Hitchcock et l`art: coïncidences fatales

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Finisce il 24 settembre la mostra “Hitchcock et l’art Coïncidences
fatales” al centro Pompidou di Parigi: non è proprio dietro l’angolo
ma se avete modo di correre in Francia non ve ne pentirete.
Subito vi avvolgerà con la spirale di “Vertigo” proiettata sulla parete, la
prima sala tutta bianca dove le parole di Godard introducono Hitchcock
personaggio, «l’unico poeta maledetto ad aver avuto successo,
perché è il più grande creatore di forme del 20° se colo».
E così la mostra si apre su un mondo di forme e oggetti che nel
contrasto nero della seconda sala, diventano simboli di molti dei film.
Su cuscini rossi si poggiano 21 oggetti tra cui le forbici di “Delitto
Perfetto”, il bicchiere di latte de “Il Sospetto”, la macchina fotografica di
“La finestra sul cortile”.
Simboli, oggetti, giochi di ombre che nei film di Hitchocock si mescolano
abilmente per creare atmosfere suggestive e artistiche. Su questa
lettura artistico-pittorica c’è una vasta documentazione, un
accostamento puntuale di quadri, poster, fotografie, volti e personaggi.
Le donne evanescenti, glaciali, prototipi vittoriani dipinti da Gabriele
Rossetti o fotografate da Julia M. Cameron sono accostate alla Kim
Novak de “La donna che visse due volte” e alla Ingrid Bergman di
“Il peccato di Lady Considine”.
Ma ci sono anche le prospettive alla De Chirico e i paesaggi di Dalì per
la sezione Inquietudini dove scalinate e paesaggi che si perdono a vista
d’occhio richiamano architetture surrealiste. Del resto Dalì lavorò per le
scenografie di “Io ti salverò” dove i sogni di Gregory Peck si
compongono di molli forme distorte e persone senza volto. È lo stesso
regista a spiegare le sue scelte: «ho voluto Dalì per l’architettura
informe del suo lavoro. Chirico ha la stessa qualità, le lunghe
ombre, l’infinità delle distanze e le linee convergenti delle
prospettive, le facce senza forme.»
Il percorso documentaristico dell’esposizione si compone di foto di
scena, video di famiglia, gadget e curiosità sul regista tra cui uno spazio
dedicato alle sue celebri apparizioni, i camei, immortalati in piccoli
schermi che ci mostrano il suo volto in situazioni bizzarre. La scelta di
apparire nei propri film è nata come «necessità di riempire lo
schermo, più tardi è divenuta una superstizione e quindi un
gioco.»
La mostra si chiude con la ricostruzione di alcune celebri scene dei film
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“Gli Uccelli” e “Psycho”, dallo spazio aperto al delitto domestico, il
preferito di Hitchcock per cui: «alcune delle più squisite morti sono
state domestiche, eseguite con tenerezza, in semplici luoghi
casalinghi come il tavolo di cucina o il bagno».
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