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IL SECONDO PILASTRO A UN PUNTO DI SVOLTA di Martin Janssen LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA INDICE Prefazione 1 1 Problemi strutturali del secondo pilastro 2 2 Il sistema previdenziale svizzero in sintesi 4 Iniziative private e statali 4 Nascita del sistema dei tre pilastri 4 La Legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità (LPP) 5 Come funziona il secondo pilastro? 6 Sistema di ripartizione e di capitalizzazione 6 La struttura dell’avere di vecchiaia 6 Conversione dell’avere di vecchiaia in una rendita 7 Le cinque variabili 9 3 4 5 6 7 Evoluzione della speranza di vita e dei tassi d’interesse del mercato dei capitali 11 Allungamento della speranza di vita 11 Riduzione dei tassi d’interesse sul mercato dei capitali 12 Conseguenze per l'aliquota di conversione 14 Conseguenze per le casse pensioni 16 Due tipologie di assicurati 16 Il finanziamento del pagamento di rendite fisse 16 Quale sarebbe l'aliquota di conversione corretta? 17 Gli effetti negativi del versamento di rendite troppo elevate 18 Trasferimento di averi di vecchiaia 18 Remunerazione iniqua dei rischi sostenuti da pensionati e lavoratori 19 Necessità di assumersi rischi d’investimento eccessivi 19 Una via d’uscita dal dilemma 20 Bibliografia 23 LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA P R E FA Z I O N E La previdenza svizzera per la vecchiaia si fonda su tre pilastri: il primo pilastro è l’AVS, un’assicurazione sociale destinata a coprire il minimo esistenziale durante la vecchiaia. L’AVS viene finanziata secondo il cosiddetto principio di ripartizione, la cui idea di fondo è costituita dal patto tra le generazioni: i lavoratori versano i propri contributi salariali, i datori di lavoro prestano a loro volta un contributo e la Confederazione contribuisce nella misura del 20 per cento circa alle spese complessive. I fondi raccolti vengono immediatamente distribuiti sottoforma di rendite. Il secondo pilastro, costituito dalla previdenza professionale, viene accumulato in base al proprio salario e ha lo scopo di consentire il mantenimento del tenore di vita abituale anche durante la vecchiaia. I fondi vengono investiti sul mercato dei capitali tramite le casse pensioni e le fondazioni collettive e quindi versati sottoforma di rendite. Questo principio di finanziamento è detto sistema di capitalizzazione. Il terzo pilastro è costituito infine dal risparmio privato facoltativo e gode in parte di un privilegio fiscale. Questo testo specialistico accompagna il fumetto didattico DIE FÜNFTE VARIABLE / LA CINQUIÈME VARIABLE di Christophe Badoux. I rimandi si riferiscono direttamente alle vignette. Entrambe le pubblicazioni illustrano la nascita e le modalità di funzionamento del secondo pilastro. Essi spiegano inoltre quali cambiamenti hanno portato a partire dal 1985 ad una situazione di disequilibrio e necessitano pertanto di una correzione. Vengono discusse in particolare le seguenti domande: > Come funziona il secondo pilastro? > Che cosa è cambiato dall’introduzione dell’obbligo del secondo pilastro nel 1985? > Che cosa significa questo per i pensionati e i lavoratori? Il presente documento si indirizza principalmente a delle lettrici e dei lettori del fumetto, che vogliono approfondire questa tematica. È stata necessaria una rappresentazione semplificativa e diverse altre domande sul secondo pilastro non hanno potuto trovare qui una risposta. Una piccola spiegazione è però necessaria: il documento non chiede una riduzione delle rendite già versate. Si tratta piuttosto di risolvere i problemi discussi per garantire così che le rendite possano essere erogate anche in futuro – ossia alle attuali generazioni di giovani. Gennaio 2010, Avenir Suisse PREFAZIONE 1 LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA 1 P R O B LE M I ST R U T T U R A LI D E L S E C O N D O P I LA ST R O La crisi finanziaria ci ha mostrato chiaramente quanto reddito, patrimonio e previdenza siano collegati ai rischi dei mercati finanziari: una parte del patrimonio privato si è «dissolto nel nulla» in borsa, quanto meno temporaneamente, e i lavoratori sono ora costretti ad ammortizzare le perdite delle casse pensioni per mezzo di contributi di risanamento. Se si osserva con maggiore attenzione il recente passato del secondo pilastro, è possibile fare tre constatazioni: > In linea di principio la Svizzera dispone di un sistema previdenziale intelligente e ben bilanciato che distribuisce i rischi economici, demografici e politici in modo differente sui tre pilastri ed è fondamentalmente in grado di gestire tali incognite in modo differenziato. > All’interno del sistema svizzero delle casse pensioni con la crisi finanziaria è andato perduto molto capitale, anche perché in passato sono stati accumulati ingenti averi previdenziali. > Le perdite sugli investimenti effettuati dalle casse pensioni e dalle fondazioni collettive del 2008 hanno potuto essere compensate almeno in parte nel 2009 da molte istituzioni di previdenza. Purtroppo queste considerazioni apparentemente scontate e positive non aiutano a vedere chiaramente sotto la superficie del nostro sistema previdenziale. Un’analisi approfondita mostra infatti che da anni all’interno di molte casse pensioni langue una minaccia che distrugge lentamente, ma inesorabilmente le strutture portanti del sistema previdenziale. Ancora peggio, decine di migliaia di cittadini che lavorano sodo, mantengono le loro famiglie con salari modesti e credono di accumulare il capitale necessario per la pensione, vengono tratti in inganno riguardo ai loro progetti di vita. È infatti plausibile che i lavoratori più giovani debbano aspettarsi dolorose sorprese per quanto riguarda le prestazioni delle loro casse pensioni. Di cosa si tratta? > Nel 1985, anno in cui la previdenza professionale è divenuta obbligatoria (LPP del 25 giugno 1982), al momento del loro pensionamento gli uomini nutrivano una speranza di vita di circa 16 anni, le donne di 21 anni circa. Il tasso d’interesse sull’avere di vecchiaia, che rendeva possibile il finanziamento di una rendita sicura, ammontava all’epoca a più del 4 per cento annuo. A fronte di tali condizioni, ad ogni 100 franchi di avere di vecchiaia era possibile corrispondere una rendita annuale di 7.20 franchi per tutto il resto della vita. Un avere di vecchiaia pari a 100'000 franchi dava diritto di conseguenza a una rendita vitalizia di 7'200 franchi all’anno. 2 PROBLEMI STRUTTURALI DEL SECONDO PILASTRO LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA > Oggi, 25 anni più tardi, la speranza di vita al momento del pensionamento è superiore di circa quattro anni per gli uomini e di circa tre anni per le donne rispetto ad allora. E il tasso d’interesse sull’avere di vecchiaia, grazie al quale è possibile finanziare una rendita sicura, si attesta a meno del 2 per cento all’anno. È evidente che queste mutate circostanze devono tradursi in rendite nettamente inferiori. Ciò nonostante, continuano a essere versate rendite pressoché invariate: nel 2010 7 franchi all’anno per gli uomini, rispettivamente 6.95 franchi per le donne (all’età di 64 anni) ogni 100 franchi di avere di vecchiaia. Le rendite sono state dunque adeguate soltanto del 2.8, rispettivamente del 3.5 per cento. Poiché in Svizzera la speranza di vita aumenta di due o tre mesi con ogni anno civile, dal 1985 si sarebbero dovute ridurre le rendite di circa mezzo punto percentuale all’anno. A fronte della riduzione dei tassi d’interesse, dal 1995 si sarebbero inoltre dovute decurtare le rendite di almeno un ulteriore 1.5 per cento all’anno. Nel complesso, oggi le nuove rendite fissate dovrebbero pertanto risultare inferiori del 30 per cento circa rispetto al loro livello effettivo. Da un punto di vista strettamente matematico, pertanto, la cosiddetta «aliquota di conversione» – la percentuale in base alla quale l’avere di vecchiaia accumulato viene convertito in una rendita – non dovrebbe attestarsi oggi al 7, bensì attorno al 5 per cento annuo. Purtroppo questa riduzione delle rendite – sostenibile se operata a piccoli passi – non è avvenuta. Ciò significa che l’avere di vecchiaia non è sufficiente a finanziare la rendita annuale promessa per tutta la durata di vita residua. È evidente che cosa succede in questo caso: le casse pensioni prelevano i fondi necessari «semplicemente» attingendo agli averi di vecchiaia delle persone che attualmente non sono ancora in pensione, ossia dai lavoratori più giovani. Così facendo, le casse pensioni resteranno liquide ancora per molto tempo, ma questo modo di agire provocherà un graduale svuotamento delle casse e delle fondazioni collettive a svantaggio dei lavoratori più giovani. Se vogliamo mantenere ben bilanciato ed efficiente il nostro sistema patrimoniale, questo processo deve essere fermato. PROBLEMI STRUTTURALI DEL SECONDO PILASTRO 3 LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA 2 Iniziative private e statali I L S I ST E M A P R E V I D E N Z I A LE S V I Z Z E R O I N S I N T E S I Le prime istituzioni della previdenza professionale privata sono nate in Svizzera durante il 19. secolo. Queste cosiddette «società di soccorso» venivano create in genere dalle imprese a favore dei propri dipendenti. Erano basate sul principio della reciprocità e sul sistema di capitalizzazione e prestavano assistenza in caso di decesso e invalidità. In parallelo a queste «società di soccorso» private furono istituiti anche dei fondi pubblici. Nel 1815 venne creato un fondo di invalidità per le truppe di ritorno dalla Francia. Nel 1852 fu emanata una legge federale sulle pensioni e le indennità a favore delle persone infortunatesi durante il servizio militare e dei loro famigliari. Nella legge sull’istituzione di un politecnico federale del 1854 era prevista una pensione di anzianità per i professori costretti a interrompere senza colpa il loro servizio e nel 1919 il Consiglio federale trasmise alle Camere federali un messaggio per la costituzione di una Cassa federale d’assicurazione (CFA) che iniziò la propria attività nel 1921. Seguirono vari sforzi per l’introduzione di un’assicurazione sociale a livello svizzero. Il 6 dicembre 1925 il popolo e gli Stati accolsero il Decreto federale concernente l'assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti e contro l'invalidità con una maggioranza di voti favorevoli del 65.4 per cento e la netta maggioranza dei cantoni. Nel 1947, a fronte di una partecipazione al voto del 79.7 per cento, l’80 per cento dei votanti approvò infine la legge sull’AVS. Nel 1948 furono corrisposte le prime rendite. Nascita del sistema dei tre pilastri Nel 1969 il Partito del Lavoro (PdL) e il PS presentarono ciascuno un’iniziativa popolare per l’introduzione di una «pensione popolare». Entrambe le iniziative mettevano in discussione l’intero sistema della previdenza professionale. In seguito un comitato borghese presentò un’iniziativa che postulava l’istituzione di un’AVS in grado di garantire l’esistenza, una previdenza professionale obbligatoria nonché la promozione della previdenza individuale. Il 3 dicembre 1972 la controproposta del Consiglio federale a queste iniziative, elaborata da quest’ultimo a titolo di compromesso, venne accettata da tutti i cantoni con un 74 per cento di voti favorevoli. Il secondo pilastro venne così dichiarato obbligatorio. All’interno di questo piano generale l’assicurazione federale, l’AVS, basata sul sistema di ripartizione, costituisce il primo pilastro. La previdenza professionale, basata prevalentemente PAGINA 1, VIGNETTA 2 PAGINA 2, VIGNETTA 1 PAGINA 3, VIGNETTA 6 sul sistema di capitalizzazione, ne rappresenta invece il secondo pilastro, mentre la previdenza individuale privata forma il terzo pilastro. Secondo la Costituzione federale (CF), le rendite del primo pilastro dovrebbero coprire adeguatamente il fabbisogno vitale. L’obiettivo del secondo pilastro consiste nel garantire, insieme alle prestazioni del primo pilastro, agli anziani, ai superstiti e agli invalidi l’adeguato mantenimento del proprio tenore di vita abituale. Il terzo pilastro comprende risparmi privati in parte privilegiati fiscalmente. 4 IL SISTEMA PREVIDENZIALE SVIZZERO IN SINTESI LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA La Legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità (LPP) La configurazione legale concreta della previdenza professionale era destinata a seguire una strada irta di ostacoli. Vi era disaccordo soprattutto riguardo gli obiettivi di prestazione e il metodo di finanziamento e il referendum era sempre in agguato. Nonostante tutto questo, dopo una lunga procedura il 25 giugno 1982 la legge venne finalmente emanata a larga maggioranza dalle due Camere ed entrò in vigore il 1° gennaio 1985. L’idea di questa nuova legge era fondamentalmente semplice: > obbligatorietà per tutti i lavoratori il cui reddito supera un determinato minimo; > sistema di capitalizzazione abbinato a un processo di risparmio individuale; > costituzione di un avere di vecchiaia per mezzo di contributi graduati (cosiddetti «accrediti di vecchiaia»); > un contributo del datore di lavoro pari almeno al 50 per cento; > un accredito di vecchiaia annuo pari almeno all’importo del tasso d’interesse minimo LPP fissato dal Consiglio federale; > conversione dell’avere di vecchiaia in una rendita al momento del pensionamento sulla base della cosiddetta «aliquota di conversione» (viene definita aliquota di conversione, rispettivamente aliquota di conversione delle rendite, il fattore in percentuale annuale con cui l’avere di vecchiaia accumulato viene convertito in una rendita). IL SISTEMA PREVIDENZIALE SVIZZERO IN SINTESI 5 LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA 3 Sistema di ripartizione e di capitalizzazione C O M E F U N Z I O N A I L S E C O N D O P I LA ST R O ? La previdenza consiste nell’adozione di provvedimenti atti a consentirci di far fronte al nostro fabbisogno vitale anche quando saremo anziani, superstiti e invalidi. Esistono sostanzialmente due diverse possibilità per raggiungere questo obiettivo: mediante l’accumulo di capitale – ossia attraverso il risparmio individuale o collettivo – oppure attraverso la ripartizione collettiva del denaro versato dai lavoratori sottoforma di rendite. Nel primo caso si parla di «sistema di capitalizzazione», nel secondo di «sistema di ripartizione». Il primo pilastro, l’AVS, funziona secondo il principio di ripartizione. Le entrate provenienti dalle aliquote applicate al salario e dai contributi della Confederazione vengono utilizzate PAGINA 1, VIGNETTA 3 nello stesso periodo per pagare le rendite AVS. Nell’ambito dell’AVS non vengono accumulati risparmi. Il fondo di compensazione AVS serve, come dice il nome stesso, unicamente a compensare a breve termine le entrate e le uscite. Dietro all’AVS si cela un «patto tra le generazioni» – un’idea secondo la quale ogni generazione più giovane provvede alle esigenze di quella più anziana. La struttura dell’avere di vecchiaia Diversamente dal primo, nel secondo pilastro ciascun assicurato accumula un avere di vecchiaia individuale. A questo scopo vengono prelevati dei contributi sul salario. È assicurato a titolo obbligatorio il salario annuale, purché si attesti tra i 24'000 e i 82'000 franchi all’anno circa, ossia ammonti al massimo a 58'000 franchi all’anno. La previdenza per i salari più bassi è costituita principalmente dall’AVS. I salari superiori a 82'000 franchi non sono assicurati, a meno che il datore di lavoro non offra ai propri collaboratori una soluzione extraobbligatoria per i salari più elevati. L’entità dei contributi aumenta progressivamente con l’età: dai 25 ai 34 anni dal salario assicurato (massimo 58'000 franchi) viene dedotto e accreditato all’avere di vecchiaia il 7 per cento, dai 35 ai 44 anni il 10 per cento, dai 45 ai 54 anni il 15 per cento e dai 55 ai 65 anni (nel caso delle donne attualmente fino ai 64 anni) il 18 per cento. Per tutta la durata della vita lavorativa questi accrediti si sommano fino a raggiungere il 500 per cento. Almeno la metà dei contributi viene versata formalmente dal datore di lavoro, il resto dal lavoratore stesso. Gli averi di vecchiaia accumulati devono essere remunerati almeno al cosiddetto «tasso d’interesse minimo LPP». Ciò fa sì che l’avere di vecchiaia disponibile di un lavoratore non possa diminuire prima del suo pensionamento neppure nel caso di un crack borsistico, ma aumenti – a prescindere da eventuali misure di risanamento – nella misura del tasso d’interesse minimo LPP. Questo tasso d’interesse viene verificato almeno ogni due anni dal Consiglio federale. Al momento della sua definizione, il Consiglio federale considera sostanzialmente il livello dei tassi del mercato obbligazionario, lo stato delle casse pensioni in generale e l’utile realizzato l’anno precedente: anche i pareri delle parti sociali confluiscono nella fissazione del tasso d’interesse. 6 COME FUNZIONA IL SECONDO PILASTRO? LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA Per dimostrarlo, riportiamo un esempio matematico basato su una quota di salario di 58'000 franchi, che corrisponde all'importo massimo assicurabile a titolo obbligatorio e un'occupazione dal 25esimo al 65simo anno di vita: > Somma dei salari: se la crescita del salario è pari allo 0 per cento all'anno, la somma massima dei salari soggetta all'obbligo è pari sull'arco dell'intera vita lavorativa a 40 volte 58'000 franchi, ossia a 2'320'000 franchi. A fronte di una crescita costante del salario del 3 per cento annuo, si raggiunge così un importo pari a 4'373'273 franchi. > Accrediti di vecchiaia: ipotizzando accrediti di vecchiaia crescenti previsti dalla legge, su questo salario vengono riscossi complessivamente 290'000 franchi (pari al 12.5 per cento della somma dei salari) a fronte di una crescita del salario dello 0 per cento, rispettivamente 606'537 franchi (pari al 13.9 per cento della somma dei salari) a fronte di una crescita costante del salario del 3 per cento annuo. > Avere di vecchiaia: l'evoluzione dell'avere di vecchiaia accumulato non dipende soltanto dall'entità del salario, dalla crescita di quest'ultimo e dalla somma degli accrediti di vecchiaia, bensì anche dal rendimento del capitale ottenuto mediamente sull'avere di vecchiaia nel corso del tempo. A fronte di una crescita del salario dello 0 per cento e di un rendimento del capitale pari a sua volta allo 0 per cento, si ottiene un avere di vecchiaia pari a 290'000 franchi; a fronte di una crescita del salario del 3 per cento e di un rendimento del capitale del 4 per cento l'avere di vecchiaia è pari invece a 1'117'905 franchi. Quest’esempio numerico mostra che ai fini dell’accumulo dell’avere di vecchiaia sono determinanti tre fattori: l’evoluzione del proprio salario, lo scaglionamento degli accrediti di vecchiaia e il rendimento del capitale ottenuto sull’avere di vecchiaia. Il mercato dei capitali sul quale viene realizzato questo rendimento è definito pertanto anche «terzo contribuente». Conversione dell’avere di vecchiaia in una rendita Al momento del pensionamento, l’avere di vecchiaia viene convertito in una rendita in base all’aliquota di conversione. Al calcolo si applica la seguente formula: Rendita annua in franchi = Aliquota di conversione x Avere di vecchiaia in franchi L’aliquota di conversione indica dunque come un avere di vecchiaia viene convertito in una rendita vitalizia con aspirazione alle prestazioni per i superstiti (vedi sotto, pag. 17). I seguenti fattori hanno un’influenza determinante su quest’aliquota di conversione: la speranza di vita al momento del pensionamento, l’interesse sull’avere di vecchiaia del pensionato e la speranza di vita delle persone superstiti. Come deve essere dunque fissata quest’aliquota di conversione? Assumiamo in una prima fase le seguenti ipotesi semplificative: PAGINA 1, VIGNETTA 3 PAGINA 2, VIGNETTA 4 > speranza di vita all’età di 65 anni (media tra uomini e donne): 19 anni > tasso d’interesse sul capitale di vecchiaia: 0 per cento > nessuna prestazione per i superstiti. COME FUNZIONA IL SECONDO PILASTRO? 7 LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA In base a queste ipotesi, il calcolo per 100 franchi è semplice: l’aliquota di conversione non può essere superiore a 100/19 all’anno, ossia non deve superare il 5.26 per cento annuo. Se infatti un pensionato percepisce ogni anno 5.26 franchi ogni 100 franchi di avere di vecchiaia sottoforma di rendita, l’avere di vecchiaia risparmiato durerà esattamente 19 anni. Graficamente, questa relazione può essere rappresentata nel modo seguente: RIDUZIONE DELL'AVERE DI VECCHIAIA Avere di vecchiaia 120 100 19 A N N I 80 60 40 20 0 -20 0 5 10 15 20 25 Speranza di vita all'età di 65 anni Tasso d'interesse = 0%; AdC = 5,26% Il grafico mostra la riduzione dell'avere di vecchiaia a partire dal momento del pensionamento. A fronte di un tasso d'interesse dello 0 per cento annuo e di un'aliquota di conversione (AdC) del 5.26 per cento, dopo 19 anni il capitale è stato interamente consumato. In altri termini, a fronte di un tasso d'interesse dello 0 per cento l'aliquota di conversione non deve superare il 5.26 per cento se il capitale risparmiato deve durare 19 anni (Fonte: calcoli propri). Se il tasso d’interesse sul capitale di vecchiaia è pari invece al 4 per cento all’anno, a fronte di ipotesi altrimenti invariate si ottiene un’aliquota di conversione del 7.46 per cento. Ogni 100 franchi di avere di vecchiaia è ora possibile corrispondere annualmente 7.46 franchi, ossia il 42 per cento in più. Graficamente, la situazione è la seguente: RIDUZIONE DELL'AVERE DI VECCHIAIA Avere di vecchiaia 120 100 19 A N N I 80 60 40 20 0 -20 0 5 10 15 20 25 Speranza di vita all'età di 65 anni Tasso d'interesse = 4%; AdC = 7,46% Questo grafico descrive l'utilizzo dell'avere di vecchiaia a partire dal momento del pensionamento a fronte di un'aliquota di conversione (AdC) del 7.46 per cento. Diversamente da quanto illustrato alla figura precedente, un tasso d'interesse del 4 per cento sull'avere di vecchiaia consente di finanziare un'aliquota più elevata su un periodo pari anche in questo caso a 19 anni (Fonte: calcoli propri). 8 COME FUNZIONA IL SECONDO PILASTRO? LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA Per capire meglio l’impatto di questo tasso d’interesse sull’avere di vecchiaia durante la fase di utilizzo, è sufficiente osservare quanto segue: poiché l’avere di vecchiaia viene consumato all’incirca in modo lineare, è possibile considerare per l’intero periodo di pagamento delle rendite la metà del reddito da interessi; invece del 4 per cento, dunque, il 2 per cento all’anno. A fronte di una speranza di vita di 19 anni all’età di 65 anni, ogni 100 franchi di avere di vecchiaia sono disponibili questi 100 franchi più 19 x 2 franchi, ossia complessivamente 138 franchi che possono essere utilizzati su un arco di 19 anni sottoforma di rendita. Sulla base di questo calcolo semplificato si ottiene dunque un’aliquota di conversione del 7.26 per cento all’anno. Per il calcolo dell’aliquota di conversione percentuale annua è dunque possibile adottare la seguente formula approssimativa (tasso d’interesse annuo in percentuale, speranza di vita in anni): Tasso di conversione = 100 + (1/2 x Interesse x 100 x Speranza di vita) Speranza di vita o, in termini semplificativi: Tasso di conversione = 100 Speranza di vita + 1/2 x Interesse x 100 Per calcolare correttamente l’aliquota di conversione per una pura rendita di vecchiaia (sempre ancora senza aspirazione alle prestazioni per i superstiti), occorre dunque considerare la speranza di vita e i tassi d’interesse concreti del mercato dei capitali. Questi aspetti saranno trattati nei capitoli successivi. Le cinque variabili L’accumulo e il consumo dell’avere di vecchiaia può essere rappresentato a titolo semplificativo con il grafico seguente: AVERE DI VECCHIAIA RENDITA ANNUA = ALIQUOTA DI CONVERSIONE X AVERE DI VECCHIAIA CONTRIBUTI DI RISPARMIO ANNUI 25 PROCESSO DI ACCUMULO 65 PROCESSO DI CONSUMO DECESSO Questo grafico mostra schematicamente il processo di accumulo e di consumo dell'avere di vecchiaia. Esso viene accumulato a partire dal 25 anno di età. Esso cresce ogni anno nella misura degli accrediti di vecchiaia versati dal datore di lavoro e dal lavoratore stesso nonché dell'interesse minimo LPP fissato dal Consiglio federale. Al momento del pensionamento, l'avere di vecchiaia viene convertito in una rendita e progressivamente utilizzato. La rendita annua corrisponde al prodotto dell'avere di vecchiaia e dell'aliquota di conversione (Fonte propria). COME FUNZIONA IL SECONDO PILASTRO? 9 LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA Nel complesso, la rendita di vecchiaia è dunque determinata da cinque variabili: > l’età di ingresso, che segna l’inizio dell’accumulo del capitale PAGINA 10, VIGNETTA 3 & 4 I lavoratori iniziano a versare i contributi salariali con cui costituiscono il loro avere di vecchiaia a partire dal 25° anno di età. > l’entità degli accrediti di vecchiaia Gli accrediti di vecchiaia vengono prelevati e accumulati sottoforma di una determinata percentuale del salario. Quest’ultima ammonta al 7 per cento per 10 anni, quindi al 10 per cento per altri dieci anni, al 15 per cento per ulteriori dieci anni e infine al 18 per cento per gli ultimi 10, per un totale del 500 per cento. > il rendimento degli investimenti durante la fase di accumulo e di consumo Il capitale delle casse pensioni e delle fondazioni collettive viene investito sul mercato dei capitali. Il rendimento degli investimenti ottenuto durante la fase di accumulo dipende dunque dal successo degli investimenti effettuati dalla singola cassa pensioni. Durante la fase di accumulo al singolo assicurato viene accreditato almeno il tasso d’interesse minimo LPP fissato dal Consiglio federale. Il rendimento degli investimenti durante la fase di consumo deve essere fissato in modo che sia possibile corrispondere rendite sicure. Per questo motivo, gli averi di vecchiaia dei pensionati dovrebbero essere investiti in titoli a basso o addirittura privi di rischio. Il mercato dei capitali nel quale vengono realizzati i guadagni è anche detto (insieme al lavoratore e al datore di lavoro) «terzo contribuente». > l’età di pensionamento L’età di pensionamento ordinaria è fissata attualmente a 64 anni per le donne e a 65 anni per gli uomini. A partire da quel momento, le donne e gli uomini hanno diritto all’intera rendita. > la speranza di vita al momento del pensionamento La speranza di vita al momento del pensionamento viene calcolata dall’Ufficio federale di statistica sulla base delle mortalità osservate e dei relativi cambiamenti pronosticati. Di queste cinque variabili l’età di ingresso, gli accrediti di vecchiaia e l’età di pensionamento sono fissati dalla legge. La speranza di vita e il rendimento degli investimenti, dipendono invece da dinamiche su cui il legislatore non ha alcuna influenza. Esse verranno pertanto considerate di seguito più dettagliatamente. 10 COME FUNZIONA IL SECONDO PILASTRO? LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA 4 Allungamento della speranza di vita E V O L U Z I O N E D E L L A S P E R A N Z A D I V I TA E D E I TA S S I D ’ I N T E R E S S E D E L M E R C AT O D E I C A P I TA L I Negli ultimi cent’anni la speranza di vita prevista della popolazione svizzera residente è aumentata mediamente di quattro mesi all’anno. Oggi tale aumento si attesta a circa tre mesi all’anno per gli uomini e a circa due mesi all’anno per le donne. Questa situazione può essere illustrata sulla base del grafico seguente, che rileva l’aumento previsto della durata di vita media. DURATA DI VITA MEDIA Anni 95 90 85 80 DONNE 75 UOMINI 70 65 60 55 50 0 1900 1910 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 Anni di nascita dal 1900 al 2030 1990 2000 2010 2020 2030 Il grafico mostra la speranza di vita media per gli anni di nascita dal 1900 al 2030; la riduzione della mortalità prevista in futuro è stata considerata. L'immagine indica che la speranza di vita è costantemente aumentata a partire dal 1900. Per esempio gli uomini nati nel 1920 e andati in pensione nel 1985 – ossia al momento dell'introduzione dell'obbligo della previdenza professionale – nutrivano al momento della nascita una speranza di vita di ca. 63 anni, le donne di ca. 72 anni (Fonte: Ufficio federale di statistica). PAGINA 1, VIGNETTA 4 Dal punto di vista del sistema delle casse pensioni è determinante l’età mediamente raggiunta da una persona oltre l’età di pensionamento. L’Ufficio federale di statistica dispone a questo riguardo dei seguenti dati: SPERANZA DI VITA DEGLI ANNI DI NASCITA 1900 - 2030 Uomini Donne Anno di nascita Alla nascita 65 anni Alla nascita 1900 53,2 13,6 59,4 65 anni 17,5 1920 63,1 16,3 71,5 20,8 23,2 1940 73,7 19,7 80,4 1945 75,2 20,3 81,5 23,7 1960 79,3 21,7 85,4 25,0 26,4 1980 83,9 23,2 88,9 2000 86,3 24,3 90,7 27,4 2020 87,8 25,3 91,8 28,2 2030 88,5 25,7 92,2 28,5 Questa tabella mostra la durata di vita media in anni al momento della nascita e all'età di 65 anni. Gli uomini nati nel 1920 e andati in pensione nel 1985 nutrivano al momento del pensionamento una speranza di vita di 16.3 anni. Nel caso delle donne, con riferimento alla stessa età di pensionamento la speranza di vita era pari invece a 20.8 anni. Gli uomini nati nel 1945 che andranno in pensione nel 2010 hanno una speranza di vita di 20.3 anni, le donne di 23.7 anni (Fonte: Ufficio federale di statistica). EVOLUZIONE DELLA SPERANZA DI VITA E DEI TASSI D’INTERESSE DEL MERCATO DEI CAPITALI 11 LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA Tra il 1985 e il 2010, ossia tra le persone nate nel 1920 e andate in pensione nell’anno di introduzione della previdenza professionale obbligatoria e quelle nate nel 1945 che andranno in pensione nel 2010 la speranza di vita degli uomini al momento del pensionamento è aumentata di quasi quattro anni, quella delle donne di circa tre anni. Riduzione dei tassi d’interesse sul mercato dei capitali Dall’introduzione della previdenza professionale obbligatoria anche sui mercati dei capitali sono intervenuti profondi cambiamenti. Essi possono essere così caratterizzati: > abbassamento dell’inflazione; > riduzione dei tassi d’interesse dei mercati dei capitali (si considerano i tassi d’interesse delle obbligazioni prive di rischio della Confederazione e delle obbligazioni di cassa a basso rischio delle banche cantonali); > forti oscillazioni sui mercati azionari mondiali. Dal 1985, l’inflazione e i tassi d’interesse del mercato dei capitali hanno seguito il seguente andamento: ANDAMENTO DELL'INFLAZIONE E DEI TASSI D'INTERESSE PRIVI DI RISCHIO in % all'anno 8% 7% 6% 5% 4% 3% 2% 1% 0% -1% 1985 1987 1989 1991 Obbligazioni della Confederazione 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 Obbligazioni di cassa delle banche cantonali 2007 2009 anno Inflazione (IPC) Il grafico mostra l'evoluzione dell'inflazione così come i tassi d'interesse privi di rischio sulle obbligazioni della Confederazione e i tassi a basso rischio sulle obbligazioni di cassa delle banche cantonali. Questi a partire dalla fine degli anni 80 sono aumentati, ma in seguito sono continuamente diminuiti. L'inflazione misurata dall'indice dei prezzi al consumo (IPC) è sempre restata confinata dopo il 1995 – fino al 2008 - entro la soglia del 2 per cento (Fonti: Banca nazionale svizzera, calcoli propri). Poiché le obbligazioni della Confederazione e le obbligazioni di cassa delle banche cantonali per una determinata scadenza hanno proprietà similari agli occhi di molti investitori, le due curve presentano un andamento pressoché identico. La flessione di questi tassi d’interesse da oltre il 4 per cento nel 1985 a meno del 2 per cento all’anno è dovuta soprattutto alla riduzione dell’inflazione attesa. Le forze presenti sul mercato dei capitali agiscono in modo che la remunerazione per una determinata scadenza sia composta dal tasso d’interesse reale per tale scadenza più l’inflazione attesa per lo stesso orizzonte temporale. 12 EVOLUZIONE DELLA SPERANZA DI VITA E DEI TASSI D’INTERESSE DEL MERCATO DEI CAPITALI LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA Sui mercati dei capitali, i tassi d’interesse sono osservabili quotidianamente e praticamente per tutte le scadenze sulla base delle obbligazioni negoziate. L’immagine che ne risulta emerge dalla cosiddetta «curva dei tassi» della Banca Nazionale Svizzera: OBBLIGAZIONI DELLA CONFEDERAZIONE in % all'anno 5% 4,5% 4% 3,5% 3% 2,5% 2% 1,5% 1% 0,5% 0% 0 2 4 6 8 10 12 primo lunedì del mese di rapporto 14 16 18 20 22 24 quattro settimane prima 26 28 30 scadenza in anni un anno prima Il grafico mostra la curva dei tassi per le obbligazioni della Confederazione in franchi svizzeri a settembre 2009. Esso evidenzia a quanto ammonta il tasso d'interesse sulle obbligazioni della Confederazione per una determinata scadenza. A brevissimo termine, il tasso d'interesse nel momento di osservazione 0 ammontava allo 0 per cento all'anno, a mezzo punto percentuale all'anno a due anni nonché al 2 per cento annuo circa a 10 anni (Fonte: Banca Nazionale Svizzera, rapporto statistico mensile, ottobre 2009). La curva dei tassi mostra il tasso d’interesse sulle obbligazioni della Confederazione per diverse scadenze. Poiché si tratta di tassi d’interesse su obbligazioni della Confederazione, i pagamenti di interessi e il rimborso del capitale sono considerati sicuri. Con riferimento a una determinata scadenza questi investimenti non presentano dunque alcun rischio. Il rendimento sull’avere di vecchiaia dei pensionati non è noto per tutte le scadenze unicamente nel caso in cui il capitale non è investito in obbligazioni della Confederazione, bensì in azioni, obbligazioni di debitori non sicuri o per scadenze che non corrispondono ai pagamenti delle rendite. Questi investimenti sono rischiosi. Nel caso di investimenti azionari, ad esempio, non è noto a quanto ammonterà il rendimento per un determinato periodo di tempo. Sebbene le azioni abbiano offerto in passato, su intervalli di tempo sufficientemente lunghi, un rendimento superiore di circa il tre per cento all’anno rispetto alle obbligazioni prive di rischio, in singoli anni esse hanno perso fino al 50 per cento di valore in più. EVOLUZIONE DELLA SPERANZA DI VITA E DEI TASSI D’INTERESSE DEL MERCATO DEI CAPITALI 13 LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA Le oscillazioni sui mercati azionari mondiali osservate dal 1985 possono essere illustrate a titolo semplificativo sulla base degli andamenti delle due curve delle azioni svizzere e delle azioni mondiali: AZIONI SVIZZERE E AZIONI MONDIALI DAL 1985 AL 2009 IN FRANCHI in punti 1000 800 600 400 200 0 1985 1987 1989 1991 1993 1995 Azioni Svizzere 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 anni Azioni Mondiali L'immagine mostra l'evoluzione di portafogli azionari puri misurata sulla base delle azioni mondiali e delle azioni svizzere a partire dal 1985. Le due curve evidenziano che il rendimento sulle azioni può essere nettamente superiore ai tassi d'interesse sulle obbligazioni della Confederazione e sulle obbligazioni di cassa, ma anche che le azioni comportano rischi nettamente superiori (Fonti: Datastream, calcoli propri). Conseguenze per l'aliquota di conversione Entrambi i fattori – speranza di vita e tassi d’interesse del mercato dei capitali – sono determinanti per la fissazione dell’aliquota di conversione. Il cambiamento intervenuto in questi fattori dal 1985 a oggi deve pertanto ripercuotersi anche sull’aliquota di conversione. Una speranza di vita maggiore significa che la rendita dovrà essere corrisposta per un periodo di tempo più lungo; l’avere di vecchiaia deve essere pertanto distribuito su un numero maggiore di anni e la rendita deve risultare inferiore. Per questo motivo, l’aliquota di conversione dipende dalla speranza di vita al momento del pensionamento. Tassi d’interesse del mercato dei capitali più bassi significano che sul capitale dei pensionati e su quello dei lavoratori vengono corrisposti tassi d’interesse più modesti. Per l’aliquota di conversione ciò significa che: > affinché sia possibile convertire gli averi di vecchiaia in rendite sicure, tali devono essere investiti in titoli sicuri con le scadenze appropriate, ossia senza rischi e nel rispetto della cosiddetta «congruenza delle scadenze». > Qualora gli averi di vecchiaia dei pensionati vengano collocati in investimenti rischiosi – azioni, debitori con rating più basso, scadenze incongruenti – non è invece possibile garantire rendite sicure. > Nel 1985 il tasso d’interesse per gli investimenti sicuri, al netto dei costi, era nell’ordine del 4 per cento all’anno. Oggi, il tasso d’interesse privo di rischio congruente in termini di scadenze e depurato dai costi si attesta solo ancora all’1.5 per cento annuo. 14 EVOLUZIONE DELLA SPERANZA DI VITA E DEI TASSI D’INTERESSE DEL MERCATO DEI CAPITALI LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA Poiché a partire dal 1995 l’inflazione in franchi svizzeri è sempre rimasta al di sotto della soglia del 2 per cento, i prezzi sono rimasti sostanzialmente costanti e anche il tasso d’interesse privo di rischio si è ridotto, in parallelo agli altri tassi d’interesse e al rendimento sugli investimenti a rischio. Le prestazioni del «terzo contribuente» non sono pertanto più gonfiate dall’inflazione ed appaiono pertanto inferiori al passato. La tabella mostra i tassi di conversione per uomini e donne tenendo conto della corrispondente speranza di vita all’età di 65 anni per l’anno 1985, quando il secondo pilastro divenne obbligatorio e per il 2010 in funzione dei differenti livelli dei tassi d’interesse. ASPETTATIVA DI VITA AL MOMENTO DEL PENSIONAMENTO E TASSI DI CONVERSIONE (RENDITE PER SUPERSTITI ESCLUSE) Anno di nascita: 1920, Pensionamento: 1985 Aspettativa di vita al'età di 65 anni Anno di nascita: 1945, Pensionamento: 2010 Aspettativa di vita all'età di 65 anni Tasso d'int. in % p.a. Uomini 16.3 anni AdC in % p.a. Donne 20,8 anni AdC in % p.a. Uomini 20,2 anni AdC in % p.a. 0,0 6,1 4,8 5,0 Donne 23,6 anni AdC in % p.a. 4,2 1,5 6,9 5,6 5,8 5,0 2,0 7,2 5,9 6,0 5,3 4,0 8,3 7,0 7,2 6,5 La tabella mostra i tassi di conversione per gli anni di pensionamento di uomini e donne per l'anno 1985 e per il 2010 in funzione dei differenti livelli dei tassi d'interesse. Per i tassi d'interesse sugli averi di vecchiaia dei pensionati vengono ipotizzate quote differenti: il 4 per cento all'anno, ottenibile nel 1985, poi il 2 per cento, quindi l'1.5 percento, il tasso d'interesse attuale per gli investimenti privi di rischio, nonché lo 0 per cento nei casi estremi. Emerge dunque che l’aliquota di conversione attualmente valida, pari al 7 per cento (per gli uomini), può essere raggiunta unicamente con un tasso d’interesse del 4 per cento; se esso ammonta soltanto al 2 per cento, l’aliquota di conversione dovrebbe tuttavia toccare solo il 6 per cento. Se si investe l’avere di vecchiaia senza rischi, occorre prevedere addirittura un tasso dell’1.5 per cento, per cui l’aliquota di conversione diminuisce ulteriormente. Per calcolare i tassi di conversione reali occorre tuttavia tenere conto anche dei diritti alle prestazioni per i superstiti. EVOLUZIONE DELLA SPERANZA DI VITA E DEI TASSI D’INTERESSE DEL MERCATO DEI CAPITALI 15 LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA 5 Due tipologie di assicurati CON S EG U E NZE PE R LE CASS E PE N S ION I All’interno di una tipica cassa pensioni svizzera esistono due tipologie di assicurati: i lavoratori e i pensionati. I loro diritti e obblighi sono definiti dalla legge nel modo seguente: > Pensionati L’entità delle rendite al momento in cui sorge il diritto a percepirle è garantita dalla legge. A partire dal momento del loro pensionamento, i pensionati ricevono pertanto, indipendentemente da ciò che accade con il loro capitale, una rendita fissa la cui entità viene calcolata oggi, in virtù dell’aliquota di conversione prescritta, sulla base di un tasso d’interesse che ammonta, comprensivo dei costi, al 4 – 5 per cento all’anno. PAGINA 13, VIGNETTA 1 > Lavoratori L’avere di vecchiaia dei lavoratori è remunerato al tasso d’interesse minimo LPP. Se vengono realizzati ulteriori guadagni di capitale, questi vanno a beneficio dei lavoratori. Tra il 1985 e il 2002 l’interesse minimo LPP ammontava al 4 per cento all’anno. Dal 2003 esso è stato costantemente ridotto e si attesta nel 2010 solo ancora al 2 per cento annuo. Tra il capitale dei pensionati e quello dei lavoratori esistono dunque due differenze sostanziali: > i tassi d’interesse sul capitale risparmiato dai pensionati vengono calcolati sulla base di un tasso d’interesse del 4 – 5 per cento annuo. Ai lavoratori, invece, viene spesso accreditato unicamente il tasso d’interesse minimo LPP. Nel complesso, negli ultimi anni gli averi di vecchiaia dei lavoratori sono stati dunque remunerati al massimo a un tasso pari a circa la metà di quello applicato al capitale dei pensionati. > I lavoratori sostengono l’intero rischio d’investimento, anche quello dei pensionati. Quest’ultimo è notevole, perché gli averi di vecchiaia dei pensionati devono produrre da 4 a 5 percento di rendimento, per poter finanziare l’aliquota di conversione obbligatoria. Il finanziamento del pagamento di rendite fisse Se una compagnia assicurativa o una cassa pensione intende garantire in futuro il pagamento di una rendita fissa, deve coprirsi stipulando operazioni appropriate sul mercato dei capitali. In altri termini, essa acquista obbligazioni sicure con cui vengono garantiti i necessari pagamenti futuri per mezzo di rimborsi, disdette e interessi. I mercati dei capitali, caratterizzati dalla presenza di operatori professionali, esistono proprio perché esiste una domanda di questi servizi. Organismi quali le casse pensioni non sono in grado di organizzare da soli simili garanzie. Presso molte casse pensioni non è possibile, anche per ragioni del tutto pratiche, finanziare simili rischi se non ricorrendo a delle obbligazioni sicure. In una cassa pensione che PAGINA 18, VIGNETTA 3 comprende ad esempio circa un terzo di pensionati e circa due terzi di lavoratori, l’avere di vecchiaia accumulato dai pensionati sull’arco di molti anni cresce rapidamente fino a raggiungere il livello di quello dei lavoratori. I lavoratori non sono pertanto in grado, con il proprio capitale, di sostenere anche le oscillazioni sull’avere di vecchiaia dei pensionati se questo 16 CONSEGUENZE PER LE CASSE PENSIONI LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA è collocato in investimenti rischiosi. Un crack borsistico come quello a cui abbiamo assistito di recente può azzerare il capitale dei pensionati se questo non è stato investito secondo le norme, ossia senza rischi. Le cosiddette «casse dei pensionati», ossia le casse con un’elevata percentuale di pensionati, incontrano pertanto difficoltà particolarmente gravi nell’assolvere il proprio obbligo di versare rendite eccessivamente elevate. Quale sarebbe l'aliquota di conversione corretta? Se si considera una singola persona, l’aliquota di conversione può essere calcolata in base alla speranza di vita al momento del pensionamento e del tasso d’interesse congruente (ponderato in funzione del capitale) in termini di scadenze. In base alla tabella dell’aliquota di conversione già osservata si ottiene quanto segue: > 1985: a fronte di una speranza di vita di 16.3, rispettivamente di 20.8 anni al momento del pensionamento e di un tasso d’interesse privo di rischio al netto delle spese pari al 4 per cento all’anno, sarebbe stato possibile concedere un’aliquota di conversione dell’8.3 per cento all’anno agli uomini e del 7 per cento alle donne. > 2010: a fronte dell’attuale speranza di vita al momento del pensionamento, pari rispettivamente a 20.3 e a 23.7 anni e di un tasso d’interesse privo di rischio al netto delle spese pari all’1.5 per cento all’anno, si ottiene un’aliquota di conversione del 5.8 per cento all’anno per gli uomini e del 5 per cento per le donne. In questa stima vengono tuttavia trascurati due aspetti: > da un lato, l’avere di vecchiaia non implica soltanto una rendita per la persona interessata, bensì anche un diritto a prestazioni per i superstiti (marito o moglie rispettivamente partner, orfani o figli di pensionati). Negli ultimi 15 anni, queste prestazioni hanno sempre superato il 20 per cento, seppure con tendenza leggermente decrescente. > Se deve trovare applicazione un’aliquota di conversione media e non differenziata per uomini e donne, occorre considerare anche la percentuale femminile sull’avere di vecchiaia dei pensionati di un determinato anno. Si ipotizza pertanto che tale quota ammontasse al 20 per cento nel 1985 e che si attesti oggi attorno al 25 per cento. Tenuto conto di questi due aspetti, per il 1985 e il 2010 è possibile calcolare le seguenti aliquote di conversione rettificate: 1985: AdC in % all'anno = ((0,8 x 8,3) + (0,2 x 7)) x 0,8 = 6,43 % all'anno 2010: AdC in % all'anno = ((0,75 x 5,8) + (0,25 x 5)) x 0,8 = 4,48 % all'anno Secondo questo calcolo, persino l’aliquota di conversione calcolata per il 1985 risulta straordinariamente modesta: essa si attesta infatti al 10 per cento circa sotto l’aliquota di conversione fissata dalla legge nel 1985. Oggi un’aliquota di conversione calcolata correttamente sarebbe inferiore addirittura del 30 per cento circa, attestandosi dunque nella migliore delle ipotesi attorno al 5 per cento all’anno. CONSEGUENZE PER LE CASSE PENSIONI 17 LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA 6 G L I E F F E T T I N E G AT I V I D E L V E R S A M E N T O D I R E N D I T E T R O P P O E L E V AT E A causa di una speranza di vita superiore e del calo dei tassi d’interesse del mercato dei capitali, l’aliquota di conversione corretta dovrebbe attestarsi oggi attorno al 5 per cento annuo. In realtà, tuttavia, trova applicazione un’aliquota di conversione del 7, rispettivamente del 6.95 per cento all’anno. Ciò comporta sostanzialmente tre tipi di conseguenze: > un trasferimento dell’avere di vecchiaia dalle generazioni più giovani a quelle più anziane; > la necessità per le casse pensioni di assumersi rischi d’investimento eccessivi; > la differente remunerazione dei lavoratori e dei pensionati per l’assunzione di rischi d’investimento. Questi punti saranno illustrati di seguito con maggior dettaglio. Trasferimento di averi di vecchiaia Fino al 1995 è stato possibile finanziare le rendite senza rischi. All’incirca a partire dal 1996, la situazione è cambiata a causa della riduzione dei tassi del mercato dei capitali. Per ogni nuova rendita, oggi vengono versati 7 franchi invece di 5 ogni 100 franchi di avere di vecchiaia. Ad ogni nuovo pensionato viene dunque corrisposto, per tutto il resto della vita, un importo differenziale che non ha accumulato lui stesso. Chi oggi beneficia di una rendita di 50'000 franchi deve essere dunque consapevole del fatto che sono i lavoratori a finanziarne circa il 30 per cento, ossia 15'000 franchi all’anno. Questo capitale viene prelevato «semplicemente» attingendo alla somma degli averi di vecchiaia accumulati dai lavoratori e creerà un domani una lacuna di copertura a questi ultimi. Questo modo di agire è problematico sotto più di un aspetto: > l’idea della legge sulla previdenza professionale consiste nell’accumulare uno stock di capitale e nel convertirlo in una rendita al termine dell’attività lavorativa. Non è mai stato previsto che le rendite venissero aumentate grazie ai contributi versati dai lavoratori, un modo di procedere oggi praticato su vasta scala. Si può pertanto constatare che il sistema di copertura del capitale del secondo pilastro viene integrato in misura crescente da componenti proprie del sistema di ripartizione. > Questa redistribuzione strisciante non è sostenibile a lungo termine. Il sistema delle casse pensioni ne viene infatti impoverito e ne risulterà presto destabilizzato. Ci vuole ben poca fantasia per comprendere che questo sviluppo è simile a un sistema di catena di Sant’Antonio ed è destinato senza dubbio a fallire. A un certo punto, le generazioni che seguiranno resteranno infatti a mani vuote. > Oggi la fascia di popolazione costituita dai pensionati è, sotto il profilo patrimoniale, in una posizione migliore di quella dei lavoratori. Anche per ragioni di politica sociale non è chiaro dunque perché i lavoratori debbano sostenere i pensionati in questa misura. Mutuando un noto slogan politico, si potrebbe parlare di «furto dei pensionati». In definitiva, sulla base di questa evoluzione vengono formulati progetti di vita che non potranno essere realizzati in questa forma. Gli svantaggiati saranno i giovani di oggi che non potranno più contare un domani su una rendita sicura. 18 GLI EFFETTI NEGATIVI DEL VERSAMENTO DI RENDITE TROPPO ELEVATE LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA Remunerazione iniqua dei rischi sostenuti da pensionati e lavoratori Il trattamento riservato ai lavoratori e ai pensionati è decisamente iniquo: > i pensionati ricevono una rendita fissa sulla base di una remunerazione compresa tra il 4 e il 5 per cento all’anno, ma non sostengono alcun rischio d’investimento. > I lavoratori ricevono in molti casi soltanto il tasso d’interesse minimo LPP, che negli ultimi anni si è ridotto a circa la metà del tasso d’interesse applicato invece ai pensionati. Ma che cosa succederebbe nel caso di un crack dei mercati azionari? Purtroppo in una simile eventualità i lavoratori sarebbero chiamati ad assumersi anche il rischio d’investi- PAGINA 3, VIGNETTA 1 Necessità di assumersi rischi d’investimento eccessivi mento dei pensionati e a coprire le eventuali perdite con propri contributi di risanamento. Se invece di un’aliquota di conversione del 5 per cento all’anno si applica un’aliquota del 7 per cento, ciò ha notevoli ripercussioni sulle strategie d’investimento delle casse pensioni. Queste possono essere illustrate, in termini semplificativi, sulla base di alcune cifre concrete. > Oggi la totalità delle rendite (rendite di vecchiaia più i diritti alle prestazioni per i superstiti che ne derivano) ammonta a circa 20 miliardi di franchi all'anno. Se si considera un'aliquota di conversione del 7 per cento all'anno, questa somma corrisponde a un avere di vecchiaia di circa 300 miliardi di franchi. Questa cifra corrisponde a sua volta al 50 per cento circa dell'intero capitale d'investimento del secondo pilastro. > Il rendimento lordo sugli investimenti obbligazionari a basso rischio è oggi inferiore al 2 per cento all'anno per la scadenza rilevante. > Un portafoglio azionario puro offre oggi un rendimento atteso lordo medio pari all'incirca al 5 per cento all'anno. > La speranza di vita media per gli uomini e per le donne è pari mediamente a 22 anni circa. Per poter finanziare per 22 anni un’aliquota di conversione del 7 per cento all’anno per i pensionati, è necessario realizzare un rendimento medio del capitale pari all’incirca al 5 per PAGINA 2, VIGNETTA 6 cento annuo. Ciò significa che l’intero capitale dei pensionati, ossia circa la metà di tutto il capitale del secondo pilastro, deve essere impiegato in investimenti rischiosi – ad esempio azioni – per finanziare in media, al netto dei costi, il rendimento necessario per il pagamento delle rendite. Nell’ottica di una strategia d’investimento sensata, per compensare questo rischio occorrerebbe accantonare riserve di oscillazione pari almeno al 25 per cento dell’intero capitale. Neppure le casse pensioni meglio capitalizzate dispongono tuttavia di simili riserve. In virtù delle norme di legge vigenti per l’aliquota di conversione, le casse pensioni sono dunque obbligate a investire il proprio capitale in modo decisamente troppo rischioso. GLI EFFETTI NEGATIVI DEL VERSAMENTO DI RENDITE TROPPO ELEVATE 19 LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA 7 U N A V I A D ’ U S C I TA D A L D I L E M M A La via d’uscita da questa situazione estremamente difficile in cui si trova oggi il sistema previdenziale svizzero deve fondarsi su tre elementi: > L’aliquota di conversione deve essere adattata il più rapidamente possibile alla crescente speranza di vita e ai mutamenti del mercato dei capitali. > Le casse pensioni devono creare condizioni di trasparenza ed eseguire correttamente i propri calcoli. Non deve accadere che i futuri pagamenti delle rendite siano valutati sulPAGINA 3, VIGNETTA 1 la base di un tasso d’interesse eccessivo. Perché in questo caso gli impegni delle casse pensioni appaiono infatti molto più limitati e il grado di copertura – ossia il rapporto tra investimenti e impegni futuri – molto superiore di quanto non sia in realtà. Se dal 1985 fossero stati sempre presentati gradi di copertura corretti, gli assicurati avrebbero capito già molto prima che l’aliquota di conversione deve essere ridotta. A fronte degli alti gradi di copertura documentati, molti lavoratori più anziani si chiedono infatti perché mai dovrebbero accettare una riduzione dell’aliquota di conversione se le casse pensioni sono tanto solide. > La relazione tra rischio e rendimento, che esprime la reale situazione dei mercati finanziari, deve valere anche per gli assicurati del secondo pilastro. L’attuale disparità esistente tra pensionati e lavoratori a livello di ripartizione dei rischi deve essere corretta. Rendite sicure contribuiscono a mantenere la stabilità sociale in Svizzera e sono nell’interesse di tutte le generazioni: di quelle più anziane che già percepiscono una rendita, ma anche dei lavoratori che risparmiano per la propria pensione e dei giovani che vi non pensano ancora, ma che dovranno interessarsi a loro volta a una previdenza per la vecchiaia che garantisca le loro rendite future a lungo termine. 20 UNA VIA D’USCITA DAL DILEMMA LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA N OT E 1 1 Strukturelle Probleme der Zweiten Säule 2 2 Das schweizerische Vorsorgesystem in Kürze 4 Private und staatliche Initiativen 4 Die Entstehung des Drei-Säulen-Systems 4 Das Bundesgesetz über die berufliche Alters-, Hinterlassenen- 3 4 5 6 und Invalidenvorsorge (BVG) 5 Wie funktioniert die Zweite Säule? 6 Umlage- und Kapitaldeckungsverfahren 6 Der Aufbau des Altersguthabens 6 Die Umwandlung des Altersguthabens in eine Rente 7 Aufbau und Abbau des Altersguthabens: die fünf Variablen 8 Die Entwicklung von Lebenserwartung und Kapitalmarktintérêten 11 Längere Lebenserwartung 11 Niedrigere Kapitalmarktzinsen 12 Die Folgen für den Umwandlungssatz 14 Konsequenzen für die Pensionskassen 16 Zwei Arten von Versicherten 16 Die Finanzierung fixer Rentenzahlungen 16 Was wäre ein korrekter Umwandlungssatz? 17 Die schädlichen Wirkungen zu hoher Renten 18 Die Verschiebung von Altersguthaben 18 Ungleiche 7 LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA B I B LIOG RAFIA Banca Nazionale Svizzera (diversi anni), bollettino mensile di statistica Canton Vaud (2006), Statistique Vaud, Service cantonal de recherche et d’information statistiques (SCRIS), Tables de mortalité longitudinales pour la Suisse, Générations 1900 – 2030 Confederazione svizzera, (2009), Legge federale del 20 dicembre 1946 su l’assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti (LAVS) Confederazione svizzera, (2009), Legge federale del 25 giugno 1982 sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità (LPP), e relative ordinanze Confederazione svizzera (2009), Costituzione federale del 18 aprile 1999 ECOFIN Investment Consulting AG (2008), Die Berufliche Vorsorge in der Schweiz: Probleme, Visionen, Lösungen (Autoren: Christian Fitze, Christian, Martin Janssen und Stephanie Spozio) Janssen, Martin (2008), Gefährlicher als die UBS, Weltwoche No 44.08, p. 60 – 63 Kinkelin, Hermann (1867), Zur Statistik der gegenseitigen Hülfsgesellschaften in der Schweiz Kinkelin, Hermann (1868), Die gegenseitigen Hülfsgesellschaften der Schweiz im Jahr 1865 Ufficio federale delle assicurazioni sociali UFAS (2009), Cifre di riferimento della pre-videnza professionale 1985-2010 (autrice: Marie-Claude Sommer) Ufficio federale delle assicurazioni sociali UFAS (2009), Cifre di riferimento della previdenza professionale 2009-2010 (autrice: Marie-Claude Sommer) Ufficio federale di statistica UST (2000 – 2009), La previdenza professionale in Sviz-zera. Principali risultati della statistica delle casse pensioni 1998 – 2007 Ufficio federale di statistica UST (2006), Die Sterblichkeit der Schweizer Geburtsjahrgänge 1900 bis 2030 (autrice: Valérie Cordazzo) Università di Berna, Istituto di scienze politiche, e Année Politique Suisse (2009), Swissvotes, la banca dati sulle votazioni federali popolari, http://www.swissvotes.ch BIBLIOGRAFIA 23 LA CINQUIÈME VARIABLE I L S E C O N D O P I L A ST R O A U N P U N TO D I SVO LTA Cenni al presente documento Avenir Suisse ha da tempo avuto l’idea di una pubblicazione attraverso un media attrattivo per i giovani. Martin Janssen, professore di economia dei mercati finanziari presso lo swiss banking institute dell’università di Zurigo, che ha redatto un testo specialistico sullo stato del secondo pilastro ha dato il “la” per realizzare infine quest’idea. In Christophe Badoux, famoso disegnatore e realizzatore di fumetti didattici ha potuto trovare un partner ideale. Il plot del fumetto DIE FÜNFTE VARIALE/LA CINQUIÈME VARIABLE è stato sviluppato da Christophe Badoux tramite intensi scambi con Martin Janssen. Quest’ultimo ha modificato il suo documento tenendo conto degli aspetti didattici e ha verificato la scientificità di tutti i passaggi del fumetto. Katja Gentinetta è stata la coordinatrice del progetto. Il prodotto è una doppia pubblicazione (fumetto e documento specialistico) che desidera informare in modo divertente ed esaustivo. La realizzazione è stata possibile grazie a Joe Zimmermann. Traduzione di Cristina Nolli Divini. Lettorato di Daniela Lepori. 24