S In «Miracolo a Sant`Anna» Spike Lee non c`è PD

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S In «Miracolo a Sant`Anna» Spike Lee non c`è PD
SABATO
4 OTTOBRE 2008
Film «Pranzo
di ferragosto»
diventa musical
Accardo suona
per i 100 anni
della Fnsi
ROMA. Il vero film
rivelazione dell’ultima
Mostra Internazionale del
Cinema di Venezia,
«Pranzo di ferragosto» di
Gianni Di Gregorio
diventerà un musical. Il film
low budget, distribuito da
Fandango, premiato anche
al box office dovrebbe
così diventare un musical,
diretto da Enrico Maria
Lamanna e con le musiche
di Giuseppe Fulcheri. Per il
protagonista si pensa a
Neri Marcorè o Fabio De
Luigi. Più problematico
sarà trovare le tre anziane
protagoniste capaci di
ballare e cantare. Per
questo sono previsti
provini in tutta Italia.
a Federazione della
L
Stampa (Fnsi), il
sindacato dei giornalisti,
LA NUOVA
STAGIONE
Al Torino Film Festival di Moretti
spazio a Polanski e alla politica
TORINO. Seconda
compie cento anni.
L’Associazione Stampa
Romana ha deciso di
festeggiare l’evento con un
concerto del grande
violinista Salvatore
Accardo. L’appuntamento
all’Auditorium Parco della
Musica di Roma, stasera
alle ore 21.00, si articolerà
in due momenti: la
proiezione del
documentario Tv di Silvana
Palumbieri «Cent’anni di
giornalismo» prodotto da
Teche Rai per la Fnsi, sulla
storia del sindacato dei
giornalisti, quindi il
concerto.
edizione del «Torino
Film Festival», dal 21 al
29 novembre prossimi,
firmata Nanni Moretti.A
Torino sarà presente
Roman Polanski, a cui è
dedicata una delle
retrospettive. Per quanto
riguarda le sezioni di
questa edizione, saranno
circa 30 i lungometraggi
fra Concorso e Fuori
Concorso.Torna «Lo
stato delle cose», sorta
di contenitore destinato
ogni anno ad un «contenuto» diverso che intende
fare il punto su idee e costanti emergenti
nell’immaginario cinematografico contemporaneo.
Quest’anno il tema è «la politica», fra i titoli
selezionati, in anteprima internazionale, l’ungherese
«A nap utcai fluk» di Gyorgy Szomjas, sui fatti del ’56.
Previsto anche un gioco
con gli studenti più
bravi.La prima puntata
si chiuderà alle 19
Morto il regista Gil Rossellini, malato da quattro anni
aveva raccontato il suo calvario in un film in tre parti
veva coraggio ma
A
poca fortuna Gil
Rossellini: il figlio di Sonali
Das Gupta poi adottato
da Roberto Rossellini, è
morto a 52 anni, dopo
quattro di malattia.
Avrebbe dovuto essere al
prossimo Festival di Roma
per presentare il suo film
«Kill Gil vol. 2 e mezzo»,
dove racconta la seconda
parte della sua singolare
malattia.Tutto ha inizio il
19 novembre 2004,
quando, a Stoccolma, a
causa di una grave
infezione, Gil cade in un
coma profondo per tre
settimane, cui seguono
nove mesi negli ospedali.
Nel suo film «Kill Gil (Vol.
1)» aveva raccontato di
questa vicenda e di come
fosse sopravvissuto per
miracolo. E finiva in
maniera ottimistica, con il
suo ritorno a Roma,
pronto ad affrontare la
sua nuova vita su una
sedia a rotelle. «Kill Gil
(Vol. 2)» parte da più
lontano, dal maledetto 11
settembre di New York
(dove Gil abitava sino al
momento della sua
malattia) per proseguire
dove il primo volume si
era fermato. Doveva
seguire un «vol. 3» nel
momento in cui Gil
avesse riacquistato l’uso
delle gambe. Dal marzo
2008, viveva ricoverato in
arà perché, come dice Pippo
Baudo, «la gente dalla Rai pretende di più perché la sente sua»;
oppure perché qualcuno si è finalmente accorto che, alla lunga, il trash non paga; oppure ancora per tentare di differenziarsi in maniera netta dalla concorrenza. Fatto sta che la
nuova edizione di Domenica In(al via
domani alle 14.00 su Raiuno) promette di partire «con le migliori intenzioni». Almeno sulla carta e almeno in parte perché, accanto ai soliti
spazi dedicati a moda, diete e dintorni, il lungo contenitore televisivo parrebbe destinato ad offrire qualcosa di
nuovo al pubblico della domenica.
«Non vogliamo fare un tv dotta ma
intelligente – spiega Baudo –. Ci è venuta voglia di alzare un po’ il tiro, alzare il tono con cose, anche curiose,
che il pubblico magari non sa. In fondo, per fare qualità popolare basta solo che, alla fine del programma, lo
spettatore spenga la tv con la sensazione di avere imparato qualcosa di
nuovo».
Ecco, dunque, Domenica In 7 giorni,
il segmento affidato a Baudo in cui il
conduttore ripercorrerà i principali
fatti di costume, spettacolo e cultura
della settimana e proporrà, tra l’altro,
arte e poesia. La prima con un commento settimanale (con la critica d’arte Francesca Fraticelli) su un dipinto
preso da una delle mostre allestite nei
musei e nelle pinacoteche italiane; la
seconda con una sorta di gara in versi con gli spettatori invitati a mandare i loro componimenti su un tema
lanciato in ciascuna puntata. «Molti
ci giudicano temerari perché continuiamo a fare televisione ma noi siamo convinti che la tv non abbia esaurito la sua funzione di rapporto
con il pubblico» osserva Baudo. Che
commenta così le recenti esternazioni dell’amico Fiorello sulla tv ormai
S
Baudo: «Dobbiamo
differenziarci dalla
concorrenza. Tratterò
anche di arte e poesia»
Ma nel contenitore
domenicale si parlerà
anche di moda, salute
e tanta politica: attesi
Schifani e Brunetta
«vecchia»: «Lui fa queste battute per
far parlare di sé anche quando è a riposo. Del resto, si sa, un comico per
far ridere ucciderebbe un parente. Io
dico che, quando avrà nuove idee, tornerà anche lui a fare televisione».
Baudo mostra di non prendere troppo sul serio nemmeno il diktat antitv di Silvio Berlusconi ai suoi ministri
(che, peraltro, domenica saranno in
forze sul piccolo schermo: Renato
Brunetta a Domenica in, dove ci sarà
anche il presidente del Senato Renato Schifani, e Maria Stella Gelmini a
Questa domenica su Canale 5): «Lo
conosco di persona, uno come lui
non può fare a meno della televisione che è il suo ambito, dove si muove e si esprime».
Ad aprire il lungo pomeriggio di Domenica In (che domani chiuderà in
anticipo, alle 19.00, per passare il testimone alla maratona La Bibbia giorno e notte aperta dalla lettura di Papa
Benedetto XVI) sarà anche quest’anno L’Arenadi Massimo Giletti. Seguirà
il segmento del contenitore dal sapore meno innovativo, quello con le solite musica (Luisa Corna), politica
(Monica Setta), salute (Rosanna Lambertucci) e moda (Katia Noventa) e,
dopo il Tg1 del pomeriggio, sarà la
volta di Domenica In 100 e lode, gioco riservato agli studenti italiani che
hanno conseguito il massimo dei voti alla maturità condotto da Lorena
Bianchetti.
canale5
Torna domani il
programma di
attualità e cultura
religiosa condotto
da mons. Ravasi
e dalla Sangiorgi
gambe, ma ho trovato
tanti amici e tutto
sommato credo che sia
stato un buon affare». I
suoi funerali si terranno a
Roma lunedì alle 15 alla
Cappella di S. Giuseppe
de La civiltà cattolica in
Via Porta Pinciana 1.
MUSICA
Milano mette in scena
in un ex hangar il sogno
di Karlheinz Stockhausen
rima che si realizzasse il progetto
P
dell’Unione europea Karlheinz
Stockhausen, uno dei più popolari compositori
del Novecento, sognava una terra unita. E lo
faceva, naturalmente, in musica. Era il 1965
quando il compositore iniziò a scrivere
«Hymnen», monumentale partitura di due ore
e quaranta nella quale cucì insieme gli inni
nazionali di oltre cento paesi. «Quando la
composi – scriveva Stockhausen qualche mese
prima di morire – l’Europa era ancora in una
situazione confusa, la Germania spaccata in
due, la Polonia e molti altri paesi isolati sotto
l’egida dell’Unione sovietica». Ma il musicista
morì poter vedere in scena «Hymnen».
Finalmente il sogno del compositore si realizza
grazie al festival Milano musica: domani alle
20.30 nella cornice dello Spazio antologico la
rassegna di musica contemporanea ospita la
prima assoluta della versione integrale di
Hymnen.A proporla l’European workshop for
contemporary music, un’orchestra di oltre
cinquanta giovani provenienti da varie parti del
mondo. Proprio quello che voleva Stockhausen
quando scrisse questo lavoro dove gli
strumenti dal vivo dialogano con suoni
elettronici registrati su nastro. «I musicisti
saranno amplificati con un sistema di
produzione di audio surround a sette canali e
in sala ci saranno quattro grandi casse
acustiche» spiega Bryan Wolf, regista del suono
a lungo braccio destro di Stockhausen. Sala
immersa nel buio per far sì che lo spettatore
sia avvolto dalla musica diretta da Pedro Amaral
che ha già proposto Hymnen a Varsavia e l’8
ottobre lo porterà a Pforzheim in Germania.
Pierachille Dolfini
Pippo Baudo e Lorena Bianchetti «colonne» di «Domenica In»
«Frontiere», 25 anni di fede in tv
curato e condotto
monsignor Gianfranco Ravasi, che
dallo scorso anno ha
ricevuto la nomina
a vescovo e il prestiMaria Cecilia Sangiorgi e mons. Ravasi
gioso incarico di
Presidente del Pontificio Consiglio per
a venticinque anni la domenica matla Cultura, e dalla giornalista Maria Cecilia
tina di Canale 5 si apre con le riflesSangiorgi.
sioni sulla Parola e con le news dal
Il programma da vent’anni è guidato dagli
mondo cattolico de Le frontiere dello spiriattuali conduttori. «È un traguardo che riemto. Forte di un quarto di secolo di esperienpie di orgoglio – spiega la Sangiorgi – e per
za domani, alle ore 8.50, torna su Canale 5 il
festeggiarlo quest’anno il filo conduttore sarà
programma di cultura e attualità religiosa
il libro dei libri: la Bibbia». Come di consue-
D
to, monsignor Ravasi, nella prima parte del
programma, affronterà temi religiosi di rilievo tratti dalle pagine bibliche lette nelle
Messe domenicali. Oltre alla lettura del testo sacro – nella chiesa di San Marco, all’interno di Palazzo Venezia – approfondirà un
tema specifico ad essa collegato che verrà
ogni volta pubblicato anche sul settimanale Famiglia Cristiana. La riflessione odierna
di monsignor Ravasi è su un brano di Isaia,
nel quale viene analizzata la parola morale.
Nella seconda parte, Maria Cecilia Sangiorgi proporrà un viaggio attraverso le cattedrali gotiche francesi, «che possono essere
definite delle vere bibbie di pietra, dove i fedeli apprendevano attraverso l’arte», spie-
ga. Si inizia oggi con Nôtre Dame di Parigi,
costruita più di 800 anni fa, per passare nelle prossime puntate alla cattedrale di Chartres e a Nôtre Dame di Reims.
«Inoltre seguiremo con grande attenzione
il Sinodo dei vescovi che si apre domani a
Roma – aggiunge la giornalista – che è dedicato proprio alla Parola. Infine proporremo un inedito viaggio in Africa, per scoprirne le ricchezze umane e culturali. Abbiamo viaggiato nelle città e dei villaggi africani per mostrare un altro volto di questo continente, al di là della povertà, attraverso grandi testimonianze da Senegal, Malawi e Burkina Faso».
Angela Calvini
In «Miracolo a Sant’Anna» Spike Lee non c’è
IL MINISTRO
BONDI: UN
FILM STORICO
COMMOVENTE
Per il ministro dei
beni culturali Sandro
Bondi «Miracolo a
Sant’Anna di Spike
Lee è un film sulla
fede, capace di
gettare una luce di
obiettività e di
riconciliazione sulla
storia, anche su
quella drammatica
vissuta dall’Italia nel
corso della lotta per
la liberazione dal
regime nazi-fascista.
Dobbiamo essere
grati al regista che
ha diretto un film
così bello e vero».
ospedale dopo aver
subito in questi ultimi
quattro anni dieci
interventi chirurgici
compresa l’amputazione
di una gamba. Si legge
nelle sue note di regia
all’ultimo film: «In questi
anni ho perso le mie
per dare spazio all’avvio
della maratona
di lettura della Bibbia
col Santo Padre
«Domenica In»
promette
più qualità tv
DI TIZIANA LUPI
29
DI ALESSANDRA DE LUCA
receduto da accese polemiche, tutte extracinematografiche, il nuovo
film di Spike Lee, Miracolo a
Sant’Anna, arriva nelle sale italiane con l’accusa di tradire la
verità storica. La vicenda, narrata in un lungo flash back, è
quella che vede protagonisti
quattro soldati afroamericani
dell’esercito statunitense, i cosiddetti Buffalo Soldiers, impegnati nel 1944 in un’offensiva
nella zona delle Alpi Apuane. Abbandonati dietro le linee nemiche, i quattro uomini rischiano
la vita per salvare quella di un
orfanello italiano e trovano rifugio in un paese dove vengono
accolti con simpatia dalla po-
P
Il regista Spike Lee
Delude il film del regista americano
ambientato in Italia e criticato per la
sua non verità storica. Meryl Streep
con «Mamma mia!» sarà la regina
degli incassi mentre «L’Arca di Noè»
banalizza la famosa pagina biblica
polazione. Con l’aiuto di un partigiano tentano di sfuggire ai nazisti, ma qualcuno della Resistenza tradisce. Non è necessario però entrare nel merito dei
fatti storici per rendersi conto
che è davvero difficile riconoscere il talento e la sensibilità del
regista de La 25esima ora, Inside Man e When the Levees Broke
(il bellissimo documentario su
New Orleans ferita sull’uragano
Katrina) in questa pellicola confusa, stonata, che non di rado
suona fasulla come una brutta
fiction televisiva. Ed è impossibile accettare da un cineasta così attento alle sfumature psicologiche di tutti i suoi personaggi una tale superficialità nel tratteggiare i protagonisti di questa
vicenda. Per chi invece non è an-
cora pronto a rassegnarsi all’autunno c’è il festoso Mamma
mia! diretto da Phyllida Lloyd a
partire dal fortunatissimo musical ispirato alle canzoni degli
Abba, gruppo di culto negli anni Settanta, e che dal 2000 registra il tutto esaurito nei teatri di
170 città del mondo (tradotto in
otto lingue, lo spettacolo richiama ogni sera 17mila spettatori
raccogliendo otto milioni di dollari a settimana). La vicenda si
svolge in una Grecia dal mare
cristallino, nel 1999. Alla vigilia
delle nozze la giovane Sophia,
cresciuta con la madre Donna,
proprietaria di un piccolo hotel,
spedisce di nascosto gli inviti ai
suoi tre potenziali padri: un uomo d’affari un timido bancario
e un avventuriero. La ragazza è
infatti decisa a scoprire chi sia il
suo vero genitore. Meryl Streep,
Pierce Brosnan, Colin Firth e
Stellan Skarsgard cantano e ballano con grande convinzione e
il risultato, anche se non sempre impeccabile, è carico di
un’allegria contagiosa.
Non convince invece il cartoon
L’arca di Noèdell’argentino Juan
Pablo Buscarini che rievoca con
qualche volgarità di troppo la
difficile convivenza degli animali durante il Diluvio Universale privilegiando la lezione civile su quella religiosa. È invece
la brutta copia del reporter kazako Borat la spia israeliana interpretata dal comico americano Adam Sandler in Zohan- Tutte le donne vengono al pettine
di Dennis Dugan, commedia
demenziale che si prende gioco
del conflitto mediorientale. Nel
film, penalizzato oltretutto da
un doppiaggio insensato, un agente del Mossad stanco di combattere decide di trasferirsi a
New York e diventare un parrucchiere, ma trova lavoro solo
nel negozio di una ragazza palestinese dove però farà impazzire anziane signore in cerca di
attenzioni. Il messaggio di pace
non manca (in America le diverse razze e religioni possono
convivere pacificamente), ma la
comicità è decisamente trash.
Delude infine l’horror Riflessi di
paura di Alexandre Aja in cui un
ex detective depresso e alcolizzato scopre che dietro ogni specchio si nascondono presenza
malefiche capaci di uccidere.