arte contemporanea wixarika/huichol

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arte contemporanea wixarika/huichol
ARTE CONTEMPORANEA WIXARIKA/HUICHOL
Tra gli indigeni della sierra Madre Occidentale.
Più duraturi che gli edifici di pietra e terra costruiti dagli esseri umani sono le loro usanze ed i loro
racconti che si tramandano di generazione in generazione. Dei meravigliosi templi piramidali e
delle sculture monumentali, che l'intrepido Hernán Cortéz incontrò quasi 400 anni fa nel
conquistare la antica città del Messico, solamente rimangono le rovine ed alcuni resti sepolti. Ciò
nonostante, in luoghi inaccessibili, come le aspre e scabrose montuosità della costa del Pacifico, il
processo livellatore della civilizzazione non è prosperato. È in codesti luoghi dove ancora si
tramandano le antiche usanze, le cerimonie religiose, i canti ed i miti, che ci permettono di poter
ottenere una visione vivente di un mondo intellettuale molto somigliante a quello dell'antica civiltà
messicana. Quanto sopravvive dei tempi antichi tra i montanari appartiene principalmente agli
ambiti della religione e della magia, esperienze che servono agli esseri umani al fine di influire sulle
divinità e promuovere, così, il proprio benessere. Vi potete immaginare la gioia che provai nello
scoprire che i miei amici indigeni della sierra Madre Occidentale mantenevano la medesima
attitudine rispetto le preghiere, i sacrifici e le cerimonie magiche, che gli antichi messicani. Tutte
queste attività interessavano loro molto di più che il lavoro strettamente pratico. Mentre che i
huicholes -una delle tre tribù che visitai- si accontentano di piccole e disadorne capanne per
viverci, edificano invece grandi templi circolari per le loro divinità, edifici che possono misurare
fino a tredici metri di diametro e di altezza. Essendo loro convinti che il mondo può terminare se
non continuano a costruire detti templi, già che si tratta di repliche dell'universo.
( Infatti il tetto del tempio tuki/kalihuey e della casa adoratorio xiriki va ricostruito periodicamente. N.d.T. )
“Unter den Indianern der Sierra Madre in Mexiko”, Die Woche, 43, 1908.
Konrad Theodor Preuss
I wixaritari (wixarika al singolare) o huicholes, il cui impressionante ed ancora parzialmente
incontaminato territorio ancestrale è situato tra gli impervi pendii della Sierra Madre Occidentale, al
quadruplice confine degli stati di Jalisco, Nayarit, Durango e Zacatecas, sono uno dei popoli
indigeni del Messico intorno al quale si sono costruiti e diffusi il maggior numero di leggende e
stereotipi. Si è detto di loro che sono in maggioranza artisti/sciamani che conservano tradizioni
precolombiane ancora intatte e costituiscono quindi una sorta di anello di congiunzione tra gli
scomparsi antichi abitanti della Mesoamerica ed i sopravvissuti gruppi contemporanei; per questo
sarebbero da considerarsi i messicani più “autentici”. Fu così infatti che, quando tra la fine del XIX°
e l'inizio del XX° secolo giunse dal Messico Occidentale la portentosa notizia secondo la quale
-incredibilmente- tra le scoscese ed irraggiungibili montagne della Sierra Madre, nella regione del
Gran Nayar ancora in buona parte inesplorata, vivevano nel più completo isolamento gruppi di
cacciatori, raccoglitori ed agricoltori seminomadi che mantenevano vivi i rituali e le tradizioni
propri della antica civiltà nei tempi precedenti l'invasione spagnola (ed in alcuni casi risalenti al
periodo neolitico), il parallelo con le scomparse civiltà maya, tolteca ed azteca venne utilizzato al
fine di penetrare il mistero e l'enigma di queste ultime mediante lo studio etno-antropologico di
questi irriducibili sopravvissuti di un'era ancestrale. Carl Sofus Lumholtz -norvegese- , Leon Diguet
-francese- e Konrad Theodor Preuss -tedesco- , che per primi si addentrarono nella “Sierra
Misteriosa”, raggiungendo quali autentici pionieri a dorso di mulo questo remoto enclave
tradizionale, seguendo un itinerario che comportava diversi giorni di ardue peripezie, ebbero la
fortuna di poter conoscere la segreta ed arcana realtà del mondo wixarika nella sua forma più
completa ed originale. Con enorme sorpresa essi subitamente rilevarono l'inverosimile
sopravvivenza del culto enteogenico del Peyote (Lophophora Williamsii) ritenuto estinto da secoli a
causa dell'immane e repentino collasso provocato dalla conquista spagnola alle strutture sociali,
politiche e religiose degli sconfitti. Queste sono alcune tra le altre considerazioni ricorrenti che
hanno contribuito a creare da allora fino ad oggi, con rispetto a questo titolato “Popolo di Artisti”,
una sorta di aura con la quale essi hanno imparato poi ad interagire con successo.
La “marea pittorica” (Bilderflut) wixarika/huichol è di così tale importanza che oggi molti di loro si
mantengono grazie alla elaborazione artigianale ed artistica delle immagini tradizionali. Però dato
che l'arte implica un certo vincolo con la tradizione iniziatica, la sua produzione si considera
estremamente problematica. È infatti importante notare che molte delle immagini prodotte per il
mercato occultano conoscenze rituali ed esoteriche. Ovvero quelle di maggiore ispirazione artistica
risultano essere in pratica una “finestra” sul cosmo huichol. Quasi sempre questo avviene senza
volerlo. Un andare e venire tra il desiderio di creare e la necessità di trasmettere qualcosa ai propri
acquirenti, da un lato, e la obbligazione rituale di mantenere segrete tali conoscenze ai non iniziati,
dall'altro. Per evitare tale delicato problema gli artisti wixaritari hanno diversificato i loro generi di
espressione che possono denominarsi arte, artigianato ed arte rituale. Nonostante questi generi sono
differenti, vi è qualcosa che li accomuna: vi è sempre presente un problema con l'immagine. Questa
vive troppo o troppo poco. Una via di mezzo, una immagine con una adeguata gradazione di vita, è
difficile da ottenere. Il problema più grande quindi non sembra essere quello di far si che le opere
abbiano vita, ma al contrario quello di come evitare che siano troppo vive, che l'atto di porle in vita
non si ritorca sugli artefici per complicargli seriamente l'esistenza. Perché è certo che queste
splendide e magiche immagini desiderano anche interagire col mondo degli uomini; è per questo
che a volte si manifestano e parlano in sogno, come succede spesso con i pittori dei quadri di filo e
di perline. A questo proposito, come riportato in una recente intervista da Gabriela Olmos -studiosa
dell'arte wixarika e curatrice di importanti mostre antologiche delle opere del maestro José Benítez
Sánchez- quest'ultimo così si esprimeva: “A volte sono costretto mio malgrado e repentinamente a
cambiare la spiegazione del significato del quadro già data in precedenza e questo perché i quadri
cambiano di significato in quanto sono entità vive; non solo rappresentazioni di qualcosa di
concreto e stabile ma essi stessi costituiscono dei mondi a sé stanti”. E così per la studiosa
messicana le opere del maestro sono non solo all'altezza delle più pregevoli opere d'arte
contemporanea ma altresì animate da una speciale magia; infatti i simboli, gli archetipi e le divinità
che si manifestano all'artista/sciamano lo fanno anche nei confronti degli osservatori più sensibili ed
ispirati. L'arte delle tavole wixarika/huichol è relativamente piuttosto recente. La produzione e la
commercializzazione di queste pitture multicolori, elaborate con filo pettinato (estambre) o con
perline di vetro di Boemia (kuka/chaquira) che si applicano su tavole di legno compensato (triplay)
per mezzo di un tipo di cera d'api addizionata con propoli e paraffina chiamata “cera di Campeche”
a volte mista a resina di pino, cominciò alla metà del XX° secolo. Al principio si trattava di
semplici lavori artigianali che somigliavano alle tavole votive di piccole dimensioni e dalle forme
arrotondate ed irregolari dette nierikate (nierika al singolare), ovvero strumenti per vedere, che si
usano nei rituali huichol, però alla fine della decade dei '60 questo genere artistico sperimentò un
grande successo di pubblico che lo portò alla notorietà internazionale ed allo stesso tempo si
cominciarono ad elaborare quadri sempre più grandi in dimensioni e complessità, di forma
quadrata, rettangolare o perfettamente rotonda. Anche la tavolozza dei colori disponibili è andata di
pari passo crescendo e, tra i diversi tipi e tonalità di fili e di perline, si è raggiunta adesso una
estesissima gamma di oltre un migliaio di ricchissime sfumature cromatiche. È così avvenuto che da
allora fino ad oggi lo stile psichedelico/enteogenico delle tavole, ispirato dalle visioni del Peyote, ha
raggiunto lo status di icona culturale globale, inconfondibile ed unica. Tale originale forma di
espressione artistica si caratterizza per un paradosso. Da un lato si tratta arte moderna dato che la
sua produzione implica una rottura dei canoni tradizionali in quanto in primo luogo la funzione di
tali opere è del tutto nuova: le tavole infatti si creano per il mercato artistico e non per servire da
offerte alle divinità in esse rappresentate. Senza dubbio però, soffermandoci su altri degli aspetti
presenti in esse, la differenza tra entrambe le produzioni non è poi così netta come si potrebbe
supporre in quanto, per ottenere un maggior grado di ispirazione, gli artisti partecipano spesso alle
pratiche rituali come pellegrinaggi e ricerche della visione al fine di poter in seguito plasmare tali
esperienze nei quadri e quindi, anche se formalmente le opere commerciali non possono essere
paragonate al nierika rituale che si usa esclusivamente come mezzo di comunicazione assegnato a
trasmettere messaggi figurati alle divinità, il loro contenuto e soprattutto la loro estetica riflettono lo
stesso, in differente misura, importanti aspetti del processo iniziatico.
GLI ARTISTI CONTEMPORANEI WIXARITARI/HUICHOLES
L'indiscusso caposcuola della gloriosa genia degli artisti wixaritari/huicholes è stato senza dubbio il
mitico
Ramón Medina Silva (1926-1971) le cui gesta leggendarie vengono riportate negli
appassionati resoconti agiografici opera dei celeberrimi antropologi Barbara G. Myerhoff e Peter T.
Furst, contemporanei ed in maniera eclatante ricollegabili al clamoroso successo editoriale
dell'opera castanediana; pare infatti, a riprova di ciò, che lo stesso Carlos Castaneda incontrò
personalmente l'artista, ospite della Myerhoff a Los Angeles, nell'anno della sua prematura
scomparsa. Nei miei lunghi ed intensi soggiorni messicani ho poi avuto l'onore di conoscere e
lavorare con due dei più insigni e riconosciuti maestri/sciamani: José Benítez Sánchez (1938-2009)
e Pablo Taizan de la Cruz (1936- ) ma definitivamente il mio interesse e la mia opera si sono
concentrati sugli artisti della comunità di Las Guayabas (Temurikita nell'idioma nativo), uno dei
villaggi o rancherias che fanno capo al centro cerimoniale di San Andrés Cohámiata /Tateikié nel
cuore della zona wixarika, da me visitata per la prima volta nel gennaio del 1990. Konrad Theodor
Preuss (1869-1938) in una delle sue relazioni di viaggio del 1907 così descrive la contrada: “Il
cammino verso il tempio di Las Guayabas passa per il luogo dove, nell'antichità i huicholes
legavano i criminali e li facevano rotolare giù per il precipizio. Tuttavia, è anche possibile arrivare
al fondo del canyon a dorso di mulo. Lì vive l'uomo più benestante di tutti i huicholes, un signore
che possiede centinaia di capi di bestiame. Dai figli di questo possidente comprai diverse cinture
finemente decorate, così come borse e braccialetti, oggetti che i huicholes possiedono in grande
quantità. Spesi quasi cento marchi. La persona menzionata è altresì il padrone dell'harem più grande
della sierra, composto da sei giovani donne, oltre la sposa legittima. Tutte convivono
pacificamente, cosa questa molto rara.” Proprio lì a Las Guayabas ho avuto la fortuna di entrare in
contatto con alcuni dei partecipanti allo storico pellegrinaggio a Wirikuta organizzato alla metà
degli anni '60 da Don Fernando Benítez (1912-1998), notissimo giornalista e scrittore messicano
-autore della fondamentale antologia in cinque volumi “Los Indios de México”-, accompagnato dal
fotografo/esploratore italiano Marino Benzi (1934- ). Fu la prima volta in cui persone estranee
all'etnia wixarika vennero infine ammesse, vincendo le reiterate ed accorate resistenze dei loro
ospiti, a partecipare (con il permesso di fotografare) al vetustissimo rituale la cui origine si perde
nella notte dei tempi. A capo della spedizione c'era il Gran Marakame Hilario Carrillo (1900-1984),
descritto da Benítez come un personaggio rabelesiano, e lo accompagnavano, tra gli altri, Don
Antonio Vicente Rivera Bautista (1930-2013) insieme alla moglie Andrea Jesucita ed al piccolo
Gregorio ancora bambino. E proprio con Don Antonio al comando della spedizione, insieme ai suoi
nipoti artisti Cecilio, Gregorio e Samuel, mi toccò la irripetibile occasione di percorrere, come in
sogno, a bordo di una limousine Oldsmobile color oro con targa dell'Arizona, il sacro itinerario del
viaggio al deserto di Real de Catorce, così come magistralmente descritto da Don Fernando
Benítez nel suo capolavoro letterario del 1968: “En la tierra mágica del peyote”. Subito dopo aver
compiuto il pellegrinaggio cominciai a collezionare nierikate di filo e di perline opera dello stesso
Don Antonio e sua moglie, Cecilio e Gregorio, ma poi il rapporto di lavoro più continuativo si è
stabilito con Samuel ed in seguito con un suo giovane nipote Héctor González Carrillo. Anche lui
come tutti gli altri nativo della comunità di Las Guayabas, diventata oggi, grazie allo sforzo
organizzativo di Rosalío Rivera Sánchez e Juan Carrillo Carrillo, un autentico laboratorio globale
dedicato all'arte sacra ed al turismo ecologico, esoterico ed enteogenico. Samuel Carrillo Moreno,
legittimo custode e difensore della tradizione rituale, figlio del Gran Marakame Hilario e di Maria
de Jesus Moreno è nato il 15 agosto del 1957 nel Rancho del Zapote ed oltre alla sua attività
artistica ha ricoperto diversi importanti incarichi presso la comunità ed il Governo Tradizionale di
San Andrés Cohámiata. La sua arte, ricca di colori brillanti ed armoniosi, eccellente esempio di
geometria sacra, ci avvicina con intensa magia alla profonda e misteriosa spiritualità propria di
questo popolo tanto speciale. Una mirabile testimonianza sull'uso rituale, iniziatico, magico e regale
delle Piante Maestre di Potere quale espressione della scienza cosmica della Tradizione Primordiale.
“C'è in Messico una pianta-principio che fa viaggiare per la realtà. È grazie a questa pianta che un
colore infinitamente borioso si dissolve fino a confondersi con la musica da dove proviene. Si
comprende così la adorazione di certe tribù di indios del Messico per il peyotl, che possiede la
curiosa virtù alchemica di trasmutare la realtà, di farci cadere verticalmente fino al punto in cui tutto
si abbandona per tenere la certezza di che si torna a incominciare. Per mezzo di questa pianta, si
salta al di sopra del tempo che esige migliaia di anni per convertire un colore in oggetto, ridurre le
forme alla loro musica, restituire lo spirito alle sue fonti e unire ciò che si credeva separato.”
MEXICO Y EL ESPIRITU PRIMITIVO. EL UNIVERSAL DE MEXICO,MARZO 13 DE 1938
ANTONIN ARTAUD
Luigi Picinni Leopardi è nato a Bari il I° maggio 1958. Avvocato. Esercita per breve tempo la
professione a Roma prima di trasferirsi in Messico per dedicarsi alla ricerca storica, artistica,
spirituale ed antropologica, con particolare riguardo al culto del Peyote ed alla produzione degli
artisti contemporanei della etnia wixarika/huichol oltre ai riferimenti letterari di argomento
messicano con speciale enfasi sulle gesta degli esponenti della Beat Generation. Nell'estate del 1984
ha cominciato la sua ricerca sul campo nel deserto della Sierra Madre Orientale (Real de Catorce),
giungendo poi ad essere ammesso a partecipare all'antichissimo ed esoterico rituale del
“Pellegrinaggio Iniziatico a Wirikuta” con qualificati artisti/peyoteros del centro cerimoniale del
tempio di Las Guayabas sotto la guida del Marakame/Cantador Don Antonio Vicente Rivera
Bautista (marzo 1990). Dal 1992 ha iniziato a promuovere esposizioni ed eventi culturali per la
diffusione dell'arte e la cultura wixarika in Messico ed in Italia, partecipando alla promozione del
progetto dell'Eculturismo Tateikié sulla “Sierra de los Huicholes” con il riconoscimento dei suoi
fondatori Rosalío Rivera Sanchéz e Juan Carrillo Carrillo e delle Autorità Tradizionali Wixaritari;
collaborando tra gli altri con Gilberto Camilla e Maurizio Nocera della S.I.S.S.C. (Società Italiana
per lo Studio degli Stati di Coscienza), Riccardo Mantovani, ricercatore, fotografo e webmaster del
sito mexicoart.it, Massimiliano Palmieri, psicologo e ricercatore e Gianluca Curzi, facilitatore
dell'associazione “Il Giardino dell'Essere” di Jesi. Dal 1998 ha recepito gli insegnamenti del Prof.
José Arguelles/Valum Votan, partecipando da allora alle attività della Rete Artistica Planetaria e
dedicandosi in particolare alla diffusione del messaggio della Bandiera della Pace di Nicholas
Roerich. Ha svolto inoltre opera di divulgazione culturale ed artistica presso la Casa della Cultura
sita nell'edificio dell'Antica Dogana dello storico ed eroico porto di San Blas in Nayarit -dimora
ancestrale di Tatei Haramara, la Dea Madre delle Acque Occidentali/Oceano Pacifico- ed il centro
spirituale della comunità arcobaleno di “Tulan” sulla montagna del “Tepetilte” a Tepic, fondato
come “Monasterio Iniciatico Maya” (M.I.M.) dal Maestro Domingo Días Porta -Acción por la
Unidad Mundial (A.U.M), Mancomunidad de la América India Solar (M.A.I.S)- del quale segue gli
insegnamenti relativi alle Piante Maestre di Potere considerate come Alimentazione Esoterica
ovvero Alimentazione del Futuro.