7. W la crisi
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7. W la crisi
Da qui a Natale: 2^ puntata W LA CRISI Riassunto della puntata precedente: Dante batte Paperone 1 a 0. Ce lo dicono alcuni economisti di fama internazionale: la crisi economica è stata provocata dallo stile di vita alla Paperon de’ Paperoni che, alla fine, non ha portato alla felicità promessa. Dunque la strada non è questa, l’armadio pieno di vestiti, la scarpiera piena di scarpe o il portafoglio imbottito per fare shopping sfrenato non rendono le persone più contente. Eppure siamo ormai così abituati a pensarlo che liberarsi da questo modo di agire e di ragionare non è semplice. Y love shopping (https://www.youtube.com/watch?v=oCIewcrRkK8&feature=related) “Non è detto che, perché sono qui, devo per forza comprare. Infatti no, mi devo domandare: mi serve davvero?”. E poi… il delirio dello shopping! Perché è tanto difficile liberarsi da certe abitudini che ci rendono un po’ schiavi e dipendenti? Proprio noi, che chiediamo continuamente più indipendenza e autonomia? Dipendenza. Un tempo si parlava solo di dipendenze da droghe e da alcool. Oggi si parla con preoccupazioni di dipendenze da gioco, videogioco, social network. Prendiamo l’esempio del gioco. In Italia ci sono un milione e mezzo di giocatori compulsivi, cioè di coloro che non possono più vivere senza giocare, che dilapidano tutti i loro averi e quelli della loro famiglia. Metà di loro chiede aiuto a Centri specializzati e si affida a psicoterapeuti per venirne fuori. E magari all’inizio avranno detto: voglio essere “libero” di giocare. Lo stesso vale per i videogiochi di ruolo, per le chat, per i siti porno, per lo shopping. Sentite cosa si legge su un dossier di un noto settimanale: “L'ospedale “Le Molinette” di Torino e il “Policlinico Gemelli” di Roma, oltre a numerosi Sert (Servizio per le tossicodipendenze), sono i servizi ambulatoriali gratuiti che fanno capo al Servizio sanitario nazionale. E' qui che negli ultimi due anni i casi di dipendenze sono aumentati del 70%, fino a toccare punte del 100%. Lì dove fino a qualche tempo fa si curavano solo dipendenze da alcool o da droga, gli specialisti si sono trovati di fronte decine di casi di pazienti prigionieri di queste nuove ossessioni […] A corrodere le anime, in molti casi, non è una sostanza (alcool, droghe, tabacco), ma un comportamento ossessivo che spesso non lascia spazio ad altro, e che è difficile da ‘catturare’ perché non sempre sono presenti sintomi evidenti. E gli adolescenti spesso tendono a minimizzare il loro coinvolgimento in questo tipo di attività". Da un desiderio di indipendenza così forte, come si può approdare tanto facilmente a un dipendenza ossessiva? Ma noi vogliamo essere liberi, perché siamo fatti per la libertà. Pensate che Dio stesso, l’Onnipotente, ha deciso di legare le mani a se stesso, pur di dare la libertà all’uomo. E lo lascia libero di scegliere, di scegliere il bene, ma anche il male. Allora mi sono chiesta: chi mi sa dire qualcosa di interessante e di credibile sulla libertà? E ho trovato una risposta in Dante. No, non credete che Dante sia per me un’ossessione! È semplicemente un Maestro, uno di quelli che mi indica la strada quando non so dove andare o quando faccio fatica ad indicare ad altri la direzione giusta. Ci sono due passaggi della Divina Commedia che parlano della libertà e che mi piacciono tantissimo. Sono i momenti in cui Dante lascia le persone più care che ha: Virgilio e Beatrice. In cima alla montagna del Purgatorio, prima di lasciarlo, Virgilio dice a Dante: “Io t’incorono signore di te stesso”. Che bello, Dante finalmente è signore, padrone di se stesso, non è più in balia delle passioni che gli annebbiano la ragione e che lo trascinano a fare ciò che l’istinto gli suggerisce (leggi chat, videogiochi, shopping ecc.). Dante finalmente è in grado di scegliere ciò che lo può portare alla felicità. E questa, per lui, è la vera libertà. Prima di lasciare Beatrice, nel Paradiso, per essere accompagnato da San Bernardo all’incontro con Dio, Dante le fa degli elogi bellissimi dicendo, fra l’altro: “Tu m’hai tratto di servo in libertate”. Tu hai capito che io non ero libero, che seguivo le mie passioni, i miei istinti, le mie voglie, e mi hai condotto lungo questo cammino attraverso il quale ho scoperto che, vincendo queste realtà che mi ingannavano dicendomi che la felicità consisteva nel piegarsi ad esse, ho capito cosa vuol dire essere libero e felice! Vuol dire essere libero di non comprare se non è necessario, di staccarmi dalla chat quando decido io, con la mia volontà e la mia ragione, perché magari ho qualcosa da fare che, a lungo andare, mi soddisfa più della chat, libero di scegliere di non fumare perché non voglio farmi del male, di non buttare via soldi e salute per uno spinello che mi annebbia cervello e cuore e mi inchioda a volerne presto un altro, libero di darmi delle regole quando decido di giocare con i videogiochi. Ad esempio: ho finito di studiare e mi regalo mezz’ora di gioco. Bene, se dopo mezz’ora non riesco a staccarmi non devo pensare: “sono libero di andare avanti a giocare”, ma “sono schiavo e dipendente da una realtà virtuale”. Perché io non sono libero se “posso” scegliere, ma sono libero se “so” scegliere. L’unica vera libertà che non inganna è essere “signori” di se stessi. La strada non è semplice, pensate che Dante ha dovuto attraversare tutto l’Inferno e tutto il Purgatorio per capirlo! Ma è la strada vincente, fidatevi. Ma allora, se questa crisi economica sta facendo a poco a poco scoprire che l’avarizia che l’ha generata ci fa male, che la vera libertà è essere signori di se stessi e che forse c’è un’altro modo per vivere oggi, allora, lasciatemelo dire: W la crisi! Nella prossima puntata: un primo passo verso la libertà.