Balaka, Malawi Centro medico e Laboratorio Dream GIUSEPPE LA

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Balaka, Malawi Centro medico e Laboratorio Dream GIUSEPPE LA
PROGETTAZIONE
Balaka, Malawi
Centro medico
e Laboratorio Dream
GIUSEPPE LA FRANCA
architetto
Vista del laboratorio Balaka con l’impianto fotovoltaico (foto cortesia Comunità di Sant’Egidio)
C
ombattere l’Aids in Africa, dov’è più diffusa, attraverso una strategia
integrata che prevede la
realizzazione di centri
medici distribuiti sul territorio e gestiti da personale autoctono, a formare una rete efficiente ed estremamente reattiva.
Oltre 300.000 persone, di cui circa 70.000 bambini, curate in 10 Paesi africani grazie a diagnostica e terapie
d’eccellenza che, dal 2002, hanno anche portato alla nascita di più di 60.000 neonati sani (Aids free) da madri
sieropositive che continuano a vivere e a prendersi cura di loro.
Questi i principali risultati raggiunti nei 46 i centri di
cura e nei 24 laboratori di biologia molecolare – tra cui
quello di Balaka - realizzati dalla Comunità di Sant’Egidio con il programma Dream che oggi costituisce un
modello di riferimento continentale per una sanità “leggera” quanto efficace.
Dall’aiuto umanitario alla lotta all’Aids
Il dott. Giorgio Barbaglia è responsabile tecnico di numerosi degli interventi promossi dal programma Dream.
«Faccio parte della Comunità di Sant’Egidio dal 1980,
quando iniziai come volontario prestando aiuto ai bambini e gli anziani. Il nostro impegno in Africa è coinciso
con l’invio degli aiuti umanitari che, come gruppo di cattolici laici, abbiamo raccolto e distribuito alle popolazioni del Mozambico vittime della guerra civile. Quell’esperienza e l’importante ruolo di mediazione svolto durante
le trattative di pace resero la comunità – che non nasce
come una ong e non esprime interessi di parte – un referente autorevole per le richieste di aiuto e mediazione nei
conflitti provenienti dall’intero continente africano, connesse alla povertà, alle guerre, alla scarsità di acqua e cibo e alle malattie, tutte questioni tra loro collegate. La nostra attenzione si concentrò in particolare sulla diffusione dell’Aids: in alcune aree, infatti, la percentuale di persone sieropositive raggiungeva il 30% della popolazione
complessiva e, oltre a tutti i problemi di ordine economico, politico e ambientale dei Paesi africani, costituiva un
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TELEMEDICINA:
UNA NECESSITÀ CONCRETA
ulteriore fattore di criticità sanitaria e sociale. Con enormi difficoltà non solo finanziarie – in Africa come nel resto del mondo, le autorità ritenevano che fosse impossibile ottenere risultati rilevanti dal punto di vista clinico
– nel 2002 riuscimmo a impiantare un primo laboratorio
di biologia molecolare e un primo centro di cura a Maputo, iniziando i trattamenti terapeutici».
Un sogno che si avvera
In che modo il programma Dream si è affermato come modello efficace per la lotta all’Aids nel continente africano?
«La Comunità di Sant’Egidio si basa sul volontariato: i
medici e gli altri professionisti che partecipano lo fanno
a titolo personale. Per questa ragione, oltre alla ricerca
di fondi, farmaci, apparecchiature e materiali di consumo, abbiamo puntato da subito a svolgere un duplice ruolo di organizzazione e coordinamento degli interventi e
di promozione della formazione professionale del personale locale, che poi lavora nei centri Dream. Sono ormai
più di 5.000 i professionisti della salute africani formati.
Sul fronte operativo abbiamo trasposto nella realtà africana competenze ed esperienze maturate in Italia, coinvolgendo per esempio specialisti dell’Istituto Nazionale
per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani. Questo lavoro ci ha permesso di applicare i protocolli di cura specifici, già in uso nel “nord” del mondo, poi ripresi anche
dalle linee guida dell’Oms per la cura dell’Aids in Africa.
Store 2
19 mq
Closet
5 mq
Store 1
13 mq
Sterilisation
8,5 mq
L’impiego di sistemi evoluti di archiviazione e di trasmissione delle informazioni
è stata una scelta operata fin da subito dal programma Dream: la gestione dei
centri e il coordinamento del personale impiega un sistema informatizzato che
utilizza reti telefoniche fisse, mobili e satellitari, con l’obiettivo di massimizzare
l’efficacia delle risorse disponibili. Oltre a rendere più efficiente l’attività quotidiana
di medici e infermieri, che possono così concentrarsi sugli aspetti più importanti
del proprio lavoro, la cartella clinica informatizzata permette una riduzione
media del 80% dei tempi tecnici connessi alla gestione delle informazioni in
tutti gli ambiti, dalla clinica alla logistica. La disponibilità dei dati clinico-sanitari
attraverso il web consente al personale operante sul territorio di condividere in
tempo reale informazioni preziose e di ottenere consulenze specialistiche in tempi
brevissimi. Parallelamente, i mezzi di telecomunicazione informatizzati facilitano
la diffusione e la condivisione delle conoscenze, per esempio ai fini della ricerca
e dei controlli di qualità, e consentono l’effettuazione di eventi formativi a distanza
evitando trasferimenti difficoltosi, costosi e a volte pericolosi.
SCHEDA DEI LAVORI
Promotore
Comunità di Sant’Egidio
Project manager
dott. Giorgio Barbaglia
Apparecchiature di laboratorio
Becton Dickinson, Abbott, Sysmex
Produzione e accumulo di energia
AROS Solar Technology
I risultati ottenuti sono stati estremamente significativi e
ci hanno permesso sia di incrementare la diffusione dei
centri di cura (in Tanzania, Malawi, Kenya, Guinea Conakry, Swaziland, Camerun, Repubblica Democratica del
Congo, Angola e Nigeria), sia di orientare le politiche di
questi paesi verso una sanità pubblica gratuita e di alta
qualità. L’evoluzione del nome del programma testimonia
la crescente efficacia della nostra azione. Dream in origine era l’acronimo per “Drugs Resources Enhancement
against Aids in Mozambique”. Quando iniziammo a operare al di fuori del Paese, “in Mozambique” fu sostituito
da “and Malnutrition”, per evidenziare come quel fenomeno agisca sul sistema immunitario al pari del virus Hiv.
First process
22 mq
Corridor 1
8 mq
WCs/Dressing rooms
19,5 mq
Archive
7 mq
Pianta del
laboratorio
(immagine
cortesia
Comunità di
Sant’Egidio)
Molecular 1
27 mq
Corridor 2
13 mq
Molecular 2
9,5 mq
Entrance/Reception
20 mq
Hematology
20 mq
Extractor fan
Tech area
14 mq
Biochemistry
9 mq
Ventilation
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PROGETTAZIONE
Sirio Power Supply
Gruppo
elettrogeno
Inverter
Sirio
AC/DC
DC/AC
Utenze
Rete
Schema di funzionamento dell’impianto
(immagine cortesia AROS Solar Technology)
Battery
box
ENERGIA: UNA CRITICITÀ RISOLTA
Nella zona di Balaka come in gran parte dell’Africa, la rete elettrica eroga
elettricità di bassa qualità e in modo discontinuo. Il Centro Dream era stato
originariamente dotato da un generatore alimentato a gasolio, che comportava
notevoli problematiche legate ai costi e all’approvvigionamento del carburante.
Da circa due anni il generatore diesel svolge solo un ruolo di backup: sulle
coperture degli edifici è stato infatti installato un impianto fotovoltaico abbinato
a un sistema di accumulo a batterie, che permette di fronteggiare l’intera
domanda quotidiana di elettricità e di stoccare l’eccedenza non consumata per
l’impiego nelle ore notturne o di scarso irraggiamento.
L’impianto garantisce la completa autonomia energetica al centro, assicurando
un’alimentazione continua e di qualità a fronte di un sostanziale abbattimento
dei costi e dell’inquinamento atmosferico e acustico. Il campo fotovoltaico è
formato da 224 moduli (29,12 kWp), suddivisi in 8 stringhe e attestati su un
inverter centralizzato, più un accumulatore composto da 32 batterie. Il sistema
è concepito per il funzionamento con e senza connessione alla rete elettrica e
permette l’implementazione di altre sorgenti energetiche.
Oggi Dream significa “Disease Relief Through Excellent
and Advanced Means”, in quanto i centri non si occupano
solo della cura dei sieropositivi e dei pazienti conclamati, ma affrontano un amplissimo spettro di malattie come tubercolosi, malaria, anemie, epatite virale, affezioni
croniche e cardiovascolari, diabete mellito, lipodistrofia,
tumori maligni, fino al virus Ebola». Oggi i centri di cura
e i laboratori Dream rivestono un importante ruolo all’interno dei diversi sistemi sanitari nazionali, anche sul fronte della prevenzione, e operano in collaborazione con altre
strutture e programmi di lotta all’Aids. Uno degli aspetti
più interessanti del programma – che ne attesta il grado
di successo sotto il profilo umano – consiste nel fatto che,
spesso, gli stessi pazienti diventano a loro volta volontari,
“attivisti”, incoraggiando i propri connazionali a rivolgersi
alle strutture Dream per iniziare le cure.
Clinica e laboratorio
Il Centro Dream a Balaka – città di circa 300.000 abitanti
situata nel sud del Paese – è il secondo in Malawi per numero di pazienti in cura. Inserito nell’area dell’ospedale
dei padri missionari Monfortani, a fianco del reparto maternità, il centro è composto da:
• una clinica medica con 4 ambulatori, locale prelievi,
farmacia e sala per la “food integration”;
• un laboratorio di analisi con aree per esami ematologici e biochimici, di biologia molecolare e per la conta dei
CD4 (una immunoglobulina indicatore dello stadio di differenziazione dei linfociti T), dotate di macchine automatiche per l’effettuazione di analisi generali e specialistiche.
Si tratta di edifici monopiano estremamente semplici dal
punto di vista costruttivo, in quanto la filosofia del programma Dream predilige la realizzazione di un alto numero di strutture sanitarie di base, distribuite sul territorio in modo da facilitare l’accesso da parte dei pazienti.
Per le sue attività, sin dall’inizio la Comunità di Sant’Egidio ha adottato gli stessi protocolli diagnostici impiegati
nei Paesi occidentali, adoperandosi per la costruzione e
la messa in funzione di una rete di laboratori di analisi di
alta qualità. Oltre alle analisi atte a valutare le condizioni generali del paziente (monitoraggio della funzionalità
epatica e renale, emocromo completo), i laboratori sono
quotidianamente impegnati in:
• conta dei linfociti CD4;
• determinazione della carica virale (operazione che richiede attrezzature sofisticate, compresi frigoriferi in grado di conservare i kit a -80 °C);
• test di resistenza per identificare i pazienti i cui virus
hanno sviluppato resistenza al trattamento in atto;
• diagnosi precoce prenatale mediante amplificazione
con PCR (Polymerase Chain Reaction);
• diagnosi della tubercolosi attraverso una metodica per
la diagnosi veloce.
Il laboratorio svolge un ruolo di hub rispetto alla rete dei
centri rurali limitrofi ed è dotato di tecnologie medicali
e strumenti caratterizzati da standard adeguati rispetto
alle diverse tipologie d’attività svolte. Nel caso di Balaka, la prossimità con il reparto materno-infantile dell’ospedale favorisce le sinergie mirate alla diagnosi precoce prenatale.
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