Antologia proposta dalla classe 4^A

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Antologia proposta dalla classe 4^A
LICEO TITO LUCREZIO CARO
FILOSOFIA A BASSANO
ANNO SCOLASTICO 2009/2010
EROS
SOFISTA O FILOSOFO?
MATERIALI PROPOSTI DALLA CLASSE IV A
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Jessica
Viaggio nell'Umanesimo
Il mito platonico di Eros
L'interesse di questa breve trattazione è cogliere il valore universale della passione erotica nel mito
di Platone. L'amore è il motore di tutte le nostre azioni, anche di quelle non strettamente legate alla
vita di coppia.
Il Simposio di Platone (Atene, 427-347 a.C.) è una delle opere in assoluto più belle della storia della
filosofia e della letteratura in generale. Siamo ad Atene, in una cena tra amici intellettuali, alcuni dei
quali rimarranno famosi tra i posteri, come il filosofo Socrate e l'autore di commedie Aristofane.
Alla fine della cena, tra un bicchiere di vino e l'altro si apre una discussione volta a celebrare le
qualità di Eros, considerato il dio dell'amore (bisogna ricordare che le divinità greche erano la
personificazione di fenomeni naturali e di caratteristiche umane). Ultimo a parlare sarà Socrate, ma
il suo discorso diventerà un monumento tra i trattati di filosofia.
Socrate si contrappone ai suoi interlocutori affermando che Eros non è un dio. Come potrebbe
esserlo, se rappresenta il desiderio di raggiungere e possedere la bellezza. Questo desiderio è
l'effetto di una mancanza, Eros non è bello né è sapiente, ma desidera esserlo. Gli dei sono perfetti,
quindi non desiderano essere qualcosa che già sono. Conclusione di Socrate: Eros è un demone,
cioè un essere che non è né divino e né umano, ma si colloca tra i due estremi a fungere da tramite.
Così Eros non è né bello né sapiente, ma neppure ignorante o brutto, è un filosofo, cioè uno che
aspira a raggiungere la sapienza e la bellezza, che per Platone non è separata dal bene morale. Ma se
la passione erotica ha un carattere così universale, come mai si dice che alcuni amano ed altri no?
"Noi stacchiamo dalla totalità di Eros una determinata faccia: le attribuiamo il nome del complesso
e la chiamiamo eros. Per le altre facce usiamo dei diversi nomi"…"Per concludere, ogni ardente
voglia di bene e di beatitudine è, per chiunque, il sublime e furtivo eros. Ma quelli che si dirigono a
lui per altre strade e varie - operazioni finanziarie, esercizi atletici, intimità con la cultura - non sono
normalmente definiti né soggetti, né oggetti d'eros; ma solo quelli tesi appassionatamente a una
determinata faccia si prendono il nome del complesso eros, soggetti e oggetti d'eros". Eros è una
passione avente valenza universale perché il suo fine, in definitiva è raggiungere il bene, in modo
continuativo, per essere felici.
A questo punto devo ricordare, soprattutto a chi non conosce la filosofia platonica, che il bene di cui
si parla è assoluto, cioè unico, perfetto, eterno e immutabile. Esso è al vertice della gerarchia delle
idee, cioè la concretizzazione in un mondo superiore e reale di qualità e concetti che sulla terra sono
rappresentate solo da copie singolari e imperfette. Uscendo da questo rigido dualismo tra mondo
ideale (e assolutamente reale, secondo Platone) e quello esperibile della quotidianità, rimane,
comunque, un grande insegnamento. Platone considera la passione erotica come un desiderio che
guida l'essere umano in tutte le aspirazioni della vita. Certo, non è possibile raggiungere, causa la
nostra finitezza, la perfezione e mantenerla in modo duraturo. Ma la perfezione dell'uomo non
consiste tanto negli obiettivi che si propone di raggiungere, ma nella direzione seguita. Questo non
significa che gli obiettivi non siano importanti, ma si vuole dire che essi rappresentano delle idee
che fungono da riferimento nelle nostre azioni e ci portano a migliorarci e a maturare in
continuazione.
C'è un altro punto del discorso di Socrate sull'eros che vale la pena di trattare. Il fondamento
dell'impulso erotico è il poter procreare, rinnegando la morte. "…In questo ambito, infatti, per
ragione identica a quella d'eros, la fibra che ha in se la morte, cerca con tutte le sue forze d'esistere
per sempre, rinnegando la morte. Può farlo per una strada sola: dare vita. …" Questo desiderio di
dare vita ci garantisce una qualche forma di eternità, ma, secondo Platone (che parla attraverso
Socrate, nel Simposio e in tante altre opere), non è da intendersi in chiave esclusivamente fisica. Si
può anche rimanere incinti nello spirito, dando vita alle opere del pensiero, che ci garantiscono la
vera eternità, e alla possibilità di poterle comunicare agli altri (qui Platone offre una celebrazione
erotica della funzione pedagogica).
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In definitiva, l'eros, ovvero la passione amorosa, intesa in senso lato (non escludendo con ciò la vita
di coppia), è l'espressione del nostro desiderio di trascendenza. Il punto di partenza è l'eros per i
corpi, quello di arrivo, dopo essere passati per le belle anime, le belle scienze, le belle leggi ed
istituzioni, è l'idea assoluta di bellezza (che è tutt'uno con il bene). Trattandosi di idee perfette,
possono essere solo considerate come utopie, che però danno una direzione coerente alla nostra vita
nella
direzione
della
crescita
e
della
trascendenza.
Quando Platone, nella sua piena maturità, scrive il Simposio, in Grecia il tema dell'amore è già stato
ampiamente oggetto della riflessione dei poeti lirici, ma anche dei poeti tragici che lo intendono
sullo sfondo del mondo del mito. Nulla di "romantico" in questa visione: Eros è potenza
primordiale, temibile, domina l'uomo conducendolo dove vuole, anche a rovina a volte. Forza
cosmica indomabile, descritta con tratti inquietanti, superiore agli uomini ma anche agli stessi dèi.
Alle origini della cultura greca a noi nota attraverso la scrittura, Eros appare con i duplici tratti della
dolcezza e della forza indomabile. Il tema filosofico dell'amore ha dunque questo come proprio
oggetto sin dalle origini nel mito: · Eros come forza cosmica, irresistibile, legata alla generazione
attraverso il desiderio, che oltrepassa la volontà individuale di uomini e dèi; · Eros come desiderio
legato al piacere, alla dolcezza, che tuttavia domina, non si lascia dominare; · Eros come potenza
creativa che non si lascia imbrigliare in schemi e limiti, ma tende a rompere ogni freno, ogni logica
troppo razionale. Per quanto legata alla bellezza, e quindi nel mito ad Afrodite, Eros è dunque
potenza temibile e originaria, legata alle radici profonde del nostro essere. Che cosa sappiamo di
Eros? Nel mito greco, sia esso un demone o un dio, Eros appartiene comunque alla sfera del divino.
Quando i filosofi cominciano ad interessarsi al tema è familiare l'idea che il mito possa avere
ragione, che l'amore apra a legami metafisici, come se Eros possa aprire una via per penetrare in
una sfera dell'essere che ci è abitualmente preclusa. Il punto è che, in filosofia, è di casa il sospetto
che l'essere di dimensioni ne abbia più di una, che la complessità – una pluralità non sappiamo se
dominabile, se riducibile ad ordine e unità, o meno – sia il concetto che lo descriva al meglio. Eros
in questa complessità potrebbe avere un ruolo, perché è forza cosmica che spiega la generazione, e
quindi il movimento stesso dell'essere che genera, dell'essere che è movimento, non stasi.
Apparenza e inganno o verità? Nei filosofi, nei poeti e in chi ne è rimasto vittima, è presente il
sospetto che Eros in realtà appartenga ad un mondo di apparenze, al sogno di una notte di mezza
estate, in versione positiva, ad un vero e proprio inganno, in versione negativa. Una diversa
versione di quest'idea è già nel Simposio, che vede qua e là in Eros un "sofista" sempre pronto
all'inganno. E in effetti nel gioco della seduzione l'inganno e, semplicemente, la bella apparenza cui
non corrisponde nulla nella realtà, non hanno forse un ruolo che può essere importante? Questo può
significare: - che Eros apre ad un mondo di apparenza piuttosto che di verità, e questa via di ricerca
deve per conseguenza essere abbandonata; - può anche significare che l'essere stesso si esprima
attraverso l'apparenza, o l'inganno, che la realtà profonda delle cose sia un enigma difficile da
decifrare: che Eraclito o i sofisti abbiamo semplicemente ragione; - che l'inganno vada spiegato in
altro modo: Platone proverà a distinguere i piani, e nel Simposio come nel resto delle opere del
periodo della sua maturità distinguerà un mondo di apparenze sottoposto al dominio del tempo da
un mondo eterno e "vero": Eros lega questi due mondi, ed ecco dunque spiegato il suo doppio volto:
apre alla verità ma è legato all'apparenza e all'inganno. Tocca al filosofo platonico imparare a
distinguere. Dominio o libertà? Eros è legato al possesso, al potere; ma allo stesso tempo è legato
alla creatività, alla liberazione da limiti e regole, alla espressione di sé. Un elemento dell'Eros,
scrive Platone, è la creazione nella bellezza mette in gioco e in valore aspetti della multilateralità
della vita altrimenti nascosti, sia nella dimensione del corpo, sia nella dimensione dello spirito,
come sanno coloro che, speso con sorpresa, hanno visto nascere in sé – innamorati – una
dimensione creativa altrimenti sconosciuta Ma Eros chiude gli amanti nel loro rapporto, crea ostilità
con chi ne deve rimanere estraneo. Chi ama chiede a chi è amato di rinunciare a una parte di sé, di
non dar spazio ad una parte della multilateralità della vita. Sicché apertura all'amato, oppure
esclusione di altri aspetti della vita? O l'una cosa paga l'altra? Senza-casa o elemento dell'ordine
sociale? Legame tra Eros e società: assomiglia ad un processo di addomesticamento. La potenza
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originaria di Eros viene imbrigliata e posta al servizio della felicità collettiva e individuale, a difesa
della vita. Che ne è del "senza-casa" che dorme sempre sulla nuda terra, sotto le stelle? L'ordine
sociale non caccia via da sé questo Eros, addomesticandolo? Eros legato al tempo o all'eterno?
Legame tra Eros e vita, tra Eros e moralità: Eros è una delle manifestazioni dello spirito che elevano
l'uomo alla sfera dei valori, di ciò che più intimamente conta, ma a differenza di molte altre sfere
della cultura mantiene, insieme, un legame con la sensibilità e un legame con ciò che vale senza
tempo. Per Platone Eros lega la sfera del tempo alla sfera dell'eterno. Non sfidano forse il tempo gli
amanti? Non chiedono amore eterno, senza tempo? Esiste un ordine morale del mondo? L'idea di
fondo del platonismo è che esista un ordine morale del mondo ed Eros ne è parte. Ma la domanda è
se vi è davvero un ordine morale, o non piuttosto soltanto un equilibrio di forzei. Se l'errore è nel
mito… … o nella lettura platonica del mito, o meglio nella nostra incapacità di abbandonare questa
lettura una volta scoperte le basi biologiche della vita e le leggi che le governano nel loro
intrecciarsi con la sfera della cultura. Tutto ciò che può essere governato, è nella responsabilità di
chi governa. Se l'Eros è dominabile, e non è affatto "irresistibile", e nulla del mistero che lo
circonda è davvero tale, che cosa faremo di fronte ad esso? Se diventerà possibile controllare
l'amore, l'umanità dovrà controllarlo? Ne verrà fuori una società più umana o meno umana? Temi
del Simposio Forse è utile partire dalla riflessione di uno studioso francese di Platone, Léon Robin,
che nell'introdurre allo studio del Simposio scrive:: "Il Simposio forma con il Fedone un insieme
unitario, sia perché nell'uno e nell'altro è presentata l'elevazione dell'anima verso l'Ideale, sia per il
contrasto nelle circostanze: il primo dialogo mostra quale sia l'atteggiamento della filosofia verso la
vita, il secondo quale sia l'atteggiamento di fronte alla morte. Mentre tutti i convitati dormono nella
sala del simposio, soltanto tre sono ancora svegli: Socrate, il simbolo della Filosofia, Aristofane e
Agatone, che rappresentano l'uno la Commedia, l'altro la Tragedia; la Filosofia non ha perduto
affatto la sua lucidità, mentre gli altri due son lì lì per assopirsi. Ciò che la Filosofia dimostra loro è
che entrambe sono arti incomplete: altrimenti, ciascuna dovrebbe saperci fare anche nel campo
dell'altra. Senza dubbio riuscirebbero a farlo se potessero appoggiarsi su una conoscenza vera e
integrale. Ma questa base solo la filosofia è in grado di fornirla. Vi sono di conseguenza molti temi
come in ogni dialogo platonico, anche il più breve e il più "tematico", e questo per la natura stessa
del genere letterario del dialogo, e della stessa dialettica come forma di ricerca in Platone. Significa
però che tutti i temi seguono questo filo conduttore: tutti convergono nell'indicare quale debba
essere l'atteggiamento della filosofia verso la vita. In questo senso quelli che adesso indicheremo
vanno considerati come i temi musicali che compongono una sinfonia: è possibile nell'insieme
isolare e seguire l'uno o l'altro, ma la sinfonia mantiene una sua unità. Qual è la natura del nostro
desiderio? Che cosa desideriamo davvero desiderando un'altra persona? E' difficile comprendere
esattamente che cosa desideriamo. Nel Simposio questo tema dà luogo ad un'analisi profonda delle
radici del desiderio. La radice del nostro desiderio sia da cercare nella sostanziale incompletezza
della nostra stessa identità che ci porta a cercare l'anima "gemella" oppure che la radice del
desiderio sia nel fatto che ciò che ci manca (ciò che non siamo, prima ancora di ciò che non
abbiamo) ci spinge al desiderio di possesso Che cosa, esattamente, cerchiamo nell'altro? Che cosa
esattamente, vogliamo dall'altro? Gli innamorati "che passano la loro vita gli uni accanto agli altri
non saprebbero nemmeno dire cosa desiderano l'uno dall'altro. Non è possibile pensare che si tratti
solo delle gioie del far l'amore: non possiamo immaginare che l'attrazione sessuale sia la sola
ragione della loro felicità e la sola forza che li spinge a vivere fianco a fianco. C'è qualcos'altro:
evidentemente la loro anima cerca nell'altro qualcosa che non sa esprimere, ma che intuisce con
immediatezza." Studiare la natura del nostro desiderio che cosa può dirci sulla nostra identità? Il
tema del desiderio apre dunque al tema, filosofico per eccellenza, della nostra identità. Ciò di cui si
discute nel Simposio è da questo punto di vista semplicemente la risposta alla domanda: chi siamo?
chi sono io? (o, in forma più esplicita: chi è realmente il mio io?) Eros ci costringe ad andare alle
radici del nostro io perché lo mette in discussione, ne svela l'identità: mette a nudo ciò che siamo e
ciò che non siamo e vorremmo essere. C'è nell'Eros qualcosa che turba profondamente il nostro io,
che lo mette in questione. Ma chi siamo in realtà? Esseri di natura spirituale che hanno un corpo?
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Esseri incompleti nella loro natura? Oppure esseri misti, anime e corpi alla ricerca di una
impossibile unità con noi stessi o con altri? Se la vita ha un temine naturale, perché aspiriamo a
vivere per sempre, desideriamo l'immortalità? Gli amanti, nel loro presente, si dichiarano l'un l'altro
amore eterno, si dicono che si ameranno per sempre. Non accettano il tempo – il costruttore, il
distruttore, – fanno persino fatica ad accettare il fatto che il passato è stato diverso, scacciano il
pensiero di un futuro diverso dal loro amore. Ma l'uomo è creatura del tempo. Vuole che il presente
sia eterno. Vuole la pienezza dell'amore non soltanto nel futuro, senza limiti: vuole Eros intero,
integro, uno, tutto e adesso per sempre. E quindi senza tempo. L'amore può davvero aprire
all'eterno? Perdersi negli occhi di un'altra persona – perdersi davvero, o ritrovare davvero se stessi –
può davvero essere una via per superare la nostra finitezza? Si tratta di sapere cosa trovano gli
amanti su questa via… Filosofia come amore della sapienza Il Simposio è per certi versi un atto
d'amore verso la filosofia. All'inizio del dialogo e alla fine della filosofia si dice che con essa "si
prova la gioia più grande" e di Socrate, il filosofo per eccellenza, che "chi lo ascolta è portato verso
le cose più alte". Qualcosa del contesto rimanda ad una pratica di riflessione che coinvolge tutta la
persona. Tutt'altro che un puro esercizio intellettuale. Ma forse il luogo più celebre sul concetto
platonico di filosofia è il passo che segue la narrazione del mito della nascita di Eros, in cui Eros
stesso è definito filosofo perché a metà tra l'ignorante e il sapiente, ma con un grande desiderio di
sapere. Questo tema apparentemente è del tutto diverso e indipendente dai precedenti, ma non è
così. I desideri della completezza di sé, dell'immortalità, della creatività, trovano la loro radice in
questa forza profonda che ci spinge verso le cose più alte. Contemplazione della bellezza Sembra
che contemplando la bellezza di un'altra persona, e imparando davvero a goderne sia possibile
elevare il proprio spirito ai più alti gradi della felicità associati alla contemplazione della bellezza.
La nostra anima, inquieta, mediante Eros – un Eros difficile, estremamente impegnativo, un
percorso tanto duro quanto quello dello schiavo che esce dalla caverna – trova un mondo
inaspettato, quasi una rivelazione.
Nell'antichità greca l'amore è divinizzato col nome di Eros. Delle sue qualità e del suo potere parla
Platone soprattutto in due dialoghi intitolati Il Fedro ed Il Simposio. Nel primo di essi ad Eros è
attribuita la funzione di elevare l'anima alla contemplazione della bellezza in se stessa. Nella
prospettiva platonica, l'amore non è contrapposto alla conoscenza, ma tende piuttosto a identificarsi
con la filosofia. Per il Cristianesimo l'amore perfetto e legittimo è quello che, attraverso il rapporto
scambievole, riconduce l'uomo a Dio, egli stesso inteso come amore. La sessualità non è
condannata in quanto tale, ma solo se trattiene l'uomo sul piano di un amore esclusivamente
mondano, impedendogli di ricongiungersi con Dio. Nell'età moderna l'intreccio fra amore e
conoscenza e l'indistinzione fra erotismo e sessualità lasciano il posto ad una concezione
radicalmente differente. Da un lato infatti l'amore è sempre più spesso rappresentato come un
fanciullo alato e bendato, che scocca i suoi dardi accecando, vale a dire privando della conoscenza,
coloro che ne restino colpiti. Dall'altra parte l'erotismo si distingue sempre più nettamente dalla
sessualità, la quale viene assunta come forma inferiore e degradata di amore. In entrambi i casi si
assiste al sopravvento di categorie e giudizi morali, sulla base dei quali si tende a dichiarare
legittimo solo quell'amore che non si riduca alla semplice sessualità.
Il sesto libro: l'eros filosofico
I filosofi si distinguono dagli amanti degli spettacoli perché desiderano imparare ciò che mostra loro
l’ousìa o essenza, la quale è sempre e non erra secondo la vicenda del nascere e del perire (485b): e,
amando la sapienza, tendono verso la verità e odiano la menzogna. Il loro eros, dunque, è tutto
indirizzato all’apprendere; per questo praticano la sophrosyne o temperanza senza sforzo, perché il
loro desiderio è rivolto altrove. Al filosofo, semplicemente, interessano poco le ricchezze, le
meschinità e la vita stessa. Per questo sarà anche coraggioso, e dotato di armonia interiore (485c
ss.).
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Questa caratterizzazione dei filosofi come ostili alla menzogna giunge dopo che Platone l’ha
teorizzata sia per il momento costituente della città, nel racconto fenicio, sia per la polis costituita,
nelle giustificazioni propagandistiche degli accoppiamenti eugenetici suggerite nel V libro. In
quest’ultimo caso, l’eros era stato considerato un fattore privatizzante così potente e refrattario
all’argomentazione, da giustificare il suo controllo tramite ciò che i filosofi odiano, la menzogna.
Ora, di contro, si dice che anche i filosofi sono ispirati da una forma di eros – quello per la verità.
Come si spiegano queste contraddizioni?
Si potrebbe essere tentati di dire che i filosofi, con il loro eros, pur rivolto ad un oggetto inconsueto,
sono dei privatizzatori del sapere, a favore della loro corporazione; in quanto tali, si permettono di
mentire agli altri. Se così fosse, però, come converrebbe lo stesso Trasimaco, non avremmo più un
metro comune per distinguere il sapiente, che vuole vincere avendo ragione, dall’incompetente che
vuole semplicemente soverchiare gli altri. In più, questo progetto di supremazia è contraddetto, dal
punto di vista esterno, dal fatto stesso di essere scritto in un testo destinato a circolare per le mani di
tutti. Dobbiamo allora ipotizzare che l’eros privatizzante, refrattario al discorso, e l’eros filosofico
siano due cose diverse.
L’eros si definisce, come termine, in base a una relazione con un oggetto. L’eros privato e quello
filosofico hanno oggetti diversi e dunque, se si definiscono sulla base della relazione con il loro
oggetto, vanno trattati come diversi l’uno dall’altro. 41 Una simile deduzione non contrasta con il
canone di economicità delle definizioni stabilito nel IV libro (437b ss.). L’eros sessuale, nel senso
comune del termine, è privatizzante; ma da questo non segue che anche l’eros per la scienza sia tale.
Il fatto che i paradigmi concettuali propri del sapere scientifico richiedano una forma di méthexis,
sia sul piano oggettivo, sia sul piano soggettivo, indica che l’eros filosofico – l’unico eros che vale
la pena perseguire – non può essere privatizzato senza tradire se stesso. Di questo Platone è
talmente consapevole da accettare una contraddizione gravissima ed evidente al solo scopo di
render pubblico il codice della vita, ingannando l’eros privato.
L'eros presso i neoplatonici
Soprattutto presso i neoplatonici l’eros godrà di una particolare fortuna, in considerazione del fatto
che la verità dell'essere, per loro, non è un semplice concetto impersonale, ma in essa vi partecipa il
soggetto: questi è animato da una tensione bramosa che anela al Sapere, al punto che l'amore
diventa una forma di conoscenza. Così per Plotino l'eros è una forza inconscia e involontaria che
guida il filosofo verso la contemplazione estatica.
Il neoplatonismo cristiano affiancò poi al termine filosofico di eros quello religioso di àgape: il
primo indica un amore ascensivo, proprio dell'essere umano verso l'Assoluto e verso l'astrattezza
dell'unità; il secondo indica un amore discensivo, proprio di Dio, che muove verso il mondo e
l'umanità in esso dispersa per ricongiungerla a sé.
Nei filosofi rinascimentali eros e agape si fondono così in un unico concetto. Il tema dell'eros
acquista una centralità particolare soprattutto nella filosofia di Marsilio Ficino: l'amore viene da lui
inteso come il dilatarsi stesso di Dio nell'universo, la causa per cui Dio "si riversa" nel mondo e
produce negli uomini il desiderio di ritornare a Lui. Si tratta di un processo circolare che si riflette
nell'uomo, il quale a sua volta è chiamato ad essere copula mundi, immagine dell'Uno dal quale
proviene tutta la realtà e (come già in Cusano) che tiene legati in sé gli estremi opposti
dell'universo.
In Giordano Bruno, altro filosofo rinascimentale, l’eros diventa quindi eroico furore, esaltazione dei
sensi e della memoria, elevazione della ragione percorribile solo col coraggio e l'eroismo che la
ricerca della verità comporta.
· Bibliografia Giovanni Reale, Eros demone mediatore. Una lettura del Simposio di Platone
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Valentina L.
Claudio Baglioni – QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE
Quella sua maglietta fina
tanto stretta al punto che mi immaginavo tutto
e quell'aria da bambina
che non glielo detto mai ma io ci andavo matto
e chiare sere d'estate
il mare i giochi e le fate
e la paura e la voglia
di essere nudi
un bacio a labbra salate
il fuoco quattro risate
e far l'amore giù al faro...
ti amo davvero ti amo lo giuro...ti amo ti amo
davvero!
e lei
lei mi guardava con sospetto
poi mi sorrideva e mi teneva stretto stretto
ed io
io non ho mai capito niente
visto che ora mai non me lo levo dalla mente
che lei lei era
un piccolo grande amore
solo un piccolo grande amore
niente più di questo niente più!
mi manca da morire
quel suo piccolo grande amore
adesso che saprei cosa dire
adesso che saprei cosa fare
adesso che voglio
un piccolo grande amore
quella camminata strana
pure in mezzo a chissacchè l'avrei riconosciuta
mi diceva "sei una frana"
ma io questa cosa qui mica l'ho mai creduta
e lunghe corse affannate
incontro a stelle cadute
e mani sempre più ansiose
di cose proibite
e le canzoni stonate
urlate al cielo lassù
"chi arriva prima a quel muro..."
non sono sicuro se ti amo davvero
non sono...non sono sicuro...
e lei
tutto ad un tratto non parlava ma le si leggeva chiaro in faccia che soffriva
ed io
io non lo so quant'è che ha pianto
solamente adesso me ne sto rendendo conto
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che lei lei era
un piccolo grande amore
solo un piccolo grande amore
niente più di questo niente più
mi manca da morire
quel suo piccolo grande amore
adesso che saprei cosa dire
adesso che saprei cosa fare
adesso che voglio
un piccolo grande amore...
W. Shakespeare
Se leggi questi versi
dimentica la mano che li scrisse:
t'amo a tal punto
che non vorrei restar
nei tuoi dolci pensieri,
se il pensare a me
ti facesse
Pablo Neruda
Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t’amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l’ombra e l’anima.
T’amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T’amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t’amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
In quanto dio dell'amore, Eros ha un ruolo determinante nella produzione poetica greca, dove viene
spesso invocato per descrivere la passione del poeta.
« A primavera, quando
l'acqua dei fiumi deriva nelle gore
e lungo l'orto sacro delle vergini
ai meli cidoni apre il fiore,
e altro fiore assale i tralci della vite
nel buio delle foglie;
in me Eros,
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che mai alcuna età mi rasserena,
come il vento del nord rosso di fulmini,
rapido muove: così, torbido
spietato arso di demenza,
custodisce tenace nella mente
tutte le voglie che avevo da ragazzo. »
(Ibico - traduzione di Salvatore Quasimodo)
Lucia
Bocca di Rosa - Fabrizio De Andrè
La chiamavano bocca di rosa
metteva l'amore metteva l'amore
la chiamavano bocca di rosa
metteva l'amore sopra ogni cosa.
Appena scese alla stazione
del paesino di Sant'Ilario
tutti si accorsero con uno sguardo
che non si trattava di un missionario.
C'e' chi l'amore lo fa per noia
chi se lo sceglie per professione
bocca di rosa ne' l'uno ne' l'altro
lei lo faceva per passione.
Ma la passione spesso conduce
a soddisfare le proprie voglie
senza indagare se il concupito
ha il cuore libero oppure ha moglie.
E fu così che da un giorno all'altro
bocca di rosa si tirò addosso
l'ira funesta delle cagnette
a cui aveva sottratto l'osso.
Ma le comari di un paesino
non brillano certo d'iniziativa
le contromisure fino al quel punto
si limitavano all'invettiva.
Si sa che la gente da' buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio
si sa che la gente da' buoni consigli
se non può dare cattivo esempio.
Così una vecchia mai stata moglie
senza mai figli, senza più voglie
si prese la briga e di certo il gusto
di dare a tutte il consiglio giusto.
E rivolgendosi alle cornute
le apostrofò con parole acute:
"Il furto d'amore sarà punito -dissedall'ordine costituito".
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E quelle andarono dal commissario
e dissero senza parafrasare:
"Quella schifosa ha già troppi clienti
più di un consorzio alimentare".
E arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi con i pennacchi
e arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi e con le armi.
Il cuore tenero non e' una dote
di cui sian colmi i carabinieri
ma quella volta a prendere il treno
l'accompagnarono malvolentieri.
Alla stazione c'erano tutti dal
commissario al sagrestano
alla stazione c'erano tutti
con gli occhi rossi e il cappello in mano.
A salutare chi per un poco
senza pretese, senza pretese
a salutare chi per un poco
portò l'amore nel paese.
C'era un cartello giallo
con una scritta nera, diceva:
"Addio bocca di rosa
con te se ne parte la primavera".
Ma una notizia un po' originale
non ha bisogno di alcun giornale
come una freccia dall'arco scocca
vola veloce di bocca in bocca.
E alla stazione successiva
molta più gente di quando partiva
chi manda un bacio, chi getta un fiore,
chi si prenota per due ore.
Persino il parroco che non disprezza
fra un miserere e un'estrema unzione
il bene effimero della bellezza
la vuole accanto in processione.
E con la Vergine in prima fila
e bocca di rosa poco lontano
si porta a spasso per il paese
l'amore sacro e l'amor profano.
Chiara
Le metamorfosi
L'unico romanzo latino a noi giunto completo sono Le metamorfosi, opera parzialmente
autobiografica di Apuleio, in 11 libri, nella quale il protagonista narra la sua trasformazione in
asino. Nel testo Apuleio aggiunge molte sottotrame nate da leggende popolari. Tra le più belle
troviamo senza dubbio "Amore e Psiche". Eros e Psiche, favola che occupa addirittura due libri, e,
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come il resto delle Metamorfosi, ha un significato allegorico Cupido (identificato con il greco Eros,
signore dell'amore e del desiderio), unendosi a Psiche(cioè l'anima), le dona l'immortalità, ma
Psiche per giungervi deve affrontare innumerevoli prove, tra cui quella di scendere agli Inferi per
purificarsi. Anche la posizione centrale della favola nel testo originale aiuta a capire lo stretto
legame che lega questo "racconto nel racconto" con l'opera principale; è infatti facile scorgere in
questa favola una "versione in miniatura" dell'intero romanzo: come Lucio, anche Psiche è una
persona "simplex et curiosa", e come Lucio compie un'infrazione, che viene duramente punita, e
solo in seguito a molte peripezie potrà raggiungere la salvezza.
Psiche
Il nome Psiche (in greco ψυχή significa "anima") allude al significato mistico della storia. E
riconduce alle prove che la donna dovrà affrontare nel corso della storia, simbolo delle iniziazioni
religiose al culto di Iside.
Storia
Psiche è una bellissima principessa, così bella da causare l'invidia di Venere. La dea invia suo figlio
Cupido perché la faccia innamorare dell'uomo più brutto e avaro della terra, perché Psiche sia
coperta dalla vergogna di questa relazione. Ma il dio si innamora della mortale, e con l'aiuto di
Zefiro, la trasporta al suo palazzo, dove, imponendo che gli incontri avvengano al buio per non
incorrere nelle ire della madre Venere, la fa sua. Ogni notte Eros va alla ricerca di Psiche, ogni notte
i due bruciano la loro passione in un amore che mai nessun mortale aveva conosciuto. Psiche è
dunque prigioniera nel castello di Cupido, legata da una passione che le travolge i sensi. Una notte
Psiche, istigata dalle sorelle,con una spada e una lampada ad olio decide di vedere il volto del suo
amante, pronta a tutto, anche all'essere più orribile, pur di conoscerlo. È questa bramosia di
conoscenza ad esserle fatale: una goccia cade dalla lampada e ustiona il suo amante:
"...colpito, il dio si risveglia; vista tradita la parola a lei affidata, d'improvviso silenzioso si allontana
in volo dai baci e dalle braccia della disperata sposa (V, 23)"
Il dio vola via e Venere poco dopo cattura Psiche per sottoporla alla sua punizione. Venere
sottopone Psiche a diverse prove: nella prima, per esempio deve suddividere un mucchio di
granaglie con diverse dimensioni in tanti mucchietti uguali; disperata, non prova nemmeno ad
assolvere il compito che le è stato assegnato, ma riceve un aiuto inaspettato da un gruppo di
formiche, che intendevano ingraziarsi il suo innamorato. L'ultima e più difficile prova consiste nel
discendere negli inferi e chiedere alla dea Proserpina un po' della sua bellezza. Psiche medita
addirittura il suicidio arrivando molto vicino a gettarsi dalla cima di una torre. Improvvisamente,
però, la torre si anima e le indica come assolvere la sua missione. Durante il ritorno, mossa dalla
curiosità a lei tanto cara, aprirà l'ampolla (data da Venere) contenente il dono di Proserpina, che in
realtà contiene il sonno più profondo. Ancora una volta verrà in suo aiuto Amore, che la risveglierà
dopo aver rimesso a posto la nuvola soporifera (uscita dalla ampolla). Solo alla fine, lacerata nel
corpo e nella mente, Psiche riceve l'aiuto di Giove. Mosso da compassione il padre degli dei fa in
modo che gli amanti si riuniscano: Psiche diviene una dea e sposa Amore. Il racconto termina con
un grande banchetto al quale partecipano tutti gli dei, alcuni anche in funzioni inusuali: per
esempio, Bacco fa da coppiere, le tre Grazie suonano e il dio Vulcano si occupa di cucinare il ricco
pranzo.
Al termine del banchetto i due giovani bruciarono per tutta la notte la loro incontenibile passione e
da questa unione nacque un figlio, Piacere, identificato dai latini con Voluptas.
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Alberto L.
~ Alan Douar ~
Quando ti chiedi cos'è l'amore,
immagina due mani ardenti
che si incontrano,
due sguardi perduti l'uno nell'altro,
due cuori che tremano
di fronte all'immensità di un sentimento,
e poche parole
per rendere eterno un istante.
Desirè
CIME TEMPESTOSE – WUTHERING HEIGHTS
-Emily Jane Brontëcapitolo IX
[Catherine/Nelly] –Mi angoscia e devo rivelarlo a qualcuno! Voglio sapere che cosa dovrei fare…
oggi Edgar Linton mi ha chiesto di sposarlo,e io gli ho dato una risposta… […] Ho accettato, Nelly,
Su, presto, dimmi se ho sbagliato.-Ha accettato a che serve allora parlarne? Gli ha dato la sua parola non se la può rimangiare.-Ma dimmi se è questo che avrei dovuto fare… dimmelo!-Ci sono molte cose da considerare, prima di poter rispondere seriamente a una domanda del
genere- dissi io in tono silenzioso –Innanzi tutto e soprattutto, lei ama il signor Edgar?-Chi potrebbe farne a meno? Lo amo, certo- rispose lei
-Perché lo ama, signorina Cathy?-Che assurdità. Lo amo, e mi pare che basti.-Niente affatto. Deve dire il perché.-Bè , perché è bello, e la sua compagnia è piacevole-Male- fu il mio commento
-E perché mi ama-Il fatto che lui la ami non ha nessuna importanza.-Inoltre sarà ricco e mi farà piacere essere la donna più importante del circondario; sarò orgogliosa
di avere un marito come lui.-Peggio che mai. E adesso le spiacerebbe dirmi come lo ama?-Come amano tutti… Queste sono soltanto sciocchezze, Nelly.-Niente affatto… Risponda.-Amo la terra che ha sotto i piedi e l’aria che gli sta sopra il capo, qualsiasi cosa lui tocchi e ogni
parola che dice… Amo ogni particolare del suo aspetto e ogni cosa che fa. Lo amo in tutto e per
tutto senza riserve. Ecco adesso lo sai!-Lei ama il signorino Edgar perché è bello, è giovane, allegro e ricco, e perché lui la ama.
Quest’ultima considerazione però non conta affatto… Lo amerebbe anche se lui non l’amasse, forse
e non lo amerebbe, pur essendo amata, se lui non possedesse le prime quattro alternative.-No certo che no. Potrei soltanto compassionarlo… e forse detestarlo, se fosse brutto e uno zotico.-Edgar non rimarrà sempre bello e giovane, e potrebbe non essere così ricco12
-Adesso lo è, e io vivo solo nel presente….-Se vive solo nel presente, sposi il signorino Linton… sembra che tutto scorra liscio e senza intoppi,
qual è l’ostacolo?-Si trova qui! E anche qui!- rispose Cathy portandosi una mano sulla fronte e l’altra sul petto. Ovunque possa trovarsi l’anima… nell’anima e nel cuore, sono convinta di sbagliare![…]
-Voglio ingannare i rimorsi di coscienza e convincermi che Heathcliff non ha la più lontana idea di
queste cose… è così vero? Non lo sa cosa significa essere innamorati,no?-Non vedo nessuna ragione per cui non lo dovrebbe sapere bene quanto lei- risposi –e,se lei fosse la
donna che ha scelto, Heathcliff sarebbe la creatura più sventurata mai venuta al mondo! Non appena
diventerà la signora Linton, lui perderà L’amica, l’amore, tutto. Si è domandata come riuscirà a
sopportare la separazione, come ce la farà a tollerare di essere completamente abbandonato in
questo mondo? Perché, Signorina Catherine…-Completamente abbandonato! Noi separati!- esclamo Cathy in modo indignato –E chi mai ci
separerebbe, dimmelo, per favore? Destinati al fato di Milone! No di certo, finché vivrò! Tutti i
Linton di questo mondo potrebbero scomparire nel nulla prima che io sia disposta ad abbandonare
Heathcliff! Non è questo che voglio fare… non è questa la mia intenzione! Non diventerei mai la
signora Linton se fosse questo lo scotto da pagare! Heathcliff continuerà a contare per me come ha
sempre contato da quando esiste. Nelly, ora lo capisco, tu mi consideri una perfida egoista, ma non
hai mai pensato che se Heathcliff e io ci sposassimo saremo due accattoni? Invece se sposerò
Linton, potrò aiutare Heathcliff a fare strada nel mondo e potrò sottrarlo alle prepotenze di mio
fratello.-Con il denaro di suo marito, signorina Catherine?- domandai –Non lo troverà così arrendevole
come crede. E, sebbene io di certo non possa atteggiarmi a giudice, penso che questo sia il peggior
movente da lei addotto finora per diventare la moglie di Linton.-Niente affatto - ribatté Cathy, -è il migliore! Gli altri tendevano soltanto al soddisfacimento dei
miei capricci; e anche di quelli di Edgar… miravano a soddisfare lui. Questo è nell’interesse di
qualcuno che comprende, nella propria persona, i miei sentimenti nei riguardi di Edgar, e me stessa.
Non riesco ad esprimere la cosa; ma senza dubbio anche tu, alla stregua di chiunque altro, senti
come ci sia, o dovrebbe esserci, un’esistenza che ci trascende. A quale scopo sarei stata creata se
dovessi essere contenuta soltanto in me stessa? Le mie grandi sofferenze in questo mondo sono
state le sofferenze di Heathcliff, a ognuna delle quali sono stata partecipe fin dall’inizio; il mio
grande assillo nella vita è lui. Se ogni altro essere umano perisse e lui sopravvivesse, io continuerei
ad esistere; e se ogni altra persona restasse a questo mondo e lui dovesse essere annientato,
l'Universo si trasformerebbe in qualcosa di terribilmente estraneo. Mi sembrerebbe di non farne più
parte. Il mio amore per Linton è come il fogliame nei boschi. Il tempo lo cambierà, lo so bene,
come l'inverno cambia gli alberi… Il mio affetto per Heathcliff è come le eterne rocce sottostanti…
una fonte di scarsa felicità visibile, ma una fonte indispensabile. Nelly, io sono Heathcliff… Lui è
sempre, sempre presente nei miei pensieri… non come un piacere, non più di quanto io sia sempre
un piacere per me stessa… ma come il mio stesso essere… quindi non parlare più di una nostra
separazione… sarebbe impossibile…-
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Giulia B.
Irresistibile Eros
Di Saffo
Eros mi scuote la mente
come il vento sui monti gli alberi invade
EROS HA SCOSSO LA MIA MENTE
Eros ha scosso la mia mente
come il vento che giù dal monte
batte sulle querce.
Dolce madre, non posso più tessere la tela
domata nel cuore dall’amore di un giovane:
colpa della soave Afrodite.
Sei giunta, ti bramavo,
hai dato ristoro alla mia anima
bruciante di desiderio.
Saffo (VII-VI sec. a.C.)
Eros (mitologia)
Eros che incorda l'arco - Copia romana in marmo dall'originale di Lisippo conservata nei Musei
Capitolini di Roma
Eros nella mitologia greca era il dio dell'amore.
Nelle origini non era considerato divinità, ma pura forza ed attrazione: per Omero infatti
rappresentava quell'attrazione irresistibile che due persone sentono uno per l'altro e che può portarli
a perdere la ragione o alla distruzione.
È per Esiodo che Eros diventa un dio, ma non ancora la classica rappresentazione del fanciullo
paffuto, che vola scoccando frecce d'amore, ma una divinità primordiale, antica come Gea (la Terra)
stessa. Non è il figlio di Afrodite, ma il suo compagno di ogni momento. L'Eros di Esiodo aveva
una potenza enorme, poteva causare danni a cui nessuno poteva porre rimedio, né uomini né dèi.
Da questa concezione, successivamente la figura del dio temibile si trasformò in una divinità
dell'amore, ma ancora Euripide gli riconosceva un grande e pericoloso potere, da citarlo in un coro
di Ifigenia in Aulide rievocando le sue frecce in senso figurato.
Il potere di Eros era illimitato, egli era l'elemento attivo dei tempi primordiali. Per questo motivo
era adorato a Tespi sotto forma di una pietra grezza.
Vi sono diverse versioni della sua genealogia. A volte viene considerato figlio di Afrodite generato
con Ermes, oppure della dea e di Ares, il dio della guerra,[1] o, infine, un figlio di Zeus, concepito
con la figlia Afrodite, in modo tale che Zeus fosse al contempo padre e nonno del piccolo.[2] Una
tarda leggenda di origine poetica lo definiva figlio di Iride l'arcobaleno e del vento dell'Ovest.[3] Più
spesso è detto figlio di Afrodite e Ares o divinità primordiale.
Per personificare le diverse forme che può assumere, gli vengono attribuiti a volte dei fratelli, come
Anteros, che personifica l'amore corrisposto. Un tardo racconto lo indica come lo sposo che Psiche
non avrebbe mai dovuto vedere in volto.
Elisa B.
Venere e Amore spiati da un satiro è un dipinto ad olio su tela di cm 188 x 125 realizzato nel 1528
circa,dal pittore italiano Correggio.È conservato al Musée du Louvre di Parigi.
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Titolo:AMORE INCONTENIBILE
Artista:STUDIO 3
Vorrei qualcosa che non sia così prevedibile
Sentirmi in gioco, sentirmi anch'io fragile
Confesso vorrei qualcosa che non sappia troppo di me
Sentire paura rischiare anche di perdere
Vorrei un amore non da manuale, amore che fa stare bene
Sentimenti, sensazioni, emozioni e…
l'incontenibile
Amore senza portafoglio, amore che sa vivere di briciole nel semplice e nella certezza che sia
incontenibile
Cerco una forma che sia complementare a me
cerco l'altra metà anche fosse impossibile
cerco una storia d'amore che parli anche un po' di me
che non sappia di principi azzurri o di favole
Vorrei un amore non da manuale, amore che fa stare bene
Sentimenti, sensazioni, emozioni e…
l'incontenibile
Amore senza portafoglio, amore che sa vivere di briciole nel semplice e nella certezza che sia
incontenibile
Titolo:L’AMORE E’ SEMPRE AMORE
Artista:ALBANO CARRISI
L’amore non corrisposto
E’ sempre amore
Anche se non ha “quando”
E non ha “dove”
Questo vuol dire
Che il suo spazio è immenso
E’ limpido il suo mare
Di un azzurro intenso
La barca mia
Si perde all’orizzonte
Tornerà indietro
Ormai non ha più senso
La terra ferma
Quasi si confonde
E poi scompare
Lasciandomi sognare
C’è qualche cosa di romantico
Di appassionante ed incredibile
E so che mi travolgerà
E’ come l’onda che mi riempirà
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L’anima…
C’è qualche cosa di romantico
D’immateriale e incomprensibile
Che fa soffrire quando c’è
Non lo credevo più possibile
Non per me
L’amore amaro e puro
Che mi trascina fino a te
In nessun luogo, mai, però per sempre
Sento che ti amerò perdutamente
Coltiverò così la mia speranza
Il mare che si chiude in una stanza
C’è qualche cosa di romantico
D’immateriale e incomprensibile
Che mi trascina fino a te
Non lo credevo più possibile
Non per me
L’amore amaro e puro, sincero amaro e vero
Che fa soffrire quando c’è
L’amore non corrisposto è sempre amore
Titolo:L’AMORE NON E’ UN GIOCO
Artista:ALESSANDRA AMOROSO
Tra disegni,
linee e tratti,
e discorsi, fatti solo a metà
e ricordi, che adesso
si confondono con la realtà,
non vedo soluzioni
e neanche la via che ti riporti a me.
(RIT)
L’amore non è un gioco
è condividere
è sentire il fuoco
è dare senza chiedere,
l’amore è devozione
è un’attitudine
è in ogni cosa
è la ragione del mio vivere.
Siam progetti imperfetti,
ormai falliti, abbandonati,
siam rovine,
senza valore,
senza più l’antico splendore,
e non trovo spiegazioni
e neanche la via che ti riporti a me.
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(RIT)
L’amore non è un gioco
è condividere è sentire il fuoco
è dare senza chiedere,
l’amore è devozione
è un’attitudine è in ogni cosa
è la ragione del mio vivere.
Vado stanca e aspetto,
un segnale che sia inequivocabile,
e spazzi via la noia
e l’abitudine che mi regali
almeno un pò di poesia.
(RIT)
L’amore non è un gioco
è condividere è sentire il fuoco
è dare senza chiedere,
L’amore è devozione
è un’attitudine
è in ogni cosa
è la ragione del mio vivere.
L’amore non è un gioco
è condividere è sentire il fuoco
è dare senza chiedere,
l’amore è devozione
è un’attitudine è in ogni cosa
è la ragione del mio vivere!
L’amore non è un gioco
l’amore non è un gioco ohohoh
Laura T.
Quando nasce un amore
Anna Oxa
Quando nasce un amore
non e' mai troppo tardi
scende come un bagliore
e' una stella che guardi
e di stelle nel cuore
ce ne sono miliardi
Quando nasce un amore
...un amore
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ed e' come un bambino
che ha bisogno di cure
devi stargli vicino,
devi dargli calore
preparargli il cammino il terreno migliore
Quando nasce un amore
...un amore
E' un' emozione nella gola
da quando nasce a quando vola
che cosa c'è di più celeste di un cielo che
ha vinto mille tempeste
che cosa c'è se adesso
sento queste cose per te
Farò di te la mia estensione
Farò di te il tempo della ragione
Farò di più
Farò tutte le cose che vuoi fare anche tu,...si, tu
Ti fa bene ti piace questa voglia di dare
e ti senti capace non ti vuoi più
fermare come un fiume alla foce
che si getta nel mare
Quando nasce un amore
...un amore
E' l' universo che si svela
Quante parole in una sera
Amore mio immenso e puro
ci penso io a farti avere un futuro
Amore che sta già chiedendo strada tutta per sè
Farò di te la mia estensione
Farò di te il tempo della ragione
Farò di più
Farò tutte le cose che vuoi fare anche tu
... quando nasce un amore
...un amore
Come Musica
Jovanotti
I tuoi grandissimi sogni i miei risvegli lontani
I nostri occhi che diventano mani
La tua pazienza di perla le mie teorie sull’amore
Fatte a pezzi da un profumo buono
Il tuo specchio appannato la mia brutta giornata
La mia parte di letto in questa parte di vita
Il tuo respiro che mi calma se ci appoggi il cuore
La nostra storia che non sa finire
So che è successo già
Che altri già si amarono
Non è una novità
Ma questo nostro amore è
Come musica
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Che non potrà finire mai
Che non potrà finire mai
Mai mai
Le nostre false partenze i miei improvvisi stupori
Il tuo “sex & the city” i miei film con gli spari
I nostri segni di aria in questi anni di fuoco
Solo l’amore rimane e tutto il resto è un gioco
I tuoi silenzi che accarezzano le mie distrazioni
Ritrovarti quando ti abbandoni
Il nostro amore immenso che non puoi raccontare
E che da fuori sembrerà normale
So che è successo già
Che altri già si amarono
Non è una novità
Ma questo nostro amore è
Come musica
Che non potrà finire mai
Che non potrà finire mai
Che non potrà finire mai
Siamo stati sulla luna a mezzogiorno
Andata solo andata senza mai un ritorno
E abbiamo fatto piani per un nuovo mondo
Ci siamo attraversati fino nel profondo
Me c’è ancora qualcosa che non so di te
Al centro del tuo cuore
Che c’è?
So che è successo già
Che altri già si amarono
Non è una novità
Ma questo nostro amore è
Come musica
Che non potrà finire mai
Che non potrà finire mai
Che non potrà finire mai
Che non potrà finire mai
Che non potrà finire mai
Che non potrà finire mai
Che non potrà finire mai
Che non potrà finire mai
Che non potrà finire mai
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Elisa F.
La Distanza Di Un Amore
Alex Baroni
Sei rimasta dentro me
nel profondo delle idee
come il pezzo di una vita che non c'è
come un ago nelle vene
o una splendida bugia
la ferita che oramai non va più via
e non guarisce mai
e non mi passa mai
ogni giorno mando giù
le mie lacrime per te
ogni notte il letto è così grande che
io ti scrivo ancora un po'
e lo so che non dovrei
che mi devo liberare
dalla trappola di questo amore
perchè non vivo più
perchè mi manchi tu
e questo cielo blu
non lo posso sopportare
ti vedo come sei
e come ti vorrei
non è lo stesso sai
non ti posso perdonare mai
ricomincerò da qui
ricomincerò da me
a rifare mille muri adesso che
i tramonti che vedrò
e le canzoni che farai
sono un fuoco che mi brucia come mai
e io povero sarò e tu povera sarai
la distanza di un amore
che non ho parole per spiegare
perchè non vivo più
perchè mi manchi tu
e questo cielo blu
non lo posso sopportare
ti vedo come sei
e come ti vorrei
non è lo stesso sai
non ti posso perdonare
perchè un uomo non può vivere di se
è forse questo da cambiare
e ora passo il tempo a chiedermi
che fai senza me
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perchè non vivo più
perchè mi manchi tu
e questo cielo blu
non lo posso sopportare
ti vedo come sei
e come ti vorrei
non è lo stesso sai
non ti posso perdonare
non ho sangue nelle vene
mai
Un Fatto Ovvio
Laura Pausini
É inutile che ormai
ti ostini a dire no
negando un fatto ovvio
Tu necessiti di me
nello stesso modo che
anche io di te
Tu lascia che ora sia così
prendi il sogno che ora è qui
e inizia a crederci
E non andare mai via perchè
Fino a che rimani
sarà tu il migliore dei miei mali, tu sarai
Di quest'anni avari
l'oro nelle mani sarò
lo stesso anch'io per te
E basterebbe ammettere
che comunque quel che c'è
è la prova più evidente
Che un passato sterile
non concede repliche
né al futuro né al presente
Così, ormai
non tornare indietro mai
non sacrificare noi
lo sai
Fino a che rimani
sarà tu il migliore dei miei mali, dei miei mali, tu sarai
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Di quest'anni avari
l'oro nelle mani e sarò
lo stesso anch'io
lo stesso anch'io
Dei miei giorni insani
la cura nelle mani
tu sarai
lo sarò anch'io, per te
È inutile che ormai
ti ostini a dire no
negando un fatto ovvio
Giuseppe
“AMORE”
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Autore: GUSTAV KLIMT
Datazione: 1895
Collocazione: Historisches Museum der Stadt, VIENNA
Maria
Artista: Cascada
Titolo Originale: Everytime We Touch
Titolo Tradotto: Ogni Volta Che Ci Tocchiamo
Continuo a sentire la tua voce, quando dormi accanto a me
continuo a sentire il tuo tocco nei miei sogni
perdona la mia debolezza, ma non so perchè
senza di te è difficile sopravvivere
perchè ogni volta che ci tocchiamo, ho questa sensazione
e ogni volta che ci baciamo, giuro di riuscire a volare
non riesci a sentire il mio cuore che batte così veloce?
voglio che questo finisca, ho bisogno che tu sia accanto a me
perchè ogni volta che ci tocchiamo, sento la staticità
e ogni volta che ci baciamo, raggiungo il cielo
non riesci a sentire il mio cuore che batte così?
non posso lasciarti andare. Ti voglio nella mia vita
le tue braccia sono il mio castello
il tuo cuore è il mio cielo
loro asciugano le lacrime che piango
i bei tempi e quelli brutti, li abbiamo attraversati tutti
mi hai fatto rialzare quando ero caduta
perchè ogni volta che ci tocchiamo, ho questa sensazione
e ogni volta che ci baciamo, giuro di riuscire a volare
non riesci a sentire il mio cuore che batte così veloce?
voglio che questo finisca, ho bisogno che tu sia accanto a me
perchè ogni volta che ci tocchiamo, sento la staticità
e ogni volta che ci baciamo, raggiungo il cielo
non riesci a sentire il mio cuore che batte così?
non posso lasciarti andare. Ti voglio nella mia vita
perchè ogni volta che ci tocchiamo, ho questa sensazione
e ogni volta che ci baciamo, giuro di riuscire a volare
non riesci a sentire il mio cuore che batte così veloce?
voglio che questo finisca, ho bisogno che tu sia accanto a me
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Elena
Luciano Ligabue - L'odore del Sesso
Si fa presto a cantare che il tempo sistema le cose
Si fa un po' meno presto a convincersi che sia cos
Io non so se proprio amore
Faccio ancora confusione
So che sei la più brava a non andarsene via
Forse ti ricordi ero roba tua
Non va più via l'odore del sesso che hai addosso
Si attacca qui all'amore che posso
Che io posso
E ci siamo mischiati la pelle, le anime e le ossa
Ed appena finito ognuno ha ripreso le sue
Tu che dentro sei perfetta
Mentre io mi vado stretto
Tu che sei la pi brava a rimanere mania
Forse ti ricordi sono roba tua
Non va più via l'odore del sesso che hai addosso
Si attacca qui all'amore che posso
Che io posso
Non va più via davvero
Non va più via nemmeno se
Non va più viaaaaa...
Nicolò
“Un posto nel mondo”, 2006, Fabio Volo
Quella sera io e Kate abbiamo cenato insieme. Stavamo bene insieme. Dopo cena abbiamo fatto una
passeggiata e siamo andati a bere un’altra birra. Poi siamo tornati alla “posada”. Lungo la strada del
ritorno ci siamo baciati. Ero stranito. Forse perché non lo facevo da tempo. Erano baci dolci, quelli
che finiscono con piccolissimi ritorni sulle labbra come fanno gli uccellini quando mangiano.
Quella notte abbiamo fatto l’ amore. Ho imparato una cosa bellissima quella sera, ho imparato a
darmi semplicemente per amore. Per amore dell’atto. Perché è bello fare l’amore, è bello incontrarsi
così e comunicare con quel linguaggio. Toccare un corpo sconosciuto, visitarlo, esplorarlo,
annusarlo, osservarlo mentre si muove, sentire addosso qualcuno, avvertire il suo calore. Abbiamo
fatto l’amore perché lo sentivamo. Perché lo desideravamo anche solamente come puro atto di
egoismo, è stato piuttosto darsi totalmente ad uno sconosciuto che senti vicino, senza dosare il
desiderio affinché duri nel tempo ma prendendosi tutto e vivendolo fino in fondo incuranti del
futuro. Cucinare tutto a fiamma alta. […] . Quel nostro incontro era l’incontro di due vite che in
quell’istante avevano l’incastro perfetto. Anche la scenografia ha avuto il suo peso. Se dovessimo
incontrarci ora, non è detto che saremmo così in sintonia l’uno con l’altra come in quei giorni. Ma
in quel momento eravamo perfetti e la vita ci aveva fatto incontrare. Sono occasioni rare che a volte
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si rischia di perdere perché non si è pronti e nemmeno abituati a vedere. Perché l’incontro amoroso
tra due persone è spesso sopravvalutato. Ognuno si porta dietro ciò che è stato e ciò che sarà.
Quella sera non c’era passato e non c’era futuro. Tutto era lì, respiravamo solamente l’attimo
presente. Ciò che viveva in quel momento. Abbiamo fatto l’amore in maniera semplice e casta. La
castità non è astinenza ma la capacità di fare qualsiasi esperienza senza malizia. Abbiamo finito di
fare l’amore quando stava finendo la luce del giorno. Io ero di riposo. Siamo rimasti a letto ad
osservare il sole che rifletteva il suo calore sul mare. Con la luce sembrava tutto diverso, i nostri
corpi, le nostre facce, la camera da letto. Abbiamo dormito un po’. Siamo rimasti sempre insieme,
finché il lunedì mattina l’ho accompagnata in aeroporto. Era un servizio che faceva la posada ai
suoi clienti. Quello del passaggio all’aeroporto intendo. La domenica abbiamo fatto l’amore
sempre. Sapevamo entrambi che dovevamo prendere tutto quello di bello che potevamo darci.
Ognuno di noi è stato generoso nel sentimento e nella gioia per l’altro. Per due giorni ci siamo
amati veramente. Che bella domenica: amore, cibo, docce, attenzioni, tenerezze, fame di attimi, fino
alla fine del respiro.
Ricordo che ci siamo riaddormentati nel pomeriggio, dopo aver fato l’more, con la testa in fondo al
letto e i piedi sui cuscini. Un sacco di volte mi era capitato di addormentarmi al contrario dopo una
notte di meraviglia. Mi piace, perché vuol dire che non hai neppure la forza di sistemarti dritto.
Quando ho aperto gli occhi quel pomeriggio c’era la finestra aperta che guardava sul mare. Tutto
era calmo. Il sole non si vedeva. Dei piccoli soffi di vento ci sfioravano. C’era silenzio. Solamente
qualche uccellino. Che pace. Ho guardato Kate mentre dormiva: chissà dove viveva? Chissà
com’erano la sua camera da letto e le facce di sua madre e di suo padre. Chissà se aveva fratelli.
Chissà che espressione aveva quando piangeva, e chissà com’era da bambina. Sapevo di lei solo che
era carina, simpatica da morire, che rideva facilmente. Aveva un buon profumo della pelle, la sera si
vestiva con gonne lunghe e colorate e portava una fascia in testa per tenere i capelli. Di lei sapevo
che faceva l’amore in maniera divina e che era totalmente priva di freni inibitori. Era una persona
libera, almeno sessualmente. Almeno con me.
Ho conosciuto un sacco di ragazze che non riuscivano a vivere le cose improvvise anche se erano
straordinarie. Facevano di tutto per rendere quegli eventi comuni. Riconoscibili. Gestibili.
Avrebbero voluto fare l’amore subito perché era quello che desideravano in quel momento, ma
siccome non erano abituate a comportarsi così trasformavano quel desiderio fino a farlo diventare:
“Andiamo a bere qualcosa”. Non sapevano ascoltarsi, non avevano il coraggio di viversi e
trasformavano ciò che sentivano in quello che sapevano fare.
Chissà se quelle così pensano che non vivendo le occasioni alla fine ci sarà un premio? E chissà
qual è poi questo premio. Essere considerate brave ragazze? Boh! Ci sono persone che pensano si
debba conoscere qualcuno per farci l’amore, altrimenti è solo una questione di sesso. Io ho fatto
l’amore con Kate. Il fatto che qualcuno non riesca ad essere così libero da entrare subito in intimità
con una persona non significa che non può succedere. Significa solamente che a lui non può
accadere.
Laura Z.
INFINITO -RAFL’ironia del destino vuole che io sia ancora qui a pensare a te
nella mia mente flash ripetuti, attimi vissuti con te.
E’ passato tanto tempo ma tutto é talmente nitido,
così chiaro e limpido che sembra ieri...
Ieri, avrei voluto leggere i tuoi pensieri
scrutarne ogni piccolo particolare ed evitare di sbagliare,
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diventare ogni volta l’uomo ideale,
ma quel giorno che mai mi scorderò
mi hai detto: “non so più se ti amo o no ... domani partirò
sarà più facile dimenticare... dimenticare...
... e adesso che farai?” Risposi: “io...non so”
quel tuo sguardo poi lo interpretai come un addio,
senza chiedere perché, da te mi allontanai
ma ignoravo che in fondo non sarebbe mai finita.
Teso, ero a pezzi ma un sorriso in superficie
nascondeva i segni d’ogni cicatrice
nessun dettaglio che nel rivederti potesse svelare
quanto c’ero stato male,
quattro anni scivolati in fretta e tu
mi piaci come sempre... forse anche di più,
mi hai detto: “so che é un controsenso ma
l’amore non é razionalità...non lo si può capire...”
ed ore a parlare, poi abbiamo fatto l’amore...
ed é stato come morire... prima di partire.
Potrò mai dimenticare... dimenticare...
L’infinito sai cos’é? ... L’irraggiungibile fine o meta
Che… rincorrerai per tutta la tua vita,
“ma adesso che farai?... adesso io ... non so... “ infiniti noi
so solo che non potrà mai finire
mai ovunque tu sarai, ovunque io sarò
non smetteremo mai
se questo é amore ... é amore infinito.
Matteo R.
John Lennon - Mother
Mother, you had me but I never had you,
I wanted you but you didn't want me,
So I got to tell you,
Goodbye, goodbye.
Farther, you left me but I never left you,
I needed you but you didn't need me,
So I got to tell you,
Goodbye, goodbye.
Children, don't do what I have done,
I couldn't walk and I tried to run,
So I got to tell you,
Goodbye, goodbye.
Mama don't go,
Daddy come home.
Mama don't go,
Daddy come home.
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Mama don't go,
Daddy come home.
Mama don't go,
Daddy come home.
Mama don't go,
Daddy come home.
Mama don't go,
Daddy come home.
Mama don't go,
Daddy come home...
Mattia
"Amore e Psiche"-William Bouguerau
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Valentina P.
Amore e psiche, l'opera di Jankelevitch
Divagazioni filosofiche sull’amore in occasione della ripubblicazione in
Italia del libro sull’Eros del filosofo francese Vladimir Jankelevitch.
Partendo dalla citazione del mito Eros e Psiche lo scrittore azzarda una
tesi provocatoria: il rapporto amoroso nasce letteralmente dal nulla.
Anzi: è fondato sul nulla.
Divagazioni filosofiche sull’amore in occasione della ripubblicazione in
Italia del libro sull’Eros del filosofo francese Vladimir Jankelevitch.
Partendo dalla citazione del mito Eros e Psiche, raccontato da Apuleio, lo
scrittore azzarda una tesi provocatoria: il rapporto amoroso nasce
letteralmente dal nulla. Anzi: è fondato sul nulla.
Vladimir Jankelevitch (Bourges 1903-Parigi 1985) era professore di
filosofia morale alla Sorbonne. Aveva incontrato Bergson per la prima
volta nel 1923: il suo Henri Bergson del 1931 resta a tutt’oggi la
monografia più intelligente su questo grande della filosofia francese del
Novecento. Tra i suoi libri vanno almeno ricordati Il non so che e il
quasi niente (1957) e La musica e l’ineffabile (1961).
Il filosofo pone al centro la categoria a-logica o irrazionale dell’Amore,
partendo dalla citazione del mito Eros e Psiche, raccontato da Apuleio
nella sua Metamorfosi: “Ed ecco il dio Cupido deliziosamente addormentato!
Allora Psiche […] più che mai infiammata dal desiderio di Cupido, si chinò
su di lui con le labbra socchiuse e si affrettò a baciarlo. Quand’ ecco la
lucerna fece saltar fuori dal suo lucignolo una goccia d’olio bollente
sopra l’omero destro del dio. Così bruciato il dio balzò su e vista
tradita la sua fede, volò via. Psiche prostrata al suolo seguì con gli
occhi il marito, fino a quando il remeggio delle ali non l’ebbe portato
via e reso invisibile”.
Con questa suggestiva descrizione Apuleio racconta il momento culminante,
quello in cui Cupido, scoperto dalla consorte, fugge. In esso il filosofo,
scorgendo l’attestazione eminente di una pulsazione erotica che pervade
l’intera realtà, tenta di afferrarla e portarla a concetto filosofico.
Cupido (l’amore) fugge poiché Psiche (l’anima guidata dalla ragione) ha
voluto vederlo “in faccia”, ha cioè voluto vedere chi l’amore veramente
fosse. Come dire: l’amore finisce quando, invece di farlo vivere di se
stesso, della sua intima ed oscura tensione, si cerca di dargli una
spiegazione “illuminante” che, nel portarne alla luce le ragioni e le
cause nascoste, gli conferisca un fondamento certo e dunque una sorta di
certificato di garanzia.
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Inoltre questa operazione “illuministica” è la spia anche di un’altra
volontà: fare dell’amore un possesso definitivo. Ed invece così non è:
Cupido -l’amore- fugge! Prova di questa inafferrabilità dell’amore, è
un’esperienza tipica che tutti gli amanti fanno in prima persona. A
un’interrogazione stringente sul loro amore, sulle reali cause e le vere
ragioni che l’hanno determinato, essi si accorgono di non riuscire a
trovare una spiegazione davvero soddisfacente e definitiva.
Per quanto si sforzino di cercare e dare giustificazioni (è la bellezza, è
il valore, è l’ingegno..), nel fondo devono ammettere che nessuna di esse
sembra racchiudere quel “qualcosa” di inesplicabile che li tiene insieme.
Tant’è vero che, quando un amore finisce, nessuna di quelle “ragioni”
riesce a mantenerlo in vita. D’altra parte chi sa dire perché un certo
giorno, cogliendo al volo lo sguardo di una persona, se ne innamorò? Un
colore, un profumo, una sensazione, un’intonazione - cioè il “quasi
niente”- che di solito è tutto.
Jankelevitch azzarda dunque una tesi provocatoria: il rapporto amoroso
nasce letteralmente dal nulla. Anzi: è fondato sul nulla. Per questo,
quasi ogni amante, giunto alla fine di un legame amoroso è portato ad
esclamare: “e dire che ho sprecato anni della mia vita per una persona che
non mi piaceva”. Un nulla fa scattare come per incanto il vincolo che
comincia ad intessersi tra i due amanti. Quel nulla rimarrà costantemente
l’unico elemento che mantiene il rapporto. Ogni motivazione esterna va “a
fondo” e non riesce a spiegare qualcosa che prende forma dalla propria
assoluta gratuità, restando dall’inizio alla fine radicalmente “senza
perché”. Anche la frase minima “ti amo perché sei tu” non costituisce “una
ragione”.
Si dovrebbe dire più semplicemente: amo senza ragione. O meglio: amo
contro ogni ragione: “Amo perché amo”. Dove l’affermazione circolare, che
ripiega su se stessa, sta proprio ad indicare che dentro l’amore va
cercata la sua “causa”. Cioè: proprio perché fondato da e su nulla, esso
si regge esclusivamente ”sulla circolazione interna” che trans-corre fra i
due amanti e che di continuo ritorna su se stessa ad auto-sostenersi.
Ecco il cuore della teoria di Jankelevitch: un’amore che decidesse in
anticipo di “frenare i costi”, che può dire: ce n’è a sufficienza, questo
non è l’amore. Invece “la divisa dell’amore è: mai abbastanza…Amore ignora
la parola arrestarsi”. Anzi non può mai arrestarsi. Pena l’immediato
venire meno, il subitaneo sprofondare nel nulla su cui è sospeso, di
quella “transitività reciproca”, al cui instabile intramarsi l’amore è
completamente affidato. La sola misura dell’amore, diceva sant’Agostino, è
di amare senza misura; o meglio è la stessa assenza di misura, la misura.
Applicato all’amore il μηδέν άγαν (“mai molto”) di Solone e Teognide è una
derisione; bisogna dire piuttosto: mai abbastanza, accelerando e
precipitando fino alla vertigine. Ma questo è anche il suo lato oscuro:
non dà nessuna certezza questo volo perenne, non è mai sicuro e
pre-garantito, ma anzi impegna ciascun amante nella perdurante fatica di
ri-attestarlo.
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Canzone delle colombe e del fiore - Francesco Guccini
Amore, se fossi aria,
le tue rondini vorrei,
per guardarmele ogni minuto
e farle volare negli occhi miei ;
quelle rondini bianche e nere
che anche mute dicono tanto :
tutta la gioia di mille sere
ed un momento solo di pianto.
Amore, mai sarò stanco
di bermi tutto il tuo miele ;
quando ridi o quando mi parli
in me si gonfiano mille vele ;
quando un sogno od un tuo segreto
ti fan seria e sembri rubata,
guizzan pesci fra i tuoi due fiori,
rivive l'anima mia assetata.
Amore, pensa se avessi
una torre colombaria,
per far posare le tue due colombe stanche
di volare in aria ;
vederle alzarsi dritte nel cielo
e atterrare fra le mie mani
per carezzarle dentro ai miei oggi
e baciarle fino a domani.
Amore, nel mio giardino
vorrei fiorisse la tua rosa,
perché l'anima mia si perda
dove il corpo rinasce e riposa ;
quella rosa di primavera
sempre rorida di rugiada,
misteriosa come la sera
balenante come una spada.
Amore colomba fiore,
amore fragile e forte,
sfrontatezza e pudore,
compagna di gioia e sorte,
sapore amaro e dolcezza,
con l'arcobaleno fra le dita,
vorrei perdermi nel tuo respiro,
vorrei offrirti questa mia vita.
30
Francesco
Madre Teresa di Calcutta
Ama
Ama finche’ non ti fa male,
e se ti fa male,
proprio per questo sara’ meglio.
Perche’ lamentarsi?
Se accetti la sofferenza
e la offri a Dio, ti dara’ gioia.
La sofferenza
e’ un grande dono di Dio:
chi l’accoglie,
chi ama con tutto il cuore,
chi offre se stesso
ne conosce il valore.
Madre Teresa di Calcutta
Le opere dell'amore
Le opere dell’amore
sono sempre opere di pace.
Ogni volta che dividerai
il tuo amore con gli altri,
ti accorgerai della pace
che giunge a te e a loro.
Dove c’e’ pace c’e’ Dio,
e’ cosi’ che Dio riversa pace
e gioia nei nostri cuori.
"Amiamo.. non nelle grandi ma nelle piccole cose fatte con grande amore. C'è tanto amore in tutti
noi. Non dobbiamo temere di manifestarlo."
Madre Teresa di Calcutta
Franco Battiato > La Cura
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
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perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.
Vagavo per i campi del Tennessee
(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.
Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza.
I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
TI salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...
io sì, che avrò cura di te
L'amore (K. Gibran)
"Insieme siete nati,
insieme per sempre
sarete nella memoria di Dio.
Amatevi l'uno l'altra,
ma non siate una prigione d'amore.
Datevi l'uno all'altra il cuore,
ma non chiudetevi in voi stessi.
La Vita soltanto vi può contenere.
Vi sia spazio nella vostra unità
e i venti del cielo danzino tra voi,
tra le rive delle vostre anime
possa danzare anche il mare.
L'amore basta all'amore.
L'amore non possiede
e non vuole essere posseduto.
Se vi chiama, seguitelo.
Se vi parla, ascoltatelo.
Se vi dà le ali, volate, abbandonatevi a lui.
Non siete voi a condurre l'amore,
l'amore conduce voi.
Non siete voi a condurre l'amore…
Insieme cantate e danzate
ma ognuno abbia lo spazio
della sua solitudine.
Le corde dell'arpa sono sole
vibrando nella stessa musica
e quercia e cipresso non crescono
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l'una all'ombra dell'altro.
La Vita soltanto vi può armonizzare.
Vi sia spazio nella vostra unità
e i venti del cielo danzino tra voi,
tra le rive delle vostre anime
possa danzare anche il mare.
L'amore basta all'amore.
L'amore non possiede
e non vuole essere posseduto.
Se vi chiama, seguitelo.
Se vi parla, ascoltatelo.
Se vi dà le ali, volate,
abbandonatevi a lui.
L'amore basta all'amore …”
Inno all'amore - San Paolo
"Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi l'amore,
sono come un bronzo che risuona
o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,
e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,
ma non avessi l'amore,
non sarei nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze
e dessi il mio corpo per esser bruciato,
ma non avessi l'amore,
niente mi gioverebbe.
L'amore è paziente,
è benigno l'amore;
non è invidioso l'amore,
non si vanta,
non si gonfia,
non manca di rispetto,
non cerca il suo interesse,
non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell'ingiustizia,
ma si compiace della verità.
Tutto copre,
tutto crede,
tutto spera,
tutto sopporta.
L'amore non avrà mai fine".
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Alberto C.
AFTERHOURS 2005
Ballata Per La Mia Piccola Iena
L'autista che ti guida ha una sola mano,
ma vede cio che credi invisibile.
Nel tuo piccolo mondo fra piccole iene
anche il sole sorge solo se conviene.
Fra piccole iene, solo se conviene,
mia piccola iena, solo se conviene.
L'amore rende soli, ma è ben più doloroso
se per nemici e amici non sei più pericoloso.
La testa è così piena che non pensi più.
Ti si aprono le gambe oppure le hai aperte tu?
Aiutami a trovare qualcosa di pulito!
Uccidi ma non vuoi morire,
uccidi ma non vuoi morire.
Fra piccole iene, solo se conviene.
Mia piccola iena, solo se conviene.
Non puoi scordare dove son state le tue labbra; sai già come sarà , ma non sai più chi sei...
La testa è così piena, non riesci più a pensare che anche senza te si possa ancora respirare!
Quello che hai appena fatto ti ha fatto stare meglio!
Chi uccide ma non vuol morire, uccidi ma non vuoi morire!
Fra piccole iene, solo se conviene.
Fra piccole iene, solo se conviene.
Mia piccola iena solo se conviene,
Mia piccola iena
solo se conviene...
Eleonora
Eros & cibo,
attenti a quei due
C'è un legame inscindibile fra seduzione e cibo, tra appetito alimentare e appetito sessuale.
Lo rivelano le ultime ricerche, lo confermano libri, film, nuove tendenze...
Le donne italiane usano una bella cena per creare intimità e risvegliare desideri sopiti. Lo rivela una
ricerca sul rapporto tra eros e cibo realizzata dall’Istituto Internazionale di Sessuologia. Per le
donne, quindi, il desiderio maschile può essere stimolato dalla buona cucina o da pietanze speciali.
Per il 26 per cento rappresenta, infatti, una buona arma. E gli uomini? Secondo l’indagine, sono
consapevoli del potere di seduzione del cibo e sono disposti a mettersi ai fornelli per “coccolare” la
partner.
Alcune ricette..
Cin Cin amore!
Per corteggiare con successo chi ci sta a cuore bisogna creare una atmosfera particolare: luce
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soffuse, rose rosse, Barry White come sottofondo musicale, e, fra un bisbiglio e l'altro,... un ottimo
spumante o, meglio ancora, Champagne.
Se poi lo servite con dei lamponi, ritenuti afrodisiaci in quanto ricchi di vitamina C ed anche per la
loro forma, diventa il complemento ideale per una indimenticabile serata.
Ingredienti Per 2 persone
1 bottiglia di Spumante o di Champagne 1 cestino di lamponi
Procedimento
Versate lo Champagne nelle flutes, aggiungete qualche lampone ben lavato e...Cin, Cin Amore!
Bocconcini magici
Sta per arrivare il tuo amore, fa caldo ma tu sai come risvegliare i suoi sensi assopiti prendendolo
anche per la gola. Gli offri questi squisiti e dolcissimi bocconcini di banana ricoperti di cioccolato
al peperoncino, entrambi afrodisiaci. Fra un bocconcino e l'altro la passione diventerà sempre più
innarestabile, i vostri baci più infuocati che mai e sarete totalmente presi dalla magia dell' amore.
Ingredienti Per 2 persone
2 banane, non troppo mature, per persona
cioccolato al peperoncino
1 noce di burro
cocco grattugiato
Procedimento
Fai fondere il cioccolato a bagnomaria o meglio ancora al forno a microonde per un minuto.
Fuori dal fuoco, incorpora al cioccolato la noce di burro e mescola bene in modo da ottenere una
crema fluida e liscia.
Immergi le rondelle di banana (ognuna infilzata in uno spiedino di legno) nel cioccolato fuso e falle
asciugare all'aria infilzate su di una mezza patata. Quando il cioccolato si e ben solidificato,
spolverizzate con il cocco grattugiato e conserva in frigorifero fino al momento di servire.
CIBI AFRODISIACI, L’EROS IN CUCINA
La mela, simbolo del peccato originale, metafora del desiderio e nutrimento perfetto, gustoso e
salutare. La frutta racchiude tutti i principi fondamentali per trasformare ogni alimento in un cibo in
grado di stuzzicare i sensi e predisporli al piacere.
Tutta la frutta puo' diventare la base essenziale per sublimi piatti afrodisiaci, ma l'effetto si accresce
se all'alimento si aggiunge anche il fascino dell'esotico.
Percio' se ne avete la possibilità, assaggiate cocco, maracuja, avocado e frutti della passione...
Oltre alla frutta, sono numerosissime le spezie e gli alimenti di comprovato effetto afrodisiaco che
oggi sono facilmente reperibili al mercato, al supermercato, in erboristeria o nei negozi di alimenti
macrobiotici. Tutti questi alimenti vanno però cucinati e presentati nel modo più adeguato possibile,
così da risvegliare i sensi anche del partner più pigro.
Il peperoncino: questa spezia, grazie ai suoi principi attivi, al suo sapore, al suo colore e alle sue
mille qualità, e' senz'altro una delle piante più adatte a stimolare in noi il desiderio sessuale e a
metterci in grado di soddisfarlo.
Lucido e brillante, il sapore aggressivo, ha sicuramente in sé una' attrattiva di tipo sessuale. A
questo si aggiunga la grande quantità di vitamina "E" che contiene, la vitamina della fecondità e
della potenza sessuale, ed il suo colore caldo, il rosso, lo stesso colore del sangue.
Efficacia scientifica
Secondo una ricerca inglese, esiste un ormone, il VIP (vasoactive intestinal polypeptide) implicato
nella chiusura delle comunicazioni arteriovenose, fenomeno all'origine della tumescenza dei tessuti
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erettili: in altre parole, è forse il VIP che provoca l'erezione nell'uomo e gli analoghi fenomeni nella
donna. Quando l'organismo aumenta la sua produzione di VIP, il risultato è una dilatazione dei vasi
periferici (si diventa rossi in faccia), la circolazione del sangue ed i battiti cardiaci aumentano così
come aumenta la frequenza del respiro.
Insomma, pepe e peperoncino provocano la vasodilatazione nella zona lombosacrale che comprende
anche gli organi genitali, tutte reazioni collegate all'eccitazione sessuale, ma anche reazioni
provocate da cibi piccanti.
La cioccolata: al centro dei rituali aztechi (Montezuma ne beveva una tazza prima di recarsi negli
appartamenti delle donne) contiene feniletilamina, la sostanza che il cervello produce quando ci
innamoriamo e che è presente anche nel formaggio.
Chiodi di garofano: è uno dei più potenti afrodisiaci naturali. È inoltre efficace per combattere la
fatica mentale, come pure la perdita di
memoria.
Coriandolo: i suoi semi seccati hanno degli effetti euforici, specialmente nelle donne. Viene
utilizzato in infusione nel vino. Tuttavia si raccomanda agli uomini di non abusare della sostanza,
per evitare effetti opposti. .
Vaniglia: possiede effetti euforici e può essere consumata a volontà. Combatte l'astenia sessuale,
agendo sul sistema nervoso centrale e, per mezzo del suo odore, agisce indirettamente come
stimolante sessuale.
L’amore in Ligabue
-L’amore contaIo e te ne abbiam vista qualcuna - vissuta qualcuna
ed abbiamo capito per bene - il termine insieme
mentre il sole alle spalle pian piano va giù
e quel sole vorresti non essere tu
e così hai ripreso a fumare - a darti da fare
è andata come doveva - come poteva
quante briciole restano dietro di noi
o brindiamo alla nostra o brindiamo a chi vuoi
l'amore conta
l'amore conta
conosci un altro modo
per fregar la morte?
nessuno dice mai se prima o poi
e forse qualche dio non ha finito con noi
l'amore conta
io e te ci siam tolti le voglie
ognuno i suoi sbagli
è un peccato per quelle promesse
oneste ma grosse
ci si sceglie per farselo un pò in compagnia
questo viaggio in cui non si ripassa dal via
l'amore conta - l'amore conta
e conta gli anni a chi non è mai stato pronto
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nessuno dice mai che sia facile
e forse qualche dio non ha finito con te
grazie per il tempo pieno
grazie per la te più vera
grazie per i denti stretti
i difetti
per le botte d'allegria
per la nostra fantasia
l'amore conta
l'amore conta
conosci un altro modo per fregar la morte?
nessuno dice mai se prima o se poi
e forse qualche dio non ha finito con noi
l'amore conta
l'amore conta
per quanto tiri sai
che la coperta è corta
nessuno dice mai che sia facile
e forse qualche dio non ha finito con te
l'amore conta
-Sono qui per l’amoreSono qui per l’amore, per le facce curiose che fa
Per la coda alla cassa, con il saldo più o meno a metà, per le gabbie di carta, per la chiave scordata
in cantina, per il giro del sangue e per quello del vino.
Sono qui per l’amore, per difendere quello che so
per le rampe di lancio, e lo sporco che riga gli oblò
che nel lancio ci siamo, e la torre controllo lontana, con il bricco sul fuoco e la fiamma …
Con tutto il sangue andato a male, e poi di colpo questo andarsi bene, un solo sole che forse
basterà.
Con tutto il sangue andato a male, e poi di colpo questo andare insieme, in una vita che forse
basterà.
Questo andarsi bene qua…..
Sono qui per l’amore, e per tutto il rumore che vuoi
E i brandelli di cielo che dipendono solo da noi, per quel po’ di sollievo che ti strappano
dall’ombelico, per gli occhiali buttati, per l’orgoglio spedito, con la sponda di ghiaia che alla prima
alluvione va giù.. ed un nome e cognome che comunque resiste di più.
Sono qui per l’amore per riempire col secchio il tuo mare, con la barca di carta, che non vuole
affondare.
Con tutto il sangue andato a male, e poi di colpo questo andarsi bene, un solo sole che forse
basterà.
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Con tutto il sangue andato a male, e poi di colpo questo andare insieme, in una vita che forse
basterà.
Questo andarsi bene qua…..
Sono qui per l’amore, per le facce curiose che fa
Per le giostre sfinite che son sempre più fuori città, stabiliamo per sempre le corsie che ci mandano
avanti, e prendiamo le multe tutti belli e cantanti.
-Tutte le strade portano a teChe vento che tira
taglia il respiro spinge un po' in là
forse ci vuol cambiare
mi sa che non ce la farà
Mi riesci a sentire
in questo rumore?
Vieni un po' qua
fammi sentire il mare
al centro di questa città
Tu sai che ciò che so
sai la vita che ho
riparati un po'
forse ti piove dentro
usa la casa che ho
Fino a che
tutte le strade portano a te
lascia che piova pure
prendiamo il sole che c'è
Fino a che
tutte le strade portano a te
non ci si può sbagliare
prendiamo il tempo che c'è
Il mondo non gira
o almeno non come volevi tu
come ci avevan detto
quando era buona un'idea
Tu che sei ciò che sei
che non cambierai mai
promettimi che
ci sarà sempre un posto
che tieni caldo per me
Fino a che
tutte le strade portano a te
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lascia che piova pure
prendiamo il sole che c'è
Fino a che
tutte le strade portano a te
non ci si può sbagliare
prendiamo il tempo che c'è..
-Ti sentoTi sento nell'aria che è cambiata
che anticipa l'estate
e che mi strina un po'
io ti sento passarmi nella schiena
la vita non è in rima
per quello che ne so
ti sento nel mezzo di una strofa
di un pezzo che era loffio
ed ora non lo è più
io ti sento lo stomaco si chiude
il resto se la ride appena ridi tu
qui con la vita non si può mai dire
arrivi quando sembri andata via
ti sento dentro tutte le canzoni
in un posto dentro che so io
ti sento
e parlo di profumo
t'infili in un pensiero
e non lo molli mai
io ti sento
al punto che disturbi
al punto che è gia tardi
rimani quanto vuoi qui con la vita non si può mai dire
arrivi quando sembri andata via
ti sento dentro tutte le canzoni
In un posto dentro che so sempre io oh oho oh oh
io ti sento c'ho il sole dritto in faccia
e sotto la mia buccia
che cosa mi farai
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Matteo F.
Ulisse e Penelope - Riflessione su un Amore
Ai meno attenti, la storia di Ulisse può sembrare soltanto una lunga avventura. In realtà il discorso
è ben diverso e complesso. I temi che Omero sviluppa nel suo poema, vanno a toccare numerosi
aspetti della realtà umana, sia spirituale che materiale.
L'ostinata volontà del protagonista nel voler tornare a casa, ad esempio, testimonia il profondo
Amore che alberga in lui.
Amore per la propria terra, innanzi tutto, seguito a ruota per quello verso la famiglia, la moglie ed il
figlio.
E sì che di possibilità Ulisse, durante il suo viaggio di ritorno, ne ha avute per "sistemarsi". Alcune
veramente allettanti; come quella offertagli dalla ninfa Calipso, la quale gli promise niente meno
che l'immortalità. O l'invito della giovane e dolce Nausicaa teneramente innamorata di lui.
Quando si ama veramente, non esistono "se" o "ma", non ci sono lusinghe che tengono ed il
comportamento di "Odisseo" è una splendida verifica di questa teoria. Tant' é che in vecchiaia,
cederà ad un nuovo amore, quello per la conoscenza, che lo porterà ancora a partire, ma questa è
una pagina diversa che necessita di un avvicinamento totalmente differente.
L'amore di Ulisse per Penelope non ha atteggiamenti forti o drammatici, lo definirei un sentimento
maturo, completo in ogni suo aspetto e per questo sereno. Il conquistatore di Ilio non appare mai
disperato ma solo profondamente triste, ogni volta che il poeta lo pone sulla strada dei ricordi.
Il mezzo che lui utilizza, durante la lontananza, per concretizzare l'amore che prova nei confronti di
ciò che è stato costretto a lasciare, è la tenacia, l'indistruttibile volontà di tornare a casa.
La stessa cosa vale per la regina di Itaca ma l'approccio al problema è sicuramente diverso. Lei basa
la sua azione sulla speranza, sulla convinzione che il marito prima o poi tornerà. Evidentemente è
sicura del sentimento di Ulisse e quindi della sua ostinazione nel voler perseguire la strada del
ritorno. Anche se ad un certo punto questa fiducia vacilla ed alla governante che le annuncia il
ritorno di Ulisse dice:
"Cara nutrice,
gli'Iddii, che fanno , come lor talenta,
del folle un saggio e del più saggio un folle,
la ragion ti travolsero."
(Odissea - XXIII vv. 14- 17)
Ma attenzione, la fiducia viene meno nei confronti del destino non verso Ulisse. Infatti,
quando si convince che il marito è realmente tornato, l'emozione che prova è violentissima ed
Omero così ce la descrive:
Questo fu il colpo che i suoi dubbi tutti
vincitore abbattè. Pallida, fredda,
mancò, perdé gli spiriti, e disvenne.
Poscia corse ver lui direttamente,
disciogliendosi in lagrime; ed al collo
ambe le braccia le gittava intorno,
e baciavagli il capo...
(Odissea - XXIII vv. 233 - 259)
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Non c'é dubbio, che i mezzi con i quali i due raggiungono il loro scopo sono diversi, ma unico è il
motivo conduttore che li spinge: l'Amore!
L'Odissea quindi, fra le altre tantissime cose, è anche il canto di quel sentimento che a volte può
togliere la ragione ma che nello stesso tempo, per chi ha la fortuna di saperlo comprendere, può far
nascere i moti dell'anima che sicuramente portano l'uomo a raggiungere le mete sperate. Uno ci è
dato dalla nostra della nostra stessa natura e si chiama Volontà. L'altra (per chi ci crede) proviene
forse direttamente dal Creatore e si chiama Speranza.
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense.
Queste parole da lor ci fuor porte.
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