Progetto triennale di ricerca “Cancro batterico dell`actinidia
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Progetto triennale di ricerca “Cancro batterico dell`actinidia
Progetto triennale di ricerca “Cancro batterico dell’actinidia (Pseudomonas syringae pv. actinidiae): messa a punto di strategie di difesa “ Stato dell’arte La coltura del kiwi (Actinidia deliciosa Liang et Ferguson), in Italia, occupa circa 22 000 ettari e le principali zone di coltivazione sono nel Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Campania. Dopo la Cina, infatti, l’Italia rappresenta uno dei maggiori produttori di Kiwi: circa 470 000 ton rispetto a 1.6 milioni di tonnellate prodotte annualmente in tutto il mondo. La cultivar Hayward è la più diffusa nel nostro Paese, anche se negli ultimi 10 anni c’è stato un incremento nella coltivazione di kiwi giallo (Actinidia chinensis Planchon) in particolare delle cultivar Jin Tao (Kiwi Gold) e Hort 16 A (Zespri Gold) (Testolin and Ferguson, 2009) specialmente in Lazio e in Emilia Romagna. Recentemente, sintomi riconducibili alla malattia nota come cancro batterico dell’actinidia sono stati segnalati su kiwi giallo (Ferrante e Scortichini, 2009; Balestra et al., 2008) in impianti di coltivazione in provincia di Latina e di Roma, in particolare a carico della cv. Hort 16 A. L’agente causale di questa malattia è il batterio Pseudomonas syringae pv. actinidiae Takikawa et al. In Italia il batterio è stato segnalato 15 anni fa, sempre in provincia di Latina, su A. deliciosa (Scortichini et al., 1994), e successivamente, in maniera sporadica sempre nella stessa area. Importanti perdite economiche sono state causate da questo batterio in Giappone, dove è stato isolato per la prima volta (Serizawa et al., 1989; Takikawa et al., 1989), in Cina [Pseudomonas syringae. (Distribution map)] e in Korea (Koh et al., 1994), dove la malattia è considerata una delle più pericolose per il kiwi. Oltre ad A. deliciosa ed A. chinensis sono suscettibili al batterio anche le specie A. arguta e A. kolomikta (Ushiyama et al., 1992). La malattia si manifesta, tipicamente, all’inizio della ripresa vegetativa con la produzione di un essudato rosso-ruggine fuoriuscente dai tagli di potatura, dalle cicatrici fogliari e dalle gemme. I rami colpiti presentano la corteccia rossastra, umida al tatto, mentre i tessuti sottostanti mostrano decolorazioni rossastre e imbrunimenti; tronco e rami possono presentare delle fessurazioni della corteccia e formazione di cancri; i fiori e le gemme fiorali risultano imbruniti e vanno incontro ad avvizzimento e cascola; su foglia inizialmente si osservano piccole maculature idropiche a contorno poligonale che evolvono in macchie necrotiche circondate da alone clorotico; in taluni casi la foglia avvizzisce completamente; i frutti collassano e nei casi più gravi l’intera pianta muore nel corso di una stagione vegetativa. In generale la batteriosi compromette gravemente tutti gli organi vegetativi della pianta, determinando gravi ripercussioni economiche a carico dei produttori del settore. Fattori -1- predisponenti la malattia sono un optimum di temperatura intorno 15 °C (Serizawa and Ichikawa, 1993), pioggia, vento ed elevata umidità ambientale (Serizawa et al., 1989). Un patogeno venendo a contatto con il proprio ospite naturale in un nuovo ambiente deve adattarsi alla nuova nicchia ecologica e va soggetto ad una pressione selettiva offerta da numerosi fattori, naturali e antropici (Rohmer et al., 2004; Pallen and Wren, 2007). Un organismo epifita come P. s. pv. actinidiae si troverà a confrontarsi e ad interagire con microrganismi residenti della fillosfera che in certi casi potranno dar luogo ad antagonismi o sinergismi. La massima espressione dei fattori di virulenza è conseguente al perfetto adattamento del patogeno alla nuova nicchia. L’insieme dei microrganismi residenti sulle o nelle parti aeree delle piante di actinidia in frutteto è in larga parte sconosciuto (Balestra e Varvaro, 1998). E’ verosimile che la gamma dei microrganismi potenziali antagonisti o competitori di P. s. pv. actinidiae sia variabile nel tempo (stagioni) e nello spazio (territori regionali). Con l’applicazione di interventi biologici mirati la fitoiatria può modificare la nicchia epifita di P. s. pv. syringae in modo da prevenire le infezioni o interferire sulla loro evoluzione. Al fine di contenere la diffusione della malattia è importante l’applicazione tempestiva di misure di controllo, che ad oggi sono per lo più di natura preventiva. A questo proposito è importante sottolineare che in Giappone sono stati individuati ceppi batterici resistenti ad antibiotici (il cui uso non è permesso in Italia, ma è autorizzato in altri paesi) e al rame (Nakajima et al., 2002). Infine, studi effettuati in Cina su Actinidia chinensis per l’identificazione di resistenze alla malattia hanno rilevato la presenza di cultivar resistenti (cultivars Jinkui, Zhonghua Soft and Meiwei Hard) (Li Miao et al., 2004). In considerazione dell’elevata pericolosità del patogeno per la coltura del kiwi nella provincia di Latina e per il rischio di disseminazione del patogeno in altre aree di coltivazione è possibile che il batterio Pseudomonas syringae pv. actinidiae sarà preso in considerazione per l’inserimento nel processo cosiddetto di ‘Pest Risk Analysis’ (PRA) da parte degli organi competenti. Soggetti coinvolti Il progetto triennale di ricerca “Cancro batterico dell’actinidia (Pseudomonas syringae pv actinidiae): messa a punto di strategie di difesa “ sarà svolto in collaborazione tra la Regione Lazio e la Regione Emilia Romagna, e ciascuna Regione si avvarrà del contributo dei seguenti Istituti: Regione Lazio Centro di Ricerca per la Patologia Vegetale (CRA-PAV); Consiglio per la Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura (CRA-FRU); -2- Università degli Studi della Tuscia di Viterbo- Dipartimento di Protezione delle Piante. Regione Emilia-Romagna Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali (DiSTA)Università di Bologna; Dipartimento di Coltivazioni Arboree (DCA)- Università di Bologna; Dipartimento di Scienze Agrarie e degli Alimenti (DIPSAA)Università di Modena e Reggio Emilia. Per la suddivisione dei compiti tra gli Istituti di Ricerca coinvolti, sono individuate le seguenti Unità operative: Unità Operative Partecipanti: UO1: (CRA – PAV, RM) UO2: (CRA – FRU, RM) UO3: (DIPROP – UTUSCIA, VT) UO4: (DiSTA – UNIBO, BO) UO5: (DCA – UNIBO, BO) UO6: (DIPSAA - UNIMORE, RE) Ogni ricerca sarà effettuata dall'Unità citata in parentesi. Obiettivi del Progetto L’attuazione del progetto triennale di ricerca “Cancro batterico dell’actinidia (Pseudomonas syringae pv actinidiae): messa a punto di strategie di difesa” consentirà di migliorare le conoscenze del batterio Pseudomonas syringae sotto l’aspetto biomolecolare ed epidemiologico, e dell’interazione con la pianta ospite, al fine di mettere a punto corrette strategie di prevenzione e lotta per garantire ai terzi importatori l’assenza del batterio sui frutti. In particolare, nel primo anno di attività, si metteranno a punto schemi diagnostici di rilevamento e identificazione precoce del patogeno che consentiranno di accertarne la presenza sul territorio e verificarne la sopravvivenza anche su materiale asintomatico, quale frutti e polline. Saranno contestualmente messi a punto interventi di carattere preventivo, quali applicazione di prodotti naturali ad attività biostimolante e attivatori di resistenza e selezione di cultivar resistenti, curativo, attraverso l’effettuazione di prove comparative di taglio e trattamento delle ferite per consentire un possibile risanamento delle piante colpite, e selezione varietale, per ottenere fonti di resistenza nei confronti Pseudomonas syringae. Ciò consentirà di impostare opportune strategie di controllo ecocompatibili necessari a limitare il rischio di diffusione e ulteriore propagazione del batterio, e contrastare pertanto efficacemente la malattia. -3- Il raggiungimento dei suddetti obiettivi avrà principalmente delle ripercussioni positive in termini socio-economici, in quanto consentirà un mantenimento della qualità e quantità delle produzioni agricole a beneficio degli operatori del settore (organizzazioni di produttori, imprenditori agricoli, tecnici specializzati, ecc). La messa a punto di sistemi eco-compatibili permetterà di ridurre l’uso di prodotti chimici favorendo un’agricoltura a basso impatto ambientale. Contenuto del progetto Le attività del progetto di ricerca “Cancro batterico dell’actinidia (Pseudomonas syringae pv. actinidiae): messa a punto di strategie di difesa” sono riassunte nei seguenti punti: 1) Messa a punto e validazione di schemi diagnostici. Tale attività è ritenuta propedeutica all’attuazione del programma triennale e pertanto sarà svolta nel primo anno. La diagnosi del cancro batterico dovrà basarsi su due schemi di flusso: per materiali sintomatici e asintomatici. Ciascuno schema comprenderà una fase di rilevamento ed una fase di conferma e di identificazione, in armonia con procedure diagnostiche presenti nelle attuali direttive europee. Gli schemi dovranno permettere di discriminare P. s. pv. actinidiae da altri batteri patogeni dell’actinidia quali P. s. pv. syringae e P. viridiflava. Per la fase di rilevamento sarà approntata una serie di saggi: - isolamento diretto su substrato differenziale o possibilmente semi-selettivo; - colorazione indiretta di immunofluorescenza (UO 4, 6), PCR (UO 1, 4, 6), Bio-PCR (UO 1, 4, 6). Per la PCR si farà riferimento anzitutto ai protocolli già descritti in letteratura (Koh and Nou, 2002) e qualora il protocollo disponibile non risulti efficace nel rilevamento del batterio, si provvederà al disegno di nuovi inneschi e alla messa a punto dei saggi con le nuove coppie di inneschi e/o alla impostazione di protocolli di Real-time PCR (UO 1, 4, 6). Per ogni saggio sarà approntato un protocollo tecnico comprendente la valutazione della soglia di sensibilità e il grado di specificità. L’esito dei saggi di rilevamento porterà alla definizione di casi sospetti, ovvero presunti positivi, secondo criteri da definire, dai quali esiti discenderà la necessità o meno di passare alla fase successiva di conferma . La fase di conferma, basata sull’ottenimento di colture pure, e la conseguente identificazione, comprenderà una serie di saggi fenotipici tradizionali (morfologici e biochimici) e molecolari: analisi genomiche e geniche mediante RFLP (UO 4,6), AFLP (UO 4,6), rep-PCR (UO 1,4,6) e -4- sequenziamento (UO 4,6). Al termine della fase di conferma sarà valutata la patogenicità su ospite omologo, preferibile, oppure eterologo o secondario, vantaggioso nel caso l’esecuzione delle diagnosi sia effettuata nei periodi dell’anno con assenza di piante ospiti omologhe o per accelerare i tempi di risposta. La ricerca di ospiti eterologhi o secondari è un aspetto importante della ricerca (UO 4). Inoltre, lo schema di flusso per materiali asintomatici, quali frutti (UO 1,4) e astoni e polline (UO 4), e prevederà, oltre alle fasi di rilevamento e di conferma, la messa a punto di protocolli per il campionamento e l’ estrazione dei batteri per l’ottenimento di un concentrato finale per il rilevamento. La messa a punto di due schemi diagnostici affidabili per materiali sintomatici e asintomatici rispettivamente è essenziale per l’attività dei Servizi Fitosanitari per accertare la presenza del patogeno nel territorio e nei materiali in commercio (frutti e loro contenitori, plantule e astoni, polline), importati o esportati. L’applicazione di metodi di diagnosi efficaci per il rilevamento e l’identificazione del patogeno è un pre-requisito per l’impostazione di un adeguato programma di monitoraggio sul territorio, per l’impostazione di opportune strategie di controllo, per l’accertamento dello stato sanitario del materiale di propagazione e per lo svolgimento di studi di tipo epidemiologico (verifica della sopravvivenza del patogeno su materiale asintomatico, disseminazione e trasmissibilità per polline). I protocolli tecnici inclusi negli schemi dovranno essere validati da almeno tre laboratori. I due schemi diagnostici saranno proposti per l’applicazione su scala nazionale ed europea. Nella validazione dovranno essere compresi tutti i gruppi di ricerca. 2) Raccolta di batteri residenti epifiti ed endofiti di actinidia. Nei territori regionali saranno raccolti in frutteto materiali di piante sintomatiche e asintomatiche di actinidia da sottoporre ad analisi microbiologica al fine di isolare batteri residenti antagonisti o competitori di P. s. pv. actinidiae. L’estrazione dei microrganismi dai campioni vegetali sarà fatta in prevalenza mediante lavaggio delle superfici degli organi o dei vasi xilematici (UO 1,2,3,4,6). I batteri epifiti o endofiti isolati dalle diverse unità operative, saranno conservati in collezione e sarà valutata l’attività antagonista o di competizione per l’utilizzo in prove di lotta biologica in vitro e in vivo. Tale attività consentirà di conoscere e di avere a disposizione microrganismi e soprattutto batteri viventi nella stessa nicchia di Pseudomonas siringae pv. actinidiae. I batteri potrebbero avere determinanti antigenici e sequenze genomiche comuni con il patogeno e dar luogo a false -5- reazioni positive nel corso delle diagnosi oltre ad essere partner del patogeno nel trasferimento orizzontale di geni. Una collezione regionale di batteri residenti delle actinidie sono essenziali per la messa a punto dei protocolli diagnostici. L’attività avrà luogo per tutto il triennio. 3) Epidemiologia di Pseudomonas syringae pv. actinidiae. L’epidemiologia sarà studiata attraverso gli aspetti tradizionali e molecolari. Nell’ambito dell’epidemiologia tradizionale l’attività di ricerca riguarderà le sedi di penetrazione, con particolare attenzione alle lenticelle (UO 1,2,5) e alle ferite di caduta delle foglie (UO 1,2). Lo studio della penetrazione sarà effettuato su piante singole allevate in vaso in ambiente controllato applicando dosi note di inoculo di ceppo virulento marcato con resistenza antibiotica; per le ferite di raccolta dei frutti saranno fatte prove in frutteti in produzione su piante e appezzamenti opportunamente selezionati. La sopravvivenza per un anno nei materiali vivaistici sarà studiata su astoni di actinidia e inoculati in autunno (2010), prima della messa a dimora in vasi singoli. L’inoculazione sarà fatta per ferita trasversale sulla parte apicale dei fusti. Le piante saranno tenute in stretta osservazione per assenza di sintomi durante l’inverno e la primavera successiva (2011) e analizzate per la presenza endofita del batterio in autunno (2011). Per l’analisi saranno usati sottili dischetti di fusto preparati con tagliatrice pneumatica resa disponibile da analoga ricerca su Erwinia amylovora. Una parte delle piante asintomatiche non sarà analizzata e mantenuta in osservazione per rilevare la comparsa di sintomi durante l’inverno o la primavera successiva (UO 4). I movimenti endofiti del batterio saranno studiati su piante singole allevate in vaso in ambiente controllato. Apici o tratti di fusto saranno inoculati per ferita con un ceppo virulento marcato per resistenza antibiotica o con proteina fluorescente. In tempi successivi sezioni di fusto o di columelle di frutti a distanza crescente dal punto di inoculazione saranno sottoposti ad analisi batteriologica o ad osservazioni con microscopio a fluorescenza o confocale. Particolare attenzione sarà rivolta ai movimenti dal fusto all’interno dei frutti (UO 4). Nell’ambito dell’epidemiologia molecolare saranno fatte analisi genomiche o geniche sulle popolazioni di P. s. pv. actinidiae presenti nel territorio italiano confrontandole con ceppi autentici del patogeno isolati all’estero. Le tecniche applicate per la caratterizzazione saranno: rep-PCR (UO 1, 2, 3), M13-PCR (UO 1), AFLP (UO 4, 6), analisi di sequenza di geni housekeeping (es. gyrB, gltA, gapA e rpoD mediante MLST ) (UO 2), geni altamente conservati (es. 16S, girasi) e geni codificanti fattori di virulenza (es. tossine, geni avr) (UO 4, 6). -6- Uno studio sulla localizzazione cromosomica o plasmidica della resistenza al rame verrà effettuato su tutti gli isolati di P. s. pv. actinidiae della collezione, indagando anche la sua trasferibilità orizzontale tra popolazioni batteriche epifite della fillosfera di actinidia (UO 6). Particolare attenzione sarà rivolta ai ceppi più virulenti e tossigenici in relazione ai territori di provenienza e alle cultivar già presenti in Italia o di futura introduzione. Le ricerche epidemiologiche saranno svolte prevalentemente nel secondo e nel terzo anno sia per l’evoluzione temporale degli esperimenti, sia per la necessità di disporre di un adeguato numero di ceppi italiani del patogeno. Le attività sopra elencate forniranno informazioni utili per contrastare la disseminazione del patogeno sul territorio, per la selezione di germoplasma resistente alla malattia, per l’impostazione di misure efficaci di controllo (resistenza dei batteri al rame) e per la messa a punto di metodi di diagnosi molecolare (fingerprinting). I risultati degli studi epidemiologici consentiranno di approntare proposte legislative aggiornate e più appropriate per gestire il commercio dei materiali vivaistici e dei frutti di actinidia. 4) Controllo della malattia Il progetto dovrà mettere a punto strategie di difesa di carattere preventivo e curativo. Gli interventi preventivi consisteranno nell’utilizzo di prodotti naturali ad attività biostimolante con effetti sull’efficienza vegeto-produttiva e sulla resistenza alla malattia. Esistono in commercio biostimolanti e attivatori di resistenza, sia per l’agricoltura tradizionale, sia per l’agricoltura biologica. Una serie di queste sostanze saranno saggiate comparativamente in prove di campo e in ambiente controllato con principi attivi usati tradizionalmente nella lotta contro le batteriosi (agrofarmaci a base di rame) (UO 3). Sarà verificata l’efficacia in campo di prodotti di origine vegetale (estratti di parti di pianta, acidi umici) di uso consentito in agricoltura biologica ed ufficialmente registrati nel contenere la penetrazione e la diffusione del batterio (UO 2). Anche le concimazioni possono condizionare la suscettibilità al cancro batterico. Durante i tre anni di attività del progetto saranno realizzate, su piante in vaso e in ambiente controllato, prove comparative di concimazione per la resistenza, con particolare attenzione al tipo di formulato, ai tempi e alle dosi di applicazione (UO 5). Per il controllo della malattia ruolo essenziale riveste l’uso di cultivar resistenti al cancro batterico. L’attività di ricerca sarà rivolta all’individuazione di resistenza a P. s. pv. actinidiae nel germoplasma di Actinidia spp. Le specie di Actinidia sono comunemente soggette ad intenso miglioramento genetico per la qualità del frutto; poco è noto sul grado di resistenza del vasto -7- germoplasma nei confronti di P. s. pv. actinidiae. Al fine di individuare germoplasma resistente al batterio saranno inoculate a dose d’inoculo nota di ceppi virulenti, in ambiente controllato, nuove cultivar, selezioni e semenzali di A. chinensis e A. deliciosa (UO 2). Di particolare interesse gli effetti della poliploidia delle specie di Actinidia. La disponibilità di una collezione presso il Dipartimento di Coltivazioni Arboree dell’Università di Bologna di specie aventi diversi gradi di poliploidia consentirà un confronto per la resistenza con A. deliciosa esaploide e A. chinensis tetraploide (UO 5). Gli interventi curativi relativi all’attività di ricerca consisteranno nell’effettuazione di prove comparative di taglio e trattamento delle ferite ai fini di un possibile risanamento delle piante colpite. Le prove potranno essere fatte in pieno campo (su piante naturalmente infette) o su piante in vaso in ambiente controllato usando inoculazioni artificiali con ceppi virulenti a dose di inoculo nota (UO 3). Le prove di lotta in campo saranno effettuate durante tutto il triennio. I risultati che emergeranno da tale attività di ricerca saranno cruciali al fine di contrastare efficacemente la malattia e trovare risoluzioni soddisfacenti per gli operatori del settore. L’ottenimento di fonti di resistenza nei confronti di P. s. pv. actinidiae nell'ambito del germoplasma di Actinidia spp., è un requisito fondamentale per iniziare su tali specie programmi di miglioramento genetico volti ad introdurre il carattere di resistenza al batterio. 5) Elaborazione Linee-Guida A conclusione del progetto, le misure di prevenzione e contenimento al cancro batterico dell’actinidia ed i risultati ottenuti, saranno riportati in apposite Linee-Guida destinate agli operatori del settore. Bibliografia citata Balestra G.M., A. Mazzaglia, R. Spinelli, S. Graziani, A. Quattrucci, A. Rossetti, (2008). Cancro batterico su Actinidia chinensis. L'Informatore Agrario 38, 75-76. Balestra G.M. e L. Varvaro (1998). Seasonal fluctuation in kiwifruit phyllosphere and ice nucleation activity of Pseudomanas viridiflava. Journal of Plant Pathology 80:151-156. Ferrante P. e Scortichini M., (2009). Identification of Pseudomonas syringae pv. actinidiae as causal agent of bacterial canker of yellow kiwifruit (Actinidia chinensis Planchon) in central Italy. Journal of Phytopathology, 1-3 (doi: 10.1111/j.1439-0434.2009.01550). -8- Koh JK, Cha BJ, Chung HJ, Lee DH, (1994). Outbreak and spread of bacterial canker in kiwifruit. Korean Journal of Plant Pathology, 10: 68–72. Koh JK and Nou IS, (2002). DNA markers for the identification of P. s. pv. actinidiae. Molecules and Cells,13: 309-314. Li Miao, Tan GenJia, Li Yao, Cheng HeYuan, Han Xiang, Xue Lian, Li Li, (2004). Resistance of different Chinese gooseberry cultivars to Chinese gooseberry bacterial canker caused by Pseudomonas syringae pv. actinidiae and their cluster analysis. Plant Protection, 30: 51-54. Nakajima M., Goto M. and Hibi T., (2002). Similarity between copper resistance genes from Pseudomonas syringae pv. actinidiae and P. syringae pv. tomato. J. Gen. Plant Pathology, 68: 68-74. Pallen m.J. and Wren B.W, (2007). Bacterial pathogenomics. Nature 449: 835-842. Rohmer L.,Guttman D.S. and Dangl T. (2004). Diverse evolutionary mechanisms shape the type III effector virulence factor repertoire in plant pathogenic Pseudomonas syringae. Genetics 167: 1341-1360. Scortichini M., (1994). Occurrence of Pseudomonas syringae pv. actinidiae in Italy. Plant Pathology 43: 1035-38. Serizawa S. and Ichikawa T. (1993). Epidemiology of bacterial canker of kiwifruit. 1.Infection and bacterial movement in tissue of new canes. Ann. Phytopath. Soc. Japan 59: 460-468 Serizawa S, Ichikawa T, Takikawa Y, Tsuyumu S, Goto M. (1989). Occurrence of bacterial canker of kiwifruit in Japan: description of symptoms, isolation of the pathogen and screening of bactericides. Annals of the Phytopathological Society of Japan 55: 427–436. Takikawa Y., Serizawa S., Ichikawa T. (1989) Pseudomonas syringae pv. actinidiae pv. nov.: the causal bacterium of canker of kiwifruit in Japan. Annals of the Phytopathological Society of Japan 55, 437–444. Testolin R. and Ferguson A.R. (2009). Kiwifruit (Actinidia spp.) production and marketing in Italy. New Zealand Journal of Crop and Horticoltural Science 37, 1-32. Ushiyama, K. Kita, N. Suyama, K. Aono, N. Ogawa, J. Fujii, H. (1992). Bacterial canker disease of wild actinidia plants as the infection source of outbreak of bacterial canker of kiwifruit caused by Pseudomonas syringae pv. actinidiae. Annals of the Phytopathological Society of Japan, 58, 426-430. [Pseudomonas syringae. [Distribution map]. CABI / Distribution Maps of Plant Diseases, (2008). No. October, pp. Map 1043 (Edition 1). -9- CANCRO BATTERICO DELL’ACTINIDIA PROGRAMMA TRIENNALE Regioni Lazio e Emilia-Romagna Unità di ricerca coinvolte, argomenti delle ricerche e anni di svolgimento del programma triennale di ricerca sul cancro batterico dell’actinidia finanziato dalle regioni Lazio e EmiliaRomagna. Numero attività Tipo di attività Anni Unità Operative coinvolte Messa a punto e validazione di schemi diagnostici: materiali sintomatici e asintomatici 2009 2010 1, 4, 6 2 Raccolta di batteri epifiti ed endofiti dell'actinidia 2009 2010 2011 1, 2, 3, 4, 6 3 Epidemiologia tradizionale e molecolare del patogeno 2010 2011 1, 2, 3, 4, 5, 6 4 Controllo della malattia e individuazione di germoplasma resistente 2009 2010 2011 2, 3, 5 1 Legenda UO1: Centro di Ricerca per la Patologia Vegetale (CRA-PAV) – Roma UO2: Centro di Ricerca per la Frutticoltura (CRA-FRU) – Roma UO3: Dipartimento di Protezione delle Piante (DIPROP), Università della Tuscia di Viterbo UO4: Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali (DiSTA), Università di Bologna UO5: Dipartimento di Coltivazioni Arboree (DCA), Università di Bologna UO6: Dipartimento di Scienze Agrarie e degli Alimenti (DIPSAA), Università di Modena e Reggio Emilia - 10 -