forum - Formazione Psichiatrica
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FORUM (DIALOGO CON E TRA I LETTORI) Neuroscienze e filosofia Temi che da sempre sono stati considerati campo esclusivo della filosofia sono passati nel Novecento oggetto di ricerca delle neuroscienze, perdendo così il loro status speculativo Ci riferiamo a questioni fondamentali, come il cervello, la mente, la coscienza, le emozioni. Negli ultimi anni, le neuroscienze hanno “sferrato -scrive Dehaene- un massiccio attacco empirico” a questi problemi, trasformando un mistero filosofico in un fenomeno da laboratorio scientifico. Molti filosofi tuttavia continuano a credere che gli stati soggettivi, le nostre esperienze interne, non possono essere “ridotte” a indagine sperimentale. Lo stesso neuroscienziato John Eccles nel suo libro “L’io e il suo cervello” scritto in collaborazione con K. Popper dopo aver sostenuto la distinzione tra mente e cervello afferma, d’accordo con R.W. Sperry, che la mente è “irriducibile” a eventi neurofisiologici. L’ipotesi riduzionista secondo cui la mente non è altro che un’attivazione neurale è “indimostrabile”, non è spiegabile neurologicamente. Altri autori non sono d’accordo con questa tesi e ritengono che sia possibile analizzare il pensiero e trasformare l’io, la soggettività, in una scienza. Queste ipotesi hanno fatto emergere una branca di ricerca nelle riflessioni di alcuni neuroscienziati e filosofi, che viene chiamata “filosofia della neuroscienza”. Allo sviluppo di questa nuova disciplina un notevole contributo viene dato da Juan José Sanguineti nel suo recente volume “Neuroscienza e filosofia dell’uomo” (Edizioni Santa Croce, Roma). Invero, neuroscienze e filosofia hanno metodi propri, due approcci epistemologici differenti, spesso s’intrecciano, mentre i loro confini non sono definiti. La filosofia si occupa dell’essenza di questioni che riguardano l’esistenza, l’uomo, la natura dell’essere, la morale, allo scopo di approfondire e individuarne i principi universali. La filosofia va all’essenziale della vita e del mondo. Le scienze invece descrivono e spiegano fenomeni che cadono nel loro campo proprio di osservazione, cioè determinati campi della realtà nelle loro cause concrete attraverso l’analisi e l’applicazione di metodi teorici e sperimentali, senza tuttavia pervenire a norme e valori etici o chiarire che cosa 83 sia la persona umana, il pensiero, la libertà. Abbiamo quindi una conoscenza scientifica e una conoscenza antropologica e filosofica delle cose. Le scienze non possono sostituire la filosofia, non possono, ad esempio, capire e spiegare la rossità del rosso o il sorriso di una persona. Cercare nei sistemi neurali e nelle attività delle sinapsi la spiegazione e la comprensione radicale di tutte le cose significa cadere nel riduzionismo materialista e nel “neurologismo”. Sono nondimeno due discipline complementari, le quali sono caratterizzate da rapporti di integrazione, rapporti che vanno incoraggiati e potenziati in quanto rappresentano due saperi fondamentali nella vita. Le neuroscienze costituiscono uno dei campi scientifici più avanzati. Finora i progressi sono straordinari e resi possibili grazie alle nuove metodiche di neuroimaging, le quali permettono di osservare regioni del cervello mentre il soggetto svolge compiti particolari, come leggere, parlare, ascoltare, muoversi, ecc., oppure in stato di riposo. Le scoperte sono meravigliose, svelano un lato importante della natura umana, ma sono -sostiene Sanguineti- “parziali e non decisive”. Esse non rivelano lo “sfondo essenziale” della persona umana, né “chiariscono” il senso profondo della nostra esistenza. La chiave di volta per interpretare l’essenza dell’individuo, secondo il nostro autore, risiede nella riflessione filosofica. Il piano filosofico però deve legarsi a quello scientifico in un fecondo processo di collaborazione e integrazione. Entrambi sono saperi, espressione dello spirito umano. Guido Brunetti “La scomparsa del dottore”. C’era una volta…il medico. La figura del medico, insieme con la medicina, chiamata “arte lunga” o “arte’ della cura”, ha una storia antichissima. Comincia dalla mitologia terapeutica degli dèi d’Olimpo ai guaritori e sciamani dell’antico Egitto e della Babilonia, attraversa il sapere medico greco-romano e medioevale e giunge alla “rivoluzione terapeutica”, alla biotecnologia e alla genetica dei nostri giorni. Nei poemi omerici, la malattia è interpretata come “vendetta divina” dovuta ad una colpa dell’uomo. Anche nella Bibbia, la patologia è attribuita al castigo divino. L’arte di guarire, la iatrèia, attraverso i rimedi - dal latino mederi, medicus - trova consistenza nelle teorie di Ippocrate, le quali rappresentano il monumento più alto dell’antico sapere medico. L’età contemporanea è contrassegnata da un progresso scientifico-tecnico sempre più rapido e inarrestabile. 84 Alla rivoluzione terapeutica dei farmaci e dei vaccini (antibiotici, psicofarmaci) e alla rivoluzione delle macchine diagnostiche si aggiunge la rivoluzione anagrafica (longevità). Tutto ciò- come sottolinea il medico e storico della medicina, Giorgio Cosmacini, nel suo libro “La scomparsa del medico. Storia e cronaca di un’estinzione” (Raffaello Cortina Editore), ha generato “un cambiamento di rotta” del ruolo del medico con ricadute negative sul suo rapporto con il paziente. Un cambiamento traumatico. La medicina moderna ha acquistato in tecnologia quel che ha perduto in “umanità”. La ripetuta esigenza di “umanità” e “umanizzazione” della medicina contiene un vistoso paradosso: quello di dover rendere “umano” ciò che umano, e soltanto umano, dovrebbe essere per “statuto e definizione” e che invece si ammette essere “scaduto” a “disumano” qual è una cura stravolta in “incura”. Un medico insicuro determina una medicina del silenzio, una barriera calata tra medico e paziente. La perdita del senso di umanità viene sempre più percepita dalla popolazione e anche da molti medici. Medici che appaiono frustrati, ansiosi e ansiogeni, insicuri e dunque aggressivi, non affabili, rigidi, scostanti, algidi. Meccanismi di difesa per rimuovere le minacce al proprio equilibrio psicoemotivo e per controllare ansia e angoscia. Medici privi di quella bonomia, serenità, affabilità e tensione umana, qualità che sono qualità fondamentali, i primi fattori, alla base della stessa cura. L’antico rapporto interpersonale è stato sostituito con troppa disinvoltura da un insieme di tecniche, le quali sono estremamente utili, ma che prescindono dalla “cultura intersoggettiva” e dal modello relazionale sui quali si deve costruire il rapporto terapeutico. “C’era una volta…il medico”. Che portava con sé valori considerati un patrimonio “irrimediabilmente” perduto. “L’onesta e garbata faccia del dottore di famiglia…L’umile, povera, misconosciuta figura del medico condotto, accompagnata -scrive E. Shorter- da una profonda coscienza affettiva e buono a tutto fare”. Oggi -rileva con grande amarezza e rimpianto Cosmacini- il “dottore” non c’è più. Una figura benemerita di medico che è entrata in “dissolvenza, consumata, consunta, talora superstite in qualche sconosciuto esemplare”. Con la rivoluzione tecnologica e farmaco-terapica, il medico ha iniziato a porre “in secondo piano” gli aspetti relazionali con i pazienti, e fatalmente come notò già nel 1953 il maggior clinico italiano del tempo, Cesare Frugoni “diminuiscono i contatti fra curanti e pazienti”. Si è verificata una “svolta antropologico-medica” propria di una professione che gradualmente “rinuncia” alla propria vocazione “umanologica”. 85 Alla crisi del medico si accompagnano la crisi della medicina e la crisi della formazione universitaria “largamente carente” sia dal punto di vista didattico che da quello della ricerca (Stropeni). La medicina dunque come “grande malata” erosa anche dalla gravità di una “crisi morale”. Ecco un altro grande paradosso. Con l’avvento degli antibiotici, delle tecnologie biomediche e delle superspecializzazioni, il mondo della medicina ha visto susseguirsi ed embricarsi le tre crisi: della formazione, della professione e della cultura medica. Sta di fatto che il crescente impiego di tecnologie conduce -ha scritto uno studioso americano, M.G. Field- alla “incapacità” da parte del medico di soddisfare i bisogni tradizionalmente attesi di “conforto, rassicurazione, affetto, cura, soccorso, affabilità” che il sofferente, carico di ansia e paure, “esige” nel corso della malattia. Spesso poi medici che si atteggiano a scienziati considerano l’approccio tecnologico l’unico modo di rapportarsi al paziente, trasformando le tecniche in “tecnicismo” e la specialità in “specialismo”. È l’ideologia scientifica che esclude la comprensione della realtà soggettiva, antropologica, del malato e che ha poco da spartire con l’originaria téchne ippocratica fondata sull’ “occhio clinico”, il “tatto del medico” e il “dialogo” con il paziente realizzato secondo la maieutica socratica. La tecnica è un mezzo e non un fine. Il fine ultimo o primo è il paziente, la persona, la quale è costituita di corpo (macchina), ma soprattutto di psiche e mente (anima, coscienza, pensiero). Il medico, formato da una pedagogia che privilegia la tecnica, contribuisce ad “erodere” la qualità umana del rapporto di cura ed è “ridotto” a “burocrate”, a “somatologo”, al tecnico del corpo scisso. In un nostro colloquio pubblicato sul “Corriere Medico” (24 febbraio 1989), lo scrittore Nantas Salvalaggio ci confermò lo stesso concetto: “il paziente diventa un motore e il medico un meccanico”. Il medico invece dovrebbe essere -aggiunse- un “incrocio” tra un confessionale e una radiografia. Per guarire “non basta la scienza, ci vuole anche l’anima, la disponibilità umana, la componente relazionale, la capacità di comunicare. È la dimensione morale dell’educazione medica messa in luce da molte ricerche, la quale esige l’acquisizione di un bagaglio di “qualità” e “valori” al centro dei quali ci sono i bisogni della persona. Il rapporto medico-paziente deve essere connotato da un processo di empatia. Come mostrano recenti studi di neuroscienze, l’empatia e i neuroni specchio attivano infatti le medesime aree cerebrali sia in chi “patisce” (il paziente) sia in chi “compatisce” (il medico). Per uscire da una crisi della quale i medici odierni non sono sempre consapevoli e superare quella che è stata definita la “disumanizzazione” della 86 medicina (Rugarli) c’è bisogno di una “rivoluzione antropologica e culturale”: scienza, tecnica, ma anche “saper essere”. La vera riforma è l’avvento di un nuovo umanesimo capace di esprimere quei valori già sottolineati duemila anni fa da Galeno, il quale proponeva una medicina caratterizzata dal triplice modello di medicus amicus, medicus gratiosus e medicus philosophus. Gli ambienti medici e ospedalieri sembrano parte di un mondo che non ha più nulla di “familiare”, di “domestico”, di “riconoscibile”. Essi devono essere luoghi di umanità e umanizzazione, dove non ci sia arroganza, ma professionalità, rispetto, educazione, disponibilità e gentilezza, a partire dai portantini agli infermieri ai medici ai primari. Il sonno dell’umanità genera mostri, talvolta irrazionali e goffi, ma sempre terribili. Guido Brunetti Il sogno Il sogno è la percezione a livello cosciente e spesso cognitivo di avvenimenti, esperienze, ricordi e modi di essere fisico e psichico a partire dalla fecondazione sino all'exitus. Se non ci sganciamo da questi modi di pensare non arriveremo mai a capire come ciò avviene. Diceva S. Agostino “se mi chiedi che cosa è il tempo, lo so, ma se mi chiedi di spiegartelo non sono capace”. Tutto ciò, cioè il modo come noi concepiamo il tempo, cioè in passato, presente e futuro, non ha senso, perché il concetto di tutto ciò, sia da noi conosciuto sia a noi sconosciuto, è un insieme fisico e psichico per tutta la vita. Il coinvolgimento totale del nostro corpo è mediato dalla circolazione del sangue che, in meno di un minuto, ha fatto il giro completo del nostro corpo. Prova ne sia, banalmente parlando, che mangiando la sera una bella porzione di formaggio, innaffiata da un bicchiere d'acqua fredda, gli incubi che verranno fuori la notte sono formidabili. Le cellule nervose, in tutto ciò, comandano ben poco, perché anche tutti i più fini capillari sanguigni non vengono mai a contatto con i neuroni, perché tra i due si interpone sempre una cellula gliale o un suo prolungamento che modifica tutto ciò che nel sangue scorre prima di passarlo al neurone. Gli antichi Greci, per il loro volume, avevano identificato le cellule nervose che erano immerse in una sostanza bianca che loro chiamavano glia e che da noi venne riconosciuta come l'insieme delle cellule gliali. 87 Sin dai tempi di Hammurabi, e ben conosciuta dai Tibetani sin dai secoli scorsi, un piccolo corpo nervoso definito "epifisi", ben indovata nel cervello, interpretato dai Grandi Professori, come relitto filogenetico, come un organo che non si era sviluppato e non serviva a niente. Con l'avvento di moderni mezzi di indagine, risultò invece, ghiandola a secrezione interna che, se stimolata da un punteruolo, dava al futuro Dalai Lama, poteri cognitivi trascendentali e poteri di premonizione. Altrimenti definita "il terzo occhio" scritto dal Dalai Lama, in esilio, con il rituale per stimolarlo, non svelando però, la via da seguire. Soltanto che, a conoscer bene, sul piano anatomico, il cervello, la soluzione è ben comprensibile e rivelata senza bisogno di RNM, di radiografia o altro se non la palpazione cranica. Ai tempi di Hammurabi, la via seguita era un'altra, come riportata da alcune tavolette, naturalmente, incomprensibile ai più. Adesso da un primo lavoro, pubblicato all'Estero, ne sono derivate diverse biblioteche. Aus dem Pathologischen Institut der Universitat Hamburg (Direktor: Prof. Dr. med. C. Krauspe) Zur Ultrastruktur der Ephisis cerebri der Ratte W. Gusek und A. Santoro Mit 18 Abbiklungen Agatino Santoro Già Preside della Facoltà di Medicina e Chirugia dell'Università di Messina L'europa dei banchieri riesuma ricette per la (loro) crisi imponendo manovre economiche che pochi paesi potranno sostenere Si è riaffacciato sul palcoscenico europea, il 'guru' della finanza bancaria per ripetere l'oracolo periodico diretto alle politiche dei paesi membri, in uno slogan che avrebbe dubbiosa aderenza in una luce di rinnovata spinta a ripresa di teorie economiche keinesiane: " più investimenti - meno tasse". Ad una modestissima lettura di osservatore, con la prima parte della prescrizione da somministrare a tutte le Nazioni sembrerebbe di trovarsi di fronte - attese le condizioni di un progressivo avvicinamento in corso ad una fase prevista e auspicata non molte settimane fa dallo stesso Draghi, di recessione (anche lunga) - ad un forma di ossimoro rispetto alla collegata pretesa, surrettizia 88 riduzione del gravame fiscale. Se le entrate diminuiscono, da dove gli investimenti (pubblici) trarranno alimentazione? Nello specifico italiano, peraltro, che sta affrontando tutte le conseguenze di una fase di picco del debito pubblico, questa seconda parte dell'invito della Bce, si adagerebbe comunque sul provvedimento di spending review avviato nella sanità pubblica attraverso l'accollamento di spese al cittadino dopo il taglio di prestazioni sanitarie – terapeutiche e non solo diagnostiche - sin qui obbligatorie. Di là da un nesso imperscrutabile ai più, resta d'assistere all'eventuale demagogica sceneggiata. Folco Mileto Corriere della Sera del 28 marzo 2016 Sono i ragazzi tra i 14 e i 20 anni: ansiosi, depressi e alle prese con molte incertezze, ma meno egoisti di quanto tutti i loro selfie potrebbero far pensare. Ritratto della “Generazione ‘K’. Francamente i loro genitori (nostri figli) hanno affrontato decisamente male il futuro - il proprio così quello più avanti - da costruire e lo stanno accompagnando ancora peggio. Più per una sorta di riscatto da vissute situazioni di educazione e formazione rigorose e restrittive, pretestuosamente accusate poi ed addotte a responsabilità degli aspetti negativi del fenomeno generazionale, la fascia genitoriale in predicato, nel ruolo - reale punto nodale di sbandamento nel tessuto connettivo di una società di transito - si è sentita indotta a scelte piuttosto verso un permessivismo libertario, senza rendersi conto dell'adiacente abbandono di un dovere primario. Di converso, gli odierni 'K' in fermentazione, sono scivolati in un convinto atteggiamento reazionario (forse anche giustificato quanto legittimo), la ricerca nel quale - di forme e contenuti per diverse espressioni nel contesto -, si presenta troppo spesso esasperata, nemmeno casualmente convergente con un'ipotesi di 'nouvel vague' di un mutato collettivo sociale. Folco Mileto Caso Giulio Regeni. 1 del 21 aprile 2016 Nove casi su dieci - negli ultimi dodici anni di rinfocolata tensione tra gli opposti schieramenti di potere, di interesse, di religione, politici e militari - che hanno visto coinvolti (e spesso con esiti nefasti), hanno trascinato italiani, 89 soprattutto molto giovani e capaci. Con le cautele dovute ai rischi connessi agli episodi che ricordiamo, oggi per questo, [ovviamente maggiori per il rispetto dell'atroce dolore che ha colpito i familiari del ragazzo], 'fare chiarezza' sull'uno aspetto, significa inevitabilmente farne sull'altro, verosimile presupposto e causa dell'intera vicenda. In quei mondi - Egitto, come Siria, Turchia, Iran e non solo - l'Italia in maniera molto ridotta non ne è certamente immune – dallo stato di “tensione” si è passati da tempo alle guerre: combattute soprattutto dai servizi segreti di tutti indistintamente i paesi del bacino mediterraneo (più da vicino). Rivendicazioni di questa o quella 'testimonianza', così indagini più o meno veritiere da parte degli organi ufficiali delle due Nazioni sullo scenario potrebbero non condurre - per i Marò, in condizioni di maggiore ufficialità negli avvenimenti, - i quattro anni trascorsi non hanno ancora condotto alla irrinunciabile luce sui fatti. Peraltro, se è guerra, quella in atto, non possiamo non aspettarci, inevitabilmente, azioni cruente, né tantomeno atti di pietà non prevedibili nei comportamenti dei soggetti offesi. Folco Mileto Umberto Fara foto del 14 gennaio 2016 Colpisce per primo, nel soggetto ripreso, il tentativo di nascondere un dolore estremo - non tanto dietro l'opposizione, anche incompleta, delle mani sul volto - quanto nel pianto represso nell'occhio rimasto visibile. Tutto quanto un essere umano diverso da ciascuno di noi, in condizioni di 'sopravvivenza' a 90 cagione di pelle, religione, razza, lingua, si trova addossato in un tratto di vita precaria e verosimilmente brevissima, originato da malvagità, odio, violenza tout court in una gara di sopraffazione spesso non 'remunerativa' in sé. Lo scatto, oltre le prerogative tecniche e di alta professionalità dell'autore, è di denuncia sociale cui non può negarsi ampi spazi di coraggio. Bravo. Folco Mileto Una poesia di Pablo Neruda Il primo giorno dell'anno Lo distinguiamo dagli altri come se fosse un cavallino diverso da tutti i cavalli. Gli adorniamo la fronte con un nastro, gli posiamo sul collo sonagli colorati, e a mezzanotte lo andiamo a ricevere come se fosse un esploratore che scende da una stella. Come il pane, assomiglia al pane di ieri. Come un anello a tutti gli anelli. La terra accoglierà questo giorno dorato, grigio, celeste, lo dispiegherà in colline, lo bagnerà con frecce di trasparente pioggia e poi, lo avvolgerà nell'ombra. Eppure, piccola porta della speranza, nuovo giorno dell'anno, sebbene tu sia uguale agli altri come i pani a ogni altro pane, ci prepariamo a viverti in altro modo, ci prepariamo a mangiare, a fiorire, a sperare. La poetica è di Neruda: possibili commenti? Io penso di no, come per quasi tutti i poeti che ciascuno conosce. Qualcuno di loro riesce ad accendere emozioni più forti che altri, o forse meglio, siamo noi che abbiamo bisogno di ascoltare chi scrive in grado di restituirci voglia di vivere ed equilibrio in alcuni momenti di maggiore debolezza e instabilità emotive. Su una via oggettiva, non 91 riconosco ipotesi di paragoni possibili sui contenuti (storici), già troppo lontani tra loro. Estremamente difficile sarà trovare melodie di speranze in una società che più velocemente del solito, si è incrostata di insensibilità e cinismo, nello sviluppo di un conflitto sociale che troppe volte, negli scorsi anni, aveva avvisato della sua presenza dietro le nostre porte. Molto più di sordità e indifferenza non soltanto politica - fino a disegnata progettazione - ci hanno trascinati nel corso del 2012/2014, Non è stata incolpevole da parte di tutti la indolente delega fornita in bianco a soggetti comunque esterni al nostro paese, alle nostre famiglie. Folco Mileto “In troppi amano cani e gatti e ignorano la sofferenza del vicino" Nessuna contraddizione né paradosso nei più recenti orientamenti pastorali di Papa Francesco relativi al nostro comportamento verso gli animali: nessuna piétas in ‘graduatoria’ nel rispetto divino e nella misericordia, intesa solidarietà preminente, verso umanità neglette per eventi e circostanze avverse. Un metaforico accesso al paradiso per i nostri 'amici animali' - atteso di non obliare che l'amicizia, tipo di legame sociale accompagnato da un sentimento di affetto vivo e reciproco tra due o più persone - non debba sostituire, nelle spinte, quanto nelle concrete risposte, il dovere di solidarietà (civile). Anche questo, soprattutto questo, aspetto - non privo di ridondanze sociologiche, distorsive - sta risentendo di gravi perdite nella conduzione del senso comune. Anzi è proprio in tale summa di coscienza che si percorrono tratte di smarrimento. Sentimenti, spinte di umanità, razionali di vita sociale, equanimità nei rapporti etnici (anche pacifici), sicurezza e libertà hanno superato il punto critico dell'equilibrio personale, quanto collettivo, nelle priorità come nelle scelte di vita. Oggi, il Capo spirituale di una Chiesa - la Cattolica -, ha oggettivamente ragione d’avvertire il suo 'gregge' - alla stregua di Mosè animato contro l'idolatria – di accresciute esasperazioni e distorsioni nelle condotte [perlomeno dei 'suoi' credenti] in fatto di affettività eccessive nei confronti di esseri cui la Bibbia non riconosce identità e dignità 'umane'. Ieri aveva, ha avuto, pure ragione Padre Francesco non molti giorni indietro quando agli stessi fedeli ha 'indicato che in paradiso c'è posto anche per gli animali'. E ciò, in tutta onestà e senza fariseismi, non può non essere considerato dai più un momento importante di confusione. In effetti, a mio avviso, così non è. Di là dall'essere o meno vicini a considerazioni presuntuose sull'antropomorfismo 92 universale, è indubbio che l'Uomo sia in cima Paradiso terrestre. Deformazioni di una civiltà del benessere (del consumismo edonistico e speculativo) hanno accompagnato il tessuto connettivo, da un lato, alla ricerca di un immaginario di valori rinnovati tra paura e aggressività, rabbia e rimorso, violenza e pietà, dall'altro al rapido e progressivo abbandono di serene capacità di giudizio. Contraddizione solo apparente, nelle due affermazioni del Papa, laddove, al contrario, è dato ascoltare verità compatibili. Le accuse successive sembrano infatti rivolte – più che a un diniego di pensiero espresso – ad un autentico ‘slancio’ pastorale con il quale ha inteso richiamare i comportamenti dei fedeli – pur nella sensibilità verso i nostri amici animali– nel tenere presenti le incontenibili necessità d’esistenza d’uomini meno fortunati. Folco Mileto 93 RECENSIONI Psicologia, Psicopatologia, Psichiatria, tra Tecnica, Assistenza ed Etica Gian Paolo Guaraldi. Ed. Libreria Cortina. Milano, 2014. pp.222, € 21.00 “Psicologia, Psicopatologia, Psichiatria” è il titolo del nuovo libro del Prof. Gian Paolo Guaraldi, uscito recentemente per Edizioni Libreria Cortina Milano, e che si colloca nel repertorio di manuali e compendi dell’area “Psico”, talvolta molto affollato. A contraddistinguere il testo in questione è il sottotitolo, “Tra tecnica, assistenza ed etica”, che anticipa il punto di vista e l’intento dell’autore. Con assoluto rigore, egli ricostruisce gli orizzonti di senso della Psichiatria, intesa come la Scienza dell’Uomo, disciplina di confine, sospesa tra un’origine medico-scientifica e una vocazione per le scienze umane. Il Prof. Guaraldi, sin dalle prime pagine, mette in chiaro l’importanza delle correlazioni necessarie tra la Psichiatria, la Psicopatologia, la Psicologia e soprattutto l’Etica. Il volume, sintesi di oltre cinquant’anni di carriera in cui mai sono state scisse la didattica, l’assistenza e la ricerca, si differenzia dai tradizionali testi per studenti perché è stato preparato in base alle richieste, alla cultura, ai bisogni e alle capacità di apprendimento di chiunque si metta alla lettura delle sue pagine. Il libro offre la grande opportunità di vedere coniugata la Psichiatria tradizionale con quella contemporanea, inclusi i suoi strumenti e modelli di classificazione. Sono pertanto presentate le differenze tra le diagnosi “tradizionali” e i quadri diagnostici descritti prima nel diffusissimo DSM-IVTR, e poi nel nuovo DSM-5. Tra i temi maggiormente cari all’autore, e dunque particolarmente sviluppati nel testo, si trovano il Neurosviluppo, il continuum psicologico e psicopatologico, e soprattutto la life span psychology, oggi al centro del nuovo manuale statistico diagnostico dell’APA, come pure il tentativo di affiancare al modello categoriale alcuni spunti di approccio dimensionale: è questo il caso dei nuovi criteri diagnostici per il Ritardo Mentale, oggi Disabilità Intellettiva, e per i vari tipi di Autismo, ora raggruppati nel Disturbo dello Spettro Autistico. Molto opportunamente un capitolo del libro è dedicato alle Nevrosi, che pur non figurando più nei recenti manuali diagnostici, fanno parte del lessico quotidiano di ogni operatore, non solo di ambito psichiatrico. 94 Estremamente originale e assai utile per il lettore è la collocazione dei Disturbi psichiatrici. Le varie patologie sono inserite all’interno di capitoli che descrivono separatamente Coscienza, Affettività, Percezione, Pensiero, Intelligenza, Memoria, Attenzione e Volontà. In primis è descritta la funzione psichica, poi ne sono enunciate le alterazioni quantitative e qualitative, infine sono presentati i quadri psicopatologici correlati, riportando per ogni funzione psichica sia le classificazioni della Psichiatria tradizionale, sia le nuove del DSM-5. Il libro riporta in modo originale una serie di quadri psichiatrici di non facile reperibilità. In particolare vengono descritte le problematiche riguardanti la famiglia, il divorzio, il child abuse, le nuove forme di addiction e il disadattamento scolastico. Costituiscono riflessioni sull’Etica dissertazioni su temi quali l’eugenetica, il consenso informato, lo stato vegetativo, la morte cerebrale e le dichiarazioni di fine vita. Sebbene il volume disponga di un preciso indice analitico che permette una consultazione corretta della terminologia, e pertanto può essere usato dallo studente per verificare rapidamente la sua preparazione, esso non va considerato come un “piccolo Bignami”: l’autore infatti sollecita il lettore ad approfondire sempre le proprie conoscenze. In conclusione, si può affermare che il Prof. Guaraldi abbia creato un testo aggiornatissimo ma che non trascura il passato, e che merita dunque di essere scoperto. Daniela Conti Istituzioni e cambiamento.Processi psicosociali Orazio Licciardello. Ed. Franco Angeli. Milano, 2016 Istituzioni e cambiamento costituiscono le polarità fondamentali delle dinamiche che caratterizzano la società attuale. Al cambiamento, che sempre più si riscontra nella quotidiana esperienza, fanno da pendant le resistenze di un complesso di processi psicosociali che, sul piano organizzativo/istituzionale e su quello degli atteggiamenti personali, rendono problematico l'adeguamento alle innovazioni ed alle esigenze che dalle stesse discendono. Appare necessario superare la tradizionale concezione reificazionista delle Istituzioni, in relazione alla quale le stesse, in quanto considerate come ostacoli al progresso ed alle innovazioni, andavano eliminate. Occorre, invece, riconcettualizzarle come prodotto culturale, funzione di processi sociali e 95 psicologici che, proprio in quanto tali, possono essere modificate, adeguandone la funzione ed il ruolo alle mutate esigenze che dal cambiamento sociale provengono. Com'è stato rilevato, peraltro, le Istituzioni, per la loro natura, "sono nell'immaginario collettivo", che concorrono a creare e del quale sono, almeno per certi versi, funzione. In tal senso, si tratta in larga parte di costruzioni concettuali che rimandano alle soggettività ed alle dinamiche intersoggettive, che in qualche modo controllano ma che dalla stesse possono essere modificate. In altri termini, le Istituzioni, più che come dato, vanno considerate come processi psico-sociali, ovvero nel loro processo di "Istituirsi", ciò per cui, laddove nel tempo sono diventate "Istituiti" cristallizzati, possono essere sostituite da nuovi "Istituenti", più adeguatamente funzionali rispetto alla dinamiche sociali, emergenti e diverse da quelle che li hanno prodotte. In atto, l'apertura al cambiamento delle Istituzioni sociali, anche quando sia dichiarata e/o giuridicamente sancita, è molto spesso di livello formale, permanendo "Istituiti" organizzativi funzionali alla stasi più che all'innovazione. Processi similari, peraltro, caratterizzano largamente anche gli "Istituiti" culturali delle organizzazioni di tipo produttivo. Gli atteggiamenti personali ed i comportamenti (più o meno direttamente) correlati appaiono caratterizzati da ambivalenze e da un sostanziale ancoraggio a "Istituiti" rassicuranti e alieni dalla ansie che il nuovo può elicitare, anche se disfunzionali rispetto alle esigenze che le innovazioni richiedono, poichè i processi di cambiamento investono in pieno l'Identità, personale e sociale, nonché il sistema culturale ed i valori di riferimento che ne costituiscono l'humus. Per rispondere adeguatamente alle esigenze che discendono dalle problematiche delineate, occorre una profonda rivisitazione degli "Istituiti", culturali ed organizzativi --sui quali Scuola, Università, Istituzioni formative, di base ed in itinere, hanno tradizionalmente fondato la loro attività-- e l'adozione di nuove metodologie ispirate al cambiamento, in tal senso, adeguatamente funzionali. In generale, sia nella formazione di base sia in quella ricorrente, si rileva l'esigenza di "Istituenti" funzionali ad una gestione dei ruoli, professionali e personali, per la quale i processi di cambiamento vengano percepiti come occasione di possibile evoluzione sociale e di realizzazione personale. In particolare, ad es., tale formazione appare indispensabile perché coloro che operano nell'ambito della riabilitazione e, in generale, nelle Istituzioni sociali (scuole, ospedali , etc..), possano coniugare, nella concretezza della relazione professionale (e non semplicemente a livello ideologico e/o dichiarativo), categorie concettuali ed atteggiamenti funzionali ai processi di 96 effettiva de-istituzionalizzazione. Si tratta di processi che si caratterizzano per una diversa modalità di gestire le relazioni (interpersonali e gruppali) e, in tal senso, implicano adeguate capacità di gestire le emozioni senza subirle e investono il quadro degli atteggiamenti e la stessa identità delle persone coinvolte, in primis di coloro che in tali processi svolgono ruolo di responsabilità. La de-istituzionalizzazione, in tal senso, più che l'abolizione delle Istituzioni, in quanto tali, concerne l'esigenza di nuovi "Istituenti" funzionali a formare le persone ad una adeguata gestione di ruoli che, per definizione, appaiono caratterizzati dalla complessità. In generale, sostanzialmente similari appaiono anche i processi che caratterizzano il funzionamento delle organizzazioni produttive, attese sia l'esigenza di leadership, più che di headship, nella gestione delle risorse umane, per definizione sempre più di tipo "immateriale", sia la rilevanza che la qualità delle relazioni interpersonali assume non solo nelle dinamiche della cooperazione quanto e soprattutto per affrontare funzionalmente la complessità delle innovazioni continue ed i rischi connessi alla percezione delle stesse in termini di discontinuità. Vincenzo Rapisarda La storia della psichiatria nell’Università di Catania Vincenzo Rapisarda e Antonino Greco, “Formazione Psichiatrica e Scienze umane”, Quaderno N. 31 Catania, 2015. Lo scrivente dott. La Delfa Enrico (medico chirurgo, psichiatra dipendente ASP 3 e dirigente responsabile Unità operativa semplice DSM 4 CT 2, Direttore del Centro siciliano della Accademia di Storia dell’Arte sanitaria con sede a Roma, presieduta dal prof. Gianni Iacovelli, da allievo del prof. Vincenzo Rapisarda, già Ordinario di Psichiatria e Direttore della Clinica psichiatrica dell’Università di Catania) è lieto di recensire il volume suindicato, scritto in collaborazione con il dott. Antonino Greco, specializzato in Scienze religiose nell’Università di Urbino. Il volume suindicato è stato scritto con notevole impegno per le premesse storiche ed antropologiche della Sicilia e di Catania greca e per le considerazioni filosofiche e religiose. Fondamento di tutto è la rivalutazione della medicina ippocratica, oggi neoippocratica con la inscindibilità mentecorpo sia nella diagnosi che nella cura delle malattie. 97 La psichiatria non è solo scienza naturalistica, ma anche scienza umana per l’interesse all’uomo non solo come corpo ma anche psiche. Come un regista utilizza la telecamera sia nello spazio che nel tempo nel dipanarsi della cronacastoria. I primi vagiti della neonata Università di Catania vengono riscontrati in epoca greco-romana, poi nel Medioevo con le 57 scuole ebraiche di medicina a gestione familiare , poco conosciute perché cancellate, in una sorta di damnatio memoriae, dall’editto di espulsione dei regnanti di Spagna per apparenti motivazioni religiose ma per reali cause economiche di spoliazione di beni e di genocidio-olocausto ante litteram. Nel 1434 nasce l’Università di Catania per volere del re Alfonso di Aragona. Alla fine dell’Ottocento viene insegnata la Psichiatria prima della Neurologia, poi la Clinica delle malattie nervose e mentali e infine la scissione della Psichiatria dalla Neurologia. Opportuno il ricordo dei 350 specialisti in psichiatria ad opera del prof. V. Rapisarda che creò la scuola di specializzazione. Vincenzo Rapisarda, da studente ha presieduto la FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) catanese e da laureato nel 1957 è stato vice presidente dell’Azione cattolica diocesana con la presidenza del prof. Giacomo Tamburino. Si specializza a Palermo nel 1960 con il prof. Agostino Rubino ed inizia a lavorare al Centro di Igiene mentale, diretto dal prof. Enzo Arena. Dal 1963 al 1973 ha insegnato psicologia dell’età evolutiva nell’Istituto universitario di Magistero. Nel 1964 divenne Libero Docente di Clinica delle malattie nervose e mentali e dal 1974 Ordinario di Psichiatria fonda la Scuola di specializzazione in psichiatria, la scuola di Servizio sociale psichiatrico e quella di Tecnici della riabilitazione psichiatrica poi divenuta corso di laurea. E’ stato Presidente per la Sicilia dell’I.R.S.A.E. una Società nazionale per la crescita e la diffusione della cultura. Come detto, Rapisarda fa un excursus storico, filosofico, religioso, organicistico, genetico, biochimico, biologico, neurofisiologico, umanistico, fenomenologico, psico-logico. Parla della scuola Ippocratica di Mileto che si occupava di psichiatria nel 7° secolo a.C. e della scuola medica di Crotone nel 6° secolo. Ambedue scuole scientifiche nel senso moderno. Tuttavia più’ tardi, la malattia mentale fu considerata di origine soprannaturale (follia divina di Platone, morbo sacro dei romani, estasi nel medioevo, fino alla concezione demonologica e al processo alle streghe). Ancora oggi in certe civiltà dell’Africa o America meridionale, il disturbo mentale è frutto di influenze maligne per cui interviene lo stregone-sciamano. La Medicina egizia, quella assiro babilonese erano medicine sacerdotali, laiche ad indirizzo magico o miracolistico. Lo stesso buddismo, le pratiche yoga, lo zen anticipano la moderna psicoterapia. Con Ippocrate la medicina è basata sulla osservazione e sperimentazione, con rapporto stretto tra soma e psiche e 98 nasce la moderna medicina, come detto. Con la caduta dell’impero romano, emerge la corrente demonologica con i roghi agli eretici, streghe, presunti indemoniati, ad opera del Santo Uffizio, della Santa inquisizione. Galeno, medico romano descrive la malattia mentale in maniera rigorosa e scientifica. Dal 1500 alla fine del 700 morirono sul rogo circa un milione di persone, e molti erano poveri malati di mente. La Chiesa nel Giubileo del 2000 ha chiesto perdono ufficialmente. Contemporaneamente la medicina araba riprende il pensiero scientifico greco romano e nascono gli asili per malati di mente. Negli ospedali islamici si pratica la musicoterapia, la danza, la psicoterapia. L’analisi storica dell’autore è puntuale e dettagliata. Nel 1600 scoppia la peste in Europa e grandi masse di diseredati vengono rinchiusi in grandi stabilimenti. Nel 1547 viene aperta la torre di Londra al pubblico e i visitatori potevano vedere i poveri matti incatenati. Con la rivoluzione francese e gli ideali di libertà, egualità e fraternità Pinel libera i matti dalle catene, considerandoli persone malate, da curare. Inizia il trattamento morale di Esquirol. Nascono a Parigi i primi ospedali psichiatrici, come in Italia e in Europa. Nel frattempo con il positivismo iniziano gli studi biologici e anatomopatologici in psichiatria. Ricordiamo Kraepelin e Jaspers. Vengono scoperte la malarioterapia, l’insulinoterapia, la terapia con l’elettroshock. Con la scoperta degli psicofarmaci la psichiatria biologica fa grandi passi. Alla fine dell’Ottocento insieme all’indirizzo biologico, si sviluppa quello psicologico e sociologico. Freud dall’antichità costruisce la psicoanalisi. Nasce anche il movimento antiistituzionale, antipsichiatrico con Laing, Cooper e in Italia con Basaglia. La legge 180 del 1978 in Italia chiude i manicomi, strutturando l’assistenza psichiatrica nel territorio. Tuttavia la riabilitazione è affidata ai privati convenzionati col S.S.N. La 180 viene inglobata dalla legge 833 del 1978 di riordino del servizio sanitario nazionale. Non vengono realizzate strutture riabilitative pubbliche. Nascono i CTR, Centri riabilitativi privati convenzionati. La recente legge 81 prevede la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e la creazione di strutture denominate REMS cioè residenze per la esecuzione di misure di sicurezza, norma controversa e criticata, a mio modesto parere più demagogica che di reale soluzione del problema. Poteva farsi una legge non di chiusura tout court ma di graduale superamento dell’O.P.G. Il problema è che soggetti ad alta pericolosità sociale potrebbero finire fuori dal carcere. Nasce anche la psichiatria sociale. La prima rivoluzione psichiatrica si ha con la scoperta degli psicofarmaci negli anni 50 (scoperta della clorpromazina largactil). Negli anni 70-80 nasce la psicoterapia. Negli anni 90-2000 nascono gli studi di epigenetica e gli antipsicotici atipici. 99 Nel 1953 viene scoperta la iproniazide, antitubecolare, con effetti antidepressivi. Nel 1958 viene scoperta l’imipramina. Nel 1958 P. Jansen scopre l’aloperidolo-serenase. Nel 1960 nascono le benzodiazepine. L’approccio psicofarmacologico segna una svolta importante nella cura del malato di mente. Nel 1998 nascono gli atipici. Dal punto di vista diagnostico, nel 1952 viene codificato un sistema di classificazione multi assiale denominato DSM I, nel 1968 nasce il DSM II, nel 1980 il DSM III, nel 1994 il DSM IV, nel 2000 il DSM IV TR, nel 2013 il DSM V. Ricordiamo la figura di Carlo Lorenzo Cazzullo che a Milano nel 1959 fonda la prima cattedra di psichiatria staccandola dalla neurologia. La psicoanalisi nel frattempo fa progressi da gigante (seconda rivoluzione psichiatrica). Con la scoperta della PET e RMN nascono le neuroscienze. Dal 1990 al 2000 nasce la psichiatria molecolare. La scoperta del DNA da parte di Watson e Crick apre nuovi orizzonti. Dagli anni 60 in poi esplode nel mondo l’uso delle droghe e delle tossicodipendenze con i problemi correlati. Negli anni 80 nascono i SERT e i problemi delle doppie diagnosi. L’autore traccia un excursus dettagliato della psichiatria scientifica, non trascura tuttavia il rapporto tra psichiatria e misticismo, il rapporto tra arte e follia. La psichiatria non deve trascurare la ricerca. Un intero capitolo è dedicato poi alla storia dell’Ateneo catanese. La prima scuola di medicina nasce a Catania nel VII secolo a.C. con Caronda, poi sviluppatosi con Ippocrate e con Galeno. L'Università di Catania nasce nel 1434 con Alfonso di Aragona ed Eugenio IV e per mantenere l’esclusività universitaria a Catania che non è più capitale dell’isola si escludono studi universitari a Trapani, Palermo, Cefalù e Messina. A Palermo l’Università nasce nel 1806 e a Messina nel 1838. L’Università dipendeva dallo Stato con la sorveglianza della Chiesa cattolica. Vi furono contrasti tra Rettori e Vescovi e lotte di potere. Il rettore si chiamava dominus, poi magnificus. La medicina si basava sui trattati della medicina araba di Avicenna, Averroè e su Galeno. L’anatomia si studiava sui corpi delle persone giustiziate dal 1592 in poi. Nel 1895 nasce lo incarico della Clinica delle malattie nervose e mentali con D’Abundo che diventa ordinario di clinica nel 1903. D’Abundo era allievo di Bianchi. Nel capitolo quinto Rapisarda si sofferma sulla nascita dell’insegnamento della psichiatria nella Facoltà di Medicina catanese. Nel 1889-90 nasce a Catania un libero corso di psichiatria affidato a un dermatologo, il prof Primo Ferrari. Nel 1894 l’incarico di insegnamento di Psichiatria viene dato al prof Giuseppe D’Abundo. Nasce la rivista sperimentale di psichiatria. Il D’Abundo fece ricerche di neurofisiologia e neuropatologia, fu anche Precursore della sieroterapia e malarioterapia, promosse la associazione di igiene mentale. Dopo il suo trasferimento a Napoli, 100 divenne Direttore incaricato di Clinica delle malattie nervose e mentali il Dott. Eugenio Aguglia, nonno dell’attuale Ordinario di Psichiatria. Nel 1924 diventa Direttore il prof. Fragnito di Siena. Nel 1927 il nuovo Direttore della nostra clinica catanese fu il prof. Buscaino fino al 1945 e i suoi allievi furono Longo, Pero e Rubino. Interessanti sono le sue ricerche sulle alterazioni umorali e disendocrine nelle nevrosi. Si interessò della biologia della vita emotiva. Studiò le basi biologiche della schizofrenia dal punto di vista istopatologico e istochimico. Altri suoi assistenti da ricordare sono il dott. Vittorio Colaciuri e il dott. Gaetano Benedetti. Quando Buscaino va a Napoli, l’incarico di insegnamento va al Prof. Pero che diventa ordinario nel 1954. Partecipò al primo congresso mondiale di psichiatria a Parigi nel 1950 e al Congresso internazionale di Lisbona. Instituì inoltre la neurochirurgia del Garibaldi. Fu membro della commissione di vigilanza degli Ospedali Psichiatrici di Sicilia e supervisore del centro di Igiene Mentale, varato nel 1962. Nel 1971 Pero affidò l’incarico di Clinica psichiatrica al prof. F. Nicoletti e quella di Neuropsichiatria infantile al prof. V. Rapisarda. Nel 1974-75 la Clinica delle malattie nervose e mentali viene sdoppiata. La clinica neurologica andò al Prof Nicoletti e la Clinica psichiatrica al prof. Rapisarda. Ricordiamo gli allievi di Pero: il prof Gaetano Benedetti che fece carriera a Zurigo, Saverio Signorelli ebbe la neurochirurgia a Catania, il dott. Grimaldi ebbe a Enna il primariato di neurologia, il dott. Pisana ebbe il Centro di Igiene mentale a Ragusa, il prof Enzo Arena direttore del Centro igiene mentale di Catania, il dott. Dieli primario neurologo a Catania, il prof. Gattuso Direttore dell’ospedale psichiatrico di Siracusa, il prof Nino Grasso aiuto in neurologia, il prof Michele Russo Primario psichiatria sdc Ospedale Vittorio Emanuele, dott. La Boria primario a Biancavilla, dott. Aldo Lanteri primario sdc O. Garibaldi, dott.Falsaperla primario O. Garibaldi, il dott. Vittorio Colaciuri organizza la casa di cura neuropsichiatrica Villa dei Gerani. Il prof. Angelo Maiorana diventa ordinario di Psicologia alla Facoltà di lettere, poi in Medicina a Catania, e fonda nel 1978 la casa di cura Carmide. Il prof. Gattuso introduce l’E.E.G. a Catania, affiancato dai dottori Lanteri e Dieli. Nel 1979 nasce la scuola di Specializzazione in Psichiatria, diretta dal prof Rapisarda fino al 2004. Dal 1963 al 1973 Rapisarda insegna Psicologia della età evolutiva alla Facoltà di Magistero e Neuropsichiatria infantile in Medicina a Catania. Per ben 2 volte vice presidente della SIP (Società italiana di Psichiatria nazionale) dal 1980 al 1982 e dal 1985 al 1988. Per 2 volte presidente della SIP regionale. La Clinica delle Malattie nervose e mentali viene trasferita dal Garibaldi al Policlinico. Con gli Allievi sono molte le sue pubblicazioni: 500 articoli e 18 volumi. Insegna in diverse scuole di specializzazione nella Facoltà di Medicina. 101 Allievi del prof Rapisarda sono: il prof. E. Aguglia, nipote dell’Insegnante già segnalato, ordinario di Psichiatria a Trieste dal 1986 e dal 2008 trasferito alla Università di Catania, la prof.ssa C. Calandra, Direttore Unità Operativa di Psichiatria dal 2005, la prof.ssa Anna Fogliani, direttore scuola di specializzazione in Psichiatria dal 2004 sino alla pensione, la Prof.ssa Luciana Crea direttore della scuola di specializzazione in Psichiatria, il prof V. Bonomo scomparso prematuramente, già Direttore dell’Istituto di clinica psichiatrica di Catania. L’autore cita anche i ricercatori insegnanti: la prof Lisa Filetti per la psico-diagnostica, la prof.ssa Concetta De Pasquale che adesso insegna Psichiatria nel Corso di Laurea di Scienze della Formazione e Metodi e Tecniche riabilitative in ambito psicopatologico, la prof.ssa Liria Grimaldi, il prof. Antonio Petralia, il prof. Tullio Scrimali. il prof. Antonio Virzì, da alcuni anni Direttore a Ragusa e Modica della psichiatria e tra i più meritevoli nella nascita e nella produzione della rivista “Formazione psichiatrica”, il dott. Giuseppe Bongiorno, già primario psichiatra al “Cannizzaro”, il dott. Giuseppe Fichera, Capo Dipartimento di Salute Mentale di Catania e provincia, il dott. Michele Lo Magro, già Capo dipartimento della salute mentale a Siracusa, il dott. Giovanni Angemi e il dott. C. Mazza e il dott. S. Di Dio e la dott.ssa C. Dinaro che dirigono i Ser.T di Catania, Giarre ed Acireale, il dott. Salvo Zerbo che ha diretto l’informatica in Clinica e utilizza le stesse competenze nel Centro di Igiene mentale catanese, il prof. F. Drago, ordinario di Farmacologia nella Università di Catania, il prof. Cicirata, ordinario di fisiologia, il Prof. Fabio Sambataro di recente Ordinario di Psichiatria nell’Università di Udine, Giampiero Petriglieri professore all’INSEAD di Parigi. Occorre ricordare Dottori Specialisti che si sono affermati in politica: Raffaele Lombardo da Presidente della Regione siciliana, Gaetano Sgarlata Assessore alla Provincia di Siracusa e Fiorentino Trojano Assessore al Comune di Catania. L’Autore con tanto affetto ricorda i suoi allievi che sono tantissimi e lo scrivente si scusa se non ha riportato tutti quelli descritti nel volume. Opportuno pure indicare l’impegno e la competenza della Segretaria Maria Giuffrida, della Caposala signora Elvira Saccà e della Responsabile Servizio sociale dott.ssa Angela Margarone. E. Donelli e il dott. Ugo Gattuso sono scomparsi prematuramente e il dott. Gianluca Zurria è stato ucciso negli USA a Nashville da due delinquenti da poco usciti dal carcere. Ricorda con affetto e stima prestigiosi colleghi di altre regioni: i professori Cazzullo, Maj, Pancheri e tantissimi altri. Elenca infine una serie di convegni, organizzati e presenziati insistendo sulla necessità della formazione e aggiornamento continuo. Una fatica immane 102 per l’autore, un regalo alla Comunità Scientifica e ai colleghi medici, un dono alla Città di Catania da Lui tanto amata, alla sua Università, alla sua Facoltà, testimone di tante sue appassionate battaglie, ma sempre nella coerenza, onestà intellettuale, fedele ai suoi principi religiosi, politici e morali. Indifferente alle lusinghe e ai condizionamenti strumentali, infine vicino ai suoi allievi, premiando loro per l’impegno, l’intelligenza al di là del ceto sociale, aiutando spesso chi non poteva acquistare i libri o partecipare ai convegni. Il volume su “La storia della Psichiatria nell’Università di Catania” è una pietra miliare per chi vuole conoscere la vera storia della psichiatria nella Università di Catania. Grazie Prof. Vincenzo Rapisarda, hai condotto con stile ed eleganza la tua missione di Medico e Maestro, in punta di piedi e senza clamore o squilli di tromba. Enrico La Delfa È solo nella tua mente ed è reale Gianfranco Sorge. Ed. Goware, Firenze, 2015 ISBN: 9788867973996, Pagine: 136. “È solo nella tua mente ed è reale” è una raccolta di diciotto racconti, originali e scorrevoli, in bilico fra la fantascienza, il thriller, lo psicoanalitico, il grottesco fino a sfiorare l’horror. L’autore si sofferma a esplorare il lato in ombra della mente, quella parte irrazionale che porta talora a confondere i limiti fra la fantasia e la realtà fino, nei casi estremi, a sconfinare nella follia. Vari sono i contenuti e i contesti in cui si snoda la narrazione: Un’oscura genia di umanoidi che minaccia la sopravvivenza di tutti gli uomini. Una folle fuga nel microcosmo psichedelico della metropolitana di Londra. Un cagnolino in grado di diventare lo strumento più forte del male assoluto. Un matador che accetta di domare una bestia misteriosa ricoperta da un lenzuolo nero. Un uomo che organizza una disperata corsa in moto... Deliri, allucinazioni, perversioni, disarmonie della struttura di personalità, sono i protagonisti delle storie, con il giusto tratto di ironia in grado di allentare la tensione e così esplorare nel profondo la parte più primitiva del nostro universo mentale. In alcuni brani (Lui, Libri?, Un divano giallo) ai personaggi si sostituiscono oggetti inanimati che divengono portatori delle emozioni dei loro possessori. Spesso è il finale a sorprendere maggiormente il lettore per il ribaltamento di prospettiva che viene proposto. In conclusione, i racconti di “È solo nella tua mente ed è reale” si muovono in queste atmosfere stranianti e bizzarre, inquietanti e surreali, 103 cercando di rispondere al segreto della psiche con uno sguardo attento e brillante. Peraltro, l’apparente leggerezza del testo non prescinde da alcuni approfondimenti psicopatologici di facile accesso anche ai lettori che non abbiano conoscenze nello specifico settore, stimolandoli a riflettere. Sara La Licata 104 NOTIZIARIO San Giuseppe Moscati per la prima volta a Catania Iniziata mercoledì 4 maggio, a cura dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, sezione catanese, e dell’Associazione Medici Cattolici Italiani, con la segreteria organizzativa del dott. Enrico La Delfa, medico psichiatra di Catania, la peregrinatio della reliquia di San Giuseppe Moscati per la prima volta a Catania, con il tema “Giuseppe Moscati, un uomo, un medico, un santo”. Nel corso della prima giornata si sono susseguiti vari appuntamenti iniziando dalla visita all’ARNAS “Garibaldi” presidio ospedaliero “Garibaldi Nesima” - direttore dott. A. Alaimo - dove si è svolto, nella cappella del reparto, un momento di preghiera e riflessione sul santo; poi visita al reparto, con pazienti abbastanza gravi e problematici. La commozione è stata viva e autentica, come le manifestazioni di fede semplice e spontanea sia da parte dei pazienti che degli operatori. Ciò dimostra che dove si trova la sofferenza lì è Cristo, vicino al letto del malato. Ci ha accompagnato nel giro il cappellano dell'ospedale, padre G. Maieli. Poi ci si è recati alla oncologia medica direttore dott. R. Bordonaro -. Anche qui forti emozioni. Un plauso ai medici , infermieri per la disponibità e l’accoglienza . Ma è il sorriso bonario di Moscati, di “Peppino”, quel sorriso dolce e accattivante del napoletano buono, che apre le porte del cuore. Infine un fuori programma: ci siamo recati alla Pediatria: lo stupore e la meraviglia di questi bambini ci ha colpiti. Era come se fosse passato il nonno a trovarli. La loro fede è semplice, non ci sono sovrastrutture mentali. Nei loro occhioni sofferenti trovi lo sguardo di Dio. Successivamente peregrinatio nei reparti dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Policlinico V. Emanuele” presidio “Gaspare Rodolico”, Oncologia medica - direttore U.O.C. dott. Soto Parra -. Anche qui un momento di preghiera intenso con medici, infermieri, pazienti e parenti: poi il giro nelle varie poltrone di “day hospital”. Mi ha colpito il clima di festa che si è creato con un gruppo di operatori, specie con il primario: foto, abbracci ... gli oncologi, più degli altri medici, hanno bisogno della fede per curare non solo il corpo, ma anche l’anima, come diceva Moscati. Anche qui un fuori programma: ci siamo recati, accompagnati dai medici, al reparto di onco-ematologia pediatrica. Qualcuno di noi si è commosso e ha pianto nel vedere i bambini sfortunati affetti da tumore ... ma la speranza e la gioia ci salvano. 105 Nel pomeriggio sosta al Santuario “Maria SS. Annunziata al Carmine”, per l’incontro con studenti e ragazzi, con l’intervento del padre gesuita A. Piazzesi, con gli onori di casa del parroco, il carmelitano F. Collodoro. I ragazzi sono stati molto attenti ed entusiasti durante il discorso sul santo medico. A conclusione della giornata, in serata, accoglienza della reliquia presso la chiesa di San Biagio in Sant’Agata la Fornace di piazza Stesicoro: s. messa e conferenza su Moscati, che intese la professione medica come missione, con interventi del rettore mons. prof. L. Calambrogio e del preside O.E.S.S.G. dott. S. Sportelli. e del dott. E. La Delfa, organizzatore dell'evento. Nella relazione, padre Piazzesi si è soffermato sul rapporto tra scienza e fede per Moscati. La carità trasforma il mondo, non la scienza. Moscati vedeva nel malato il Cristo sofferente e pertanto il medico non deve curare solo il corpo, ma sopratutto l'anima. Con grande fatica, ma con grande gioia si concludeva la prima giornata in maniera stupenda: quante persona in fila a baciare la reliquia! Giovedì 5 la peregrinatio è proseguita con la visita alla Casa Circondariale di piazza Lanza, accolta dal direttore dott. Elisabetta Zito. Momento di preghiera e riflessioni a cura di padre Piazzesi, gia' per alcuni anni viceparroco nella parrocchia catanese “SS. Crocifisso dei Miracoli”, presente il vice-cappellano padre V. Sofia, ofm. A gruppi i detenuti hanno ascoltato le parole di Padre Alessandro e baciato con fede la reliquia , in maniera composta e ordinata. P. Piazzesi ha ricordato che anche Gesù è stato carcerato e sofferente ... momenti di commozione di fede nei detenuti. Quindi la visita si è conclusa con un incontro con il personale carcerario. La Direttrice ha espresso parole di grande apprezzamento per l'iniziativa, in quanto a volte la società dimentica il mondo carcerario e si è augurata il ripetersi dell'evento. Dopo di che, a grande richiesta, siamo andati all’ospedale Cannizzaro, dove siamo stati accolti con giubilo all'ingresso di un grande padiglione da una bella folla di persone, malati, parenti e operatori guidati dalla dott.ssa Rosaria D’Ippolito, direttore Amministrativo dell'Ospedale. Dopo il momento di preghiera e riflessioni nella cappella del nosocomio, a cura del Padre Piazzesi e del Cappellano, Monsignor Mario Torracca. Siamo stati in tanti reparti ... momenti di gioia, di emozioni forti; benefici di grazia. Nel pomeriggio, alla basilica Collegiata “Santa Maria dell’Elemosina”, per la s. messa presieduta dall’arcivescovo, mons. Gristina, con i cerimonieri dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, e animata dai canti liturgici e dall'Inno a san Giuseppe Moscati della corale parrocchiale “Mater Divinae Misericordiae”, diretta dal m° Daniela Calcamo, organista il m° Daniele Cannavò. Alla fine la folla con commozione ha baciato la reliquia di San Giuseppe Moscati. 106 Venerdì 6, giornata conclusiva, iniziata all’Azienda universitaria Policlinico Vittorio Emanuele, reparto di Ematologia dell’Ospedale Ferrarotto, accolta dal direttore dell’U.O.C. prof. Francesco Di Raimondo e dal cappellano p. Attilio Franco, cappuccino. Anche qui un momento di preghiera davanti alla Madonnina e poi il giro dei reparti: Oncoematologia, Trapianti del Midollo, Thalassemia, Post Trapianti. Infine Odontoiatria speciale per soggetti portatori di handicap. Anche qui la commozione è stata evidente. Dopo, altra visita fuori programma alla “Humanitas”, Centro Catanese di Oncologia. Anche qui con giubilo, siamo stati accolti dal Direttore Sanitario, Dott.ssa Annunziata Sciacca e dal personale medico e paramedico, dai parenti, dai malati. Dopo una preghiera nella piccola cappella, abbiamo iniziato il giro accompagnati dal cappellano. Abbiamo visitato vari reparti, sale operatorie, medicina nucleare, servizi diagnostici, radiologici, radioterapia, servizi amministrativi, farmaceutici e laboratori di analisi. La mattinata si è conclusa nella Casa di Cura “Morgagni” - Direttore prof. S. Castorina, nonché Presidente onorario Associazione medici cattolici italiani di Catania -. L'accoglienza è stata favolosa, in una grande sala, da anni intitolata al Santo. Dopo un commosso momento di preghiera e discorso sulle opere del Santo, abbiamo iniziato il giro dei reparti col prof. Castorina, il Direttore Sanitario e tanti operatori, tra cui l'assistente religiosa Carmen Trombello. Alle 19, nella chiesa Sant’Agata alla Badia si concludeva, con un pizzico di malinconia, la peregrinatio della reliquia con una conferenza sulla figura di San Giuseppe Moscati, relatori il padre Piazzesi e il don Antonio Sapuppo, assistente ecclesiastico dell’Associazione Medici Cattolici Italiani e delegato per la Pastorale universitaria. Moderava il Dott. La Delfa, che ha illustrato i momenti organizzativi, la fatica e la gioia dei preparativi, la grazia di aver avuto a Catania per la prima volta Peppino Moscati. Don Sapuppo ha parlato degli aspetti teologici del Santo con una dotta relazione. Il padre Piazzesi ci ha parlato invece degli aspetti biografici e spirituali del Santo, mostrando dei video tratti dal film prodotto dalla Rai e varie altre immagini del Santo. La sala era piena e commossa la partecipazione. Hanno fatto da cornice i saluti delle autorità. Bisogna dire che a tutti gli eventi ha partecipato sempre una delegazione della Misericordia di Gravina, il cui Santo protettore è Moscati. Il saluto al medico santo è stato dato con un lungo applauso e con il bacio alla reliquia. “Peppiniello” è tornato nella sua Napoli, ma ha seminato tra noi tanta grazia e fede! Enrico La Delfa 107 PROSSIMI CONGRESSI 9-11 GIUGNO 2016, CESENA GIORNATE NAZIONALI DI PSICOLOGIA POSITIVA - IX EDIZIONE CULTURE DELLA POSITIVITÀ. ATTUALITÀ E PROSPETTIVE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BOLOGNA - CAMPUS DI CESENA PIAZZA ALDO MORO, 90 – CESENA 16-17 SETTEMBRE 2016, PAVIA XIV CONGRESSO NAZIONALE DELLA SEZIONE DI PSICOLOGIA PER LE ORGANIZZAZIONI FOTOGRAFARE LA TIGRE: REPUTAZIONE, CREDIBILITÀ E IMPATTO DELLA PSICOLOGIA DELLE ORGANIZZAZIONI 16-18 SETTEMBRE 2016, ROMA CONGRESSO NAZIONALE DELLA SEZIONE DI PSICOLOGIA CLINICA E DINAMICA 20-22 SETTEMBRE 2016, ROMA XXII CONGRESSO NAZIONALE DELLA SEZIONE DI PSICOLOGIA SPERIMENTALE DELL’AIP 22-24 SETTEMBRE 2016, NAPOLI XIV CONGRESSO NAZIONALE DELL’AIP DELLA SEZIONE DI 7-9 OTTOBRE 2016, ALGHERO XXVII CONGRESSO NAZIONALE DELLA SINPIA DAL CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DELL'INFANZIA E DELL'ADOLESCENZA (SINPIA) PSICOLOGIA DI 11-14 OTTOBRE 2016, CATANIA XIX CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NEUROPSICOFARMACOLOGIA IL FARMACO E LE NEUROSCIENZE 108 SOCIALE NEUROPSICHIATRIA 24-26 OTTOBRE 2016, FIRENZE XXX CONGRESSO NAZIONALE SOCIETÀ ITALIANA DI CRIMINOLOGIA. I PERCHÉ DEL CRIMINE. CONDIZIONI, CAUSE E FATTORI. 2-4 FEBBRAIO 2017, PISA VII CONGRESSO SOCIETÀ ITALIANA DELLE STORICHE (SIS) 109