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Invito_art_tapes_def.qxd 5-12-2006 10:02 Pagina 1 ART/TAPES/22 ESTRATTI DA UN’ESPOSIZIONE GALLERIA REGIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI SPAZZAPAN 12 DIC ´06_07 GEN ´07 Provincia di Gorizia Comune di Gradisca d’Isonzo Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia Galleria Regionale d’Arte Contemporanea Luigi Spazzapan Corso di laurea DAMS, Università degli Studi di Udine Centro Polifunzionale di Gorizia, Università degli Studi di Udine Archivio Storico delle Arti Contemporanee – La Biennale di Venezia Fondazione Venezia Associazione culturale “Lucide” Invito_art_tapes_def.qxd MARTEDÌ 12 DICEMBRE 2006 ALLA GALLERIA REGIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI SPAZZAPAN AVRÀ LUOGO L’INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA ART/TAPES/22 ESTRATTI DA UN’ESPOSIZIONE LA PRESENTAZIONE SI TERRÀ ALLE ORE 18.00 NELLA SALA CONSILIARE DEL COMUNE DI GRADISCA D’ISONZO 5-12-2006 10:02 Pagina 2 GALLERIA REGIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI SPAZZAPAN VIA BATTISTI GRADISCA D’ISONZO T / F 0481 960816 [email protected] ORARI 10.30 _12.30 / 16.00 _ 20.00 CHIUSO LUNEDÌ LA S.V. È INVITATA ENRICO GHERGHETTA PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI GORIZIA FRANCO TOMMASINI SINDACO DEL COMUNE DI GRADISCA D’ISONZO FRANCO OBIZZI PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI GORIZIA LEONARDO QUARESIMA PRESIDENTE DEL CORSO DI LAUREA IN DAMS UNIVERSITÀ DI UDINE Invito_art_tapes_def.qxd 5-12-2006 10:02 Pagina 3 che respira, fa delle smorfie, si apre e si chiude. L’artista comincia a colpirsi, a schiaffeggiarsi. L’intensità espressiva rende tangibile il dolore e la sofferenza, mentre l’occhio della telecamera scruta l’intimità dell’esperienza esplorativa sensoriale dell’artista. Il videotape ne cattura la fisicità e ci rende partecipi. Art must be beautiful, Artist must be beautiful (1975, b/n, sonoro; versione 31’; versione 9’) Marina Abramovic Il videotape è focalizzato sul corpo dell’arte attraverso il corpo della performer: l’arte deve essere bella, l’artista deve essere bello. La performer pertanto si pettina con una spazzola davanti alla telecamera esasperando progressivamente il gesto (anche attraverso la ripetizione continua della frase) sino a renderlo decisamente violento. Il volto assente, la voce affannata. La performer usa il proprio corpo come luogo in cui “problematizzare” l’idea di “bellezza “. Del videotape esiste una seconda versione breve, con in aggiunta il rumore del pubblico presente alla performance che parla e interagisce (anche se non visibile). GALLERIA REGIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI SPAZZAPAN VIA BATTISTI GRADISCA D’ISONZO T / F 0481 960816 [email protected] ORARI 10.30 _12.30 / 16.00 _ 20.00 CHIUSO LUNEDÌ The Sixtina Misunderstanding (1975 b/n, sonoro, 05’ 52”), Gerard Minkoff Décadrage: particolare di due mani vicine, le dita che cercano un contatto. È la citazione “pittorica” de “La creazione di Adamo” di Michelangelo. Il gesto è come sospeso. La telecamera attraverso un lentissimo zoom out include progressivamente il fuori campo che rileva la configurazione dell’immagine o più precisamente del “set”. Così è rivelato “l’equivoco” (richiamato dal titolo) che tuttavia rimane sospeso in una dimensione polisemica. Rispetto al richiamo intertestuale si verifica uno slittamento del senso. Il gesto sospeso, “il soffio della vita donato da Dio al primo uomo”, si rivela essere un gesto ironico e autoreferente: sono le stesse mani del perfomer che stanno in luogo delle mani di Dio e di Adamo. Ciò che sempre parla in silenzio è il corpo (1974, b/n, non sonoro, 2’), Alighiero Boetti Boetti pone il proprio corpo al centro dell’immagine e ne fa una “linea di separazione”. L’artista si rivolge allo spettatore attraverso il gesto della scrittura. Di spalle alla telecamera, egli scrive contemporaneamente e in modo speculare dal centro “ciò che parla in silenzio è il corpo”, al limite dell’immagine sino a occupare con l’estensione delle braccia tutto lo schermo. Il gesto della scrittura è a sua volta come doppiato dal movimento ottico (zoom out) delle telecamera. TAVOLA ROTONDA 15.12.2006 I piano, Palazzo dell’ex Monte di Pietà (9:30 – 12.30 / 14:30 – 18:30) Arti visive contemporanee: affinché sia possibile una storia delle immagini tecnologiche. Conservazione, restauro e riattualizzazione. La tavola rotonda è dedicata al tema della preservazione, del restauro, dell’accessibilità e della valorizzazione delle opere videografiche e cinematografiche. Vi prenderanno parte Maria Gloria Bicocchi (fondatrice e curatrice di art/tapes/22), Lola Bonora (fondatrice e curatrice del Centro Video Arte, Palazzo dei Diamanti di Ferrara), Giorgio Busetto (direttore dell’Archivio Storico delle Arti contemporanee), Lia Durante (conservatrice del Fondo artistico Archivio Storico delle Arti Contemporanee), Elena Volpato (curatrice della videoteca della Galleria d’Arte Contemporanea di Torino), Antonio Rava (docente di scienza e tecnologia per i beni culturali, Università degli Studi di Torino), Luciano Giaccari (fondatore del MUelMuseo Elettronico, Varese), Marco Maria Gazzano (docente di cinema e media elettronici, Università degli Studi Roma Tre), Alessandro Amaducci (videoartista e docente di estetica del video, Università di Torino), Francesco Bonami e Sarah Cosulich Canarutto (curatori del Centro d’Arte Contemporanea - Villa Manin), Leonardo Quaresima (storico del cinema e presidente del Corso di Laurea in DAMS, Università di Udine), Cosetta G. Saba (semiologa, coordinatrice dell’attività di restauro e valorizzazione del fondo art/tapes/22, Università di Udine), Roberto Calabretto (musicologo, Università di Udine), Alessandro Del Puppo (storico dell’arte contemporanea, Università di Udine), Gianni Sirch (storico dell’arte contemporanea, Università di Udine), Simone Venturini e Alessandro Bordina (curatori del restauro conservativo digitale sul fondo art/tapes/22, Università di Udine), studenti del corso DAMS in “Arti visive contemporanee: conservazione e allestimento”. Restauro conservativo digitale delle opere a cura dei laboratori “C.R.E.A.” e “La Camera ottica” dell’Università degli Studi di Udine, DAMS coordinatore e responsabile del progetto, Simone Venturini responsabile tecnico, Gianandrea Sasso collaborazione al programma di restauro de “La Camera ottica” e ricerca metodologica, Alessandro Bordina responsabile settore informatico, Cristiano Poian Esposizione e tavola rotonda (DAMS, Università degli Studi di Udine) direzione scientifica e coordinamento progetto, Cosetta G. Saba percorso espositivo, allestimento, sinossi delle opere, biografie degli artisti, a cura degli studenti del corso in “Arti visive contemporanee: conservazione e allestimento” (a.a. 2005-2006). Organizzazione e Ufficio stampa Associazione culturale “Lucide” Progetto grafico Roberto Duse Ringraziamenti Maria Gloria Bicocchi, Mauro Pascolini, direttore del Centro Polifunzionale di Gorizia, “Laboratorio Cinema e Multimedia”, Dipartimento di Storia e Tutela dei Beni Culturali, dell’Università degli Studi di Udine Info DAMS CINEMA, Piazza Vittoria 41, Gorizia tel. 0481.82082 www.damsweb.it www.playarttape.com ART/TAPES/22 ESTRATTI DA UN’ESPOSIZIONE GALLERIA REGIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI SPAZZAPAN 12 DIC ´06_07 GEN ´07 Provincia di Gorizia Comune di Gradisca d’Isonzo Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia Galleria Regionale d’Arte Contemporanea Luigi Spazzapan Corso di laurea DAMS, Università degli Studi di Udine Centro Polifunzionale di Gorizia, Università degli Studi di Udine Archivio Storico delle Arti Contemporanee – La Biennale di Venezia Fondazione Venezia Associazione culturale “Lucide” Invito_art_tapes_def.qxd 5-12-2006 10:02 Pagina 7 art/tapes/22: percorsi. Estratti da un’esposizione (mostra itinerante Venezia Roma Milano Napoli) Il DAMS CINEMA dell’Università di Udine e l’ASAC La Biennale di Venezia presentano un “estratto” della mostra itinerante dedicata al fondo artistico art/tapes/22 “restaurato”. L’attività di restauro conservativo è stata svolta dai laboratori “La Camera ottica” e “C.R.E.A” del DAMS. Art/tapes/22, fondato e diretto da Maria Gloria Bicocchi, a Firenze, è stato dal 1973 al 1977 un centro di produzione e di distribuzione di videotape di artisti. Ha svolto, inoltre, una funzione di archivio (come già lo Sudio 970/2 di Luciano Giaccari e il Centro Video Arte di Lola Bonora) che si è precisata nella devoluzione del fondo art/tapes/22 all’ASAC La Biennale di Venezia. L’intento che sta alla base del programma espositivo mira a tracciare attraverso le video opere di art/tapes/22 un percorso di visione il cui focus è la rete di relazioni interferenti o confluenti tra il linguaggio cinematografico (sperimentale) e quello della nascente videoarte sia attraverso i movimenti artistici contemporanei sia attraverso gli interventi dei singoli artisti. SEZIONI TEMATICHE E OPERE 1. [Interpellazione dello spettatore] Videotape (1974, b/n, sonoro, 2’ 55’’), Gino De Dominicis Fuori campo una voce (quella dell’artista) chiede quale video si voglia vedere e una voce femminile risponde: “I would they put all the tape of Gino de Dominicis”. Compare l’immagine di una donna che si siede, interrompendo l’iniziale schermo nero. La performer “guarda in macchina”, ma dice: “Well, I only see people looking at me”. Questa frase presuppone che la performer veda lo spettatore (o gli spettatori) che la stanno guardando. Il lavoro concettuale di De Dominicis è, di fatto, una riflessione sul mezzo di comunicazione o, più precisamente, sul videotape: dov’è il “Videotape” di De Dominicis? Esiste fisicamente ed è quello che vediamo oppure virtualmente siamo “noi” in qualità di spettatori, o ancora consiste nell’interazione di entrambe le dimensioni? 2. [Spazio visivo – spazio sonoro: lo sguardo “audiovisivo”] Space Walk (1972, colore, sonoro, 30’ 21”), Les Levine Lo sguardo in soggettiva esplora mediante un lungo piano-sequenza lo spazio di una stanza. L’obbiettivo come una lente di ingrandimento osserva gli oggetti contenuti nello spazio circostante. Attraverso l’immagine costruita e la voce over che “guida” lo sguardo, lo spazio perde il suo ordine proporzionato e armonico a favore di una complessa frammentazione. Hallway (1973, b/n, sonoro, 5’ 26”), Bill Viola Lungo piano-sequenza in soggettiva, un percorso senza meta, cupo, labirintico. Lo “sguardo-videocamera” nell’impatto con le pareti del corridoio produce un rumore straniante. La distorsione sonora interferisce anche nella trasmissione dell’immagine rendendo vano il completo dominio dell’ambiente prospettico. La sensazione diafana e claustrofobica non si attenua nemmeno di fronte a una porta in fondo al corridoio: non si vuole uscire dal binario ottico. Level (1973, b/n, sonoro, 8’ 07”), Bill Viola Lo scarto violento che c’è tra il movimento dell’immagine e l’immobilità della livella metrica alla base dell’inquadratura evidenza due dimensioni dell’immagine. Una appartiene alle immagini in movimento, a immagini già riprese, già “filmate” che vengono ri-filmate da una telecamera fissa. Durante tutta la durata del videotape la telecamera effettua in pianosequenza delle “rototraslazioni” che rendono una diversa percezione dello spazio sia filmico che filmato. Concerto al buio (1974, b/n, sonoro, 24’ 25”), Giuseppe Chiari Chiari, artista Fluxus e concettuale, introduce una traslazione del sonoro in immagine, attraverso la superficie nera della schermo. Non resta che l’ascolto. 3. [Tempo come durata: la persistenza dello sguardo] Children’s Tape (a selection), (1972, b/n, sonoro, 30’ 41”), Terry Fox In un tempo breve vengono fatti accadere eventi minimi, ma narrativamente compiuti, attraverso oggetti quotidiani. Il tempo, la sua durata funziona come una “lente d’ingrandimento”, agisce in modo estensivo sull’immagine attraverso i micro-eventi che vi accadono. Eclipse (1974 b/n, sonoro, 19’ 13”), Bill Viola La finestra delimita ulteriormente l’inquadratura in uno “schermo secondo”: una fase del ciclo lunare scandisce il proprio tempo nel tempo del videotape. Oltre alla luce lunare vi è quella di una candela. Apparentemente, un fenomeno astrale influisce su un oggetto terrestre: attraverso un gioco di sovrapposizioni tra la luce della luna e quella della candela si ha l’illusione di un’eclissi al contrario. Di come il fuoco rigenera la candela (1975, b/n, non sonoro, 30’), Sandro Chia L’immagine fissa mostra una candela accesa che ardendo non viene consumata dalla fiamma, ma al contrario si innalza, ne è rigenerata. Il tema del tempo è messo in rilievo in quanto durata attraverso la valenza simbolica del fuoco rigeneratore. Tempo medio per un videotape (1975, b/n, non sonoro, 13’), Sandro Chia “Tempo medio” perché non è dato da qualcosa di predefinito e deciso a priori, ma come l’unica incognita in un’equazione i cui altri fattori sono certi e conosciuti. L’interesse per i temi del tempo e dell’attesa, che ritroviamo anche in Di come il fuoco rigenera la candela, pare essere l’anello di congiunzione tra il Chia pittore e la sua esperienza nel campo della videoarte. The Queen of the South (1974, 30’ 54” b/n, sonoro), Alvin Lucier Della sabbia, sparsa su una superficie, risponde alle sollecitazioni e alle vibrazioni imposte a sempre più alte frequenze. Il continuo e ritmico rumore, ossessivo, ricrea uno stato simile alla trance e il tempo sembra dilatarsi, perdere di consistenza. La sabbia sembra farsi liquida, si sposta, crea forme e si ri-plasma continuamente l’immagine. 4. 5. 6. [“Feed-back”, ritratti e autoritratti, primi piani: mise en abîme e cornici] Up Down, Right Left (1975, b/n, non sonoro, 10’ 40’’), Lucio Pozzi Ciò che differenzia “Up down” da “Right Left” è la direzione del movimento della telecamera, nel primo verticale, nel secondo orizzontale. Il videotape agisce dunque sia sul piano dello spazio sia su quello del tempo: la ripresa della ripresa stessa produce un effetto a cascata di moltiplicazione dello spazio e del movimento, che crea un’accelerazione temporale. Come in Two Times (1975) Pozzi progetta il suo video in funzione della futura riproduzione su due monitor affiancati. Limite B (1975, b/n, sonoro 12’ 47”), Jean Otth / Limite E (1975, b/n, sonoro 11’ 34”), Jean Otth La moltiplicazione dell’immagine del performer fa percepire il tempo in forme diverse: tempo costruito nell’immagine del monitor e tempo necessario a percepire le immagini e ordinarle. Qui l’interazione è tra l’immagine del performer e il performer stesso: questi diventa parte integrante dell’opera. Tre mezzi creativi “dialogano” tra loro: pittura, fotografia, videotape. Portrait of Maria Gloria (1975, b/n, non sonoro, 1’ 90’’), Lucio Pozzi Due primi piani differenti e distinti: uno orizzontale e l’altro verticale. Un complicato gioco di specchi? Un avanguardistico montaggio split screen? Forse entrambi? Una cosa appare comunque evidente: il video è l’unico mezzo che riesce a far coesistere nel tempo immediato e presente diversi spazi, diversi livelli e diversi sguardi in movimento. Singolare è la differente velocità tra le due immagini e particolari sono gli effetti geometrici e simmetrici prodotti dall’affiancamento delle due inquadrature che compongono il “ritratto” di Maria Gloria Bicocchi. Portrait de Laura Papi (1975, b/n, non sonoro, 13’ 08”), serie di Video-Miroirs, Jean Otth Video e pittura. Come interagisce il video con la pittura? In Portrait de Laura Papi attraverso un “gioco di riflessi” (lo specchio, il monitor riflesso nello specchio e il monitor utilizzato dall’artista) il gesto pittorico di Otth si fa non solo espressione di un concetto, ma linguaggio stesso, che a sua volta genera al suo interno nuove “diramazioni” e strutture di linguaggio visivo. Il medium diventa non solo un semplice supporto dell’opera, ma strumento stesso della sua creazione. Self Portrait (1974, b/n, sonoro, 8’ 07”),Urs Lüthi Lo schermo è scisso verticalmente in due immagini, il primo piano dell’artista e il piano ravvicinato di un bicchiere, che si relazionano sul piano visivo e sonoro. Un “ritratto” dell’interiorità umana espressa attraverso l’esteriorità del corpo, utilizzando un ricco simbolismo, che spinge il mezzo video oltre la fredda immagine superficiale, caricandola di una forte componente connotativa, di una fisicità umana che la rende pulsante e viva. Morire d’amore (1974, b/n, sonoro, 9’), Urs Lüthi Attraverso due “finestre” si configura un’immagine multipla che presenta i due primi piani paralleli e “interpellanti” di Elke e Urs Lüthi; lui come nella prima parte del videotape, accende e spegne la luce della torcia elettrica sul proprio volto; lei fuma e nulla accade sino a quando impassibile, con un gesto immotivato, spara contro la videocamera; Lüthi, nella finestra attigua e parallela, cade a terra come se il proiettile lo avesse colpito. La transitività tra le due “finestre” ’interviene attraverso un sistema di relazioni che regola la doppia spazialità - tra il campo e il fuori-campo - al cui centro è posto lo spettatore. 7. [I linguaggi del corpo in video] Palazzo dell’Ex Monte di Pietà, piano terra, via Dante Alighieri 29 Indirect Approches (1973, b/n, sonoro, 30’), Vito Acconci Acconci non pensa all’«arte come fosse confinata a media particolari», ma piuttosto «come a un non-campo» nel quale «importare da qualsiasi altro campo del mondo». In Indirect Approches, come negli altri videotape realizzati a Firenze (Home Movies, Full Circle, Teme Song e Come back), l’attenzione di Acconci rispetto al medium si focalizza sul feedback simultaneo ovvero sulla «capacità di vedere se stessi fare qualcosa nell’esatto momento in cui la si sta facendo». (Vito Acconci, Some Notes on my use of video, in “Art-Rite”, n. 7, autunno 1974, New York). Mouth Piece (1974, b/n, sonoro, 6’ 59”), Arnulf Rainer Rainer (che fa parte del Gruppo di Vienna, una delle dimensione estreme della body art) lavora già dal 1969 alla serie Face farces (1969-75) immagini fotografiche dove il suo volto è soggetto a smorfie deformanti. In Mouth Piece l’immagine si fissa sul particolare della bocca dell’artista