TESI di BEATRICE RENCRICCA
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TESI di BEATRICE RENCRICCA
SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore) Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA L’EVOLUZIONE DEL DOPPIAGGIO L’esigenza dell’adattamento dopo il sonoro RELATORI: Prof.ssa Adriana Bisirri CORRELATORI: Prof.ssa Anna Rita Gerardi Prof.ssa Marie-Françoise Vaneecke Prof.ssa Claudia Piemonte CANDIDATA: BEATRICE RENCRICCA ANNO ACCADEMICO 2014/2015 1 INTRODUZIONE – ABSTRACT I. STORIA DEL SUONO E PRIME ESIGENZE DI DOPPIAGGIO I.I Storia del Cinema I.II Cinema muto I.III Cinema sonoro I.IV Primi problemi di lingua I.V Diverse soluzioni nei vari paesi a. Doppiaggio in Russia b. Sottotitolazione c. “Dietro ogni problema c’è un’opportunità” I.VI Doppiaggio in Italia a. Analfabetismo b. Mussolini II. PRIMA DI ARRIVARE IN SALA DI DOPPIAGGIO II.I Tutte le fasi di adattamento; dal doppiaggio al montaggio II.II La figura dell’adattatore a. In-sink b. Over sound II.III Adattamento della traduzione al personaggio a. Movimento della bocca b. Fiato II.IV Censura e suoi risvolti a. La censura in Italia b. Il Codice Hays III. SERIE TELEVISIVE; tra menzogna e realtà III.I SIMPSON a. Regionalismi III.II FRIENDS a. Tempi comici b. Cavilli grammaticali III.III LIE TO ME a. Espressioni facciali CONCLUSIONI - SVILUPPI FUTURI; BIBLIOGRAFIA SITOGRAFIA 4 6 6 12 14 17 17 18 18 20 21 21 23 26 26 27 28 28 29 29 30 31 32 37 40 40 41 46 47 52 58 59 60 110 111 2 A tutti quelli che hanno continuato a credere in me…. 3 L’EVOLUZIONE DEL DOPPIAGGIO L’esigenza dell’adattamento dopo il sonoro INTRODUZIONE – ABSTRACT Questa tesi ha l’obiettivo di sviscerare il duro lavoro e le varie fasi che si trovano dietro il doppiaggio. Tale lavoro ha lo scopo di farci soffermare su tutte le problematiche e finalità che riescono a rendere un “bel” film, tale; passando dalla storia alle singole fasi tecniche e strutturali, per poi successivamente affrontare l’ambito della censura e i suoi risvolti, fino ad arrivare alle problematiche, ancora attuali, che orbitano intorno al prodotto finale in se per se; in Italia e all’estero. I suoni e la voce, hanno un’importanza fondamentale nella buona riuscita di un’opera e nel rendere, nell’opinione generale, un film di categoria, ma ci sono ancora dei paesi dove tale cultura non ha preso piede. Questo perché le esigenze storico-culturali di questi, hanno messo in secondo piano tali necessità, dando maggior rilievo alla trasposizione linguistica. Sono invece focalizzati a finalità di comprensione generale, piuttosto che alla qualità del suono, non dando al pubblico l’illusione di sentire un empatia maggiore verso i personaggi e le scene in cui si svolgono le azioni. Si potrebbe pensare che il sottotitolo sia una soluzione di maggior livello poiché da anche la possibilità alle persone di apprendere una lingua straniera, lasciando in secondo piano l’aspetto “scomodo” del dover leggere e in seguito guardare l’azione a cui si fa riferimento, dando così allo spettatore un doppio compito. Il doppiaggio dunque può essere una lama a doppio taglio, poiché da un lato, la voce dell’attore in lingua originale 4 può dare una luce diversa all’interpretazione del personaggio, ma dall’altra un attore che appariva con un’intonazione più flebile/fiacca può anche mettere in risalto dalla voce del doppiatore che è più affine al ruolo interpretato. In conclusione si approfondirà il tema del doppiaggio nel XXIº secolo, con l’avvento delle varie evoluzioni tecnologiche e di come, quest’ultime abbiano cambiato l’approccio alla postproduzione cinematografica, affrontando tale tematica in Italia, più come una regressione che un’evoluzione dato che si è soliti utilizzare un voice over di bassa risoluzione per fini economici. Al contrario il resto del mondo invece utilizza metodi sempre più innovativi, al punto di poter adattare una pellicola cinematografica anche alla portata di persone diversamente abili. 5 I. STORIA DEL SUONO E PRIME ESIGENZE DI DOPPIAGGIO I.I Storia del Cinema Se parliamo di cinematografia come forma di proiezione di immagini in movimento, quest’arte ha numerosi antenati; in oriente vi era la presenza delle ombre cinesi mentre in Europa già dal 1490, incominciavano a prendere forma veri e propri studi ottici sulle proiezioni tramite lenti. E’ solo dal XVIII secolo che però, nacque il vero antenato della cinematografia intesa come spettacolo, grazie ad una lanterna “magica” che proiettava su una parete di una stanza buia immagini dipinte su vetro e illuminate da una candela dentro una scatola chiusa tramite un foro con una lente. Dopo la nascita della fotografia si iniziò a studiare la riproduzione del movimento in scatti consecutivi. L’invenzione della pellicola cinematografica risale al 1885 ad opera di George Eastman, mentre la prima ripresa cinematografica è un cortometraggio di tre secondi realizzato nel 1888 da Louis Le Prince. La cinematografia intesa come proiezione in sala di una pellicola stampata, di fronte ad un pubblico pagante, è nato invece il 28 dicembre 1895, grazie ad un invenzione dei fratelli Louis e Auguste Lumière, i quali mostrano per la prima volta, al pubblico del Gran Cafè del Boulevard des Capucines a Parigi, un apparecchio da loro brevettato chiamato cinématographe. Questo apparecchio era in grado di proiettare su uno schermo bianco una sequenza di immagini distinte, impresse su una pellicola stampata con un processo fotografico, in modo da creare l’effetto del movimento; Thomas Edison nel 1889 realizzò una cinepresa ed una macchina da visione. Ai Fratelli Lumière si deve comunque l’idea di proiettare la pellicola, così da consentire la visione dello spettacolo ad una moltitudine di spettatori. Essi non intuirono il potenziale di questo strumento come mezzo per fare spettacolo, considerandolo esclusivamente a fini 6 documentaristi, senza comunque sminuire l’importanza dello strumento, tanto da rifiutare l’offerta di vendere le loro macchine, limitandosi di darle in locazione. La nascita di un cinema che raccontasse storie da solo è strettamente legata ai cambiamenti sociali dei primi anni del Novecento: verso il 1906 il cinema viveva la sua prima crisi, per il calo di interesse del pubblico. La riscossa però fu possibile grazie alla creazione di grandi sale di proiezione a prezzi molto contenuti rivolte alla classe operaia, come svago economico e divertente. La pellicola “La nascita di una nazione” del 1915 dell’americano David Griffith è da molti considerato il primo vero film in senso moderno in quanto tenta di codificare una nuova “grammatica”. Con i primi grandi successi del cinema muto, fu presto chiaro che la produzione di film poteva essere un affare favoloso. Quando fu chiaro ai produttori che la gente si affezionava agli attori che vedeva sullo schermo, favorirono questo accanimento promuovendo pubblicamente gli artisti che avevano dimostrato di piacere agli spettatori, per renderli ancora più popolari: gli attori cinematografici di successo iniziarono a guadagnare cifre inaudite e nacquero così i primi divi, le prime star; si diede così inizio all’insieme di attività di promozione detto Star System. Mentre negli Stati Uniti si sviluppava un cinema narrativo classico, destinato un pubblico vasto, in Europa le avanguardie artistiche svilupparono tutta una serie di film sperimentali che, sebbene limitati nel numero e nella reale diffusione, furono molto importanti per il cinema successivo. La possibilità di sincronizzare dei suoni alle immagini è vecchia come il cinema stesso: lo stesso Thomas Edison aveva brevettato una maniera per aggiungere il sonoro alle sue brevi pellicole. Ma quando i vari esperimenti raggiunsero un livello qualitativo accettabile, ormai gli Studios e la distribuzione nelle sale erano organizzati al meglio per la produzione muta, per cui l’avvento del sonoro venne giudicato non necessario e a lungo rimandato. Lo stato delle 7 cose cambiò di colpo quando la Warner Bros Studios, sull’orlo della bancarotta, giudicò di non avere ormai niente da perdere e rischiò, lanciando il suo primo sonoro. Fu “Il cantante di jazz” nel 1927, e fu un successo ben oltre le aspettative. La tecnica venne perfezionata ulteriormente nel 1930, creando due nuove attività, il doppiaggio e la sonorizzazione. Con il sonoro e la musica, la recitazione teatrale a cui si affidavano gli attori del cinema muto scomparvero in massa dalle scene, e salì alla ribalta una intera nuova generazione di interpreti, dotati di voci più gradevoli e di una tecnica di recitazione più adatta al nuovo cinema. Dal 1917 in poi, si impone il concetto di film come racconto, come romanzo visivo: lo spettatore viene portato al centro del film e vi partecipa con l’immaginazione, esattamente nello modo in cui si legge un libro. E come nella narrativa, iniziano a emergere anche nel cinema dei generi ben definiti: l’avventura, il giallo, la commedia, etc., tutti con delle regole stilistiche ben precise da seguire. Questo salto qualitativo è reso possibile dall’evolversi delle tecniche del montaggio, le quali, con il montaggio alternato, il montaggio analitico ed il montaggio contiguo, permettono di saltare da una scena all’altra e da un punto di vista all’altro, senza che il pubblico resti disorientato dal cambio d’inquadratura, rendendo le storie molto più avvincenti, e diminuendo i momenti di pausa narrativa. Tutte queste regole del buon montaggio verranno prescritte nel Codice Hays, codici necessari per l’accettazione delle pellicole da parte degli Studios. Nel frattempo a Los Angeles, in California, verso la fine degli anni dieci si riuniscono affaristi desiderosi di investire nel cinema e registi che, alla caotica New York preferivano il clima mite della cittadina californiana per girare le pellicole. Nei primi anni venti Los Angeles continua a svilupparsi nel campo industriale e agricolo, e in breve tempo nella zona si riunisce una serie di case di produzioni cinematografiche, dalla Universal alla MGM, e così nasce 8 Hollywood e il suo celebre fascino che tutt’oggi la circonda. In breve tempo il cinema diventa un vero e proprio prodotto commerciale: attori e attrici ricoprono le immagini delle riviste e vengono visti dal pubblico quasi come fossero delle divinità. Charlie Chaplin, indipendente sia come artista che come produttore, in questo modo realizza le sue comiche prendendosi gioco della società. Negli anni trenta nasce così un altro fenomeno, lo Studio System: gli Studios comandano a bacchetta le star, e pur esaltandone l’immagine, tendono a intrappolarli in personaggi stereotipati. Intanto generi come la commedia e il dramma romantico impazzano tra le folle, ma in seguito alla grande depressione dovuto al periodo di guerra storico, si faranno strada generi più realistici e socialmente critici, come il “gangster-movie” e il “noir”. In questo decennio anche il musical fa da padrone, con Fred Astaire e Ginger Rongers che allietano il pubblico desideroso di evadere dalla vita reale. Inizia verso la fine del decennio inoltre la rivoluzione del technicolor, ovvero dei film a colori, come il celebre “Via col vento” di Victor Fleming. Negli anni quaranta lo Studio System cessa di esistere a causa dell’emanazione di determinate leggi federali che li privano di avere la proprietà delle sale cinematografiche, anche se durante la Seconda guerra mondiale essi non cessano di far faville continuando a produrre star e film di grande valore. Nel 1942 viene girato da Michael Curtis, “Casablanca,” uno dei film più importanti e celebri della storia del cinema, che pur essendo un film romantico, ha saputo affrontare dignitosamente il problema della guerra, della resistenza partigiana e dell’avanzata nazista e che ha lanciato nello Star System Humphrey Bogart e Ingrid Bergman. Nel frattempo nuovi artisti come Orson Welles stravolgono il normale modo di fare cinema, e negli anni cinquanta anche la concezione di “divismo” cambia, come nel caso di Marlon Brando e James Dean che portano sullo schermo un modo più verosimile di rappresentare la 9 realtà; i divi non venivano più visti come delle persone irraggiungibili, sempre eleganti e perfetti, ma si iniziò a delineare la figura del “bello e dannato” con le giacche di pelle, le moto, le droghe e la vita spericolata. Contemporaneamente esplose, soprattutto grazie a registi quali Billy Wilder e George Cukor, la commedia americana. Negli anni sessanta e settanta ormai la vecchia Hollywood non è che un ricordo, e un nuovo modo di fare cinema si fa strada criticando ipocrisie e pudori della vecchia America per opera di registi audaci come Francis Ford Coppola, Woody Allen, Stanley Kubrick, Martin Scorsese. Film come “Easy Rider” e “Il laureato” girati con budget bassi e che fecero registrare incassi inimmaginabili, illuminarono anche le major che poco a poco iniziarono a lasciar perdere le restrizioni stilistiche del Codice Hays che imponeva un codice morale rigido al di fuori del qual i film non venivano prodotti. Semplicemente si resero conto che le nuove generazioni, contrarie alle politiche americane di perbenismo ed espansionismo ipocritamente mascherato, volevano sentir parlare esattamente di quello che era censurato della produzione. Negli anni seguenti il cinema come contestazione sarà più prerogativa del cinema europeo e dopo gli anni ’70 a Hollywood si fa strada la nozione di cinema come puro intrattenimento fino all’esaltazione della fantascienza come “Incontri ravvicinati del terzo tipo” di Steven Spielberg e “Guerre stellari” di George Lucas. Negli anni ottanta e novanta scende in campo una nuova generazione di registi bravissimi come Quentin Tarantino, Tim Burton, i Fratelli Coen che hanno saputo creare film interessanti e innovativi, senza mai dimenticare il passato. Se in America, Hollywood era la capitale del cinema, in Europa, a seguito alla Seconda Guerra Mondiale nacquero delle scuole di cinema in molte nazioni diverse, ma tutte accomunate dalla voglia rappresentare la realtà. Diviene quindi importantissimo il neorealismo italiano e i suoi registi principali: Luchino Visconti, Roberto Rossellini e 10 Vittorio De Sica. Anche dopo il periodo prettamente neorealista, l’Italia si è potuta vantare di una nuova generazione di registi, ugualmente neorealisti, ma che rappresentavano la realtà in maniera diversa, come Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Mario Monicelli, Ettore Scola, Pier Paolo Pasolini e più tardi Bernardo Bertolucci. La realtà non è più analizzare qualcosa di oggettivo, tutto diventa soggettivo ed ambiguo, il ritmo è lento e le scene sono lunghe e silenziose e i registi si soffermano su particolari prima di allora trascurati; il cinema comincia a diventare manifesto del subconscio del regista e anche forma di personale contestazione. È soprattutto in Francia che questo tipo di cinema diventa un genere famoso ed apprezzato in tutto il mondo grazie ad un movimento cinematografico francese nato sul finire degli anni’50, la Nouvelle Vague. I film iniziano ad essere minimalisti, personalissimi, le problematiche trattate sono intime e non assolute. I film cominciano a ruotare intorno ai problemi, agli interrogativi e ai dubbi di giovani protagonisti e la soggettività diventa un elemento caratterizzante. Il cinema tedesco è invece molto più figurativo e pittoresco, introspettivo e con storie talvolta epiche che fuoriescono del semplice neorealismo. I registi sembrano afflitti da dolori insanabili e assoluti, che quindi toccano punte di pessimismo assoluto Leopardiano, altri registi invece, pur trattando forti problematiche, proprie e non, si mostrano più disposti a trovare una soluzione, e anzi girano film pieni di speranza e velato ottimismo. Il cinema dell’est Europa, ha avuto un rapido sviluppo tra gli anni ’20 e ’30, i film di quegli anni davano un’esasperata e continua immagine del benessere del governo bolscevico, immagine talvolta falsa ed imposta della censura sovietica. Dopo anni di censura, a causa della dittatura di Francisco Franco, infine, 11 ultimamente è emerso anche il cinema spagnolo, cinema fresco e giovane disposto ad affrontare ogni tipo di tematica e ad aprirsi verso prospettive sempre nuove1. I.II Cinema muto Per cinema muto si intende un film senza traccia sonora, storicamente riconducibile al periodo antecedente l'avvento del sonoro, vale a dire dal 1895 fino al 1927 anche se il definitivo passaggio al sonoro, tuttavia, non avvenne prima del 1930. Tra gli storici e gli studiosi della settima arte, il periodo precedente, l’avvento del sonoro nel cinema, è indicato come la “Silent Era”. In realtà i film non erano del tutto "muti", quantomeno la fruizione: era infatti costume, dal grande teatro di città a quello di periferia, accompagnare le proiezioni con musica dal vivo, che fungeva da colonna sonora, eseguita solitamente da un pianista o organista, o addirittura da un'orchestra per i teatri che se lo potevano permettere. Il teatro fu il luogo deputato alla proiezione del film muto, non necessitando altro che un semplice schermo piuttosto che di apparecchiature tecnologiche. Era usanza accompagnare la proiezione con spiegazioni chiarificatrici delle scene proiettate, lettura delle didascalie da parte di un “commentatore”, aggiungere commenti scritti. Fu però subito evidente quanto la musica fosse l’elemento essenziale dell'immagine, rafforzandone, anticipandone, predisponendo emozionalmente lo spettatore alla scena proiettata. La tecnica di recitazione richiedeva enfasi mimica, esagerando l'espressività facciale e l'azione corporea affinché giungesse al pubblico il messaggio emozionale inteso dal regista. Oggi potrebbe sembrare esagerata, a volte grossolana, ma il valore dei grandi interpreti è racchiuso 1 G. RONDOLINO, Manuale della storia del Cinema, De Agostini, Torino, 2010 12 nell'essenzialità del gesto, nella pantomima, nella capacità di trasmettere, nell'istante del gesto, l'intensità dell'emozione. Per di più oggi sempre più raramente ci è dato di poter visionare sul grande schermo queste produzioni, che per poter essere apprezzate nella loro grandezza e sfumature necessiterebbero di questa collocazione e di un pubblico con cui condividerle. Nel genere comico questa gestualità fu classificata come slapstick, si spiega anche perché fu generalmente più apprezzato il cinema comico, per sua natura paradossale, piuttosto che il dramma. La velocità di scorrimento della pellicola era molto più lenta di oggi (16 o 20 fotogrammi al secondo del film muto, contro i 24 del sonoro). Questa particolarità fa sì che vedendo oggi i film muti in televisione, i movimenti sembrino accelerati e innaturali. La durata del film era misurata in rulli o bobine, dove era fisicamente contenuta e avvolta la pellicola, ogni rullo poteva contenerne circa 600 piedi per circa 7 minuti di proiezione. Migliaia sono i film girati nel periodo muto, una considerevole parte dei quali è scomparso per sempre. Volendo considerare il cinema muto italiano, nel periodo che va dal 1905 al 1931, gli storici hanno catalogato poco meno di 10.000 titoli, il 90% di essi scomparso per sempre. Almeno fino alla prima metà del XX secolo veniva utilizzata una pellicola altamente instabile e altamente infiammabile che richiedeva cure particolari per garantirne la conservazione nel tempo. Molti di quei film furono fissati su materiale di pessima qualità, pregiudicandone la sopravvivenza al logorio del tempo e alla decomposizione in polvere, alcuni furono riciclati, molti finirono distrutti nei frequenti incendi degli studi. Con il primo film sonoro, viene definita la fine del cinema muto, anche se alcuni attori recitarono film muti ancora per qualche anno e anche Charlie Chaplin, strenuo difensore del cinema muto, recitò il suo primo film sonoro solo nel 1940 con Il grande dittatore. Un grande regista come Charlie Chaplin inizialmente rifiutò in maniera categorica 13 l’idea del passaggio al parlato. I film di Chaplin dal 1928 al 1936 saranno, infatti, film sonori, in cui la colonna sonora e la rumoristica sono utilizzate in maniera creativa e sempre originale, ma al contrario in questi film non troverà spazio il dialogo. Un film come "Luci della città" (1931) è esemplare: sonoro, ma non dialogato. 2 Chaplin e i detrattori del sonoro consideravano l’introduzione della parola nel cinema un regresso e un ritorno alla dimensione teatrale, vanificando in tal modo gli sforzi del cinema di diventare sempre più un’arte visiva e aliena agli influssi letterari o teatrali. In questi anni si arriva poi alla distinzione tra suono diegetico e suono extradiegetico. Il suono diegetico fa parte della diegesi, vale a dire l’universo narrativo della messa in scena, ciò che vediamo sullo schermo. Extradiegetico è un suono che non fa parte di tale universo, ma esiste indipendentemente da ciò che vediamo sullo schermo e si integra alla perfezione: nel caso specifico la colonna sonora. Oggi la conservazione e il restauro di quelle pellicole è la priorità principe per gli storici della cinematografia. Kevin Brownlow, esponente di spicco della categoria ha detto: I vecchi film sono come il vino, il tempo li matura, ma molti sono finiti in aceto. I.III Cinema sonoro La possibilità di sincronizzare dei suoni alle immagini è vecchia come il cinema stesso: lo stesso Thomas Edison aveva brevettato una maniera per aggiungere il sonoro alle sue brevi pellicole. Ma quando i vari esperimenti raggiunsero un livello qualitativo accettabile, ormai gli Studios e la distribuzione nelle sale erano organizzati al meglio per la produzione muta, per cui l'avvento del sonoro venne giudicato non necessario e a 2 G. Gambetti, Nessuno la voleva, in "Bianco e nero", 1970, 11-12. 14 lungo rimandato. Lo stato delle cose cambiò di colpo quando la Warner, sull'orlo della bancarotta, giudicò di non avere ormai niente da perdere e rischiò, lanciando il primo film sonoro. La tecnica fu perfezionata ulteriormente nel 1930, creando due nuove attività, il doppiaggio e la sonorizzazione. Il primo film sonorizzato, non ancora parlato ma solo accompagnato da un commento musicale registrato sulla colonna sonora della pellicola cinematografica, fu prodotto nel 1926 dalla Warner Brothers. Il film era “Don Juan”,titolo italiano “Don Giovanni e Lucrezia Borgia”, diretto da Alan Crosland, che fu accolto entusiasticamente sicché la Warner continuò sulla medesima strada, affrontando l’anno dopo la produzione d’un film musicato e parlato e affidandone la regia allo stesso Crosland. Si trattava de “Il cantante di Jazz”, interpretato da Al Jolson, il cui successo internazionale fu tale da costruire un caso di particolare significato, per le conseguenze che se ne trassero sul piano commerciale e industriale e su quello artistico ed estetico. Questa novità provocò un terremoto nel mondo del cinema: nacquero nuovi contenuti adatti a valorizzare il sonoro, come i film musicali, e nuove tecniche, mancando ormai il sipario della didascalia. Con il sonoro e la musica, la recitazione teatrale, a cui si affidavano gli attori del cinema muto, risultava esagerata e ridicola: così, dopo alcuni fiaschi le stelle del cinema muto scomparvero in massa dalle scene, e salì alla ribalta una intera nuova generazione di interpreti, dotati di voci più gradevoli e di una tecnica di recitazione più adatta al nuovo cinema. In Italia, il primo film sonoro e parlato fu La canzone dell’amore, realizzato nel 1930 da Gennaro Righelli. L’avvento del sonoro sincronizzato che permise la nascita del cinema parlato decretò anche la fine del cinema muto poiché presto la gente iniziò a preferire ampiamente i film in cui era possibile ascoltare la voce degli attori. 15 Sistemi di sonoro ottico furono studiati fin dai primi anni e tuttora sono utilizzati. I metodi utilizzati per il sonoro ottico sono due: • ad area variabile, che si usa anche oggi, come l’ R.C.A. Photophone. • a densità variabile, non più in uso, come il Fox Movietone ed il Klangfilm.3 La colonna sonora a densità variabile non ebbe molto successo e presto i film furono registrati tutti con colonna sonora ad area variabile la quale garantiva maggiore qualità sonora e maggior sicurezza. Basti pensare che se la stampa del film non fosse perfetta, la colonna sonora a densità variabile poteva essere anche non ascoltata, mentre qualche imperfezione sulla stampa della colonna sonora ad area variabile non pregiudica troppo il sonoro. La posizione della colonna sonora ottica è stata fissata dagli standard sulla destra della pellicola. Con questo metodo di registrazione, la traccia audio viene impressa sul film, tra il fotogramma e la perforazione: essa si presenta come un sottile percorso trasparente su fondo scuro, i cui bordi sono ondulati, traccia ad ampiezza variabile. Durante la riproduzione del film la traccia ottica transita davanti ad una cellula fotoelettrica e viene illuminata da una lampada eccitatrice. Il fascio di luce è modulato dalla traccia ottica, e sì fa colpire la cellula con intensità variabile. Questa trasforma la diversa potenza della luce in una debole corrente elettrica che, una volta amplificata, origina il suono.4 Laurent Jullier, E. Mugellini Lindau, “ Il suono nel cinema. Storia, regole, mestieri ”, 1 gennaio 2007. 4 E. DI FORTUNATO e M. PAOLINELLI, Tradurre per il doppiaggio - la trasposizione linguistica dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, Hoepli, Milano, 2005. 3 16 I.IV Primi problemi di lingua Alla sua nascita, il cinema era esclusivamente un'arte visiva. In seguito, con l'aggiunta di testi alla pellicola, musica e più avanti dell'audio, se ne ampliarono le prospettive. Nel 1926 nasce il cinema sonoro e nel 1929, dopo tre anni di sviluppo, si diffuse in tutto il mondo, decretando la fine dell'epoca del cinema muto. Sin dall'inizio, tra i tanti problemi introdotti dal sonoro, il problema maggiore era come pubblicare un film parlato in una certa lingua in un altro paese che ne utilizzava una diversa. Il doppiaggio non era stato ancora inventato e le grandi case di produzione statunitensi, Warner Bros, MGM, Paramount e Fox tra le altre, per non perdere il mercato europeo per via della barriera della lingua, infatti, facevano arrivare il prodotto americano senza problemi, unicamente nel Regno Unito. Quali soluzioni trovarono per ovviare a questo nuovo problema cinematografico? I.V Diverse soluzioni nei vari paesi Ogni paese cercò di risolvere il problema del suono e della comprensione linguistica, adattandosi a varie esigenze, usi e costumi del tempo. Si sono sviluppate con il tempo quattro soluzioni che hanno rivoluzionato il sistema della lingua nel cinema; 17 a. Doppiaggio in Russia In Russia sin dall’inizio fu creato il doppiaggio detto “alla russa”, ovvero una sola voce off (fuori campo), capace di poter doppiare tutti (uomini, donne e bambini)! Il metodo più utilizzato era ed è quello di abbassare moltissimo il volume della pellicola, ma non così tanto da perdere i rumori di fondo, gli effetti, la colonna sonora e soprattutto le voci in originale dei protagonisti, sovrapponendo a questi suoni la voce di un unico narrante, senza seguire ne lunghezza e ben che meno il labiale. Un bel risparmio se vogliamo, ma una resa che non avrebbe mai permesso di godere pienamente del risultato di un’opera cinematografica. b. Sottotitolazione La sottotitolazione, o sottotitolaggio, è un metodo di traduzione audiovisiva (TAV) molto diffuso e adottato principalmente da vari paesi (definiti per l’appunto subtitling countries), come per esempio Belgio, Cipro, Croazia, Danimarca, Finlandia, Galles, Grecia, Irlanda, Islanda, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovenia, Svezia e Ungheria. Questo metodo di TAV permette di proporre una traduzione condensata di dialoghi originali del film o del programma in questione, attraverso un testo scritto collocato nella parte bassa dello schermo. Poiché la traduzione appare simultaneamente all’audio in lingua originale e poiché lo spettatore ha accesso contemporaneamente a entrambi, la sottotitolazione ha acquisito l’etichetta di traduzione trasparente. Sottotitolare un film non è un’operazione semplice come sembra, in quanto richiede competenza ed esperienza nell’essere in grado di trasformare 18 un messaggio orale, il cui ascolto richiede un tempo ridotto, in un messaggio scritto, il quale richiede un tempo maggiore per la lettura. Quindi la difficoltà sta proprio nel passare da un canale all’altro, tenendo conto di vari fattori come intonazione, accento, registro e tutti gli elementi che caratterizzano una determinata varietà (socio) linguistica, fattori che devono essere resi nello scritto, per quanto possibile, e che invece molte volte vanno persi. L’esigenza della traduzione filmica si impone, appunto, con la nascita del film sonoro. Inizialmente lo scopo è rendere accessibile la produzione cinematografica multilingue ad un pubblico internazionale, mirando ad interessi economici e favorendo il superamento di barriere linguistiche e culturali. In seguito il sottotitolo è accompagnato da uno scopo socioculturale molto più elevato, come nel caso della sottotitolazione per sordi. Recentemente il film sottotitolato ha assunto un ruolo fondamentale anche nella didattica delle lingue straniere. Basandosi su criteri di carattere linguistico, possiamo distinguere due tipologie di sottotitolazione: • INTRA LINGUISTICA, che corrisponde alla trascrizione totale o parziale dei dialoghi nella stessa lingua della colonna sonora originale del film. Può essere impiegata in due contesti differenti ed è rivolta a due tipi di destinatari con esigenze diverse: persone non udenti e studenti di lingue straniere. Per i primi, a cui sono rivolti i sottotitoli ridotti, la lettura del sottotitolo è il mezzo principale per accedere alle informazioni veicolate dal prodotto audiovisivo. Per i secondi, che usufruiscono della trascrizione integrale del discorso, il sottotitolo è un supporto didattico. • INTERLINGUISTICA, scritta in una lingua diversa da quella del prodotto originale, coinvolge e sintetizza due lingue e due culture. 19 Inoltre, bisogna fare una distinzione tra sottotitoli aperti e chiusi: i sottotitoli aperti (o “in chiaro”) sono quelli sovraimpressi alla versione originale del film e proiettati come parte fisica inseparabile del prodotto, mentre i sottotitoli chiusi (o “criptati”) sono opzionali, ossia possono essere aggiunti facoltativamente dallo spettatore alla versione originale. La realizzazione dei sottotitoli è un processo complicato che comprende tre operazioni complementari, contemporanee e ugualmente importanti: 1. la RIDUZIONE, cioè il passaggio da unità lunghe a unità brevi; 2. la TRASFORMAZIONE DIAMESICA, cioè il passaggio dal codice orale a quello scritto; 3. la TRADUZIONE, cioè il passaggio da una lingua ad un’altra. Queste tre fasi non sono subordinate l’una all’altra e non rispecchiano un ordine gerarchico di applicazione, ma si integrano nel processo di sottotitolazione per realizzare testi di arrivo appropriati. c. “Dietro ogni problema c’è un’opportunità” Le più grandi case di produzione americana agli inizi, decisero di ricorrere a una metodica notevolmente avanguardistica ma molto macchinosa: lo stesso film era girato più volte in diverse lingue per farlo comprendere alle altre nazioni. Alcune volte venivano sostituiti gli attori di contorno con altri attori improvvisati ma che parlassero quella lingua straniera; a volte gli attori di contorno rimanevano gli stessi ma si improvvisano poliglotti o si facevano doppiare dal vivo con voci straniere fuori campo dietro le cineprese che parlavano, mentre gli attori davanti la cinepresa recitavano 20 muovendo solo la bocca fingendo di parlare, recitando quindi muti. Ma gli attori principali dovevano rimanere sempre gli stessi ed erano perciò costretti a recitare tutte le differenti versioni in tutte le lingue, leggendo sugli appositi gobbi - cartelli dietro le cineprese - in cui era riportata la pronuncia fonetica delle parole e non la loro trascrizione esatta. A Hollywood quasi tutti i film subirono questo procedimento, venendo girati in più lingue in maniera da coprire tutti i mercati europei: le lingue utilizzate erano molto spesso lo spagnolo, il tedesco, l’italiano e il francese. Quando ci fu il doppiaggio di "Blanche-Neige et les Sept Nains”, (Biancaneve e i sette nani) realizzato ad Hollywood nel 1938, fu rifiutato dalla Francia per la bassissima qualità. Non tutte queste triple o quadruple versioni sono sopravvissute, in particolare molte interpretazioni girate in italiano sono andate perdute. Il caso più conosciuto a tale proposito è quello dei comici Stan Laurel e Oliver Hardy (Stanlio e Ollio) che recitando i primi film direttamente in italiano con la cadenza tipica dell'inglese crearono un vero e proprio "marchio di fabbrica" che costrinse i successivi doppiatori italiani a mantenere la stessa inflessione in fase di doppiaggio dei successivi film. I.VI Doppiaggio in Italia Come si è arrivati ad avere la necessità di dover tradurre i testi delle sceneggiature estere? a. Analfabetismo 21 Alla fine della prima Guerra Mondiale, alla vigilia dell’insediamento del fascismo, l’Italia aveva 36.975.000 abitanti. Era un paese essenzialmente agricolo, con un altissimo numero di analfabeti. Nel 1921 il 25% dei giovani tra il ventunesimo e il ventinovesimo anno di età non sapeva leggere. Ancora peggio andava per le ragazze, la cui percentuale di analfabetismo, sempre per la stessa fascia di età, era del 31%. Una percentuale impressionante, se confrontata con la situazione di altre nazioni europee5. La vita e la cultura italiana tra le due guerre mondiali del Novecento subirono il pesante condizionamento del fascismo al potere. Bambini e bambine, ragazzi e ragazze furono inquadrati fin dalle elementari in organizzazioni di tipo paramilitare, con particolari divise e denominazioni secondo l’età. Una pagina poco nota del periodo fascista riguarda le «Katakombenschulen». Nel 1923, con decreto legge, viene abolito l’insegnamento della lingua tedesca nelle scuole del Trentino e del Tirolo meridionale, passati all’Italia dopo la Prima guerra mondiale. Unica lingua d’insegnamento diventa l’italiano. Nasce, però, una scuola clandestina, la «Katakombenschule», scuola delle catacombe, per insegnare ai bambini di queste zone i primi elementi della lingua tedesca. “Riconquistare alla Patria le giovani anime italiane inquinate di germanesimo”: questo era il compito della scuola secondo quanto espresso in una relazione conclusiva di un corso fascista per maestre. In un discorso del 5 settembre 1935, anno XIII dell’Era Fascista, Mussolini affermava: “Ora, poiché nella scuola passano tutti gli Italiani, è necessario che essa, in tutti i suoi gradi, sia intonata a quelle che sono, oggi, le esigenze spirituali, militari ed 5 Dati forniti dall’Istituto Centrale di Statistica e indicano quanti firmarono con una croce, e non col proprio nome, sul registro di matrimonio. 22 economiche del Regime. Bisogna che la scuola, non soltanto nella forma, ma soprattutto nello spirito, che è il motore dell’universo e la forza primordiale dell’umanità, sia profondamente fascista in tutte le sue manifestazioni.” 6 b. Mussolini Dopo i primi pioneristici tentativi alla fine degli anni 1920, a partire dal 1930 il doppiaggio diventa un procedimento a cui si ricorre sempre più frequentemente per l'esportazione dei film in altre nazioni e con esso scompare la tecnica delle versioni multiple. Così tutti i film statunitensi che uscirono in Europa ebbero voci diverse da quelle originali. Così fu per Spagna, Francia, Germania e Italia: in particolare, proprio il nostro paese sin dall'inizio si rivelò talentuoso e prolifico nei riguardi di questa innovazione, tanto che Benito Mussolini e il regime fascista promulgarono un'apposita legge di stato che proibiva di far circolare i film stranieri in una lingua differente dall'italiano al fine di mantenere viva la lingua della nazione. L'Italia è una delle nazioni che più utilizza il doppiaggio, e vi esiste una lunga e consolidata tradizione con un alto grado di specializzazione e con la presenza di professionalità di spicco. Il primo stabilimento di doppiaggio in Italia fu aperto nell'estate 1932. In genere viene citato il periodo del fascismo come causa di tale pratica, ma in realtà gli Stati Uniti con il Piano Marshall supportarono notevolmente il doppiaggio per avere un ritorno economico e culturale. Il doppiaggio in Italia nasce ufficialmente nei primi anni trenta a Roma, città che continua a detenere il primato nella realizzazione di edizioni italiane di opere cinematografiche e televisive. Con l'avvento del sonoro nel 1927, il mercato del cinema 6 Paolucci, Signorini, “L’ora di storia,” Zanichelli, 2010 23 americano, il maggior esportatore di pellicole in Europa, subì un brusco calo. I cinematografi europei non erano, infatti, attrezzati per proiettare pellicole sonore, in più alcuni regimi erano restii alla proiezione di film che non fossero in lingua locale. In questo periodo in Italia i film sonori di importazione venivano ammutoliti e aggiunte delle didascalie intervallate alle immagini, trasformandoli di fatto in film muti, ma allungando notevolmente la durata degli stessi fino quasi a raddoppiarla. Data la mole di lavoro richiesta per questa pratica, aggiunta allo snaturamento che essa apportava all'opera, si dovette cercare una soluzione. Il primo esperimento di postsincronizzazione in lingua italiana fu eseguito nel 1929 negli studi californiani della Fox, dove il montatore Louis Loeffler e l'attore italoamericano Augusto Galli doppiarono una scena del film “Martiri a Hollywood”: nacque così il doppiaggio. Il risultato fu deludente ma aprì la strada alla soluzione tanto cercata; le maggiori case di produzione iniziarono quindi ad assumere attori italoamericani o italiani emigrati negli Stati Uniti col compito doppiare i film da spedire in Italia. Il primo film ad essere doppiato interamente in lingua italiana è Carcare diretto da George W. Hill e prodotto dalla Metro-Goldwyn-Mayer; anche qui il risultato fu una recitazione con forti accenti americani. Tuttavia, fino alla fine del 1930, l'arrivo dei film sonori in Italia fu soggetto a restrizioni, sia dal punto di vista tecnico, per colpa delle sale non attrezzate, sia da quello politico, a causa dei provvedimenti del regime che non vedeva di buon occhio le pellicole straniere. Dopo il 1930, lo Stato permise di proiettare dette pellicole ma con la sovrapposizione dei dialoghi italiani o con l'immissione di sfondi neri e didascalie come quelle dei film muti. Nel 1931 la MGM, per non perdere la distribuzione in Italia, con la direzione di Carlo Boeuf intensificò la pratica del doppiaggio con gli attori Augusto e Rosina Galli, la cantante Milly e Francesca Braggiotti. Il successo immediato del film 24 doppiato fu dovuto al fatto che una parte consistente della popolazione italiana era all'epoca analfabeta e non poteva quindi seguire i film sottotitolati. Tra il 1932 e il 1933 il doppiaggio dei film della coppia venne affidato a Carlo Cassola e Paolo Canali, due studenti a Roma per ragioni di studio, che imitarono la buffa cadenza italo americana che avevano Laurel & Hardy quando parlavano italiano. La Paramount, che nel frattempo aveva assistito da spettatrice alla nascita del nuovo metodo, decise anch'essa di adoperare questa pratica, creando però uno stabilimento centrale a Joinville-le-Pont in Francia, dove poter mandare gli attori di ogni Paese europeo, Italia compresa, a doppiare le edizioni europee dei propri film. Il primo film ad essere doppiato in questi studi è “Il dottor Jekyll” di Rouben Mamoulian. Nel 1932 però, un regio decreto-legge disponeva che qualora un film straniero fosse stato doppiato all'esterno del Regno d’Italia questi non poteva essere proiettato nelle sale italiane. Nel Regno il monopolio di produzione e distribuzione cinematografica era nettamente dominato dalla CinesPittalunga, con a capo Emilio Cecchi e direttore Mario Almirante, che nell'estate del 1932 aprì a Roma il primo stabilimento di doppiaggio italiano; il primo film ad essere doppiato è A me la libertà di René Clair. Da allora, in Italia, la pratica di doppiare i film fu praticamente adottata da tutta l'industria cinematografica, anche perché favorita dal Piano Marshall, che poneva le basi per una "colonizzazione culturale" dei paesi usciti sconfitti dal conflitto mondiale anche attraverso lo stanziamento per l'Italia di 800 milioni di dollari per l'acquisto di film americani, e una quota destinata al doppiaggio degli stessi film. L'Italia è una delle nazioni che più utilizza il doppiaggio, e vanta grandi artisti in questo settore. Negli anni ‘20 uno dei mercati più ricettivi in campo cinematografico era quello italiano. 25 II. PRIMA DI ARRIVARE IN SALA DI DOPPIAGGIO II.I Tutte le fasi di adattamento; dal doppiaggio al montaggio Innanzitutto, il copione con i dialoghi da recitare viene prima tradotto e poi adattato in base alla cultura e sensibilità del paese di destinazione, cercando di rispettare il labiale dell'attore: ciò il più delle volte è la parte più difficoltosa del lavoro, in quanto è raro che la traduzione più fedele abbia anche la stessa lunghezza della frase originale; il dialoghista-adattatore deve quindi alterare la traduzione quel tanto che basta a raggiungere una sincronizzazione soddisfacente, con la conseguenza però di alterare parte della fedeltà alla versione originale. Finito il lavoro di traduzione e adattamento, si seziona il film, che perviene in studio di doppiaggio dotato sia della copia originale, sia della cosiddetta colonna M/E (o colonna internazionale), una colonna sonora completa delle musiche e degli effetti sonori originali, ma priva delle voci. Dopo aver esaminato il film con l'aiuto dell'assistente, il direttore del doppiaggio seleziona vari doppiatori, scegliendo la voce più adatta per ciascun personaggio filmico; dopodiché si passa alla divisione dei vari spezzoni di film - chiamati “anelli” - e infine al doppiaggio vero e proprio, che avviene in una camera insonorizzata dotata di tutte le attrezzature necessarie: un leggio sul quale disporre il copione, un microfono professionale e uno schermo sul quale proiettare la scena da doppiare. Ogni turno di doppiaggio dura in media tre ore lavorative, cosicché in un giorno si possono avere tre o quattro turni: in ciascuno di essi, il doppiatore vede l'anello alcune volte sentendo in cuffia l'audio con le voci originali degli attori; quindi, leggendo dal copione, prova a recitare le battute in 26 sincronia con le immagini, seguendo le indicazioni del direttore del doppiaggio e ripetendole fino a trovare l'intonazione e il ritmo desiderati. Il fonico controlla la strumentazione tecnica, separata dalla sala e visibile da un vetro (come negli studi per le registrazioni musicali): il suo compito consiste nel programmare la visione dell'anello da doppiare, equilibrare i livelli delle tracce in incisione ed in generale far sì che il prodotto audio che si ottiene sia della migliore qualità. Terminata questa prima fase del lavoro, attraverso il computer si procede alla ricomposizione di tutte le scene e al missaggio delle tracce audio, ovvero la base musicale del film con gli effetti sonori (colonna M/E) e le tracce con le voci degli attori, eventualmente applicando effetti di post-produzione a queste ultime - voci radiofoniche, voci pensiero, effetto distanza, effetto porta e così via - oppure accorciando e/o allungando le pause. 7 Procedure identiche sono applicate anche nel doppiaggio di cartoni animati, serie televisive, telefilm o documentari. II.II La figura dell’adattatore L’adattatore dei dialoghi, chiamato anche dialogista è una figura professionale che adatta in sincronismo ritmico e labiale i dialoghi di un prodotto straniero. L’adattamento non è una traduzione ma una trasposizione linguistica che ha lo scopo di mantenere lo spirito originario dell’opera nella lingua di destinazione. Oltre ad una normale traduzione, nell’adattamento cinematografico bisogna rispettare le lunghezze, le labiali 7 Giulio Latini Artemide, “ L’immagine sonora. Caratteri essenziali del suono cinematografico ”, 20 ottobre 2006 27 e il ritmo delle battute originali. Inoltre, bisogna avere la giusta creatività e empatia per riportare in italiano lo stesso colore e stessa intensità del prodotto originale, rispettando le intenzioni dello sceneggiatore originale. a. In-sink Questo tipo di doppiaggio prevede che la voce del doppiatore si sostituisca completamente a quella dell'attore originale; per ottenere questo si deve mantenere una maggiore coincidenza possibile dei movimenti labiali dell'attore con la voce “prestata”, al punto che lo spettatore possa identificare senza fatica la voce del doppiatore col volto dell'attore originale. Per ottenere un buon risultato è necessario che i dialoghi non siano soltanto tradotti, ma anche adattati, in modo che coincida la lunghezza delle espressioni della lingua originale con quella tradotta e coincidano persino i movimenti labiali di alcune parole chiave; di qui il concetto di sincronizzazione. Inoltre è importante che il doppiatore abbia una voce adatta al personaggio che dovrà doppiare, al punto che negli ultimi anni si favoriscono doppiatori che abbiano anche una vaga rassomiglianza vocale con l'attore originale. Per il doppiaggio in sincrono è inoltre fondamentale che il doppiatore rispetti il più possibile le pause recitative e l'intensità interpretativa dell'attore a cui presta la voce. Quando si ottiene un buon risultato, si dice che la voce è ben “incollata” al volto. Un doppiaggio ben fatto può valorizzare se non addirittura migliorare la prestazione dell'attore originale, e allo stesso modo un doppiaggio mal interpretato o “scollato” può penalizzarla gravemente. b. Over sound 28 A differenza del precedente, il doppiaggio in oversound è realizzato con la voce del doppiatore che si sovrappone a quella del personaggio che appare in video, la cui voce in lingua originale rimane udibile in sottofondo. Questa tecnica in Italia è limitata di norma alle interviste e ai documentari. In questo caso non è necessario che la voce sia perfettamente “incollata” al volto né che vi sia una corrispondenza di intensità interpretativa o equalizzazione adeguata del microfono, tanto che a volte il doppiatore è addirittura di sesso diverso rispetto al personaggio in video. La voce del doppiatore è considerata fuori campo ed è dichiaratamente diversa da quella originale, nei confronti dello spettatore deve quindi sostituire idealmente la voce di un interprete simultaneo. II.III Adattamento della traduzione al personaggio Al fine di poter trasformare al meglio la sceneggiatura originale e adattarla alla pellicola è necessario studiare diversi procedimenti affinché il prodotto finale possa corrispondere, sia per tonalità che per movimenti, ai personaggi in lingua madre. a. Movimento della bocca Un buon doppiaggio, non deve solo rispettare il senso, ma essere coerente con quanto avviene nella scena e rispettare il ritmo delle frasi, la gestualità, le lunghezze e il sincronismo labiale, cioè il movimento delle labbra degli attori. Dato che è raro che la traduzione più fedele abbia anche la stessa lunghezza della frase originale - ossia che 29 abbia cioè pressappoco lo stesso numero di sillabe - il traduttore-dialoghista deve modificarne la costruzione affinché raggiunga una sincronizzazione soddisfacente. Un bravo professionista riesce a raggiungere un risultato ottimale senza sacrificare la fedeltà alla versione originale. b. Fiato Il doppiaggio sostituisce le voci originali di personaggi e attori e quindi una parte dell'interpretazione originale, che coinvolge i toni, la pronuncia, il timbro della voce, l'intonazione e l'interazione ritmica tra i movimenti e la voce stessa. Di conseguenza, ne risulta modificato anche l'intento approvato originariamente dal regista dell’opera. Il doppiatore, tuttavia, è un interprete specializzato nella funzione attoriale specifica della parte vocale. Interpreta le battute cercando di aderire con la propria recitazione alle movenze e al labiale dell'attore originale, interagendo con la scena e il personaggio. Il gruppo di lavoro adatta inoltre i dialoghi per il pubblico di un'altra nazione. Una buona localizzazione, quindi, offre una nuova interpretazione e dà una nuova voce a un personaggio. La qualità di questa nuova interpretazione - pari, migliore, inferiore, o diversa - è legata alla professionalità e al talento del doppiatore e di coloro che hanno preparato il materiale, alla professionalità del direttore del doppiaggio, al tempo e ai finanziamenti a disposizione8. 8 Mariacristina Petillo Franco Angeli, “ La traduzione audiovisiva nel terzo millennio ”, 31 gennaio 2012. 30 II.IV Censura e suoi risvolti In ogni parte del mondo, sin dalle prime apparizioni, il cinema ha suscitato timori a causa del potere di suggestione che mostrava di possedere più di altri mass media; infatti, il ricorso a misure amministrative che tendevano, e ancora tendono, a subordinare la libertà espressiva al rispetto di alcune regole di comportamento, sono di norma sottoposte al controllo centrale dei ministeri competenti in materia. Tutt’oggi sopravvivono varie forme di censura cinematografica: preventiva, se applicata alle sceneggiature dei film prima che siano realizzati; a posteriori, se messa in atto quando l'opera cinematografica ha concluso la fase di realizzazione; di ritorno, se interviene a revisione del giudizio iniziale e in quanto dettata da circostanze particolari. In genere, il compito di controllare i film è assegnato a commissioni di censura variamente composte, i cui verdetti talvolta tengono conto dell'opportunità che un prodotto sia diffuso all'estero. Oltre a quelle istituzionali e dirette, esistono anche manifestazioni indirette di censura, quali le classificazioni morali dei film compiute da appositi centri che si ispirano alle autorità religiose. Effetti non trascurabili possiede anche la cosiddetta censura di mercato, definizione con la quale si designa l'impedimento di fatto alla diffusione dei film in quanto considerati privi di requisiti commerciali dalle stesse case distributrici o dai gestori delle sale. Il principio, su cui si fondano le istituzioni censorie, comporta che la libertà di giudizio e di scelta dello spettatore anche se adulto debba essere protetta e, comunque, preventivamente limitata. I bersagli principali della censura, pur variando secondo i regimi politici e dei tempi, sono: i film contrari al buon costume e alla morale; le presunte offese alle istituzioni, alle chiese e alle religioni, al prestigio nazionale; la 31 crudeltà nei confronti degli uomini e degli animali; i soggetti che potrebbero turbare l'ordine pubblico e i rapporti internazionali. Per fare alcuni esempi, negli anni Trenta in Estonia venivano bocciati persino i film ritenuti privi di valore artistico; in Cina non si perdonavano i tentativi di modificare i costumi locali; ancora oggi, nei paesi musulmani, la raffigurazione del Profeta è ritenuta inopportuna se non vietata. Sesso, ideologie politiche, concezioni sociali sono i cardini dell'azione censoria, al di là della catalogazione dei film adatti ai minorenni. In Italia la censura amministrativa fu istituita nel 1913 dal governo G. Giolitti. Le cinematografie nazionalizzate, più che sottoposte a controlli delegati a commissioni ministeriali, sono sottomesse a una forma di censura non regolamentata, che interviene, tramite le aziende produttrici o distributrici, per applicare le decisioni riguardo la rappresentazione cinematografica prese dai governanti in sede politica. In nazioni come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Repubblica Federale Tedesca, è stato collaudato un sistema di autodisciplina voluto dagli stessi imprenditori cinematografici. Hollywood nel 1930 adottò il cosiddetto Codice Hays, sistema di autoregolamentazione rimasto in vita sino agli anni Sessanta.9 Un esperimento tra i più radicalmente innovativi è stato intrapreso, in primo luogo, in Danimarca, nel 1969, eliminando anche la c. contro la pornografia. a. La censura in Italia 9 F. R. LEDVINKA, What the fuck are you talking about 32 In Italia l'avvento del cinema ha tempestivamente indotto le pubbliche autorità a esercitare un'attenta vigilanza sulla diffusione dei film. I timori attenevano alla morale e alle istigazioni a violare le leggi. Ad alimentarli era la coscienza che il linguaggio delle immagini in movimento, oltre a essere immensamente suggestivo, avesse un'immediatezza comunicativa sconosciuta ad altri mezzi espressivi. L'opera di controllo ricadde, secondo un provvedimento del 1910, sulle prefetture e sulle questure. Il sistema così attivato poneva tuttavia in forse la certezza del diritto, poiché i film ricevevano un trattamento disuguale, a seconda delle località ove avevano luogo le proiezioni. Vi erano molti disagi per la nascente industria cinematografica, che, decisa a correre ai ripari, invocò l'introduzione di un organismo centrale che giudicasse i film. L'8 maggio 1913 L. Facta, Ministro delle Finanze, a nome del governo giolittiano presentò alla Camera un disegno di legge che attribuiva al potere esecutivo il compito di ispezionare le pellicole prodotte in Italia o importate e imponeva il pagamento di una tassa di 10 centesimi per ogni metro di celluloide. A non nascondere i rischi connessi a una cinematografia sottomessa a verifiche di stampo amministrativo-burocratico fu F. Turati, cui il futuro avrebbe dato ragione. Infatti, con d.l. 31 maggio 1914, fu insediata presso la Direzione generale di Pubblica Sicurezza, alle dipendenze del Ministero degli Interni, una commissione composta unicamente da funzionari o commissari di pubblica sicurezza, incaricati di setacciare i film. La casistica censoria, messa a punto in un'Italia che si proclamava liberale, prevedeva di colpire gli spettacoli offensivi del buon costume, della decenza e dei 'privati cittadini', nonché quelli contrari alla reputazione, al decoro nazionale e all'ordine pubblico, ovvero che potessero turbare i rapporti internazionali, oppure che intaccassero il prestigio delle istituzioni più rappresentative, dei funzionari e della polizia. Nessuna indulgenza era prevista per le scene truci, 33 ripugnanti o di crudeltà, anche se a danno degli animali e, più in generale, per delitti, suicidi, azioni o fatti tali da turbare gli animi e incitare al male. L'ingresso del Paese nella Prima guerra mondiale comportò poi che, per motivi precauzionali, i film fossero esaminati anche dai militari. E dal 1° novembre 1915 fu introdotto un nuovo criterio secondo cui il nulla osta, concesso a uso interno, sarebbe stato rimesso in discussione per la vendita dei film all'estero. Nasceva così un'apposita censura per l'esportazione. Gli strumenti predisposti vennero impiegati, sovente sfidando il ridicolo, allo scopo proprio di ogni congegno censorio: reprimere le presunte trasgressioni, scoraggiare l'anticonformismo e la deviazione dalle rotte editoriali più tranquille. Al successivo appuntamento parlamentare ‒ nel settembre del 1923 il fascismo governava da poco meno di un anno e non aveva ancora avviato la trasformazione dello Stato in senso totalitario ‒ la macchina della censura appariva, nella sostanza, già definita e strutturata, tutt'altro più suscettibile di ritocchi indispensabili per perfezionarne il funzionamento e adeguarlo alle esigenze del regime e a un'ulteriore riduzione delle scarse libertà rimaste.10 Al paradosso di una censura applaudita nel 1913 dai cineasti se ne aggiunse un altro: quello dei codici ferrei che la democrazia prefascista aveva approntato e che trasmise alla dittatura senza che questa dovesse escogitare proibizioni suppletive. Le modifiche apportate durante il ventennio alla legge del 1923 interessarono principalmente la composizione delle commissioni ministeriali, in cui di volta in volta furono ammessi magistrati, madri di famiglia, pubblicisti, rappresentanti del PNF (Partito Nazionale Fascista), dei Ministeri dell'Educazione nazionale, delle Colonie, della Guerra, delle Corporazioni, dei GUF (Gruppi Universitari Fascisti) e dell'Istituto Luce. Le novità maggiori, rispetto al periodo precedente, erano un paio: il battesimo 10 T. SANGUINETI, Italia taglia, Milano-Ancona 1999. 34 della censura preventiva sulle sceneggiature e il trasferimento delle competenze, con r.d.l. 28 settembre 1934 nr. 1566, dal Ministero degli Interni al Sottosegretariato per la stampa e la propaganda, trasformato l'anno dopo in un ministero che diventerà nel 1937 il Ministero della Cultura popolare11. La politica culturale del regime, che attribuiva al cinema un ruolo importante nella ricerca del consenso, espelleva automaticamente i progetti cinematografici discordanti dagli indirizzi politici e culturali prevalenti. Tanto più che l'industria cinematografica, non godendo di una piena autonomia finanziaria, era costretta a ricorrere all'aiuto dello Stato, che condizionava le operazioni di sostegno creditizio e promozionale. Imperante il fascismo, pochissimi film italiani incorsero nei rigori della censura. Nel 1933, Mussolini in persona ordinò che non vedesse la luce “Ragazzo” di Ivo Perilli, il racconto di un teppistello napoletano che, per redimersi, si iscriveva alle organizzazioni fasciste. Nel 1947, inaspettatamente, si concesse ai produttori la facoltà di sottoporre i soggetti all'approvazione della Direzione generale dello Spettacolo, una prassi presto tramutatasi in una consuetudine. In principio i censori non si scatenarono, ma presto sopraggiunsero tentazioni interventistiche. Si riverberò così sul mondo del cinema e del teatro un profondo contrasto culturale, anche di carattere psicologico, tra aspirazione alla modernità nei comportamenti individuali e collettivi e nella vita civile, e propensioni a non derogare da valori di riferimento ritenuti ineludibili e insindacabili. Per giunta, il Neorealismo postbellico aveva immesso nei film, oltre a una sentita cognizione del dolore umano in un preciso contesto storico-sociale, un bisogno di verità poetica e uno spirito critico che non si arrestavano di fronte a un atteggiamento sostanzialmente repressivo delle istituzioni e che non di rado si scontrarono con i lasciti di altre stagioni 11 D. Liggeri, Mani di forbice. La censura cinematografica in Italia, Alessandria 1997 35 storiche. In ogni comparto censorio, a valutare i film, furono chiamati un funzionario dell'Ufficio centrale per la cinematografia, un magistrato, un rappresentante del Ministero degli Interni.12 Nell'arco di un decennio, per iniziativa della sinistra e degli autori e dei critici cinematografici, fu sollevato ripetutamente il problema di definire un ordinamento censorio che fosse coerente con i principi costituzionali. Svariate furono le promesse governative vanificatesi strada facendo, finché nel 1962, preso l'avvio, il centro-sinistra varò una riforma che soppresse parecchie limitazioni e circoscrisse l'azione censoria ai film in cui si fosse identificata l'offesa al buon costume. Accanto a magistrati e giuristi, le nuove commissioni riunivano rappresentanze delle categorie cinematografiche, pedagogisti e psicologi, la cui presenza favorì interpretazioni meno rigoristiche del mandato ricevuto. La prudenza dei censori, dopo il 1962, dette origine a un fenomeno preoccupante. Contro i film approvati dall'apposita commissione del Ministero del Turismo e dello Spettacolo, istituito nel 1960, insorsero procuratori della Repubblica, singoli cittadini e associazioni che, appellandosi al codice penale, chiesero il sequestro delle opere stimate indecenti. Le premesse di questa crociata, avevano radici negli ultimi anni Cinquanta. La tregua succeduta all'aspra attività repressiva degli anni Settanta e Ottanta non è stata determinata dalla depenalizzazione dei reati che avevano provocato la suscettibilità della magistratura, ma dalla necessità di operare in una realtà profondamente segnata dal crollo del mercato cinematografico italiano, crollo accelerato dall'exploit dell'emittenza televisiva privata in corsa per la conquista degli indici di massimo ascolto, al di fuori di qualsiasi norma almeno sino al 1990. 12 M. Argentieri, La censura nel cinema italiano, Roma 1974. 36 Il ricorso alla censura fu invece intenso nei confronti della produzione straniera che, portando la voce di altre culture e di forme mentali diverse, venne fatta oggetto di oculati accertamenti. Un primo setacciamento era d'obbligo per l'ammissione al doppiaggio, mentre risultava decisivo il secondo riscontro da effettuare sull’edizione italiana. b. Il Codice Hays Negli Stati Uniti la c. è stata, in prevalenza, un'autocensura gestita dalla stessa industria cinematografica e identificata con il Codice Hays. Redatto nel 1930 e applicato dal 1933, il Codice conteneva principi etici e indicazioni specifiche che regolavano ciò che si poteva far vedere, dire e raccontare sullo schermo; esso interveniva non a film finito, mediante tagli, bensì a livello di sceneggiatura, proponendo modi alternativi di racconto. A partire dal 1968 il Codice è stato in larga parte sostituito da una divisione del pubblico per fasce d'età (rating). Nel periodo di massimo splendore della cinematografia americana, la censura era gestita quindi da una miriade di istituzioni locali e statali, senza un modello federale; la precarietà di questa situazione portò quindi, negli anni Trenta, all'adozione di una forma di autocensura (il Codice Hays), controllata dall'associazione di categoria dell'industria, la MPPDA (Motion Picture Producers and Distributors Association). La MPPDA promulgò il Codice Hays il 31 marzo 1930. Il testo comprendeva due sezioni: The Code (articolazione pragmatica del modello di autocensura) e The Reasons (presentazione in chiave etico-sociologica). Crimine e sesso erano le aree più articolate, mentre la violenza non sembrava provocare grande allarme. Rispetto al crimine, il 37 principio base recitava: "I reati contro la legge non verranno mai presentati in modo da provocare simpatia nei riguardi dei comportamenti contro la legge o la giustizia, o in modo da ispirare un desiderio di imitazione". Si prescriveva quindi: "Non si devono descrivere dettagliatamente i metodi di furto, rapina, furto con scasso, attentati dinamitardi contro treni, miniere, edifici, ecc." 13 . La preoccupazione maggiore sembrava essere infatti quella di scongiurare l'emulazione; in particolare, rispetto ai film di gangster, nell'applicazione del Codice, si proponeva la necessità di punire il criminale (moral compensation), facendolo morire tragicamente negli ultimi metri di pellicola, per dare una chiara indicazione di ordine sociale. La regolamentazione della presentazione sullo schermo dei rapporti sessuali ha suscitato in seguito l'ironia dei lettori più sofisticati; in effetti le prescrizioni del Codice erano un po' troppo esaustive per essere prive di malizia bigotta. Nello specifico il Codice prescriveva: “ Sesso; la santità dell'istituzione del matrimonio e della famiglia deve essere sostenuta. Il cinema non deve mostrare alcuna forma degradata di relazione sessuale come se fosse comunemente accettata. I. L'adulterio, in qualche caso elemento essenziale alla trama, non deve essere trattato in modo esplicito o suggestivo, né giustificato. II. Scene passionali […]. Baci eccessivi o lascivi, abbracci lascivi, posture e gesti allusivi non devono essere rappresentati. III. Seduzione e stupro non devono essere altro che suggeriti, solo quando sia essenziale alla trama e anche in questo caso non devono essere mostrati esplicitamente […]. IV. La perversione sessuale e ogni riferimento ad essa sono proibiti. V. La tratta delle bianche non deve essere mostrata. 13 F.Finocchi - Tra moralità e comprensione, Zanichelli, 2013 38 VI. Le relazioni sessuali fra bianchi e neri sono proibite. VII. L'igiene sessuale e le malattie veneree non sono argomenti adatti allo schermo. VIII. Le scene di parto effettive o in silhouette non devono mai essere mostrate. IX. Gli organi sessuali dei bambini non devono mai essere mostrati".14 In altre sezioni specificava: "Costumi; Il nudo integrale, sia esso effettivo o mostrato in silhouette, ed ogni riferimento lascivo e licenzioso ad esso da parte di altri personaggi del film, non è mai ammesso. Sono vietate le danze che rappresentino atti sessuali o posizioni indecenti".15 Sotto la voce “Ambienti” il Codice si soffermava su un unico locale, la camera da letto, ma senza quelle ridicole imposizioni (come i letti gemelli o la regola che le coppie a letto dovessero avere almeno un piede appoggiato al pavimento) di cui si è favoleggiato in seguito. Il testo diceva semplicemente: "Le scene che si svolgono in stanza da letto devono essere trattate con buon gusto e delicatezza", aggiungendo, nelle Reasons supporting the Code: "Certi ambienti sono così strettamente associati alla vita sessuale o al peccato sessuale da imporne un uso estremamente limitato".16 Il Codice Hays era frutto di un processo di mediazione: tra l'industria e i riformatori, tra la mentalità borghese benpensante e quella cattolica (ed ebrea) delle forze sociali emergenti. Esso interveniva a sostegno di standard ideologici messi duramente alla prova dalla grande depressione, che, a causa della disoccupazione, intaccò le fondamenta stesse della famiglia patriarcale americana, già indebolite dall'urbanizzazione. 14 Cit. Codice HAYES; III Libro; Capitolo Sesso e comportamenti allusivi. 15 Cit. Codice Hayes, III Libro, Sezione; Il nudo nelle danze e nei costumi. 16 Cit. Codice Hayes, Reasons supporting the Code. 39 Nel corso degli anni Trenta il sistema americano di autocensura si diffuse, assieme ai popolarissimi film hollywoodiani, anche all'estero, influenzando i modelli di intervento censorio, come dimostrano le decisioni prese in merito o le liste degli argomenti censurabili in Italia e in altri Paesi europei, o i giudizi del Centro cinematografico cattolico. III. SERIE TELEVISIVE; tra menzogna e realtà III.I SIMPSON I Simpson (The Simpsons) è una popolare sitcom animata statunitense creata dal fumettista Matt Groening nel 1987 per la Fox Broadcasting Company. La serie è una parodia satirica della società e dello stile di vita statunitense, impersonificati dalla famiglia Simpson, protagonista dell'opera, composta da Homer, Marge e dai loro tre figli Bart, Lisa e Maggie. Ambientato in una cittadina statunitense chiamata Springfield, il cartone tratta in chiave umoristica molti aspetti della condizione umana, tra cui la cultura, la società e la stessa televisione. L'idea della famiglia Simpson venne applicata da Matt Groening e James L. Brooks nel 1987, in una serie di corti animati di un minuto da mandare in onda durante il Tracey Ullman Show. La loro prima apparizione nel talk show avvenne il 19 aprile di quello stesso anno, in un corto intitolato Good Night. Da quel momento, fino al 1989, I Simpson andarono in onda durante gli intermezzi pubblicitari dello show, ottenendo un buon successo di pubblico. La serie debuttò in prima serata, sotto forma di episodi di mezz'ora, il 17 dicembre 1989. Nell'edizione 40 italiana, le scritte in inglese sono state tradotte in italiano nel video (attraverso la completa sostituzione di quella inglese) e la frase alla lavagna di Bart è letta dalla sua doppiatrice, quando nella versione originale non viene letta. In questo caso però la frase rimane scritta in inglese. Sono stati modificati alcuni nomi dei personaggi: i più evidenti sono Moe che è diventato Boe (poi Boh), con la modifica dell'insegna del suo bar, il cognome Krabappel che è diventato Caprapall e anche il cognome Wiggum che è diventato Winchester. Tutti i personaggi che hanno un aggettivo o titolo nel nome ce l'hanno tradotto in italiano (ad esempio Fat Tony è diventato Tony Ciccione). Sideshow Bob diventa Telespalla Bob e Sideshow Mel diventa Telespalla Mel, sebbene la parola telespalla non esista nel vocabolario italiano) 17. Alcuni personaggi vengono doppiati con un accento dei dialetti locali italiani. a. Regionalismi I Simpson nascono dalla fantasia del fumettista Matt Groening, che ha battezzato i suoi personaggi con i nomi dei componenti della sua famiglia: Homer, il papà, si chiama come il padre di Groening; lo stesso vale per la mamma Marge, per il nonno Abraham/Abe, per la secondogenita Lisa e per la figlia più piccola Maggie; solo il primogenito non si chiama Matt, come l’autore, ma Bart, anagramma di ‘brat’ (‘monello’, una definizione che ben caratterizza quello che è forse il personaggio principale de I Simpson). Inizialmente utilizzati come “riempitivo” nel Tracey Ullman Show della Fox (dal 19 aprile 1987), I Simpson debuttano in prima serata il 17 dicembre 1989 con la puntata “Simpsons Roasting on an Open Fire” e riescono non solo 17 http://amsacta.unibo.it/2182/1/Fusari.com 41 a conquistare la prima serata (cosa assai inconsueta per un cartone animato), ma per la prima volta battono il record stabilito dalla serie I Flintstones per la durata di un cartone in prima serata.In Figura 1, risulta evidente che i personaggi dei cortometraggi del Tracey Ullman Show erano assai più stilizzati rispetto a come appare la famiglia Simpson attualmente: Fig. 1 - L’evoluzione dei Simpson nei primi cortometraggi ad oggi18. Sono stati analizzati i vari personaggi in ordine all’uso di accenti regionali e di altri indicatori lessico-grammaticali utili alla collocazione diatopica delle battute. Va notato fin d’ora che gran parte dell’analisi riguarda necessariamente i personaggi cosiddetti ‘minori’, in quanto i membri della famiglia Simpson non sono connotati dal punto di vista della variabilità diatopica: parlano cioè ‘senza accento’ e i regionalismi a cui talvolta ricorrono non permettono di identificarne univocamente la provenienza. Questo accade perché Springfield, la città statunitense in cui è ambientata la serie, è una M.Malaspina, “La scienza dei Simpson. Guida non autorizzata all’universo in una ciambella”, SIRONI, 2007 18 42 “cittadina senza Stato”, una “omnitopia” senza confini geografici, che potrebbe situarsi in qualunque luogo degli Stati Uniti e che volutamente assume uno dei nomi più diffusi tra le città statunitensi. Galassi fa notare che normalmente, nel cinema italiano, per conferire una connotazione ai personaggi, si usano i dialetti, che però tendono a sortire un effetto farsesco, mentre il cinema americano adotta altre strategie per associare determinate connotazioni ai personaggi. Nel caso de I Simpson, vedremo come la caratterizzazione di alcuni personaggi cosiddetti ‘minori’ passi attraverso l’uso di un accento regionale anche in inglese (ad es. il bidello Willie, il signor Burns, il sindaco Quimby, il commerciante Apu, Telespalla Bob, Telespalla Mel, Tony Ciccione e gli altri membri della malavita locale), caratteristica che viene ulteriormente accentuata nella versione italiana, tant’è che, nel doppiaggio italiano, anche Carl, Otto, il reverendo Lovejoy, il commissario Winchester (Wiggum nell’originale) e gli altri poliziotti usano un accento regionale. Com’è ben noto a tutti gli appassionati de I Simpson, la versione italiana pullula di varietà regionali assai più di quanto sia possibile riscontrare in altri prodotti televisivi doppiati. Si cerca quindi di capire e di spiegare perché dialoghisti e doppiatori abbiano svolto questa operazione, a quali varietà di accenti e cadenze inglesi corrispondano quelle proposte in italiano (quando e se vi è una corrispondenza) e quali effetti sortisca questo lavoro sulla traduzione dal punto di vista macrotestuale (nella misura in cui l’uso dei dialetti concorre alla caratterizzazione dei personaggi nella versione italiana) e microtestuale (soluzione di alcune difficoltà di traduzione più specifiche). 43 Alla maggioranza dei fan de I Simpson è noto che il bidello Willie, caratterizzato da un fortissimo accento sardo nella versione italiana, nell’originale è scozzese: non solo, ma anche facilmente identificabile come tale, al punto che The Times l’ha definito character” “Scotland’s e “the most most famous instantly recognisable Scot in the world: better known than Billy Connolly or Ewan McGregor, even Sean Connery”. In effetti, non è semplice operare una domestication di questo personaggio senza interrompere la cosiddetta “suspension of disbelief” o sospensione dell’incredulità che caratterizza i prodotti cinematografici in generale e il doppiaggio in particolare: non solo la voce, ma anche l’immagine di Willie sono scozzesi, tanto è vero che è stato addirittura paragonato a William Wallace in quanto personaggio scozzese più famoso nel mondo. Assodato che la scelta di far adottare a Willie una varietà regionale dell’italiano collima con la scelta della lingua “della farsa” per un personaggio comico e caratterizzato attraverso l’uso di tutta una serie di stereotipi, perché, di tante varietà diatopiche disponibili nel repertorio italiano, si è selezionato proprio il sardo? A sfogliare i forum in cui si riuniscono gli appassionati, si direbbe che il pubblico imputi la scelta al fatto che l’accento scozzese, al pari di quello sardo, è percepito come un accento ‘duro’ e consono a caratterizzare un personaggio quasi perennemente arrabbiato, un’idea che anche Matt Groening ha avallato in una recente intervista: si tratta comunque di un personaggio molto riuscito anche in lingua di arrivo, il che dimostra come sia possibile, con una certa dose di autoironia e forzando ai limiti la “suspension of disbelief”, ‘addomesticare’ una varietà diatopica sulla base delle 44 connotazioni che essa suscita in cultura di partenza, andandoa selezionare una varietà che sortisca analogo effetto in cultura di arrivo19. Un altro caso degno di nota è quello di Carl: tutti gli spettatori italiani che hanno guardato almeno una volta I Simpson si saranno chiesti a quale varietà inglese corrisponda l’accento veneziano dell’unico collega nero di Homer Simpson, e come mai sia stata scelta proprio questa varietà regionale nel doppiaggio italiano. La prima domanda ha una risposta semplicissima: il parlato di Carl nell’originale americano è prossimo allo standard American e dunque, al di là della sua sicura provenienza statunitense, non è univocamente associabile ad alcuna varietà diatopica particolare: è insomma da ritenersi che il doppiatore di Carl in lingua originale non gli abbia attribuito alcuna connotazione basata sull’accento. Perché dunque farlo parlare proprio in veneto? Per rispondere a questo interrogativo, bisogna tornare indietro al 1991, quando I Simpson approdarono per la prima volta sui teleschermi italiani. Il 1991 è infatti l’anno in cui, dalla fusione di Liga Veneta e Lega Lombarda, nasce il partito della Lega Nord: è possibile che si tratti di una pura casualità, ma la scelta di doppiare uno dei pochissimi personaggi di colore di tutta la serie con un accento stereotipicamente associato agli aderenti alla Lega (partito votato fin regolamentazione dagli e albori al alla contenimento dell’immigrazione) probabilmente non è del tutto casuale e, anzi, se confermata, S.Singh, “La formula segreta dei Simpson; numeri e teoremi e altri enigmi, BUR, 2015 19 45 rifletterebbe al meglio i principi che animano anche la versione originale, nella misura in cui “the Simpsons satirises right and left”20. III.II FRIENDS La celebre serie televisiva Friends, creata da K. Bright, M. Kauffman e D. Crane e prodotta dalla Warner Bros. , rappresenta nello specifico una commedia basata sulla rappresentazione delle interazioni affettive e sociali di sei amici di New York che alternano momenti di gioia e di preoccupazione. Tre uomini e tre donne che, solidali fra loro, prendono decisioni, fronteggiano le situazioni quotidiane, siano esse serie o banali, e che, a modo loro, cambiano, durante lo svolgimento della serie, pur mantenendo inalterati i profili caratteriali attribuiti dagli sceneggiatori. Elementi di raccordo narrativo sono soprattutto l'altalenante storia d'amore tra Ross Geller (David Schwimmer) e Rachel Green (Jennifer Aniston), la relazione e il matrimonio tra Monica Geller (Courtney Cox Arquette) e Chandler Bing (Matthew Perry), le traversie professionali di Joey Triviani (Matt Le Blanc) e il bizzarro comportamento di Phoebe Buffay (Lisa Kudrow). Tuttavia la novita della produzione e stata quella di affrontare temi e argomenti, quali gli amori, le amicizie, il lavoro, i genitori, l'omosessualita secondo un punto di vista diverso e piu dinamico, ovvero quello giovanile, focalizzando l'attenzione sul dialogo e sulla conversazione spigliata e divertente. La serie televisiva e stata trasmessa in Italia con successo sulle reti RAI dal 1997 al 2005 per un totale di dieci stagioni ed e stata curata dall'agenzia di doppiaggio CD Sefit (Bordoni-Marino). Ma prima di riflettere sulle modalita di resa interlinguistica di Friends e per poter 20 Times Magazine, 2000 46 meglio individuare e interpretare le scelte adottate nell'ambito del doppiaggio, sarà opportuno soffermarsi sulle sue caratteristiche come genere televisivo. In virtu della sua complessa struttura semantica il programma pone infatti una serie di questioni relative alla necessita (sia per il traduttore sia per il doppiatore) di creare una relazione funzionale tra un source text, che nel tempo si e trasformato in un prodotto "globalizzato," e il suo adattamento per un pubblico "locale," nello specifico quello italiano. a. Tempi comici E ovvio quindi che una sitcom di successo come Friends ha consolidato durante gli anni specifiche caratteristiche vuoi nella struttura delle scene, vuoi nell'ordito delle storie. Tuttavia, una delle ragioni in virth delle quali Friends si e via via trasformata in una sitcom assai apprezzata e data dalla consistente presenza di tratti comici. La serie, come si e detto, e nota per i dialoghi veloci e brillanti, inseriti in situazioni umoristiche e ricchi di giochi di parole, equivoci e battute esilaranti: un parlato che, in un certo senso, deve supplire a un'azione contenuta nello spazio e nel tempo. Come nella vita quotidiana la conversazione e lo strumento essenziale per costruire e mantenere la realta ed e la risorsa attraverso la quale, esplicitamente o implicitamente, si stabiliscono i ruoli e le relazioni sociali, si svelano le identita individuali, si dipana la narrazione della realta, cosi nella televisione "e anche attraverso il dialogo che si sviluppa la trama e che, insieme alla vicenda, sono comunicati, a latere, gli atteggiamenti, gli stati d'animo, 47 il carattere dei personaggi"21. La traduzione si pone pertanto come obiettivo di ricreare nella lingua di arrivo un intreccio di oralita simulata che riverberi l'oralita, anch'essa simulata, del testo di partenza. Inoltre, la diversa gestione dei frames, in specie di quelli comici (talora dipendenti anche da codici non verbali, quali la mimica e i movimenti che accompagnano il parlato), da parte dei fruitori del testo originale e di quelli del testo tradotto e responsabile di un'altra tipologia di tratti propri del parlato dialogico. La comunicazione in tali programmi, essendo vistosamente orientata verso lo spettatore (target-oriented), giustifica, nella trasposizione linguistica e culturale del prodotto televisivo, ricorrenti fenomeni di compensazione, naturalizzazione o addirittura di omissione al fine di preservare l'immediatezza della versione originale (Pavesi e Chiaro 1996 e 2009). E evidente che il traduttore/adattatore, cui e stato delegato il compito di ricreare in una nuova lingua e cultura gli episodi, debba dimostrare una notevole dimestichezza sia con i contenuti sviluppati sia con il tono prevalentemente disinvolto e umoristico, anche perche "the translation initially delivered by the translator will undergo modifications. Indeed, audiovisual translation is probably the discipline in which the text undergoes most changes from start to finish. All the stages of the process involve manipulation to some extent of the text submitted by the translator"22 . L'episodio Questioni di cuore (IX.4) puo servire come esempio per iniziare a discutere sulle possibili soluzioni cui si puo ricorrere di fronte all'occorrenza di elementi propri di una certa tradizione culturale. In questa puntata Ross, cercando di mettere in guardia Phoebe da Vicrum, un suo presunto fidanzato, le riferisce che in passato egli usciva con Oprah Winfrey: 21 22 (Pavesi 9) .(Martinez 5). 48 Ross: Well Phoebe, I think you'll feel better when you know a little bit about Vicrum, he's a kite designer (He makes a wow face) ... and he used to date with Oprah! (He makes another wow face) Ross: Ascolta Phoebe, penso che ti sentiresti meglio se sapessi qualcosa di piu di Vicrum. Lui progetta aquiloni e ... gli piace l'opera! Il traduttore/adattatore ha preferito riformulare l'affermazione di Ross evitando in tal modo la citazione della ben nota conduttrice televisiva. Avrebbe forse potuto sostituire l'allusione alla Winfrey con quella di un personaggio popolare italiano, ma di certo il rispetto del sincronismo articolatorio lo ha indotto a cercare dei traducenti con una aderente configurazione dei suoni. La battuta, pronunciata con piena visibilita dell'articolazione (in specie la consonante bilabiale “p”), produce un effetto altrettanto riuscito, grazie alla buona sincronizzazione raggiunta, seppur privo dell'ancoraggio culturale specifico che aveva nel testo originale. Un'altra questione strettamente connessa alle precedenti e quella della corrispondenza dei brani musicali cantati da Phoebe al Central Perk. Dal variopinto repertorio di canzoni, la protagonista trasceglie spesso Smelly Cat (Gatto Rognoso), il cui testo e identico all'originale laddove, nell'adattamento, si presenta sotto forma di diverse versioni nonsense: Smelly cat, smelly cat What are they feeding you? Smelly cat, smelly cat 49 It's not your fault They won't take you to the vet You're obviously not their favourite pet It may not be a bed of roses And you're no friend to those with noses Nell'episodio Allergia al Kiwi troviamo: Gatto rognoso, troppo rognoso Che cos'hai sul muso? Gatto rognoso, troppo rognoso Non sei piu peloso In Il nuovo inquilino: Gatto rognoso, bel gattone Tu puzzi come un caprone Bel gattone, bel gattone Non e colpa tua. Io ti farei un bel bagno Se non scappassi come un ragno che si alterna con la variante: 50 Gatto Rognoso, bel gattone Tu puzzi come un caprone Bel gattone, bel gattone Non e colpa tua Bel gattone, bel gattone Chi ti regalera un po' di sapone Puzzi come un caprone, Dovresti fare un bel doccione. La resa doppiata prevede degli inevitabili cambiamenti determinati per lo piu dalla volonta di adattare il testo finale ad un ritmo e a una melodia apprezzabili dal pubblico italiano. In questa riconfigurazione testuale la creativita del traduttore, visibile del resto anche in altre circostanze in cui compaiono i testi cantati dalla protagonista, gioca un ruolo cruciale, poiche la riscrittura delle canzoni in italiano gli consente di rispettare il tratto bizzarro della personalita di Phoebe, dando voce a dei contenuti surreali, nonche di riprodurre felicemente l'inventiva comica del source text. Passiamo ora ad analizzare piu da vicino alcune delle difficolta poste dall'adattamento del testo di partenza in tema di comicita e le strategie di volta in volta adottate per il pubblico italiano. La resa interlinguistica dell'umorismo in Friends come in altre produzioni analoghe rappresenta senza dubbio un ostacolo che mette a dura prova le capacita linguistiche e inventive del traduttore/adattatore le cui scelte, alternandosi tra "addomesticamento" e “straniamento" devono comunque rispettare le potenzialita comiche del modello e del testo di arrivo, pur non potendo, per ragioni di brevita, ripercorrere l'articolato dibattito sulla natura e sulle strutture discorsive del comico. Le coordinate socioculturali entro cui esso si 51 manifesta, prima ancora della sua concreta realizzazione linguistica, ne determinano la specificita localistica e temporale. Se e talora difficile intercettare lo spirito ovvero il quid del comico, e certamente piu agevole studiarne le modalita comunicative che si basano su cio che genera lo stupore e che infrange schemi comportamentali prevedibili. Ne consegue che la traduzione di questi meccanismi richiede una meditata conoscenza della lingua e cultura di partenza, ma altresi una puntuale capacita di analisi e ricreazione del target text. Non va poi sottotaciuto che nel doppiaggio, la comicita non scaturisce solo dalla componente verbale, ma anche da quella correlata ana messa in scena che scorre sullo schermo: ancora una volta il traduttore/adattatore si deve porre il problema di come tradurre il legame tra immagine e segno linguistico nella maniera piu efficace e fruibile per il nuovo destinatario. b. Cavilli grammaticali A proposito di "manipolazioni," possiamo osservare come siano stati cambiati i titoli degli episodi: se nelle puntate originali sono stati assegnati titoli che iniziano sempre con di “The one with ...” oppure “The one where ...”, in modo da orientare il pubblico sul soggetto o sul tema trattato, nel doppiaggio si e optato per un adattamento degli stessi, pur mantenendo la focalizzazione sul protagonista o sull'evento. A titolo esemplificativo citiamo i primi episodi della prima e della seconda serie: “Monica gets a new roommate” che diventa “Matrimonio mancato” e “Ross's new girlfriend” che diventa “Una fidanzata per Ross”. Nella versione italiana, inoltre, il cognome di Joey da Tribbiani e stato adattato in Triviani e il nome Phoebe e stato reso maldestramente con 52 Febe, anziche con Fibi, pib vicino al modello originale23. Nel testo di partenza non e poi raro che gli amici si rivolgano tra di loro con degli ipocoristici (Pheebs, Mon, Rach, Chan e Jo) che, nel doppiaggio, per evidenti ragioni di equivalenza, lasciano il posto al nome completo. Alla luce dell'ampio corpus tradotto, si e ritenuto utile, ai fini del presente lavoro, selezionare alcuni episodi caratterizzanti che offrono lo spunto per riflettere da un punto di vista sia teorico sia metodologico sulle strategie adottate dal traduttore/ adattatore e sulle problematiche che emergono a seguito della resa audiovisiva di un esempio di televisione quale Friends. Un’altra area insidiosa del doppiaggio che tocca il plurilinguismo e l'intreccio di varieta diverse. Se uno dei personaggi della versione originale parla la stessa lingua della traduzione, entrano in gioco decisioni relative alla miglior varieta da impiegare per ricreare dialoghi verosimili. In alcune puntate della prima stagione, fa la sua apparizione un ragazzo italiano di nome Paolo che instaura una relazione sentimentale con Rachel. Il giovanotto, appena giunto negli Stati Uniti dall'Italia, conosce solo poche parole di angloamericano e pertanto le sue battute, durante le varie puntate in cui e presente, sono recitate in italiano. Nella resa italiana, questo caso di plurilinguismo e stato ben risolto e il personaggio e stato trasformato in Pablo, originario della Spagna, recuperando, in un certo senso, lo stereotipo del "maschio" latino. Altrove, invece, la presenza della nostra lingua e stata cancellata: nella puntata “Pizza a domicilio” la conversazione tra Joey e la nonna di origine italiana avviene in italiano, laddove nella versione doppiata si preferisce giocare sul carattere attempato della parente di Joey, insomma "the Italian version gives the character a completely different connotation from the intended one, Tra doppiaggio e adattamento culturale; Il caso di Friends in Italia; www.thefreelibrary.com 23 53 although the comic skopos remains". 24 Il traduttore/adattatore ha cercato di ricreare in un'altra lingua il medesimo effetto umoristico, prestando attenzione soprattutto al contesto culturale e di ricezione in cui si colloca il prodotto. In queste circostanze, se e apprezzabile il tentativo di ricreare l'ilarita della situazione attraverso soluzioni linguistiche ben congegnate e congruenti con il modo di vivere di un gruppo di giovani, in altri contesti i tratti pib propriamente sociolinguistici (in specie l'accent) tendono a essere uniformati ovvero annullati. Passando in rassegna il corpus di esempi raccolto, ci accorgiamo che nel comico la puntuale selezione delle parole riveste un'importanza decisiva: solo una determinata parola collocata in un certo punto della catena sintagmatica genera un effetto comico. Nell'episodio “La borsetta di Joey”, Joey, che si trova negli uffici della casa di moda in cui lavora Rachel, prova a indossare un modello di borsa femminile: Joey: But it is odd how a women's purse looks good on me, a man! Rachel:. Exactly! Unisex! Joey: Maybe you need sex, I had sex a couple days ago! Rachel: No, Joey. U-N-I-sex Joey: I didn't going to say no to that ... 24 (Chiaro 2009, 159). 54 Joey: Hey, e proprio strano quanto le borse da donna stiano bene a me, un uomo! Rachel: Esatto! Senza sesso! Joey: Sarai tu senza sesso, io ho fatto sesso ieri! Rachel: No, e senza sesso la tracolla. Joey: Bene, se sei a dieta chiamami ... Il gioco allusivo si concentra sulla parola unisex che, nel parlato veloce, riecheggia il segmento you need sex ("hai bisogno di sesso") pronunciato da Joey, noto per le sue appassionate relazioni sentimentali. L'amica, nel tentativo di spiegargli il malinteso, sillaba la parola, ma la scansione dei primi suoni fa di nuovo ricadere Joey nell'equivoco "sessuale," cioe U-N-I-sex; you and I sex ("io e te sesso"), poiche crede che Rachel gli stia facendo delle profferte amorose. Il traduttore hon ha potuto ricreare la medesima assonanza, ma ha comunque cercato di mantenere l'allusione giocando sulla polisemia della parola sesso "genere sessuale/attivita sessuale." Anche in un altro caso la destrezza del traduttore e messa a dura prova, come ad esempio in “Lotta estrema” , quando Chandler esordisce con: Chandler: Do you think that there's a town in Missouri or some place called Sample? And ah, as you're driving into town there's-there's like a sign, and it says "You're in Sample" (He says it like urine sample). 55 Chandler: Sapete che in Italia esiste una cittadina che si chiama Campione? Pensate, gli abitanti di li possono dire a tutti quelli che incontrano: "Io sono un campione." Come illustrato dalle indicazioni della sceneggiatura, Chandler pronuncia la frase you're in Sample come urine sample, ovvero la provetta per le urine. Esportare in italiano la stessa battuta era davvero improbabile e quindi la soluzione di sostituire un toponimo con uno nostrano e soddisfacente, tuttavia il risultato non e del tutto equivalente. Un effetto comico e raggiunto invece attraverso la variazione fonica di una parola che va a sovrapporsi ad un nome proprio. Nella puntata “La scoperta di un talento”, Chandler consiglia a Joey di scegliere una delle due ragazze che sta frequentando: Chandler: All right look, I think it's time for you to settle down. Y'know? Make a choice, pick a lane. Joey: Who's Elaine? Chandler, nella sua esortazione, lo invita a prendere una strada, a fare una scelta, cioe pick a lane. Tale sintagma viene pero recepito da Joey come se fosse Pick Elaine, tanto che, attonito, all'interrogativo dell'amico non puo che rispondere con un altro quesito: Who's Elaine ("Chi e Elaine?'). Il richiamo fonetico e assai difficile da rendere nel doppiaggio e quindi si e attinto il piacere comico dall'ingenua reazione di Joey, noto altresi per le sue scarse abilita linguistiche. La battuta di Chandler recita infatti: "Credo sia arrivato il momento di sistemarti dopo aver valutato tutte le opzioni," cui fa eco la 56 risposta dell'amico: "che cosa sono?". Tali sostituzioni, pur allontanandosi dal testo di partenza, mirano felicemente a compensare le inevitabili lacune nella lingua di arrivo con soluzioni efficaci volte a non trascurare la componente comica. Avvalersi di procedimenti compensatori, grazie ai quali si puo salvaguardare, nella traduzione, almeno parte della componente ludica del dialogo, rientra nelle abilita del traduttore/adattatore, che in tal modo va alla ricerca di forme ed espressioni compatibili con il contesto di arrivo e capaci di strappare un sorriso al pubblico italiano. La comicita, derivante da tali tecniche, puo essere dunque irresistibile per entrambi i destinatari, sia quelli di partenza, sia quelli di arrivo. Nella puntata “Una parte per Joey”, Rachel ha seri problemi ad un occhio ma preferisce non recarsi da un medico. Gli amici allora iniziano a scambiarsi una serie di battute per canzonarla: Monica: Hey Rach, remember that great song, Me, Myself, and I? (And on the "I" part she mimics poking her eye). Ross: Hey, does anybody want to get some lunch? Ali those in favor say I? (Pokes his eye). Chandler: How much did I love The King and I? Nell'originale i protagonisti sfruttano per fini comici l'omofonia tra eye ("occhio") e I ("io"), citando canzoni, pellicole cinematografiche, ma soprattutto correlano tale somiglianza fonica al gesto di toccarsi l'occhio ogni qual volta si pronunzi il pronome I. In italiano, mancando l'omofonia, il traduttore/adattatore suggerisce delle 57 corrispondenze altrettanto adeguate che fanno leva sulla parola occhio, i suoi significati e i suoi derivati: ad esempio, la canzone diventa Occhi di ragazza, la battuta di Ross si trasforma in "Chi vuole mangiare? Quelli a favore facciano l'occhiolino," e il film diventa Gli Occhi della Notte. III.III LIE TO ME Lie to Me è una serie televisiva statunitense prodotta dal 2009 al 2011. Realizzata dagli stessi produttori di 24, la serie vede protagonista Tim Roth nei panni di Cal Lightman, uno studioso esperto della comunicazione non verbale ed infallibile nel capire quando una persona non dice la verità, il quale mette questa sua conoscenza al servizio della giustizia. La serie è stata trasmessa in prima visione negli Stati Uniti da Fox dal 21 gennaio 2009. In Italia è stata trasmessa in prima visione satellitare da Fox a partire dal 7 settembre 2009, e successivamente trasmessa in chiaro dall'11 settembre 2010, prima da Rete 4 e poi da TOP Crime. La storia e il personaggio del dottor Lightman sono ispirati agli studi del dottor Paul Ekman, psicologo studioso del comportamento umano ed esperto di rilievo sul linguaggio del corpo e sulle espressioni facciali, il quale ha assunto personalmente il ruolo di consulente scientifico della serie. Le tecniche utilizzate rispondono scientificamente ai nomi di cinesica, prossemica e semiotica. 58 a. Espressioni facciali Una delle aree problematiche nella trasposizione televisiva è il sincronismo paralinguistico (definito anche espressivo). Tale sincronismo prevede il rispetto del legame esistente tra parlato e movimenti corporei, gestualità, mimica del volto degli attori, che accompagnano i segni verbali nella messa in scena, rinforzandoli o integrandoli durante la comunicazione. Nel caso dell'adattamento televisivo tale vincolo è ancora forte visto lo stretto raccordo tra immagine e parola. La creatività del traduttore sta infatti nell'agire sulla concatenazione delle conversazioni e sulla disposizione delle parole nelle battute, ma senza mai trascurare il vincolo del codice visivo che gli impone il rispetto della sincronizzazione. Lie to me è l’esempio più significativo per capire questo processo molto importante.Il lavoro che svolge il dr. Lightman, protagonista della serie Lie to Me, è stato sviluppato in modo molto (direi estremamente) romanzato su quella del dr. Paul Ekman, inventore del metodo F.A.C.S. (Facial Action Coding System, cioè sistema di decodifica facciale). In base a questo sistema, è possibile “decodificare” un volto analizzando il movimento dei singoli muscoli, riuniti in quelle che sono definite “AU” (Action Unit, unità d’azione) secondo degli schemi ripetibili in qualsiasi essere umano. Quindi per esempio la contrazione delle AU 1 e 2, situate nelle sopracciglia, sarà tipica di un’emozione ma non di un’altra. 59 CONCLUSIONI - SVILUPPI FUTURI; Dallo studio effettuato, e dalla frequentazione di master inerenti a tali tematiche, è quindi emerso quanto il doppiaggio e l’adattamento audio abbiano subito un’evoluzione sia dal punto di vista del linguaggio che dell’adattamento del suono alle immagini proiettate. Ciò ha portato enormi disparità di trattamento del suono applicato ai prodotti cinematografici e televisivi dei diversi paesi. Viste anche le numerose evoluzioni tecnologiche, sia inerenti al suono che alla capacità, più facilitata, di sovrapporre suoni alle immagini, si potrebbe pensare ad un futuro in cui si provvederà a rendere un’esperienza cinematografica adatta anche ai diversamente abili, che hanno bisogno di una maggior tutela anche in questo ambito di intrattenimento; ad esempio, una proiezione cinematografica affiancata da una immagine laterale che comunica nel linguaggio dei segni, adatto ai sordo muti, in modo tale da non emarginare anche questa categoria di pubblico, che specialmente in Italia, non viene neanche considerata. Già in uso all’estero, troviamo l’audio descrizione, che è un metodo di adattamento per i non vedenti, nel quale una voce fuori campo descrive immagini, intervallando i dialoghi tra i protagonisti. Al contrario, per non udenti, è già utilizzato mettere in pratica un sottotitolaggio, chiamato comunemente Televideo, che prevede una descrizione del dialogo, narrando anche i suoni e rumori di sottofondo. Come buon auspicio per il futuro bisognerebbe anche pensare a riconoscere la figura del traduttore per l’adattamento, come figura professionale legalmente riconosciuta, poiché anche se il traduttore e l’adattatore vengono spesso accumunati sotto la stessa categoria, sono evidentemente due figure professionali diverse, entrambe essenziali per la buona riuscita di un film straniero al paese di riferimento. In fine, si spera che, con il passare 60 del tempo, la censura nei film e nelle serie televisive sia meno influente e incisiva, in modo da trattare tematiche considerate tabù in altri paesi e sdoganare false ideologie e/o considerazioni. Se riuscissimo a garantire questi pochi passi in avanti, riusciremmo, nella visione della tesista, ad avere una qualità di adattamento migliore che può essere fruito e goduto da tutti. 61 ENGLISH SECTION DUBBING EVOLUTION - The need of adapting sound to visuals I. HISTORY OF SOUND AND FIRST DUBBING NEEDS I. The History of Sound I.II Silent Films I.III Sound Films I.IV First language problems I.V Different solutions in the various countries a. Dubbing in Russia b. Subtitling c. "Behind every problem lies an opportunity" quote G.Galilei I.VI Dubbing in Italy a. Illiteracy b. Mussolini 63 66 67 68 69 69 69 71 72 72 73 II. BEFORE GOING INTO THE DUBBING ROOM II.I All stages of adaptation; from dubbing to editing II.II The role of the adapter c. In-sink a. Over sound II.III Adaptation of the translation to the character a. Mouth movements II.IV Censorship and its implications a. The Hays Code 75 75 76 77 28 78 78 79 80 III - TV SERIES; between falsehood and reality III.I THE SIMPSONS a. Dialectal influences III.II FRIENDS a. Comic timing b. “Grammatical technicalities” CONCLUSIONS 82 82 82 85 85 89 92 62 I. HISTORY OF SOUND AND FIRST DUBBING NEEDS I. The history of Sound The birth of films is closely linked to the social changes of the early twentieth century: towards 1906 films lived their first crisis, the decline of public interest. An eventual rescue was possible thanks to the creation of large screening rooms at very low prices aimed to the working class, as a type of entertainment that was cheap and fun. With the first great successes of silent films, it soon became clear that the production of films could be a fabulous deal. When the producers understood that people got close to the actors they saw on the screen, they favored this trend by publicly promoting the artists that were majorly acclaimed by spectators, in order to make them even more popular: successful film actors began to earn indecent sums of money and so the first stars were born; a new way of promotion was born called, “Star System”. While in the United States a classical narrative cinema, for a wide audience was developing, the artistic avant-garde in Europe developed a series of experimental films that, although they were limited to a certain number and in the actual distribution, they were very important for the films that were made in the future. The ability to synchronize images with sound is as old as cinema itself: Thomas Edison had patented a way to add sound to his short films. When the various experiments reached an acceptable quality level, the Studios and theatrical distribution were already organized to best suit silent film production, so the advent of sound was deemed unnecessarily and long-delayed. The state of things suddenly changed when Warner Bros Studios, facing 63 bankruptcy, decided that it didn’t have anything else to loose and risked, launching its first film with sound. It was called "The Jazz Singer", filmed in 1927; it was a success beyond expectation. The technique was further refined in 1930, creating two new activities, dubbing and sound. With sound and music, theatrical acting on which the actors of silent films relied on, disappeared “en masse” from the scene, and a whole new generation of performers started growing; with more pleasant voices and an acting technique that is best suited for new cinema. From 1917 onwards, it imposes the concept of the film as a story, as a visual novel, where the viewer is brought to the center of the film, and participates with imagination; exactly what would happen if you read a book. As in series, well-defined cinema film genres begin to emerge: adventure, thrillers, comedy, etc., all with very specific style rules to follow. In the early years Los Angeles developed the industrial and agricultural sector, and in a short time a large number of film production houses moved in the area, from Universal to MGM, and so Hollywood was born and also its famous charm that surrounds it, still to this day. Soon, films become a real commercial product: actors and actresses hold pictures of magazines and are seen by the public as if they were gods. Charlie Chaplin, independent artist and producer, created his comic sketches making fun of society. In the thirties another phenomenon was founded, “the Studio System”: Studios controlled famous actors, and even enhancing the image, they were inclined to trap them in stereotyped characters. Meanwhile, genres such as comedy and romantic drama are driving the crowds crazy, but after the great depression due to historical wartime, more realistic and socially critical genres will make their way, such as "gangster-movies" and "noirs". In 64 this decade also “the musical” gener, with Fred Astaire and Ginger Rongers, that makes the audience eager to escape from real life. At the end of the decade technicolor revolution, also known as color-films, makes its way, such as the famous "Gone with the Wind" by Victor Fleming. In the forties the Studio System ceases to exist due to the enactment of certain federal laws that deprive them of having ownership of movie rights, although during the Second World War they did not cease to produce stars and big movies of value. In 1942 Michael Curtis shot the movie "Casablanca," one of the most important and famous films in cinema history, which despite being a romantic movie, it was able to tackle, with dignity, the problem of war, partisan resistance and the Nazi advance; it also launched Humphrey Bogart and Ingrid Bergman in the “Star System”. Meanwhile stars were no longer seen as unattainable, always elegant and perfect people, but it began to outline the figure of the "beautiful and damned" with leather jackets, motorcycles, drugs and a reckless life. Simultaneously, the American comedy exploded, mostly thanks to directors like Billy Wilder and George Cukor. In the sixties and seventies, old Hollywood is nothing but a memory, and the new way of making films becomes shameless and based on hypocrisy, criticizing “old America”. Movies like "Easy Rider" and "The Graduate", filmed with low budgets, produced unimaginable box office records, which imposed a rigid moral code outside of which films were not produced. Film directors realized that the younger generation, contrary to the American policy of expansionism and respectability that was masked hypocritically, wanted to hear exactly what was censored by production. In the eighties and nineties, the arrival of a new generation of talented directors such as Quentin 65 Tarantino, Tim Burton, the Coen Brothers have been able to create interesting and innovative films, without ever forgetting the past. I.II Silent Films “Silent film” means a film without soundtrack, historically traceable to the period before the advent of sound, e.g. from 1895 until 1927, although the final transition to sound, however, did not happen before 1930. Among the historians and scholars of the “seventh art”, the period prior to the advent of sound in cinema, is referred to as the "Silent Era". In fact, the films were not completely "dumb", at least the enjoyment: it was custom, from the largest theatre in the city to the suburbs, to accompany the screenings with live music, which served as a soundtrack, usually performed by a pianist or an organist, or even an orchestra for theatres that could afford it. Theatres were places that were dedicated to the screening of silent films, since nothing more than a simple screen was required rather than technological equipment25. It was custom to accompany the screening with explanations clarifying the projected scenes, a "commentator " reading part of captions, and add written comments. The acting technique required mimic emphasis, exaggerating facial expressions and bodily actions that culminated in the public emotional message that was intended by the director. Today it might seem exaggerated, sometimes coarse, but the value of the great interpreters is contained in the essentiality of gesture, in the pantomime, in the ability to transmit the instant of the act, the intensity of the emotion. In the comic genre this gesture was classified as “slapstick”, it also explains why comedy films were liked by 25 G. RONDOLINO, Manuale della storia del Cinema, De Agostini, Torino, 2010 66 public for its paradoxical nature, rather than drama. The running speed of the film was much slower than today (16 or 20 frames per second of the silent film, against the 24 of the films with sound). This peculiarity makes dumb films seen today in television films, seem accelerated and with unnatural movements. The duration of the film was measured in rolls or bobins, where the film was physically contained and wrapped, each roll could hold about 600 feet of film for 7 minutes of projection. Thousands are the films that were shot in the silent period, a considerable part of which is gone forever. The first “sound film”, defined the end of “silent films”, although some actors that recited in silent films for a few years, even Charlie Chaplin, a staunch defender of silent film, played his first sound film in 1940 in “The Great Dictator”. I.III Sound Films The first voiced film was not only spoken but even accompanied by a musical comment recorded on the soundtrack of the motion picture film,: It was produced in 1926 by Warner Brothers. The film was "Don Juan", "Don Giovanni and Lucrezia Borgia " was the Italian title, directed by Alan Crosland, who which was welcomed enthusiastically by the public. Warner Studios decided to move on the same road, entrusting, its direction to the same Crosland. It was "The Jazz Singer" starring Al Jolson, whose international success was such that it build a case of special significance, for the consequences that it drew on commercial and industrial level and on the artistic and aesthetic level. This news caused an earthquake in the film industry: new contents, suited to enhance sound, such as music films, and new techniques were born, since the curtain of caption was eliminated. With sound and music, theatre acting, on which 67 actors of the silent film relied on, appeared exaggerated and ridiculous, so after a few failures, the stars of silent movies disappeared from the scene, and a new generation limelight interpreters came to rise, with more pleasant voices and acting techniques that are best suited to the “new cinema”. In Italy, the first film with sound and real spoken words was The Song of Love, made in 1930 by Gennaro Rulers 26 . The advent of synchronized sound allowed the rise of “talking pictures” also decreeing the end of silent films, since very soon people began to widely prefer films in which it was possible to listen to the actors voice. I.IV First language problems At its birth, cinema was only a visual art. Later on, with the addition of film dialogue, music and audio in films, it prospects expanded. In 1926 film with sound was born, and in 1929, after three years of development, it spread throughout the world, decreeing the end of the silent film era. From the beginning, among the many problems that were introduced by the advent of sound, the biggest problem was how to publish/release a movie that was spoken in one language in a country who was using a different one. Dubbing had not yet been invented, and the big US studios, Warner Bros., MGM, Paramount and Fox among others, in order not to lose the European market because of the language barriers, they managed to release the American product, without any difficulty only in the United Kingdom. What solution did they find to overcome this new film problem? 26 G. Gambetti, Nessuno la voleva, in "Bianco e nero", 1970, 11-12. 68 I.V Different solutions in the various countries Each country tried to solve the problem of sound and linguistic understanding, adapting to different needs, uses and customs of the time. Over time four solutions that have revolutionized the system of language in films were developed; a. Dubbing in Russia In Russia, the first type of dubbing technique that was created was called "Russian style", and it consisted of one voice off set, that was able to dub everyone (men, women and children!)! The most common method was and is to greatly reduce the volume of the film, but not so much to lose background noises, effects, soundtrack and especially the original voices of the protagonists, overlapping these sounds to the voice of a narrator, that wouldn’t follow either timing or lip synchronization. A big economical saving if you wish, but a final production that would never allow to fully enjoy the results of a cinematographic work. b. Subtitling Subtitling, is an audio-visual translation method (TAV) that is widespread and mainly adopted by several countries (defined precisely as subtitling countries). This TAV method allows to propose a condensed translation of original dialogues of the film or program in question, through a written text placed at the bottom of the screen. Since the 69 translation appears simultaneously as the original language and because the viewer has access to both simultaneously, subtitling has acquired the label of being a “transparent translation”. Subtitling a film is not a simple task as it seems, as it requires expertise and experience in being able to transform an oral message, whose listening requires a reduced time, in a written message, which requires a longer time for the reading. So the difficulty lies in the switch from one form to another, taking into account various factors like intonation, accent, recording, and all the elements that characterize a particular linguistic (social) variety, factors and elements that must be made in writing, as far as possible, and that instead many times are lost. The need of film translation is necessary, in fact, with the birth of sound in films. Initially, the aim is to make multilingual production films accessible to an international audience, aiming at economic interests and helping to overcome language and cultural barriers. In the following years subtitles are accompanied by a much higher sociocultural purpose, as in the case of subtitling for the deaf. Recently subtitled films have taken on a fundamental role in the teaching of foreign languages. Based on linguistic criteria, we can distinguish two types of subtitling: • INTRA LINGUISTICS, which corresponds to the total or partial transcription of dialogues in the same language as the original film soundtrack. It can be used in two different contexts and is addressed to two audiences with different needs: Deaf people and foreign language learners. • INTER LINGUISTICS, written in another language than the one of the original product, and it involves and joines two languages and two cultures. 70 In addition, we must make a distinction between open and closed captions: open subtitles (or "in clear") are those that are imprinted on the original version of the film and projected as an inseparable part of the physical product, while closed captions (or "encrypted") are optional, that can be added optionally by the viewer to the original version. c. "Behind every problem lies an opportunity" G.Galilei The largest American production companies that were starting out, decided to resort to a much modern but very avant-garde technique: the same film was shot multiple times in different languages in order to make it understand in other foreign countries. Sometimes the boundary actors were replaced with other improvised actors, but that spoke the foreign language; sometimes the boundary actors remained the same, but they were improvised polyglots or were dubbed live with foreign voiceovers behind the cameras who spoke while the actors in front of the camera recited only moving their mouth pretending to talk, then reciting dumb. But the main actors had always to remain the same and were therefore forced to play all the different versions in all the languages, reading on the appropriate humpbacks - panels behind the cameras - in which there were shown phonetic pronunciation of words and not their exact transcription. In Hollywood, almost all films went through this procedure, being shot in multiple languages so as to cover all European markets: the most used languages were often Spanish, German, Italian and French. In the case of the dubbing of "Blanche-Neige et les Sept Nains" (Snow White and the Seven Dwarfs) made in Hollywood in 1938, it was rejected by France for the very low quality of film dubbing. Not all of these triple or quadruple versions have survived, especially many interpretations shot in Italian have been lost. The best known case in this regard is the one of the comedians Stan Laurel 71 and Oliver Hardy (Laurel and Hardy) that reciting the first films directly in Italian with typical English accents created a real "trademark" that forced the next Italian voice actors to maintain the same inflection during the subsequent film dubbing. I.VI Dubbing in Italy How did we come to have the need to translate scripts of foreign screenplays? a. Illiteracy At the end of the First World War, on the first advent of fascism, Italy had 36,975,000 inhabitants. It was essentially an agricultural country, with a very high number of illiterates. In 1921, 25% of young people between twenty and twenty-nine years of age could not read. It was even worse for girls, whose illiteracy rate, for the same age group, was 31%. An impressive percentage, when compared to the situation of other European nations 27 . The Italian life and culture between the two world wars of the twentieth century suffered the heavy influence of fascism to power. Boys and girls, were trained since elementary school in paramilitary organizations, provided with special uniforms and categories according to age. 27 The data that was given by the Central statistics Institute showed us how many signed with an X, and not with their own name or signature. 72 b. Mussolini In the late 1920s to 1930s, dubbing becomes a process that is more and more frequently used to export films in other countries, and this new technique, other multiple language versions disappear. All US films that came out in Europe had different variations from the original ones. So it was for Spain, France, Germany and Italy: in particular, from the beginning, Italian turned out to be a talented and prolific language in regards to this new dubbing innovation; so much that Benito Mussolini and the Fascist regime promulgated a law that prohibited foreign films to circulate in its original language in order to maintain the “proud and strong Italian idiom”. Italy is one of the nations which uses dubbing the most, and there is a long and established tradition of high degree of excellence and professionalism in this field. The first dubbing facility in Italy was opened in the summer of 1932 28 . The period of fascism is known as a cause of this practice, but in fact the United States with the Marshall Plan greatly supported dubbing to have an economic and cultural return. Dubbing in Italy was officially founded in the early thirties in Rome, a city that continues to hold the record in the productions of Italian editions of films and television works. The American film market, the largest exporter of films in Europe, suffered a sharp decline, with the advent of sound in 1927. European cinemas were not, in fact, equipped to project sound films, plus some regimes were reluctant to the screening of the film that were not in the local language. In this period in Italy the imported films with sound were made without dialogues and captions were added in between with images, making them similar to silent films, but greatly extending the length of movie 28 Paolucci, Signorini, “L’ora di storia,” Zanichelli, 2010 73 almost doubling it. Given the amount of work involved in this practice, adding this to the distortion it brought to the work, producers had to look for a solution. The first experiment of post-synchronization in Italian was executed in 1929 in California studies Fox, where the editor Louis Loeffler and the Italian-American actor Augusto Galli dubbed a scene from the film "Martyrs in Hollywood": this is how dubbing was born. The result was disappointing but it opened the way for the much desired solution; the major studios began then to take Italian-American actors or Italians who had emigrated to the United States with the task of dubbing films that had to be sent to Italy. The first film to be dubbed entirely in Italian is “Carcare” directed by George W. Hill and produced by Metro-Goldwyn-Mayer; even in this case the result was acting with a strong American accent. However, until the end of 1930, the arrival of sound films in Italy was subject to restrictions, both from a technical point of view, because of non-equipped rooms, and for political reasons, thanks to the fascist rules that didn’t see foreign films in a favorable way. In 1931, MGM, in order not to lose the Italian distribution, under the direction of Carlo Boeuf, intensified the practice of dubbing with actors Augustus and Rosina Galli, singer Milly and Francesca Braggiotti. The immediate success of the dubbed film was due to the fact that a substantial part of the Italian population was illiterate at the time and could not then follow subtitled movies. Since then, in Italy, the practice of dubbing films was virtually adopted by the film industry, also because it was favored by the Marshall Plan, which laid the foundations for a "cultural colonization" of the defeated countries emerging from World War II, through the allocation for Italy of 800 million dollars for the purchase of American movies, and a portion of that sum was allocated for the dubbing of these same films. 74 Italy is one of the nations that uses dubbing the most, and had many great artists in this field. In the 20’s one of the most receptive markets for films was the Italian one. II. BEFORE GOING INTO THE DUBBING ROOM II.I All stages of adaptation; from dubbing to editing At the beginning, scripts with dialogues that had to be made into films were first translated and then adapted according to the culture and sensitivity of the country of destination, trying to respect the actor's lips. What most often is the most difficult part of the job, since it is rare to find the most faithful translation that also has the same length as the original sentence. The script writer-adapter must then alter the translation, just enough to reach a satisfactory synchronization, with the consequence, however, to change part of the meaning of the original version. When the translation and adaptation phase is completed, the film is cut, and it arrives at the dubbing studio with : the original copy, the so-called M / E column copy (or international column), a complete original music soundtrack and sound effects, but no voices. After reviewing the film with the help of an assistant, the dubbing director selects various voice actors, choosing the most suitable voice for each film character; after this phase, the film is subsequently passed to the “splitting” of long film clips and finally to true dubbing itself, which takes place in a soundproof room with all the 75 necessary equipment: a lectern on which to place the script, a professional microphone and a screen on which to project the scenes that have to be dubbed. Each round of dubbing lasts on average of three working hours, so that in one day you can have three or four rounds: in each of them, the “voice actor” sees “the clips” a few times listening to the audio in the headphones with the original voices of the actors; then, reading from the script, he tries to recite the lines in sync with the images, following the directions of the dubbing director and repeating them until he finds the desired intonation and rhythm. The sound engineer controls the technical equipment, in a separate room from the hall but visible from a glass (as in studios for music recordings): his/her task is to program the “clip vision” to dub, balance the levels of the tracks to record, and also other general levels, so that the audio product that is obtained is of better quality. After this first phase of work, the computer technicians proceed to the re-composition of all the scenes and mixing audio tracks, or soundtracks of the film with sound effects (M / E column) and tracks with the voices of the actors, possibly by applying post-production effects to the latter - radio voices, voice-over, distance effects, door effects and so on or shortening and / or lengthening the pauses29. The same procedures are also applied to cartoon dubbing, TV series or documentaries. II.II The role of the adapter The adapter of dialogues, also called dialogist is a professional that joins word rhythm and lip sync to the dialogue of a foreign product. Adaptation is not a translation but a 29 Giulio Latini Artemide, “ L’immagine sonora. Caratteri essenziali del suono cinematografico ”, 20 ottobre 2006 76 linguistic transposition that has the purpose of maintaining the original spirit of the work in the language of destination. In addition to a normal translation, film adaptation must respect lengths, labial and rhythm of the original lines. Also, you have to have the right creativity and empathy to transport the same color and the same intensity of the original product in Italian, respecting the intentions of the original writer. a. In-sync This type of dubbing requires that the voice of the voice actor completely overlaps the original actor; to get this effect you have to be perfectly synchronized with the actor's lip movements to the point that the viewer can effortlessly identify the voice actor’s voice with the actor's face. To get a good result it is necessary that the dialogues be not only translated, but also adapted, so that it matches the length of the original language expressions and they coincide with the target language and even the lip movements of certain key words; hence the synchronization concept. It is also important that the voice actor have a voice which fits the character that they will have to dub, to the point that people favor voice actors who have even a vague resemblance to the voice of the original actor. In order to dub in synchronization it is also essential that the voice actor respect as much as possible acting breaks and the actor's interpretive intensity his voice. When you get a good result, it is said that the voice is well "glued" to the face. A dubbing that is well-made can enhance and even improve the original actor's performance, and likewise a misinterpreted "low-cut" dubbing may penalize severely. 77 b. Over sound Unlike the previous one, the dubbing in voice-over is made with the voice actor voice that overlaps with that of the character that appears in the video, whose voice in the original language remains audible in the background. This technique in Italy is normally limited to interviews and documentaries. In this case it is not necessary that the voice is perfectly "glued" to the face nor that there is a correspondence of interpretative intensity or adequate equalization of the microphone, so that sometimes the voice actor is even of different sex with respect to the character in the video. The voice of the voice actor is considered out of range and is obviously different from the original, when instead, the spectator has to ideally replace the voice of the simultaneous interpreter. II.III Adaptation of the translation to the character In order to transform the best original script and adapt it to the film it is necessary to study different procedures, so that the final product may correspond, both to intonation and to movements, of native language characters. a. Mouth movements Since it is rare to find a faithful translation that also has the same length of the original sentence – that is, if it has about the same number of syllables – the translator/dialogue writer must modify the construction so that it reaches a satisfactory synchronization. 78 The voice actor, however, is an interpreter that is specialized in the precise function of the actor's vocal part. He interprets the “lines” trying to stick to their own drama and to the original actor’s lip movements, interacting with the scene and the character. The “work group” also customizes dialogues for the public of another nation. A good location, then, offers a new interpretation and gives a new voice to a character. The quality of this new interpretation - better, less, or different - is linked to the professionalism and talent of a voice actor and to those who prepared the material, the professionalism of the dubbing director, and the available time and funding30. II.IV Censorship and its implications In every part of the world, from the earliest appearances, films have raised concerns due to the power of suggestion that it showed to have more than other mass media; In fact, the use of administrative measures that tended, and still tend, to subordinate the freedom of expression to the respect of certain rules of conduct, are normally subject to the responsibility of central control ministries. Various forms of film censorship still survive: preventive, that is applied to film scripts before they are realized; retrospective, that is applied when the cinematographic work has concluded the implementation phase; in return, if it acts as a revision to the initial judgment, as dictated by special circumstances. In general, the task of controlling the film is assigned to variously composed censorship commissions, whose verdicts sometimes take into account the 30 Mariacristina Petillo Franco Angeli, “ La traduzione audiovisiva nel terzo millennio ”, 31 gennaio 2012. 79 opportunity that a product is widespread abroad. In addition to institutional and direct ones, indirect censorship events also exist, such as the “moral classifications” of the films made by special centers that are inspired by religious authorities. The so-called “market censorship” also has considerable effects, and it’s the term with which you designate the “impediment” of the spread of films as they are considered free from commercial requirements by the same distribution companies or by cinema owners.31 The principle that lies under the censorship institutions, implies that freedom of opinion and of the viewer's choice, even if adult, has to be protected and in any case previously limited. The main targets of censorship, while varying according to political regimes and times, are: movies contrary to morality and morals; the alleged offenses to the institutions, churches and religions, national prestige; the cruelty to humans and animals; the subjects that may disturb public order and international relations. Hollywood in 1930 adopted the so-called “Hays Code”, self-regulatory system that remained active up to the sixties32. a. The Hays Code In the US censorship was, mainly, self-managed by the film industry and identified with the Hays Code. Drafted in 1930, and since 1933, the Code contained ethical principles and specific guidance that regulated what could be seen, said and told on screen; it does not intervene on the finished film, by means of cuts, but to the screenplay, suggesting alternative ways of storytelling. 31 32 F. R. LEDVINKA, What the fuck are you talking about, 2011 F. R. LEDVINKA, What the fuck are you talking about, 2011 80 Starting in 1968, the Code has been largely replaced by a division of the public by age group (rating). When American cinema was at its peak, censorship was therefore governed by a myriad of local and state institutions, without a federal model; the precariousness of this situation then led, in the thirties, to the adoption of a form of selfcensorship (the Hays Code), controlled by the industry category, the MPPDA (Motion Picture Producers and Distributors Association). The MPPDA released the Hays Code on the 31st of March 1930. The text included two sections: The Code (pragmatic articulation of the model of self-censorship) and The Reasons (presentation of ethical and sociological). Crime and gender were the most articulated areas, while violence did not seem to cause great alarm. The main concern seemed to be to prevent the emulation; in particular, in gangster films, applying the Code, would be the need to punish the criminal (moral compensation), causing him to die tragically in the last few minutes of film, to give a clear indication of social order. The Hays Code was the result of a mediation process between the film industries and the reformers, between the middleclass right-thinking mindset and Catholic (and Jewish) emerging social forces 33 . It intervened in support of ideological standards set that were severely tested since the Great Depression, which, because of unemployment, nicked the very foundations of the American patriarchal family, already weakened by urbanization. During the thirties the American system of self-censorship was widespread, along with the highly popular Hollywood films, even abroad, influencing the censorious intervention models, as evidenced by the decisions that were taken on lists of objectionable matters in Italy and other European countries, or by judgment of the Catholic film Center. 33 Cit. Codice HAYES; III Libro; Capitolo Sesso e comportamenti allusivi. 81 III - TV SERIES; between falsehood and reality III.I THE SIMPSONS The Simpsons is a popular American animated sitcom created by cartoonist Matt Groening in 1987 for Fox Broadcasting Company. The series is a satirical parody of US lifestyle, personified by the Simpson family, protagonists of the work, which consists of Homer, Marge and their three children Bart, Lisa and Maggie. Set in the fictional town of Springfield, the cartoon is humorous in many aspects of the human condition, including culture, society and television itself. Their first appearance in the talk show took place on April 19 of that year, in a short film called “Good Night”. From that time, until 1989, The Simpsons aired during the intermissions of the show, reaching a good success. The series was moved to prime time, in the form of half-hour episodes, on December 17, 1989. a. Dialectal influences Various characters were analyzed as to the use of regional accents and other lexical and grammatical indicators useful for the diatopic placement of jokes. It should be noted, that much of the analysis necessarily involves the so-called 'minor' characters, since the members of the Simpson family are not structured from the point of view of diatopic variability: they speak without an accent or regionalisms that they sometimes use does not allow to identify the origin. This is because Springfield, the US city where the series takes place, is a "city without a state", a "omnitopia" without geographical borders, which could be located in any US location and who purposely takes one of the 82 most common names among US cities. In “The Simpsons” case, we will see how the features of some so-called 'minor' characters step through the use of regional accents in English. As it is well known to all fans of “The Simpsons”, the Italian version is full of regional varieties, much more than what can be found in other dubbed television products. Therefore, I tried to understand and explain why dialogue writers and voice actors have applied this concept to varieties of English words that match Italian translation proposals (when and if there is a match) and what effects this work has on the translation from a macro-textual perspective (to the extent that the use of dialects contribute in distinguishing the characters in the Italian version) and micro-textual perspective (more specific difficulties in translation solution). The majority of fans of “The Simpsons” know that the caretaker Willie, characterized by a strong Sardinian accent in the Italian version, is Scottish in the original version: also easily identifiable as such, to the point that Times Magazine called him "Scotland's most famous character" and " the most instantly recognizable Scot in the world: more known than Billy Connolly or Ewan McGregor, or even Sean Connery". In fact, it is not easy to adapt this character without breaking the so-called "suspension of disbelief" that characterizes film products in general and dubbing in particular. Willie’s voice and image are proper of a Scottish man, in such a realistic way that he has even been compared to William Wallace as the most famous Scottish character in the world. Given that the choice to make Willie have a regional Italian accent, tallies with the choice of language "farce" that is characterized by the use of a number of stereotypes, why, has Sardinian been selected as the translated correspondent accent? Browsing in fan forums, it seems that the public makes its choice in preference, to the fact that the Scottish accent, like the Sardinian one, is perceived as a 'hard' accent. This accent is appropriate 83 to distinguish a character that is almost always angry, an idea that even Matt Groening has endorsed in a recent interview: even in a foreign language, he still is a very successful character, which shows how it is possible, to “tame” diatopic varieties, going to select a variety of dialects that have a similar effect in the foreign culture. Also Carl’s case is worth mentioning: all Italian viewers who watched “The Simpsons” at least once, may have wondered what English variety matches the Venetian accent of Homer Simpson’s only black colleague, and why this regional variety has been chosen for the Italian dialogues. The first question has a simple answer: in the original version the “American Carl” spoke in a standard American and, therefore, his US origins are sure, and not uniquely associated with any particular diatopic variety: in other words, it is believed that Carl’s voice actor in the original language, has not been given any connotation based on the accent. Then why does he sound Venetian? To answer this question, we must go back to 1991, when “The Simpsons” landed for the first time on Italian television screens. 1991 is indeed the year in which, by the merge of the Venetian Liga and the Lombard League, the Lega Nord was born: it could be a mere coincidence, but the choice to dub one of the few black characters throughout the series with a stereotyped accent that is associated with emphasis to members of the Lega (party that was devoted to regulating and contain immigration) probably is not entirely random and, indeed, if confirmed, it better reflects the principles that also animate the original version, to the extent that “the Simpsons satirizes right and left”34. 34 http://amsacta.unibo.it/2182/1/Fusari.com 84 III.II FRIENDS The famous television series Friends, created by K. Bright, M. and D. Kauffman Crane and produced by Warner Bros., is a comedy based on the representation of emotional and social interactions of six friends in New York that alternate moments of joy and concern. Three men and three women, in solidarity with one another, make decisions, face everyday situations, whether they are serious or trivial, and that, in their own way, change during the course of the series, while preserving the character profiles profiled by the screenwriters. However, the novelty of the production was to address issues and topics, such as love, friendship, work, parents and homosexuality according to a different and more dynamic point of view. a. Comic timing It is therefore obvious, that a successful sitcom like Friends has consolidated specific features over the years in the structure of the scenes and in the warp of the stories. However, one of the reasons for which Friends has gradually turned into a much appreciated sitcom is given by the consistent presence of lines of comedy. The series, as we have said, is known for its fast and witty dialogue, inserted in rich and humorous word games, misunderstandings and hilarious jokes: a dialogue that, in a sense, has to make up for contained action in space and time. As in daily life, conversations are the essential tool in building and maintaining relations and this is the source through which, explicitly or implicitly, roles and relationships are established, individual identities are revealed, the story of reality unfolds. So in television "and also through dialogue that develops the plot and that, together with each other, shall be informed, in the margins, 85 attitudes, moods, the nature of the characters"35. The translation here has, therefore, the objective to re-create in the foreign language a simulated “type of day-to-day orality”, that the original text has. Furthermore, the different frame management, in particular in comic ones (sometimes also having to respect nonverbal codes, such as mimicry and movements which accompany spoken dialogue), by the users of the original text and the translated text are those responsible for other type of “meanings” typical of spoken dialogue. Communication in such programs, being conspicuously oriented towards the viewer (target-oriented), justifies, in the linguistic and cultural adaptation of the television product, recurring to compensation phenomenon, naturalization or even failure in order to preserve the immediacy of the original version 36 . The episode “Matters of the heart” can serve as an example to begin discussing possible solutions which may be used if necessary in case of elements of a certain cultural tradition. In this episode Ross, trying to warn Phoebe about Vicrum, her alleged boyfriend, he reports that in the past he was dating Oprah Winfrey: Ross: Phoebe, Well, I think you'll feel better When you know a little bit about Vicrum, he's a kite designer (He makes a wow face) ... and he used to date Oprah! (He makes another wow face) Ross: Ascolta Phoebe, penso che ti sentiresti meglio se sapessi qualcosa di più di Vicrum. Lui progetta aquiloni e ... gli piace l'opera! The translator / adapter chooses to reformulate Ross’s statement thereby avoiding the quotation of the well-known TV presenter. He could have perhaps replaced the allusion 35 36 (Pavesi 9) ( Pavesi, Clear 1996, and 2009) 86 to Winfrey with that of an Italian popular character, but due to articulatory synchronism this lead to look for a translation that had a closer sound configuration. Another issue closely related to the previous is the songs sung by Phoebe at Central Perk. From the colorful repertoire of songs, the protagonist often chooses “Smelly Cat”, the text of which is identical to the original one except the cases where, in trying to adapt, a form of different nonsense arises ; Smelly cat, smelly cat What are they feeding you? Smelly cat, smelly cat It's not your fault They won't take you to the vet You're obviously not their favourite pet It may not be a bed of roses And you're no friend to those with noses In the episode named “Kiwi allergy”, we find: “ Gatto rognoso, troppo rognoso Che cos'hai sul muso? Gatto rognoso, troppo rognoso Non sei più peloso” In the episode “The new flat-mate”, we find: “Gatto rognoso, bel gattone Tu puzzi come un caprone Bel gattone, bel gattone Non e colpa tua. Io ti farei un bel bagno Se non scappassi come un ragno.” The translated version is: “Gatto Rognoso, bel gattone Tu puzzi come un caprone Bel gattone, bel gattone Non e colpa tua Bel gattone, bel gattone Chi ti regalerà un po' di sapone Puzzi come un caprone, 87 Dovresti fare un bel doccione.” The dubbed version foresees the inevitable changes brought mostly by the desire to adapt the final text to a rhythm and to an appreciable melody for the Italian public. In this textual reconfiguration the creativity of the translator (as seen in the other circumstances in which the lyrics sung by the protagonist appear on the screen) plays a crucial role, since the rewriting of songs in Italian allows him to observe the bizarre features of Phoebe's personality, giving voice to the surreal content, as well as to successfully reproducing the comic inventiveness of the original text.37 Let's look closely at some of the challenges made by the adaptation of the original text in terms of comedy and strategies that were adopted from time to time by the Italian public. Interlinguistic humor on Friends, as in other similar productions, is undoubtedly an obstacle that puts a strain on the translator-adapter’s capacity and inventive language choices, alternating between "domestication" and "alienation", they must respect the potential comedy of the character and the targeted text, although they cannot, for reasons of brevity, trace the complex debate on the discursive structures of the comedians. It should not be underestimated that in dubbing, comedy not only derives from the verbal component, but also from what is related to it and from “stage flowing” on the screen: once again the translator -adapter must ask himself how to translate the link between an image and sign language in a more effective and accessible way to the “new recipient”. 37 Tra doppiaggio e adattamento culturale; Il caso di Friends in Italia; www.thefreelibrary.com 88 b. “Grammatical technicalities” For what concerns "manipulations," we can observe how the titles of the episode have been changed: if in the original episodes titles always started with “The one with ... or The one where ...” in order to steer the public to the subject or the subject matter, in the dubbed version translators opted for an adaptation of the same, while maintaining the focus on the main character or event. For example we mentioned the first episodes of the first and second series: “Monica gets a new roommate” which becomes “Marriage Failure” and “Ross's new girlfriend” becomes “a girlfriend for Ross”. In the Italian version, Joey Tribbiani’s name, was adapted into Triviani and Phoebe’s name and was clumsily made into “Febe”, rather than with “Pheebee”, that was closer to the original name. In the original text it is not rare to find dialogues where the characters turn to each other with their nicknames (Pheebs, Mon, Rach, Chan and Jo) that, in the dubbing phase, for obvious reasons of equivalence, was translated with the full name. This last example is another tricky area in the dubbing phase, which touches multilingualism and the intertwining of different varieties. If one of the original characters speaks the same language of the translation, decisions on how to play on the best varieties that can be used to recreate lifelike dialogues, come into force. In a few episodes of the first season, an Italian boy named Paolo makes his appearance, and he has a relationship with Rachel. The young man, newly arrived in the US from Italy, knows only a few words of Anglo-American and therefore his jokes, during the various episodes in which he is present, are recited in Italian. In the Italian version, this case of multilingualism was well resolved and the character was turned into Pablo, with Spanish origins, reproducing, in a sense, the stereotype of a "male" Latino. Elsewhere, however, the 89 presence of the Italian language has been deleted: in the episode “Pizza at home” the conversation between Joey and his grandmother of Italian origins takes place in Italian, whereas in the dubbed version they preferred to joke on the character of Joey’s elderly relative, in fact, "the Italian version gives the character a completely different connotation from the intended one, although the comic scope remains" 38 . The translator-adapter has tried to recreate the same humorous effect in another language, paying special attention to the cultural context and reception to where you place the film product. In these circumstances, in some cases public viewers appreciate the attempt to recreate the hilarity of the situation through well-designed and consistent language solutions with the way of life of a group of young people, in other contexts lines that have a proper “sociolinguistic” impact (especially the accent) tend to be standardized or canceled. In reviewing the core of all the collected examples, we realize that in comedies the careful selection of words is of decisive importance: only a certain word placed at some point in a syntagmatic chain creates a comedy effect. The episode named “Joey’s handbag”, Joey, in the offices of the fashion house where Rachel works, tries to wear a feminine bag pattern: “Joey: But it is odd how a women's purse looks good on me, a man! Rachel:. Exactly! Unisex! Joey: Maybe you need sex, I had sex a couple days ago! Rachel: No, Joey. U-N-I-sex Joey: I didn't going to say no to that ... “ Translated into: “Joey: Hey, e proprio strano quanto le borse da donna stiano bene a me, un uomo! 38 (Light 2009, 159). 90 Rachel: Esatto! Senza sesso! Joey: Sarai tu senza sesso, io ho fatto sesso ieri! Rachel: No, e senza sesso la tracolla. Joey: Bene, se sei a dieta chiamami ... “ The allusive game focuses on the “unisex” word, that if said in a fast way, it echoes the segment of “you-need-sex” ("need sex") pronounced by Joey, known for his passionate love affairs. The friend, in an attempt to explain the misunderstanding, spells out the word, scanning the first sounds of the word, makes Joey fall into the "sexual" ambiguity, e.g UNI-sex you and I sex ("you and me sex"), because he believes that Rachel is making a pass at him. The translator was able to recreate the same assonance, but still tried to keep the allusion playing on the polysemy of the word sex "sex / gender sexual activity." A comedy effect that was achieved through the phonic variation of a word that goes to overlap with its own sense. In the episode “The discovery of a talent”, Chandler advises Joey to choose one of the two girls who are attending: “Chandler: All right look, I think it's time for you to settle down. Y'know? Make a choice, pick a lane. Joey: Who's Elaine? “ Chandler, in his exhortation, invites him to take “a road”, to make a choice, to pick a lane. But that term is understood by Joey like “Pick Elaine”, so that, in astonishment, he cannot answer with another question: Who's Elaine. The phonetic prompt is very difficult to dub and to draw the comedy “surprise” from Joey’s naive reaction, also known for his poor language skills. Chandler’s punch line is: "I think it's time to settle down after evaluating all the options, "and the response of his friend is:" what are they? "These translations, while moving away from the basic text, happily aim to fill in the 91 inevitable gaps in the target language, with proper solutions in order not to overlook the comedy component. In the episode “a part for Joey”, Rachel has serious problems with one eye, but prefers not to go to a doctor. Her friends then begin to exchange a series of jokes to tease: “Monica: Hey Rach, remember that great song, Me, Myself, and I? (And on the "I" part she mimics poking her eye). Ross: Hey, does anybody want to get some lunch? Ali those in favor say I? (Pokes his eye). Chandler: How much did I love The King and I?” In the original scenes, for comedy purposes the actors exploit the homophony between eye ("eye"), and I ("I"), citing songs, motion pictures, but mostly correlate this phonic resemblance to the act of “touching the eye” whenever they pronounce the phrase or the pronoun “I”. In Italian, this homophony does not exist, and the translator-adapter suggests equally suitable matches that leverage the word eye, its meanings and derivatives, for example, the song becomes “a girl Eyes”, Ross’s joke turns into "Who wants to eat? All in favor, wink," and the film becomes “Eyes of the Night”. CONCLUSIONS From the research that has been done, and from the master course I attended regarding these issues, it has emerged that dubbing and audio adaptation have evolved, from a language point of view, and from an adaptation of sound to projected image scenario. This led to huge disparities in sound adaptation used for film and television products in different countries. Many technological developments were made, both related to sound 92 and to the capacity to easily overlay images to sounds, and you might think about a future in which people with disabilities will have a suitable cinematic experience, since they need greater “care” in order to enjoy this type of entertainment; as seen abroad, audio description is used, which is an adaptation method for blind people, in which a narrator describes images by spacing dialogues between protagonists. On the contrary, for deaf people, subtitling is already used, which provides a description of the dialogue, also describing sounds and background noise. A good omen for the future, could also be, to think to recognize the role of the adaptor, as a legally recognized profession. In conclusion, let’s hope that, with time, censorship in movies and television series will be less influential and incisive, in order to deal with issues considered taboo in other countries and to clear false ideologies and / or considerations. If we could be certain of these few steps forward, we could think of having a better quality of adaptation from the original dialogues, so that it can be received and enjoyed by all. 93 SECTION FRANÇAISE L’EVOLUTION DU DOUBLAGE ; LE BESOIN D’ADAPTER LE SON À L’IMAGE I.PREMIÈRES EXIGENCES DE DOUBLAGE 95 I.I Premiers problemès de langue 95 I.II Differèntes solutions dans divers pays 95 a.Doublage en Russie 96 b. Sous-titrage 96 c. “A chaque problème correspond une solution “ 97 I.III Doublage en Italie 99 a. Analphabétisme 99 b. Mussolini 99 II. AVANT D’ARRIVER DANS LA SALLE DE DOUBLAGE 101 II.I L’Adapteur 101 a. In-sync 102 b. Oversound 103 II.II Adaption de la traduction au personnage 103 a. Le mouvement de la bouche 103 III. BIENVENUE CHEZ LES CH’TIS 104 Conclusions 110 94 I.PREMIÈRES EXIGENCES DE DOUBLAGE I.I PREMIERS PROBLÈMES DE LANGUE Au début, le cinéma était exclusivement un art visuel. Ensuite avec l’introduction des textes, de la musique et puis du son, le cinéma a agrandi ses perspectives. D’abord, en 1926, naît le cinéma sonore puis, trois ans plus tard lorsque le cinéma se répand partout, son développement décrètera la fin du cinéma muet. L’introduction du sonore a causé de nombreux problèmes, mais le plus évident était certainement celui de produire un film qui utilisait une langue différente de celle du public auquel le film s’adressait. Vu que le doublage n’avait pas encore été inventé, les maisons de production, les plus importantes des États-Unis : Warner Bros, Metro-Goldwyn-Mayer, Paramount et Fox parmi les autres, faisaient arriver le produit américain sans aucun problème seulement au Royaume-Uni pour ne pas perdre le marché européen à cause de la barrière de la langue 39 . Quelles solutions a-t-on trouvé pour surmonter ce nouveau problème cinématographique ? I.II DIFFÉRENTES SOLUTIONS DANS DIVERS PAYS Chaque pays a essayé de résoudre le problème du son et de la compréhension linguistique, en s’adaptant aux différentes exigences, coutumes et traditions de 39 G. RONDOLINO, Manuale della storia del Cinema, De Agostini, Torino, 2010 95 l’époque. Dans le temps, on a développé quatre solutions qui ont révolutionné le système du langage dans le cinéma. a. Doublage en Russie En Russie, dès le début, fût créé le doublage nommé « à la russe », soit une seule voix off, capable de réussir à doubler tous les acteurs (hommes, femmes et enfants !). La méthode la plus utilisée était, et est encore aujourd’hui, celle de baisser au maximum le son de la pellicule, mais pas trop non plus pour ne pas perdre les bruits de fond, les effets, la bande sonore et surtout les voix originales des protagonistes, en superposant à ces sons, la voix d’un seul narrateur, sans suivre la longueur et bien moins les mouvements synchrones des lèvres. Une belle économie, si l’on veut, mais un rendu qui n’aurait jamais une pleine jouissance du résultat d’une œuvre cinématographique. b. Sous titrage Le sous-titrage est une méthode de traduction audio-visuelle (TAV), très diffusée et adoptée principalement par les pays nommés justement “subtitling countries”. Cette méthode de TAV permet de proposer une traduction condensée de dialogues originaux du film ou du programme en question, à travers un texte écrit, positionné dans la partie plus en bas de l’écran. Du fait que la traduction apparaît simultanément à l’audio en langue originale et que le spectateur accède en même temps aux deux, le sous-titrage a gagné le titre de traduction transparente. Sous-titrer un film n’est pas une opération simple comme il apparaît, parce qu’elle demande de la compétence et de l’expérience 96 pour être capable de transformer un message vocal, dont l’écoute demande un temps réduit, dans un message écrit qui demande un temps plus long pour la lecture. Pourtant, la difficulté est dans le passage d’un canal à l’autre, en tenant compte des divers facteurs, notamment l’intonation, l’accent, le registre et tous les éléments qui caractérisent une certaine variété (socio) linguistique, facteurs qui doivent être rendus par l’écrit, si possible, et qui, au contraire, plusieurs fois sont perdus. L’exigence de la traduction filmique s’impose, pourtant, avec la naissance du film sonore. Au début, le but est de rendre accessible la production cinématographique multilingue à un public international, pour des intérêts économiques en favorisant le dépassement des barrières linguistiques et culturelles. Ensuite, le sous-titre est accompagné d’un but socioculturel bien plus élevé, comme dans le cas du sous-titrage pour les sourds. Récemment le film sous-titré a conquis un rôle fondamental même dans l’enseignement des langues étrangères. En se basant sur les principes de type linguistique, on peut distinguer deux types de sous-titrage : - intra-linguistique, correspondant à la transcription totale ou partielle des dialogues dans la même langue que la bande sonore originale du film. Cela peut être utilisé dans deux contextes différents et est consacré à deux types de destinataires avec des exigences diverses : les aveugles et les étudiants de langues étrangères. Pour les premiers, auxquels sont consacrés les sous-titres réduits, la lecture du sous-titre est le moyen principal pour accéder aux informations véhiculées par le produit audiovisuel. Pour les seconds, qui profitent de la transcription intégrale du discours, le sous-titre est un soutien didactique. 97 - inter-linguistique, écrit dans une langue diverse de celle du produit original, qui implique et synthétise deux langues et deux cultures. En plus on doit faire une distinction entre sous-titres ouverts et fermés : les sous-titres ouverts (ou ‘au clair’) sont ceux en surimpression par rapport à la version originale du film et projetés comme partie inséparable du produit, tandis que les sous-titres fermés (ou ́cryptés’) sont optionnels, ou ils peuvent être adjoints facultativement par le spectateur à la version originale. c. “A chaque problème correspond une solution “ Les plus prestigieuses maisons d’édition américaines ont utilisé dès le début une méthode d’avant-garde mais mécanique : le même film était tourné plusieurs fois en différentes langues afin de le faire comprendre aux autres nations. Certaines fois les acteurs étaient remplacés par des acteurs improvisés qui étaient capables de parler en langue étrangère ; certaines fois, en revanche, les acteurs restaient les mêmes mais prétendant être multilingues, ou ils étaient doublés en direct par des voix étrangères situées hors-champ, et en même temps les acteurs bougeaient les lèvres comme s’ils étaient en train de parler. Mais les acteurs principaux devaient rester toujours les mêmes et pour cette raison ils étaient obligés de jouer toutes les différentes versions dans toutes les langues, en lisant sur des panneaux à côté des caméras où il y avait une transcription phonétique des mots (pas la transcription correcte). Cette technique était déjà utilisée à Hollywood, afin d’être diffusée dans toutes les nations européennes: parmi les langues les plus utilisées il y avait l’espagnol, l’allemand, l’italien et le 98 français. Quand le doublage de “Blanche-Neige et les Sept Nains” a été réalisé à Hollywood en 1938, il a été refusé par la France parce qu’il était considéré de basse qualité. Toutes ces diffèrentes versions, en particulier les versions italiennes, ont été perdues. Le cas, le plus célèbre, est celui de deux comédiens Stan Laurel et Olivier Hardy (Stanlio et Ollio). Ils étaient capables de créer un nouveaux style, grâce à leur langue italienne avec l’accent anglais qui a obligé les doubleurs à appliquer la même technique de doublage dans leurs films suivants. I.III DOUBLAGE EN ITALIE Comment est-on arrivé à avoir la nécessité de traduire les textes étrangers ? a. Analphabétisme À la fin de la première guerre mondiale, au début du fascisme, il y avait, en Italie 36.975.000 habitants. L’Italie était un pays fondé sur l’agriculture avec un grand nombre d’analphabètes. En 1921, 25 % des jeunes entre vingt-et-un et vingt neuf ans n’étaient pas capables de lire. Pour les filles, le pourcentage pour le même âge de garçons était de 31%. Un pourcentage incroyable, comparé à celui des autres pays européens. Par l’intermédiaire de l’Institut Central de statistique, on a pu connaître le nombre de personnes qui apposaient leur signature avec un X plutôt que de signer avec leur prénom et nom de famille. La vie et la culture italienne entre les deux guerres mondiales du siècle dernier étaient plutôt influencées par le Fascisme. Les enfants, les 99 garçons et les filles étaient partie des organisations militaires, habillés en uniforme et appelés de manières différentes selon leur âge. b. Mussolini L'Italie est une des pays qui utilise le plus le doublage. Il existe une longue et durable tradition avec un haut niveau de spécialisation et la présence de professionnels éminents. Le premier studio de doublage en Italie fut ouvert dans l'été 1932 40 . Généralement la période du fascisme est mentionnée comme la cause d’une telle pratique, mais en réalité, les Etats-Unis avec le plan Marshall supportaient très fort le doublage pour en obtenir un retour économique et culturel. Le doublage en Italie naît officiellement dans la première moitié des années 1930 à Rome, ville qui continue à détenir la première place dans la réalisation des éditions italiennes d'œuvre cinématographiques et télévisuelles. Avec la naissance du sonore, en 1927, le marché du cinéma américain, le plus grand exportateur de films en Europe, eut une baisse soudaine. Les cinémas européens n'étaient pas préparés, en effet, pour projeter des films sonores, en plus certains régimes étaient réticents par rapport à la projection de films qui n'étaient pas en langue locale. Benito Mussolini et le régime fasciste adoptèrent une nouvelle loi d'état qui interdisait la circulation des films étrangers dans une langue différente de l'italien, dans le but de tenir vive la langue nationale. Dans cette période en Italie les films d'importation sonorisés étaient rendus muets et on y ajoutait des légendes intercalées aux images, en les transformant de fait en films muets, mais en les prolongeant aussi beaucoup plus, presque le double du temps. Pour la 40 Paolucci, Signorini, “L’ora di storia,” Zanichelli, 2010 100 quantité de travail nécessaire pour cette pratique, outre à la dénaturation apportée à l'œuvre, on a dû rechercher une solution. Le premier essai de post-synchronisation en langue italienne eut lieu en 1929 dans les studios californiens de la Fox, où le monteur Louis Loeffler et l'acteur italo-américain Augusto Galli, doublèrent une scène du film "Martyrs à Hollywood": le doublage était né. Le résultat était décevant, mais ouvrait le chemin à la solution si longtemps recherchée ; les "Majors" commençaient donc à embaucher des acteurs italo-américains ou italiens émigrés aux États-Unis avec pour tâche de doubler les films à envoyer en Italie. Le premier film doublé entièrement en langue italienne est "Carcere" dirigé par George W. Hill et produit par la Metro Goldwyn Mayer; même ici le résultat était un jeu avec de forts accents américains. Toutefois jusqu'à la fin de 1930, l'arrivée des films sonorisés en Italie était soumise à des considérables restrictions, du point de vue technique, à cause des salles non équipées, ainsi que du point de vue politique, à cause des règles du régime qui n'aimait pas les films étrangers. En 1931, la MGM, afin de ne pas perdre la distribution en Italie, avec la direction de Carlo Bœuf, intensifia la pratique du doublage avec les acteurs Augusto et Rosina Galli, la chanteuse Milly et Francesca Braggiotti. Le succès immédiat du film doublé était dû au fait qu'une partie de la population italienne en ce temps-là était analphabète, par conséquent ne pouvait pas suivre les films sous-titrés. Depuis ce temps-là, en Italie, la pratique du doublage des films fut pratiquement adoptée par toute l'industrie cinématographique, favorisée par le plan Marshall, qui posait les bases pour une "colonisation culturelle" des pays qui avaient perdu la guerre, aussi à travers l'attribution de 800 millions de dollars pour l'Italie, pour l'achat de films américains, une partie destinée au doublage des films mêmes. L'Italie est une des nations qui utilise le plus le doublage et dispose de grands artistes dans ce secteur. 101 Dans les années 1920, un des marchés parmi les plus réceptifs en matière cinématographique était le marché italien. III. AVANT D’ARRIVER DANS LA SALLE DE DOUBLAGE II.I L’ADAPTATEUR L’adaptateur des dialogues est aussi appelé le dialoguiste. Il s’agît d’un professionnel qui synchronise, en adaptant selon le rythme et les mouvements de la bouche, les dialogues étrangers. L’adaptation n’est pas une traduction mais une transposition linguistique qui à pour but de conserver l’esprit original de l’oeuvre dans la langue de destination. Dans l’adaptation cinématographique plus que la traduction, il faut respecter la durée, les mouvements labiaux et le rythme des phrases originales41. En outre, il faut avoir la créativité nécessaire pour recréer en italien la même intensité du produit original, en respectant les intentions du scénariste d’origine. a. In-sync Cette technique de doublage prévoit que la voix du doubleur soit remplacée complètement par celle de l’acteur original ; pour le mettre en place, on doit créer une Giulio Latini Artemide, “ L’immagine sonora. Caratteri essenziali del suono cinematografico ”, 20 ottobre 2006 41 102 correspondance presque totale entre les mouvements de la bouche de l’acteur et la voix donnée, jusqu’au point que le spectateur puisse identifier facilement la voix du doubleur avec le visage de l’acteur original. Afin d’avoir un bon résultat il ne faut pas seulement traduire les dialogues mais aussi les adapter, pour les faire coïncider entre la durée des expressions en langue originelle et la langue traduite et aussi que la prononciation de certains mots clés coïncident avec les mouvements labiaux; à partir de ça on a l’idée de la synchronisation. Il est aussi important que le doubleur ait une voix adaptée au personnage qu’il est en train de doubler, dans les dernières années on préfère les doubleurs qui ressemblent vocalement à l’acteur original. Il est aussi fondamental pour le doublage simultané que le doubleur respecte le plus possible les pauses pendant la récitation et qu’utilise la même intensité de voix de l’acteur. On dit que quand la voix est collée au visage on a obtenu un bon résultat. Un bon travail de doublage peut valoriser et aussi améliorer l’interprétation de l’acteur original, mais un doublage mal réalisé ou pas collé à l’acteur peut pénaliser la prestation. b. Oversound Le doublage en oversound est différent du précédent parce qu’il est réalisé avec la superposition de la voix du doubleur sur celle du personnage à l’écran. La voix du personnage est en langue originale à l’arrière-plan. Cette technique en Italie est utilisée seulement dans les interviews et dans les documentaires. Dans ce cas il ne faut pas faire un parfait collage entre la voix et le visage ou mettre en scène une correspondance d’interprétation ou l’égaliser au micro. Dans certain cas le doubleur est aussi d’un autre 103 sexe que le personnage qui apparaît à l’écran42. La voix du doubleur est considérée une voix-off et elle est sans doute différente de l’originale, elle doit idéalement remplacer la voix d’un interprète simultané par le spectateur. II.II ADAPTATION DE LA TRADUCTION AU PERSONNAGE Pour mieux transformer le scénario original et l’adapter au film, il faut étudier diffèrentes procédures afin que le produit final puisse correspondre, pour sa tonalité ainsi que pour les mouvements, aux personnages en langue originale. a. Le mouvement de la bouche Un bon doublage, ne respecte pas seulement le sens, mais il est aussi cohérent avec le déroulement de la scène et donc respecte le rythme des phrases, la gesticulation, les mouvements des lèvres des acteurs. C’est vraiment difficile que la traduction plus fidèle ait la même durée que la phrase originale- c’est à dire qu’elle ait le même nombre de syllabes – du coup le traducteur-dialoguiste doit modifier sa construction afin qu’elle rencontre un synchronisme satisfaisant. Le doublage remplace les voix originales des personnages et acteurs et donc une partie de l’interprétation d’origine, toutefois, le doubleur est un interprète spécialisé dans la fonction des acteurs en particulier dans la partie vocale. Il interprète les mots en cherchant de répliquer avec sa 42 F. R. LEDVINKA, What the fuck are you talking about, 2011 104 récitation aux mouvements de la bouche de l’acteur original. Le groupe de travail adapte aussi les dialogues pour le public des nations diverses. Une bonne localisation donc permet d’avoir une nouvelle interprétation - une semblable, meilleure, mauvaise ou diverse interprétation - grâce au talent et à la professionnalité du directeur du doublage et de ceux qui ont préparé le matériel, la professionnalité du directeur du doublage et le temps et les réseaux économiques mis à disposition43. III. BIENVENUE CHEZ LES CH’TIS Grâce à l’analyse suivante, on met en comparaison culturelle deux films, afin de comprendre ce qu’il y a derrière l’atmosphère joyeuse en surface et mieux comprendre le message des deux films et le background culturel sur lequel ils sont posés. En effet, la structure des deux films est entièrement sur le démenti des stéréotypes, à travers leur expérience directe avec les gens dans les lieux des stéréotypes. Par exemple, Alberto Colombo, le protagoniste de “Bienvenue au Sud”, avant son départ vers le sud de l’Italie, est habillé avec un gilet pare-balles, puisque au sud c’est à l’ordre du jour de participer à une fusillade. Quand il arrive à Castellabate, ll se rend compte que la réalité est bien différente de son imaginaire. Même chose pour le protagoniste de “Bienvenue chez les Ch’tis”, Philippe Abrams, qui part avec un grand anorak, intimidé par les histoires de son oncle et de sa femme, qui lui avaient dit que, au Nord-Pas-DeCalais, il faisait vraiment froid. Une fois à Bergues, il se rende compte par contre que Mariacristina Petillo Franco Angeli, “ La traduzione audiovisiva nel terzo millennio ”, 31 gennaio 2012. 43 105 le temps est plus chaud qu’il pensait. En France, l’habitant de la région Nord-Pas-DeCalais, le ch’ti, est généralement identifié par les autres français comme un homme trivial, qui parle de manière incompréhensible et qui vit dans un lieu étriqué, avec des températures proches de celles du Pôle Nord. En Italie, par contre, le stéréotype est sur l’habitant de Naples, qui identifie tous les habitants du Sud de l’Italie. Le lieu commun généralement associé aux Napolitains est d’être des personnes qui parlent trop, qui gesticulent beaucoup et qui vivent dans une ville dégradée et pleine de criminalité. Ces deux films dessinent, au contraire, l’image de deux cultures hospitalières, vraiment gentilles et accueillantes. III.I Bienvenue chez les Ch’tis: Dès le début de sa carrière, Dany Boom, réalisateur et acteur français, a commencé à penser à réaliser un film sur les stéréotypes que les citoyens ont à propos du Nord-Pasde-Calais, une région française, et terre d’origine de l’acteur. Il avait le désir d’ironiser sur les clichés associés habituellement aux Ch’tis, voire les habitants de cette région. Il avait aussi constaté que la plupart des comédies françaises avaient été tournées au Sud. Le Nord, au contraire, est le lieu où ont lieu les films et les livres dramatiques. La raison de cela est que cette région est toujours associée à de mauvaises conditions atmosphériques, chômage, habitants non-civilisés et par le fait que les habitants de cette région, comme dans le Nord-Pas-de-Calais, parlent seulement le ch’ti, un dialecte avec un accent presque incompréhensible par les Français. Au sud, par contre, les paysages ensoleillés avec une nature très jolie et l’attitude au divertissement des habitants, ont contribué à augmenter la célébrité et le tourisme vers la Côte d’Azur et 106 toute la région en général. Naturellement, les stéréotypes ridicules dans « Bienvenues chez les Ch’tis » sont ceux qui identifient généralement le nord. “Ça fait quinze ans que je fais des « one man shows » et chaque fois que je parle de ma provenance je me rends compte que le public me plaint. Ils pensent : le pauvre, il doit avoir passé une enfance difficile. En réalité ce sont des clichés faux. Au contraire de ce qu’on pense et on dit, les habitants du Nord sont ouverts et hospitaliers.” - Bienvenue au Sud ; Le groupe de réalisation cinématographique Medusa, avait déjà distribué “Bienvenue chez les Ch’tis” dans les cinémas italiens, avec le titre “Giù al Nord”, et vu qu’en France il avait obtenu un grand succès il avait pris en considération de produire un remake avec la collaboration de la maison de production Cattleya. Au début, l’idée était celle de changer les événements du film original mais enfin on a accordé de ne pas changer les situations. La société a produit un film vraiment semblable à l’original, en adaptant le film à la culture italienne, c’est à dire en l’adaptant aux stéréotypes napolitains, auxquels on tend à identifier le Sud entier. Le lieu choisi pour le film, Castellabate, par contre, n’a rien a voir avec les stéréotypes associés au Sud considéré sale, où les criminalités sont diffuses. Le réalisateur du film est Luca Miniero, né à Naples, et que connais très bien la réalité du Sud, surtout celle de la région Campane et napolitaine. Il a affirmé que Santa Maria de Castellabate est un petit village qui raconte une petite guerre réelle et pas celui construit en politique...le Cilento est une petite réalité, loin des problématiques de Naples. C’est un Sud qui se défend, le Sud de 107 l’espoir. La guerre entre Nord et Sud était aussi présente dans “Totò, Peppino e la Malafemmina”. Enfin, toutes les différences et incompréhensions se résolvent avec une grande embrassade. Selon lui, “Bienvenue chez les Ch’tis” se focalise complètement sur l’incompréhension linguistique, tandis que dans « Bienvenue au Sud » on parle surtout du problème de se comprendre dans les diverses cultures. - Les langues des protagonistes des films: le ch’ti et le napolitain ; En ce qui concerne “Bienvenue chez les Ch’tis”, en France les diverses façons de parler dans les régions ont une position marginale. Elles ont été éclipsées par la politique linguistique française qui a poussé la langue à s’homologuer dans sa forme, ce qu’on appelle le français national, parlé à la télévision et dans les situations internationales. Des exemples de variantes diatoniques dans le film sont présentes quand la mère du protagoniste l’appelle affectueusement “chtio", c’est à dire petit. Un autre mot qui fait son apparition souvent est “gramint", un adverbe qui signifie « beaucoup ». Dans « Bienvenue au Sud », par contre, la spécificité plus diffusée est de couper les mots, et cette technique est expliquée par les acteurs italiens dans la scène du restaurant. Un dit à l’autre que la plupart des mots napolitains se forment en coupant la dernière lettre et, par exemple, cite les mots “ telecomando “ qui devient “telecomand” et “bicchiere” qui en napolitain devient “bicchier”. 108 - Le ch’ti ; Le ch’ti et la langue picarde sont les mots utilisés par indiquer le même dialecte. Les deux langues sont néolatines, elles dérivent de la langue d’oïl. Le ch’ti est un patois du picard, mais ce mot est aussi utilisé pour indiquer le picard. Ce dialecte est parlé dans la région Nord-Pas-de-Calais, en Picardie et en Belgique, en province d’Hainaut jusqu’à la ville de La Louvière. Les mots ch’ti et ch’timi, utilisés pour définir le dialecte picard, ont été créés par les soldats français qui provenaient d’autres régions pendant la première guerre mondiale. Ils les utilisaient par définir leurs camarades du Nord-Pas-de-Calais, et ces mots dérivent de la déformation ch’est ti, ch’est mi, utilisées par les picards au lieu de c’est toi, c’est moi. - Le napolitain ; Même s’il est considéré comme une variante diatonique de l’italien, au niveau mondial on considère le napolitain une langue à part, avec ses racines latines, et elle a été proclamée ainsi par l’UNESCO. À cause de plusieurs dénominations du Royaume de Naples, il est possible de reconnaitre les influences grecques, espagnoles, mais aussi des langues des populations Normandes, Souabes et Angevines. On voit, donc, que le ch’ti et le napolitain ont une syntaxe et une morphologie propres. Ces caractéristiques leur donnent une célébrité égale à celle d’une langue nationale et rendent les personnes qui parlent cette langue toujours fières. Les deux variantes diatoniques font partie de l’histoire des pays et de leur patrimoine culturel. La langue picarde est diffusée surtout dans les zones rurales, c’est-à-dire que celui qui parle cette langue est peu instruit, mais 109 elle est parlée aussi dans les villes. Cette variante a toujours un rôle important dans la culture de la région et elle fait partie du background culturel du Nord de la France, et elle est transmise avec fierté à travers les générations. Elle ne risque pas de s’éteindre complètement, mais de perdre ses caractéristiques principales et de s’approcher au Français national à cause de la formation et de la scolarisation dans le processus de croissance et de développement. Pour ce qui concerne le napolitain, cette langue est parlée beaucoup grâce aussi à la présence massive de napolitains dans d’autres parties du monde, qui font connaître cette variation diatonique dans le monde entier. Le napolitain ne risque pas de s’éteindre comme le ch’ti parce que les napolitains, en dehors de la région Campane, dans tout le monde se montrent fiers de leur appartenance à leur ville, en montrant leur dialecte qui est devenu l’emblème de la ville parthénopéenne. Les linguistes en effet ne considèrent pas les variantes comme langues de série B mais comme importantes manifestations de l’histoire d’une nation. En regardant donc les deux histoires, on apprend que « Bienvenue au Sud » reprend presque complètement les scènes et dialogues originaux français. En termes cinématographiques on appelle ce phénomène Shot-for-shot remake. Ce procédé est très répandu et utilisé aux Etats-Unis. Cet escamotage est utilisé dans le but de produire des films qui puissent avoir du succès et éviter d’investir de grandes sommes d’argent afin de produire des films qui ont un futur qui n’est pas sûr. Malheureusement, souvent l’original est mieux que le remake, dans ce cas on a perdu de l’argent. Dans cette période, le choix de produire un remake et des adaptations s’est révélé improductif et une expérience négative. 110 CONCLUSIONS Malgré les considérations que le film peut être une simple copie de l’original, c’est en approfondissant l’analyse qu’on comprend que la dimension culturelle dans chaque film les rend chacun séparé et autonome. Ce fait est assuré par le grand succès obtenu avec le film “Bienvenue chez le Ch’tis” dans les pays francophones et surtout en France, mais pas dans des pays d’autres cultures comme l’Italie. Cet aspect fait comprendre que seulement le pays qui a créé le stéréotype peut comprendre à fond l’ironie et tous les faits culturels. L’exportation en dehors des frontières nationales d’un film, comporte que la nature du stéréotype peut ne pas être comprise. En Italie, d’autre part, on est devenus fous par l’humour du remake italien “Bienvenue au Sud”. « Bienvenue chez le Ch’tis », sorti quelques années plus tôt, est passé inaperçu, tandis que « Bienvenue au Sud » a eu un succès extraordinaire. La compréhension des stéréotypes par les italiens, lui a permis de créer une grande empathie avec le protagoniste, un directeur de la poste transféré pour sanction au Sud. Le public rit parce qu’il voit dans le film tous les stéréotypes sur le sud de l’Italie et sur le dialecte napolitain répandus en Italie. Cela est complètement inséré dans la dimension culturelle du film qui est capable de faire comprendre tout ce que la narration raconte. La culture de chaque film crée une façon différente de faire de l’humour et en regardant les points qui sont les plus amusants dans un film, on comprend que l’humour est créé avec la mise en scène des stéréotypes et il est représenté par l’intelligibilité de la langue ch’ti par les Français et par l’intelligibilité du dialecte napolitain par les Italiens respectivement dans « Bienvenue chez les Ch’tis » et dans « Bienvenue au Sud ». 111 BIBLIOGRAFIA - M. ARGENTIERI, La censura nel cinema italiano, Roma 1974. - E. CAROCCI, La traduzione audiovisiva, 2005 - M. CHION – D. BUZZOLAN, L’audiovisione. Suono e immagine nel cinema, LINDAU, 2009 - E. DI FORTUNATO e M. PAOLINELLI, Tradurre per il doppiaggio - la trasposizione linguistica dell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta, Hoepli, Milano, 2005. - G. GAMBETTI, Nessuno la voleva, in "Bianco e nero", 1970, 11-12. - L. JULLIER – E. MUGELLINI, Il suono nel cinema. Storia, regole, mestieri, 2007 - G. LATINI, L’immagine sonora. 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