Giuseppe de Rita, Ho sognato il ritorno di Menichella

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PUBBLICO E PRIVATO
CORRIERE BELLA SERA
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CoNriTTI DI CONVIVENZA DAL NOTi\JO
LA SrnDA PER UNIor1 (E Divoizn SERENI
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I notai vedono nei loro studi la
sociecà che scorre e, con la con
cretezza e la precisione che è nel loro
dna, segnalano anche i (<buchi» e i «vuo
ti» delle leggi. Da anni il numero delle
famiglie di fatto, delle coppie che stanno
insieme con i loro figli, senza il inatri
rnonio, sono in aumento in tutte le claSsi
sociali. In molti altri Paesi queste situa
zioni sono regolamentate con l’acquisi
zione dei diritti e dei doveri fondarnen
tali del mantenimento, della successio
ne, della tutela dei figli, dejla possibilità
di assistenza in caso di malattia, della
nomina del convivente come arnnìini
stratore di sostegno quando la testa se ne
va e non c’è più.
Nel nostro ordinamento, invece, que
ste situazioni si possono regolare solo
con i contratti che fissano i confini dello
stare insieme senza il vincolo del matri
monio. Queste pattuizioni, come tutti i
contratti, sono la base, il tessuto sul qua
le si muove il giudice per decidere le
controversie quando la coppia di fatto
entra in crisi.
E va segnalato che quando la coppia, e
possiamo dire eterosessuale o omoses
suale, vi mette insieme è il momento del
l’amore, ed è raro che si pensi al «contrat
to», ma quando la storia finisce, se il con
tratto c’è, la situazione cambia radical
mente perché il giudice ha il binario per
decidere seguendo quella che era la vo
lontà delle parti nei momenti della gioia
e della serenità, purtroppo perduta.
C’è da aggiungere ancora che l’iniziati
va notarile dei contratti di convivenza
(scritture private registrate dai notai e
che regolano i rapporti economici e alcu
ni aspetti relativi all’eredità, all’assistenza
reciproca e al mantenimento e all’istru
zione dei figli tra le coppie non sposate),
presentata ieri e oggi con un «open day»
in tutta Italia, non è stata vista con grande
entusiasmo dagli avvocati che forse pen
sano che la loro conoscenza dei fatti e
delle crisi coniugali sia meno astratta di
quella dei notai. Ma ben venga la voglia di
chiarezza, da qualsiasi parte arrivi.
Cesare Rimini
A) RIPRODUZIONE RISERVATA
Gwo DI VIm DEI Miuiuu IN EGITTO
L’OMBRA DEllA DITTATURA SULLE RIFORME
Una nuova dittatura in Egitto?
Possibile tua anche difficile, per
ché nel primo Paese arabo i poteri forti
sono almeno tre: le Forze armate, che
controllano il Paese, pronte a usare il pu
gno di ferro; i Fratelli musulmani, che
hanno controllato il Paese per un anno
con risultati inquietanti; i liberali e i laici,
che non vogliono sottostare ai diktat isla
lirici e neppure a quelli dei
militari.
Sappiamo che il presi
dente Mubarak è stato de
tronizzato dai liberali con
il silenzioso sostegno del
l’avida Fratellanza piglia
tutto. Almeno fino al mo
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missione di saggi sta modificando, anzi
entro oggi dovrebbe aver modificato e
votato. Sonò in tanti però a ritenere che la
nuova Carta rafforzerebbe il potere dei
militari, attribuendo ai generali nomina
e destituzione del ministro della Difesa.
Di certo il clima è pesante, quasi avve
lenato. li leader dell’équipe per la riforma
della Costituzione, Arar Moussa, ex mini
stro degli Esteri ed ex Se
gretario generale della Le
ga araba, ha detto di spe
rare che ciascuno ne so
stenga le modifiche, in
quanto «stiamo tutti vivendo una transizione tra
incertezze, turbolenze e
stabilità, e dobbiamo fare
Ho sognato il ritorno di Menichella
L’economia itìista non è il diavolo
(li GIUSEPPE DE RITA *
SEGUE DALLA PRIMA
È noto che il concetto di economia mista è
Uniti), va comunque preso atto che nel
trasporti a Genova)jlritrarsidellegraji
gli ambiti di
I_..nc.e dall’impegno semistituzionale di essere i contempo in essa cambiano
Cambiano i suoi
i
protagonisti.
ed
riferimento
indicibile
una
complesso
Nel
sistema.
banchedi
e pnvat..
frapubbhco
rti
percheirappo
ambiti
confusione, con una rincorsa di protagomsti (sia
grande induspj,
nqpiisu
ncentta
tjnsico
reale.
autorità
senza
potere)
di
che
d’opinione
finanza, grandi infrastrutture; ma su temi pit.
Nella consapevolezza di ciò mi sono spesso
domandato come agirebbero oggiJvlenichella e 4 flco1,U_ccme i servizi pubblici locali, il
egpo della piccola impresa, lo syiluppq]j
Saraceno (i due grandi creatori dell’economia
greeneconorny, lavalorizzazione dei patrjrnqnL
mista del dopoguerra) e se non si potrebbe
sperare in qualche loro aggiornato emulo. Ma la jjtié collettivi, il passaggio dal wefare(
alwelfare comunitario. E
di conegiTeiiza cambiano
—
anche i protagonisti: non i
grandi soggetti nazionali,
ma la miriade di soggetti
locali; non i poteri forti,
maipoteridibase, non
l’élite economica, ma la
rappresentanza minuta di
chi vive nella comunità. Sta
cambiando tutto, ma
nessuno sembra
accorgersene.
legato al potere culturale e politico che si creò a
Theti degli anni Tmnta intorno ad Alberto
Euce e a_un gruppo di persone (Menichella,
Paronetto, Mattioli, fra gli altri) che
poi scavallò il fascismo ed orientò con grande
lucidità tutta la poiltica economica del
dopoguerra. Non a caso in essa hanno
convissuto le grandi imprese private e le aziende
a partecipazione statale; la gigantesca Cassa del
Mezzogiorno e i milioni di coltivatori diretti; la
nazionalizzazione dell’energia elettrica e
l’esplosione degli incentivi alle famiglie per
l’acquisto della casa; il massiccio intervento
pubblico sulle autostrade e l’esplosione della
mobilità automobilistica, sia individuale sia
familiare. Fare economia mista non è stata
perciò una vocazione ideologica, ma la
promozione di un reale parallelismo di processi
e comportamenti pubblici e privati, pur se ciò è
avvenuto con fasi naturalmente alterne.
Tenendo conto di tutto ciò non si imputi a
nostalgia del passato e alla mia «saraceniana»
origine professionale il fastidio che provo di
fronte al modo in cui i poteri di oggi operano sui
confini fra le componenti pubbliche e quelle
private della nostra economia; un fastidio che
risposta è negativa, non solo e non tanto perché
tracima nella sconfortata tentazione a definire
nessuno nella classediigente italiana ha l
l’esistente come la «nostra scombiccherata
pr elaborare una strategia
il cora
posa
su
si
infatti
economia mista». Lo sguardo
processidecisionaliattualimaaq)..
progetti e decisioni che si affollano senza una
eiiientpeiEhebggi la logica
pur elementare logica unitaria: la successione
deWeconomia mista vapersetai2,
senza effetti dei decreti di liberalizzazione; gli
termini diversi che negli anni dai Trenta in oi:
Alitalia
e
Telecom
sbandamenti su
non già a livello macro eiii tema, ma a ve o
(privatizzazioni fallite); la continua chiamata in
delle varie economie locali. Se è vero infatti che
annunci
gli
Prestiti;
e
Depositi
causa della Cassa
di grandi privatizzazioni nei campioni nazionali la logica di economia mista è ormai riconosciuta
come l’unica che permette la messa a contributo
(Eni, Finmneccanica, ecc.); la propensione a
delle diverse energie (tanto che è ormai
vendere e colpire lapatrimonializzazione
in tutti i processi di sviluppo, nella
praticata
privatizzare
di
tentativi
i
famiglie;
delle
abitativa
come negli iperrnercatisti Stati
comunista
Cina
dei
qualche servizio pubblico locale (il caso
*L’autore di questo
articolo cito cinque
economisti fondamentali
nella storia del rapporto
fra pubblico e privato:
Alberto Beneduce (1877-1944), tra gli artefici e
primo presidente, nel 1933, dell’In (Istituto per
la ricostruzione industriale); Raffaele Mattioli
(1895-1973), direttore generale e
amministratore delegato della Banca
commerciale italiana; Sergio Paronetto (19111945), economista cattolico, capo della
segreteria tecnica dell’in; Donato Menichella
(1896-1984), direttore generale dell’in e
governatore della Banca d’italia dal 48 al ‘6o;
Pasquale Saraceno (1903-1991), menidionalista
cattolico,fondò nel ‘46 la-Svimez (Associazione
per lo sviluppo del Mezzogiorno).
ISTflUZIOM E INNOVAZIONE
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