L`OSSERVATORE ROMANO
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L`OSSERVATORE ROMANO
Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLIV n. 253 (46.795) Città del Vaticano giovedì 6 novembre 2014 . Due giovani pakistani bruciati vivi All’udienza generale Francesco parla della Santa Madre Chiesa gerarchica e annuncia la visita a Torino il prossimo 21 giugno Trucidati perché cristiani Uniti nel servizio ISLAMABAD, 5. Violenza e terrore in Pakistan. Una folla inferocita ha picchiato e bruciato vivi due giovani cristiani, un ragazzo e una ragazza, accusati di blasfemia per avere profanato il Corano. L’atroce vicenda — riportata tra l’altro dall’agenzia Fides — ha avuto luogo nel villaggio Chak 59, nei pressi della cittadina di Kot Radha Kishan, a sud di Lahore, nello Stato nord-occidentale del Punjab. Lahore è la stessa città dove l’Alta Corte pakistana ha recentemente confermato la condanna a morte di un’altra cristiana accusata di blasfemia, Asia Bibi, madre di cinque figli in carcere dal 2009. Secondo le forze dell’ordine, dopo essere stati picchiati selvaggiamente, i due giovani — Shahzad Masih e sua moglie Shama, rispettivamente di 26 e 24 anni — sono stati spinti con la forza in una fornace da un folto gruppo di musulmani accorsi dai villaggi circostanti. Un ufficiale della polizia locale ha parlato di almeno cento persone. Subito dopo, molte famiglie di cristiani nella zona si sono date alla fuga. I due giovani cristiani erano sposati e avevano tre figli. Shama era inoltre incinta del quarto. Lavoravano da qualche anno in una fabbrica di argilla. Come riporta il «Pakistan Today», sono stati sequestrati e tenuti in ostaggio per due giorni, a partire dal 2 novembre, proprio all’interno della fabbrica dove lavoravano. Ieri sono stati aggrediti e spinti nella fornace dove si cuociono i mattoni. Stando alla ricostruzione fornita dai media, l’accusa di profanazione del Corano è legata alla recente morte del padre di Shahzad. Due giorni fa, Shama, ripulendo l’abitazione del genitore del marito, aveva preso alcuni oggetti personali dell’uomo, soprattutto carte e fogli, che — ritenuti inservibili — ha poi deciso di dare alle fiamme. Secondo un musulmano, un collega dei due giovani e che aveva assistito alla scena, in quel rogo vi sarebbero state alcune pagine del Corano. L’uomo ha quindi sparso la voce nei villaggi circostanti e una folla impazzita ha preso in ostaggio i due giovani. Poi il tragico epilogo. La polizia è intervenuta, ma è riuscita solo a constatare la morte dei due giovani e Disposizioni del Papa sulla rinuncia dei vescovi diocesani e dei titolari di uffici di nomina pontificia ad arrestare, per un primo interrogatorio, una cinquantina di persone. «È una vera tragedia — ha commentato l’avvocato cristiano Sardar Mushtaq Gill — un atto barbarico e disumano. Il mondo intero deve condannare questo episodio che dimostra come sia aumentata in Pakistan l’insicurezza tra i cristiani. Basta un’accusa per essere vittime di esecuzioni extragiudiziali». Il primo ministro del Punjab, Shahbaz Sharif, ha costituito un comitato ristretto di tre persone per accelerare le indagini. Presentando proprio ieri un dossier sulla libertà religiosa, Paul Bhatti, ex ministro pakistano e fratello di Shahbaz, ucciso nel 2011 per la sua opera a difesa delle minoranze, ha sottolineato che «nessuno dovrebbe subire violenze fisiche e psicologiche in ragione della sua fede». Mostra fotografica sui cristiani d’oriente Album di vetro SILVIA GUIDI A PAGINA 4 La Fao chiede finanziamenti per aiutare gli oltre quattrocentomila profughi in fuga dalla guerra Emergenza nel Sud Sudan ADDIS ABEBA, 5. Sono 466.000 i profughi in fuga dalla guerra civile del Sud Sudan e che cercano riparo nei Paesi vicini. Nei momenti più drammatici in Etiopia, Kenya, Sudan e Uganda si è registrato in media l’arrivo di mille persone a settimana, un’emergenza che il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite sta cercando di fronteggiare con regolari rifornimenti di cibo. La situazione resta però critica — hanno denunciato ieri fonti del Pam in Etiopia — e per i prossimi mesi servono con urgenza finanziamenti pari a 106 milioni di dollari. Intanto, l’organizzazione ha annunciato che nel mese di novembre si rischia di dover ridurre le razioni di cibo. Per quanto riguarda i rifugiati in Etiopia, gli attuali stock alimentari possono arrivare a coprire il fabbisogno fino a dicembre, ma se non arrivano fondi sono a rischio gli interventi già programmati per gennaio. Sempre in Etiopia è in via di attuazione una nuova forma di sostegno ai rifugiati. Insieme agli aiuti Netta affermazione dei repubblicani nelle elezioni di medio termine Obama perde il Congresso y(7HA3J1*QSSKKM( +[!#!#!z!.! WASHINGTON, 5. Tutto come previsto, o quasi. I democratici subiscono una pesante sconfitta nelle elezioni di medio termine, tenutesi ieri, perdendo il controllo del Congresso. Per il presidente Barack Obama iniziano dunque due anni molto difficili. Il controllo della Camera da parte del Grand Old Party non era mai stato in discussione: la sua conferma è venuta subito dopo la chiusura delle urne. La gara quindi era tutta concentrata sul Senato, dove i repubblicani avevano bisogno di togliere sei seggi ai rivali democratici L’Empire State Building illuminato di rosso, il colore dei repubblicani (Afp) per diventare maggioranza. Ci sono riusciti, andando ben oltre le aspettative. I repubblicani, infatti, non hanno vinto solo negli Stati dove i loro avversari erano considerati più deboli, ma anche in alcune regioni dove il controllo democratico era ritenuto solido e nelle quali Obama stesso era sceso in prima linea. Il Grand Old Party ha infatti conquistato non solo il Montana, il West Virginia, il South Dakota, l’Arkansas, l’Alaska, ma anche l’Iowa, il North Carolina e il Colorado. Di rilievo poi la riconferma in Kentucky di Mitch McConnell, attuale leader del partito in Senato. Ma la vittoria repubblicana è ancora più netta se si guarda alle sfide nei 36 Stati dove si votava anche per il governatore, con la riconferma in Stati in bilico come la Florida, con Rick Scott, e il Wisconsin, con Scott Walker, indicato come uno dei possibili candidati alle presidenziali. I democratici hanno invece conservato la poltrona di governatore nello Stato di New York, con Andrew Cuomo, e in California, con Jerry Brown al suo quarto mandato. Sconfitto invece in nello Stato della Georgia il democratico Jason Carter, nipote dell’ex presidente Jimmy Carter. alimentari, viene dato anche qualche soldo per ripristinare un minimo di economia di base e un po’ di dignità. L’iniziativa, del Programma alimentare mondiale, è finanziata dal dipartimento per gli Aiuti umanitari della Commissione europea (Echo) che tra il 2013 e il 2014 ha dato complessivamente al Pam, per l’Etiopia, 22 milioni di euro. L’esperimento, unico al mondo, è iniziato nel 2013 nel campo di Sheddar, tra i rifugiati somali, e si è esteso quest’anno nelle aree al confine con il Sud Sudan: sono 27.500 le persone che ricevono ogni mese un mix di razioni alimentari e denaro. Oltre a 14 chili tra grano, riso, zucchero, olio, ciascuno ha diritto a 100 birr etiopici, vale a dire più o meno cinque dollari. Sembra poco ma non lo è. È un sistema — spiegano al Pam di Addis Abeba — per aiutare chi non ha più nulla. L’ottanta per cento dei soldi viene speso per generi alimentari diversi da quelli forniti nelle razioni. Con il resto si compra sapone, legna, qualche piccola suppellettile. E a beneficiare è anche la piccola economia locale. La gente, per quel che può, è contenta. Ora l’idea è di allargare ancora il progetto che copre solo cinque dei 24 campi ospitati dall’Etiopia. La grande incognita è il possibile arrivo di incontrollabili flussi di nuovi profughi in fuga dalla guerra civile che in Sud Sudan oppone i governativi del presidente Salva Kiir e i ribelli di Rijek Machar. A gennaio, con l’inizio della stagione secca, si teme una ripresa degli scontri su larga scala, e Addis Abeba — che ha superato il Kenya per numero di rifugiati, circa 650.000 — non ha intenzione di fare passi indietro sulla sua politica e di chiudere le porte. La situazione può diventare drammatica. «Non ci sono le condizioni — hanno denunciato responsabili del Pam e dell’Echo nella capitale etiopica — per accogliere altre migliaia di persone che si aggiungerebbero agli oltre 250.000 sudsudanesi già nel Paese. Sarà necessario aprire nuovi campi profughi». L’episcopato «non si chiede» né «si compra», perché si tratta di «un servizio» e non di «un’onorificenza per vantarsi» o per fare «carriera ecclesiastica». All’udienza generale dedicata alla «Santa Madre Chiesa gerarchica» — nella mattina di mercoledì 5 novembre, in piazza San Pietro — Papa Francesco ha parlato dello spirito con cui i vescovi sono chiamati a svolgere il loro ministero pastorale. Che, ha ricordato, va accolto «in obbedienza, non per elevarsi, ma per abbassarsi», così come ha fatto Gesù umiliandosi fino alla croce. «È triste — ha constatato — quando si vede un uomo che cerca questo ufficio e che fa tante cose per arrivare là e quando arriva là non serve, si pavoneggia, vive soltanto per la sua vanità». Il Pontefice ha messo l’accento anche sulla dimensione della «collegialità» — sperimentata durante la recente assemblea sinodale — che unisce i vescovi tra loro e li raduna intorno al Papa. Questo spirito di comunione deve caratterizzare anche il rapporto tra il pastore e la comunità a lui affidata: non c’è infatti «una Chiesa sana», ha ammonito Francesco, se «i fedeli, i diaconi e i presbiteri non sono uniti al vescovo». E proprio alla responsabilità e alle capacità dei vescovi nell’esercizio del loro ministero si richiamano le disposizioni approvate dal Pontefice lo scorso 3 novembre in un’udienza al segretario di Stato ed entrate in vigore oggi con la pubblicazione sull’O sservatore Romano. Con esse Francesco riprende sostanzialmente la normativa stabilita da Paolo VI tra il 1966 e il 1975 in risposta alle raccomandazioni conciliari e poi recepita dal Codex iuris canonici del 1982 e dalla Pastor bonus del 1988. PAGINE 6 E 7 Ai partecipanti al corso organizzato dal tribunale della Rota Questione di giustizia PAGINA 8 NOSTRE INFORMAZIONI Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Barretos (Brasile) Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Milton Kenan Júnior, finora Vescovo Titolare di Acque di Bizacena ed Ausiliare di São Paulo. Nomina di Vescovo Coadiutore Il Santo Padre ha nominato Vescovo Coadiutore dell’Arcidiocesi di Aracaju (Brasile) Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor João José da Costa, O.Carm., finora Vescovo di Iguatu. Migrante sudanese nel porto di Calais (Reuters) Il Santo Padre ha nominato Sotto-Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il Reverendo Padre Corrado Maggioni, S.M.M., finora Capo Ufficio della medesima Congregazione. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 giovedì 6 novembre 2014 Intervento dell’arcivescovo Mamberti all’assemblea generale dell’Interpol Nuove sfide alla cooperazione tra forze di polizia Pubblichiamo la traduzione italiana dell’intervento pronunciato martedì 4 novembre dall’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, all’assemblea generale dell’Interpol che si svolge nel Principato di Monaco dal 3 al 7 novembre. Ma è a favore di una soluzione pacifica al conflitto Poroshenko invia altre truppe nell’est KIEV, 5. Rinforzare le difese militari delle città del sud-est controllate da Kiev per prepararsi a un’eventuale offensiva dei ribelli separatisti filorussi. È questo l’ordine annunciato ieri sera dal presidente ucraino, Petro Poroshenko, dopo aver partecipato a una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza e difesa convocata a due giorni dal voto con cui i separatisti — lanciando una chiara sfida al Governo centrale — hanno scelto i loro rappresentanti. Il capo dello Stato ucraino ha inoltre affermato di continuare a essere favorevole a una soluzione pacifica al conflitto basata sulle intese firmate a Minsk (con gli insorti, ma anche con Mosca). Tuttavia, Poroshenko non ha mancato di avvertire gli avversari che l’Ucraina è «pronta ad azioni risolute» se il contesto lo richiederà. E che «già oggi sono state formate nuove e grandi unità militari» per fermare eventuali avanzate delle forze nemiche verso Kharkiv, Berdiansk, la regione di Dnipropetrovsk, le aree di Lugansk rimaste nelle mani delle truppe ucraine e l’importante centro portuale di Mariupol. Il presidente ha poi annunciato che intende cambiare la legge che prevede uno status speciale per tre anni per alcune aree del tormentato sud-est, precisando che ne verrà varata una nuova sull’autonomia di queste regioni. E che quindi «l’abolizione di questa legge non vuol dire l’abbandono degli accordi di Minsk» che a settembre hanno dato via a una fragile tregua. Poroshenko ha sottolineato l’importanza di trovare una soluzione pacifica al conflitto nel sud-est rispettando gli accordi di Minsk anche in una conversazione telefonica con il segretario di Stato america- no, John Kerry. Come ha riferito oggi l’ufficio stampa della presidenza ucraina, Poroshenko e Kerry hanno discusso i dettagli della cooperazione militare e tecnica tra i loro due Stati e hanno parlato della visita del vicepresidente statunitense, Joseph Biden, in Ucraina fissata per il 21 novembre. Intanto — forte anche delle garanzie dell’Unione europea — Kiev ha già dato seguito al rispetto degli impegni con Mosca sulla spinosa questione del gas annunciando ieri sera d’aver versato al gigante russo Gazprom 1,45 miliardi di dollari del suo debito, prima condizione per la ripresa delle forniture. La Catalogna mantiene il referendum MADRID, 5. Nonostante la sospensione dell’iniziativa decretata all’unanimità dalla Corte Costituzionale spagnola, il Governo della Catalogna ha annunciato ieri sera l’intenzione di procedere con la consultazione non ufficiale del 9 novembre sul futuro della regione, voto che ha sostituito il referendum indipendentista ufficiale in programma per la stessa data. L’Esecutivo guidato da Artur Mas ha anche annunciato un ricorso legale contro il Governo centrale di Mariano Rajoy davanti alla Corte Suprema per «la violazione del diritto di partecipazione, libertà di espressione e libertà ideologica». Signor Presidente, Signor Segretario Generale, Eccellenze, Signore e Signori, Nel porgere il mio saluto personale, ho l’onore di trasmettere i saluti e gli auguri di Sua Santità Papa Francesco a questa alta assemblea, riunita a Monaco per l’occasione, particolarmente significativa, della celebrazione del centenario del primo congresso internazionale di polizia giudiziaria, che si svolse qui, nel Principato, costituendo così la premessa di quello che in seguito divenne l’Interpol. Oggi, possiamo valutare con gratitudine tutto ciò che è stato fatto in questi cento anni per garantire, grazie alla collaborazione internazionale delle forze di polizia, maggiore sicurezza alla comunità umana ovunque nel mondo. La Santa Sede apprezza le iniziative, gli sforzi e i progetti dell’Interpol volti a migliorare le condizioni di vita e di sicurezza dei membri della famiglia umana. La sicurezza è stata e continua a essere una delle sfide più importanti della nostra epoca. Perciò il Vaticano, nel 2008, ha voluto unirsi a questa Organizzazione per apportare il proprio contributo alla promozione e al rafforzamento dello Stato di diritto, a livello sia locale che mondiale, al fine di consolidare la fiducia tra i popoli e di ravvivare le speranze di pace nel mondo. Papa Francesco, fin dai primi giorni del suo Pontificato, ha voluto aprire a tutte le persone di buona volontà un nuovo orizzonte di speranza, fondato sulla cultura dell’incontro, principio e misura dei rapporti sociali, sia dei rapporti interpersonali sia delle relazioni internazionali. Questa cultura si caratterizza per il riconoscimento, concreto ed esigente, del valore dell’altro, sia esso un individuo, un gruppo sociale o uno Stato, ed ha il suo fondamento ultimo nel riconoscimento della dignità e della trascendenza dell’uomo. Auspico che questa 83ª sessione dell’Assemblea Generale dell’Interpol sia ispirata dallo stesso spirito d’incontro tra le diverse società che rappresentiamo e di solidarietà universale. Nel corso degli ultimi decenni, la criminalità transnazionale e organizzata si è notevolmente trasformata, Juncker e le prime mosse della Commissione Per chi suona la campana BRUXELLES, 5. Il giorno dopo la pubblicazione delle previsioni dell’Unione europea che certificano lo stallo delle principali economie, il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, respinge con forza le critiche e chiede riforme strutturali per garantire la ripresa. «Non sono il capo di una banda di burocrati» ha dichiarato ieri Juncker nel suo primo intervento pubblico nelle vesti di presidente. «Contro la Commissione sento critiche superficiali: meritiamo di meglio» ha detto Juncker rispondendo al quesito di un capogruppo dei popolari, Manfred Weber. Parole pesanti, dunque, che arrivano a qualche settimana dall’ultimo Consiglio Ue, dove gli attriti non erano certo mancati. In quell’occasione era stato il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Matteo Renzi, a esprimere critiche nei confronti della Commissione, soprattutto dopo la lettera di raccomandazioni sulla legge di stabilità. E Renzi stesso ieri ha replicato alle parole di Juncker, dichiarando: «È cambiato il clima per l’Italia e per l’Europa. Non vado a dire “per favore, ascoltateci”. Non vado con il cappello in mano». E su Twitter ha rincarato la dose: «Per l’Italia chiedo rispetto». L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Piero Di Domenicantonio caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Il presidente della Commissione Ue Juncker (Reuters) Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va sia dal punto di vista quantitativo sia dal punto di vista della violenza delle sue manifestazioni, mettendo così in grave pericolo il progresso dell’umanità. Questa evoluzione è stata indubbiamente favorita dall’uso perverso degli strumenti che la globalizzazione e il progresso tecnologico mettono oggi a disposizione di tutti, facilitando gli scambi, i trasferimenti di fondi e gli spostamenti delle persone. Di conseguenza, le caratteristiche dell’azione criminale sono anch’esse cambiate, rendendola a volte più grave per l’aggressività e la crudeltà dei fatti. Per fare un solo esempio, gli atti com- vulnerabilità di fronte alla criminalità più violenta, che erode il tessuto sociale e morale sul quale le istituzioni dello Stato moderno sono fondate. La difesa e la promozione di questa trama di valori costituiscono la prima e più importante azione di prevenzione della criminalità. Per riuscirci, è bene che ogni Stato s’interroghi sulle cause di alcuni comportamenti criminali e indaghi sulle loro origini lontane. La complessità del fenomeno esige di affrontare gli interrogativi che riguardano la forza dello Stato di diritto, persino nelle situazioni più complesse della vita degli Stati, co- piuti in questi ultimi mesi con una ferocia spietata dai terroristi dell’ISIS sono ancora più esecrabili in quanto sono stati filmati e resi pubblici dagli autori stessi di quei misfatti. Fonte di grande preoccupazione è soprattutto la pianificazione delle attività criminali a livello planetario, con sistemi di coordinamento che superano le frontiere degli Stati. Questo pericolo è reso ancora più grave dall’uso di mezzi tecnici sempre più sofisticati, di ingenti risorse finanziarie, con a volte oscure complicità politiche che concorrono a fornire un appoggio deleterio a forme organizzate di un’estrema violenza (cfr. Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 513). Inoltre, diversi gruppi criminali svolgono attività delittuose su vasta scala in ambito finanziario, traendo vantaggio dalle lacune del regolamento e del controllo del cyberspazio. Che dire poi della drammatica piaga del traffico di esseri umani, forma moderna della schiavitù? Questo crimine odioso deve essere contrastato con determinazione, in particolare con la messa in atto degli strumenti necessari, poiché è inaccettabile che più di ventisette milioni di persone, secondo stime recenti, siano oggi ridotte in schiavitù, sotto diverse forme. La Santa Sede cerca di offrire il suo contributo migliore alla formazione delle coscienze individuali e alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica a favore dei diritti e della dignità della persona umana. Ovviamente il percorso da compiere è lungo; vorrei sottolineare qui che è di fondamentale importanza partire da una presa di coscienza collettiva della vastità e della malvagità del fenomeno della tratta, al fine di agire risolutamente e su tutti i fronti perché le vittime siano liberate e riabilitate e i responsabili e i loro complici vengano giudicati con un giusto rigore. Rivolgendosi a un gruppo di Ambasciatori, in occasione della presentazione delle loro lettere credenziali, Papa Francesco ha ricordato con forza che «la persona umana non si dovrebbe mai vendere e comprare come una merce. Chi la usa e la sfrutta, anche indirettamente, si rende complice di questa sopraffazione» (12 dicembre 2013). Oggi, lo sviluppo delle istituzioni democratiche ha permesso di affinare le tecniche di tutela della libertà degli individui e anche le modalità di un uso equilibrato e ragionevole della forza pubblica. Ciononostante, sussiste ancora un certo grado di me quelle create dalla criminalità più estrema: come rispettare i principi fondamentali del diritto nelle situazioni di massima tensione? Che ruolo attribuire al diritto nella necessaria lotta contro la criminalità più violenta e imprevedibile? Come conciliare esigenze di sicurezza e garanzia delle libertà? La storia dell’umanità ha sempre presentato situazioni paradossali o contraddittorie, provocando frustrazioni e sentimenti d’ingiustizia. Nel contesto attuale d’interdipendenza generalizzata, il contrasto tra la ricchezza e la povertà più degradante diviene ancora più inaccettabile. Lo sviluppo asimmetrico negli ambiti tecnico ed economico ha contribuito ad accrescere il divario tra quanti dispongono dell’educazione e dei mezzi necessari per progredire e quanti, invece, ne sono privi. Inoltre, il moltiplicarsi dei vincoli giuridici ed economici tra le nazioni ha provocato un effetto acceleratore nella trasmissione della crisi economica e finanziaria, che si è propagata con la rapidità di un fuoco di boscaglia, colpendo soprattutto i più svantaggiati. In questo contesto, il ricorso alla criminalità, al terrorismo e alla guerra intrapresa per motivi ideologici, etnici o culturali, ad alcuni sono sembrati il mezzo più facile, se non l’unico alla loro portata, per uscire dalla povertà e diventare protagonisti del villaggio globale. A ciò si aggiungono la facilità dell’uso delle nuove comunicazioni per fini illeciti e criminali e un accesso troppo facile alle tecnologie della guerra. Sembra dunque evidente che la lotta contro ogni forma di criminalità, soprattutto quella che si manifesta con la più grande brutalità, implica il dovere morale di fare tutto il possibile per creare condizioni avverse al suo avvio e al suo sviluppo. Quanti operano nelle istituzioni di sicurezza pubblica, come le forze di polizia che voi rappresentate, sono consapevoli del fatto che il primo freno alla criminalità dipende dai cittadini di ogni paese; la loro fiducia e il loro sostegno alle forze dell’ordine costituiscono un fondamento essenziale della sicurezza collettiva. A ciò vanno aggiunte azioni efficaci di solidarietà sociale al fine di ridurre i fattori che generano il crimine organizzato e le sue infiltrazioni nel sistema sociale. Più a monte, occorre recuperare la convinzione — indebolita, soprattutto, dal formalismo giuridico — che la sostanza del diritto positivo Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 (la lex) deve coincidere con la giustizia sostanziale (lo jus). In questa ricerca, sempre difficile ma necessaria, di ciò che è veramente giusto perseguire, promuovere e difendere nei diversi settori dell’organizzazione dei rapporti sociali, una luce preziosa ci viene data dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, che invita a riconoscere l’esistenza di una natura umana, anteriore e superiore a tutte le teorie e le costruzioni sociali, che l’individuo e le società sono tenuti a rispettare, senza poterla manipolare a proprio piacimento. Il valore trascendente della dignità umana, radicato nella natura stessa dell’uomo e riconoscibile dalla retta ragione, offre allo Stato di diritto un fondamento stabile e sicuro, poiché corrisponde alla verità dell’uomo, così come è stato creato da Dio, e orienta lo Stato verso il suo vero fine, che è la promozione del bene comune e delle persone. A tale riguardo, vorrei ricordare un concetto che sta particolarmente a cuore alla Santa Sede: il pieno rispetto dei diritti umani esige di conservare sempre la convinzione che il criminale, per quanto gravi possano essere i delitti che ha commesso, è sempre una persona umana, dotata di diritti e di doveri. Ne consegue che lo Stato ha il dovere di prevenire e di reprimere gli atti criminali e di porre rimedio ai disordini causati dalle azioni delittuose; ma, nel farlo, deve anche garantire scrupolosamente i diritti fondamentali di cui gode ogni persona. Pertanto, per essere legittima, ogni restrizione alla libertà individuale, pur avendo come fine la prevenzione o la repressione di un’attività criminale, non dovrà mai attentare alla dignità della persona o compromettere ingiustamente l’esercizio effettivo dei diritti fondamentali. La finalità della pena deve essere la riabilitazione del colpevole affinché possa, per quanto possibile, reinserirsi nel tessuto sociale. La tentazione di affrontare situazioni nuove con sistemi e soluzioni vecchi deve essere respinta. Dobbiamo imparare a ridefinire le priorità in base alle quali mobilitare le risorse per lo sviluppo morale, culturale ed economico, poiché lo sviluppo, la solidarietà e la giustizia non sono nient’altro che il vero nome della pace, una pace duratura nel tempo e nello spazio. Solo operando in questo modo i governi, le forze di polizia e le autorità giudiziarie riusciranno a suscitare e ad alimentare la fiducia e il rispetto dei cittadini, ravvivando al contempo ciò che sta alla base dello Stato di diritto e rendendo sempre più efficace la lotta contro la criminalità. La Santa Sede è lieta di offrire il suo contributo al rafforzamento della cooperazione nel quadro delle recenti attività normative che riguardano diversi settori specifici. Sono lieto di segnalare in questo luogo prestigioso l’eccellente lavoro svolto dal Corpo della Gendarmeria vaticana, non solo nella sua delicata missione di proteggere il Santo Padre e la Sede Apostolica, ma anche nel suo costante impegno — che è pure di carattere internazionale — nello svolgere i delicati compiti di polizia giudiziaria a esso affidati. Concludendo, vorrei mettere in evidenza che, unendosi agli sforzi che la comunità internazionale compie dinanzi alle diverse forme di criminalità, vecchie e nuove, di fronte soprattutto alla cyber-criminalità, alla contraffazione, al finanziamento del terrorismo, al bioterrorismo, al riciclaggio di denaro, al traffico di armi, al traffico di esseri umani, la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano si sono recentemente dotati di strumenti normativi efficaci destinati, da una parte, a lottare contro queste diverse forme di delinquenza e, dall’altra, a favorire il rafforzamento della collaborazione internazionale che, in questo ambito, è oggi più che mai essenziale. Grazie, Signor Presidente! Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. 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La capitale della Cina ha approntato imponenti misure di sicurezza in occasione del vertice dei ventuno Paesi dell’Asia-Pacific Economic Cooperation (Apec, la cooperazione economica asiatico-pacifica), che si terrà da oggi fino all’11 novembre prossimo. Saranno almeno sessantamila tra agenti di polizia e volontari gli uomini dispiegati dalla municipalità di Pechino per il mantenimento della sicurezza durante i giorni del summit, dove saranno presenti alcuni tra i leader più potenti del mondo, tra cui i presidenti russo e statunitense, Vladimir Putin e Barack Obama. Al centro delle discussioni ci saranno i grandi temi dell’attualità, come i cambiamenti climatici, la lotta all’estremismo e la necessità di porre un argine alla diffusione del virus dell’ebola in Africa occidentale. Alla vigilia della partenza per la capitale cinese, il segretario di Stato americano, John Kerry, ha confermato che, a margine del summit di Pechino, ci sarà un faccia a faccia tra Barack Obama e il presidente cinese, Xi Jinping. Il colloquio tra i due capi di Stato verterà soprattutto sulle principali aree di collaborazione tra Cina e Stati Uniti. L’incontro tra Obama e Xi è stato preparato da mesi di colloqui bilaterali, l’ultimo dei quali, il mese scorso a Boston, tra lo stesso Kerry e Yang Jiechi, consigliere di Stato cinese ed ex ministro degli Esteri. Sembra invece esclusa la possibilità di un colloquio tra Xi e il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, mentre Mosca ha categoricamente smentito un possibile bilaterale tra Putin e Obama. Lo ha fatto sapere il Cremlino, precisando che, comunque, non si escludono contatti informali a margine del vertice. Il segretario di Stato Kerry ha poi sottolineato che durante il summit dell’Apec porterà all’attenzione dei leader cinesi i problemi della cyber-sicurezza, dei diritti umani e della libertà di stampa. nuncia arriva dall’organizzazione Human Rights Watch (Hrw), che ha raccolto numerose testimonianze di ragazzi fuggiti dalle prigioni dell’Is. Pestaggi, frustate, intimidazioni e torture di ogni tipo: gli ex ostaggi intervistati da Hrw sono 250 studenti curdi rapiti dai jihadisti alla fine di maggio, mentre rientravano a Kobane dopo aver sostenuto ad Aleppo gli esami di fine anno. Cento ragazze del gruppo sono state rilasciate dopo poche ore, mentre gli altri studenti sono stati mandati via solo a scaglioni e dopo aver vissuto esperienze terribili. «Dall’inizio della rivolta in Siria i minori hanno sofferto degli orrori della detenzione e della tortura, prima a opera del Governo di Assad, adesso dell’Is» sottolinea Fred Abrahams, consigliere speciale di Hrw per i diritti dei minori. Nel frattempo, a Kobane, a pochi chilometri dal confine con la Turchia, i combattimenti continuano senza tregua. Tredici miliziani sono stati uccisi in raid aerei della coali- Scontri tra polizia israeliana e manifestanti palestinesi Tensione sulla spianata delle moschee TEL AVIV, 5. Non si placa la tensione a Gerusalemme. La polizia israeliana ha chiuso questa mattina la spianata delle moschee dopo ripetuti incidenti e scontri. Secondo fonti locali, un gruppo di palestinesi avrebbe iniziato a lanciare pietre e petardi contro la polizia dopo che alcuni ebrei ultraortodossi avevano cercato di entrare nella spianata. La polizia ha respinto i manifestanti palestinesi: gli scontri si sono concentrati nell’area della moschea di Al Aqsa. I primi bilanci parlano di due palestinesi feriti. Poco dopo, la spianata delle moschee è stata riaperta. Per protestare contro l’escalation delle violenze, la Giordania ha deciso di richiamare il suo ambasciatore in Israele. La tensione nella città è alta dopo l’attentato, avvenuto qualche giorno fa, contro un rabbino. Ulteriore conferma di questo clima è stato l’attentato avvenuto questa mattina, poco dopo i fatti sulla spianata delle moschee: un’auto ha travolto alcuni passanti a Gerusalemme est, provocando un morto e almeno otto feriti. Il conducente, un palestinese, è stato ucciso dagli agenti. Stando ai media israeliani, l’uomo era un membro operativo di Hamas. Inedito viaggio nel Paese diplomaticamente più vicino all’ex regime militare che l’ha tenuta prigioniera per quindici anni Aung San Suu Kyi in Cina a dicembre NAYPYIDAW, 5. La leader dell’opposizione in Myanmar e premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, andrà in visita in Cina il prossimo mese, un viaggio inedito nel Paese diplomaticamente più vicino all’ex regime militare che l’ha tenuta prigioniera per oltre quindici anni. «Un viaggio in Cina è previsto a dicembre», ha confermato all’agenzia di stampa Afp un alto responsabile della Lega nazionale per la democrazia (Lnd, il partito di Suu Kyi), senza precisare chi saranno gli interlocutori del premio Nobel. Nel 2015 il Myanmar andrà alle urne per le presidenziali e per le legislative, nelle quali l’Lnd parte nettamente favorita. Le elezioni sono le prime da quando, nel 2011, i militari hanno ceduto il potere a un Governo semi-civile e potrebbero spianare la strada, se l’Lnd conquisterà la maggioranza in Parlamento, all’elezione del leader dell’opposizione alla presidenza del Paese del sud-est asiatico. Al momento la Costituzione preclude la possibilità a Suu Kyi di concorrere alla presidenza, in quanto La leader dell’opposizione in Myanmar e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi (Ansa) Arrestato l’ex sindaco di Iguala per la scomparsa dei 43 studenti messicani CITTÀ DEL MESSICO, 5. José Luis Abarca, il sindaco di Iguala (sud del Messico) latitante dallo scorso 26 settembre — quando sono spariti 43 studenti di un istituto nel suo comune — è stato catturato ieri con la moglie, María de los Ángeles Pineda, nella capitale messicana. I due sono accusati di aver organizzato un attacco congiunto di agenti municipali e sicari della banda di narcotrafficanti Guerreros Unidos contro gli studenti, durante il quale sei persone sono morte e 43 sono “desaparecidos” dopo essere state consegnate ai narcotrafficanti. Secondo fonti ufficiali citate dalla stampa locale, l’ex sindaco Abarca e la moglie sono stati arrestati in una casa del quartiere di Iztapalapa a Città del Messico e sono attualmente interrogati nella sede della procura federale. Contro i due erano stati emessi mandati di cattura zione internazionale a guida statunitense su due località ad ovest della cittadina, stando a fonti locali. Sempre a ovest, cinque combattenti curdi e cinque membri di fazioni islamiche che si oppongono all’Is sono morti in una serie di pesanti scontri. Ma non è solo Kobane a essere ostaggio delle violenze. A lanciare un appello per un’azione della comunità internazionale sulla città di Aleppo è stato ieri il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius. Nell’area, infatti, si concentrano non solo i combattimenti tra i ribelli siriani e le truppe di Assad, ma anche le violenze dei miliziani dell’Is che stanno cercando di prenderne il controllo. «Dopo Kobane, dobbiamo salvare Aleppo» ha dichiarato Fabius. La Francia partecipa ai raid contro lo stato islamico in Iraq, ma non in Siria, dove l’impegno militare è degli Stati Uniti al fianco di Paesi arabi. Aleppo è divisa dal luglio 2012 in due settori: a ovest quello delle forze di Assad provenienti da Damasco, e ad est quello in mano ai ribelli. per omicidio e tentato omicidio. Il procuratore federale, Jesús Murillo Karam, ha fatto sapere che sono considerati i mandanti della strage di Iguala: secondo Sidronio Casarrubias Salgado, boss dei Guerreros Unidos, María de los Ángeles Pineda coordinava le attività del gruppo criminale a Iguala. Intanto, i vescovi della provincia ecclesiastica di Acapulco hanno inviato un messaggio — approvato dalla Conferenza episcopale messicana — che incoraggia a vivere nella fede questi tragici momenti, senza cedere alla violenza. «Uniti nel dolore e nella sofferenza — si legge nel testo — vi salutiamo per farvi giungere il nostro conforto e la nostra speranza, insieme a sentimenti di solidarietà per la scomparsa e la morte dei vostri figli, il 26 settembre, nella città di Iguala». Cala in Angola l’indice di malnutrizione LUANDA, 5. L’Angola ha ridotto drasticamente il tasso di popolazione malnutrita, dal 73 per cento nel 1990 al 18 per cento di quest’anno. Lo ha affermato ieri a Luanda la direttrice aggiunta della Fao nel Paese africano, Maria Helena Medeiros. Nella lotta contro la fame e la povertà, l’Angola ha fatto grandi progressi: «I dati più recenti della situazione alimentare dimostrano che nel periodo 1990-92 fino al 2012-14, la proporzione di persone denutrite è scesa. Ugualmente, in questo periodo, il numero di denutriti è calato da 6,8 milioni a 3,9. Continuando a questo ritmo, l’Angola non sarà lontana dal raggiungere l’obiettivo più ambizioso del millennio, che è di dimezzare il numero di malnutriti entro il 2015». vedova di straniero e con figli stranieri. La settimana scorsa, un inedito vertice delle più alte personalità politiche si è tenuto nella remota capitale Naypyidaw, con la partecipazione anche di Suu Kyi. Durante il summit è stato deciso che il Parlamento esaminerà una proposta di emendamento alla norma che esclude Suu Kyi dalla corsa alla presidenza, ma non è chiaro se le autorità — e in particolare le influenti forze armate, cui la Costituzione garantisce un quarto dei seggi in Parlamento — abbiano davvero intenzione di mettere mano alla Carta oppure stiano solo cercando di prendere tempo. Nel 2011, il presidente riformista Thein Sein, che all’epoca del regime militare ricopriva l’incarico di primo ministro, ha avviato un vasto programma di riorganizzazione politica, economica e sociale, aprendo agli investimenti esteri e annunciando tregue e accordi di pace con le minoranze etniche ribelli. La Cina, che con Thein Sein aveva raggiunto una posizione di massima influenza, è ancora oggi uno dei principali investitori in Myanmar, dove però anche gli Stati Uniti hanno ormai una presenza diplomatica forte dopo decenni di isolamento. La prossima settimana, il Myanmar ospiterà numerosi capi di Stato e di Governo, tra i quali il presidente statunitense Barack Obama, che prenderanno parte ai vertici dell’Associazione dei Paesi del sud-est asiatico e del foro Asia orientale. Denunciate dall’Oms le politiche delle industrie farmaceutiche L’ebola e i mali dell’Africa FREETOWN, 5. L’epidemia di ebola che sta flagellando parte dell’Africa occidentale è la più grave emergenza di salute pubblica dei tempi moderni. Lo ha sottolineato Margaret Chan, direttore generale dell’O rganizzazione mondiale della sanità (Oms), nell’intervento conclusivo al meeting annuale dell’organismo della regione africana, precisando che ebola peserà sul futuro del Continente, soprattutto per Liberia, Guinea e Sierra Leone, i Paesi più colpiti. Per Chan, l’emergenza ebola ha portato alla ribalta due questioni che l’Oms ha sollevato per decenni e che ora sono “esplose” con le conseguenze che tutto il mondo può vedere giorno dopo giorno. Innanzitutto, l’urgente bisogno di rafforzare sistemi sanitari a lungo trascurati. L’altra grande questione per anni ignorata è inve- ce la mancanza di terapie adeguate, con le industrie farmaceutiche che non investono in prodotti per mercati che non possono pagare. Intanto, la prima contagiata dall’ebola fuori dalle frontiere africane, l’infermiera spagnola Teresa Romero, sarà dimessa oggi dall’ospedale Carlo III - La Paz di Madrid, dove era ricoverata dal 6 ottobre scorso. Lo si apprende da fonti sanitarie. Da sabato scorso, la paziente, dopo avere superato la grave malattia di febbre emorragica, era uscita dall’isolamento. Romero è stata dichiarata fuori pericolo lo scorso 21 ottobre, dopo essere risultata negativa a due successivi test dell’ebola. L’infermiera aveva assistito Manuel Garcia Viejo, uno dei due missionari spagnoli rimpatriati dalla Sierra Leone per il contagio di ebola e deceduto lo scorso 26 settembre nello stesso ospedale. Sciolta l’Amministrazione di New Delhi NEW DELHI, 5. Il Governo indiano ha decretato ieri lo scioglimento dell’Amministrazione locale di New Delhi, commissariata da quasi nove mesi, e lo svolgimento — probabilmente all’inizio del prossimo anno — di nuove elezioni municipali. Lo scrive l’agenzia di stampa Ians, precisando che ciò è dovuto al fatto che i tre principali partiti dell’Assemblea legislativa — Bharatiya Janata Party, Aam Aadmi Party e Congresso I — hanno ufficialmente comunicato al Governatore straordinario che amministra la capitale di essere favorevoli all’organizzazione di una nuova consultazione elettorale. Le elezioni del 4 dicembre del 2013 furono nettamente vinte dal Bharatiya Janata Party dell’attuale primo ministro, Narendra Modi, che però non riuscì a ottenere alleanze con le altre forze per governare, lasciando la responsabilità di un Esecutivo di minoranza all’Aam Aadmi Party, di Arvind Kejriwal. Questi tentò più volte di apportare cambiamenti importanti nella gestione politico-economica locale, ma alla fine fu costretto alle dimissioni il 14 febbraio del 2014, dopo solo quarantanove giorni di Governo. Subito dopo, il presidente indiano decretò il commissariamento dell’Amministrazione della capitale in attesa di nuove elezioni. Verso un Governo di transizione nel Burkina Faso OUAGAD OUGOU, 5. Il leader militare che ha preso il potere nel Burkina Faso ha annunciato di essere pronto a cedere la guida del Paese ai civili per un Governo di transizione. L’esercito ha nominato il colonnello Isaac Zida, vice capo delle guardie d’élite presidenziali, quale capo dello Stato provvisorio dopo la deposizione di Blaise Compaoré. Il presidente del Ghana e della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, John Dramani Mahama, sarà nei prossimi giorni in Burkina Faso per agevolare la transizione democratica. «Visiterò il Burkina Faso questa settimana per portare tutte le parti a un accordo su un’amministrazione ad interim e per affrontare la via da seguire», ha annunciato Dramani Mahama. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 giovedì 6 novembre 2014 La scuola di Mâdabâ nel 1930 Sotto, il seminarista Nicolas Dahbar con il padre a Sant’Anna, Gerusalemme, nel 1920, e infine un cristiano del clan degli ‘Azeizat di Mâdabâ di SILVIA GUIDI entinaia di fragili lastre di vetro, accuratamente catalogate e riposte al riparo dalla luce e dalla polvere, custodiscono un tesoro inestimabile: giovani seminaristi sorridenti, ritratti da soli o insieme ai loro genitori in costume tradizionale un po’ intimiditi dallo sguardo del fotografo, bambine e bambini seri e compiti nelle loro divise scolastiche, orfani accuratamente calzati e pettinati dalle suore che gli offrono un tetto e due pasti al giorno, madri e padri di famiglia con i figli in braccio, in attesa della benedizione del sacerdote. Immagini di un mondo — quello dei cristiani in Giordania, in Libano, in Siria e in Iraq, per secoli vivace, composito e vitale e oggi minacciato e parzialmente già spazzato via dalla violenza della storia — arrivate fino a noi grazie alla pazienza e alla tenacia di generazioni di monaci, sacerdoti, studiosi che si sono avvicen- C Mostra fotografica sui cristiani d’oriente al Centre Saint Louis di Roma Album di vetro a Roma e a Loreto, e al sostegno dell’ambasciata di Francia presso la Santa Sede. Un’occasione preziosa di memoria, non solo un’eccezionale collezione di reperti archeologici, ci tiene a precisare il domenicano Jean-Michel de Tarragon, responsabile del fondo fotografico antico dell’École biblique et archéologique française presentando l’allestimento, inaugurato il 4 novembre, anche perché «dimentichiamo troppo spesso che il cristianesimo è nato in oriente e che questa regione ne è la culla. Risale agli apostoli e ci trova le proprie radici. È un cristianesimo orientale che si di- Dimentichiamo troppo spesso che il cristianesimo è nato in oriente al tempo degli apostoli E che qui sono le sue radici stingue in tante occasioni dal cristianesimo orientale latino» (Joseph Yacoub). Tra le migliaia di fotografie archiviate e numerate, i sessanta negativi selezionati per la mostra — spesso ben conservati dal loro supporto di vetro spalmato di sali di argento — sono in maggior parte ancora inediti. La scelta non è stata facile, ha spie- gato padre de Tarragon. E anche preparare didascalie e catalogo è stato un lavoro appassionante ma impegnativo. Quando i negativi non riportano la data e il nome delle persone ritratte, monaci e studiosi sono stati costretti a improvvisarsi detective per trarre più informazioni possibili dai più minuti e apparentemente anonimi dettagli che costellano questi piccoli miracoli in bianco e nero. L’esposizione — ha ribadito il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali durante l’inaugurazione — è anche un antidoto a un facile e frequente errore di prospettiva: «Negli studi storici in occidente siamo spesso portati a sottolineare la presenza per esempio nelle corti del medioevo e dell’umanesimo di medici e intellettuali di provenienza ebraica o araba, e giustamente tributiamo la riconoscenza per il contributo offerto alla crescita della cultura europea. Al contrario, quasi mai chiediamo che sia riconosciuta la situazione inversa: pensiamo ad esempio alla figura di san Giovanni Damasceno, cristiano e fidato consigliere dei califfi Omayyadi, prima dinastia a succedere ai califfi Ben Guidati e a Maometto». O ancora, ha continuato il cardinale, quasi nulla si dice dell’indispensabile lavoro svolto dai monaci cristiani di lingua siriaca che tradussero dal greco all’arabo le opere dei filosofi greci come Aristotele. Guardare queste foto significa anche impegnarci a una revisione della nostra conce- zione, talora un po’ ideologica, e mentre ci adoperiamo per accogliere i profughi del Medio oriente nei nostri Paesi, forse dovremmo riflettere su quanto la testimonianza cristiana che portano viene accolta, disconoscendo le radici del nostro continente. Gli archivi da cui provengono le fotografie esposte — ha continuato il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali — appartengono a preziose e antiche istituzioni ecclesiali della Terra Santa e dei Paesi limitrofi: non solo l’Ordine dei predicatori, figli di san Domenico, che hanno inserito l’evento nel programma delle celebrazioni per l’ottavo centenario della loro fondazione, ma anche i padri bianchi, ai quali si deve l’intuizione di aprire l’attuale Pontificio Istituto per gli studi arabi e d’islamistica che quest’anno festeggia i cinquant’anni del suo trasferimento a Roma. «Mentre, insieme anche a confratelli di altre provenienze (i francescani della Custodia di Terra Santa e i gesuiti dell’Istituto Biblico), si approfondivano gli studi biblici, si avviavano gli scavi archeologici della cui visita ogni anno continuano a beneficiare i pellegrini di ogni nazionalità, si è entrati in contatto con le popolazioni locali, con le rispettive appartenenze ecclesiali e tradizioni. E l’aiuto offerto a livello accademico ha fatto sorgere scuole e istituzioni formative cristiane, del cui futuro siamo preoccupati, per il possibile venir meno del contributo apportato da tempo ai popoli di quella regione». Non a caso in Egitto sono state prese di mira proprio le scuole; e in Iraq e in Kurdistan sono oggi spesso utilizzate per l’accoglienza dei profughi, impedendo di fatto l’inizio dell’anno scolastico. Molte altre, insieme ai conventi, sono state occupate o danneggiate, «e dobbiamo ringraziare i padri domenicani dell’Iraq — ha aggiunto il cardinale — per essere riusciti a mettere in salvo almeno alcuni dei preziosi manoscritti siriaci che altrimenti sarebbero andati distrutti dalla ottusa, ideologica e violenta avanzata delle forze dell’Is». Assistiamo alla fine dei cristiani d’O riente? Chi sono veramente? Qual è il nostro debito nei loro confronti? Come hanno fatto a resistere ai domini, alle invasioni e alle persecuzioni? Che fare contro un esodo che rischia di vederli sparire dalla culla del cristianesimo? Sono alcune delle domande, tanto drammatiche quanto attuali, a cui tenterà di rispondere Jean-François Colosimo, presidente del direttorio delle edizioni del Cerf, nella conferenza che terrà a margine della mostra, il 6 novembre. A colloquio con padre Rohan Silva, provinciale degli oblati di Maria immacolata in Sri Lanka L’uovo di Colombo di CRISTIAN MARTINI GRIMALDI dati all’École biblique et archéologique française di Gerusalemme. Foto sorprendenti, talvolta bizzarre, raramente spontanee — ma in un caso, che abbiamo riportato in pagina, il click del fotografo è arrivato prima delle pose prevedibili e dei sorrisi congelati — sempre commoventi nella loro fresca semplicità, che tappezzano la galleria dell’auditorium dell’Institut français Centre Saint Louis di Roma. La mostra «Les Chrétiens d’Orient» fa parte delle iniziative organizzate per festeggiare l’ottavo centenario dell’O rdine dei predicatori ed è stata realizzata grazie al partenariato tra il Centre Saint Louis e l’École biblique et archéologique française di Gerusalemme, la congregazione dei domenicani e i Pii Stabilimenti della Francia a hall del Grand Oriental Hotel è quasi deserta. Residenza del governatore olandese per quasi un secolo, nel 1875 l’edificio diventa l’oasi di ritrovo per i visitatori europei appena sbarcati a Colombo. Ancora oggi, osservando i pochi ma facoltosi turisti seduti a interagire con i loro i-Pad nel clima artificiosamente temperato dall’irrinunciabile aria condizionata, in un Paese che ne è quasi totalmente privo, è possibile rivivere quell’atmosfera di preziosa auto-segregazione che dignitari e aristocratici occidentali si ritagliavano in passato nel loro soggiorno tropicale. I pochi scambi verbali con i nativi, oggi come allora, erano quelli con la servitù. Non è un caso che di fronte all’hotel, in bella vista, sia piazzata L Santi Quaranta festeggia i suoi primi venticinque anni di attività Libri come magnolie «Il sogno di essere editore si è avverato — scrive Ferruccio Mazzariol parlando della Santi Quaranta, la “casa di carta” che ha fondato venticinque anni fa — non sono un intellettuale, ma un viaggiatore: un editore ambulante veneto con la cassela in spalla, un cramâr furlano con la gerla. Ho macinato e continuo a macinare chilometri su chilometri. L'editore itinerante ha pertegato, a guardare i titoli usciti, fin nelle Russie e in America Latina; nelle Germanie, nell’Austria felix, nella Slavia; ha sostato soprattutto presso tanti piccoli popoli con affetto: a Malta, in Macedonia, nella Cechia particolarmente, in Romania, in Ucraina, in Irlanda, in Baviera, in Francia e in Spagna, ovviamente nelle Venezie, in Istria e in Dalmazia». Un libro è sì uno strumento di cultura, ma anche una piccola magnolia bianca — scrive l’editore nell’introduzione al Catalogo storico 1989-2014 — qualcosa di delicato e prezioso che ha a che fare con la bellezza non effimera de- scritta da Dostoevskij, capace di ricondurre il mondo al suo significato più autentico e vero. Non a caso la Santi Quaranta prende il nome da una bella porta del Cinquecento di Treviso — la città dove è nata — e cura del dettaglio e finezza grafica sono tra le sue priorità. Fiori all’occhiello, tra gli autori in catalogo, René Girard, con i suoi saggi sulla mitologia della violenza, Theodor Fontane, l’irlandese Pedraic Colum, poco noto in Italia, Sylvie Germain, Gustavo Eguren, di origine basco-cubana, e Vàclav Havel, con il volume che raccoglie le Lettere a Olga piene di un vivace senso dell’umorismo non privo di un retrogusto amaro. Tra gli italiani spiccano Dario Fertilio, redattore del «Corriere della Sera», e Divo Barsotti con Elogio della santità cristiana (1990) e Per l’acqua e per il fuoco (1994) un journal notevole per gli spunti, le riflessioni folgoranti, gli stati d’animo esplorati con delicatezza e precisione, i giudizi sferzanti. (silvia guidi) la statua simbolo del secolare rappor- una rigogliosa vegetazione di banani to tra colonizzatori e nativi: un di- e palme da cocco, non hanno la trignitario inglese comodamente seduto stezza dei sobborghi poveri delle mesu un risciò a due ruote sospinto da tropoli sudamericane. un indigeno. Il quartiere è popolato soprattutto È qui che ho appuntamento con da famiglie cristiane e musulmane, Robinson, un seminarista pakistano per le strade i veli delle suore si avvidi ventitré anni, che mi farà da guida cendano con quelli delle donne islaper incontrare il provinciale degli miche. Le musulmane dello Sri Lanoblati di Maria Immacolata dello Sri ka indossano un leggerissimo velo Lanka, padre Rohan Silva. dai ricami che richiamano la tradizioAccanto all’hotel si nasconde, let- ne locale e a colori spesso sgargianti. teralmente, la chiesa di San Pietro. Solo recentemente, con l’immigrazioSu tre lati è interamente inghiottita ne di ritorno di srilankesi dall’Arabia dagli edifici adiacenti. L’unica via Saudita, si osservano sempre più d’accesso è attraverso uno stretto donne coperte dai classici niqab neri a velatura integrale. portico ma senza alcuna indicazione. Ci sono un migliaio di rifugiati pa«È incredibile che questa antichissima chiesa sia praticamente invisibi- kistani nello Sri Lanka, in fuga dalla le al turista di passaggio — mi dice il giovane seminarista appena arrivato — e penI cattolici sono di fatto sare che, data la sua posizione proprio di fronte al porto, l’anello di congiunzione questa era diventata la meta tra i buddisti e i tamil indù consueta per il ristoro spirituale dei marinai di passagE le due etnie convivono gio». Ancora oggi infatti, in un clima di armonia proprio accanto, c’è la missione internazionale dei marinai. Il soffitto della chiesa è ancora legge sulla blasfemia. Vivono qui naquello originale in legno, e sulle co- scosti nella speranza che nel loro lonne compaiono le targhe in ricordo Paese, nella cultura, nella mentalità, dei tanti marinai e ufficiali morti in qualcosa cambi. Chiedo a Robinson battaglia. se è possibile. «Tutto è possibile» riAnche la chiesa, come l’hotel, era sponde fiducioso, e poi dichiara: anticamente parte della residenza del «Certamente tornerò in Pakistan per governatore olandese. «Qui gli edifi- stare accanto alla mia gente, a lungo ci antichi si conservano meglio se col andare la lontananza dal proprio passare delle epoche si vedono asse- Paese logora». gnare una nuova identità» dice RoE a proposito di lontananza: sei binson. gradi di separazione è una teoria che Come la vecchia sede della marina sostiene che tutti al mondo sono didello Sri Lanka a due passi da qui: stanti da ciascuno non più di sei pasoggi in ricostruzione, tra qualche me- si. Per arrivare a padre Rohan, prose sarà un elegante hotel che degli vinciale degli oblati di Maria Immaantichi splendori coloniali conserverà colata nello Sri Lanka, me ne occorsolo la facciata. rono solo due. Mi è bastato domanCi avviamo con l’auto verso il dare a padre Vincenzo Bordo, il misquartiere più a nord della capitale: sionario italiano che ha recentemente Colombo 15. È l’ultimo quartiere ur- vinto il “Nobel” coreano grazie ai bano a nord di Colombo, oltre c’è servizi istituiti a favore dei ragazzi di solo il fiume (il Kelani Ganga), e ol- strada. I due si conoscono da anni. tre questo gli slum che, incastonati in Padre Rohan mi invita a sedere nel suo studio all’interno del bel complesso che ospita i missionari. «Sono stato in Corea recentemente — afferma — e posso dire che il messaggio di pace che il Papa ha lanciato si applica benissimo allo Sri Lanka. Se la maggior parte del singalesi è di religione buddista e i tamil sono per lo più indù, i cristiani si dividono tra queste due etnie, fungono perciò da anello di unione. Per questo durante le celebrazioni — prosegue — tamil e singalesi possono cantare nel- La Stupa Ruwanweli Saya ad Anuradhapura la propria lingua liberamente. Le due etnie convivono oggi, all’interno della comunità religiosa, in un clima di dialogo». Dopo tanta sofferenza, sottolinea padre Rohan, il Paese ha raggiunto la pace. «Oggi — rileva — sono i molti matrimoni misti a rappresentare il più efficace modello di convivenza tra le diverse religioni. Per il bene della famiglia si trova sempre una soluzione che non vede una fede sopraffare l’altra, e i figli, ovvero le nuove generazioni, imparano a non discriminare». L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 6 novembre 2014 pagina 5 L’arcivescovo presidente Georges Pontier all’apertura dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale francese Più famiglia meno individualismo Il principe Carlo d’Inghilterra sulle persecuzioni dei cristiani Tragedia indescrivibile LONDRA, 5. Di fronte all’«indescrivibile tragedia» della persecuzione cristiana nessun leader religioso, specialmente musulmano, può far finta di niente e scegliere di restare in silenzio. È questo il senso del forte appello che il principe Carlo d’Inghilterra ha diffuso ieri in un messaggio registrato in occasione della pubblicazione del rapporto 2014 sulla libertà religiosa nel mondo. Ricerca, curata da Aiuto alla Chiesa che soffre, dalla quale — come riferito nell’edizione di ieri — emerge chiaramente che i cristiani sono «la minoranza religiosa più perseguitata». Come dimostrato drammaticamente anche dall’ultimo cruento episodio di odio religioso verificatosi proprio nelle stesse ore in Pakistan, dove una coppia di giovani cristiani è stata arsa viva perché accusata di blasfemia. Secondo l’erede al trono britannico, «gli eventi orrendi e strazianti dell’Iraq e della Siria hanno portato il tema della libertà religiosa e delle persecuzioni alla ribalta dell’informazione internazionale». Si tratta, appunto, di una «tragedia indescrivibile», perché «il cristianesimo è ora sotto attacco in Medio oriente, in un’area dove i cristiani hanno vissuto per duemila anni, convivendo pacificamente per secoli con popoli di altre fedi religiose». In questa prospettiva, il principe di Galles ha rinnovato l’invito a sostenere il dialogo tra le religioni. Infatti, «prima di tutto, piuttosto che rimanere in silenzio, i leader religiosi hanno una responsabilità nell’assicurare che la gente della loro fede rispetti la gente delle altre fedi». Le comunità religiose hanno al loro interno delle potenzialità che devono ancora esprimersi appieno e che devono per questo venire continuamente coltivate. In questo, senso, ha detto, «la mia fede cristiana mi ha permesso di parlare e ascoltare la gente di altre tradizioni, tra cui l’islam». In secondo luogo, il principe Carlo è tornato a richiamare la responsabilità dei vari Governi che devono garantire il concreto esercizio della libertà religiosa. Anche perché, ha detto, «la Dichiarazione universale dei diritti umani è chiara nell’affermare che questo diritto include anche la libertà di cambiare la propria religione o credenza». E, «ancora oggi, anche in Occidente, questo diritto è spesso messo in discussione». Tuttavia, ha aggiunto, anche di fronte a notizie «profondamente sconcertanti», come quelle che arrivano da alcune regioni del pianeta, occorre che l’opinione pubblica mondiale non ceda alla rassegnazione e non perda la speranza. E ha citato il caso — risoltosi positivamente a seguito della mobilitazione internazionale — di Meriam Ibrahim, la giovane cristiana sudanese condannata a morte per apostasia. Sono proprio casi come questi che richiamano alla memoria le parole dell’apostolo Paolo sul significato della persecuzione, ha detto citando un brano della Lettera ai Romani: «Noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude» (5, 3-5). LOURDES, 5. «Anche se si deve essere lieti di evoluzioni positive da amplificare ulteriormente — come quella della parità tra uomini e donne o quella della libera scelta del coniuge — questi ultimi decenni mostrano tuttavia un indebolimento reale della vita familiare. Lo sviluppo di una cultura individualista che poco si preoccupa delle ripercussioni delle scelte personali sugli altri, la sottomissione disordinata alla forza dei sentimenti e alla ricerca del piacere, l’immaturità affettiva possono portare a egoismi irresponsabili, a comportamenti violenti, a un uso miope dei progressi tecnici. Tutto questo contribuisce a indebolire la vita di troppe famiglie». È uno dei passaggi più significativi del discorso di apertura dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale francese, pronunciato ieri a Lourdes dall’arcivescovo presidente Georges Pontier, il quale ha criticato quella cultura che «si lascia travolgere dalla definizione di nuovi diritti individuali senza considerare ogni volta la misura delle conseguenze negative sulla concezione dell’uomo e sulla necessaria solidarietà di una vita sociale». Ai vescovi riuniti a Lourdes il Papa ha inviato un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, nel quale ricorda che la plenaria si svolge in un contesto particolare, poiché sarà seguita dall’incontro dei seminaristi e dall’assemblea generale dei religiosi e delle religiose. Il Santo Padre auspica che questi avvenimenti, preludio all’apertura dell’Anno della vita consacrata, «siano una fonte di conforto e di speranza» per tutto il popolo di Dio: «I diversi temi che avete scelto per questa sessione testimoniano la vostra preoccupazione di edificare una Chiesa “dalle grandi porte aperte” dove ci sia posto per ognuno con la sua vita difficile». Monsignor Pontier ha ricordato la sua partecipazione, assieme al cardinale André Vingt-Trois, al Sinodo straordinario in Vaticano sulle sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione: «Sebbene le sfide si declinino con modalità molto diverse, la famiglia appare sotto tutte le latitudini come cellula di base della vita sociale, anche della Chiesa. Ci piace chiamarla “Chiesa domestica”. Il Sinodo ha ribadito la grandezza della famiglia umana, fondata sul patto d’amore tra un uomo e una donna, vissuto nella fedeltà, capace di superare le prove grazie al dialogo e al perdono, che accoglie la vita ricevuta come un dono e non la rivendica co- me un diritto. Il vero amore — ha sottolineato l’arcivescovo di Marsiglia — è l’assunzione di una responsabilità, una roccia solida su cui sostenersi e non il susseguirsi di avventure appassionate tese a un’insaziabile erranza». Fra i temi affrontati dall’assemblea plenaria, che si concluderà domenica 9, figurano la drammatica situazione nel Vicino oriente e le relazioni tra cristiani e musulmani, una riflessione trasversale sul posto occupato dal mondo rurale (il cui panorama si è profondamente trasformato) e dai centri operai, un bilancio dei nuovi statuti dell’insegnamento cattolico a un anno dalla loro adozione, una valutazione dei movimenti sorti dal rinnovamento carismatico, nonché due “novità” rappresentate da altrettanti gruppi di lavoro: uno sull’accoglienza e sull’integrazione dei preti stranieri, che costituiscono più del 10 per cento del clero francese; l’altro sul rapporto uomo-donna nella Chiesa. «La ricerca legittima di progredire nella parità tra uomini e donne nella società — ha osservato Pontier — si è spinta fino ad accettare concezioni filosofiche militanti che negano la bella complementarità, portatrice di vita, fra uomini e donne, inscritta nella natura stessa di ogni essere umano. L’uguaglianza è vista come una neutralità assoluta insignificante. Si vuole imporre un mo- dello unico e la sua trasmissione ai bambini avviene senza il consenso dei genitori, primi responsabili della loro educazione. La natura stessa del matrimonio è stata sconvolta. Invece di trovare soluzioni adatte alle domande poste da situazioni particolari, si vuole legiferare come se si dovesse imporre a tutti ciò che viene rivendicato come utile o legittimo da alcuni. E questo spesso in barba ai più deboli, da una parte i bambini all’inizio della loro vita, dall’altra i malati o gli anziani alla fine della loro esistenza». Nel suo discorso il presidente della Conferenza episcopale ha ribadito la posizione della Chiesa sulla dignità inviolabile dell’essere umano dal concepimento alla morte naturale. L’essere umano «non si può né strumentalizzare né considerare come un oggetto o un bene che ci si procura secondo il proprio desiderio. Così vediamo il serio rischio per l’uomo rappresentato dall’intraprendere la strada della fecondazione medicalmente assistita per rispondere alla rivendicazione di un diritto al bambino. Quanto al ricorso alla maternità surrogata, è chiaro che stiamo entrando in un processo che considera il bambino come un qualsiasi bene di consumo. E cosa dire della richiesta a una donna di portare in seno un figlio senza attaccarvisi come se la maternità fosse un atto banale o a vocazione commerciale? Non possiamo certo riconoscere lì un progresso umano per le nostre società». Per quanto riguarda il fine vita, i vescovi francesi — in particolare monsignor Pierre d’Ornellas posto alla guida di uno specifico gruppo di lavoro — hanno più volte espresso la loro convinzione che dovrebbe essere reso più efficace l’accesso alle cure palliative. Esse, ha spiegato Pontier, «offrono un ambiente medico e una qualità di presenza umana che permettono a ognuno di essere accompagnato fino al termine della sua vita, piuttosto che cedere alla tentazione di porvi fine. Lo fa basandosi sulle competenze mediche per trattare il dolore e su solidarietà affettive e di relazione che possono delineare la modalità più umana» da seguire. Come sostenere la vita delle famiglie, la crescita dei bambini, le persone in fin di vita? «Nessuna legge, nessun diritto individuale — conclude l’arcivescovo presidente — potrà sostituire la solidarietà, la presenza amorevole, il sostegno reciproco, il dono di sé, il senso di responsabilità, soprattutto se tale legge, tale diritto vogliono promuovere o consentire la prospettiva di porre fine alla vita e alle responsabilità che ci legano gli uni gli altri e che rappresentano ancora la nostra grandezza». Dichiarazione dei presuli argentini sulla depenalizzazione dell’aborto Sempre dalla parte della vita Accorpamento di un terzo delle parrocchie a New York Per una Chiesa più snella NEW YORK, 5. L’arcidiocesi di New York si appresta a una radicale riorganizzazione delle sue strutture parrocchiali. Lo ha annunciato, domenica 2, lo stesso arcivescovo della metropoli statunitense, il cardinale Timothy Michael Dolan, rendendo noto un piano che porterà alla fusione di circa un terzo delle parrocchie e che entrerà in vigore dal 1° agosto 2015. Una mini-rivoluzione che coinvolgerà 112 delle 368 parrocchie newyorchesi. «Questo momento di transizione nella storia dell’arcidiocesi — ha affermato il porporato — sarà senza dubbio difficile per le persone che vivono nelle parrocchie che si fondono. Ci saranno molti che si sentiranno feriti e sconvolti nel dover sperimentare quello che sarà un cambiamento nella loro vita spirituale, e io sarò uno di loro». Infatti, «non c’è nessuno che sia stato coinvolto» nello studio di questa riorganizzazione «che non capisca l’impatto che questa avrà sui fedeli cattolici». Tuttavia, aggiunge, «sarà nostra responsabilità quella di lavorare con queste parrocchie, in modo da contri- buire a rendere il cambiamento il più agevole possibile». La riorganizzazione territoriale dell’arcidiocesi — è stato spiegato — è il «risultato di un processo di pianificazione pastorale pluriennale», denominato «Making All Things New», indirizzato a rafforzare e a migliorare la vita delle parrocchie e a rendere «più efficace» l’opera pastorale. Tale processo di pianificazione ha avuto il suo inizio nel 2010, e alla sua stesura hanno contribuito tutte le realtà dell’arcidiocesi. In quella sede sono state evidenziate numerose esigenze pastorali: un piano strategico per le scuole cattoliche; programmi di istruzione e di formazione religiosa per bambini, giovani e adulti; maggiore apertura verso i vari gruppi etnici, in particolare i cattolici ispanici e gli immigrati; l’ampliamento dei servizi sanitari; l’accento sulle opere di carità, in particolare gli alloggi a prezzi accessibili; maggiore trasparenza, in particolare sulle questioni finanziarie. E in questo contesto si inserisce anche questa storica riorganizzazione delle parrocchie. BUENOS AIRES, 5. «L’aborto non è mai la soluzione»: lo ribadisce la commissione esecutiva della Conferenza episcopale argentina in merito al progetto di legge, a breve esaminato dal Congresso nazionale, che mira a depenalizzare l’aborto. I presuli, nel ricordare che la vita è un diritto umano fondamentale, hanno ricordato le parole di Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, dove si avverte che «non è progressista pretende- re di risolvere i problemi eliminando la vita umana». «Allo stesso tempo — hanno spiegato i vescovi argentini — il Santo Padre ha segnalato che la tutela della vita umana fin dal concepimento è stata recentemente ratificata dal nuovo codice civile e commerciale, il quale afferma che “l’esistenza dell’essere umano inizia al momento del concepimento”». I vescovi hanno diffuso una dichiarazione intitolata appunto «L’aborto non è mai la soluzione. La vita è un diritto umano fondamentale». In continuità con gli insegnamenti di Gesù, «sosteniamo — scrivono i vescovi — il valore di ogni vita umana, ma ci sentiamo soprattutto chiamati a prenderci cura e a promuovere la vita fragile, esposta o a rischio. Per questo ci preoccupa in particolare una delle tappe di maggiore fragilità: l'inizio della vita. Sappiamo, perché la scienza lo dimostra, che la vita umana inizia al momento del concepimento, è lì che si configura un essere umano nuovo, unico e irripetibile. Vogliamo affermare chiaramente che quando una donna è in stato di gravidanza — proseguono i vescovi — non parliamo di una vita ma di due, quella della madre e quella del suo bambino non ancora nato. Entrambi devono essere protetti e rispettati. La biologia, dimostra in modo incontrovertibile attraverso il dna, che dal momento del concepimento esiste una nuova vita umana che deve essere tutelata giuridicamente. Il diritto alla vita è un diritto umano fondamentale». Inoltre, i presuli ricordano la tradizione giuridica, saggia e umanista, dell’Argentina, in virtù della quale la vita umana è stata sempre protetta sin dal concepimento. «Questa protezione, lungi dall’esprimere una visione religiosa, è manifestazione del rispetto che merita ogni vita umana e che è alla base del funzionamento del sistema dei diritti umani. Una decisione legislativa che favorisse la depenalizzazione dell’aborto — concludono i vescovi — avrà conseguenze giuridiche, culturali ed etiche. Le leggi stanno plasmando la cultura del popolo e una legislazione che non protegge la vita promuove una cultura della morte». L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 giovedì 6 novembre 2014 Disposizioni sulla rinuncia dei vescovi diocesani e dei titolari di uffici di nomina pontificia Il grave peso del ministero ordinato, da intendersi come servizio (diakonia) al Popolo santo di Dio, richiede, a coloro che sono incaricati di svolgerlo, di impegnarvi tutte le proprie energie. In particolare, il ruolo di Vescovo, posto di fronte alle sfide della società moderna, rende necessari una grande competenza, abilità e doti umane e spirituali. A tale riguardo, i Padri del Concilio Vaticano II così si esprimevano nel decreto Christus Dominus: «Poiché il ministero pastorale dei vescovi riveste tanta importanza e comporta gravi responsabilità, si rivolge una calda preghiera ai vescovi diocesani e a coloro che sono ad essi giuridicamente equiparati, perché, qualora per la loro troppa avanzata età o per altra grave ragione, diventassero meno capaci di adempiere il loro compito, spontaneamente o dietro invito della competente autorità rassegnino le dimissioni dal loro ufficio. Da parte sua, la competente autorità, se accetta le dimissioni, provvederà sia ad un conveniente sostentamento dei rinunziatari, sia a riconoscere loro particolari diritti» (n. 21). Rispondendo all’invito che il Concilio Vaticano II aveva espresso, Il rescritto RESCRIPTUM EX AUDIENTIA SANCTISSIMI sulla rinuncia dei vescovi diocesani e dei titolari di uffici di nomina pontificia Il Santo Padre Francesco, nell’Udienza concessa al sottoscritto Cardinale Segretario di Stato il giorno 3 novembre 2014, ha approvato le disposizioni sulla rinuncia dei Vescovi diocesani e dei titolari di uffici di nomina pontificia. Il Santo Padre ha altresì stabilito che quanto è stato deliberato abbia ferma e stabile validità, nonostante qualsiasi cosa contraria anche degna di particolare menzione, ed entri in vigore il giorno 5 novembre 2014, con la pubblicazione su «L’Osservatore Romano», e, quindi, nel commentario ufficiale «Acta Apostolicae Sedis». Dal Vaticano, 3 Novembre 2014. PIETRO Cardinale PAROLIN Segretario di Stato il mio predecessore, il Beato Paolo VI, promulgò il 6 agosto 1966 il Motu proprio Ecclesiae Sanctae (AAS 58 [1966] 757-787) che al n. 11 della Pars Prima invitava vivamente i Vescovi e gli altri ad essi equiparati a «presentare spontaneamente, non più tardi dei 75 anni compiuti, la rinuncia all’ufficio». Queste disposizioni furono poi accolte sia dai cann. 401-402 e 411 del vigente Codice di Diritto Canonico, sia dai cann. 210-211, 218 e 313 del Codice dei Canoni delle Chiese O rientali. Uguale criterio venne anche seguito relativamente a funzioni proprie dei Cardinali, mediante il Motu proprio Ingravescentem aetatem del Beato Paolo VI del 21 novembre 1970 (AAS 62 [1970] 810-813) e, più in generale relativamente alle funzioni dei Vescovi che prestano il loro servizio nella Curia Romana, con le sagge disposizioni che San Giovanni Paolo II volle inserire nell’art. 5 della Costituzione apostolica Pastor bonus del 28 giugno 1988 (AAS 80 [1988] 841-930; cf. pure can. 354 CIC). Prendendo in considerazione tutto quanto precede e accogliendo le raccomandazioni del Consiglio dei Cardinali che assistono il Santo Padre nella preparazione della riforma della Curia romana e nel governo della Chiesa, viene disposto quanto segue: Art. 1. È confermata la disciplina vigente nella Chiesa latina e nelle varie Chiese orientali sui iuris, secondo la quale i Vescovi diocesani ed eparchiali, e quanti sono loro equiparati dai cann. 381 §2 CIC e 313 Distribuito agli uffici vaticani Un manuale della Segreteria per l’economia settantacinque anni. In tali casi i fedeli sono chiamati a manifestare solidarietà e comprensione per chi è stato loro Pastore, assistendolo puntualmente secondo le esigenze della carità e della giustizia, secondo quanto disposto del can. 402 §2 CIC. Art. 5. In alcune circostanze particolari l’Autorità competente può ritenere necessario Cecco Buonanotte, «Tre vescovi» (1965) chiedere a un Vescovo di presentare la rinunCCEO, così come i Vescovi coadiutori cia all’ufficio pastorale, dopo avergli e ausiliari, sono invitati a presentare fatto conoscere i motivi di tale rila rinuncia al loro ufficio pastorale chiesta ed ascoltate attentamente le al compimento dei settantacinque sue ragioni, in fraterno dialogo. anni di età. Art. 6. I Cardinali Capi Dicastero Art. 2. La rinuncia ai predetti uffi- della Curia Romana e gli altri Carci pastorali produce effetti soltanto dinali che svolgono uffici di nomina dal momento in cui sia accettata da pontificia sono ugualmente tenuti, al parte della legittima Autorità. compimento del settantacinquesimo Art. 3. Con l’accettazione della ri- anno di età, a presentare la rinuncia nuncia ai predetti uffici, gli interes- al loro ufficio al Papa, il quale, ponsati decadono anche da qualunque derata ogni cosa, procederà. altro ufficio a livello nazionale, conArt. 7. I Capi Dicastero della Cuferito per un tempo determinato in ria Romana non Cardinali, i Segreragione del suddetto incarico pasto- tari ed i Vescovi che svolgono altri rale. uffici di nomina pontificia decadono Art. 4. Degno di apprezzamento dal loro incarico compiuto il settanecclesiale è il gesto di chi, spinto tacinquesimo anno di età; i Membri, dall’amore e dal desiderio di un mi- raggiunta l’età di ottant’anni; tuttaglior servizio alla comunità, ritiene via, quelli che appartengono ad un necessario per infermità o altro gra- Dicastero in ragione di un altro inve motivo rinunciare all’ufficio di carico, decadendo da questo incariPastore prima di raggiungere l’età di co, cessano anche di essere Membri. Per illustrare le politiche di gestione finanziaria che entreranno in vigore a partire dal 1° gennaio 2015, la Segreteria per l’economia distribuisce in questa settimana a tutti gli uffici vaticani un manuale approvato da Papa Francesco e dal Consiglio per l’economia. «Lo scopo del manuale — ha detto il cardinale prefetto George Pell — è molto semplice: adeguare le pratiche di gestione finanziaria a principi internazionali e supportare tutti gli enti e le amministrazioni della Santa Sede e della Città del Vaticano nella redazione di resoconti finanziari coerenti e trasparenti». Il porporato ha anche aggiunto che «l’utilizzo di pratiche e modalità di rendicontazione affidabili e coerenti contribuirà a fornire un’immagine chiara dell’affidabilità di tutti coloro che gestiscono le risorse della Chiesa». Le nuove pratiche infatti rafforzeranno il processo di pianificazione degli uffici vaticani, affinché le risorse siano utilizzate in maniera più efficace ed efficiente, al servizio della missione della Chiesa. La Segreteria per l’economia inoltre fornirà formazione e supporto agli uffici della Santa Sede e della Città del Vaticano al fine di favorire l’implementazione delle nuove politiche. I bilanci consolidati saranno poi esaminati da una delle maggiori società di revisione a livello internazionale. Gruppi di fedeli all’udienza generale Lawn, New Jersey; Saint Joseph’s, Scotia, New York; Saint Barnabas, Northfield, Ohio; Saint Francis of Assisi, Grapevine, Texas; Saint Patrick, Laredo, Texas; Saint Mary of Sorrows, Fairfax, Virginia. All’udienza generale di mercoledì 5 novembre, in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi. Da diversi Paesi: Missionari Verbiti; Religiosi Fatebenefratelli; Istituto Povere Figlie di San Gaetano; Ordine Francescano Secolare; Partecipanti al Forum promosso da Caritas in Veritate International. Aus der Bundesrepublik Deutschland: Dall’Italia: Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: Santi Zenone e Martino, in Lazise; Santa Giustina, in Pernumia; Sant’Ambrogio, in Cinisello Balsamo; Sant’Alessandro, in Solbiate; Santi Fermo e Lorenzo, in Concagno; Santa Maria Nascente, in Bonemerse; San Lorenzo, in Alba; San Pietro, in Avegno; Sant’Andrea, in Podio; San Savino, in Badia-Montione; San Piero in Palco, in Firenze; Sacro Cuore di Gesù, in Lanciano; Sacro Cuore di Gesù, in San Ferdinando di Puglia; Sant’Agostino, in Trani; Cuore Immacolato di Maria, in Bari; Maria Santissima Addolorata, in Tuturano-San Pietro; San Nicola, in Castelvetere in Val Fortore; Santa Maria Assunta, in Ravello; Sacro Cuore di Gesù e Sant’Antonio di Padova, in Messina; San Giovanni Battista, in Monterosso Almo; Raggruppamento Militare Autonomo della Difesa; Vigili del Fuoco, dal Trentino; Banca di Credito Cooperativo, di Paliano; Banca del tempo dell’ottavo Municipio, di Roma; Consiglio nazionale Geometri e Geometri Laureati; Associazione Amici quarta strada zip, di Padova; Associazione italiana medici oculisti; Associazione anni d’argento, di Battipaglia; Associazione quartiere piazza, di Mondragone; Associazioni sportive Podisti Alto Sannio, e Running Telese Terme; Associazione Lutto nell’episcopato Monsignor James Spaita, arcivescovo emerito di Kasama, in Zambia, è morto martedì 4 novembre, dopo essere stato colpito da ischemia cerebrale sabato 1. Il compianto presule era nato in Bombwe, diocesi di Mansa, l’8 aprile 1934 ed era stato ordinato sacerdote il 9 settembre 1962. Eletto alla sede residenziale di Mansa il 28 febbraio 1974, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 28 aprile. Il 3 dicembre 1990 era stato promosso all’arcidiocesi di Kasama. Il 30 aprile 2009 aveva rinunciato al governo pastorale. cuochi del Vulture-Melfese e Unione regionale cuochi Lucani; Associazione volontariato ospedaliero, di Sarno; Associazione Arkadia, di Terranuova Bracciolini; Associazione della Medaglia miracolosa; Associazione telefono d’argento, di Roma; Federazione italiana settore moda; Unione italiana ciechi e ipovedenti, di Ragusa; Artigiani acconciatori di Confartigianato; Fondazione Marconi, di Pontecchio Marconi; Croce Rossa italiana, di Scarlino; Società Whirlpool, di Varese; Gruppo Intercral, di Parma; Gruppo Arca Regione Lombardia; Gruppo ACLI, di Castagnole delle Lanze; Centro anziani, di Striano; Cooperativa Uno tra noi, di Bisceglie; Dipendenti dello Zoosafari, di Fasano; Rotary club, di Reggio Calabria; Ordine francescano secolare, di Milano; Confraternita Madonna del Carmelo, di Casamassima; Comunità carmelitana Santa Teresa, di Torre del Greco; Gruppo dell’Unitalsi, di Reggio Calabria; Gruppo dell’Ospedale di Pesaro; Roller Cento pattinaggio artistico, di Monteprandone; Gruppo di ballo sportivo, di Monterotondo; Gruppo Servizio automobilistico dell’Esercito; Filarmonica Giuseppe Verdi, di Quarrata; Gruppi di studenti: Liceo Morgagni; e Liceo Cavour, di Roma; Liceo da Procida, di Salerno; Istituto Lanfranco, di Gabicce Mare; Istituto Fusinato, di Schio; Istituto Ferrari, di Pace del Mela; Istituto Fiorelli, di Napoli; Politecnico, di Bari; Gruppi di fedeli da Ravello, Palermo, Villazzano, Sarzana, Novara. Coppie di sposi novelli. I polacchi: Pielgrzymi z parafii: św. Stanisława Biskupa i Męczennika ze Świątnik Górnych, Świętej Trójcy z Zimnowody; pielgrzymi indywidualni. De France: groupe de pèlerins des diocèses de Vannes, et de Bayonne; groupe de prêtres du diocèse de Namur, avec S.Exc. Mgr Rémy Vancottem; Collège Fénelon-Sainte-Marie, de Paris; Centre de préparation au mariage, du diocèse de Montauban; groupe de la Pastorale des personnes handicapées du diocèse de Poitiers; groupe de Limoux. De Suisse: Chorale du Plateau-SaintEsprit, de Petit-Lancy. From Various Countries: Coordinators of the Schools of Evangelization. From England: Students and Staff from The John Henry Newman School, Hertford. From Malta: Members of the Association of Lyceum Past Students. From Denmark: Students and Staff from the School of the Sisters of Saint Joseph; Students and Staff from Vestby Videregaende School. From Japan: A group of pilgrims. From the United States of America: Pilgrims from the following groups: Members of the Foundations and Donors Interested in Catholic Activities, Inc.; The Spiritual Renewal Services for the Diocese of Norwich, Connecticut; The Catholic Newman Center, Kearney, Nebraska; Pilgrims from: The Archdiocese of Detroit; The Archdiocese of Milwaukee, together with Bishop Donald Hying; The Archdiocese of New York; The Archdiocese of Saint Paul and Minneapolis; The Diocese of Cincinnati, Ohio; The Diocese of Nashville; Pilgrims from the following parishes: Saint John the Baptist, Newburgh, Indiana; Christ the King, Des Moines, Iowa; Saint Michael, Sioux City, Iowa; Saint Anthony’s, Hardinsburg, Kentucky; Saint Edmond Parish, Warren, Michigan; Saint Anne’s, Fair Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden Heiliger Nikolaus, Beuster; St. Gotthardt, Brandenburg; Zu den Heiligen Schutzengeln, Eichenau; St. Franziskus, Gerolzhofen; Pfarreiengemeinschaft Lathen, Renkenberge und Wippingen; St. Filippo Smaldone, Mainz (Gruppe von Gehörlosen); St. Sebastian, Magdeburg; St. Martin, Messerich und St. Jakobus, Niederstedem; St. Marien, Münster; St. Sebaldus, Nürnberg; St. Peter und Paul, Potsdam; Maria Königin, Schweinhütt; Pilgergruppe aus dem Bistum Passau; Pilgergruppen aus dem Ahrtal; Ehingen; Ellen und Kleinhenz; Eschbronn; Gerolzhofen; Hanhofen; Lengerich; Mitteleschenbach; Penzberg; Regensburg; Wallgau; Wallfahrt für Menschen mit Behinderung aus dem Bistum Mainz; Freunde der Comboni-Missionare aus St. Paulus, Neumarkt Opf.; Kolpingfamilie Schwäbisch Gmünd; Kinder- und Jugendwohnheim Marienhain, Vechta; Studienreisegruppe Bensberg; Geschichts- und Museumsverein, Kaufungen; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus folgenden Schulen: Oberstufenzentrum Gastgewerbe, Berlin; Katholische Fachschule für Sozialpädagogik Sancta Maria, Bruchsal; Altes Gymnasium, Flensburg; Realschule Maria Stern, Nördlingen. Aus der Republik Österreich: Pilger aus folgenden Pfarren: St. Peter, Breitenbach am Inn; Mariä Himmelfahrt, Kundl; Pilgergruppen aus Peuerbach; Söll; Unteroffiziere und Offiziere der Militärpolizei des Militärkommandos Kärnten; Pilgergruppe der Polizei aus Kirchdorf an der Krems; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus der Höheren Technischen Bundeslehranstalt, Pinkafeld. Uit het Koninkrijk der Nederlanden: Pelgrimsgroep uit de parochie van Sint Remigius, Simpelveld; Trinitas College Heerhugwaard. De España: Cofradía del Santísimo Cristo del Consuelo, de Cieza; Cofradía de peregrinos de Santiago Apóstol, de Torrevieja; Consorcio Hospital general, de Valencia; Asociación de padres y protectores de personas con discapacidad intelectual, de Huelva; grupo de peregrinos de Zaragoza. De Panamá: Colegio Brader, de Panamá; Academia Interamericana, de Panamá. De Puerto Rico: Iglesia El dulce Nombre de Jesús, de Humacao. De Venezuela: Parroquia Ntra. Sra. de Altagracia, de Cabimas. De Argentina: grupos de peregrinos. De Chile: Academia de Ciencias Policiales, Carabineros de Chile. Do Brasil: grupo de Presbíteros da Diocese de Jundiaí, com o Bispo Dom Vicente Costa; Paróquia Bom Jesus dos Navegantes; Paróquia Santa Teresa de Ávila; Paróquia São José de Anchieta, de Aracaju; Paróquia Nossa Senhora, de Brotas; Peregrinação a l’Hermitage do Brasil, de Bom Fim. Nomine episcopali in Brasile Le nomine di oggi riguardano la Chiesa in Brasile. Milton Kenan Júnior vescovo di Barretos Nato il 24 novembre 1963 a Taiúva, nello Stato di São Paulo, ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso il Centro de estudos dell’arcidiocesi di Ribeirão Preto. Poi ha conseguito la licenza in teologia spirituale al Pontificio istituto di spiritualità Teresianum, a Roma. Ordinato sacerdote il 5 settembre 1987 per la diocesi di Jabocaticabal, vi ha svolto i seguenti incarichi: vicario delle parrocchie São João Batista e Nossa Senhora Aparecida a Bebedouro (1987-1995); vicario della parrocchia São Benedito a Jaboticabal (1997-2001); coordinatore diocesano della pastorale e vicario episcopale (1997-2002); direttore dell’Istituto di filosofia e teologia Nossa Senhora do Carmo (2000-2004); parroco della cattedrale (2001-2008). Inoltre, è stato professore di teologia spirituale al Centro de estudos dell’arcidiocesi di Ribeirão Preto, responsabile della pastorale presbiterale nel regionale Sul 1 della Conferenza episcopale, direttore spirituale del seminario diocesano di Jaboticabal, membro del consiglio presbiterale e del collegio dei consultori di Jaboticabal, coordinatore diocesano della pastorale (2007-2009) e parroco di Nossa Senhora Aparecida a Bebedouro (2008-2009). Il 28 ottobre 2009 è stato nominato vescovo titolare di Acque di Bizacena e ausilia- re di São Paulo, ricevendo l’ordinazione episcopale il successivo 27 dicembre. João José da Costa vescovo coadiutore dell’arcidiocesi di Aracaju Nato il 24 giugno 1958 in Lagarto, diocesi di Estância, ha emesso la professione religiosa tra i carmelitani il 19 gennaio 1986 ed è stato ordinato sacerdote il 12 dicembre 1992. Ha studiato al seminario maggiore Nossa Senhora de Fátima in Brasília, all’Instituto de teologia São Paulo e all’Instituto francescano de Olinda. Ha conseguito la licenza in filosofia nell’Università statale del Ceará. È stato consigliere della provincia carmelitana del Pernambuco, con sede nell’arcidiocesi di Olinda e Recife (1992-1998); amministratore delle parrocchie Divino Espírito Santo in Manaíba e Santa Terezinha in Juru, diocesi di Patos (1993-1997); amministratore parrocchiale nell’arcidiocesi di Olinda e Recife (1998-1999); priore della provincia carmelitana del Pernambuco, per due mandati (19982004); vicario parrocchiale a Espinheiro, nell’arcidiocesi di Olinda e Recife (2000-2004); membro della pastorale carceraria di Olinda e Recife (2002-2004); priore e formatore nel convento di São Cristóvão nell’arcidiocesi di Aracaju (20052009). Il 7 gennaio 2009 è stato nominato vescovo di Iguatu, ricevendo l’ordinazione episcopale il successivo 19 marzo. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 6 novembre 2014 pagina 7 All’udienza generale il Pontefice parla della Santa Madre Chiesa gerarchica Quello del vescovo è un ministero che «non si cerca, non si chiede, non si compra, ma si accoglie in obbedienza, non per elevarsi, ma per abbassarsi». È quanto ha detto Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì 5 novembre, in piazza San Pietro, sottolineando l’importanza del fatto che i vescovi e il Papa esprimano vera «collegialità» e cerchino di essere «sempre di più e meglio servitori dei fedeli, più servitori nella Chiesa». Uniti nel servizio Il ministero episcopale si accoglie non per elevarsi ma per abbassarsi Cari fratelli e sorelle, buongiorno. Abbiamo sentito le cose che l’apostolo Paolo dice al vescovo Tito. Ma quante virtù dobbiamo avere, noi vescovi? Abbiamo sentito tutti, no? Non è facile, non è facile, perché noi siamo peccatori. Ma ci affidiamo alla vostra preghiera, perché almeno ci avviciniamo a queste cose che l’apostolo Paolo consiglia a tutti i vescovi. D’accordo? Pregherete per noi? Abbiamo già avuto modo di sottolineare, nelle catechesi precedenti, come lo Spirito Santo ricolmi sempre la Chiesa dei suoi doni, con abbondanza. Ora, nella potenza e nella grazia del suo Spirito, Cristo non manca di suscitare dei ministeri, al fine di edificare le comunità cristiane come suo corpo. Tra questi ministeri, si distingue quello episcopale. Nel Vescovo, coadiuvato dai Presbiteri e dai Diaconi, è Cristo stesso che si rende presente e che continua a prendersi cura della sua Chiesa, assicurando la sua protezione e la sua guida. Nella presenza e nel ministero dei Vescovi, dei Presbiteri e dei Diaconi possiamo riconoscere il vero volto della Chiesa: è la Santa Madre Chiesa Gerarchica. E davvero, attraverso questi fratelli scelti dal Signore e consacrati con il sacramento dell’O rdine, la Chiesa esercita la sua maternità: ci genera nel Battesimo come cristiani, facendoci rinascere in Cri- Marco da Faenza, «Studio per la figura di un vescovo» (XVI secolo) sto; veglia sulla nostra crescita nella fede; ci accompagna fra le braccia del Padre, per ricevere il suo perdono; prepara per noi la mensa eucaristica, dove ci nutre con la Parola di Dio e il Corpo e il Sangue di Gesù; invoca su di noi la benedizione di Dio e la forza del suo Spirito, sostenendoci per tutto il corso della nostra vita e avvolgendoci della sua tenerezza e del suo calore, soprattutto nei momenti più delicati della prova, della sofferenza e della morte. Questa maternità della Chiesa si esprime in particolare nella persona del Vescovo e nel suo ministero. Infatti, come Gesù ha scelto gli Apostoli e li ha inviati ad annunciare il Vangelo e a pascere il suo gregge, così i Vescovi, loro successori, sono posti a capo delle comunità cristiane, come garanti della loro fede e come segno vivo della presenza del Signore in mezzo a loro. Comprendiamo, quindi, che non si tratta di una posizione di prestigio, di una carica onorifica. L’episcopato non è un’onorificenza, è un servizio. Gesù l’ha voluto così. Non dev’esserci posto nella Chiesa per la mentalità mondana. La mentalità mondana dice: «Quest’uomo ha fatto la carriera ecclesiastica, è diventato vescovo». No, no, nella Chiesa non deve esserci posto per questa mentalità. L’episcopato è un servizio, non un’onorificenza per vantarsi. Essere Vescovi vuol dire tenere sempre davanti agli occhi l’esempio di Gesù che, come Buon Pastore, è venuto non per essere servito, ma per servire (cfr. Mt 20, 28; Mc 10, 45) e per dare la sua vita per le sue pecore (cfr. Gv 10, 11). I santi Vescovi — e sono tanti nella storia della Chiesa, tanti vescovi santi — ci mostrano che questo ministero non si cerca, non si chiede, non si compra, ma si accoglie in obbedienza, non per elevarsi, ma per abbassarsi, come Gesù che «umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2, 8). È triste quando si vede un uomo che cerca questo ufficio e che fa tante cose per arrivare là e quando arriva là non serve, si pavoneggia, vive soltanto per la sua vanità. C’è un altro elemento prezioso, che merita di essere messo in evidenza. Quando Gesù ha scelto e chiamato gli Apostoli, li ha pensati non separati l’uno dall’altro, ognuno per conto proprio, ma insieme, perché stessero con Lui, uniti, come una sola famiglia. Anche i Vescovi costituiscono un unico collegio, raccolto attorno al Papa, il quale è custode e garante di questa profonda comunione, che stava tanto a cuore a Gesù e ai suoi stessi Apostoli. Com’è bello, allora, quando i Vescovi, con il Papa, esprimono questa collegialità e cercano di essere sempre più e meglio servitori dei fedeli, più servitori nella Chiesa! Lo abbiamo sperimentato recentemente nell’Assemblea del Sinodo sulla famiglia. Ma pensiamo a tutti i Vescovi sparsi nel mondo che, pur vivendo in località, culture, sensibilità e tradizioni differenti e lontane tra loro, da una parte all’altra — un vescovo mi diceva l’altro giorno che per arrivare a Roma erano necessarie, da dove lui era, più di 30 ore di aereo — si sentono parte l’uno dell’altro e diventano espressione del legame intimo, in Cristo, tra le loro comunità. E nella comune preghiera ecclesiale tutti i Vescovi si pongono insieme in ascolto del Signore e dello Spirito, potendo così porre attenzione in profondità all’uomo e ai segni dei tempi (cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Gaudium et spes, 4). Cari amici, tutto questo ci fa comprendere perché le comunità cristiane riconoscono nel Vescovo un dono grande, e sono chiamate ad alimentare una sincera e profonda comu- Papa Francesco a Torino il 21 giugno Papa Francesco si recherà il prossimo 21 giugno a Torino per venerare la sindone e rendere omaggio a don Bosco. Lo ha annunciato egli stesso al termine dell’udienza generale, salutando una delegazione del capoluogo piemontese presente in piazza San Pietro. Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i sacerdoti di Namur con il loro Vescovo Monsignor Vancottem, e i giovani del collegio Fénelon-Sainte-Marie di Parigi. Invito ciascuno a vivere una sincera e profonda comunione con il Vescovo che il Signore vi dona come pastori, per ricevere da lui tutti i beni, che la Chiesa, come una madre, vi trasmette. Buon pellegrinaggio! Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i vari gruppi provenienti da Inghilterra, Malta, Danimarca, Giappone e Stati Uniti d’America. Su tutti voi e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace nel Signore Gesù. Dio vi benedica! Rivolgo un cordiale saluto ai fratelli e sorelle di lingua tedesca, in particolare ai numerosi pellegrini dell’Emsland e agli alunni della scuola Maria Stern di Nördlingen. Lo Spirito Santo rafforzi le vostre comunità, vi insegni a lodare il Signore con la vita e a fare del bene al prossimo. Dio vi benedica! Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Argentina, México, Puerto Rico, Venezuela, Chile y otros países latinoamericanos. Invito a todos a agradecer al Señor el servicio de los obispos en la Iglesia, acompañándolos con el afecto, la cercanía y la oración. Muchas gracias y que Dios los bendiga. Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai presbiteri della diocesi di Jundiaí con il loro Vescovo e ai diversi gruppi di fedeli di Aracajú, Brótas e Bom Fim. Cari fratelli, pregate per i vostri Vescovi, che sono garanti della vera fede e segno vivo della presenza del Signore in mezzo a voi. Pregate anche per me. Vi ringrazio di cuore. Dio vi benedica! Rivolgo un caro benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Libano e dalla Siria. L’episcopato non è una carica di prestigio o di onore ma è una missione di servizio e di dedizione, sull’esempio del Buon Pastore Gesù Cristo. Amate i vostri Vescovi, i presbiteri e i diaconi e pregate per loro, affinché siano sempre un segno visibile di Cristo tra il Suo popolo, uno strumento di comunione e di unità e un mezzo di benedizione e di salvezza. Il Signore vi benedica e vi protegga sempre dal maligno! Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Carissimi, domenica prossima la Chiesa in Polonia celebrerà la VI Giornata di Solidarietà con la Chiesa Perseguitata, che quest’anno è dedicata alla Siria. Siate vicini ai fratelli che in quel Paese e in altre parti del mondo soffrono a causa delle guerre fratricide e della violenza. Grazie alla vostra unione nelle preghiere ed ai gesti concreti di aiuto materiale sentano la premurosa presenza e l’amore di Cristo. Dio vi benedica! Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana! In questa udienza siamo collegati con i nostri fratelli ammalati, perché siccome c’era pericolo di pioggia, loro stanno nell’Aula Paolo VI, collegati con noi con il maxischermo. Salutiamo anche loro! Saluto anzitutto l’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, e la delegazione ufficiale della Diocesi, con il sindaco Piero Fassino. Sono lieto di annunciare che, a Dio piacendo, il 21 giugno prossimo, mi recherò in pellegrinaggio a Torino per venerare la Sacra Sindone e onorare San Giovanni Bosco, nella ricorrenza bicentenaria della sua nascita. Saluto le Povere Figlie di San Gaetano; i Superiori maggiori dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio e i partecipanti al Forum promosso da Caritas in Veritate. Saluto i membri della Federazione Guglielmo Marconi, il Raggruppamento Militare dell’Amministrazione Difesa; i soci del Credito Cooperativo di Paliano e la Federazione Italiana Moda. Tutti esorto a promuovere la cultura dell’incontro, riconoscendo il Signore presente particolarmente nei poveri. Rivolgo un particolare pensiero a tutti gli ammalati di SLA e, mentre assicuro la mia vicinanza e la preghiera, auspico che tutta la società civile sostenga le loro famiglie ad affrontare tale grave condizione di sofferenza. Rivolgo infine un pensiero ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ieri abbiamo celebrato la memoria di San Carlo Borromeo, intrepido pastore di Milano. Il suo vigore spirituale stimoli voi, cari giovani, a prendere sul serio la fede nella vostra vita; la sua fiducia in Cristo Salvatore sostenga voi, cari ammalati, nei momenti di maggiore difficoltà; e la sua dedizione apostolica ricordi a voi, cari sposi novelli, l’importanza dell’educazione cristiana nella vostra casa coniugale. I particolari della visita papale illustrati dall’arcivescovo Nosiglia Al via la macchina organizzativa «L’annuncio della visita a Torino per venerare la sindone e onorare san Giovanni Bosco, dato da Papa Francesco all’udienza, dà il via anche al piano organizzativo» che vedrà mobilitate le diverse componenti della città piemontese: lo ha reso noto l’arcivescovo Nosiglia, presentando stamani i dettagli dell’avvenimento nella Sala stampa della Santa Sede. Sono intervenuti anche il sindaco Fassino, il vice sindaco Elide Tisi e Marco Bonatti, direttore della comunicazione del comitato. «Sono tre — ha precisato il presule — gli avvenimenti che caratterizzeranno il 2015 nella città e nel territorio di Torino: l’ostensione della sindone dal 19 aprile al 24 giugno; le iniziative per il duecentesimo anniversario della nascita di don Bosco e, appunto, la visita del Papa». In particolare, ha spiegato l’arcivescovo, «l’ostensione della sindone nel duomo di Torino è caratterizzata da due “attenzioni” particolari: il mondo dei giovani e della sofferenza». Ed è proprio «pensando a tali temi che Papa Francesco ha concesso l’ostensione solenne che si collega al giubileo di don Bosco». Per l’occasione, ha reso noto monsignor Nosiglia, che è anche il custode pontificio della sindone, si «è scelto di rappresentare questa realtà nella frase del Vangelo di Giovanni (15, 13) «l’Amore più grande», per sottolineare il collegamento profondo tra tutti gli aspetti dell’amore: il donare la vita che significa anche dare un senso alla propria vocazione di persona; e l’amore di Dio che si fa continuamente presente nel dono di Gesù Cristo, fino alla morte di croce e alla risurrezione». L’immagine che fa da simbolo e guida dell’ostensione 2015 riprende, ha fatto notare l’arcivescovo, le parole del motto collegandole con il volto sindonico. L’elaborazione definitiva del logo è stata curata gratuitamente dall’agenzia Testa, che ha lavorato sulle proposte degli studenti dell’Accademia Albertina di belle arti e dei giovani impegnati nella pastorale giovanile diocesana. Inoltre «sui temi del motto e del logo è incentrata anche la campagna di comunicazione mirata, che partirà presto, per far conoscere il più possibile, in Italia e all’estero, le informazioni essenziali sull’ostensione». In questa prospettiva è stata anche completamente rinnovata la veste grafica del sito ufficiale dell’ostensione (www.sindone.org), che è anche il portale d’accesso per prenotare la visita. Non mancheranno, poi, iniziative culturali e artistiche, anche se l’ostensione ha un preciso carattere ecclesiale pastorale. La macchina organizzativa, dunque, è già in moto e punta sull’accoglienza ai pellegrini con una particolare attenzione, appunto, a giovani e a malati. Per loro ci saranno strutture e anche un servizio di volontari e di confessori. nione con lui, a partire dai presbiteri e dai diaconi. Non c’è una Chiesa sana se i fedeli, i diaconi e i presbiteri non sono uniti al vescovo. Questa Chiesa non unita al vescovo è una Chiesa ammalata. Gesù ha voluto questa unione di tutti i fedeli col vescovo, anche dei diaconi e dei presbiteri. E questo lo fanno nella consapevolezza che è proprio nel Vescovo che si rende visibile il legame di ciascuna Chiesa con gli Apostoli e con tutte le altre comunità, unite con i loro Vescovi e il Papa nell’unica Chiesa del Signore Gesù, che è la nostra Santa Madre Chiesa Gerarchica. Grazie. La sindone don Bosco e la crisi economica Domenica 21 giugno Papa Francesco sarà a Torino per l’ostensione della sindone. Lo ha annunciato egli stesso, stamani, al termine dell’udienza in piazza San Pietro. Ad ascoltarlo c’erano l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, con il sindaco Piero Fassino e i responsabili dell’organizzazione. Il pellegrinaggio del Pontefice, ha rimarcato il presule, «avverrà nel pieno delle celebrazioni per il bicentenario della nascita di san Giovanni Bosco». Per questo erano presenti in piazza anche il vicario del rettore maggiore dei salesiani, don Francesco Cereda, e l’ispettore della circoscrizione del Piemonte, don Enrico Stasi. «Proprio nel nome di don Bosco — ha spiegato l’arcivescovo — inviteremo i giovani di tutta Italia a incontrare il Papa». Il punto centrale della visita, ha affermato, «è il rilancio della nostra vita di fede» di fronte al «grande mistero della croce» che si riconosce nella sindone. Ricordando «le origini piemontesi» di Papa Bergoglio, monsignor Nosiglia ha poi indicato «nella grave crisi sociale e lavorativa che sta investendo la regione» un’altra chiave di lettura della visita. «Sappiamo bene — ha detto — quanto il Papa abbia a cuore le questioni sociali e la nostra gente attende una parola di speranza e di incoraggiamento». Sulla questione gli ha fatto subito eco il sindaco Fassino, ricordando come Torino sia «la città di santi sociali e di grandi testimoni del solidarismo cattolico». Dunque, ha aggiunto, «la visita di Francesco è ancora più importante proprio perché avviene in una fase difficile per molte famiglie: il Papa ci sosterrà nello sforzo che stiamo facendo per arginare la crisi e contenerne le conseguenze». Significative, poi, le presenze ecumeniche, soprattutto scandinave: in piazza, fra gli altri, erano tre responsabili della commissione mista cattolicaortodossa di Svezia e un rappresentante della Chiesa luterana di Danimarca, impegnato in prima linea nelle opere di carità. Il Papa ha salutato anche monsignor Jean Kawak, direttore dell’ufficio patriarcale della Chiesa siroortodossa a Damasco. Prima di arrivare in piazza San Pietro, Francesco ha voluto incontrare i disabili nell’atrio dell’aula Paolo VI, in modo che non restassero troppo esposti al rischio della pioggia. «Voi — ha detto ai malati, invitandoli a pregare insieme l’avemaria — potete rimanere qui e seguire l’udienza generale: oggi è un po’ pericoloso, non si sa bene se piove o non piove...». Un abbraccio particolare, infine, il Pontefice ha riservato agli ammalati di Sla e ai loro familiari. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 giovedì 6 novembre 2014 Le parole di Papa Francesco ai partecipanti al corso organizzato dal tribunale della Rota romana Questione di giustizia Diecimila dollari per un annullamento? Ma Gesù ci ha giustificato gratuitamente La necessità di snellire le procedure nei processi di annullamento matrimoniale risponde essenzialmente a «un motivo di giustizia». Lo ha ribadito Papa Francesco nel breve saluto rivolto ai partecipanti al corso sul matrimonio organizzato dal tribunale della Rota romana. Il Pontefice li ha incontrati nella mattina di mercoledì 5 novembre, nell’Aula Paolo VI, prima dell’udienza generale. Non ho preparato alcun discorso, desidero soltanto salutarvi. Nel Sinodo straordinario si è parlato delle procedure, dei processi, e c’è una preoccupazione per snellire le procedure, per un motivo di giustizia. Giustizia, perché siano giuste, e giustizia per la gente che aspetta, come Sua Eccellenza Monsignor Decano ha appena detto. Giustizia: quanta gente aspetta per anni una sentenza. E per questo già prima del Sinodo ho costituito una Commissione che aiutasse per preparare possibilità diverse in questa linea: una linea di giustizia, e anche di carità, perché c’è tanta gente che ha bisogno di una parola della Chiesa sulla sua situazione matrimoniale, per il sì e per il no, ma che sia giusta. Alcune procedure sono tanto lunghe o tanto pesanti che non favoriscono, e la gente lascia. Un esempio: il Tribunale interdiocesano di Buenos Aires, non ricordo ma credo che, in prima istanza, abbia 15 diocesi; credo che la più lontana sia a 240 chilometri... Non si può, è impossibile immaginare che persone semplici, comuni vadano al Tribunale: devono fare un viaggio, devono perdere giorni di lavoro, anche il premio... tante cose... Dicono: «Dio mi capisce, e vado avanti così, con questo peso nell’anima». E la madre Chiesa deve fare giustizia e dire: «Sì, è vero, il tuo matrimonio è nullo — No, il tuo matrimonio è valido». Ma giustizia è dirlo. Così loro possono andare avanti senza questo dubbio, questo buio nell’anima. È importante che si facciano questi corsi, e ringrazio tanto Monsignor Decano per ciò che ha fatto. E lo ringrazio anche perché lui stesso presiede questa Commissione per trovare suggerimenti di snellimento delle procedure. Avanti sempre. È la madre Chiesa che va e cerca i suoi figli per fare giustizia. E bisogna essere anche molto attenti che le procedure non siano entro la cornice degli affari: e non parlo di cose strane. Ci sono stati anche scandali pubblici. Io ho dovuto congedare dal Tribunale una persona, tempo fa, che diceva: «Diecimila dollari e ti faccio i due procedimenti, il civile e l’ecclesiastico». Per favore, questo no! Sempre nel Sinodo alcune proposte hanno parlato di gratuità, si deve vedere... Ma quando sono attaccati l’interesse spirituale all’economico, questo non è di Dio! La madre Chiesa ha tanta generosità per poter fare giustizia gratuitamente, come gratuitamente siamo stati giustificati da Gesù Cristo. Questo punto è importante: staccate, le due cose. E grazie per essere venuti a questo corso: si deve studiare e si deve andare avanti e cercare sempre la salus animarum, che non necessariamente si deve trovare fuori dalla giustizia, anzi, con giustizia. Grazie tante, e vi prego di pregare per me. Grazie. In ottocento tra chierici e laici hanno frequentato i tre corsi organizzati nell’ultimo anno Urgenti risposte di misericordia I giudici della Rota romana in un’antica miniatura In un anno, ottocento tra chierici e laici hanno deciso di impegnarsi, accanto ai vescovi in tutto il mondo, per offrire urgenti risposte di giustizia e di misericordia «al numero incommensurabile di coppie cristiane purtroppo infelici». Lo ha ricordato il decano del tribunale della Rota romana, Sua Eccellenza monsignor Pio Vito Pinto, nel saluto rivolto al Pontefice all’inizio dell’incontro. Il riferimento è ai tre corsi di formazione promossi dall’organismo vaticano e svoltisi nel novembre scorso a Roma, in agosto a Buenos Aires e ora di nuovo nell’Urbe. In particolare il decano ha richiamato la lettera scritta dal Pontefice in occasione del primo di questi appuntamenti, sullo strumento di misericordia dello scioglimento del matrimonio rato e non consumato da parte del vescovo di Roma. Poi ha accennato a quello tenutosi nell’università cattolica della capitale argentina, con trecento tra chierici e laici giunti da dieci Paesi del continente latinoamericano. Quanto al corso attuale, monsignor Pinto ha sottolineato la presenza, dal Brasile, di un vescovo e di una famiglia formata da marito, moglie e figlia di vent’anni. Infine il decano ha fatto notare come attraverso queste iniziative Dio consenta «di obbedire all’invito di andare in soccorso di questa categoria di veri poveri che sono in attesa di ritrovare una pa- ce spesso invano attesa». In proposito ha citato il discorso conclusivo di Papa Francesco al recente sinodo: sono parole che «insegnano il vero senso del carisma petrino, ammonendo che la Chiesa è madre fertile e maestra premurosa che non ha paura» di curare «le ferite degli uomini; la Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti; la Chiesa che non si vergogna del fratello caduto e si sente quasi obbligata a rialzarlo». Perché, ha concluso, «non vogliamo appartenere a una Chiesa in litigio, ma operare sempre con tutte le energie umane e spirituali perché il Papa sia garanzia di unità in ogni comparto della vita ecclesiale».