressione costante sulla vescica causando pollachiuria. In particolare, nella gravidanza gemellare si riscontra un incremento ponderale più rapidamente progressivo e l’addome è più pronunciato rispetto alla gravidanza singola. Frequentemente si osserva una maggiore ritenzione idrica e più pronunciate alterazioni del senso del gusto. Verso la fine del primo trimestre si attenua il senso di nausea, che può, tuttavia, durare più a lungo rispetto alla gravidanza singola a causa dei più elevati livelli degli ormoni della gravidanza. - 12 - 2.3 SECONDO TRIMESTRE In questa fase insorgono i primi disturbi da ingombro, costituiti da dispnea, ristagno venoso periferico, con la formazioni di varici dei plessi emorroidari e del circolo venoso superficiale degli arti inferiori, compressione sull’apparato gastro-enterico, con senso di replezione precoce e difficoltà digestive. In questo periodo è frequente il rilievo di stipsi. Fra le 16 e le 18 settimane di epoca gestazionale si possono registrare cali pressori, imputabili alla vasodilatazione. In alcune donne possono comparire macchie ipercromiche sul viso (melasma gravidico), dovute ai cambiamenti ormonali tipici della gravidanza, che tendono a scomparire dopo il parto; le areole mammarie possono scurirsi ed aumentare di diametro. Si accentua il quadro di anemia fisiologica della gravidanza da emodiluizione. Particolare attenzione va posta a due fattori: un improvviso aumento di peso (superiore a 2 Kg in 15 giorni) che può nascondere una eccessiva ritenzione idrica correlata a ipertensione, o un improvviso incremento delle dimensioni addominali che nasconde un poliidramnios correlato a diverse patologie. Fisiologicamente, la crescita dell'utero corrisponde, al 6° mese di gravidanza gemellare, a quella del 9° di una gravidanza singola; ciò spiega il perché la donna soffra di contrazioni più precocemente e più frequentemente. Fra le 24 e le 28 settimane di età gestazionale può essere utile eseguire una curva glicemica per definire l’eventuale esistenza di diabete gestazionale, che ha una maggiore incidenza nelle gravidanze gemellari. - 13 - 2.4 TERZO TRIMESTRE In questo periodo è possibile che la donna riferisca un aumentato senso di affaticamento non solo serale ma anche mattutino, con conseguente riduzione della capacità di svolgimento di attività fisiche anche leggere, o disturbi del sonno. Dalle 30 settimane di età gestazionale aumenta significativamente il rischio ipertensivo, è pertanto necessario il monitoraggio settimanale della pressione arteriosa (in assenza di complicanze). L’andatura della donna nella gravidanza gemellare è resa più difficoltosa sia dal maggiore peso del contenuto uterino, sia per un probabile maggiore rilasciamento delle strutture legamentose pelviche, imputabile a un incrementata produzione di relaxina. - 14 - CAPITOLO 3 CAMBIAMENTI PATOLOGICI DELL’ORGANISMO MATERNO IN CORSO DI GRAVIDANZA GEMELLARE 3.1 COMPLICANZE MATERNE NELLA GRAVIDANZA PLURIMA L'utero della donna, a differenza di quello di altri mammiferi non ha una struttura anatomica idonea a permettere le sviluppo simultaneo di più feti. La distensione eccessiva dell'utero è causa di lievi manifestazioni cliniche, tra cui: pollachiuria (per compressione dell’utero gravido sulla vescica), difficoltà respiratoria (soprattutto inspiratoria, per ostacolo meccanico alle escursioni diaframmatiche in rapporto alle fasi fisiologiche della dinamica respiratoria), dolori costali e lombari, varici agli arti inferiori, malattia emorroidaria, dispepsia (per compressione dello stomaco) e, costantemente, stanchezza. Ma, in particolar modo, aumenta il rischio di incidenza di patologie indotte dalla gravidanza (diabete, gestosi, ipertensione, rottura prematura delle membrane), o si può verificare un aggravamento di patologie preesistenti nella donna gravida. Il diabete gestazionale ha una frequenza che oscilla tra il 3 e il 6%, nelle gravidanze gemellari. Nel primo trimestre di gravidanza si riscontra un'aumentata prevalenza di nausea e vomito a causa dei livelli elevati di gonadotropina corionica ed un rischio maggiore di aborto spontaneo in confronto alla gravidanza singola. Maggiore è anche il rischio di infezioni delle vie urinarie. - 15 - Più frequente, rispetto alla gravidanza singola, è la prevalenza di anemia a causa di un evidente incremento volemico rispetto alle componenti corpuscolate del sangue, con associata emodiluizione e riduzione dell’ematocrito. L’incidenza di anemia è variabile, secondo gli studi, ma si aggira intorno al 11%, rispetto al 6,8% delle gravidanze singole. L’aumento delle richieste fetali di folati e vitamina B12 comporta un elevato rischio di anemia megaloblastica.(8) L’incidenza di PIH (Pregnancy Induced Hypertension) e preeclampsia di grado severo è 5 volte maggiore rispetto alle nullipare con gravidanza singola e 10 volte maggiore rispetto alle pluripare con gravidanza singola. Il rischio è maggiore nelle gravidanze plurigemellari.(9) In particolare, l’insorgenza di PIH è più frequente nelle gravidanze gemellari monozigotiche.(10) Si riporta, inoltre, un rischio maggiore di placenta previa e di distacco prematuro di placenta.(11) Quest’ultimo ha una prevalenza del 2% in correlazione alla sovradistensione uterina e alla brusca decompressione da PROM (rottura prematura delle membrane). Si rileva poliidramnios nel 4,4% delle gravidanze plurime. Infine, l'emorragia del post-partum è più frequente nella gravidanza gemellare sia per la maggiore superficie di inserzione placentare alla decidua uterina che per la sovradistensione uterina e aumentata tendenza all'atonia miometriale. Alla ampia inserzione placentare è anche imputabile il rischio incrementato di endometrite postpartum. (12) In caso di placentazione anomala, le complicazioni materne e fetali potrebbero avere conseguenze più severe di quelle che si verificano in corso di gravidanza singola, per la necessità di garantire un adeguato apporto metabolico a più feti. - 16 - - > rischio di diabete gestazionale. - > rischio di nausea e vomito. - > rischio di infezioni delle vie urinarie. - > frequenza di aborto spontaneo. - > prevalenza di anemia (soprattutto megaloblastica). - > incidenza di PIH e preeclampsia. - > rischio di distacco prematuro di placenta e placenta previa. - > frequenza di poliidramnios. - > rischio di endometrite ed emorragia post-partum. Tabella 1: complicanze materne della gravidanza gemellare. - 17 - CAPITOLO 4 COMPLICANZE NEI FETI GEMELLI 4.1 COMPLICANZE FETALI NELLA GRAVIDANZA GEMELLARE Innanzitutto, va sottolineato che i rischi della gravidanza plurima sono maggiori rispetto a quelli della gravidanza singola, e, in particolare, il rischio aumenta all’aumentare del numero dei feti. Basti considerare che la mortalità perinatale dei gemelli eccede di almeno 10 volte quella del feto singolo; e che i gemelli costituiscono un terzo di tutti i neonati ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale. La crescita intrauterina dei feti gemelli differisce da quella dei feti singoli: a termine di gravidanza il peso medio dei gemelli è di circa 500 grammi in meno rispetto ai feti singoli. Dopo le 20 settimane di età gestazionale la fase veloce di sviluppo fetale comincia a decelerare, in conseguenza alla riduzione della moltiplicazione cellulare; la divergenza di peso inizia ad evidenziarsi intorno alla 30° settimana di gestazione e viene diagnosticata mediante ecografia. L’aumento ponderale dei gemelli, infatti, è mediamente di 175 grammi a settimana dalla 31° settimana di gestazione rispetto ai 250 grammi del feto singolo. I feti gemelli possono presentare una modesta discrepanza fisiologica della crescita intrauterina ma nel caso in cui la differenza risulti notevole devono essere escluse potenziali complicanze. La prognosi delle gravidanze monocoriali è, in genere, peggiore rispetto a quella delle gravidanze bicoriali, a causa delle più frequenti complicanze ostetriche. - 18 - I gemelli monocoriali presentano una morbilità e mortalità perinatale da 3 a 5 volte più elevata dei bicoriali. È questa la ragione per cui la diagnosi prenatale di corionicità assume importanza fondamentale. Mentre i falsi gemelli, infatti, presentano circolazioni sanguigne placentari distinte e completamente indipendenti, tutte le gravidanze gemellari monocoriali, almeno virtualmente, sono provviste di comunicazioni vascolari tra i circoli fetali. Le anastomosi artero-arteriose e venovenose sono connessioni disposte sulla superficie del piatto coriale, che consentono un flusso bidirezionale, in rapporto al variare del gradiente pressorio tra le circolazioni fetali. Mentre le anastomosi artero-arteriose sono riscontrabili nel 75% delle placente monocoriali, quelle veno-venose si individuano in appena il 20% dei casi. La loro funzione è quella di riequilibrare l’eventuale trasfusione interfetale, anche se in maniera meno efficace rispetto alle anastomosi artero-arteriose. Se la superficie di circolazione sanguigna attribuita ai gemelli monocoriali è identica la loro crescita risulterà paragonabile; al contrario, qualora la funzione delle anastomosi si riveli insufficiente, un gemello riceverà più sangue dell’altro, e ciò comporterà differenti pesi e corporature tra i due. Questa mancanza di equilibrio nell’apporto vascolare e nutritivo è frequente e si manifesta alla nascita in una differenza di centinaia di grammi, talvolta di oltre un chilo di peso tra i gemelli. Nella gravidanza monocoriale monoamniotica (1 su 100 gravidanze monocoriali) i due feti si trovano nello stesso sacco amniotico. Da ciò consegue la formazione di nodi tra i due funicoli già a partire dal primo trimestre di epoca gestazionale in oltre l'80% dei casi. Questo frequente evento può spiegare l'alta mortalità riportata in letteratura per questo tipo di gemelli (fino al 50% di morti in utero), imputata all'improvviso stringimento del nodo, non prevedibile, né prevenibile. Buoni sono, tuttavia, gli esiti - 19 - della gravidanza monoamniotica, soprattutto nei casi sottoposti a monitoraggio ecografico intensivo, con parto elettivo a 32 settimane. Complicanze Frequenza % Presentazione anomala ~ 40 % Parto pretermine ~ 50% Vanishing twin ~ 20 % Ipertensione materna ~ 15 % IUGR ~ 30 % Emorragia postpartum ~ 15 % Preeclampsia ~ 15 % Rottura prematura delle membrane ~ 15 % Poliidramnios ~ 10 % Oligoidramnios severo ~8% Anomalie congenite ~ 10 % Patologie accidentali del cordone Distacco di placenta ~ 2 - 10 % ~2% Morte di un gemello (II o III trimestre) Sindrome trasfuso-trasfusore ~ 0.5 - 7 % ~1-2% Gemello acardio ~<1% Gemelli congiunti ~<1% Tabella 2: Frequenza delle complicanze ostetriche nella gravidanza gemellare. - 20 - 4.2 VANISHING TWIN L'aborto, nella gravidanza gemellare, è un evento che si realizza prevalentemente durante le prime settimane di gestazione. La camera gestazionale con l’embrione più piccolo viene riassorbita in maniera graduale e spontanea; questo fenomeno è definito "vanishing twin", cioè “gemello che scompare”. Il ricorso via via più diffuso all'esame ecografico nel primo trimestre di gravidanza e, in particolar modo, l’impiego della tecnica transvaginale hanno permesso di individuare gravidanze gemellari in epoca gestazionale piuttosto precoce. Si calcola che soltanto il 50% delle gravidanze individuate come gemellari nel primo trimestre conduca alla nascita di due neonati vivi. La cessazione dell’accrescimento e il successivo riassorbimento di uno o più feti nei primi tre mesi di gravidanza è un fenomeno relativamente consueto in caso di gravidanza plurima, verificandosi statisticamente dal 20 al 50% dei casi. (13) Alcuni autori affermano che tale evento sia riconducibile alla presenza di aneuploidia nel cariotipo del gemello che scompare (14); altre recenti ricerche ipotizzano, invece, che il fenomeno del “vanishing twin” altro non sia che una forma molto precoce di sindrome trasfuso-trasfusore da anastomosi placentari non equamente distribuite. Il "vanishing twin" può dare luogo clinicamente a sanguinamento genitale,contenente coaguli e dolore pelvico crampiforme (15) (16). Ecograficamente è possibile osservare la camera gestazionale in via di espulsione, con dimensioni progressivamente inferiori nel tempo, fino alla totale scomparsa, o ritenuta in utero. (17) - 21 - Figura 4: aspetto ecografico del "vanishing twin" La persistenza di frustoli placentari di uno o più gemelli scomparsi accanto alla placenta dell’embrione superstite può essere responsabile dell'osservazione, all’indagine citogenetica su villi coriali, di una discordanza più o meno evidente tra il cariotipo e il fenotipo del gemello residuo. (18) (19) Pharoah e Cooke hanno supposto l'esistenza di un nesso causale tra il fenomeno del “vanishing twin” e la paralisi cerebrale spastica infantile. La morte in utero di un feto in corso di gravidanza monocoriale è un importante fattore di rischio per l'incidenza di paralisi cerebrale spastica nel gemello residuo; ciò lascerebbe ipotizzare che una percentuale non trascurabile di neonati affetti dalla malattia sia, in realtà, rappresentata da gemelli superstiti al fenomeno del “vanishing twin”. (20) (21) - 22 - Nella maggior parte dei casi diagnosticati, tuttavia, la gravidanza prosegue come singola, senza particolari implicazioni patologiche per l'embrione superstite, sia in caso di gemelli bicoriali, che monocoriali, essendo l’epoca gestazionale ancora molto precoce. (22) - 23 - 4.3 MORTE FETALE INTRAUTERINA La morte in utero di uno dei gemelli avviene nel 2-5% delle gravidanze bigemine e nel 14-17% di quelle trigemine. Mentre la prognosi del feto superstite, a seguito del fenomeno del “vanishing twin”, è generalmente buona, se la morte intrauterina di uno dei gemelli avviene nel secondo o terzo trimestre di gestazione, spesso si riscontrano complicanze nel gemello superstite, soprattutto quando ci si trovi di fronte a una gravidanza gemellare monocoriale; tanto che la frequenza di morte intrauterina nella gravidanza gemellare monocoriale è 3-4 volte più elevata rispetto a quella della gravidanza bicoriale, specie se uno dei feti manifesta anomalie fenotipiche. Nei gemelli bicoriali, l’assenza di anastomosi placentari, permette di ottenere una prognosi favorevole per il gemello residuo; viceversa, in caso di gemellarità monocoriale la prognosi è spesso infausta, infatti, come già accennato, i feti sono collegati tra loro da anastomosi vascolari e condividono la placenta. La morte di un gemello comporta un abbondante sequestro ematico nel suo territorio placentare, e a ciò può conseguire un’emorragia acuta nel gemello restante. Elevata è l'incidenza di morbilità e mortalità del feto superstite che va dal 20 al 47%, secondo le diverse casistiche, ed in stretta correlazione alla corionicità. (23) Si stima statisticamente che almeno il 12% dei gemelli monocoriali superstiti alla morte del co-gemello vada incontro a danni neurologici ed sistemici di varia gravità. Le lesioni neurologiche principali sono costituite da: idrocefalia, idranencefalia, microcefalia, necrosi cerebellare, infarto cerebrale, encefalomalacia multicistica, quadriplegia spastica. I danni extraneurologici sono rappresentati da: infarto splenico, intestinale o epatico, atresia intestinale, necrosi renale e polmonare. (24) - 24 - Nonostante i numerosi studi in corso di svolgimento, non è ancora stato definito l'esatto meccanismo ezio-patogenetico all’origine del danno d'organo che si sviluppa nel gemello superstite. Tuttavia le ipotesi attualmente ritenute più valide e plausibili riguardano l'embolizzazione di prodotti tissutali tromboplastino-simili attraverso le anastomosi placentari e l'ipotensione acuta, conseguente all’abbondante trasfusione ematica dal feto rimasto vitale a quello ormai deceduto, in virtù del gradiente pressorio esistente tra i loro territori placentari. Nell’altra metà dei casi, il secondo gemello sopravvive senza lesioni neurologiche. Per valutare l'eventuale danno cerebrale si ricorre all’esecuzione della risonanza magnetica fetale, a distanza di 4-6 settimane dall'evento abortivo. Nel caso di gemelli bicoriali, le complicanze ostetriche nel gemello superstite a seguito della morte intrauterina di uno dei feti sono più rare, grazie all’autonomia vascolare delle rispettive placente, e ciò permette di proseguire la gravidanza fino al raggiungimento dello sviluppo polmonare. Tuttavia, se la morte intrauterina fetale avviene ad un'epoca gestazionale superiore alle 37 settimane è raccomandato l'immediato espletamento del parto. Nella gemellarità monocoriale, l’approccio clinico è più problematico; oltre a un rischio maggiore di morbilità e mortalità, riconducile all’interdipendenza vascolare, il rischio di danno d’organo potrebbe essere, infatti, indotto dal parto pretermine. La prognosi peggiore è associata all’esistenza di sole anastomosi artero-venose, in assenza di anastomosi artero-arteriose e veno-venose. (25) La decisione relativa alla prosecuzione della gravidanza o alla necessità di indurre il parto viene presa in funzione dell’epoca gestazionale in cui avviene la morte fetale e deve tenere in considerazione la volontà della coppia genitoriale, che deve essere stata - 25 - precedentemente informata sulla possibilità di danni neurologici o sistemici nel gemello superstite, che potrebbero manifestarsi a distanza di settimane dal momento della morte del co-gemello, qualora si decidesse di proseguire la gravidanza, specie se la morte fetale intrauterina si fosse verificata in fase tardiva. Quando la morte del gemello avviene verso la fase finale del primo trimestre o all’inizio del secondo trimestre gestazionale, i residui dei tessuti fetali si presentano come una formazione cistica di contenente lo Figura 5: resti fetali a ridosso della placenta del gemello superstite ridotte dimensioni, scheletro del feto o un feto papiraceo, a contatto con la placenta del feto superstite. (26) Una delle cause più frequenti di morte in utero, nelle gravidanze monocoriali, è costituita dalla sindrome della trasfusione feto-fetale. In particolare si è dimostrato che l’esistenza di anastomosi artero-arteriose è protettiva nei confronti della suddetta sindrome, mentre le anastomosi veno-venose comportano una riduzione della sopravvivenza perinatale.(27) La morte endouterina di un gemello o di entrambi, prevalentemente nelle gravidanze monocoriali monoamniotiche, può essere causato dall’attorcigliamento dei funicoli, in genere al termine del II, o all’inizio del III trimestre; viceversa, tale rischio si riduce progressivamente dopo la trentatreesima settimana di gestazione per la diminuzione della quantità del liquido amniotico e, di conseguenza, dei movimenti fetali. Nelle - 26 - gravidanze bicoriali, la morte intrauterina di un gemello potrebbe essere causa di complicanze legate alla prematurità: infatti, la presenza di tessuto fetale e placentare in corso di necrosi, provoca il rilascio di sostanze che inducono la comparsa di precoci contrazioni uterine. In ogni caso, la letteratura attualmente disponibile sostiene che la morte di uno dei feti non è un'indicazione ad anticipare il parto, tranne che nelle epoche gestazionali più avanzate, quando non sussista alcun beneficio nel proseguimento della gravidanza e non ci siano rischi importanti connessi alla prematurità del feto superstite. Nella madre, la ritenzione di materiale necrotico abortivo potrebbe causare l’insorgenza di una coagulopatia da consumo. Questo è il motivo per cui si rende necessario il follow up costante dell’assetto emocoagulativo della donna gravida. I casi di coagulopatia materna da morte intrauterina descritti in letteratura sono, però, talmente rari, da non costituire una sufficiente e assoluta indicazione al parto, tantomeno nelle epoche gestazionali più precoci, quando sono maggiori i rischi di complicanze ostetriche connesse alla prematurità. Il management dei singoli casi deve essere, comunque, gestito da un team ostetrico esperto nel settore, meglio se all'interno di un ospedale di terzo livello e rapportato all’epoca gestazionale in cui si verifica il decesso fetale, alla causa della morte e al tipo di corionicità. - 27 - 4.4 MALFORMAZIONI CONGENITE NELLA GRAVIDANZA GEMELLARE L’incidenza delle malformazioni congenite, sia da causa genetica, che da causa ambientale, è maggiore nelle gravidanze multiple piuttosto che in quelle singole. Nella gravidanza dizigotica il rischio per ogni feto è assimilabile a quello della gravidanza singola, pari al 2-3%, viceversa, nelle gravidanze monocoriali biamniotiche, il rischio di malformazioni aumenta in modo piuttosto significativo, per divenire ancor più elevato nelle gravidanze monocoriali monoamniotiche. (28) Le cause di ciò sono molteplici: la gemellarità monozigote può essere già di per sé ritenuta conseguenza di un’atipica divisione mitotica precoce nel corso dell’embriogenesi, alcuni fattori sia esogeni che endogeni, in qualche modo responsabili della gemellarità, potrebbero concorrere alla determinazione di malformazioni congenite. Inoltre nella gravidanza gemellare, specie se multipla, il sovraffollamento uterino e la malposizione fetale determinano deformità anatomiche più frequentemente di quanto accada nella gravidanza singola. Le principali malformazioni congenite riscontrabili nei gemelli sono: anomalie cardio-vascolari, difetti nello sviluppo del tubo neurale, atresia anale ed esofagea e gravi malformazioni renali. Più frequente che nella gravidanza singola è anche l’incidenza della sindrome VACTERL (anomalie vertebrali, atresia anale, alterazioni cardiovascolari, fistole tracheo-esofagee, atresia esofagea, anomalie renali, difetti articolari). (29) Sembra, invece, più rara, rispetto alle gravidanze singole, la prevalenza delle malformazioni a carico dell’apparato uro-genitale e tegumentario. Inoltre, in un numero significativo di casi si è evidenziata la coesistenza di malformazioni nei due gemelli, non necessariamente a carico degli stessi organi e sistemi. (30) (31) - 28 - Le malformazioni cardiovascolari hanno un’incidenza doppia tra gemelli monozigoti rispetto ai dizigoti o alle gravidanze singole. (32) In particolare le anomalie cardiache sono maggiormente riscontrabili nelle gravidanze gemellari monocoriali diamniotiche, specie se complicate da TTTS, e si tratta prevalentemente di difetti del setto interventricolare e stenosi polmonare. (33) Per questa ragione a tutti i gemelli monocoriali è indicato richiedere l'esecuzione dell’ecocardiogramma fetale, secondo le linee guida SIEOG. A parità di età materna, la probabilità di anomalie cromosomiche in uno o in tutti i gemelli è maggiore rispetto a quella della gravidanza singola. Inoltre, ad esempio, nella gravidanza gemellare dizigote ogni feto ha un rischio individuale di sindrome di Down, ovvero un gemello può essere sano e l'altro essere affetto dalla sindrome di Down. Questi due eventi sono indipendenti, quindi il rischio globale, che uno dei due abbia la sindrome di Down, è doppio rispetto a una gravidanza singola. Ad esempio, se per ogni feto esiste un rischio di 1 su 100 di manifestare una sindrome di Down, il rischio globale che uno dei due sia affetto dalla sindrome è 1/100 + 1/100, ovvero 1 su 50 (o 2%). La probabilità che entrambi siano Down è 1/100 per 1/100, ossia 1 su 10.000, si tratta quindi di un fenomeno piuttosto raro. Nella gemellarità monozigote, invece, il rischio è identico per entrambi, cioè o entrambi sono sani o entrambi risultano affetti dalla sindrome di Down. Il rischio globale è quindi paragonabile a quello di una gravidanza singola, ovvero se per ogni feto sussiste un rischio di 1 su 100, il rischio globale rimane 1 su 100. Esistono tuttavia rare eccezioni a questa regola: può, infatti, avvenire che i gemelli monozigoti siano geneticamente diversi per errori mitotici che si verificano dopo la divisione dello zigote. (34) - 29 - Nella pratica clinica, non conoscendo la genetica dei due feti, per convenzione, si considerano tutti i gemelli bicoriali come se fossero dizigoti, e quindi con due rischi indipendenti. Nelle gravidanze gemellari non si può eseguire lo screening della sindrome di Down mediante esami biochimici (tri-test o test combinato), ma ci si affida solamente alla determinazione del rischio tramite translucenza nucale. La diagnosi ultrasonografica delle malformazioni congenite in caso di gravidanza gemellare spesso non risulta agevole; l'accuratezza diagnostica è ridotta sia in caso di gravidanza multipla sia in caso di evidenziazione malformazione. - 30 - tardiva dell’eventuale 4.5 ACARDIA L’acardia é una rara anomalia (1:35000 nascite), caratterizzata dalla mancanza congenita del cuore, riscontrata esclusivamente nelle gravidanze multiple, in particolare, nelle gravidanze gemellari monocoriali con una incidenza dell’1%. E’ anche stata eccezionalmente individuata in gravidanze dizigotiche, caratterizzate da placente fuse ed inserzioni funicolari contigue. In genere interessa uno solo dei gemelli. Figura 6: gemello "pompa" e feto acardio In questa particolare condizione clinica, il gemello acardio non presenta rapporti vascolari diretti con la placenta, pertanto riesce a sopravvivere solamente grazie a una perfusione arteriosa invertita, sostenuta dall’altro gemello, il cosiddetto gemello "pompa". (35) - 31 - A permettere ciò sono le anastomosi artero-arteriose ombelicali, all’interno delle quali il sangue circola secondo un gradiente pressorio che va dal feto normale all'acardio. Il sangue, ossigenato in maniera insufficiente, fluisce in maniera centripeta all’interno delle arterie ombelicali ed in maniera centrifuga nella vena ombelicale, con una modalità che viene definita TRAP, “twin reversed arterial pressure”. Figura 7: TRAP: il gemello acardio è il gemello perfuso Questo tipo di perfusione arteriosa invertita si rivela letale per il gemello acardio, in quanto si instaura un arresto o un grave difetto della morfogenesi per la mancata perfusione del distretto cefalico, ma, in oltre il 50% dei casi può anche rendersi responsabile della morte del gemello normale, o per l’instaurarsi di un’insufficienza cardiaca intrauterina, con idrope e poliidramnios, o per la prematurità. La diagnosi di acardia viene posta sulla base di indagini ultrasonografiche per via transvaginale, già a partire dall’11° settimana di gestazione. Nel gemello acardio non è ovviamente identificabile il cuore. Si può notare totale anencefalia o presenza della sola base cranica. Praticamente costante è la mancanza degli arti superiori, frequente è - 32 - il rilievo di onfalocele e la cute del feto acardio risulta ispessita e con aree similcistiche o francamente igromatose a carico del collo e del tronco. Si rileva oligoidramnios in caso di placentazione monocoriale biamniotica, una sola arteria ombelicale nella metà dei casi, e, all’Eco color doppler inversione del flusso ematico nelle arterie ombelicali. (35) Figura 8: feto acardio all'ecografia Il gemello "pompa" può presentare segni di idrope con epatosplenomegalia e visceromegalia, idrotorace, versamento pericardico, cardiomegalia con ingrandimento preminente dell’atrio destro ed edema sottocutaneo. Si può osservare poliidramnios in caso di placentazione monocoriale biamniotica. Nell’acardia l’esame anatomo-patologico mette in evidenza anomalie placentari, costituite da villi immaturi e calcifici, e un’estesa vasculopatia trombotica riguardante la vena ombelicale del gemello “pompa” e i vasi del piatto coriale. Soprattutto, il riscontro di formazioni trombotiche nei vasi ombelicali del gemello acardio e negli organi del gemello sano ci fanno supporre che esse siano ezio-patogeneticamente - 33 - responsabili della sequenza TRAP ma anche potenziali fattori di rischio trombotico nel gemello sano. (36) L’acardia è condizione incompatibile con la vita e quindi non suscettibile né di trattamento medico né di metodiche invasive. È invece importante intervenire tempestivamente e in maniera adeguata per permettere la sopravvivenza del gemello sano. Attualmente la terapia medica si basa sulla somministrazione di una dose giornaliera di 50 mg di indometacina alla gestante, allo scopo di ridurre il rischio di poliidramnios, e digossina per evitare lo scompenso cardiaco congestizio del gemello “pompa”. Per quanto riguarda le metodiche invasive, il momento in cui è necessario intervenire dipende dalla considerazione di numerosi fattori prognostici: la grandezza e la crescita del gemello acardio e le condizioni vascolari del gemello sano. Nel caso in cui il gemello acardio sia di minime dimensioni e non si rilevi danno vascolare nel gemello “pompa” è indicato il monitoraggio ultrasonografico, viceversa, in caso di grandi dimensioni o rapido accrescimento del gemello malato si raccomanda un intervento immediato. L’interruzione della circolazione congiunta può essere eseguita o mediante clampaggio perfetoscopico del cordone ombelicale o mediante l’inserimento di sostanze trombogene nelle arterie ombelicali del feto acardio. Attualmente si preferisce l’impiego della coagulazione laser o l’ablazione a radiofrequenze dei vasi fetali. (37) - 34 - 4.6 SINDROME DA TRASFUSIONE FETO-FETALE (TTTS) La sindrome da trasfusione feto-fetale (TTTS, dall'inglese “twin to twin transfusion syndrome”) è un evenienza rara, che riguarda appena il 15% dei casi di gravidanza monocoriale, ma che si rivela potenzialmente letale: tanto che, qualora non adeguatamente trattata, la sua mortalità raggiungerebbe l'80-90%. La TTTS è stata caratterizzata nel 1947 da Herlitz che, in una gravidanza gemellare, mise in evidenza la presenza di anemia in uno dei feti e policitemia nell'altro. Nei gemelli monocoriali è possibile individuare anastomosi artero-arteriose, venovenose e artero-venose placentari in una percentuale di casi variabile dal 76% al 98%, contro una percentuale di appena l’1,5% nei gemelli bicoriali. (38) Attraverso le anastomosi il sangue scorre da un gemello all'altro. Si possono distinguere anastomosi profonde e superficiali; le prime, artero-venose, presentano un flusso unico monodirezionale con trasfusione interfetale, le seconde, artero-arteriose e veno-venose, consentono un flusso ematico bidirezionale, apparendo come un unico vaso, sulla superficie della placenta, senza interruzione tra le inserzioni dei due cordoni ombelicali. Normalmente la corrente ematica mediante le anastomosi placentari è equilibrata, ovvero avviene in maniera bidirezionale con un flusso pressoché costante, ma ci sono casi in cui il sangue decorre in misura quantitativamente maggiore da un gemello verso l'altro. Tale fenomeno è più facilmente riscontrabile quando le anastomosi superficiali a flusso bidirezionale compensatorio siano assenti o, comunque, insufficienti. Si instaura in tal modo uno squilibrio emodinamico definito “sindrome trasfuso-trasfusore”. Il gemello che riceve più sangue, detto appunto "ricevente", diventa policitemico, iperteso ed ipervolemico, produce un maggiore quantitativo - 35 - urinario, che comporta poliidramnios, ovvero aumento del liquido amniotico nel suo sacco. Il gemello “donatore”, invece, diventa gradualmente anemico, ipoteso ed ipovolemico, va incontro a un ritardo di crescita, produce meno urina, e il suo sacco amniotico tende a ridursi di volume a causa dell’oligoidramnios. Probabilmente, anche lo sviluppo asimmetrico del corion contribuisce alla patogenesi della sindrome. L'esordio clinico della sindrome può collocarsi in varie epoche gestazionali, in genere tra la 16a e la 25a settimana, causando la morte intrauterina di entrambi i feti; oppure nel terzo trimestre, determinando una più o meno grave discordanza nella crescita dei gemelli. Sono stati, inoltre, riportati casi di TTS svelatisi nel corso del parto, con severe conseguenze, talora letali per entrambi i gemelli. Figura 9: Sindrome trasfuso-trasfusore Si distinguono forme acute e croniche di TTS. Il fenomeno del "vanishing twin" può essere ritenuto una forma acuta di TTTS, che si instaura nel corso del primo trimestre di gestazione. Nel caso in cui la TTS insorga - 36 - acutamente nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza, la conseguenza principale è la morte intrauterina di uno o di entrambi i gemelli. In alcuni casi, il passaggio rapido di sangue da un gemello all'altro si verifica durante il travaglio di parto; alla nascita i gemelli hanno peso e lunghezza simili, sebbene siano uno anemico e ipovolemico, l’altro policitemico e ipervolemico. Nella forma cronica di TTS la trasfusione di sangue da un feto all'altro si instaura in maniera lentamente progressiva durante la gravidanza. Il gemello donatore risulta ipovolemico ed anemico, con ritardo di crescita di variabile Figura 10: morte intrauterina del gemello donatore entità ed oligoidramnios. L’oligoidramnios è ecograficamente definito da una dimensione della tasca amniotica inferiore a 2 centimetri; nelle forme più gravi, il gemello donatore appare alla nascita come un feto papiraceo o si verifica la morte intrauterina. L’oligoidramnios può divenire talmente severo da confinare il gemello donatore sulla parete uterina, cui aderisce. Il setto interamniotico non è più evidente e si viene a determinare il quadro - 37 - Figura 11: "stuck twin" ultrasonografico dello "stuck twin" o gemello bloccato. Si osserva marcata disparità nella quantità di liquido amniotico tra i due sacchi e diverso pattern di crescita dei due feti. Questo evento si realizza nell’8% circa delle gravidanze gemellari, soprattutto monocoriali biamniotiche (35% dei casi), ma talora anche bicoriali dizigotiche. (39) Il riscontro dello "stuck twin" non è esclusivo e patognomonico della TTS; può, infatti, conseguire a infezioni intrauterine, anomalie cromosomiche, malformazioni fetali o rottura prematura delle membrane. Nel gemello trasfuso, invece, l’ipervolemia può causare ipertrofia cardiaca e scompenso cardiaco congestizio. In esso si instaura poliidramnios a causa dell’assorbimento passivo di liquidi indotto dall’aumento della pressione colloidoosmotica. Esso è definito convenzionalmente, all’ecografia dal riscontro di una tasca di liquido amniotico di dimensioni superiori agli 8 centimetri in epoca gestazionale inferiore alle 20 settimane, o superiore a 10 centimetri in epoca superiore alle 20 settimane. Un poliidramnios rapidamente ingravescente può determinare un precoce inizio di travaglio di parto, a causa della sovradistensione uterina che si associa ad attività contrattile miometriale, con conseguente possibilità di parto pretermine. Le caratteristiche ultrasonografiche della sindrome trasfuso-trasfusore sono: - Gemellarità monocoriale biamniotica. - Differenze biometriche dei sacchi amniotici. - Differenze biometriche tra i gemelli (rapporto tra le circonferenze addominali superiori al 20%) - Differente diametro dei cordoni ombelicali. - Poliidramnios nel ricevente. - 38 - - Oligoidramnios nel donatore. - Visceromegalia nel ricevente. - Idrope del ricevente. E' assolutamente indicata una diagnosi precoce, effettuata attraverso controlli ecografici seriati e con frequenza maggiore rispetto a quella necessaria nel corso di gravidanza bicoriale. Tutte le gravidanze monocoriali dovrebbero, pertanto, essere sottoposte a monitoraggio presso centri specializzati per la diagnosi precoce e il tempestivo e idoneo trattamento. (40) L’identificazione precoce dei casi a maggior rischio è fondamentale per la scelta del tipo di terapia più adatta da mettere in pratica e per definire la prognosi nelle singole gravidanze. (41) È possibile stadiare la gravità della sindrome da trasfusione feto-fetale secondo i parametri del gruppo di Quintero di Miami: - 39 - STADIO I CARATTERISTICHE Polidramnios nel gemello ricevente. Oligoidramnios nel gemello donatore. Vescica del donatore ancora visibile. II Vescica del donatore non più evidente. Presenza di almeno una delle seguenti anomalie al Doppler: III 1. Diastole assente o reverse nell’arteria ombelicale. 2. Onda “a” invertita nel dotto venoso. 3. Pulsazioni nella vena ombelicale. IV Idrope del ricevente. V Morte intrauterina di uno o entrambi i gemelli. Tabella 3: Stadiazione di Quintero della TTTS - 40 - L’impiego della flussimetria Doppler per la diagnosi e il follow up della sindrome T-T è ancora oggi dibattuto. Si è evidenziata una consistente differenza nell’indice di resistenza delle arterie ombelicali nei gemelli affetti. Kurmanavicius, tramite i suoi studi, ha dimostrato che la flussimetria Doppler delle arterie ombelicali ha una sensibilità del 77,8% ed una specificità del 95,8% nel predire la crescita fetale discordante. (42) Altri studi hanno evidenziato che soltanto nei gemelli con pattern di crescita differente provocata dalla sindrome trasfuso-trasfusore sia possibile rilevare una marcata discordanza dell'indice di pulsatilità delle arterie ombelicali, identificabili prima che insorga l’idrope nel gemello ricevente. Tra le possibilità terapeutiche, afferma Mari, l'amniocentesi evacuativa, condotta in maniera particolarmente invasiva può provocare improvvise modifiche della pressione arteriosa fetale, responsabili di una brusca vasodilatazione dell'arteria cerebrale media. (43) L’esordio di tale evento potrebbe essere prevenuto monitorizzando la flussimetria dell'arteria cerebrale media durante l'esecuzione dell’amniocentesi evacuativa. Inoltre, la flussimetria viene utilizzata per definire le modificazioni emodinamiche che hanno luogo nel feto donatore e nel feto trasfuso: cardiomegalia, ipertrofia dell’atrio destro, onda “a” assente o reverse nel dotto venoso, insufficienza della tricuspide, indicativi di sovraccarico volemico cardiaco. Altri studi hanno evidenziato la diversa epoca gestazionale di insorgenza delle modificazioni emodinamiche: più precoce in caso di ritardo di crescita intrauterina da insufficienza placentare, più tardivo in caso di IUGR associato a TTS. (44) Oltre a ciò, si rilevano altre differenze piuttosto evidenti tra il ritardo di crescita propriamente detto e quello associato a TTTS, come indicato nella sottostante tabella: - 41 - IUGR Peso fetale presunto Volume del liquido amniotico TTS Discordante/concordante Discordante Normoamnios/ normoamnios Oligoidramnios/ polidramnios Oligoidramnios/ normoamnios "stuck twin" Oligoidramnios/ oligoidramnios Idrope fetale Assente Presente nel gemello ricevente Corionicità Monocoriale o bicoriale Monocoriale Sesso fetale Concordante o discordante Concordante Anomalie strutturali Possibili Comuni Tabella 4: parametri ultrasonografici per la diagnosi differenziale tra IUGR e TTTS - 42 - Fino a pochi anni fa, l'impiego del color doppler era indicato solo per l’individuazione delle anastomosi artero-arteriose, con spettro bidirezionale pulsatile; attualmente è stato proposto anche per identificare le altre anastomosi placentari. Nel 2000, in uno studio relativo a quattro casi di sindrome trasfuso-trasfusore, Machin ha individuato, mediante il ricorso al doppler, anche le anastomosi artero-venose, definendone, in tal modo, la distribuzione topografica anomala. (45) La prognosi della TTTS ad esordio precoce, non adeguatamente e tempestivamente trattata o con “stuck twin” è assolutamente infausta, con mortalità perinatale che oscilla tra il 70%e il 90%. Si riscontrano danni neurologici dal 20 al 40% dei superstiti nati alla 25° settimana di gestazione, soprattutto in caso di morte endouterina di un feto. (46) Il meccanismo causale delle lesioni cerebrali, cardiache e renali del feto superstite sembra essere correlato alla brusca e importante riduzione pressoria che si instaura al momento della morte del co-gemello, provocata dall’improvviso passaggio di sangue dal letto vascolare del feto vivo a quello del feto morto, in virtù del gradiente pressorio ingenerato dalla caduta pressoria nel circolo del feto morto. La scelta della terapia dipende dalla considerazione dell'epoca di insorgenza (quanto più è precoce,tanto maggiore è la sua gravità), e dallo stadio della malattia, classificato secondo il metodo ecografico di Quintero. Si può optare per un atteggiamento di “wait and watch”, per la terapia medica conservativa o per una terapia più invasiva. La terapia medica si avvale della somministrazione di indometacina e digossina, ma sembra avere scarsa efficacia associandosi a un tasso di mortalità fetale vicino al 100%. Sempre maggiore è il ricorso alle tecniche invasive. - 43 - L'amnioriduzione o amniocentesi evacuativa ripetuta (cioè l'aspirazione dell’eccesso di liquido nel sacco amniotico del gemello ricevente, attraverso l’introduzione di un ago attraverso la parete addominale materna sotto guida ecografica) ha, per lungo tempo, rappresentato l’unica metodica utilizzata, in grado di aumentare le probabilità si sopravvivenza del gemello ricevente, partorito alla 28° settimana, di almeno il 50%, e riducendo del 20% il rischio di complicanze, soprattutto neurologiche. (47) L'amnioriduzione è , quindi, un trattamento sintomatico che permette di prolungare la gravidanza complicata da TTS riducendo la sovradistensione uterina ed il rischio di travaglio e parto pretermine. (48) Il poliidramnios, infatti, generando una pressione idrostatica maggiore di quella venosa fetale, concorrerebbe al peggioramento della TTS, occludendo le anastomosi superficiali tra i circoli placentari. Per questo motivo, la decompressione ripetuta, mediante amnioriduzione, permetterebbe il ripristino dell’equilibrio emodinamico. Altra tecnica invasiva è rappresentata dalla settostomia, che consiste nel costituire un vasto collegamento artificiale tra i sacchi amniotici, favorendo così il drenaggio rapido del liquido amniotico dal compartimento del ricevente a quello del donatore, con un più agevole raggiungimento dell’equilibrio pressorio. Tale metodica è, tuttavia, ancora oggetto di discussione poiché, nonostante benefici, non sempre dimostrabili, sembra coinvolta nella eziopatogenesi di complicanze riconducibili a una monoamnionicità artificialmente indotta. (49) Si è, più recentemente, evidenziato che la settostomia, associata ad amnioriduzione, ha efficacia maggiore quando praticata prima dell’esordio dell’idrope fetale; confrontando infatti il tasso di sopravvivenza fetale, dopo settostomia, praticato in assenza e in presenza di idrope, si è dimostrato che esso è pari al 68,7% nel primo - 44 - caso, e ad appena il 25% nel secondo. Le complicanze riportate sono: rottura prematura delle membrane e rischio di parto pretermine. (50) Il feticidio selettivo si associa a una percentuale di sopravvivenza fetale non superiore al 50%. È necessario effettuare tale intervento dopo clampaggio del cordone ombelicale per evitare il rischio, piuttosto elevato, di emorragia verso la placenta del feto donatore associato a quello di danno neurologico del gemello superstite. È oggi possibile l’impiego, meno invasivo, della fotocoagulazione selettiva delle anastomosi placentari, eseguita per via fetoscopica, con coinvolgimento esclusivo delle anastomosi artero-venose. Tuttavia, nella maggior parte dei casi di sindrome trafuso-trasfusore le anastomosi riguardano i territori placentari profondi e non solo superficiali, rendendo la tecnica non applicabile, o comunque, non sempre completamente efficace. Tale tecnica, laddove attuabile, rappresenta un’alternativa ragionevole all’amnioriduzione, gravata da minori rischi e complicanze; risulta, infatti, abbondantemente ridotto il tasso di morte intrauterina di entrambi i gemelli (3% dopo fotocoagulazione versus 19% a seguito di amnioriduzione) e il riscontro ecografico di anomalie neurologiche (6% contro 18%). È inoltre permesso il prolungamento dell’epoca gestazionale. (51) Scarsi sono i dati relativi all'outcome dei feti sopravvissuti al trattamento invasivo della TTS. Non è ancora definito in modo univoco se la trombocitopenia sia effettivamente responsabile dell’insorgenza di cataratta congenita, sordità e ritardo di crescita del gemello donatore; con certezza invece, la microcefalia e la grave ipoglicemia neonatale sono ritenuti causa di ritardo mentale. Lo studio di Mari, riguardante l’outcome a lungo termine dei gemelli nati da gravidanze complicate da sindrome trasfuso-trasfusore e trattate con amniocentesi - 45 - seriate, ha evidenziato che, a tre anni dalla nascita non sussistono importanti handicap neurologici nel gruppo di feti non malformati, nati dopo la 27a settimana di gestazione. (48) Attualmente si è concordi nel ritenere che la tecnica più adatta nel trattamento delle forme severe di TTS, che si manifestano entro la 26° settimana di gestazione, sia la laser coagulazione selettiva, mentre si riserva l’amnioriduzione alle forme più lievi o tardive. - 46 - 4.7 ANOMALIE ESCLUSIVE DELLA MONOZIGOSI: LE MALFORMAZIONI DOPPIE Le malformazioni doppie sono condizioni patologiche pressoché eccezionali, che derivano o dall’unione secondaria di abbozzi embrionali o completamento separazione dal mancato durante dei la gemelli monozigoti. Figura 12: gemelli siamesi: Chang ed Eng Bunker Se, infatti, nella gravidanza monocoriale monoamniotica la divisione embrionaria si verifica tra il nono e il dodicesimo giorno dal momento del concepimento, in caso di malformazione doppia la duplicazione avviene a partire dal tredicesimo giorno, quando le cellule embrionali sono già moderatamente differenziate, causando lo sviluppo intrauterino di gemelli parzialmente uniti, detti siamesi o congiunti. Le malformazioni doppie si definiscono simmetriche, quando i due feti hanno uno sviluppo anatomicamente paragonabile, e asimmetriche, quando uno dei due è nettamente più grande dell’altro. In quest’ultimo caso, il gemello di maggiori dimensioni viene definito autossita, il più piccolo parassita e a volte si riduce a un abbozzo indefinito di organi, apparati e tessuti che possono restare all’interno dell’organismo dell’autossita, alterandone la crescita intrauterina. Tale condizione sembra costituire una sorta di anello di collegamento tra le malformazioni doppie e le neoplasie derivate da residui embrionali, i teratomi. - 47 - La frequenza di tale evento è ancora oggi incerta, sebbene studi recenti, su larga scala, abbiano attestato un’incidenza spontanea di 10,25 casi per milione di nati. (52) Si calcola inoltre che questo fenomeno ricorra nell’1% circa delle gravidanze gemellari monoamniotiche. Storicamente, la prima descrizione di un caso di gemelli siamesi fu fatta da Leone Diacono, storico bizantino, e risale al 954. Nell’antichità e soprattutto nel Medioevo la gemellarità congiunta era attribuita alle cause più varie: dalle posizioni anomale assunte dalla donna in corso di gravidanza al tipo di alimentazione, fino addirittura all’intervento sovrannaturale del demonio. Il termine "siamese" deriva dal caso più Figura 13: rappresentazione storica di gemelli siamesi celebre, quello di Chang ed Eng Bunker, gemelli nati nel Siam (l'attuale Thailandia) nel 1811 uniti a livello del torace da una striscia cartilaginea. I loro nomi possono essere tradotti nella nostra lingua rispettivamente come Sinistro e Destro rispettivamente. Si afferma che il 40% dei gemelli congiunti va incontro a morte intrauterina, e solo il 60% di essi sopravvive alla nascita. Di quelli nati vivi, solo il 25% raggiunge un’età sufficiente a renderli potenziali candidati all’intervento chirurgico. Un caso divenuto storico, che fece il giro del mondo, fu la vicenda delle gemelle Foglia, due gemelle piemontesi, unite per il bacino, nate nel 1958 e separate il 10 maggio 1965 all'ospedale - 48 - Regina Margherita di Torino, con un intervento chirurgico sbalorditivo per quell'epoca, il primo effettuato con successo in Europa. A eseguire l'intervento fu il professor Luigi Solerio, assistito da 24 medici. Le malformazioni doppie simmetriche vengono classificate in: - Catadidimi, che hanno la parte superiore del corpo in comune e la parte inferiore disgiunta. In particolare i craniopagi costituiscono il 6% del totale. - Anadidimi, che presentano una giunzione più o meno estesa della parte inferiore del corpo, ma parti superiori distinte. - Cata-anadidimi, uniti per un tratto di variabile estensione, dorsale o ventrale, e ulteriormente distinguibili in: • Toraco-onfalopagi, uniti a livello toraco-addominale, rappresentano il 28%. • Toracopagi, pari al 18,5%. • Onfalopagi, costituiscono il 10% dei gemelli siamesi. • Ischiopagi, se l’unione è limitata alle spine ischiatiche. • Sternopagi, se l’unione interessa lo sterno. • Xifopagi, se è comune solo l’apofisi xifoidea dello sterno. • Talora si riscontrano più punti di giunzione, ad esempio nei cranio-toracopagi. - 49 - In genere la diagnosi è ecografica, e può essere posta fin dal primo trimestre, qualora vengano visualizzati feti molto ravvicinati che non si separano durante l’esecuzione di movimenti attivi, in caso di gravidanza monocoriale monoamniotica. Al momento del parto, le malformazioni doppie possono rappresentare la causa di una grave distocia, che rende necessario un intervento di embriotomia. Ad oggi, essendo tale intervento molto traumatizzante anche per la madre, si preferisce, a seguito di una diagnosi certa, eseguire il taglio cesareo. Quando non ci siano gravissime malformazioni, oltre a quella doppia, è possibile una lunga sopravvivenza. Esemplare è il caso degli storici gemelli Chang ed Eng Bunker, che, dopo essersi sposati, ebbero 22 figli e vissero fino all'età di 62 anni. - 50 - 4.8 RITARDO DI CRESCITA INTRAUTERINO Il ritardo di crescita, definito come una discordanza nella crescita dei due feti superiore al 20- 25% del peso stimato e una biometria fetale inferiore, per ciascuno dei gemelli, al 10° percentile, rispetto a quella attesa per feto singolo in una ben definita epoca gestazionale, si individua nel 25% circa delle gravidanze gemellari. Il ritardo di crescita, in genere riguarda uno solo dei gemelli, più raramente coinvolge entrambi. (53) Inoltre, lo IUGR è tanto più incidente quanto maggiore è il numero dei feti; basti considerare che, studi ormai datati, mettono in evidenza come esso ricorra in oltre il 50% delle gravidanze trigemine, contro meno del 20% delle bigemine, in uno o più feti. Oltre a un maggiore rischio di ritardo di crescita intrauterina, nelle gravidanze plurigemellari, è anche più elevata la probabilità di parto pretermine, più precoce l’epoca gestazionale media al momento del parto e più basso il peso alla nascita. (54) Il ritardo di crescita intrauterino è riconducibile a numerose potenziali cause, tra le quali è indispensabile fare una precoce diagnosi differenziale. In particolare le principali cause sono rappresentate da: insufficienza placentare, ridotto afflusso ematico a varia eziologia, sindrome trasfuso-trasfusore, malformazioni fetali. In presenza di inadeguato apporto ematico, il feto in questione mostra un pattern di crescita analogo ad un feto singolo fino alla 26° settimana di gestazione, mediamente, e solo nelle fasi successive si inquadra e si accentua la riduzione dell’accrescimento. Si definisce fisiologico un incremento ponderale di 150 grammi circa a settimana oltre la 26° settimana di gestazione in caso di gravidanza bigemina, di 100 grammi a settimana in caso di gravidanza trigemina. - 51 - I fattori predittivi di un ritardo di crescita intrauterina sono soprattutto la concentrazione plasmatica dell’estriolo, e dei lattogeni placentari, la discrepanza esistente nei diametri bi-parietali dei feti, nella loro circonferenza addominale e nella lunghezza del femore. (55) (53) La stima del peso fetale si ottiene utilizzando tavole biometriche che tengono conto di parametri relativi a gravidanze singole attraverso la formula di Hadlock, per cui il valore stimato, in caso di gravidanza gemellare, è solo indicativo e non sempre sufficientemente attendibile. Si può affermare che il peso effettivo alla nascita sia mediamente del 10-15% inferiore rispetto al peso presunto, in caso di gemellarità. Va anche detto che, qualora la riduzione della crescita fetale si instauri e diventi evidente prima della 24° settimana di gestazione, è più elevata la possibilità che tale ritardo di accrescimento sia imputabile a malformazione o a una sindrome trafusotrasfusore. L’impiego della flussimetria doppler consente di discriminare condizioni di IUGR in presenza di condizioni emodinamiche fisiologiche e casi, invece, di insufficiente o inadeguato apporto ematico fetale. Può accadere che, in una gravidanza gemellare, in un feto si riscontri una regolare flussimetria e l'altro gemello presenti distress. In questa condizione, specie se ci si trovi tra la 26° e la 32° settimana di gestazione, la tutela del feto in sofferenza arreca potenziale danno al feto con adeguato apporto ematico. L’identificazione del ritardo di crescita, nelle gravidanze gemellari, mediante ecografia ostetrica ha una sensibilità del 62%, una specificità del 98%, un valore predittivo positive del 93% e un valore predittivo negativo dell’83%. (53) - 52 - Secondo studi più recenti è possibile individuare, con un sufficiente livello di certezza, una discordanza di crescita di almeno il 25% tra i feti, quando si riscontri una differenza tra le circonferenze addominali di almeno 172 millimetri, o tra i pesi fetali stimati superiore al 112%. (56) - 53 - 4.9 PREMATURITA’ La durata fisiologica della gravidanza è di 40 settimane, con potenziali oscillazioni tra le 38 e le 42 settimane. Vengono, invece, definiti come prematuri i neonati che nascono prima della 37° settimana di gestazione (definizione dell'OMS). Nel corso delle ultime settimane di gestazione il feto acquista in media 700-800 grammi di peso, pertanto i neonati prematuri sono anche "di basso peso" , ovvero, caratterizzati da un peso alla nascita inferiore ai 2500 grammi, tanto che spesso i due termini vengono utilizzati in maniera equivalente. Va comunque ricordato che l’outcome post-natale del neonato pretermine dipende, oltre che dalle complicazioni perinatali potenziali, dal fatto che il suo peso sia o meno adeguato all’epoca di gestazione, ovvero sia rispettivamente superiore o inferiore al decimo percentile nelle tavole auxometriche per neonati dello stesso sesso. Sebbene siano uniformi i criteri utilizzati convenzionalmente per definire la condizione clinica di prematurità, gli esiti dello sviluppo dei nati prematuri è estremamente variabile, soprattutto in relazione a fattori biologici quali: l’entità del ritardo di crescita, la gravità del distress respiratorio, la maturità del sistema nervoso, ma anche a fattori socio-relazionali e ambientali. La letteratura mette in evidenza che, riguardo i nati prematuri di basso peso alla nascita, nel corso della vita, esiste un rischio più elevato, rispetto ai nati a termine, per una serie di disturbi comportamentali e disordini psichiatrici minori e maggiori. In particolare, Benton e Wienar già nel 1940 affermavano che i bambini prematuri erano spesso affetti da difficoltà di concentrazione e apprendimento, irrequietezza, facile distraibilità, nervosismo, rapida affaticabilità, caratteristiche queste distintive di - 54 - quella sindrome psichiatrica oggi inquadrata coma ADHD (disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività). Nel 1964, Drillien M.C. studiò, per la prima volta, in maniera sistematica l’evoluzione neuropsicologica del neonato pretermine e concluse che nei primissimi anni di vita era frequente l’osservazione di alterazioni comportamentali, come disturbi del sonno, disturbi dell’alimentazione, eccessiva insicurezza, dopodiché, in età scolare, tali anomalie si traducevano assai spesso in rendimenti scolastici insoddisfacenti e deficit dell’apprendimento. (57) Nel 1969, Bergès e I. Lezine identificarono la “sindrome tardiva del prematuro", contraddistinta da alterazioni delle funzioni prassiche e gnosiche, distorsioni dell'immagine corporea, deficit attentivi, labilità emotiva, talora anche autolesionismo. Verso il 3°-4° anno di vita, la rigidità degli schemi mentali impediva un’adeguata costruzione dell’immagine corporea, causando grave disprassia e difficoltà di apprendimento e memoria. Tale condizione non costituisce, tuttavia, un’entità nosografica a sé stante, ma una sindrome caratterizzata da un ampio range di espressività variabile. (58) L’effettivo outcome a lungo termine del nato prematuro, dal punto di vista psicologico, non è completamente determinato ab initio, ma è significativamente correlato all'ambiente socio-affettivo in cui il pretermine si trova a vivere, al modo in cui l’ambiente, soprattutto familiare riesce ad adattarsi alla prematurità e alle sue conseguenze. Studi più recenti hanno esaminato, in modo più dettagliato, le relazioni esistenti tra l’ambiente socio-relazionale e il successivo outcome del nato pretermine, arrivando ad - 55 - affermare che la condizione clinica di prematurità influenza la crescita del bambino in modo sia diretto che indiretto. Il nato pretermine, innanzitutto, ha una minore capacità di stabilire relazioni con la realtà esterna, adeguandosi ed apprendendo da essa. Inoltre i bambini “small for date”, molto più frequentemente dei nati a termine, presentano anomalie o insufficienze nello sviluppo anatomo-funzionale cerebrale. La qualità di vita del nato prematuro è influenzata anche dalle risposte della famiglia alla consapevolezza della sua condizione clinica, più o meno in grado di fornire stimoli adeguati alla crescita successiva del bambino. I genitori, infatti, possono trovare serie difficoltà ad occuparsi del figlio prematuro. Nel 1985, Minde e colleghi hanno osservato che, non esistendo nel neonato prematuro un’organizzazione comportamentale periodica, è difficile per il genitore, specie per la madre, adeguarsi e sincronizzarsi ai ritmi del neonato. (59) È stato tra l’altro dimostrato, da Goldberg e Greene, che le madri di bambini prematuri continuano a comportarsi in modo diverso dalle madri di nati a termine anche quando il comportamento del bambino sembra tornare nella norma. (60) - 56 - 4.9.1 PREMATURITA’ NEI GEMELLI Tra i nati prematuri, un’elevata percentuale è rappresentata da gemelli, dal momento che essi tendono a nascere mediamente almeno quattro settimane in anticipo rispetto ai neonati di gravidanze singole, con un peso di 2400 gr contro i 3500 gr medi del nato singolo. Tra l’altro, quanto maggiore è il numero dei feti, tanto maggiore è la distensione meccanica dell’utero, che induce precoci contrazioni miometriali e, conseguentemente, un parto ancora più gravemente pretermine. Le gravidanze multiple, inoltre, possono, più facilmente, complicarsi con tossiemie e distacco intempestivo di placenta, che comportano un rischio aumentato di anomalie congenite ed immaturità d’organo. La mortalità perinatale, per i gemelli, è 4,5 volte superiore rispetto ai neonati singoli e nei 3/4 dei casi la causa del decesso è correlata alla prematurità. - 57 - 4.10 GRAVIDANZA MULTIFETALE E RIDUZIONE EMBRIONALE Il problema della gravidanza plurima e delle patologie ad essa associate non è mai stato, come oggi, di grande attualità, dal momento che la stragrande maggioranza delle gravidanze multifetali è riconducibile all’impiego di procedure medicalmente assistite, che attualmente stanno prendendo sempre più piede. La ricorrenza di gravidanze plurigemellari è imputabile alla IVF (fertilizzazione in vitro), al trasferimento in utero degli embrioni (embriotransfer) ma principalmente alla stimolazione ovarica, con o senza IUI (inseminazione intrauterina). Tuttavia, se con la IVF è possibile ridurre l’incidenza di gravidanze plurime attraverso una rigorosa limitazione del numero di embrioni trasferiti, pari a 2 o massimo 3 embrioni, tenendo conto del fatto che, minore è l’età materna maggiore sarà il rischio di plurigemellarità; nell’induzione dell’ovulazione si deve attentamente definire il numero di follicoli reclutati, anche se di piccole dimensioni, poiché tutti, anche questi ultimi, potrebbero partecipare all’ottenimento della gravidanza. Ad esempio, si è attestato che l’utilizzo dell’hMG (gonadotropina umana menopausale) comporta un'incidenza di gravidanze plurigemellari pari all’8% circa,con l’impiego del clomifene la probabilità si aggira attorno all'1%, e, in caso di FIVET o di GIFT, dipende da quanti gameti o embrioni vengono trasferiti in utero. Complessivamente, la ricorrenza delle gravidanze multiple è del 3,5% in caso di FIVET e del 5% nella GIFT. Basti considerare che negli USA, negli ultimi anni, si è evidenziato un incremento pari al 33% delle gravidanze bigemine e del 100% delle trigemine e plurigemellari. - 58 - Solamente nelle donne di età superiore ai 35 anni, che costituiscono la maggioranza delle donne che si sottopongono a programmi di FIVET e GIFT, l'incidenza di gravidanze trigemine è cresciuta del 179%. (61) La fecondazione in vitro (IVF o FIVET) è una procedura di PMA che ha permesso il concepimento a coppie con nulle o poche probabilità di gravidanza (inferiore allo 0.4% per ogni ciclo). Si effettua mediante vari passaggi: 1) Stimolazione della funzione ovarica. 2) Prelievo degli ovociti. 3) Inseminazione in vitro. 4) Coltura in vitro. 5) Trasferimento degli embrioni in utero. Figura 14: metodo di esecuzione della IVF - 59 - Dal 1978 ad oggi, l’impiego di questa tecnica ha fatto nascere più di 1 milione di bambini in tutto il mondo. Nel 1998, i dati mondiali hanno consentito di rilevare che il recupero di ovociti ha dato luogo nel 27,3% dei casi a parti gemellari e nel 3,4% a parti di gravidanze trigemine, quadrigemine o, al massimo, pentagemine. Ovvero, ogni 100 bambini nati grazie all’impiego della IVF, 49 provengono da gravidanze plurime (in media: 1 quadrigemina, 7 trigemine e 41 bi-gemellari). Nella IVF (fertilizzazione in vitro), i dati relativi a studi effettuati in Francia mostrano che il tasso di gravidanza aumenta in rapporto al numero di embrioni trasferiti da 1 a 3 dal 10 al 30%, ma non oltre, ne consegue che più di 3 embrioni vengono impiantati più frequentemente in coppie con ridotte possibilità di concepimento. Si è osservato che la percentuale di gravidanze bigemine aumenta dall’1 al 31% e di trigemine dallo 0 al 6%, mentre, sebbene la probabilità di gravidanza non aumenti per il trasferimento di 4, 5 o 6 embrioni, la plurigemellarità continua a salire, con una probabilità del 45% di gemellari e del 16% di trigemine. (62) Per quanto riguarda il numero di embrioni mediamente trasferiti si notano significative differenze a seconda dei Paesi esaminati: il trasferimento di almeno 4 embrioni costituisce meno del 10% di tutti gli embrioni impiantati in Europa Occidentale e in Australia, il 35% circa in Europa Orientale e oltre il 45% negli altri Paesi. (63) Le gravidanze trigemine rappresentano il 1,4% delle gravidanze nell’Europa Occidentale ed in Australia, ed il 3-7% in Europa Orientale, Sud America, Asia e Medio Oriente. - 60 - Non esistono ad oggi registri nazionali che consentono di definire il numero esatto di gravidanze gemellari conseguenti a stimolazioni ovariche controllate, con o senza IUI, sebbene essi riportino frequentemente gli esiti dell’utilizzo delle tecnologie medicalmente assistite (ART), soprattutto FIVET e ICSI (intraFigura 15: iperstimolazione ovarica cytoplasmic sperm injection). La stimolazione ovarica viene effettuata farmacologicamente con la somministrazione di Clomid e / o con iniezioni di gonadotropine (Gonal-F, Puregon, Menopur, Merional, etc.). La probabilità di gravidanza dopo IUI è del 15-20% per ogni ciclo. L'inseminazione intrauterina viene eseguita per il trattamento dei casi di infertilità idiopatica, in cui la follicologenesi non sia gravemente compromessa, una o entrambe le tube siano pervie e i parametri seminali risultino nella norma. Le gravidanze multiple sono in stretta correlazione alla quantità di follicoli dominanti, e Figura 16: IUI particolarmente al numero di follicoli di dimensioni intermedie che vengono reclutati con la stimolazione. In molte nazioni i parti trigemini sono incrementati di 3-5 volte dal 1970, epoca in cui i farmaci per la stimolazione ovarica sono stati resi disponibili, mentre l’incidenza dei parti bigemellari è aumentata del 30-50%. - 61 - L'ICSI (Intracytoplasmic Sperm Injection) è una tecnica di PMA, utilizzata a partire dalla prima metà degli anni novanta, che ha permesso di ottenere gravidanze anche in coppie con partner maschile affetto da infertilità. Essa consiste nell'iniezione di un singolo spermatozoo all'interno dell'ovocita. Viene effettuata quando le caratteristiche del seme non sono compatibili con l’IUI o a seguito di precedenti trattamenti IVF non efficaci. A parte la specifica metodica di inseminazione, le altre fasi sono analoghe a quelle della tecnica FIVET. Figura 17: ICSI La GIFT, Gamete Intra Falloppian Transfer, è una tecnica, utilizzata a partire dal 1984, basata sul trasferimento in una tuba del gamete maschile e di quello femminile, favorendo la fecondazione. Viene effettuata dopo aver iperstimolato la crescita follicolare con agonisti del GnRH (Buserelin) e gonadotropine e/o citrato di clomifene, e dopo aver estratto l’ovocita per via laparoscopica o vaginale. Si tratta di una tecnica - 62 - prediletta in caso di infertilità dipendente dalla ipomotilità delle fimbrie tubariche o in caso di endometriosi lieve, purché ci sia almeno una salpinge pervia. Numerosi sono i problemi connessi con le gravidanze plurigemellari. Le gravidanze trigemine e gemellari rappresentano la maggiore causa di parto pretermine, ritardo di crescita intrauterina (IUGR), mortalità perinatale (pari al 4%) e di deficit psichici e fisici nel successivo sviluppo dei nati. In particolare è elevato il rischio di parto pretermine, basti considerare che nell'85% delle gravidanze trigemine il parto avviene ad un'età gestazionale media di 33 settimane. Molto alto è il tasso di mortalità perinatale e gravi esiti sistemici a distanza qualora il parto venga espletato prima della 32° settimana di gestazione, evento che si verifica nel 25% delle gravidanze trigemine. Addirittura nel 9% di esse la gestazione termina prima del compimento della 28° settimana. Nelle gravidanze quadrigemine, l’epoca media del parto è la 29° settimana. Le gravidanze con un numero di feti maggiori di quattro esitano quasi sempre nella morte fetale intrauterina precoce. In Francia, le stime di studi condotti tra il 1986 e 1998 hanno attestato che le gravidanze trigemine hanno costituito il 5.6% dei nati da IVF, e che esse si sono associate nel 30% dei casi ad alta prematurità (nascita in epoca inferiore a 33 settimane di gravidanza), nell’11% dei casi a IUGR e nel 15% a mortalità perinatale o neonatale. Se si confrontano le gravidanze singole con quelle trigemine, ottenute con tecniche di PMA, le trigemine sono più a rischio per l’eventualità di parti pretermine, IUGR (peso alla nascita inferiore al decimo percentile delle curve di crescita per epoca di gravidanza e sesso del neonato) e mortalità perinatale. Il rischio di partorire prima - 63 - della 28° settimana di gestazione è moltiplicato di almeno 10 volte nella trigemina rispetto alla gravidanza singola ed è pari al 2,4% dei casi contro lo 0,2%, il rischio di partorire entro le 33 settimane è 15 volte superiore, pari al 28,4% contro 1,6% delle gravidanze singole, e quello di espletare il parto prima della 37° settimana è maggiorato di 11 volte, corrispondente, nelle gravidanze trigemine all’88,7% contro appena l’8,3% delle singole. Il rischio di avere uno o più feti con IUGR è moltiplicato di 3,5 volte in media (pari al 58% nella trigemina rispetto al 17% della gravidanza singola). Inoltre la mortalità perinatale è moltiplicata di almeno 5 volte (40/1000 nati contro 8/1000). Il tasso di mortalità neonatale e di nati morti aumenta all’aumentare del numero di feti: per una singola nascita l’incidenza è minore dell’1%, per le bigemellari è del 4,7% e per le trigemine è dell’8,3%. Il parto pretermine e lo IUGR rappresentano le principali cause del potenziale sviluppo di deficit neurologici, che avranno implicazioni più o meno severe a lungo termine nell’infanzia e nell’età adulta. (64) Epoca 23 24 25 26 27 28 65% 50% 40% 20% 15% <10% 15% 45% 60% 75% 80% 90% gestazionale alla nascita (settimane) Handicap da moderato a severo Tasso di sopravvivenza Tabella 5: rischio di handicap e mortalità perinatale in rapporto all'epoca gestazionale alla nascita - 64 - Gli stessi rischi sono aumentati nelle gravidanze bigemellari rispetto alle gravidanze singole. Le gemellari hanno un rischio moltiplicato di circa 6 volte di parto pretermine (rispettivamente 1,2%, 7,8% e 42,5% prima della 28°, 33° e 37° settimana di gravidanza), 2,5 volte di IUGR (42,5%) e 3 volte di mortalità perinatale (20,8/1000 nati). Il rischio di mortalità nel primo mese di vita post-natale è aumentato di almeno 7 volte nelle gravidanze bigemine e di più di 20 volte in quelle trigemine rispetto a quello dei nati da gravidanza singola. La prematurità, nettamente più frequente nelle gravidanze gemellari, si associa ad un rischio maggiore di sindrome da distress respiratorio del neonato (RDS), a causa della insufficiente maturità polmonare dei feti, ma anche a una maggiore probabilità di emorragia endocranica, basso peso alla nascita, paralisi cerebrale infantile e cecità. Alla RDS è imputabile circa il 50% di tutte le morti neonatali riferibili a parto pretermine. Disabilità permanenti, più o meno severe, colpiscono più del 25% dei neonati con peso alla nascita inferiore a 1000 grammi. È anche notevolmente elevato il rischio di distacco intempestivo di placenta durante il travaglio di parto, prima dell’estrazione o dell’espulsione di tutti i feti, e di distocie meccaniche. Il tasso di mortalità aumenta progressivamente dal primo all’ultimo nato. Oggi si consiglia, pertanto, di ricorrere sempre all’effettuazione del taglio cesareo in tutte le gravidanze plurigemellari. Proprio per tali motivazioni, la limitazione delle gravidanze plurigemellari rappresenta, oggi, un problema di grande interesse, che può essere affrontato sia in fase pre-concezionale, mediante un’adeguata regolamentazione delle tecniche di PMA, - 65 - sia in epoca post-concezionale, ricorrendo alla riduzione embrionale selettiva, proposta negli ultimi anni allo scopo di ridurre il tasso di mortalità perinatale e disabilità grave, e di migliorare contestualmente l’outcome dei feti sopravvissuti alla nascita. La prevenzione di gravidanze plurigemellari, laddove possibile, deve esser preferita alla embrioriduzione, anche se l’impiego di quest’ultimo atto non deve essere considerato come una vera e propria interruzione volontaria di gravidanza bensì come il tentativo di migliorare la possibilità di sviluppo, di crescita e di sopravvivenza degli altri feti. L'embrioriduzione ha lo scopo di migliorare l'outcome generale della gravidanza, riducendo soprattutto i rischi connessi alla prematurità. Ad esempio, riducendo da 3 a 2 il numero di embrioni in una gravidanza iniziata come trigemina, l'esito della stessa diventa paragonabile a quello di una gravidanza gemellare. Tuttavia si calcola che esista un rischio compreso tra il 5 e l’8% di causare la fine della gravidanza come risultato di un feticidio. Tra l’altro, il miglioramento dell'assistenza neonatologica ha messo sempre più in discussione la necessità e la potenziale utilità di eseguire l’embrioriduzione per le gravidanze trigemine; mentre, nel caso in cui gli embrioni siano almeno quattro, i rischi connessi all’embrioriduzione sono comunque inferiori a quelli di prematurità e aborto spontaneo. Altri studi hanno, invece, dimostrato un drastico decremento del tasso di mortalità perinatale nelle gravidanze trigemine, mediante il ricorso all’embrioriduzione, e sostengono la necessità di intervenire con la riduzione selettiva anche in questi casi. (65) - 66 - Sebbene l’embrioriduzione non sia sicuramente la soluzione più auspicabile alle problematiche associate alla gravidanza plurigemellare, è senz’altro un efficace metodo per prevenire gran parte della patologia neonatale. Tale metodica, attualmente, comporta un rischio minimo di complicanze materne e fetali, motivo per cui l’embrioriduzione costituisce un’alternativa idonea, specie nelle coppie che, in anni passati, avevano limitate possibilità di procreare e, comunque, accettando il rischio di estrema prematurità del neonato o di ricorrenti episodi di aborto spontaneo di tutti i feti. Attualmente, la riduzione selettiva embrionale viene effettuata con approccio transaddominale secondo Farquharson (1988), dal momento che l’utilizzo della tecnica transvaginale-transcervicale secondo Dumez e Oury (1987) è stato correlato a un'alta percentuale di complicazioni, in particolare di perdite fetali e di infezioni materne. L'epoca di esecuzione dell'intervento viene definita in base a varie considerazioni. Prima della 9° settimana di gestazione si riportano maggiori difficoltà tecniche per le piccole dimensioni degli embrioni, della maggiore distanza tra questi e la parete addominale della gestante e del, praticamente insufficiente, potere di risoluzione dell'ecografia transaddominale. Il periodo tra la 9° e la 12° settimana di gravidanza è da preferire per vari motivi: - nelle fasi precedenti alla nona settimana si può verificare la perdita spontanea di uno o più embrioni, a causa del fenomeno del “vanishing twin”, eliminando di fatto la necessità di ricorrere alla embrioriduzione; - è più elevato il potere di risoluzione ultrasonografico, per cui maggiore è la possibilità che anomalie morfologiche possano essere osservate ecograficamente o che si dimostri l’esistenza di uno IUGR in uno dei feti. I feti con una differenza - 67 - importante del CRL hanno un rischio aumentato di andare incontro ad aborto spontaneo o di presentare cromosomopatie ed andrebbero, quindi, prescelti per la riduzione. La scelta del feto o dei feti da ridurre si basa pertanto: sulla facilità di accesso al sacco amniotico, sul CRL, sulla corionicità, e sulla contiguità con la cervice uterina. Si cerca di evitare la riduzione degli embrioni più prossimi al canale cervicale per ridurre il rischio di infezioni ascendenti. (66) La riduzione si effettua raggiungendo la regione pericardiaca fetale con un ago spinale 20 – 22 G ed iniettando 0,2 - 0,4 ml di KCl. Si esegue un monitoraggio ecografico continuo, si protrae fino all’ottenimento dell'asistolia fetale e nei successivi tre minuti. Le gestanti sottoposte a riduzione embrionale selettiva devono essere rigorosamente monitorate controllandone il coagulogramma per il potenziale rischio di coagulopatia da consumo. In relazione a questi dati, il reale successo delle tecniche di PMA consisterebbe nell’ottenere gravidanze singole: esito ottenibile, nella IVF, riducendo il numero di embrioni trasferiti. Più complesso è invece il tentativo di prevenire l’insorgenza di gravidanze multiple con il ricorso a protocolli di stimolazione ovarica, a causa dei molteplici e diversi approcci relativi le indicazioni e i regimi di stimolazione, nonostante un attento monitoraggio del reclutamento e della crescita follicolare e specifici interventi quali non somministrare hCG (che completa la maturazione follicolare e ne provoca la deiscenza con successiva ovulazione), l’aspirazione dei follicoli sovrannumerari e la conversione in cicli FIVET consentono una significativa riduzione dei rischi di gravidanze multifetali in cicli di PMA non IVF. - 68 - CAPITOLO 5 DIAGNOSI NON INVASIVA DELLA GEMELLARITA’ 5.1 DIAGNOSI DI ZIGOSITA’, CORIONICITA’ E AMNIONICITA’ La diagnosi precoce di gravidanza multipla può essere fatta con adeguato grado di certezza soltanto attraverso le indagini ultrasonografiche. Un buon ecografista è capace di evidenziare la presenza intrauterina di più embrioni già alla 5° settimana di gestazione, definendo anche il numero di essi. La diagnosi clinica costituisce un tentativo piuttosto difficile, non sempre attendibile e comunque richiede molta esperienza da parte del clinico. L'utero della gravida presenterà dimensioni maggiori rispetto a quelle attese per l'epoca gestazionale, ma i motivi di questo possono essere molteplici. Inoltre si evidenzierà un più spiccato senso di nausea, vomito e scialorrea nella madre, con alti valori degli ormoni connessi alla gravidanza; si tratta, tuttavia, di parametri assolutamente aspecifici e non dirimenti. L’unico elemento clinico che permette di avere la certezza dell’esistenza di una gravidanza gemellare è il riscontro di più battiti cardiaci a diversa frequenza. Una volta accertata la gemellarità si passa a definire la zigosità (gemelli veri o monozigoti, o gemelli falsi o dizigoti), l'epoca gestazionale, le caratteristiche morfoanatomiche e genetiche dei feti. La determinazione dell'epoca gestazionale con l’impiego dell'ecografia ha importanza poiché il volume uterino, le dimensioni e lo sviluppo fetale e la durata della gestazione - 69 - sono strettamente connesse alla condotta ostetrica e, nelle gravidanze gemellari, presentano ampi range di oscillazione che non sempre consentono di avere a disposizione precisi parametri di riferimento. La diagnosi prenatale delle anomalie genetiche è particolarmente indicata qualora la gravidanza gemellare si instauri in età avanzata, condizione che si verifica sempre più frequentemente per il crescente ricorso alla PMA. L’esecuzione dell'amniocentesi, in caso di gemellarità, comporta, tuttavia, maggiori difficoltà per l’esecutore e maggiori rischi per i feti. Anche gli esami emato-chimici, quali il dosaggio dell’alfa-feto proteina sono meno attendibili che nelle gravidanze singole dal momento che, nella gemellare, i valori quantitativi sono già fisiologicamente aumentati in funzione del numero dei feti, e, conseguentemente, la sensibilità e specificità, relativamente al rischio di malformazioni o morte intrauterina, risultano compromesse. La cardiotocografia segue gli stessi principi della gravidanza singola ma ha limitazioni connesse al difficile riconoscimento dei movimenti dei singoli feti. A differenza della gravidanza singola, nella gemellare svolge un ruolo di maggiore rilievo l'applicazione della flussimetria doppler delle arterie ombelicali, soprattutto per l’identificazione precoce della TTTS. In passato la definizione della corionicità, amnionicità e zigosità era piuttosto complessa e non sempre agevole, a causa dello scarso potere di risoluzione della metodica ecografica, specie in presenza di uno spesso pannicolo adiposo addominale della gestante. L'elevato potere di risoluzione delle moderne apparecchiature ultrasonografiche permette di stabilire con sufficiente anticipo la corionicità nelle gravidanze plurime, e ciò ha un significato clinico e prognostico fondamentale. L'affidabilità attuale della - 70 - diagnosi prenatale di corionicità è del 95% mediante ecografia, si tratta, inoltre, di un metodo assolutamente incruento e innocuo, facilmente ripetibile. Si procede all’individuazione di markers specifici: numero delle placente, numero delle membrane amniocoriali, spessore del setto interamniotico e rilevazione del segno “lambda”, ovvero la duplicazione dei foglietti coriali nella sede di inserzione placentare. Si deve, inoltre, considerare l’importanza della definizione del sesso nei gemelli, poiché i monozigoti sono necessariamente dello stesso sesso, a differenza dei dizigoti. Si parlerà di monozigosità quando si sia stabilità con certezza la monocorialità e si individuino sessi concordanti. Figura 18: gravidanza gemellare monocoriale biamniotica a 8 settimane: sottile membrana amniotica che separa i sacchi. - 71 - La dizigosità può essere affermata solo in caso di bicorialità con sessi discordanti. Una gravidanza bicoriale biamniotica con sesso concordante può essere monozigotica se la divisione si sia verificata entro il terzo giorno dal concepimento. In questi casi bisogna includere nel protocollo diagnostico l'effettuazione dell'ecocardiografia,data l’elevata incidenza di malformazioni congenite, tipica della gravidanza gemellare monozigotica. (67) Nel primo trimestre è piuttosto agevole la distinzione tra gestazione bicoriale o monocoriale poiché i due sacchi sono separati da un sepimento ben evidente. Più complesso è, invece, distinguere la gravidanza monocoriale biamniotica da quella monocoriale monoamniotica. Per aumentare l’attendibilità della diagnosi, in questi casi, è utile ricorrere alla tecnica endovaginale e stabilire che il numero dei sacchi vitellini sia analogo a quello dei sacchi amniotici. Nel corso del secondo e nel terzo trimestre di gestazione, per distinguere l'amnionicità qualora si riscontrino placente fuse, è necessario definire i sessi fetali. Nel caso in cui i feti siano dello stesso sesso, va misurato lo spessore del sepimento interamniotico, ma, ovviamente, si tratta di una misurazione soggettiva, operatoredipendente. Comunque, in questa epoca gestazionale, può essere posta la diagnosi di monoamnionicità solo quando non venga visualizzato il setto amniotico e tale condizione sia già stata osservata nel corso del primo trimestre. A confondere il quadro ecografico, infatti, può essere l’insorgenza di una sindrome trasfuso-trasfusore, in cui il grave oligoidramnios del trasfusore impedisca la visualizzazione delle membrane amniotiche, saldamente addossate. - 72 - L’iter diagnostico da seguire per la diagnosi certa di amnionicità, corionicità e zigosità è leggermente differente in funzione dell’epoca gestazionale in cui l’esame ultrasonografico viene eseguito: Primo trimestre: - Va definito, innanzitutto il numero delle camere gestazionali. Quando se ne evidenzi una si parla di monocorialità, due di bicorialità, tre di tricorialità e così via. - Dopodiché si passa a quantificare il numero degli embrioni presenti in ciascuna camera gestazionale. Si possono visualizzare uno o due embrioni per ogni camera gestazionale; quando se ne individuino due si parla di gravidanza gemellare monocoriale, in cui è, pertanto, necessario andare a definire la amnionicità. Nel corso del primo trimestre di gestazione può risultare particolarmente difficile questo passaggio, dal momento che, anche per via endovaginale, può essere complesso individuare il sottilissimo sepimento interamniotico. - Successivamente si cerca di stabilire il numero dei sacchi vitellini visualizzabili. Si deve tener conto del fatto che, in una gravidanza monocoriale il numero dei sacchi vitellini corrisponde alla quantità di sacchi amniotici, per cui, contando i primi, è possibile definire la gravidanza mono- o bi-amniotica, già in 6°-8° settimana. Se in una stessa camera gestazionale si evidenzi la coesistenza di due embrioni vivi ma di un solo sacco vitellino saremo in presenza di una gravidanza monocoriale monoamniotica. In tal caso dovranno essere eseguiti frequenti controlli ecografici, specie nel corso del primo trimestre, in modo da accertarsi e identificare eventualmente la condizione patologica di malformazione doppia e - 73 - gemellarità congiunta. In genere è possibile definire con certezza l’esistenza di gemelli siamesi, il tipo e la sede della loro fusione anatomica intorno alla 10°-12° settimana di gestazione. Qualora, invece, si osservino due o più camere gestazionali separate da un setto spesso e dall’interposizione di tessuto placentare, tale da costituire il cosiddetto “segno lambda”, allora si parlerà di gravidanza gemellare bi-coriale. La presenza di questo reperto ha una sensibilità del 100% e una specificità dell' 86% nella diagnosi di bicorialità nel secondo trimestre. (68) Figura 19: gravidanza bicoriale a 11 settimane: evidente è il "segno lambda" Secondo trimestre: - A partire dalla 16° settimana di gestazione, l’esame ecografico ha come primo obiettivo la definizione del tipo di genitali esterni dei feti. Se il sesso fenotipico - 74 - risulta differente tra i gemelli e questi presentino placente distinte e siano separati da uno spesso setto interamniotico, si tratterà di gemellarità dizigotica. - Se, invece, il sesso dei feti è concordante, vanno valutate le caratteristiche della placentazione. Qualora si individuino due placente distinte e nettamente separate, saremo in presenza di una gemellarità bicoriale biamniotica. Nel caso in cui la placenta appare unica, si deve porre maggiore attenzione alle peculiarità del sepimento tra le camere gestazionali. - Se il setto interamniotico è netto e spesso, si parla di gravidanza bicoriale biamniotica; in questo caso la placenta sembra ma non è unica, si tratta invece di due placente distinte particolarmente vicine. Se il setto è sottile si tratta di gravidanza monocoriale biamniotica. - Qualora non si riesca ad evidenziare il sepimento interamniotico, la definizione di gravidanza monocoriale monoamniotica va fatta con estrema cautela. Si potrebbe, infatti, essere in presenza di uno “stuck twin”, condizione in cui, il grave oligoidramnios del gemello trasfusore, provoca adesione delle membrane al feto, impedendone la visualizzazione. Talora, l’eccessivo spessore del pannicolo adiposo materno può compromettere la capacità di risoluzione della metodica ecografica, alterando la visualizzazione delle membrane. - Quando si sospetti una gemellarità monocoriale monoamniotica, comunque, la paziente deve essere rivalutata più volte e in maniera accurata, prima di fare diagnosi di certezza, poiché le gravidanze monocoriali monoamniotiche si associano a problematiche e complicazioni fetali e materne maggiori rispetto agli altri tipi di gemellarità, per cui vanno tempestivamente riconosciute e opportunamente monitorate. (69) - 75 - DIZIGOTICA MONOZIGOTICA Gravidanza bicoriale biamniotica Gravidanza monocoriale biamniotica Gravidanza monocoriale monoamniotica In quantità di uno o due Sempre uno Sempre uno In quantità di uno In quantità di due In quantità di uno In genere spesso, con un valore predittivo positivo che diminuisce all’aumentare dell’età gestazionale Generalmente sottile o difficile da visualizzare, soprattutto nel primo trimestre Assente SEGNO “LAMBDA” Riscontrabile Assente Assente SESSO Sia concordante che discordante Sempre concordante Sempre concordante Raramente evidenziabile è la condizione dello “stuck twin” e della TTTS Evidente, talora, lo “stuck twin”, la TTTS e l’acardia fetale Talvolta si osserva la sindrome trsfusotrasfusore, l’acardia fetale o l’imbrigliamento dei cordoni ombelicali. ASPETTO ECOGRAFICO SITI PLACENTARI SACCHI soltanto soltanto VITELLINI PER CAMERA GESTAZIONALE CARATTERISTICHE DEL SEPIMENTO INTERAMNIOTICO DEI GEMELLI ALTRE PECULIARITA’ Tabella 6: Elementi da valutare per la diagnosi differenziale prenatale di zigosità, corionicità e amnionicità, in corso di gravidanza gemellare - 76 - CAPITOLO 6 DIAGNOSI INVASIVA NELLA GRAVIDANZA GEMELLARE 6.1 DIAGNOSI INVASIVA NELLE GRAVIDANZE GEMELLARI: PROCEDURE UTILIZZATE, ATTENDIBILITA’ E RISCHI Abbiamo già affermato che i gemelli monocoriali sono sempre monozigoti, mentre i bicoriali possono essere sia monozigoti che dizigoti; convenzionalmente si considerano come dizigoti quando si procede al calcolo del rischio di anomalie genetiche cromosomiche. Le metodiche maggiormente utilizzate, nella gravidanza gemellare oltre che in quella singola, sono oggi rappresentate, per la diagnosi invasiva, dall’amniocentesi e dalla villocentesi. Dal momento che i rischi connessi all’esecuzione di entrambe queste indagini invasive, è, per la gravidanza gemellare, maggiore rispetto alla gravidanza singola, si raccomanda sempre di farle precedere dall’effettuazione di indagini meno invasive e rischiose, in particolare il bi-test e il tri-test, associati a valutazione dell’eventuale translucenza nucale mediante ecografia genetica. La translucenza nucale è un esame ultrasonografico del feto o dei feti, eseguito tra l’11° e la 14° settimana di gravidanza, che consiste nella misurazione dello spessore della nuca dei feti, e nella visualizzazione delle ossa nasali in modo da stimare, con un buon grado di accuratezza, il rischio di malformazioni congenite, e in particolare di - 77 - sindrome di Down. La sua sensibilità si attesta intorno al 70%, ma aumenta quando ad essa si associ il bi-test o il tri-test. Non esiste una stretta correlazione tra un valore dello spessore della plica nucale al di sopra del 95° percentile e l’insorgenza della sindrome trasfuso-trasfusore o la morte fetale intrauterina prima della 24° settimana. È, invece, ipotizzabile una relazione tra lo spessore della piega nucale e il rischio di parto pretermine (entro la 32° settimana di gestazione). Nelle gravidanze monocoriali, quindi, si può affermare che la specificità e il valore predittivo positivo per complicanze perinatali siano elevati, bassi risultano, invece la sensibilità e il valore predittivo negativo. (70) Una discordanza dello spessore nucale tra i gemelli superiore al 20% si riscontra nel 25% dei gemelli monocoriali, i quali hanno un rischio complessivo del 30% di morte intrauterina o TTTS. Se la discordanza misurata è inferiore al 20%, tuttavia, il rischio di complicanze fetali è minore del 10%. (71) Il bi-test consiste in un prelievo di sangue materno, su cui verrà dosata la concentrazione di due ormoni placentari: la frazione beta della gonadotropina corionica umana (free beta- hCG) e la PAPP-A (pregnancy-associated plasma protein A), tra le 11 e le 14 settimane di gravidanza. Combinando le informazioni fornite dall’ecografia genetica e dal bi-test con l’età materna è possibile stabilire l’entità quantitativa del rischio di anomalie cromosomiche fetali, e soprattutto di trisomia 21, con una sensibilità di almeno il 90% , permettendo, in tal modo, di limitare a casi selezionati, il ricorso alle metodiche più invasive. L’attendibilità del bi-test risulta parzialmente compromessa delle gravidanze gemellari, poiché, come dimostrato, il - 78 - valore della hCG nel primo trimestre è significativamente aumentata in caso di gemellarità e mediamente incrementata a seguito di FIVET. (72) Il valore medio calcolato e utilizzato come riferimento di frazione beta libera della hCG è, nelle gravidanze gemellari, pari a 1,99 MoM, mentre la concentrazione di PAPP-A è di 2,14 MoM. Esiste una significativa differenza tra gemelli monocoriali e dicoriali. I valori di questi markers, infatti, sono fisiologicamente più bassi nel primo tipo di gravidanza gemellare, piuttosto che nel secondo. (73) Nel tri-test, oltre alla hCG, si dosa, nel sangue materno, anche la concentrazione della AFP (alfa feto-proteina) e delle estriolo libero, in un periodo compreso, in genere, tra la 15° e la 18° settimana di gestazione. Lo scopo è il medesimo del bi-test. Non esistono differenze importanti tra i valori quantitativi dell’hCG e quelli dell’AFP tra gemelli e gravidanze singole. I falsi positivi si assestano attorno al 10% in entrambi i casi. (74) I valori medi dell’AFP sono analoghi nella gravidanze monocoriale e bicoriale. (75) L'amniocentesi consiste nel prelievo di liquido amniotico a scopo di indagine genetica e viene effettuato tra la 15° e la 19° settimana di gestazione. Il rischio di aborto spontaneo indotto dalla procedura è pari all’1% circa. Le problematiche connesse all’impiego dell’amniocentesi, dal punto di vista diagnostico sono tre: l’insuccesso della coltura, con mancata o insufficiente proliferazione degli amniociti in vitro, che si riscontra in 1 caso su 300 circa, la potenziale contaminazione del liquido amniotico con materiale materno, che avviene nello 0,3% dei casi, l’eventuale riscontro di anomalie cromosomiche in un solo clone cellulare, formatesi in vitro e definite pseudomosaicismi. Quest’ultima evenienza è molto più rara negli amniociti piuttosto che nelle cellule trofoblastiche prelevate - 79 - mediante villocentesi, e le aberrazioni cromosomiche a mosaico, individuate a seguito di amniocentesi corrisponde a un vero mosaicismo fetale, che viene confermato in oltre l’80% dei casi. In caso di gravidanza gemellare bicoriale biamniotica il setto che separa i due sacchi amniotici è formato da quattro strati evidenti, ovvero la lamina amniotica e la lamina coriale, relative a ciascun gemello. Nella gravidanza gemellare monocoriale biamniotica, invece, essendoci una sola placenta, il sepimento che divide le due camere gestazionali è formato esclusivamente dai due foglietti amniotici. Per eseguire correttamente l'amniocentesi, prelevando sufficiente liquido da entrambi i sacchi amniocoriali, oltre all'ecografia può essere necessario iniettare, in uno dei due sacchi, 1-3 ml di soluzione di indaco-carminio allo 0,08%. La villocentesi consiste nel prelievo di 10-15 mg di tessuto placentare, sotto guida ecografica, al fine di provvedere allo studio del cariotipo delle cellule trofoblastiche. Può essere effettuata più precocemente dell’amniocentesi, in media tra la 9° e la 12° settimana di gestazione. Il rischio abortivo ad essa associato varia a seconda della tecnica di prelievo utilizzata. La via transcervicale è quella più rischiosa e ha solo un valore storico, essendo gravata da un rischio di aborto variabile tra il 2,6% (con cannula di Portex) e l’8% (con la pinza da biopsia). La tecnica transaddominale, impiegata a partire dal 1984, si associa a un rischio abortivo medio pari a 1,8%. In particolare, per la villocentesi eseguita per via transamniotica sulla placenta posteriore il rischio è del 2,9%, mentre l’evento abortivo è molto più raro (meno dell’1%) in caso di prelievo dalla placenta anteriore. Nelle gravidanze bicoriali può essere effettuata sia l’amniocentesi che la villocentesi, facendo tanti prelievi per quanti sono i feti. Il rischio di aborto connesso alla procedura - 80 - invasiva è di poco superiore a quello associato a prelievo singolo. (compreso tra 1% e 2%). In particolare si calcola che si verifica un’interruzione spontanea di gravidanza entro le 24 settimane di gestazione, imputabile all’esecuzione dell’amniocentesi, in 1 caso ogni 56 gravidanze gemellari (pari all’1,8%). (76) L'esecuzione della villocentesi spetta esclusivamente a tecnici esperti, in centri possibilmente di terzo livello, specie in caso di gravidanza multipla, poichè si calcola una possibilità pari al 5% circa di contaminazione dei campioni, a causa della aspirazione potenziale di frammenti coriali anche dell'altro o degli altri gemelli, soprattutto quando le placente siano molto vicine tra loro. Il rischio di aborto di un embrione, conseguentemente alla villocentesi, non varia in modo significativo rispetto al rischio della medesima procedura in corso di gravidanze singole. (77) In caso, invece, di gravidanza gemellare monocoriale, partendo dal presupposto che il patrimonio genetico sia identico, dovrebbe essere eseguito un singolo prelievo, sia che si tratti di liquido amniotico sia che si tratti di villi coriali. Tuttavia, la possibilità, sebbene rarissima, di mosaicismi cellulari, ovvero della coesistenza di cellule con anomalie cromosomiche accanto a cellule con cariotipo normale sia nei tessuti fetali che in quelli placentari, giustifica, ad oggi, soltanto l'esecuzione della amniocentesi a scopo diagnostico. Si preleva, in tal caso, una quantità di almeno 10 ml di liquido amniotico da ciascun sacco. Qualora si individui un'anomalia cariotipica o una malformazione in un solo gemello, nel corso del secondo trimestre, è possibile ricorrere alla eliminazione selettiva del feto affetto, senza arrecare danno allo sviluppo successivo, o compromettere la vitalità del feto sano. - 81 - L'interruzione può essere effettuata entro i termini di legge previsti, ovvero entro la 24° settimana di gravidanza, e si avvale dell'impiego di metodiche differenti a seconda del tipo di gemellarità. Nella gravidanza bicoriale si provvede all'iniezione intracardiaca di cloruro di potassio o di calcio gluconato o di aria, che portano al rapido decesso fetale per asistolia. In caso di gravidanza monocoriale, invece, non si può utilizzare questa metodica, poiché una parte della sostanza letale entrerebbe anche nel circolo del gemello sano. Vengono, quindi, presi in esame metodi che siano maggiormente selettivi, che comportino l'occlusione del cordone del solo gemello difettoso, isolando i letti vascolari dei singoli feti. Il feto morto viene lasciato in utero fino all'espletamento del parto. Qualora si voglia procedere all'interruzione selettiva dell'embrione anomalo entro il primo trimestre di gestazione, è necessario identificare il sacco amniotico prescelto, mediante sonda ecografica per via transvaginale-transcervicale, provvedendo poi all'aspirazione del liquido amniotico e dell'embrione, ancora di piccole dimensione, lasciando, invece, il trofoblasto in loco. - 82 - CAPITOLO 7 MONITORAGGIO DELLA GRAVIDANZA 7.1 GESTIONE DELLA GRAVIDANZA GEMELLARE La gemellare è una gravidanza particolare ma fisiologica che richiede tuttavia un’attenzione esclusiva, tanto più in caso di gravidanze plurigemellari. In questi ultimi casi è necessario rivolgersi all’attenzione di centri specializzati. Le gravidanze gemellari presentano un tasso di mortalità perinatale da 4 a 11 volte maggiore rispetto a quello delle gravidanze singole, nonostante un’importante miglioramento dell’outcome dei gemelli verificatosi negli ultimi 20 anni. I dati del National Collaborative Perinatal Project, che includono 53.000 coppie di gemelli, mettono in evidenza un tasso di mortalità perinatale pari al 13.9% contro appena il 3% dei nati singoli. In ogni caso la mortalità è fortemente influenzata dal tipo di placentazione e dalla amnionicità: nella gravidanza gemellare monocoriale biamniotica la mortalità si attesta intorno al 25%, nella monocoriale monoamniotica è di oltre il 50%. Le cause più importanti dell’alto tasso di mortalità sono : la prematurità e il ritardo di crescita intrauterina. La probabilità di prematurità è, in media, del 50% per i gemelli, rispetto all' 8,5% dei singoli. Il parto pretermine ha, infatti, un’incidenza che oscilla tra il 20% e il 75% dei casi di gemellarità, ed è direttamente proporzionale al numero di feti. L' epoca gestazionale media al parto è anticipata di tre settimane rispetto alle gravidanze - 83 - singole. Il meccanismo patogenetico alla base del parto prematuro è poco conosciuto, sebbene sia innegabile l’azione predominante svolta dalla sovradistensione meccanica della parete uterina, più marcata in corso di gravidanza gemellare. Il periodo critico si situa tra la 26° e la 32° settimana di gestazione, perciò bisogna fare attenzione alla potenziale insorgenza di contrazioni uterine o alla comparsa di scolo di liquido vaginale da rottura prematura delle membrane. In tali condizioni va immediatamente consultato il ginecologo o il pronto soccorso. Da qualche studio viene proposta, come tentativo di ridurre il rischio di parto pretermine, l’applicazione del cerchiaggio cervicale sec. Shirodkar tra la 12° e la 14° settimana di gestazione. Si preferisce, tuttavia, attuare un monitoraggio ecografico dell’orificio uterino interno e del canale cervicale in modo da distinguere, più selettivamente, i casi in cui il cerchiaggio sia veramente necessario. Le misure preventive contro l’incidenza del parto pretermine prevedono il riposo fisico assoluto dalla 24° settimana, la cessazione dei rapporti sessuali a partire almeno dalla 30° settimana e la somministrazione di farmaci beta-stimolanti. La principale causa di ritardato sviluppo intrauterino è rappresentata dall’eventuale stato di insufficienza placentare relativa. Il parametro di crescita che, in caso di gravidanza gemellare, appare maggiormente compromesso è il peso alla nascita, piuttosto che la lunghezza corporea. Nelle gravidanze gemellari, sembra che il peso alla nascita e l' epoca gestazionale al parto ottimali per avere il minor tasso di mortalità e morbilità siano rispettivamente 2500-2800g e 37 settimane. L' esito delle gravidanze multiple è influenzato anche da altri fattori, oltre al ritardo di crescita ed alla prematurità: la zigosità e la corionicità, il sesso, le anomalie congenite - 84 - dei feti e della placenta, presenti nel 5-7% dei casi, la divergenza gemellare, ovvero il riscontro di un’ampia differenza del BPD e della AC tra i due gemelli, talora indicativo di TTTS, e la morte endouterina di un gemello. Esistono anche rischi connessi al parto, soprattutto la possibilità di conseguenze gravi della sofferenza asfittica, specie nel secondo gemello, durante il lasso di tempo che segue la nascita del primo gemello. I gemelli monocoriali hanno, comunque, un tasso di mortalità doppio rispetto ai bicoriali. Il rischio di mortalità perinatale è di almeno il 50% nei gemelli monocoriali monoamniotici, soprattutto per il possibile intreccio dei cordoni ombelicali. (78) Il rischio di handicap fisici o mentali nei gemelli è 6-7 volte maggiore rispetto ai nati singoli, e può arrivare a moltiplicarsi per 20 in caso di gravidanza trigemina. Per prevenire l’esposizione a fattori di rischio ambientali connessi a numerose condizioni patologiche, sarebbe necessario evitare il fumo di sigaretta, l’abuso di alcol e l’eccessiva attività fisica. L’incremento ponderale raccomandato per la gestante non supera i 12-18 kg in corso di gravidanza gemellare; è, pertanto, importante porre attenzione alla dieta, ricca, varia, equilibrata, ma con un apporto calorico non superiore alle 3000 Kcal/die. Per l’alta incidenza di complicanze ostetriche, la gravidanza gemellare richiede un più stretto e attento monitoraggio, mediante controlli clinici e indagini ecografiche e flussimetriche, da effettuare almeno una volta al mese. Poiché le anomalie cromosomiche con effetto fenotipico hanno un’incidenza almeno doppia nelle gravidanze gemellari piuttosto che in quelle singole, e più che doppia nei monozigoti rispetto ai dizigoti, è spesso opportuno ricorrere alle metodiche invasive di - 85 - diagnosi prenatale. Si preferisce ricorrere alla villocentesi nei casi ad alto rischio, prevedibile a priori, all’amniocentesi invece nelle gravidanze a rischio moderato. (79) - 86 - CAPITOLO 8 ESPLETAMENTO DEL PARTO 8.1 IL TRAVAGLIO DI PARTO NELLA GRAVIDANZA GEMELLARE Il parto nella gravidanza bigemina avviene in media intorno alla 37° settimana di gestazione, per la gravidanza multipla può avvenire ancora prima. La modalità con cui viene espletato il parto, nella gravidanza gemellare, dipende dalla presentazione dei due feti, la cui diagnosi si ottiene mediante l’esecuzione della visita ostetrica e con l’ausilio dell’ecografia. A termine di gravidanza, o in prossimità di esso, i gemelli possono avere varie disposizioni. Per disposizione si intende il rapporto reciproco esistente tra gli assi maggiori dei due gemelli. In genere i feti assumono una disposizione bilaterale, adattandosi alla forma e alle dimensioni della cavità uterina e appoggiandosi con i due dorsi verso la parete destra e sinistra, rispettivamente, dell’utero e affrontandosi sui piani ventrali. I feti in disposizione bilaterale si pongono in situazione parallela longitudinale. Altre volte la disposizione è antero-posteriore, ovvero i due feti si appoggiano uno alla parete anteriore e l’altro a quella posteriore dell’utero materno. In questo caso le situazioni dei possono essere parallele, oppure incrociate (una longitudinale e una trasversale). - 87 - Sia in caso di disposizione bilaterale che antero-posteriore, i feti si troveranno in situazione longitudinale entrambi in più del 90% delle gravidanze bigemine. In tale circostanza è maggiore la frequenza della presentazione cefalica di entrambi i feti (50% dei casi). In appena il 10% saranno ambedue podalici, e nel 40% uno cefalico, che sarà il primo ad essere partorito, e uno podalico. Talvolta i due feti possono disporsi uno sopra all’altro, si parla, pertanto, di disposizione verticale; in tal caso le situazioni possono essere parallele trasversali, non c’è, infatti sufficiente spazio perché entrambi i feti assumano una situazione longitudinale, oppure incrociate a “T” diritta o capovolta. Solitamente, il travaglio di parto inizia in modo spontaneo prima della 40° settimana e procede rapidamente, poiché il collo dell’utero è già parzialmente appianato e si riscontra una certa dilatazione passiva della bocca uterina. Talvolta, sebbene si tratti di una condizione rara, il travaglio stenta a progredire a causa di una ipocinesia uterina primitiva, spesso correlata a sovradistensione delle fibre miometriali. L’assistenza al travaglio va effettuata come nel caso di una gravidanza singola, ma, quando possibile, vanno monitorati i battiti cardiaci separati dei due feti, uno con un elettrodo posto sul cuoio capelluto del primo feto a presentarsi e l’altro con il cardiografo esterno. La registrazione del battito cardiaco dei due bambini viene effettuata in maniera continuativa. È stato dimostrato che la durata del travaglio in corso di gravidanza gemellare è del 20-30% più rapido rispetto al parto singolo, poiché la massa che preme sul collo uterino inducendone la dilatazione è maggiore ed accelera il procedimento. - 88 - Il travaglio attraversa le stesse fasi di quello singolo, le contrazioni sono le medesime, mentre il periodo espulsivo sarà quasi doppio, perché i due bambini nascono uno alla volta. Il tempo necessario alla totale dilatazione della bocca uterina è assolutamente variabile, sebbene generalmente più breve che per un parto singolo. Tuttavia, la fase espulsiva nel parto gemellare è mediamente più lunga di 15-30 minuti, rispetto al parto singolo, dal momento che i due feti vengono espulsi con un intervallo che varia tra i 5 e i 30 minuti. Il periodo espulsivo è comunque breve, poiché i feti sono generalmente di più piccole dimensioni. Il primo bambino nasce più o meno in maniera analoga al parto singolo. Il gemello che si impegna per primo nel canale del parto, sia che si trovi in presentazione cefaliche, che podalica, progredisce, infatti, piuttosto rapidamente e senza difficoltà. Appena terminata l’espulsione del primo gemello, si va ad allacciare il funicolo sia dalla parte del neonato sia dalla parte della placenta per evitare l’insorgenza di emorragie massive e improvvise nel secondo gemello, qualora sussistano delle anastomosi tra le circolazioni dei due gemelli. Dopo il parto del primo bambino viene subito valutata, mediante ultrasonografia, la posizione del secondo gemello, per stabilire se, nel frattempo, essendosi trovato a disposizione uno spazio più ampio, si sia girato in posizione traversa o abbia, in generale, modificato la sua presentazione, evento che si verifica nel 20% circa dei casi. È per tale motivo che è necessario disporre di un ecografo in sala parto, a differenza del parto in caso di gravidanza singola. Inoltre si deve fare in modo che il secondo feto venga espulso o estratto prima possibile. - 89 - Se esso si trova in presentazione cefalica o podalica, si pratica l’amnioressi sul secondo sacco amniotico per favorire l’impegno della testa o del podice, rispettivamente, all’interno del canale del parto, spingendo dall’esterno in maniera opportuna. Una volta avvenuto l’impegno, l’espulsione in genere si verifica in pochi minuti, tra i 5 e i 15 minuti di solito, in quanto bastano poche contrazioni per permettere al secondo gemello di attraversare un canale del parto già dilatato dal passaggio del gemello precedente. Se, invece, il secondo gemello è in situazione trasversa si effettua l’amnioressi, il rivolgimento classico e l’estrazione manuale podalica. Se, durante l’amnioressi si venga a determinare un prolasso del funicolo, qualora il feto sia in situazione trasversa, si procede come suddetto, eseguendo il rivolgimento classico e l’estrazione manuale podalica, ma se il feto è in presentazione cefalica si effettua ugualmente il rivolgimento classico con successiva estrazione podalica, oppure, qualora il feto sia già impegnato nello stretto medio dello scavo pelvico, si procede all’estrazione con forcipe associata a manovra di Kristeller. Se il prolasso del funicolo si verifica nel caso in cui il secondo gemello sia in presentazione podalica, si provvede subito all’estrazione podalica. In letteratura, al di là di casi aneddotici, vi è accordo nel ritenere che un tempo ragionevole di attesa corrisponde a un massimo di 30 minuti, durante i quali il monitoraggio CTG del secondo gemello deve essere attento e continuo. Il rischio di outcome sfavorevole per il secondo gemello aumenta per intervalli superiori a 15 minuti. Trascorsi i trenta minuti è necessario accelerare i tempi di espulsione, anche mediante ricorso ad un parto operativo vaginale o a taglio cesareo. (80) - 90 - Ovviamente la modalità del parto e l’inizio della sorveglianza prenatale dipendono anche dal tipo di placentazione. In caso di gravidanza gemellare bicoriale si inizia la sorveglianza prenatale a 37 settimane di età gestazionale e si programma il parto in base alla presentazione dei feti. Nella gravidanza gemellare monocoriale biamniotica la programmazione del parto coincide con il periodo tra la 36° e la 37° settimana di gestazione, con modalità dipendente dalla presentazione dei feti; e tra la 34° e la 36° settimana di età gestazionale, tramite esecuzione del taglio cesareo, in caso di gravidanza monoamniotica. Durante il secondamento si può assistere a un’abbondante emorragia, da varie potenziali cause: l’ipotonia uterina, l’inserzione troppo bassa di una porzione della placenta che rende la retrazione meno efficiente, e l’inserzione più ampia che in corso di gravidanza singola. Per rendere il secondamento più agevole, si somministra sistematicamente, durante il travaglio, ossitocina per endovena, o metilergobasina subito dopo l’espulsione della placenta, e si continua la somministrazione di ossitocina diluita per almeno due ore dopo l’avvenuto secondamento. Dopo il parto gemellare e dopo il secondamento della placenta, potrebbe accadere che l’utero, eccessivamente stimolato dalla maggiore distensione, dal maggiore peso dei feti e dalla loro imponente sollecitazione, non sia più in grado di contrarsi sufficientemente da chiudere e strozzare i vasi sanguigni che precedentemente irroravano la placenta e che ora si trovano scoperti, e ciò contribuisce a determinare l’insorgenza di una grave emorragia. Questa particolare evenienza, definita atonia - 91 - uterina, deve essere diagnosticata tempestivamente, in modo da intervenire più repentinamente possibile, somministrando ossitocina per via endovenosa o prostaglandine per via intramuscolare. A tutt’oggi esistono problematiche, relative al travaglio di parto in corso di gravidanza gemellare, oggetto di ricorrenti discussioni in ambito scientifico-sanitario, che riguardano essenzialmente due aspetti: • Epoca del parto. • Modalità di espletamento del parto. Per quanto riguarda l’epoca del parto i principali problemi dipendono dal fatto che esistano pochi trials randomizzati, pertanto scarse e insufficienti sono le evidenze su quale sia l’epoca migliore per indurre il parto. Inoltre i tempi e le modalità del parto devono considerare non solo il tipo di presentazione fetale ma anche la corionicità e l’amnionicità. Relativamente a quest’aspetto, negli ultimi anni gli studi sono stati molteplici: • Nella gravidanza monocoriale monoamniotica si è riscontrato un rischio maggiore di cord entanglement, associato a una mortalità compresa tra il 30 e il 50% che diminuisce progressivamente all’avanzare dell’epoca gestazionale. Ciò fa si che la gravidanza monocoriale monoamniotica rappresenti un’indicazione al taglio cesareo in elezione, in un età gestazionale che oscilla tra le 32 e le 36 settimane. • Nella monocoriale biamniotica si riporta un rischio aumentato di TTTS acuta anche nel corso del III trimestre di gravidanza, compreso tra l’1,5 e il 4,5%, potenzialmente anche in corso di travaglio di parto. Se la TTTS sia stata diagnosticata è necessario procedere al TC elettivo a 32 settimane. - 92 - • Per la gravidanza bicoriale biamniotica le opinioni sono molteplici: 1. La mortalità perinatale risulta più bassa se il parto viene espletato a 37 settimane e tende ad aumentare gradualmente durante la 38° e 39° settimana, mentre il rischio di distress respiratorio del neonato e altre patologie tali da renderne necessario il lungo ricovero in UTIN non varia significativamente se il parto venga espletato tra la 37° e la 39° settimana di e.g. (81) 2. Non esistono importanti differenze di outcome materno e neonatale quando si confronti un gruppo di donne in cui il parto veniva artificialmente indotto a 37 settimane e un altro gruppo in cui si adottava una condotta di “watch and wait”, aspettando l’insorgenza spontanea del travaglio. Ciò indurrebbe a preferire l’eventuale programmazione del parto non prima della 38° settimana di gestazione. (82) (83) Per quanto riguarda le modalità di parto, negli anni, si è giunti a enunciare varie considerazioni: • Innanzitutto esse non possono non tenere conto della placentazione e dell’epoca di gestazione. • Inoltre, appare chiaro che il secondo gemello è esposto a maggiori rischi rispetto al primo, indipendentemente dalla modalità di parto prescelta, anche se il ricorso al TC riduce significativamente le complicanze dell’ipossia intrapartum e migliora l’outcome sia materno che perinatale. (84) (85) - 93 - Se si opta per il parto vaginale, il secondo gemello ha un rischio complessivo di 3 volte superiore, a qualsiasi epoca gestazionale, per qualsiasi sesso, presentazione e placentazione. A peggiorare significativamente la prognosi sono la discordanza di peso tra i gemelli e un intervallo di tempo superiore ai 25-30 minuti tra la nascita del primo e quella del secondo gemello, tanto che, in alcuni casi è indispensabile ricorrere al taglio cesareo d’urgenza. (84) Si è anche dimostrato con certezza l’aumento della mortalità perinatale associato a parto vaginale, qualora almeno uno dei due gemelli abbia presentazione podalica, indipendentemente dal suo ordine di nascita. (86) In definitiva si può riassumere dicendo che la presentazione di entrambi i gemelli è il principale parametro da considerare per definire la modalità di parto: • In caso di presentazione VERTICE-VERTICE, condizione che si verifica nel 40% circa dei casi totali, si propende per un parto vaginale. • Se il primo gemello si presenta di VERTICE e il secondo in situazione TRASVERSA si tenta il rivolgimento interno manuale e l’eventuale parto vaginale; se, invece, il secondo gemello è in presentazione PODALICA si decide per il parto vaginale solo in presenza di un operatore esperto e se non ci siano altri fattori di rischio materni. Questa condizione rappresenta complessivamente il 40% del totale. • Qualora, nel restante 20% dei casi, il primo gemello assuma una presentazione TRASVERSA o PODALICA, essendo in quest’ultimo caso la gestante nullipara, qualunque sia la presentazione del secondo gemello, si pianifica il taglio cesareo in elezione. - 94 - Figura 20: possibili combinazioni di presentazioni dei gemelli - 95 - 8.2 INDICAZIONI AL TAGLIO CESAREO ELETTIVO ASSOLUTE: • Gravidanza gemellare monocoriale monoamniotica. • Gemelli congiunti. • Primo gemello in presentazione podalica, in gestante nullipara, o trasversa. • Indicazioni assolute che valgono anche per le gravidanze singole: placenta previa, grave gestosi materna, distacco intempestivo di placenta normalmente inserita, estesa cicatrice uterina da pregressa isterotomia, prolasso del funicolo al momento della rottura del primo sacco, insorgenza di segni eco- o cardiotocografici di sofferenza fetale. RELATIVE: • Primo gemello in presentazione podalica in donna pluripara. • Gravidanza gemellare complicata (TTTS ecc.). • Gravidanza multipla. • La gravidanza monocoriale non è di per sé un'indicazione all'espletamento del parto attraverso taglio cesareo, tuttavia si calcola che esista un rischio di circa 1:350 di trasfusione feto-fetale in corso di travaglio con conseguente morte improvvisa dei due feti. In genere, quindi, si preferisce espletare il parto mediante taglio cesareo, nonostante tale condizione continui a non rappresentare un’indicazione assoluta. (87) - 96 - Esistono, inoltre, casi in cui è indispensabile ricorrere al taglio cesareo d’urgenza, nonostante il travaglio di parto sia già iniziato: in particolare in caso di collisione, ovvero quando una grande parte anatomica, ad esempio la testa, di un feto si impegni nello scavo pelvico simultaneamente a una grande parte anatomica dell’altro feto. In genere questa distocia meccanica si risolve spontaneamente, poiché i gemelli sono di piccole dimensioni, per cui le contrazioni uterine riescono a causare la retropulsione della grossa parte meno profondamente impegnata. Quando la situazione non risolve spontaneamente, si deve ricorrere al TC d’urgenza. Più rara, ma significativamente più grave è l’uncinamento, condizione in cui il primo feto è in presentazione podalica e il secondo cefalica o trasversa, pertanto, scendendo la testa del primo gemello può uncinare con il proprio mento, il mento o il collo del secondo. Se le due teste non sono ancora incuneate profondamente nella pelvi, in genere, risulta efficace il tentativo manuale di retropulsione sulla testa del secondo gemello per consentire l’estrazione totale del primo. Se, invece, tale manovra si riveli inefficace è necessario ricorrere al TC con ampia incisione longitudinale dell’utero materno, estraendo per via addominale il secondo gemello, e subito dopo, per via vaginale, il primo. Quando questa condizione venga sottovalutata e non repentinamente trattata il tasso di mortalità fetale raggiunge livelli elevati. - 97 - CAPITOLO 9 LA FECONDAZIONE ARTIFICIALE 9.1 PMA (PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA): LE ORIGINI E LA LEGISLAZIONE IN MERITO Risale al 1978 l’annuncio su Lancet, da parte di Edwards e Steptoe della nascita di Louise Brown, conseguente all’impiego, per la prima volta, di tecniche di fecondazione in vitro e trasferimento intrauterino dell’embrione. Le metodiche di cui la PMA si avvale sono molteplici e le principali sono state precedentemente enunciate. Si tratta comunque di una tematica eccezionalmente dibattuta, oggi come non mai, soprattutto quando vengano tirate in ballo tecniche, quali la fecondazione eterologa, che suscitano controversie bioetiche e richiamano l’attenzione su problematiche più ampie, quali la persona e la famiglia. Si definisce “omologa”, una fecondazione assistita in cui sia l’oocita che lo spermatozoo vengano prelevati dai membri dalla medesima coppia genitoriale che desidera intraprendere la gravidanza, e ne conseguirà l’eventuale nascita di uno o più bambini che, per definizione, erediteranno il patrimonio genetico da entrambi i genitori legali. Si parla, invece, di fecondazione “eterologa” quando uno dei due gameti, maschile o femminile, provengano da un donatore esterno alla coppia dei genitori e vengano conservati, in opportune condizioni ambientali, all’interno di centri specializzati. (88) - 98 - La legge 19 febbraio 2004, n. 40, "Norme in materia di procreazione medicalmente assistita" consente il ricorso alle tecniche di PMA solo quando non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilità, esclude la possibilità di effettuare la fecondazione assistita eterologa, permette l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita solamente a coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi, dopo averne chiaramente accertato la sterilità o infertilità. Secondo tale legge inoltre è possibile tentare la fecondazione di massimo 3 ovociti alla volta, trasferendoli immediatamente tutti nell’utero o nelle tube della donna, senza congelarli, senza la possibilità di valutare la presenza di eventuali mutazioni genetiche, in modo da selezionare solo gli embrioni sani, e, quindi, imponendo l’impianto di tutti gli embrioni formatisi. Viene, infine, vietata qualsiasi forma di utilizzo, a fine di ricerca scientifica, degli embrioni ottenuti. Il Codice Deontologico Medico, all’art.42, riporta che “le tecniche di procreazione umana medicalmente assistita hanno lo scopo di ovviare alla sterilità. E' fatto divieto al medico, anche nell'interesse del bene del nascituro, di attuare: a) forme di maternità surrogata; b) forme di fecondazione assistita al di fuori di coppie eterosessuali stabili; c) pratiche di fecondazione assistita in donne in menopausa non precoce; d) forme di fecondazione assistita dopo la morte del partner. E' proscritta ogni pratica di fecondazione assistita ispirata a pregiudizi razziali; non è consentita alcuna selezione dei gameti ed è bandito ogni sfruttamento commerciale, pubblicitario, industriale di gameti, embrioni e tessuti embrionali o fetali, nonché la produzione di embrioni ai soli fini di ricerca. - 99 - Sono vietate pratiche di fecondazione assistita in studi, ambulatori o strutture sanitarie privi di idonei requisiti”. Il 12 e il 13 giugno 2005, in Italia, si è tenuto un referendum abrogativo di alcuni principi della legge n.40, distinto in quattro quesiti. Le proposte referendarie miravano a: garantire l’accesso alle tecniche di PMA anche alle coppie affette da patologie geneticamente trasmissibili, oltre che alle coppie sterili, eliminare l’obbligo di consentire la fecondazione assistita solo quando non vi fossero altre opzioni terapeutiche per ottenere la gravidanza, permettere la libera scelta delle tecniche da attuare in base alle caratteristiche della coppia e di rivalutare il proprio consenso all’atto medico in qualsiasi momento, ridefinire il numero massimo di embrioni impiantabili. La scarsa affluenza alle urne ha impedito, tuttavia, il raggiungimento del quorum. Attualmente, in tutto il mondo, il principale problema connesso al ricorso alle tecniche di PMA riguarda l’alto tasso di incidenza e l’elevato rischio di complicanze connesse alle gravidanze plurime. - 100 - CAPITOLO 10 IL NOSTRO STUDIO 10.1 L’ESPERIENZA TERNANA MATERIALI E METODI: L’oggetto del nostro studio è rappresentato da un campione di donne gravide, ricoverate presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia di Terni, che hanno espletato il parto gemellare nel periodo compreso tra il 18 novembre 2005 e il 12 aprile 2009. Nel lasso di tempo esaminato, il numero complessivo dei parti è stato pari a 3565, per 3507 gravidanze, di cui 53 gemellari o multiple, corrispondenti all’1,51% del totale. Grafico 1: confronto tra gravidanze singole e gemellari - 101 - Tra le gravidanze multiple, di cui sopra, 48 erano bigemine e 5 trigemine. Non si sono riportati casi di gravidanze quadrigemine o di ordine superiore. Grafico 2: distribuzione di prevalenza delle gravidanze gemellari. Sono stati presi in considerazione le informazioni e i dati ottenuti dalle cartelle cliniche, conservate presso il reparto e presso l’archivio generale dell’ Azienda Ospedaliera “S.Maria” di Terni, relativi alle gestanti che hanno espletato il parto, nel periodo stabilito, presso la stessa Struttura Ospedaliera. I dati su cui abbiamo focalizzato la nostra attenzione sono riguardanti, per ciascuna paziente: 1. l’età materna al momento del parto, 2. la nazionalità e, per le donne italiane la regione di origine, 3. le eventuali pregresse gravidanze gemellari, 4. la parità, - 102 - 5. l’eventuale ricorso alle tecniche di PMA, 6. il tipo di placentazione, 7. le indagini invasive e non effettuate durante la gestazione, 8. l’epoca gestazionale al momento del ricovero, 9. l’epoca gestazionale al momento del parto, 10. la durata complessiva del ricovero, 11. le complicanze materne e fetali, 12. le patologie materne associate, 13. la modalità del parto, 14. il sesso dei neonati, 15. la presentazione dei feti, 16. il peso, la lunghezza e le condizioni dei neonati, 17. gli eventuali esiti permanenti. - 103 - RISULTATI: Nel campione delle gestanti che hanno espletato il parto presso la nostra Azienda Ospedaliera, costituito complessivamente da 3507 casi, nell’intero periodo considerato, 53 sono state le gravidanze plurime, corrispondenti all’1,51%, ovvero 1 gravidanza gemellare ogni 66. Grafico 3: andamento annuo delle gravidanze gemellari rispetto al totale Nello specifico, l’andamento annuo mostra che, dal 18 novembre al 31 dicembre 2005, le gravidanze gemellari sono state 2, per 4 nati, e hanno rappresentato il 3,64% del totale dei nati, pari a 110; nell’intero 2006, esse sono state 20, per 41 nati e 1 morte intrauterina fetale, ed hanno costituito il 4,19% dei parti totali, pari a 1003; nel 2007 si sono riportati solo 9 gravidanze gemellari, per 16 nati vivi e 2 nati morti, corrispondenti all’1,67% di tutti i nati, pari a 1075; nel 2008, 15 gravidanze gemellari, - 104 - per 33 nati vivi, il 3,04% dei nati totali, pari a 1084; e, nell’anno corrente, considerando il periodo compreso tra il 1° gennaio e il 12 aprile, le gravidanze plurime sono state 7, per 14 nati, Sono risultate il 4,78% delle gravidanze globali, pari a 293. Dalla raccolta dei dati anamnestici si è individuato 1 unico caso di pregressa gravidanza gemellare. L’insufficienza delle informazioni contenute nelle cartelle cliniche sull’anamnesi familiare delle gestanti ha, invece, reso impossibile tracciare un’ipotesi attendibile sull’influenza di fattori genetico-ereditari nell’insorgenza delle gravidanze plurime. In 24 casi quella gemellare si è evidenziata essere la prima gravidanza, in 12 pazienti quella gemellare è insorta come seconda gravidanza, in 9 come terza, in 5 come quarta, in 1 come quinta, in 1 come sesta e in 1 come settima. 2% 2% 2% 9% 1° gravidanza 2° gravidanza 45% 3° gravidanza 17% 4° gravidanza 5° gravidanza 6° gravidanza 7° gravidanza 23% Grafico 4: ordine di insorgenza della gravidanza gemellare - 105 - Per quanto riguarda l’età materna si è osservata una notevole variabilità: la gestante più giovane aveva 23 anni, la più anziana 41. Relativamente alla nazionalità materna: 13 sono state le partorienti straniere (Macedonia, Romania, Sri Lanka, Marocco, Francia, Albania, Nigeria, Moldavia, Santo Domingo) e 40 italiane, di cui 29 umbre. Dall’anamnesi materna si ricava che in 11 delle 53 gestanti si erano verificati precedenti aborti spontanei, in 3 casi dei quali duplici. Nel corso della gravidanza gemellare 51 donne avevano effettuato almeno 3 visite ostetriche e solo 2 gestanti 2 visite. L’epoca gestazionale al momento della prima visita oscilla tra un minimo di 2 settimane e un massimo di 20. Le gestanti si sono sottoposte a un minimo di 2 e un massimo di 10 ecografie per monitorare il corso della gravidanza, e solo in 2 casi non è stata effettuata la ecografia morfologica al 5° mese. 18 donne si sono anche sottoposte a monitoraggio invasivo delle eventuali malformazioni congenite, geneticamente determinate, mediante amniocentesi. In nessuno dei casi esaminati era stata effettuata la villocentesi. L’insorgenza della gravidanza è stata spontanea in 40 dei 53 casi, e indotta mediante il ricorso a tecniche di PMA in 13 casi. Il tipo di tecnica impiegata è stata: in 8 casi la FIVET, in 4 casi la ICSI, in 1 solo caso la IUI. In particolare si può affermare che: • delle 48 gravidanze bigemine, 8 sono state indotte artificialmente (6 con la FIVET, 1 con la ICSI e 1 con la IUI), e 40 sono insorte spontaneamente. • le 5 gravidanze trigemine sono state tutte indotte con PMA (2 con FIVET e 3 con ICSI). - 106 - INDOTTE SPONTANEE 40 0 SPONTANEE 8 5 INDOTTE BIGEMINE TRIGEMINE Grafico 5: modalità di insorgenza della gravidanza bigemina e trigemina Per quanto riguarda il tipo di placentazione: 4 gravidanze erano tricoriali-triamniotiche 30 bicoriali-biamniotiche, 18 monocoriali-biamniotiche, , 1 monocoriale-triamniotica. Non si sono registrati casi di monoamnionicità. - 107 - TIPO DI PLACENTAZIONE 2% TRICORIALETRIAMNIOTICA 7% 34% BICORIALEBIAMNIOTICA MONOCORIALEBIAMNIOTICA MONOCORIALETRIAMNIOTICA 57% Grafico 6: corionicità e amnionicità La durata del ricovero varia da un minimo di 3 a un massimo di 19 giorni. L’epoca gestazionale al momento del ricovero, invece, oscilla tra le 23 settimane più 2 giorni e le 39 settimane. Nello specifico è stato possibile rilevare che: • 3 donne sono state ricoverate in un’epoca gestazionale inferiore alla 26° settimana, pari al 5,66%. • 12 gestanti sono state ricoverate tra la 26° e la 34° settimana di epoca gestazionale, ovvero il 22,64%. • 25 donne, il 47,17%, tra la 34° e la 37° settimana. • 13 partorienti, il 24,53%, oltre la 37° settimana. - 108 - Grafico 7: epoca gestazionale al momento del ricovero Le 15 pazienti (28,3%) ricoverate entro la 34° settimana di epoca gestazionale presso il nostro Reparto, sono giunte alla nostra osservazione per l’insorgenza di complicanze quali: PROM in 6 casi, diabete gestazionale in 1 caso, preeclampsia lieve in 2 casi, ipertensione arteriosa in 2 casi, MEF (morte endouterina fetale) in 1 caso, minaccia di parto pretermine in 5 casi, placenta previa centrale in 1 caso, distacco intempestivo di placenta normoinserita in 1 caso, IUGR in 1 caso, iniziale travaglio di parto o travaglio di parto inevitabile. Al momento del ricovero le gestanti sono state seguite mediante visita ostetrica, ecografia transvaginale, cervicometria, biometria fetale e cardiotocografia. - 109 - Per minaccia di parto pretermine si definisce il riscontro di contrazioni uterine regolari associate a: progressive modificazioni della bocca uterina, o a una dilatazione cervicale > 2 cm, o a un raccorciamento del collo uterino > 80% o a rottura delle membrane. Per iniziale travaglio si intende, invece, la dilatazione cervicale progressiva associata a contrazioni uterine regolari, percepite come dolorose, con un frequenza superiore a 1 ogni 10 minuti. Non ci sono sufficienti evidenze scientifiche del fatto che l’assunzione orale di tocolitici, nelle gravidanze gemellari, consenta un prolungamento della durata delle stesse. Nei suddetti casi, pertanto, si è preferito l’impiego dei tocolitici mediante vie di somministrazione diverse da quella orale. In 8 pazienti si è deciso di ricorrere alla somministrazione di Miolene (betasimpaticomimetico, ad azione tocolitica), per endovena o intramuscolo, in 2 casi all’impiego di Indometacina (FANS), per via rettale, in 5 all’infusione endovenosa di Atosiban (Tractocile, antagonista selettivo del recettore dell’ossitocina). In tutti i casi, per evitare o ridurre al minimo il rischio di RDS (Sindrome da Distress Respiratorio), causata dall’insufficiente produzione di surfattante polmonare, e di accelerare la maturazione del tessuto polmonare, nei neonati entro la 34° settimana di gestazione, si è effettuata terapia profilattica con Bentelan o altri corticosteroidi (12 mg/die per almeno 2 giorni, per via intramuscolare). Esaminiamo due casi significativi: il primo è relativo a una gravidanza bigemina, monocoriale biamniotica, giunta alla nostra attenzione il 5 aprile 2009 ad un epoca gestazionale corrispondente a 24 - 110 - settimane e 6 giorni. Il ricovero è avvenuto per sospetta PROM, travaglio di parto inevitabile e IUGR del I feto. La paziente terzigravida, con due pregressi aborti spontanei revisionati, il primo risalente a gravidanza insorta spontaneamente nel 2006, e il secondo relativo a gravidanza indotta mediante utilizzo della FIVET nel 2008, aveva iniziato la terza gravidanza ricorrendo nuovamente alla PMA attraverso FIVET. Durante la gravidanza, la donna non si è sottoposta ad amniocentesi, in presenza di una traslucenza nucale normale per entrambi i feti. Al momento del ricovero, la donna presenta leucorrea da vaginosi, cervice appena raccorciata e scolo di scarso liquido amniotico chiaro; non riferisce contrazioni uterine. Viene immediatamente iniziata la terapia con Bentelan, Tractocile e antibiotici. L’ecografia mette in evidenza i segni patognomonici della TTS (Sindrome TrasfusoTrasfusore), ovvero oligoamnios nel I feto, crescita inferiore al 3° centile per epoca gestazionale, assenza di flusso telediastolico in arteria ombelicale, poliidramnios nel II feto, crescita corrispondente al 57° centile. Le resistenze misurate all’ Eco Doppler sono alterate. Non è stata eseguita alcuna terapia conservativa o invasiva per il trattamento specifico della TTS. Dopo una settimana dal ricovero, nonostante la terapia tocolitica, ha inizio il travaglio di parto inevitabile, con rapido raccorciamento del collo uterino, comparsa di contrazioni, dapprima irregolari e sporadiche, poi ritmiche e efficaci, pur in assenza di scolo di liquido amniotico. Si decide di praticare il taglio cesareo urgente. Nascono due femmine, la prima in presentazione podalica e la seconda cefalica. La prima ha un peso di appena 450 grammi, per una lunghezza di 29 cm e il punteggio Apgar a 10 minuti dalla nascita è pari a 0, viene pertanto constatato il decesso. - 111 - La seconda ha un peso di 780 grammi, una lunghezza di 33 cm, il punteggio Apgar a un minuto è di appena 2, 4 al quinto minuto e 5 al decimo. Viene ricoverata in UTIN per prematurità broncopolmonare, estrema, caratterizzata retinopatia del da: prematuro distress di respiratorio, secondo grado, displasia emorragia intraventricolare, iperecogenicità della sostanza bianca periventricolare, fibroplasia retrolenticolare, anemia, pervietà del dotto di Botallo, trattata con Ibuprofene; durante il ricovero sviluppa sepsi. Alla dimissione dopo 79 giorni, mostra gravi esiti permanenti e un peso di appena 2 kg. Il secondo caso riguarda una gestante trentanovenne secondigravida, con gravidanza gemellare bicoriale biamniotica insorta spontaneamente. L’epoca gestazionale al momento del ricovero è di 23 settimane e due giorni. Al ricovero la donna riferisce abbondanti perdite ematiche vaginali notturne, in assenza di contrazioni. La visita ostetrica attesta la pervietà della bocca uterina ad appena un dito. Anamnesticamente la gestante riporta un pregresso parto eutocico spontaneo pretermine associato a PROM. Si inizia la terapia tocolitica e cortisonica, ma, dopo due giorni, persistendo abbondanti perdite ematiche vaginali, con un collo uterino raccorciato del 70% e pervio a un dito, e a seguito dalla comparsa di sporadiche contrazioni uterine, si decide di trasferire la paziente in Sala Parto e ci si prepara all’assistenza al parto spontaneo. Durante il ricovero, l’ecografia aveva permesso di osservare una zona ipoecogena falciforme in corrispondenza del lembo inferiore della placenta del II feto delle dimensioni di 11 x 39 mm, tendente ad accrescersi, da attribuire verosimilmente a distacco intempestivo di placenta normoinserita. - 112 - Dopo un travaglio di circa due ore, nascono un maschio e una femmina, dal peso e dalla lunghezza rispettivamente di 540 e 20, 500 grammi e 19 cm. Il punteggio Apgar del primo nato è 3 al primo e al quinto minuto. Quello del secondo nato è di 1 al primo e al quinto minuto, ma 0 al decimo minuto. Entrambi i nati mostrano una spiccata bradicardia e bradipnea, vengono ventilati, sottoposti a massaggio cardiaco esterno e infusione endovenosa di atropina. Il primo nato viene trasferito in UTIN per prematurità estrema e decede a distanza di un’ora dalla nascita, il secondo muore in sala parto. Le complicanze materne e fetali riscontrate al momento del ricovero sono state: 2 casi di sospetta TTS, 24 casi di IUGR, 4 di ipertensione gestazionale, 4 di diabete gestazionale, 6 di preeclampsia, 1 di eclampsia, 2 di epatogestosi, 1 di placenta previa centrale, 2 di distacco intempestivo di placenta normoinserita, 28 di minaccia di parto pretermine con o senza PROM, 3 di MEF (morte endouterina fetale). Rapportando le complicanze alla modalità di insorgenza della gravidanza si è visto che: • i 2 casi di sospetta TTS si sono verificati in 1 gravidanza spontanea e in 1 indotta. Ovvero nel 2,5% delle gravidanze gemellari spontanee e nel 7,7% di quelle ottenute con PMA. • Tra i 24 casi di IUGR, 19 si sono riscontrati in corso di gravidanza spontanea (pari al 23,75% dei nati da gravidanza insorta spontaneamente), e 5 in caso di fecondazione assistita (ovvero il 16,13% dei nati da gravidanze indotte). • 3 casi di ipertensione gestazionale (7,5%) si sono verificati in corso di gravidanza gemellare spontanea, e 1 (7,7%) in caso di gravidanza artificialmente indotta. - 113 - • 4 casi di preeclampsia di sono evidenziati in corso di gravidanza spontanea, pari al 10% del totale, e 2 (15,38%) in caso di PMA. • Il solo caso di eclampsia e di placenta previa centrale si sono verificati in corso di gravidanze spontaneamente insorte. (2,5% di tutte le gravidanze spontanee). • I casi di epatogestosi diagnosticati sono stati 2, entrambi in caso di gravidanza gemellare spontanea (5% del totale). • 2 sono stati i distacchi intempestivi di placenta normoinserita, 1 in gravidanza spontanea (2,5%) e 1 in gravidanza indotta (7,7%). • 2 dei 3 casi di MEF si sono verificati in gravidanze spontanee (2,5% dei nati da gravidanza spontanea), e 1 in corso di gravidanza trigemina indotta (3,23% dei nati da gravidanza indotta). • 20 casi di minaccia di parto pretermine associato o meno a PROM hanno complicato il decorso delle gravidanze spontanee (50% del totale), e 8 quello delle gravidanze ottenute mediante ricorso a PMA (61,54% di tutte le gravidanze indotte). - 114 - 8 1 1 0 0 0 MPP +/- PROM MEF INDOTTE DISTACCO DI PLACENTA 2 2 PLACENTA PREVIA 1 5 EPATOGESTOSI 1 ECLAMPSIA 20 2 PREECLAMPSIA DIABETE GESTAZIONALE 1 1 PIH 2 SPONTANEE IUGR 1 4 TTS 2 3 19 1 Grafico 8: complicanze materne e fetali nelle gravidanze gemellari - 115 - Dalle 53 gravidanze gemellari, sono nati 108 gemelli vivi e 3 morti. Di questi 57 (51,35%) erano maschi e 54 (48,65%) femmine. I 3 nati morti erano tutti di sesso femminile. In 36 delle 53 gravidanze gemellari, pari al 67,92%, i nati erano dello stesso sesso. In 13 dei suddetti casi, la gravidanza era monocoriale biamniotica, nei restanti 23 bicoriale biamniotica. In tutte le gravidanze trigemine il sesso dei nati è risultato discordante. Relativamente al peso alla nascita: 31 gemelli, corrispondenti al 27,93%, avevano un peso inferiore o uguale a 2000 grammi, e 80, pari al 72,07%, superiore ai 2000 grammi. PESO ALLA NASCITA < 2000 gr > 2000 gr 28% 72% Grafico 9: peso dei gemelli alla nascita - 116 - In 14 nati (12,61% del totale), la lunghezza era inferiore o uguale a 40 centimetri. Nei restanti 97 casi, pari all’87,39% dei nati complessivi, la lunghezza superava i 40 centimetri. 23 gemelli presentavano un punteggio APGAR inferiore o uguale a 7 a un minuto dalla nascita, ovvero l’20,72% del totale. In 3 di essi era pari a 0, ed è stato immediatamente dichiarato il decesso dei nati. In 3 casi, la morte è stata constata pochi minuti dopo la nascita a causa di severi deficit riconducibili alla prematurità estrema dei nati, o in sala parto o a seguito del trasferimento in UTIN. In 13 di essi, è stata praticata la rianimazione cardiopolmonare, mediante ventilazione con O2, massaggio cardiaco esterno ed eventuale infusione endovenosa di atropina. In 16 dei nati con APGAR inferiore o uguale a 7 alla nascita, si è verificato un graduale ripristino dela funzione cardiocircolatoria e respiratoria, con aumento rapido del punteggio APGAR stesso, rivalutato al 5° e al 10° minuto. In 4 casi il basso punteggio APGAR era attribuibile a malformazioni o gravi esiti di prematurità dei nati. PUNTEGGIO APGAR 21% <o=7 >7 79% Grafico 10: punteggio APGAR alla nascita - 117 - I casi di morte fetale endouterina sono stati 3, in tutti e 3 i casi di sesso femminile. L’esame autoptico ha messo in evidenza che in 2 dei 3 casi la morte è avvenuta per asfissia con aspirazione di liquido amniotico e insufficienza placentare. In uno di essi è stata riscontrata marcata idrope sottocutanea. Nell’ultimo caso, la morte è stata imputata ad asfissia per patologia del funicolo e presenza di una sola arteria e una vena ombelicale. Grafico 11: sesso dei nati Le modalità di espletamento del parto sono state in 5 casi, pari al 9,43%, il parto spontaneo eutocico, e in 48 casi, il 90,57% dei parti gemellari totali, è stato effettuato il taglio cesareo (che in 19 pazienti era già programmato, nelle restanti 29 è stato eseguito d’urgenza). - 118 - 9% SPONTANEO TC ELETTIVO TC URGENTE 55% 36% Grafico 12: modalità di espletamento del parto La modalità di presentazione dei feti è stata CEFALICA in 69 casi (62,16%), PODALICA in 26 casi (23,42%), in situazione TRASVERSA in 14 casi (12,61%) e in DUPLICATO CORPORE in 2 casi (1,8%). PRESENTAZIONE CEFALICA 13% 2% PODALICA TRASVERSA 23% DUPLICATO CORPORE 62% Grafico 13: modalità di presentazione dei gemelli - 119 - Per quanto riguarda il decorso post-partum e il puerperio sono stati fisiologici in 43 donne, pari all’81,13% delle pazienti ricoverate. In un caso si è osservata la comparsa di lesioni pomfoidi pruriginose in sede lombare e la donna è stata sottoposta a terapia farmacologica dopo consulenza dermatologica. In 2 pazienti è stata riscontrata iperpiressia associata ad edema duro degli arti inferiori, dolore, tensione e turgore da ingorgo mammario, con linfoadenomegalia ascellare; queste pazienti sono state sottoposte a terapia antibiotica, antipiretica e fasciatura compressiva del seno. In una paziente, subito dopo il parto, si è verificata una crisi eclamptica severa con perdita di coscienza, che ha reso necessario il trasferimento, per tre giorni, in Rianimazione e il trattamento con Valium per via endovenosa e intramuscolare. In un caso il decorso post-chirurgico è stato contrassegnato da astenia marcata riconducibile a severa anemia (Hb = 7,4 gr/dl). In 3 pazienti è insorta atonia uterina, che in ogni caso ha reso necessaria la emotrasfusione e la terapia farmacologica utero tonica con ossitocina, senza, tuttavia, richiedere trattamenti più invasivi. In un solo caso, l’osservazione di un’ampia zona anecogena delle dimensioni di 64,8x52,4 mm, all’ecografia pelvica, conseguente al secondamento incompleto, ha reso indispensabile l’urgente revisione della cavità uterina. In una donna, pochi giorni dopo la dimissione, è stato diagnosticata una radicolopatia sensitiva senza deficit funzionali all’inguine, coscia e ginocchio sinistro, nel territorio di innervazione di L1-L2, probabilmente imputabile a postura chirurgica. Nella paziente con duplice caso di MEF è stata richiesta la consulenza psichiatrica, che ha confermato la diagnosi di psicosi depressiva, e raccomandato la somministrazione di 20 gocce di Valium x 3 volte al giorno, e la sorveglianza continua per il rischio di atti inconsulti. - 120 - Grafico 14: decorso post-partum delle gravidanze gemellari 40 dei 108 gemelli nati vivi sono stati ricoverati in UTIN, pari al 37,04% del totale, i restanti 68, ovvero il 62,96%, presso il reparto di Neonatologia. Tra i ricoverati in UTIN: • In 1 nato si riscontra atresia anale e fistola retto-vaginale. • In 2 nati, difetto del setto interventricolare. • In 2 casi si è verificato il decesso dopo meno di un’ora dal ricovero a causa dei gravi deficit imputabili alla prematurità estrema. • In 1 caso si era evidenziata, già in epoca prenatale, una dilatazione cistica dei bacinetti renali bilateralmente, riconducibile a megaidrouretere. • In 1 caso, retinopatia del prematuro, RDS e pervietà del dotto di Botallo. • In 1 gravidanza bigemina, sia il primo che il secondo nato vengono ricoverati per RDS, anemia e ittero. Nella prima nata, inoltre, si riscontra pervietà del - 121 - dotto di Botallo, che viene trattata con Ibuprofene, insufficienza respiratoria, pneumotorace, retinopatia lieve (I-II grado); nel secondo nato, invece, la diagnosticata pervietà congenita del dotto di Botallo regredisce spontaneamente senza alcun trattamento farmacologico. In entrambi i casi l’ecografia prenatale aveva evidenziato la presenza di cisti ed aree di ipoecogenicità a livello cerebrale e cerebellare. • In 1 gravidanza bigemina, la prima nata viene dichiarata deceduta dopo 25 minuti dalla nascita; nella seconda nata si riscontra pervietà del dotto di Botallo, trattata broncopolmonare, iperecogenicità con Ibuprofene, retinopatia della II sostanza distress grado, bianca respiratorio, emorragia displasia intraventricolare, periventricolare, fibroplasia retrolenticolare ed anemia. La durata massima del ricovero in UTIN è stata di 98 giorni. In solo 2 dei neonati ricoverati in Neonatologia si erano evidenziate malformazioni congenite: nel primo caso, in corso di ecografia prenatale, era stata visualizzata una lesione cistica in fossa iliaca destra, identificata come sospetto angioma intestinale, o cisti mesenterica o megauretere congenito monolaterale; nel secondo caso è stato riscontrato uno sfrangiamento del prepuzio all’esame obiettivo in Sala Parto. Nel complesso si sono verificati 3 decessi a poca distanza dalla nascita, a causa della prematurità estrema. Dall’analisi dei dati raccolti è stato possibile rilevare che la sindrome da distress respiratorio era presente in 11 gemelli (pari al 10,18% dei nati vivi), ed è stata trattata con Bentelan prima della nascita, nei casi di parto prematuro, e, dopo la nascita, mediante l’apporto di surfattante esogeno e ventilazione meccanica-assistita. - 122 - In 4 gemelli sono state individuate malformazioni congenite (2 casi megauretere, 1 sfrangiamento del prepuzio, 1 atresia anale con fistola retto-vaginale), pari al 3,7%. In 2 casi è stato diagnosticato un difetto del setto interventricolare, corrispondente allo 1,86% dei nati vivi. In 3 casi è stata riportata retinopatia del prematuro, pari a 2,8% dei nati vivi. In 4 casi (3,72%) si è individuata la pervietà congenita del dotto di Botallo. In 1 caso (0,93%) displasia broncopolmonare, pneumotorace e fibroplasia retrolenticolare. 3 gemelli sono deceduti a distanza di poche ore dalla nascita, ovvero il 2,78% del totale dei nati vivi. RDS 12 11 MEGAURETERE CONGENITO ANOMALIE DEL PREPUZIO 10 8 ATRESIA ANALE E FISTOLA RETTOVAGINALE DIV 6 ROP 4 3 4 2 2 3 2 1 1 DOTTO DI BOTALLO PERVIO PNX 1 11 DISPLASIA BRONCOPOLMONARE FIBROPLASIA RETROLENTICOLARE 0 EXITUS Grafico 15: complicanze neonatali - 123 - 10.2 CONCLUSIONI Ciò che emerge dal nostro studio, condotto tra il 18 novembre 2005 e il 12 aprile 2009, è che, presso la nostra Azienda Ospedaliera, sono stati espletati 53 parti gemellari, su 3507 gravidanze complessive, pari a 1 gravidanza multipla ogni 66. Ciò significa che dei 3565 nati, 111, pari al 3,11% erano gemelli. Uno studio condotto tra il 1° gennaio 2006 e il 20 settembre 2007, presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Perugia, ha messo, invece, in evidenza una frequenza media di gravidanza multiple pari a 1:36, con una percentuale di gemelli pari a 5,4% del numero totale dei nati. La frequenza delle gravidanze gemellari il cui parto è stato espletato nel ternano è più vicina alla frequenza media mondiale di 1:80, rispetto alla frequenza di gemellarità seguita nel perugino. Tra le gravidanze multiple seguite nel reparto di Terni, il 90, 57% è stato bigemellare, e il 9,43% è stato costituito da gravidanze trigemine. Nel Dipartimento perugino i risultati non sono stati affatto discordanti, con il 93,55% di gravidanze bigemine, il 5,38% di trigemine e l’1,08% di pentagemine. Per quanto riguarda la modalità di insorgenza della gravidanza: è stata spontanea in 40 casi (75,47%) e indotta mediante ricorso a tecniche di PMA in 13 casi (24,53%) tra le donne seguite dal nostro reparto; spontanea in 66 gestanti (70,97%), e indotta in 27 casi (29,03%) nell’Istituto perugino. Tutte le 5 gravidanze trigemine ternane sono insorte spontaneamente, mentre delle 5 trigemine perugine, 1 è insorta spontaneamente e 4 sono state indotte. Relativamente al tipo di placentazione, lo studio ternano ha evidenziato 30 casi di bicorialità-biamnionicità (56,60%), 18 di monocorialità-biamnionicità (33,96%), 4 di - 124 - tricorialità-triamnionicità (7,55%) e 1 di monocorialità-triamnionicità (1,89%). Anche nel reparto perugino i risultati sono stati pressoché sovrapponibili, con il 66% di gravidanze bicoriali-biamniotiche, il 28% di monocoriali-biamniotiche, il 5% di tricoriali-triamniotiche, e l’1% (pari ad appena un caso) di monocorialimonoamniotiche. A Terni il 28,3% delle donne, corrispondenti a 15 gestanti, sono state ricoverate ad un epoca gestazionale inferiore o uguale a 34 settimane, contro il 38% (35 gestanti) del Dipartimento perugino. Relativamente alle complicanze materne e fetali: • Sia a Terni che a Perugia di sono verificati 2 casi di sospetta TTS (pari al 3,77% a Terni e al 2,15% a Perugia). La frequenza media della TTS è pari al 15% delle gravidanze monocoriali, ovvero l’1-2% di tutte le gravidanze gemellari. A Terni, invece è risultata pari a 10,53% delle monocoriali. A Perugia 7,41% delle stesse. • I casi di IUGR sono stati 24 a Terni (21,62% dei feti) e 10 (5,15% dei 194 gemelli perugini). La media di IUGR nelle gravidanze gemellari, secondo la letteratura è del 20-25%. • A Terni si sono riscontrati 4 casi di PIH (ipertensione gestazionale), ovvero nel 7,55% delle gravidanze gemellari; a Perugia 12 casi, corrispondenti al 12,9%. Mediamente, gli studi internazionali riportano una frequenza di circa il 15% di PIH come complicanza materna della gravidanza gemellare. • A Terni ci sono stati 4 casi diagnosticati di diabete gestazionale (7,55%), a Perugia 1 solo caso (1,08%). La media internazionale è compresa tra il 3 e il 6%. - 125 - • A Terni , inoltre, sono stati riscontrati 6 casi di preeclampsia e 1 di eclampsia, pari al 13,21%, in accordo alla media internazionale del 15% circa. • Sia a Terni che a Perugia il distacco intempestivo di placenta ha complicato 2 gravidanze gemellari, pari al 3,77% e 2,15% rispettivamente. La media internazionale si avvicina più alla frequenza di distacco di placenta nel perugino, essendo pari al 2% circa. • 28 sono stati i casi ternani di minaccia di parto pretermine con o senza PROM (52,83%), 47 quelli perugini (50,54%). Anche in questo caso i risultati del nostro studio sono sovrapponibili a quelli degli studi internazionali in merito, che attestano una frequenza media di parto pretermine del 50%. • A Terni si sono attestati 3 casi di Morte Endouterina Fetale (2,70% dei feti gemelli), a Perugia 6 (3,09%). La media internazionale è variabile dallo 0,5 al 7% circa. Relativamente al peso dei gemelli alla nascita, il 28% dei nati a Terni aveva un peso inferiore o uguale ai 2000 grammi, contro il 38% dei gemelli nati nell’Istituto perugino. Il punteggio APGAR alla nascita è stato inferiore o uguale a 7 nel 21% dei gemelli nati nel ternano, e nel 16% di quelli nati nel perugino. Il parto è stato espletato in maniera spontanea nel 9% dei casi a Terni e nel 12% dei casi a Perugia. La modalità di presentazione è stata concordemente cefalica in 18 casi, pari al 33,96% delle gravidanza gemellari ternane, cefalica per il primo e podalica o trasversa per i feti successivi in 24 casi, pari al 45,28%, podalica o trasversa per il - 126 - primo feto in 11 casi, pari al 20,75% dei casi. Ciò è in accordo con la media internazionale, in cui le frequenza sono rispettivamente del 40%, 40% e 20%. Il decorso del post-partum e il puerperio sono risultati fisiologici nell’81% delle gestanti ternane esaminate, e nel 90% di quelle perugine, L’atonia uterina ha complicato appena 3 donne, a seguito di gravidanza gemellare, seguite dal nostro Dipartimento Ospedaliero (5,66%), e 7 (7,53%) di quelle monitorate nel perugino. 41 gemelli dei 194 nati a Perugia (21,13%), e 40 dei 111 gemelli nati a Terni (36,04%) sono stati ricoverati in UTIN dopo la nascita. Gli esiti sono stati rappresentati da RDS in 31 casi (15,98%) a Perugia e in 11 casi (9,9%) a Terni; difetti del setto interventricolare in 2 casi (1,03%) a Perugia e in 2 (1,8%) a Terni; retinopatia del prematuro in 9 nati a Perugia, pari al 4,64%, e in 3 a Terni (2,7%), 1 pneumotorace a Terni (0,9%), e 1 a Perugia (0,52%); 9 casi di pervietà del dotto di Botallo (4,64%) a Perugia e 4 casi (3,7%) a Terni; 4 altre malformazioni (3,6%) a Terni, e 17 a Perugia, pari all’8,76% dei gemelli nati. Si sono inoltre dichiarati 3 decessi poco dopo la nascita (2,7%) a Terni e 2 (1,03%) a Perugia, tra i gemelli nati. I valori quantitativi ottenuti dallo studio delle cartelle cliniche della Azienda Ospedaliera di Terni e di Perugia hanno messo in evidenza caratteristiche delle gravidanze plurime sovrapponibili a quelli degli studi clinici internazionali precedentemente citati. I nostri risultati, quindi, attestano che il monitoraggio delle gravidanze gemellari presso strutture adeguatamente attrezzate consente di prolungare sufficientemente la durata della gestazione, fino ad un epoca tale da - 127 - ridurre al minimo il rischio di complicanze materne ed esiti perinatali irreversibili e severi. - 128 - BIBLIOGRAFIA (1) Little J, Thompson B, (1988): Descriptive epidemiology. In MacGillivray I, Campbell DM, Thompson B. Twinning and twins. Pp. 37-66. Chichester: John Wiley. 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