Dal Mov femm 1_139 - Fondazione Elvira Badaracco

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Dal Mov femm 1_139 - Fondazione Elvira Badaracco
Nota introduttiva
di Laura Grasso
La prima edizione di questo lavoro risale a circa vent’anni fa e nonostante sia trascorso il tempo di una generazione, con l’inevitabile disagio che ciò comporta a
delle “signore” o “ragazze di cinquant’anni”, spinte a guardarsi indietro e a bilanci non sempre consolatori, riteniamo possa essere utile e interessante riproporlo alla lettura non solo delle protagoniste di allora ma, in particolare, delle giovani donne di oggi che degli anni e degli avvenimenti di cui parliamo per lo più posseggono conoscenze parziali e incomplete, spesso confuse, distorte o approssimative, a
seconda dei casi.
D’altra parte, la motivazione che ci ha spinte all’epoca in quanto parti attive
del movimento femminista e, insieme, appartenenti al Centro di Studi Storici sul
Movimento di Liberazione della Donna in Italia 1 trasformato oggi in Fondazione,
era quella di riannodare i fili di una memoria di cui non volevamo perdere le tracce ricostruendo i percorsi dei principali gruppi femministi operanti a Milano negli
anni ’70 e, insieme, svolgendo un’indagine sulle iniziative di donne presenti nella
città agli inizi del decennio successivo.
Il nostro obiettivo era tentare di individuare le connessioni, gli intrecci ma
anche le distanze tra i vari settori del movimento, rilevando anche le modificazioni osservabili nei contenuti e nelle modalità dell’azione collettiva delle donne nell’arco di circa quindici anni: un periodo breve ma intenso e ricco di proposte e iniziative.
Con questo intento, attraverso la voce delle protagoniste nelle interviste di
gruppo, abbiamo delineato una mappa degli itinerari percorsi a partire dai primi
gruppi di donne formatisi nella realtà milanese nella seconda metà degli anni ’60,
fino alle aggregazioni dei primi anni ’80.
Non abbiamo toccato tutti i gruppi di donne presenti in quel periodo, date le
notevoli difficoltà che l’ampiezza e la variabilità anche dell’oggetto “movimento”
avrebbero comportato in tal senso. Abbiamo piuttosto scelto un campione che ci è
parso rappresentativo del movimento milanese nel suo insieme, dando voce in particolare a quella parte del movimento che, in modo del tutto autonomo da altre organizzazioni politiche, sulla pratica dell’autocoscienza, sul lavoro di autoriflessione, sul “partire da sé” come atto politico rivoluzionario, ha fondato la propria stessa ragion d’essere. Il “privato è politico”, era lo slogan profondamente innovatore
che ha caratterizzato il neofemminismo in Italia e in altri paesi, e i gruppi che ad
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DAL MOVIMENTO FEMMINISTA AL FEMMINISMO DIFFUSO
esso hanno fatto riferimento, pur con diverse sfumature e approfondimenti, rappresentano a nostro parere gli aspetti più originali di quegli anni.
Insieme a questa parte di movimento abbiamo comunque considerato anche
gruppi nati nei luoghi di lavoro o di più esplicita derivazione da organizzazioni
della sinistra, prevalentemente non istituzionale, pur all’insegna di una propria autonomia di pensiero e di azione e in ogni caso identificantisi negli obiettivi di fondo del movimento femminista dell’epoca.
In questo lavoro abbiamo privilegiato l’uso della fonte orale. La parola scritta, infatti, pur presentando un utile strumento per la conservazione e la trasmissione della storia del movimento, non sempre si rivelava adeguata data la frequente assenza di firme e date nei documenti prodotti.
Ciò non ha impedito di dare ampia rilevanza, nella prima edizione del 1985,
alla documentazione raccolta non solo a Milano ma anche in altre città lombarde
da parte di tante altre che, oltre a noi, hanno investito tempo, passione e conoscenza per far sì che il progetto collettivo su cui abbiamo lavorato potesse compiersi, come Adriana Perrotta Rabissi, M.Beatrice Perucci, Pucci Selva, che hanno lavorato sulla documentazione relativa a Milano e sull’analisi del rapporto donne-scrittura a livello collettivo e individuale; Rita Gay e Barbara Pezzini che hanno ricostruito storia e documentazione del movimento a Bergamo; Emma Scaramuzza a Brescia, M. Antonietta Confalonieri e Marta Ghezzi a Pavia; A. Maria
Battisti a Sondrio.
Oltre agli scritti, esisteva però un altro livello che volevamo poter esprimere,
ed era quello più direttamente legato al “vissuto” dei soggetti che degli avvenimenti raccontati erano stati protagonisti e che sulla pratica della parola, elemento
fondante del femminismo degli anni ’70, avevano costruito una nuova identità politica dando voce ed espressione a pensieri, emozioni, sofferenze fino ad allora taciute, relegate nella sfera privata, prive di riconoscimento e legittimità sociale e
pubblica.
La ricchezza dell’oralità, la sua capacità di dar spazio a “corpo e pensiero”,
ci hanno spinte a privilegiarla come fonte di riferimento ed è questo aspetto che ci
pare importante preservare oggi riproponendo alla lettura i racconti di una stagione politica indubbiamente unica e particolare, irripetibile crediamo, nell’intensità
e profondità che l’ha caratterizzata.
Per quanto attiene al “nostro” vissuto, di ricercatrici e insieme protagoniste
del movimento –in una città del Sud una di noi, a Milano l’altra– riannodare i fili
del passato ha significato riannodare anche i nostri fili interni, così come indagare
sul presente rispondeva all’esigenza di comprendere non solo dove erano e dove
stavano andando le altre ma anche, insieme, dove eravamo e dove stavamo andando noi. Sentivamo, ed è un sentire ancora attuale a tanti anni di distanza, d’aver ricavato da questo lavoro materiale di elaborazione e crescita e ringraziamo le donne che, con le loro riflessioni, ci hanno consentito di tessere la tela che qui presentiamo.
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Nota introduttiva
NOTE
1. Fondato nel 1979 da Elvira Badaracco e Pierrette Coppa che, purtroppo, non sono
più con noi ma ricordiamo con affetto e riconoscenza, perché è grazie alla loro passione
e determinazione che prese vita il primo nucleo di un’iniziativa che ha coagulato nel
corso degli anni tante altre risorse ed energie.
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