Dalla Francia con furore: La littérature sans estomac di Pierre

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Dalla Francia con furore: La littérature sans estomac di Pierre
Dalla Francia con furore:
La littérature sans estomac di Pierre Jourde*
di Giovanna Angeli
Nella primavera del  è uscito in Francia, nelle edizioni L’esprit des péninsules, un libro con vocazione di pamphlet, dal titolo allusivo e provocatorio
di La littérature sans estomac. Allusivo perché cita, rovesciandolo, un articolo
famoso di Julien Gracq, uscito nel  (La littérature à l’estomac), in cui veniva aspramente criticata la passività dei lettori, rassegnati a delegare ai critici ufficiali la scelta della qualità letteraria: una qualità indegnamente collegata, a sua volta, più allo “stomaco” che al “cuore”. Provocatorio perché, stante il senso secondo di estomac, che significa “coraggio”, “ardire”, senza stomaco varrà anche per “esangue” e “imbelle”. A più di cinquant’anni di distanza dal j’accuse di Julien Gracq, il panorama della letteratura risulta ancora più avvilente: le montature delle case editrici, aiutate dall’operato di critici
compiacenti o ottusi e dal perverso sistema dei premi letterari, hanno spazzato via i veri talenti e represso gli spunti innovativi.
L’autore, Pierre Jourde, docente di letteratura francese moderna a Valence, è a sua volta scrittore e critico e dunque implicato per intero nel ciclo
“produzione-lancio-consumo” dell’oggetto letterario. Dal suo laboratorioosservatorio, con humour innocente e impietoso, Jourde descrive i meccanismi che, nell’ultimo decennio – ma il processo viene da lontano –, hanno portato alla consacrazione di autentiche nullità; e, per convalidare quello che già
il lettore avveduto sospettava, estrae passi, cita lunghi brani di best-seller
(che forse nessuno ha mai letto), pieni, al meglio, di terribili banalità o improbabili turpitudini e, nel peggiore dei casi, di forzature alla sintassi. Né le
repliche a un tale salutare massacro – è improprio tagliare un pezzo di romanzo ed esporlo amputato del suo contesto – hanno potuto bilanciare l’evidenza del disastro.
Fra gli accusati spicca l’organo ufficiale della critica media: il supplemento del venerdì del quotidiano più autorevole e più diffuso in Francia, “Le
Monde”. Redattrice capo del “Monde des livres”, Josyane Savigneau ha da
tempo eletto a consigliere, eminenza grigia e autore di riferimento, Philippe
Sollers, già ribelle e provocatorio nume tutelare della rivista “Tel Quel” negli anni Settanta, opportun(istic)amente convertito a una comoda e borghe* Traduzione dell’intervista a cura di Michela Landi.
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se mondanità fin dagli anni Novanta e ormai incollato a un ruolo di tuttologo e tuttofare che lo costringe a esprimersi su mostre di foto, pittura, scultura, problemi filosofici e politici, casi letterari ecc. e a scrivere romanzi, saggi,
romanzi-saggi e via dicendo. Sollers critica e pontifica dalle auree pagine ed
è a sua volta consacrato da provvidi elogiatori nelle medesime auree pagine
in un ciclo di cui è difficile vedere la fine, se non quella dovuta a ragioni fisiologiche. E, guarda caso, i maggiori premi letterari riconoscono proprio gli
autori sostenuti o lanciati dal “Monde des livres”: autori che certo, sostiene
Jourde, non meriteranno neppure una laconica nota in una storia letteraria
del futuro.
Molti dei nomi incriminati (Camille Laurens, Christine Angot...) dicono
ben poco al pubblico italiano, con l’eccezione forse di Michel Houellebecq: a
cui è comunque destinata una sorte quasi benevola. Ma quello che colpisce è
il parallelismo che potremmo tracciare con la nostra situazione. Quanti dei romanzieri e dei poeti oggi consacrati (per non dire dei saggisti di facile consumo) reggeranno all’impatto della posterità?
Denunciare è un difficile mestiere e sulla testa di Pierre Jourde e del suo editore si sono abbattute querele e minacce. In una colazione che avrebbe dovuto
preludere a una conciliazione, Josyane Savigneau, accompagnata da due suoi
collaboratori, Patrick Kéchichian e Jean-Luc Douin, insulta Eric Naulleau, editore della Littérature sans estomac. Ne deriva una seconda puntata a quattro
mani: Petit Déjeuner chez Tyrannie di Eric Naulleau seguito da Le crétinisme
alpin di P. Jourde (La fosse aux ours, ), in cui vengono rievocate, oltre alle tappe della diatriba, la protervia e le intimidazioni del potente gruppo editoriale e a cui viene allegato un piccolo e interessante dossier documentario
(lettere, stralci di articoli ecc.) sulla vicenda.
Che forse non finirà qui. Lasciamo tuttavia la parola a Pierre Jourde.
In questo pamphlet, senza mezzi termini, Lei evidenzia il fatto che, nel ristretto ambito
della letteratura francese, “il re è nudo”. Lei espone al pubblico ludibrio degli estratti che
tradiscono crudelmente la loro vacuità e, soprattutto, smonta quel meccanismo ingrassato che è il sistema editoriale (appropriazione indebita dei premi letterari, stampa ecc.). È
in qualità di critico o di scrittore che ha reagito a questo circolo vizioso?
Mi preme innanzitutto specificare che La littérature sans estomac prende di mira un
certo tipo di produzione, e non certo la totalità della letteratura contemporanea. In
Francia, viviamo un’epoca ricca di creazioni appassionanti, anche se la scomparsa delle scuole o dei grandi movimenti rende le cose meno chiare. Mi dedico alla difesa di
molti giovani scrittori. Ma oggi, si fanno passare autori di second’ordine, arrivisti e
mediocri, per autori di qualità. Ciò che sarebbe stato in precedenza relegato alla letteratura di basso livello (Angot, Laurens, Beigbeder) è promosso, da periodici rispettabili, come autentica creazione contemporanea. La responsabilità è della critica.
Questa ha perso ogni credibilità presso lettori e librai, a forza di esaltare opere infime, mal scritte o illeggibili, vuoi per difetto assoluto di acume, vuoi per compiacenza.
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Detto questo, io non me la prendo in assoluto con il sistema editoriale, che non è proprio di mia competenza, ma con i testi, quelli degli scrittori e dei giornalisti. Dopo anni trascorsi nel vaniloquio intorno all’opera, ho inteso mostrare questa evidenza: in letteratura, bisognerebbe parlare del testo.
L’opera satirica che ho pubblicato – ma non solo satirica, in quanto non è scevra
di elogi – è al tempo stesso un libro di critica e un libro tout court. La critica universitaria ha sviluppato metodi di analisi del testo sofisticati, ma si limita alla descrizione e
ha rinunciato, o quasi, alla valutazione. Mi sono chiesto se si potesse utilizzare una parte dei metodi universitari per il giudizio critico dei testi contemporanei, in modo ludico e ironico. Ho voluto tentare l’esperienza. Non mi aspettavo che il suo esito conseguisse un tale riscontro. Ma ho anche reagito in qualità di scrittore. Il pamphlet è un
genere letterario a pieno titolo, che vale per le sue qualità stilistiche e per il piacere che
la sua lettura può procurare, almeno quanto per i giudizi che vi si esprimono. Diciamo
che ho voluto divertirmi sperimentando un genere di pamphlet nuovo, non roboante
ma, piuttosto, comico. Spero di esserci riuscito.
Il suo ruolo dissacratorio Le ha procurato attacchi feroci, non meno feroci dei suoi. Come si è difeso?
In realtà, gli articoli sono stati favorevoli all’ per cento e sono state dedicate al libro diverse trasmissioni radiofoniche e televisive. In particolare, l’opera ha suscitato
nei lettori, attraverso i media, una reazione molto abbondante e positiva. Considerata la natura polemica del libro, era evidente che vi fossero delle vive reazioni: è normale. Me lo aspettavo ed ero pronto ad accogliere molte critiche; tanto più che La
littérature sans estomac presenta dei difetti e dei limiti. Ma ciò che mi ha sorpreso è
la natura di queste critiche, giunte da giornalisti di tutto rispetto. Citazioni inventate di sana pianta, errori grossolani. Sono stato particolarmente colpito dalla differenza tra il tono piuttosto moderato usato in pubblico e, viceversa, la bassezza delle
offese a carattere sessuale proferite in privato dalla direttrice del “Monde des livres”,
accompagnate dal ricorso sistematico alla censura: articoli soppressi, minacce, raccomandazioni ai direttori di radio, televisioni, giornali affinché non si parlasse del
mio libro. Tutto ciò mi ha spinto a scrivere con il mio editore, Eric Naulleau, Petit
Déjeuner chez Tyrannie, che rende conto di tali comportamenti. Ma dopo tutto, malgrado questi attacchi, non abbiamo mai smesso di divertirci, mentre i nostri avversari ci rispondevano con l’offesa e la censura. Questo non ha fatto altro che screditarli
maggiormente.
Il dittico Petit Déjeuner chez Tyrannie e Le crétinisme alpin testimonia la virulenza del
“Monde des livres” e di altri. Le Sue armi sono, al contrario, l’umorismo e la tendenza a
trasformare l’evento in una fiction. Ha intenzione di fare, di questo testo, un’opera di
“fanta-giornalismo”?
Credo che sia importante far sapere che la censura esiste ad oggi, in Francia. Non è
più la censura di Stato, e le sue forme sono più discrete, ma ciò non fa che renderla
ancora più efficace. Il vero potere è quello dei media. Per paura del “Monde”, o su intervento diretto di questo, alcuni giornalisti, editori e addirittura intellettuali di tutto
rispetto come Claude Lanzmann si sono tirati indietro. E si tratta solo di una satira
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letteraria! La pubblicazione della Littérature sans estomac in tascabile è stata rinviata
(o annullata?) per le stesse ragioni. I nostri due libri, purtroppo, non saranno sufficienti nella lotta contro un tale potere. Ma molti si sono stancati di questo pensiero
unico che si impone con la paura e il clientelismo. L’unico modo di reagire, allora, è
costituire dei circoli di amicizie, cercando di conservare una certa indipendenza e di
usare tutte le forme possibili di satira e di ironia. È ciò che più loro temono. Noi non
portiamo affatto avanti un progetto di “fanta-giornalismo” e ci atteniamo alla giustizia dei fatti e delle citazioni. In compenso, si può giocare con i diversi generi, far uso
del pastiche, della parodia, dell’antifrasi; insomma, fare letteratura.
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