forum - Formazione Psichiatrica

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FORUM
(DIALOGO CON E TRA I LETTORI)
Neuroscienze e filosofia
Temi che da sempre sono stati considerati campo esclusivo della filosofia
sono passati nel Novecento oggetto di ricerca delle neuroscienze, perdendo così
il loro status speculativo Ci riferiamo a questioni fondamentali, come il
cervello, la mente, la coscienza, le emozioni. Negli ultimi anni, le neuroscienze
hanno “sferrato -scrive Dehaene- un massiccio attacco empirico” a questi
problemi, trasformando un mistero filosofico in un fenomeno da laboratorio
scientifico. Molti filosofi tuttavia continuano a credere che gli stati soggettivi,
le nostre esperienze interne, non possono essere “ridotte” a indagine
sperimentale. Lo stesso neuroscienziato John Eccles nel suo libro “L’io e il suo
cervello” scritto in collaborazione con K. Popper dopo aver sostenuto la
distinzione tra mente e cervello afferma, d’accordo con R.W. Sperry, che la
mente è “irriducibile” a eventi neurofisiologici.
L’ipotesi riduzionista secondo cui la mente non è altro che un’attivazione
neurale è “indimostrabile”, non è spiegabile neurologicamente. Altri autori non
sono d’accordo con questa tesi e ritengono che sia possibile analizzare il
pensiero e trasformare l’io, la soggettività, in una scienza.
Queste ipotesi hanno fatto emergere una branca di ricerca nelle riflessioni
di alcuni neuroscienziati e filosofi, che viene chiamata “filosofia della
neuroscienza”.
Allo sviluppo di questa nuova disciplina un notevole contributo viene
dato da Juan José Sanguineti nel suo recente volume “Neuroscienza e filosofia
dell’uomo” (Edizioni Santa Croce, Roma).
Invero, neuroscienze e filosofia hanno metodi propri, due approcci
epistemologici differenti, spesso s’intrecciano, mentre i loro confini non sono
definiti. La filosofia si occupa dell’essenza di questioni che riguardano
l’esistenza, l’uomo, la natura dell’essere, la morale, allo scopo di approfondire e
individuarne i principi universali. La filosofia va all’essenziale della vita e del
mondo. Le scienze invece descrivono e spiegano fenomeni che cadono nel loro
campo proprio di osservazione, cioè determinati campi della realtà nelle loro
cause concrete attraverso l’analisi e l’applicazione di metodi teorici e
sperimentali, senza tuttavia pervenire a norme e valori etici o chiarire che cosa
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sia la persona umana, il pensiero, la libertà. Abbiamo quindi una conoscenza
scientifica e una conoscenza antropologica e filosofica delle cose.
Le scienze non possono sostituire la filosofia, non possono, ad esempio,
capire e spiegare la rossità del rosso o il sorriso di una persona. Cercare nei
sistemi neurali e nelle attività delle sinapsi la spiegazione e la comprensione
radicale di tutte le cose significa cadere nel riduzionismo materialista e nel
“neurologismo”. Sono nondimeno due discipline complementari, le quali sono
caratterizzate da rapporti di integrazione, rapporti che vanno incoraggiati e
potenziati in quanto rappresentano due saperi fondamentali nella vita.
Le neuroscienze costituiscono uno dei campi scientifici più avanzati.
Finora i progressi sono straordinari e resi possibili grazie alle nuove metodiche
di neuroimaging, le quali permettono di osservare regioni del cervello mentre il
soggetto svolge compiti particolari, come leggere, parlare, ascoltare, muoversi,
ecc., oppure in stato di riposo.
Le scoperte sono meravigliose, svelano un lato importante della natura
umana, ma sono -sostiene Sanguineti- “parziali e non decisive”. Esse non
rivelano lo “sfondo essenziale” della persona umana, né “chiariscono” il senso
profondo della nostra esistenza. La chiave di volta per interpretare l’essenza
dell’individuo, secondo il nostro autore, risiede nella riflessione filosofica. Il
piano filosofico però deve legarsi a quello scientifico in un fecondo processo di
collaborazione e integrazione. Entrambi sono saperi, espressione dello spirito
umano.
Guido Brunetti
“La scomparsa del dottore”. C’era una volta…il medico.
La figura del medico, insieme con la medicina, chiamata “arte lunga” o
“arte’ della cura”, ha una storia antichissima. Comincia dalla mitologia
terapeutica degli dèi d’Olimpo ai guaritori e sciamani dell’antico Egitto e della
Babilonia, attraversa il sapere medico greco-romano e medioevale e giunge alla
“rivoluzione terapeutica”, alla biotecnologia e alla genetica dei nostri giorni.
Nei poemi omerici, la malattia è interpretata come “vendetta divina”
dovuta ad una colpa dell’uomo. Anche nella Bibbia, la patologia è attribuita al
castigo divino. L’arte di guarire, la iatrèia, attraverso i rimedi - dal latino
mederi, medicus - trova consistenza nelle teorie di Ippocrate, le quali
rappresentano il monumento più alto dell’antico sapere medico.
L’età contemporanea è contrassegnata da un progresso scientifico-tecnico
sempre più rapido e inarrestabile.
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Alla rivoluzione terapeutica dei farmaci e dei vaccini (antibiotici,
psicofarmaci) e alla rivoluzione delle macchine diagnostiche si aggiunge la
rivoluzione anagrafica (longevità). Tutto ciò- come sottolinea il medico e
storico della medicina, Giorgio Cosmacini, nel suo libro “La scomparsa del
medico. Storia e cronaca di un’estinzione” (Raffaello Cortina Editore), ha
generato “un cambiamento di rotta” del ruolo del medico con ricadute negative
sul suo rapporto con il paziente. Un cambiamento traumatico. La medicina
moderna ha acquistato in tecnologia quel che ha perduto in “umanità”.
La ripetuta esigenza di “umanità” e “umanizzazione” della medicina
contiene un vistoso paradosso: quello di dover rendere “umano” ciò che umano,
e soltanto umano, dovrebbe essere per “statuto e definizione” e che invece si
ammette essere “scaduto” a “disumano” qual è una cura stravolta in “incura”.
Un medico insicuro determina una medicina del silenzio, una barriera calata tra
medico e paziente.
La perdita del senso di umanità viene sempre più percepita dalla
popolazione e anche da molti medici. Medici che appaiono frustrati, ansiosi e
ansiogeni, insicuri e dunque aggressivi, non affabili, rigidi, scostanti, algidi.
Meccanismi di difesa per rimuovere le minacce al proprio equilibrio psicoemotivo e per controllare ansia e angoscia. Medici privi di quella bonomia,
serenità, affabilità e tensione umana, qualità che sono qualità fondamentali, i
primi fattori, alla base della stessa cura.
L’antico rapporto interpersonale è stato sostituito con troppa disinvoltura
da un insieme di tecniche, le quali sono estremamente utili, ma che prescindono
dalla “cultura intersoggettiva” e dal modello relazionale sui quali si deve
costruire il rapporto terapeutico.
“C’era una volta…il medico”. Che portava con sé valori considerati un
patrimonio “irrimediabilmente” perduto. “L’onesta e garbata faccia del dottore
di famiglia…L’umile, povera, misconosciuta figura del medico condotto,
accompagnata -scrive E. Shorter- da una profonda coscienza affettiva e buono a
tutto fare”.
Oggi -rileva con grande amarezza e rimpianto Cosmacini- il “dottore”
non c’è più. Una figura benemerita di medico che è entrata in “dissolvenza,
consumata, consunta, talora superstite in qualche sconosciuto esemplare”.
Con la rivoluzione tecnologica e farmaco-terapica, il medico ha iniziato a
porre “in secondo piano” gli aspetti relazionali con i pazienti, e fatalmente come notò già nel 1953 il maggior clinico italiano del tempo, Cesare Frugoni
“diminuiscono i contatti fra curanti e pazienti”. Si è verificata una “svolta
antropologico-medica” propria di una professione che gradualmente “rinuncia”
alla propria vocazione “umanologica”.
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Alla crisi del medico si accompagnano la crisi della medicina e la crisi
della formazione universitaria “largamente carente” sia dal punto di vista
didattico che da quello della ricerca (Stropeni). La medicina dunque come
“grande malata” erosa anche dalla gravità di una “crisi morale”.
Ecco un altro grande paradosso. Con l’avvento degli antibiotici, delle
tecnologie biomediche e delle superspecializzazioni, il mondo della medicina
ha visto susseguirsi ed embricarsi le tre crisi: della formazione, della
professione e della cultura medica.
Sta di fatto che il crescente impiego di tecnologie conduce -ha scritto uno
studioso americano, M.G. Field- alla “incapacità” da parte del medico di
soddisfare i bisogni tradizionalmente attesi di “conforto, rassicurazione, affetto,
cura, soccorso, affabilità” che il sofferente, carico di ansia e paure, “esige” nel
corso della malattia. Spesso poi medici che si atteggiano a scienziati
considerano l’approccio tecnologico l’unico modo di rapportarsi al paziente,
trasformando le tecniche in “tecnicismo” e la specialità in “specialismo”. È
l’ideologia scientifica che esclude la comprensione della realtà soggettiva,
antropologica, del malato e che ha poco da spartire con l’originaria téchne
ippocratica fondata sull’ “occhio clinico”, il “tatto del medico” e il “dialogo”
con il paziente realizzato secondo la maieutica socratica. La tecnica è un mezzo
e non un fine. Il fine ultimo o primo è il paziente, la persona, la quale è
costituita di corpo (macchina), ma soprattutto di psiche e mente (anima,
coscienza, pensiero).
Il medico, formato da una pedagogia che privilegia la tecnica,
contribuisce ad “erodere” la qualità umana del rapporto di cura ed è “ridotto” a
“burocrate”, a “somatologo”, al tecnico del corpo scisso.
In un nostro colloquio pubblicato sul “Corriere Medico” (24 febbraio
1989), lo scrittore Nantas Salvalaggio ci confermò lo stesso concetto: “il
paziente diventa un motore e il medico un meccanico”. Il medico invece
dovrebbe essere -aggiunse- un “incrocio” tra un confessionale e una radiografia.
Per guarire “non basta la scienza, ci vuole anche l’anima, la disponibilità
umana, la componente relazionale, la capacità di comunicare. È la dimensione
morale dell’educazione medica messa in luce da molte ricerche, la quale esige
l’acquisizione di un bagaglio di “qualità” e “valori” al centro dei quali ci sono i
bisogni della persona.
Il rapporto medico-paziente deve essere connotato da un processo di
empatia. Come mostrano recenti studi di neuroscienze, l’empatia e i neuroni
specchio attivano infatti le medesime aree cerebrali sia in chi “patisce” (il
paziente) sia in chi “compatisce” (il medico).
Per uscire da una crisi della quale i medici odierni non sono sempre
consapevoli e superare quella che è stata definita la “disumanizzazione” della
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medicina (Rugarli) c’è bisogno di una “rivoluzione antropologica e culturale”:
scienza, tecnica, ma anche “saper essere”. La vera riforma è l’avvento di un
nuovo umanesimo capace di esprimere quei valori già sottolineati duemila anni
fa da Galeno, il quale proponeva una medicina caratterizzata dal triplice
modello di medicus amicus, medicus gratiosus e medicus philosophus.
Gli ambienti medici e ospedalieri sembrano parte di un mondo che non
ha più nulla di “familiare”, di “domestico”, di “riconoscibile”. Essi devono
essere luoghi di umanità e umanizzazione, dove non ci sia arroganza, ma
professionalità, rispetto, educazione, disponibilità e gentilezza, a partire dai
portantini agli infermieri ai medici ai primari.
Il sonno dell’umanità genera mostri, talvolta irrazionali e goffi, ma
sempre terribili.
Guido Brunetti
Il sogno
Il sogno è la percezione a livello cosciente e spesso cognitivo di
avvenimenti, esperienze, ricordi e modi di essere fisico e psichico a partire dalla
fecondazione sino all'exitus.
Se non ci sganciamo da questi modi di pensare non arriveremo mai a
capire come ciò avviene.
Diceva S. Agostino “se mi chiedi che cosa è il tempo, lo so, ma se mi
chiedi di spiegartelo non sono capace”.
Tutto ciò, cioè il modo come noi concepiamo il tempo, cioè in passato,
presente e futuro, non ha senso, perché il concetto di tutto ciò, sia da noi
conosciuto sia a noi sconosciuto, è un insieme fisico e psichico per tutta la vita.
Il coinvolgimento totale del nostro corpo è mediato dalla circolazione del
sangue che, in meno di un minuto, ha fatto il giro completo del nostro corpo.
Prova ne sia, banalmente parlando, che mangiando la sera una bella
porzione di formaggio, innaffiata da un bicchiere d'acqua fredda, gli incubi che
verranno fuori la notte sono formidabili.
Le cellule nervose, in tutto ciò, comandano ben poco, perché anche tutti i
più fini capillari sanguigni non vengono mai a contatto con i neuroni, perché tra
i due si interpone sempre una cellula gliale o un suo prolungamento che
modifica tutto ciò che nel sangue scorre prima di passarlo al neurone.
Gli antichi Greci, per il loro volume, avevano identificato le cellule
nervose che erano immerse in una sostanza bianca che loro chiamavano glia e
che da noi venne riconosciuta come l'insieme delle cellule gliali.
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Sin dai tempi di Hammurabi, e ben conosciuta dai Tibetani sin dai secoli
scorsi, un piccolo corpo nervoso definito "epifisi", ben indovata nel cervello,
interpretato dai Grandi Professori, come relitto filogenetico, come un organo
che non si era sviluppato e non serviva a niente. Con l'avvento di moderni
mezzi di indagine, risultò invece, ghiandola a secrezione interna che, se
stimolata da un punteruolo, dava al futuro Dalai Lama, poteri cognitivi
trascendentali e poteri di premonizione. Altrimenti definita "il terzo occhio"
scritto dal Dalai Lama, in esilio, con il rituale per stimolarlo, non svelando però,
la via da seguire.
Soltanto che, a conoscer bene, sul piano anatomico, il cervello, la
soluzione è ben comprensibile e rivelata senza bisogno di RNM, di radiografia
o altro se non la palpazione cranica.
Ai tempi di Hammurabi, la via seguita era un'altra, come riportata da alcune tavolette,
naturalmente, incomprensibile ai più. Adesso da un primo lavoro, pubblicato all'Estero, ne sono
derivate diverse biblioteche.
Aus dem Pathologischen Institut der Universitat Hamburg
(Direktor: Prof. Dr. med. C. Krauspe)
Zur Ultrastruktur der Ephisis cerebri der Ratte
W. Gusek und A. Santoro
Mit 18 Abbiklungen
Agatino Santoro
Già Preside della Facoltà di Medicina e Chirugia dell'Università di Messina
L'europa dei banchieri riesuma ricette per la (loro) crisi imponendo
manovre economiche che pochi paesi potranno sostenere
Si è riaffacciato sul palcoscenico europea, il 'guru' della finanza bancaria
per ripetere l'oracolo periodico diretto alle politiche dei paesi membri, in uno
slogan che avrebbe dubbiosa aderenza in una luce di rinnovata spinta a ripresa
di teorie economiche keinesiane: " più investimenti - meno tasse". Ad una
modestissima lettura di osservatore, con la prima parte della prescrizione da
somministrare a tutte le Nazioni sembrerebbe di trovarsi di fronte - attese le
condizioni di un progressivo avvicinamento in corso ad una fase prevista e
auspicata non molte settimane fa dallo stesso Draghi, di recessione (anche
lunga) - ad un forma di ossimoro rispetto alla collegata pretesa, surrettizia
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riduzione del gravame fiscale. Se le entrate diminuiscono, da dove gli
investimenti (pubblici) trarranno alimentazione? Nello specifico italiano,
peraltro, che sta affrontando tutte le conseguenze di una fase di picco del debito
pubblico, questa seconda parte dell'invito della Bce, si adagerebbe comunque
sul provvedimento di spending review avviato nella sanità pubblica attraverso
l'accollamento di spese al cittadino dopo il taglio di prestazioni sanitarie –
terapeutiche e non solo diagnostiche - sin qui obbligatorie. Di là da un nesso
imperscrutabile ai più, resta d'assistere all'eventuale demagogica sceneggiata.
Folco Mileto
Corriere della Sera del 28 marzo 2016
Sono i ragazzi tra i 14 e i 20 anni: ansiosi, depressi e alle prese con
molte incertezze, ma meno egoisti di quanto tutti i loro selfie potrebbero far
pensare. Ritratto della “Generazione ‘K’.
Francamente i loro genitori (nostri figli) hanno affrontato decisamente
male il futuro - il proprio così quello più avanti - da costruire e lo stanno
accompagnando ancora peggio. Più per una sorta di riscatto da vissute
situazioni di educazione e formazione rigorose e restrittive, pretestuosamente
accusate poi ed addotte a responsabilità degli aspetti negativi del fenomeno
generazionale, la fascia genitoriale in predicato, nel ruolo - reale punto nodale
di sbandamento nel tessuto connettivo di una società di transito - si è sentita
indotta a scelte piuttosto verso un permessivismo libertario, senza rendersi
conto dell'adiacente abbandono di un dovere primario. Di converso, gli odierni
'K' in fermentazione, sono scivolati in un convinto atteggiamento reazionario
(forse anche giustificato quanto legittimo), la ricerca nel quale - di forme e
contenuti per diverse espressioni nel contesto -, si presenta troppo spesso
esasperata, nemmeno casualmente convergente con un'ipotesi di 'nouvel vague'
di un mutato collettivo sociale.
Folco Mileto
Caso Giulio Regeni. 1 del 21 aprile 2016
Nove casi su dieci - negli ultimi dodici anni di rinfocolata tensione tra gli
opposti schieramenti di potere, di interesse, di religione, politici e militari - che
hanno visto coinvolti (e spesso con esiti nefasti), hanno trascinato italiani,
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soprattutto molto giovani e capaci. Con le cautele dovute ai rischi connessi agli
episodi che ricordiamo, oggi per questo, [ovviamente maggiori per il rispetto
dell'atroce dolore che ha colpito i familiari del ragazzo], 'fare chiarezza' sull'uno
aspetto, significa inevitabilmente farne sull'altro, verosimile presupposto e
causa dell'intera vicenda. In quei mondi - Egitto, come Siria, Turchia, Iran e
non solo - l'Italia in maniera molto ridotta non ne è certamente immune – dallo
stato di “tensione” si è passati da tempo alle guerre: combattute soprattutto dai
servizi segreti di tutti indistintamente i paesi del bacino mediterraneo (più da
vicino). Rivendicazioni di questa o quella 'testimonianza', così indagini più o
meno veritiere da parte degli organi ufficiali delle due Nazioni sullo scenario
potrebbero non condurre - per i Marò, in condizioni di maggiore ufficialità
negli avvenimenti, - i quattro anni trascorsi non hanno ancora condotto alla
irrinunciabile luce sui fatti. Peraltro, se è guerra, quella in atto, non possiamo
non aspettarci, inevitabilmente, azioni cruente, né tantomeno atti di pietà non
prevedibili nei comportamenti dei soggetti offesi.
Folco Mileto
Umberto Fara foto del 14 gennaio 2016
Colpisce per primo, nel soggetto ripreso, il tentativo di nascondere un
dolore estremo - non tanto dietro l'opposizione, anche incompleta, delle mani
sul volto - quanto nel pianto represso nell'occhio rimasto visibile. Tutto quanto
un essere umano diverso da ciascuno di noi, in condizioni di 'sopravvivenza' a
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cagione di pelle, religione, razza, lingua, si trova addossato in un tratto di vita
precaria e verosimilmente brevissima, originato da malvagità, odio, violenza
tout court in una gara di sopraffazione spesso non 'remunerativa' in sé. Lo
scatto, oltre le prerogative tecniche e di alta professionalità dell'autore, è di
denuncia sociale cui non può negarsi ampi spazi di coraggio. Bravo.
Folco Mileto
Una poesia di Pablo Neruda
Il primo giorno dell'anno
Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte lo andiamo a ricevere
come se fosse un esploratore
che scende da una stella.
Come il pane, assomiglia al pane di ieri.
Come un anello a tutti gli anelli.
La terra accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline,
lo bagnerà con frecce di trasparente pioggia
e poi, lo avvolgerà nell'ombra.
Eppure,
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell'anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire, a sperare.
La poetica è di Neruda: possibili commenti? Io penso di no, come per
quasi tutti i poeti che ciascuno conosce. Qualcuno di loro riesce ad accendere
emozioni più forti che altri, o forse meglio, siamo noi che abbiamo bisogno di
ascoltare chi scrive in grado di restituirci voglia di vivere ed equilibrio in alcuni
momenti di maggiore debolezza e instabilità emotive. Su una via oggettiva, non
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riconosco ipotesi di paragoni possibili sui contenuti (storici), già troppo lontani
tra loro. Estremamente difficile sarà trovare melodie di speranze in una società
che più velocemente del solito, si è incrostata di insensibilità e cinismo, nello
sviluppo di un conflitto sociale che troppe volte, negli scorsi anni, aveva
avvisato della sua presenza dietro le nostre porte. Molto più di sordità e
indifferenza non soltanto politica - fino a disegnata progettazione - ci hanno
trascinati nel corso del 2012/2014, Non è stata incolpevole da parte di tutti la
indolente delega fornita in bianco a soggetti comunque esterni al nostro paese,
alle nostre famiglie.
Folco Mileto
“In troppi amano cani e gatti e ignorano la sofferenza del vicino"
Nessuna contraddizione né paradosso nei più recenti orientamenti
pastorali di Papa Francesco relativi al nostro comportamento verso gli animali:
nessuna piétas in ‘graduatoria’ nel rispetto divino e nella misericordia, intesa
solidarietà preminente, verso umanità neglette per eventi e circostanze avverse.
Un metaforico accesso al paradiso per i nostri 'amici animali' - atteso di non
obliare che l'amicizia, tipo di legame sociale accompagnato da un sentimento di
affetto vivo e reciproco tra due o più persone - non debba sostituire, nelle
spinte, quanto nelle concrete risposte, il dovere di solidarietà (civile).
Anche questo, soprattutto questo, aspetto - non privo di ridondanze
sociologiche, distorsive - sta risentendo di gravi perdite nella conduzione del
senso comune. Anzi è proprio in tale summa di coscienza che si percorrono
tratte di smarrimento. Sentimenti, spinte di umanità, razionali di vita sociale,
equanimità nei rapporti etnici (anche pacifici), sicurezza e libertà hanno
superato il punto critico dell'equilibrio personale, quanto collettivo, nelle
priorità come nelle scelte di vita. Oggi, il Capo spirituale di una Chiesa - la
Cattolica -, ha oggettivamente ragione d’avvertire il suo 'gregge' - alla stregua
di Mosè animato contro l'idolatria – di accresciute esasperazioni e distorsioni
nelle condotte [perlomeno dei 'suoi' credenti] in fatto di affettività eccessive nei
confronti di esseri cui la Bibbia non riconosce identità e dignità 'umane'. Ieri
aveva, ha avuto, pure ragione Padre Francesco non molti giorni indietro quando
agli stessi fedeli ha 'indicato che in paradiso c'è posto anche per gli animali'. E
ciò, in tutta onestà e senza fariseismi, non può non essere considerato dai più un
momento importante di confusione. In effetti, a mio avviso, così non è. Di là
dall'essere o meno vicini a considerazioni presuntuose sull'antropomorfismo
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universale, è indubbio che l'Uomo sia in cima Paradiso terrestre. Deformazioni
di una civiltà del benessere (del consumismo edonistico e speculativo) hanno
accompagnato il tessuto connettivo, da un lato, alla ricerca di un immaginario
di valori rinnovati tra paura e aggressività, rabbia e rimorso, violenza e pietà,
dall'altro al rapido e progressivo abbandono di serene capacità di giudizio.
Contraddizione solo apparente, nelle due affermazioni del Papa, laddove, al
contrario, è dato ascoltare verità compatibili. Le accuse successive sembrano
infatti rivolte – più che a un diniego di pensiero espresso – ad un autentico
‘slancio’ pastorale con il quale ha inteso richiamare i comportamenti dei fedeli
– pur nella sensibilità verso i nostri amici animali– nel tenere presenti le
incontenibili necessità d’esistenza d’uomini meno fortunati.
Folco Mileto
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RECENSIONI
Psicologia, Psicopatologia, Psichiatria, tra Tecnica, Assistenza ed Etica
Gian Paolo Guaraldi. Ed. Libreria Cortina. Milano, 2014. pp.222, € 21.00
“Psicologia, Psicopatologia, Psichiatria” è il titolo del nuovo libro del
Prof. Gian Paolo Guaraldi, uscito recentemente per Edizioni Libreria Cortina
Milano, e che si colloca nel repertorio di manuali e compendi dell’area “Psico”,
talvolta molto affollato. A contraddistinguere il testo in questione è il
sottotitolo, “Tra tecnica, assistenza ed etica”, che anticipa il punto di vista e
l’intento dell’autore. Con assoluto rigore, egli ricostruisce gli orizzonti di senso
della Psichiatria, intesa come la Scienza dell’Uomo, disciplina di confine,
sospesa tra un’origine medico-scientifica e una vocazione per le scienze umane.
Il Prof. Guaraldi, sin dalle prime pagine, mette in chiaro l’importanza delle
correlazioni necessarie tra la Psichiatria, la Psicopatologia, la Psicologia e
soprattutto l’Etica.
Il volume, sintesi di oltre cinquant’anni di carriera in cui mai sono state
scisse la didattica, l’assistenza e la ricerca, si differenzia dai tradizionali testi
per studenti perché è stato preparato in base alle richieste, alla cultura, ai
bisogni e alle capacità di apprendimento di chiunque si metta alla lettura delle
sue pagine.
Il libro offre la grande opportunità di vedere coniugata la Psichiatria
tradizionale con quella contemporanea, inclusi i suoi strumenti e modelli di
classificazione. Sono pertanto presentate le differenze tra le diagnosi
“tradizionali” e i quadri diagnostici descritti prima nel diffusissimo DSM-IVTR, e poi nel nuovo DSM-5.
Tra i temi maggiormente cari all’autore, e dunque particolarmente
sviluppati nel testo, si trovano il Neurosviluppo, il continuum psicologico e
psicopatologico, e soprattutto la life span psychology, oggi al centro del nuovo
manuale statistico diagnostico dell’APA, come pure il tentativo di affiancare al
modello categoriale alcuni spunti di approccio dimensionale: è questo il caso
dei nuovi criteri diagnostici per il Ritardo Mentale, oggi Disabilità Intellettiva, e
per i vari tipi di Autismo, ora raggruppati nel Disturbo dello Spettro Autistico.
Molto opportunamente un capitolo del libro è dedicato alle Nevrosi, che
pur non figurando più nei recenti manuali diagnostici, fanno parte del lessico
quotidiano di ogni operatore, non solo di ambito psichiatrico.
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Estremamente originale e assai utile per il lettore è la collocazione dei
Disturbi psichiatrici. Le varie patologie sono inserite all’interno di capitoli che
descrivono separatamente Coscienza, Affettività, Percezione, Pensiero,
Intelligenza, Memoria, Attenzione e Volontà. In primis è descritta la funzione
psichica, poi ne sono enunciate le alterazioni quantitative e qualitative, infine
sono presentati i quadri psicopatologici correlati, riportando per ogni funzione
psichica sia le classificazioni della Psichiatria tradizionale, sia le nuove del
DSM-5.
Il libro riporta in modo originale una serie di quadri psichiatrici di non
facile reperibilità. In particolare vengono descritte le problematiche riguardanti
la famiglia, il divorzio, il child abuse, le nuove forme di addiction e il
disadattamento scolastico. Costituiscono riflessioni sull’Etica dissertazioni su
temi quali l’eugenetica, il consenso informato, lo stato vegetativo, la morte
cerebrale e le dichiarazioni di fine vita.
Sebbene il volume disponga di un preciso indice analitico che permette
una consultazione corretta della terminologia, e pertanto può essere usato dallo
studente per verificare rapidamente la sua preparazione, esso non va
considerato come un “piccolo Bignami”: l’autore infatti sollecita il lettore ad
approfondire sempre le proprie conoscenze.
In conclusione, si può affermare che il Prof. Guaraldi abbia creato un
testo aggiornatissimo ma che non trascura il passato, e che merita dunque di
essere scoperto.
Daniela Conti
Istituzioni e cambiamento.Processi psicosociali
Orazio Licciardello. Ed. Franco Angeli. Milano, 2016
Istituzioni e cambiamento costituiscono le polarità fondamentali delle
dinamiche che caratterizzano la società attuale.
Al cambiamento, che sempre più si riscontra nella quotidiana esperienza,
fanno da pendant le resistenze di un complesso di processi psicosociali che, sul
piano organizzativo/istituzionale e su quello degli atteggiamenti personali,
rendono problematico l'adeguamento alle innovazioni ed alle esigenze che dalle
stesse discendono.
Appare necessario superare la tradizionale concezione reificazionista
delle Istituzioni, in relazione alla quale le stesse, in quanto considerate come
ostacoli al progresso ed alle innovazioni, andavano eliminate. Occorre, invece,
riconcettualizzarle come prodotto culturale, funzione di processi sociali e
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psicologici che, proprio in quanto tali, possono essere modificate, adeguandone
la funzione ed il ruolo alle mutate esigenze che dal cambiamento sociale
provengono.
Com'è stato rilevato, peraltro, le Istituzioni, per la loro natura, "sono
nell'immaginario collettivo", che concorrono a creare e del quale sono, almeno
per certi versi, funzione. In tal senso, si tratta in larga parte di costruzioni
concettuali che rimandano alle soggettività ed alle dinamiche intersoggettive,
che in qualche modo controllano ma che dalla stesse possono essere modificate.
In altri termini, le Istituzioni, più che come dato, vanno considerate come
processi psico-sociali, ovvero nel loro processo di "Istituirsi", ciò per cui,
laddove nel tempo sono diventate "Istituiti" cristallizzati, possono essere
sostituite da nuovi "Istituenti", più adeguatamente funzionali rispetto alla
dinamiche sociali, emergenti e diverse da quelle che li hanno prodotte.
In atto, l'apertura al cambiamento delle Istituzioni sociali, anche quando
sia dichiarata e/o giuridicamente sancita, è molto spesso di livello formale,
permanendo "Istituiti" organizzativi funzionali alla stasi più che
all'innovazione. Processi similari, peraltro, caratterizzano largamente anche gli
"Istituiti" culturali delle organizzazioni di tipo produttivo.
Gli atteggiamenti personali ed i comportamenti (più o meno
direttamente) correlati appaiono caratterizzati da ambivalenze e da un
sostanziale ancoraggio a "Istituiti" rassicuranti e alieni dalla ansie che il nuovo
può elicitare, anche se disfunzionali rispetto alle esigenze che le innovazioni
richiedono, poichè i processi di cambiamento investono in pieno l'Identità,
personale e sociale, nonché il sistema culturale ed i valori di riferimento che ne
costituiscono l'humus.
Per rispondere adeguatamente alle esigenze che discendono dalle
problematiche delineate, occorre una profonda rivisitazione degli "Istituiti",
culturali ed organizzativi --sui quali Scuola, Università, Istituzioni formative, di
base ed in itinere, hanno tradizionalmente fondato la loro attività-- e l'adozione
di nuove metodologie ispirate al cambiamento, in tal senso, adeguatamente
funzionali.
In generale, sia nella formazione di base sia in quella ricorrente, si rileva
l'esigenza di "Istituenti" funzionali ad una gestione dei ruoli, professionali e
personali, per la quale i processi di cambiamento vengano percepiti come
occasione di possibile evoluzione sociale e di realizzazione personale.
In particolare, ad es., tale formazione appare indispensabile perché coloro
che operano nell'ambito della riabilitazione e, in generale, nelle Istituzioni
sociali (scuole, ospedali , etc..), possano coniugare, nella concretezza della
relazione professionale (e non semplicemente a livello ideologico e/o
dichiarativo), categorie concettuali ed atteggiamenti funzionali ai processi di
96
effettiva de-istituzionalizzazione. Si tratta di processi che si caratterizzano per
una diversa modalità di gestire le relazioni (interpersonali e gruppali) e, in tal
senso, implicano adeguate capacità di gestire le emozioni senza subirle e
investono il quadro degli atteggiamenti e la stessa identità delle persone
coinvolte, in primis di coloro che in tali processi svolgono ruolo di
responsabilità. La de-istituzionalizzazione, in tal senso, più che l'abolizione
delle Istituzioni, in quanto tali, concerne l'esigenza di nuovi "Istituenti"
funzionali a formare le persone ad una adeguata gestione di ruoli che, per
definizione, appaiono caratterizzati dalla complessità.
In generale, sostanzialmente similari appaiono anche i processi che
caratterizzano il funzionamento delle organizzazioni produttive, attese sia
l'esigenza di leadership, più che di headship, nella gestione delle risorse umane,
per definizione sempre più di tipo "immateriale", sia la rilevanza che la qualità
delle relazioni interpersonali assume non solo nelle dinamiche della
cooperazione quanto e soprattutto per affrontare funzionalmente la complessità
delle innovazioni continue ed i rischi connessi alla percezione delle stesse in
termini di discontinuità.
Vincenzo Rapisarda
La storia della psichiatria nell’Università di Catania
Vincenzo Rapisarda e Antonino Greco, “Formazione Psichiatrica e Scienze
umane”, Quaderno N. 31 Catania, 2015.
Lo scrivente dott. La Delfa Enrico (medico chirurgo, psichiatra
dipendente ASP 3 e dirigente responsabile Unità operativa semplice DSM 4 CT
2, Direttore del Centro siciliano della Accademia di Storia dell’Arte sanitaria
con sede a Roma, presieduta dal prof. Gianni Iacovelli, da allievo del prof.
Vincenzo Rapisarda, già Ordinario di Psichiatria e Direttore della Clinica
psichiatrica dell’Università di Catania) è lieto di recensire il volume suindicato,
scritto in collaborazione con il dott. Antonino Greco, specializzato in Scienze
religiose nell’Università di Urbino.
Il volume suindicato è stato scritto con notevole impegno per le premesse
storiche ed antropologiche della Sicilia e di Catania greca e per le
considerazioni filosofiche e religiose. Fondamento di tutto è la rivalutazione
della medicina ippocratica, oggi neoippocratica con la inscindibilità mentecorpo sia nella diagnosi che nella cura delle malattie.
97
La psichiatria non è solo scienza naturalistica, ma anche scienza umana
per l’interesse all’uomo non solo come corpo ma anche psiche. Come un regista
utilizza la telecamera sia nello spazio che nel tempo nel dipanarsi della cronacastoria.
I primi vagiti della neonata Università di Catania vengono riscontrati in
epoca greco-romana, poi nel Medioevo con le 57 scuole ebraiche di medicina a
gestione familiare , poco conosciute perché cancellate, in una sorta di damnatio
memoriae, dall’editto di espulsione dei regnanti di Spagna per apparenti
motivazioni religiose ma per reali cause economiche di spoliazione di beni e di
genocidio-olocausto ante litteram. Nel 1434 nasce l’Università di Catania per
volere del re Alfonso di Aragona. Alla fine dell’Ottocento viene insegnata la
Psichiatria prima della Neurologia, poi la Clinica delle malattie nervose e
mentali e infine la scissione della Psichiatria dalla Neurologia.
Opportuno il ricordo dei 350 specialisti in psichiatria ad opera del prof.
V. Rapisarda che creò la scuola di specializzazione.
Vincenzo Rapisarda, da studente ha presieduto la FUCI (Federazione
Universitaria Cattolica Italiana) catanese e da laureato nel 1957 è stato vice
presidente dell’Azione cattolica diocesana con la presidenza del prof. Giacomo
Tamburino. Si specializza a Palermo nel 1960 con il prof. Agostino Rubino ed
inizia a lavorare al Centro di Igiene mentale, diretto dal prof. Enzo Arena. Dal
1963 al 1973 ha insegnato psicologia dell’età evolutiva nell’Istituto
universitario di Magistero. Nel 1964 divenne Libero Docente di Clinica delle
malattie nervose e mentali e dal 1974 Ordinario di Psichiatria fonda la Scuola di
specializzazione in psichiatria, la scuola di Servizio sociale psichiatrico e quella
di Tecnici della riabilitazione psichiatrica poi divenuta corso di laurea. E’ stato
Presidente per la Sicilia dell’I.R.S.A.E. una Società nazionale per la crescita e
la diffusione della cultura. Come detto, Rapisarda fa un excursus storico,
filosofico, religioso, organicistico, genetico, biochimico, biologico,
neurofisiologico, umanistico, fenomenologico, psico-logico. Parla della scuola
Ippocratica di Mileto che si occupava di psichiatria nel 7° secolo a.C. e della
scuola medica di Crotone nel 6° secolo. Ambedue scuole scientifiche nel senso
moderno. Tuttavia più’ tardi, la malattia mentale fu considerata di origine
soprannaturale (follia divina di Platone, morbo sacro dei romani, estasi nel
medioevo, fino alla concezione demonologica e al processo alle streghe).
Ancora oggi in certe civiltà dell’Africa o America meridionale, il disturbo
mentale è frutto di influenze maligne per cui interviene lo stregone-sciamano.
La Medicina egizia, quella assiro babilonese erano medicine sacerdotali, laiche
ad indirizzo magico o miracolistico. Lo stesso buddismo, le pratiche yoga, lo
zen anticipano la moderna psicoterapia. Con Ippocrate la medicina è basata
sulla osservazione e sperimentazione, con rapporto stretto tra soma e psiche e
98
nasce la moderna medicina, come detto. Con la caduta dell’impero romano,
emerge la corrente demonologica con i roghi agli eretici, streghe, presunti
indemoniati, ad opera del Santo Uffizio, della Santa inquisizione.
Galeno, medico romano descrive la malattia mentale in maniera rigorosa
e scientifica. Dal 1500 alla fine del 700 morirono sul rogo circa un milione di
persone, e molti erano poveri malati di mente. La Chiesa nel Giubileo del 2000
ha chiesto perdono ufficialmente. Contemporaneamente la medicina araba
riprende il pensiero scientifico greco romano e nascono gli asili per malati di
mente. Negli ospedali islamici si pratica la musicoterapia, la danza, la
psicoterapia. L’analisi storica dell’autore è puntuale e dettagliata. Nel 1600
scoppia la peste in Europa e grandi masse di diseredati vengono rinchiusi in
grandi stabilimenti. Nel 1547 viene aperta la torre di Londra al pubblico e i
visitatori potevano vedere i poveri matti incatenati. Con la rivoluzione francese
e gli ideali di libertà, egualità e fraternità Pinel libera i matti dalle catene,
considerandoli persone malate, da curare.
Inizia il trattamento morale di Esquirol. Nascono a Parigi i primi ospedali
psichiatrici, come in Italia e in Europa. Nel frattempo con il positivismo
iniziano gli studi biologici e anatomopatologici in psichiatria.
Ricordiamo Kraepelin e Jaspers. Vengono scoperte la malarioterapia,
l’insulinoterapia, la terapia con l’elettroshock. Con la scoperta degli
psicofarmaci la psichiatria biologica fa grandi passi. Alla fine dell’Ottocento
insieme all’indirizzo biologico, si sviluppa quello psicologico e sociologico.
Freud dall’antichità costruisce la psicoanalisi.
Nasce anche il movimento antiistituzionale, antipsichiatrico con Laing,
Cooper e in Italia con Basaglia. La legge 180 del 1978 in Italia chiude i
manicomi, strutturando l’assistenza psichiatrica nel territorio. Tuttavia la
riabilitazione è affidata ai privati convenzionati col S.S.N. La 180 viene
inglobata dalla legge 833 del 1978 di riordino del servizio sanitario nazionale.
Non vengono realizzate strutture riabilitative pubbliche.
Nascono i CTR, Centri riabilitativi privati convenzionati. La recente
legge 81 prevede la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e la creazione
di strutture denominate REMS cioè residenze per la esecuzione di misure di
sicurezza, norma controversa e criticata, a mio modesto parere più demagogica
che di reale soluzione del problema. Poteva farsi una legge non di chiusura tout
court ma di graduale superamento dell’O.P.G. Il problema è che soggetti ad alta
pericolosità sociale potrebbero finire fuori dal carcere.
Nasce anche la psichiatria sociale. La prima rivoluzione psichiatrica si ha
con la scoperta degli psicofarmaci negli anni 50 (scoperta della clorpromazina largactil). Negli anni 70-80 nasce la psicoterapia. Negli anni 90-2000 nascono
gli studi di epigenetica e gli antipsicotici atipici.
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Nel 1953 viene scoperta la iproniazide, antitubecolare, con effetti
antidepressivi. Nel 1958 viene scoperta l’imipramina. Nel 1958 P. Jansen
scopre l’aloperidolo-serenase. Nel 1960 nascono le benzodiazepine.
L’approccio psicofarmacologico segna una svolta importante nella cura
del malato di mente. Nel 1998 nascono gli atipici. Dal punto di vista
diagnostico, nel 1952 viene codificato un sistema di classificazione multi
assiale denominato DSM I, nel 1968 nasce il DSM II, nel 1980 il DSM III, nel
1994 il DSM IV, nel 2000 il DSM IV TR, nel 2013 il DSM V.
Ricordiamo la figura di Carlo Lorenzo Cazzullo che a Milano nel 1959
fonda la prima cattedra di psichiatria staccandola dalla neurologia. La
psicoanalisi nel frattempo fa progressi da gigante (seconda rivoluzione
psichiatrica). Con la scoperta della PET e RMN nascono le neuroscienze. Dal
1990 al 2000 nasce la psichiatria molecolare. La scoperta del DNA da parte di
Watson e Crick apre nuovi orizzonti. Dagli anni 60 in poi esplode nel mondo
l’uso delle droghe e delle tossicodipendenze con i problemi correlati.
Negli anni 80 nascono i SERT e i problemi delle doppie diagnosi.
L’autore traccia un excursus dettagliato della psichiatria scientifica, non
trascura tuttavia il rapporto tra psichiatria e misticismo, il rapporto tra arte e
follia. La psichiatria non deve trascurare la ricerca.
Un intero capitolo è dedicato poi alla storia dell’Ateneo catanese. La
prima scuola di medicina nasce a Catania nel VII secolo a.C. con Caronda, poi
sviluppatosi con Ippocrate e con Galeno. L'Università di Catania nasce nel 1434
con Alfonso di Aragona ed Eugenio IV e per mantenere l’esclusività
universitaria a Catania che non è più capitale dell’isola si escludono studi
universitari a Trapani, Palermo, Cefalù e Messina. A Palermo l’Università
nasce nel 1806 e a Messina nel 1838. L’Università dipendeva dallo Stato con la
sorveglianza della Chiesa cattolica. Vi furono contrasti tra Rettori e Vescovi e
lotte di potere. Il rettore si chiamava dominus, poi magnificus.
La medicina si basava sui trattati della medicina araba di Avicenna,
Averroè e su Galeno. L’anatomia si studiava sui corpi delle persone giustiziate
dal 1592 in poi. Nel 1895 nasce lo incarico della Clinica delle malattie nervose
e mentali con D’Abundo che diventa ordinario di clinica nel 1903.
D’Abundo era allievo di Bianchi. Nel capitolo quinto Rapisarda si
sofferma sulla nascita dell’insegnamento della psichiatria nella Facoltà di
Medicina catanese. Nel 1889-90 nasce a Catania un libero corso di psichiatria
affidato a un dermatologo, il prof Primo Ferrari. Nel 1894 l’incarico di
insegnamento di Psichiatria viene dato al prof Giuseppe D’Abundo. Nasce la
rivista sperimentale di psichiatria. Il D’Abundo fece ricerche di neurofisiologia
e neuropatologia, fu anche Precursore della sieroterapia e malarioterapia,
promosse la associazione di igiene mentale. Dopo il suo trasferimento a Napoli,
100
divenne Direttore incaricato di Clinica delle malattie nervose e mentali il Dott.
Eugenio Aguglia, nonno dell’attuale Ordinario di Psichiatria. Nel 1924 diventa
Direttore il prof. Fragnito di Siena. Nel 1927 il nuovo Direttore della nostra
clinica catanese fu il prof. Buscaino fino al 1945 e i suoi allievi furono Longo,
Pero e Rubino. Interessanti sono le sue ricerche sulle alterazioni umorali e
disendocrine nelle nevrosi. Si interessò della biologia della vita emotiva. Studiò
le basi biologiche della schizofrenia dal punto di vista istopatologico e
istochimico. Altri suoi assistenti da ricordare sono il dott. Vittorio Colaciuri e il
dott. Gaetano Benedetti. Quando Buscaino va a Napoli,
l’incarico di insegnamento va al Prof. Pero che diventa ordinario nel
1954. Partecipò al primo congresso mondiale di psichiatria a Parigi nel 1950 e
al Congresso internazionale di Lisbona. Instituì inoltre la neurochirurgia del
Garibaldi. Fu membro della commissione di vigilanza degli Ospedali
Psichiatrici di Sicilia e supervisore del centro di Igiene Mentale, varato nel
1962. Nel 1971 Pero affidò l’incarico di Clinica psichiatrica al prof. F. Nicoletti
e quella di Neuropsichiatria infantile al prof. V. Rapisarda.
Nel 1974-75 la Clinica delle malattie nervose e mentali viene sdoppiata.
La clinica neurologica andò al Prof Nicoletti e la Clinica psichiatrica al prof.
Rapisarda. Ricordiamo gli allievi di Pero: il prof Gaetano Benedetti che fece
carriera a Zurigo, Saverio Signorelli ebbe la neurochirurgia a Catania, il dott.
Grimaldi ebbe a Enna il primariato di neurologia, il dott. Pisana ebbe il Centro
di Igiene mentale a Ragusa, il prof Enzo Arena direttore del Centro igiene
mentale di Catania, il dott. Dieli primario neurologo a Catania, il prof. Gattuso
Direttore dell’ospedale psichiatrico di Siracusa, il prof Nino Grasso aiuto in
neurologia, il prof Michele Russo
Primario psichiatria sdc Ospedale Vittorio Emanuele, dott. La Boria
primario a Biancavilla, dott. Aldo Lanteri primario sdc O. Garibaldi,
dott.Falsaperla primario O. Garibaldi, il dott. Vittorio Colaciuri organizza la
casa di cura neuropsichiatrica Villa dei Gerani. Il prof. Angelo Maiorana
diventa ordinario di Psicologia alla Facoltà di lettere, poi in Medicina a Catania,
e fonda nel 1978 la casa di cura Carmide. Il prof. Gattuso introduce l’E.E.G. a
Catania, affiancato dai dottori Lanteri e Dieli. Nel 1979 nasce la scuola di
Specializzazione in Psichiatria, diretta dal prof Rapisarda fino al 2004. Dal
1963 al 1973 Rapisarda insegna Psicologia della età evolutiva alla Facoltà di
Magistero e Neuropsichiatria infantile in Medicina a Catania. Per ben 2 volte
vice presidente della SIP (Società italiana di Psichiatria nazionale) dal 1980 al
1982 e dal 1985 al 1988. Per 2 volte presidente della SIP regionale. La Clinica
delle Malattie nervose e mentali viene trasferita dal Garibaldi al Policlinico.
Con gli Allievi sono molte le sue pubblicazioni: 500 articoli e 18 volumi.
Insegna in diverse scuole di specializzazione nella Facoltà di Medicina.
101
Allievi del prof Rapisarda sono: il prof. E. Aguglia, nipote
dell’Insegnante già segnalato, ordinario di Psichiatria a Trieste dal 1986 e dal
2008 trasferito alla Università di Catania, la prof.ssa C. Calandra, Direttore
Unità Operativa di Psichiatria dal 2005, la prof.ssa Anna Fogliani, direttore
scuola di specializzazione in Psichiatria dal 2004 sino alla pensione, la Prof.ssa
Luciana Crea direttore della scuola di specializzazione in Psichiatria, il prof V.
Bonomo scomparso prematuramente, già Direttore dell’Istituto di clinica
psichiatrica di Catania.
L’autore cita anche i ricercatori insegnanti: la prof Lisa Filetti per la
psico-diagnostica, la prof.ssa Concetta De Pasquale che adesso insegna
Psichiatria nel Corso di Laurea di Scienze della Formazione e Metodi e
Tecniche riabilitative in ambito psicopatologico, la prof.ssa Liria Grimaldi, il
prof. Antonio Petralia, il prof. Tullio Scrimali. il prof. Antonio Virzì, da alcuni
anni Direttore a Ragusa e Modica della psichiatria e tra i più meritevoli nella
nascita e nella produzione della rivista “Formazione psichiatrica”, il dott.
Giuseppe Bongiorno, già primario psichiatra al “Cannizzaro”, il dott. Giuseppe
Fichera, Capo Dipartimento di Salute Mentale di Catania e provincia, il dott.
Michele Lo Magro, già Capo dipartimento della salute mentale a Siracusa, il
dott. Giovanni Angemi e il dott. C. Mazza e il dott. S. Di Dio e la dott.ssa C.
Dinaro che dirigono i Ser.T di Catania, Giarre ed Acireale, il dott. Salvo Zerbo
che ha diretto l’informatica in Clinica e utilizza le stesse competenze nel Centro
di Igiene mentale catanese, il prof. F. Drago, ordinario di Farmacologia nella
Università di Catania, il prof. Cicirata, ordinario di fisiologia, il Prof. Fabio
Sambataro di recente Ordinario di Psichiatria nell’Università di Udine,
Giampiero Petriglieri professore all’INSEAD di Parigi.
Occorre ricordare Dottori Specialisti che si sono affermati in politica:
Raffaele Lombardo da Presidente della Regione siciliana, Gaetano Sgarlata
Assessore alla Provincia di Siracusa e Fiorentino Trojano Assessore al Comune
di Catania. L’Autore con tanto affetto ricorda i suoi allievi che sono tantissimi e
lo scrivente si scusa se non ha riportato tutti quelli descritti nel volume.
Opportuno pure indicare l’impegno e la competenza della Segretaria
Maria Giuffrida, della Caposala signora Elvira Saccà e della Responsabile
Servizio sociale dott.ssa Angela Margarone.
E. Donelli e il dott. Ugo Gattuso sono scomparsi prematuramente e il
dott. Gianluca Zurria è stato ucciso negli USA a Nashville da due delinquenti
da poco usciti dal carcere.
Ricorda con affetto e stima prestigiosi colleghi di altre regioni: i
professori Cazzullo, Maj, Pancheri e tantissimi altri.
Elenca infine una serie di convegni, organizzati e presenziati insistendo
sulla necessità della formazione e aggiornamento continuo. Una fatica immane
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per l’autore, un regalo alla Comunità Scientifica e ai colleghi medici, un dono
alla Città di Catania da Lui tanto amata, alla sua Università, alla sua Facoltà,
testimone di tante sue appassionate battaglie, ma sempre nella coerenza, onestà
intellettuale, fedele ai suoi principi religiosi, politici e morali. Indifferente alle
lusinghe e ai condizionamenti strumentali, infine vicino ai suoi allievi,
premiando loro per l’impegno, l’intelligenza al di là del ceto sociale, aiutando
spesso chi non poteva acquistare i libri o partecipare ai convegni. Il volume su
“La storia della Psichiatria nell’Università di Catania” è una pietra miliare per
chi vuole conoscere la vera storia della psichiatria nella Università di Catania.
Grazie Prof. Vincenzo Rapisarda, hai condotto con stile ed eleganza la
tua missione di Medico e Maestro, in punta di piedi e senza clamore o squilli di
tromba.
Enrico La Delfa
È solo nella tua mente ed è reale
Gianfranco Sorge. Ed. Goware, Firenze, 2015
ISBN: 9788867973996, Pagine: 136.
“È solo nella tua mente ed è reale” è una raccolta di diciotto racconti,
originali e scorrevoli, in bilico fra la fantascienza, il thriller, lo psicoanalitico, il
grottesco fino a sfiorare l’horror. L’autore si sofferma a esplorare il lato in
ombra della mente, quella parte irrazionale che porta talora a confondere i limiti
fra la fantasia e la realtà fino, nei casi estremi, a sconfinare nella follia.
Vari sono i contenuti e i contesti in cui si snoda la narrazione: Un’oscura
genia di umanoidi che minaccia la sopravvivenza di tutti gli uomini. Una folle
fuga nel microcosmo psichedelico della metropolitana di Londra. Un cagnolino
in grado di diventare lo strumento più forte del male assoluto. Un matador che
accetta di domare una bestia misteriosa ricoperta da un lenzuolo nero. Un uomo
che organizza una disperata corsa in moto...
Deliri, allucinazioni, perversioni, disarmonie della struttura di
personalità, sono i protagonisti delle storie, con il giusto tratto di ironia in grado
di allentare la tensione e così esplorare nel profondo la parte più primitiva del
nostro universo mentale. In alcuni brani (Lui, Libri?, Un divano giallo) ai
personaggi si sostituiscono oggetti inanimati che divengono portatori delle
emozioni dei loro possessori. Spesso è il finale a sorprendere maggiormente il
lettore per il ribaltamento di prospettiva che viene proposto.
In conclusione, i racconti di “È solo nella tua mente ed è reale” si
muovono in queste atmosfere stranianti e bizzarre, inquietanti e surreali,
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cercando di rispondere al segreto della psiche con uno sguardo attento e
brillante. Peraltro, l’apparente leggerezza del testo non prescinde da alcuni
approfondimenti psicopatologici di facile accesso anche ai lettori che non
abbiano conoscenze nello specifico settore, stimolandoli a riflettere.
Sara La Licata
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NOTIZIARIO
San Giuseppe Moscati per la prima volta a Catania
Iniziata mercoledì 4 maggio, a cura dell’Ordine Equestre del Santo
Sepolcro di Gerusalemme, sezione catanese, e dell’Associazione Medici
Cattolici Italiani, con la segreteria organizzativa del dott. Enrico La Delfa,
medico psichiatra di Catania, la peregrinatio della reliquia di San Giuseppe
Moscati per la prima volta a Catania, con il tema “Giuseppe Moscati, un
uomo, un medico, un santo”.
Nel corso della prima giornata si sono susseguiti vari appuntamenti
iniziando dalla visita all’ARNAS “Garibaldi” presidio ospedaliero “Garibaldi
Nesima” - direttore dott. A. Alaimo - dove si è svolto, nella cappella del
reparto, un momento di preghiera e riflessione sul santo; poi visita al reparto,
con pazienti abbastanza gravi e problematici. La commozione è stata viva e
autentica, come le manifestazioni di fede semplice e spontanea sia da parte dei
pazienti che degli operatori. Ciò dimostra che dove si trova la sofferenza lì è
Cristo, vicino al letto del malato. Ci ha accompagnato nel giro il cappellano
dell'ospedale, padre G. Maieli. Poi ci si è recati alla oncologia medica direttore dott. R. Bordonaro -. Anche qui forti emozioni. Un plauso ai medici ,
infermieri per la disponibità e l’accoglienza . Ma è il sorriso bonario di Moscati,
di “Peppino”, quel sorriso dolce e accattivante del napoletano buono, che apre
le porte del cuore. Infine un fuori programma: ci siamo recati alla Pediatria: lo
stupore e la meraviglia di questi bambini ci ha colpiti. Era come se fosse
passato il nonno a trovarli. La loro fede è semplice, non ci sono sovrastrutture
mentali. Nei loro occhioni sofferenti trovi lo sguardo di Dio. Successivamente
peregrinatio nei reparti dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Policlinico V.
Emanuele” presidio “Gaspare Rodolico”, Oncologia medica - direttore U.O.C.
dott. Soto Parra -. Anche qui un momento di preghiera intenso con medici,
infermieri, pazienti e parenti: poi il giro nelle varie poltrone di “day hospital”.
Mi ha colpito il clima di festa che si è creato con un gruppo di operatori, specie
con il primario: foto, abbracci ... gli oncologi, più degli altri medici, hanno
bisogno della fede per curare non solo il corpo, ma anche l’anima, come diceva
Moscati. Anche qui un fuori programma: ci siamo recati, accompagnati dai
medici, al reparto di onco-ematologia pediatrica. Qualcuno di noi si è
commosso e ha pianto nel vedere i bambini sfortunati affetti da tumore ... ma la
speranza e la gioia ci salvano.
105
Nel pomeriggio sosta al Santuario “Maria SS. Annunziata al Carmine”,
per l’incontro con studenti e ragazzi, con l’intervento del padre gesuita A.
Piazzesi, con gli onori di casa del parroco, il carmelitano F. Collodoro. I ragazzi
sono stati molto attenti ed entusiasti durante il discorso sul santo medico. A
conclusione della giornata, in serata, accoglienza della reliquia presso la chiesa
di San Biagio in Sant’Agata la Fornace di piazza Stesicoro: s. messa e
conferenza su Moscati, che intese la professione medica come missione, con
interventi del rettore mons. prof. L. Calambrogio e del preside O.E.S.S.G. dott.
S. Sportelli. e del dott. E. La Delfa, organizzatore dell'evento. Nella relazione,
padre Piazzesi si è soffermato sul rapporto tra scienza e fede per Moscati. La
carità trasforma il mondo, non la scienza. Moscati vedeva nel malato il Cristo
sofferente e pertanto il medico non deve curare solo il corpo, ma sopratutto
l'anima. Con grande fatica, ma con grande gioia si concludeva la prima giornata
in maniera stupenda: quante persona in fila a baciare la reliquia!
Giovedì 5 la peregrinatio è proseguita con la visita alla Casa
Circondariale di piazza Lanza, accolta dal direttore dott. Elisabetta Zito.
Momento di preghiera e riflessioni a cura di padre Piazzesi, gia' per alcuni anni
viceparroco nella parrocchia catanese “SS. Crocifisso dei Miracoli”, presente il
vice-cappellano padre V. Sofia, ofm. A gruppi i detenuti hanno ascoltato le
parole di Padre Alessandro e baciato con fede la reliquia , in maniera composta
e ordinata. P. Piazzesi ha ricordato che anche Gesù è stato carcerato e sofferente
... momenti di commozione di fede nei detenuti. Quindi la visita si è conclusa
con un incontro con il personale carcerario. La Direttrice ha espresso parole di
grande apprezzamento per l'iniziativa, in quanto a volte la società dimentica il
mondo carcerario e si è augurata il ripetersi dell'evento. Dopo di che, a grande
richiesta, siamo andati all’ospedale Cannizzaro, dove siamo stati accolti con
giubilo all'ingresso di un grande padiglione da una bella folla di persone,
malati, parenti e operatori guidati dalla dott.ssa Rosaria D’Ippolito, direttore
Amministrativo dell'Ospedale. Dopo il momento di preghiera e riflessioni nella
cappella del nosocomio, a cura del Padre Piazzesi e del Cappellano, Monsignor
Mario Torracca. Siamo stati in tanti reparti ... momenti di gioia, di emozioni
forti; benefici di grazia.
Nel pomeriggio, alla basilica Collegiata “Santa Maria dell’Elemosina”,
per la s. messa presieduta dall’arcivescovo, mons. Gristina, con i
cerimonieri dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, e animata
dai canti liturgici e dall'Inno a san Giuseppe Moscati della corale parrocchiale
“Mater Divinae Misericordiae”, diretta dal m° Daniela Calcamo, organista il m°
Daniele Cannavò. Alla fine la folla con commozione ha baciato la reliquia di
San Giuseppe Moscati.
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Venerdì 6, giornata conclusiva, iniziata all’Azienda universitaria
Policlinico Vittorio Emanuele, reparto di Ematologia dell’Ospedale Ferrarotto,
accolta dal direttore dell’U.O.C. prof. Francesco Di Raimondo e dal cappellano
p. Attilio Franco, cappuccino. Anche qui un momento di preghiera davanti alla
Madonnina e poi il giro dei reparti: Oncoematologia, Trapianti del Midollo,
Thalassemia, Post Trapianti. Infine Odontoiatria speciale per soggetti portatori
di handicap. Anche qui la commozione è stata evidente. Dopo, altra visita fuori
programma alla “Humanitas”, Centro Catanese di Oncologia. Anche qui con
giubilo, siamo stati accolti dal Direttore Sanitario, Dott.ssa Annunziata Sciacca
e dal personale medico e paramedico, dai parenti, dai malati. Dopo una
preghiera nella piccola cappella, abbiamo iniziato il giro accompagnati dal
cappellano. Abbiamo visitato vari reparti, sale operatorie, medicina nucleare,
servizi diagnostici, radiologici, radioterapia, servizi amministrativi,
farmaceutici e laboratori di analisi. La mattinata si è conclusa nella Casa di
Cura “Morgagni” - Direttore prof. S. Castorina, nonché Presidente onorario
Associazione medici cattolici italiani di Catania -. L'accoglienza è stata
favolosa, in una grande sala, da anni intitolata al Santo. Dopo un commosso
momento di preghiera e discorso sulle opere del Santo, abbiamo iniziato il giro
dei reparti col prof. Castorina, il Direttore Sanitario e tanti operatori, tra cui
l'assistente religiosa Carmen Trombello.
Alle 19, nella chiesa Sant’Agata alla Badia si concludeva, con un pizzico
di malinconia, la peregrinatio della reliquia con una conferenza sulla figura di
San Giuseppe Moscati, relatori il padre Piazzesi e il don Antonio Sapuppo,
assistente ecclesiastico dell’Associazione Medici Cattolici Italiani e delegato
per la Pastorale universitaria. Moderava il Dott. La Delfa, che ha illustrato i
momenti organizzativi, la fatica e la gioia dei preparativi, la grazia di aver avuto
a Catania per la prima volta Peppino Moscati. Don Sapuppo ha parlato degli
aspetti teologici del Santo con una dotta relazione. Il padre Piazzesi ci ha
parlato invece degli aspetti biografici e spirituali del Santo, mostrando dei video
tratti dal film prodotto dalla Rai e varie altre immagini del Santo. La sala era
piena e commossa la partecipazione. Hanno fatto da cornice i saluti delle
autorità. Bisogna dire che a tutti gli eventi ha partecipato sempre una
delegazione della Misericordia di Gravina, il cui Santo protettore è Moscati. Il
saluto al medico santo è stato dato con un lungo applauso e con il bacio alla
reliquia. “Peppiniello” è tornato nella sua Napoli, ma ha seminato tra noi tanta
grazia e fede!
Enrico La Delfa
107
PROSSIMI CONGRESSI
9-11 GIUGNO 2016, CESENA
GIORNATE NAZIONALI DI PSICOLOGIA POSITIVA - IX EDIZIONE CULTURE
DELLA POSITIVITÀ. ATTUALITÀ E PROSPETTIVE
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BOLOGNA - CAMPUS DI CESENA PIAZZA ALDO MORO,
90 – CESENA
16-17 SETTEMBRE 2016, PAVIA
XIV CONGRESSO NAZIONALE
DELLA
SEZIONE
DI
PSICOLOGIA
PER
LE
ORGANIZZAZIONI
FOTOGRAFARE
LA
TIGRE:
REPUTAZIONE, CREDIBILITÀ E IMPATTO DELLA PSICOLOGIA
DELLE ORGANIZZAZIONI
16-18 SETTEMBRE 2016, ROMA
CONGRESSO NAZIONALE DELLA SEZIONE DI PSICOLOGIA CLINICA E DINAMICA
20-22 SETTEMBRE 2016, ROMA
XXII CONGRESSO NAZIONALE DELLA SEZIONE DI PSICOLOGIA SPERIMENTALE
DELL’AIP
22-24 SETTEMBRE 2016, NAPOLI
XIV CONGRESSO NAZIONALE
DELL’AIP
DELLA
SEZIONE
DI
7-9 OTTOBRE 2016, ALGHERO
XXVII CONGRESSO NAZIONALE DELLA SINPIA
DAL CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA
DELL'INFANZIA E DELL'ADOLESCENZA (SINPIA)
PSICOLOGIA
DI
11-14 OTTOBRE 2016, CATANIA
XIX CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI
NEUROPSICOFARMACOLOGIA
IL FARMACO E LE NEUROSCIENZE
108
SOCIALE
NEUROPSICHIATRIA
24-26 OTTOBRE 2016, FIRENZE
XXX CONGRESSO NAZIONALE SOCIETÀ ITALIANA DI CRIMINOLOGIA.
I PERCHÉ DEL CRIMINE. CONDIZIONI, CAUSE E FATTORI.
2-4 FEBBRAIO 2017, PISA
VII CONGRESSO SOCIETÀ ITALIANA DELLE STORICHE (SIS)
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