Il catalogo in pdf

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Il catalogo in pdf
pag. 1
Engagé Documentary Festival
Festival del Documentario Civile
Prima edizione
22, 23, 24 Settembre 2006
Città di Cortona
Engagé Documentary Festival
First Edition
September 22, 23, 24 2006
Cortona, Tuscany
pag. 2
pag. 3
Lilithwork presenta:
Lilithwork presents:
Engagé Documentary Festival
Festival del Documentario Civile
Prima edizione
22, 23, 24 Settembre 2006
Città di Cortona
Engagé Documentary Festival
First Edition
September 22, 23, 24, 2006
Cortona, Tuscany
Lilithwork
Associazione Culturale Lilithwork
Sede operativa
Via Dante, 121
Sesto San Giovanni,
Milano
Sede legale
Via della Rocca, 34/6, Torino
Codice fiscale: 97655120018
Partita IVA: 09317110014
www.lilithwork.com
Con il patrocinio di
Comune di Cortona
Provincia di Arezzo
Regione Toscana
Camera di Commercio di Arezzo
Con il patrocinio
ed il contributo di
Provincia di Arezzo
Mediateca Regionale Toscana
Comune di Cortona
Ucca (Unione Circoli
Cinematografici Arci)
Università di Siena
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Con la collaborazione
e la partecipazione di
Leftloft
David (Digital Audio Visual
Intercultural Documentation)
Direct Film
Ambasciata USA
Arci Arezzo
Emergency
Fratelli dell’Uomo
Mikado
Scuola Holden
Fabrica
Mamito.com
Duellanti
Intermedia Cortona
Taverna Pane&Vino
Ristorante Tonino
La Calonica
Avignonesi
Oasi Neumann
Terretrusche
Borgo Il Melone
Agriturismo Quercia Grossa
Media sponsor
L’Unità
Il Manifesto - Alias
Consiglieri/Advisors
Walter Checcarelli
Assessore alla Cultura,
Comune di Cortona
Professor Federico Siniscalco
Docente di Culture
Nord Americane presso
la Facoltà di Lettere e Filosofia
in Arezzo dell’Università di Siena.
Lecturer in Anglo-American
Literature, University of Arezzo,
University of Siena
Andrea Jarach
Editore
Publisher
Milly Moratti
Presidente della Fondazione
Emergency
President of Emergency
Staff
Direttore
Andrée Rossi Maroso
Vice direttore
Roberta Malentacchi
Grafica e di pre-produzione
Francesco Di Gravina
Consulenza logistica
di pre-produzione
Andrea Merati, Raffaele Cossa
Programmazione e ricerca film
Andrée Rossi Maroso
e Federico Siniscalco
Programma di pre-produzione
Federico Ambiel
Collaborazione logistica
di pre-produzione
Carlotta Garlanda,
Laura De Feudis
Ufficio stampa
Ultima Communication,
prima fase;
Mediateca Toscana,
seconda fase
Comunicazione
Leftloft, Milano
Supervisione proiezioni
Fabrizio Varesco
Interlocuzione con gli ospiti
Federico Siniscalco
e Fabrizio Varesco
Logistica
Andrée Rossi Maroso,
Roberta Malentacchi
Logistica di produzione
Roberto Donati,
con la collaborazione di
Filippo Zanella, Andrea Cocchi,
Paola Gallorini
Contabilità
Gianpaolo Concari,
http://guide.supereva.com/
non_profit/
Incontri con gli autori
Federico Siniscalco
Servizi fotografici
Antonio Carloni
Accoglienza
Roberta Malentacchi,
Roberto Donati, Paola Gallorini,
Andrea Cocchi
Sigla
immagini Lilithwork,
musica Tommaso Perego
Allestimenti
Paola Gallorini, Andrea Cocchi
Catalogo
Andrée Rossi Maroso
con la collaborazione di
Alessandra Pigni e Roberto Donati
Traduzioni
Alessandra Pigni
Revisione dei testi
in lingua inglese
Alessandra Pigni
Responsabile logistico de
La Moderna e Palazzo Casali
durante il Festival
Roberta Malentacchi
Responsabile logistico del Teatro
Signorelli durante il Festival
Andrée Rossi Maroso
La retrospettiva Direct Cinema
è stata possibile grazie
alla collaborazione di
Drew Associates,
Richard Leacock,
Direct Film,
David
(Digital Audio Visual
Intercultural Documentation),
Ambasciata degli Stati Uniti
d’America.
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Engagé Documentary
Festival del Documentario Civile
Prima edizione
22, 23, 24 Settembre 2006
Città di Cortona
Engagé Documentary
First Edition
September 22, 23, 24 2006
Cortona, Tuscany
Cortona. Tutto quello che evoca è sotto i nostri occhi: paesaggi meravigliosi,
terapeutici, veri; architetture figlie della storia e inserite in modo armonico e
sostenibile nella struttura urbana. Un luogo in cui l’arte diventa vita quotidiana,
in cui chiese, musei, materiali costruttivi di antica tradizione si insinuano nelle
trame dei suoi abitanti, antichi e nuovi. Un’atmosfera internazionale e locale ad
un tempo, verso la quale persone di cultura e provenienza differenti desiderano approdare almeno una volta. Ma non solo. La città di Cortona evoca e vive
ogni giorno di valori che la vedono aggrappata alla storia civile, istituzionale,
globale. Cortona città Civile, quindi.
E’ in questo contesto che trova sfondo l’idea di Lilithwork di consacrare 3
giornate a Engagé Documentary - Festival del Documentario Civile. Il documentario è per sua natura il linguaggio più adeguato a raccontare e a riportare
approfondimenti che sempre più, in questo periodo, si fanno urgenti. Il diritto
a un’informazione corretta, approfondita, completa, vera, oggi ancora fondamentalmente negatoci, deve essere considerato ora più che mai primario e
inalienabile. Cortona Città Civile dunque, luogo privilegiato per ospitare questa modalità di informazione, per patrocinare un festival consacrato a quello
che a noi piace chiamare documentario civile.
Cortona, anything it evokes lies before our eyes: a breathtaking, therapeutic and authentic landscape; an historic architecture which harmonically
shapes the beautiful medieval town.
Cortona is a place where art becomes a daily living matter, where churches, museums and building materials of ancient tradition become part of the
life its inhabitants. In this beautiful medieval town one is immersed in an
atmosphere that is international and local at one time, where people coming from all walks of life and from different cultures may want to be, at least
once in their lives.
On top of this, Cortona evokes and daily brings to life those values that
are essential to the quality of life of people, whether locals or visitors. Thus,
Cortona as a “città civile”, a town where its institutions and its inhabitants equally contribute to the “well-being” of the place. This beautiful and
highly civilized context act as a frame of reference for Lilithwork to launch
a festival spread over three days where Cortona becomes the cradle of
Engagé Documentary Festival - Festival del Documentario Civile. Documentaries are by their nature prone to develop and narrate in depth those
urgent issues that today are often forgotten.
The right to a balanced and authentic information is in our world utterly
imperative but often denied. Thus, Cortona as “città civile”, an open forum
where authentic information is hosted and where a festival dedicated to
what we like to call “documentario civile” is promoted.
L’urgenza e l’importanza di portare l’Italia in Europa anche sotto il profilo dell’approfondimento informativo mi ha portata a decidere di consacrare un anno di
lavoro all’ideazione e alla realizzazione di Engagè Documentary Festival.
Nutro grande gratitudine per chi fin dall’inizio ci ha appoggiato e ha permesso che questa edizione abbia luogo, edizione che è la prima di un lungo
cammino. Mi dispiace per chi non ha colto questa opportunità, invece, perché
non ha capito che il mondo è cambiato e che la cultura deve essere sempre
più appoggiata anche dai privati, come accade nel resto del mondo civile.
Poiché la cultura è di tutti e non solo degli enti statali, e chi può appoggiarla
fa un piacere a se stesso e agli altri.
Noi andiamo avanti sul nostro cammino nella convinzione che sviluppo ed
innovazione passino prima di tutto da questo tipo di iniziative, capaci di elevare testa e animo di ognuno di noi, migliorando e crescendo la nostra consapevolezza oltre che la competitività artistica, culturale e turistica della Città, della
Provincia e della Regione che ci ospitano, in Italia e in Europa.
La direttrice del Festival
Andrée Rossi Maroso
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The necessity to make Italy a part of Europe also when it comes to the right
of an unbiased information, has led me to dedicate an entire year to the planning and organization of this Festival. I am very grateful to all those who, from
the very beginning, have given their support to the first edition of Engagé
Documentary Festival. I regret the fact that some have not taken advantage
of this opportunity, a regret for those who have not understood that the world
has changed and that cultural activities need to be supported not only by
the public sector but also by the private one as it happens in all the civilized
countries. We proceed on our way with the certainty that development and innovation are fuelled by this kind of projects which have the power of elevating
our minds and souls and allowing our awareness to grow.
Festival Director
Andrée Rossi Maroso
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I consiglieri del festival
Walter Checcarelli
Assessore per i Beni e le Attività Culturali del Comune di Cortona
Nato il 14/09/1945 a Cortona, laurea in scienze sociali e religiose, sposato
con una figlia medico.
Ha svolto una lunga e intensa attività professionale dal 1968 al 1992 nella cittadella internazionale di Loppiano, laboratorio della multietnicità che
conta circa 900 abitanti: uomini e donne, famiglie, giovani e ragazzi, di 70
nazioni dei cinque continenti.
L’Istituto Superiore di Cultura di Loppiano è punto d’incontro tra popoli,
culture e fedi religiose, Islam, Induismo, Buddismo, un cantiere sempre
aperto per sperimentare anche nuove teorie economiche come l’Economia
di Comunione, una terza via che si colloca fra il non profit e la responsabilità sociale d’impresa.
Nel 1992 si è dedicato all’insegnamento nelle scuole pubbliche.
Nel 1991 viene eletto nel consiglio comunale di Cortona come indipendente nelle liste della Democrazia Cristiana, e da allora ininterrottamente è
stato riconfermato consigliere, prima nel Partito Popolare Italiano, successivamente nella lista di Democrazia è Libertà la Margherita.
Dal 1999 ha ricoperto la carica di vice-sindaco con delega per i Beni e le Attività Culturali, con la riconferma nel 2004 ampliata con la delega al Turismo.
Milly Moratti
Sposata con Massimo Moratti, madre di cinque figli, dopo la laurea in Fisica
Teorica presso l’Università statale di Milano, ha collaborato con il Professor
Giovanni degli Antoni al Dipartimento di Scienze dell’Informazione coordinando tra l’altro il progetto di recupero degli archivi del Teatro alla Scala. È
tra i pionieri della diffusione di internet e del suo utilizzo come strumento
di partecipazione civica. Con Giuliano Preparata ha fondato il LEDA, Laboratorio di ricerca sulla fusione fredda. Nel corso della XIII Legislatura è stata
membro della Commissione ministeriale di controllo sugli OGM, Organismi geneticamente modificati.
Dal 1999 è Presidente della Fondazione Emergency.
Dal 2001 è Capogruppo dei Verdi-Lista Civica dell’Arancia al Consiglio Comunale di Milano.
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Nel 2002 ha fondato l’Associazione di partecipazione civica Chiamamilano di cui è Presidente.
Per le elezioni comunali di Milano del Maggio 2006 ha deciso di candidarsi nella Lista Ferrante.
Professor Federico Siniscalco
Docente di Culture Nord Americane presso la Facoltà di Lettere e Filosofia
in Arezzo dell’Università di Siena.
Si interessa della rappresentazione della cultura attraverso il documentario. Ha condotto studi e pubblicato saggi sulla storia del documentario
statunitense, sulla tradizione anglosassone dei “Cultural Studies” e sulla
teoria della lettereatura negli Stati Uniti. Dai primi anni novanta ha prodotto, come regista e come aiuto-regista, documentari e video-interviste
inerenti ai rapporti interculturali tra l’Italia e gli Stati Uniti e alla storia del
documentario.
Andrea Jarach
Editore
Andrea Jarach è nato a Milano ed è imprenditore della comunicazione. La
sua attività è rivolta in particolare alla ricerca e allo sviluppo, alla formazione dei giovani e alla diffusione di una informazione corretta nell’ambito di
Israele e non solo.
Negli anni ha curato e promosso progetti legati al mondo ebraico che
hanno ottenuto riconoscimenti a livello internazionale; ha costituito l’associazione culturale Ponte Azzurro, di cui è attualmente presidente; è diventato punto di riferimento, con la nomina di Presidente, della federazione
delle Associazioni Italia Israele.
La sua adesione al progetto Omanut e un inedito e innovativo progetto cinematografico su Anna Frank rappresentano in modo emblematico la
filosofia che guida il suo operato: la cultura come veicolo universale per il
superamento delle barriere ideologiche.
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Interventi
Andrea Vignini
Sindaco del Comune di Cortona
Saluto per il Festival del Documentario Civile
E’ con orgoglio che accogliamo a Cortona la prima edizione del Festival
del Documentario Civile. Per la nostra città è una occasione importante e
nella quale crediamo fortemente.
Quando l’Associazione Lilithwork ci ha presentato il progetto abbiamo
immediatamente accettato di sostenerlo ed ospitarlo nella nostra città in
quanto le tematiche affrontate nel festival ci convincono e pensiamo che gli
Enti Locali possano e debbano essere promotori dei valori civili.
La società moderna, sempre più votata all’immagine, molto spesso perde
di vista il compito primario della comunicazione che è quello di informare,
di offrire un messaggio di verità di collaborare alla crescita della comunità.
Per questo pensiamo che un Festival del Documentario Civile sia non
solo importante ma necessario.
Desidero, quindi, ringraziare l’Associazione Lilithwork per averci fornito
questa opportunità e spero che Cortona, con la sua storia di tolleranza e civiltà possa contribuire in maniera efficace al successo della manifestazione.
Il Sindaco di Cortona
Dott. Andrea Vignini
Walter Checcarelli
Assessore per i Beni e le Attività Culturali del Comune di Cortona, consigliere del Festival
Cortona è famosa nel mondo per la qualità della vita che la contraddistingue.
Una qualità che trova il suo fondamento nell’armonioso intreccio fra arte,
storia, ambiente.
Una dimensione culturale che ha fatto sì che questa piccola città diventasse meta preferita di un variegato e cosmopolita popolo di “giramondo”
che pare abbia trovato qui il suo definitivo approdo.
Nonostante la sua modesta dimensione, Cortona ha un’intensa vita culturale che si snoda nell’arco dell’anno, con momenti molto importanti nella
primavera-estate.
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Ho accolto con entusiasmo l’inserimento di un Festival del documentario
civile, Engagé Documentary, sia perché si tratta di una forma espressiva
non presente nel nostro pur vivace panorama culturale, sia soprattutto perché il documentario e in particolare quello “civile” rappresenta un momento alto per riscoprire un diritto fondamentale, quello dell’informazione, più
che mai primario e inalienabile.
Si tratta di una scommessa, perché il documentario non rientra fra i programmi che fanno “audience” nel panorama televisivo e cinematografico del nostro paese, ma accettiamo volentieri e con convinzione il rischio
di fare qualcosa che va in senso contrario rispetto alla comune sensibilità
troppo spesso appiattita sugli stereotipi banali e superficiali ai quali purtroppo ci stiamo abituando.
Auguro quindi a questa iniziativa il successo che merita, lieti di aver partecipato convintamene alla gestazione non facile di un’operazione culturale in cui si possa affermare che, anche nel mondo complesso dell’informazione, qualcosa di nuovo e diverso è possibile.
Walter Checcarelli
Prof. Emanuela Caroti
Assessore ai Beni e alle Attività Culturali della Provincia di Arezzo
Sempre più l’immagine, fissa o in movimento, va assumendo il carattere
– che un tempo fu proprio della scrittura – di mezzo per la rappresentazione di cose ed idee. Sempre più con l’evoluzione tecnologica si amplia
il numero delle persone che possono esprimersi con questo sistema e potenzialmente una moltitudine di soggetti sembra essere improvvisamente
posta nella condizione di scrivere.
Oggi si può scattare una fotografia o riprendere una scena in movimento con una maggiore disponibilità di mezzi tecnologici rispetto appena a
dieci, quindici anni fa. E si è molto accresciuto il numero di coloro che sono
potenzialmente in condizione di farlo. Del resto non facciamo che dire che
la nostra è, a tutto tondo, la civiltà dell’immagine.
Come nella scrittura, tuttavia, la disponibilità dei mezzi non è di per sé sufficiente a rappresentare oggetti ed idee: occorre misurarsi in questo esercizio.
Ciascuno può scegliere di riprendere una scena e conservarla per sé,
oppure mostrarla agli altri e, in qualche caso, confrontarsi con coloro che
compiono un analogo esercizio.
Questa è una di quelle occasioni. Con questo progetto, congegnato con
i caratteri del festival, viene chiesto di operare all’interno del documentario
impegnato per rappresentare un evento, una storia, una memoria o un
luogo. Mi sembra che il termine “rappresentare” sia più appropriato di
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“documentare” proprio perché il prodotto finale, il documentario, racconta
ciò che l’autore, con la propria cultura, la propria sensibilità, la propria percezione vede in quell’evento, storia, memoria o luogo. Diversamente da
come lo percepisce un altro autore, con altri caratteri, anche se il soggetto
è il medesimo. Proprio come nella scrittura.
Questo è ciò che leggo nel Festival cortonese del documentario civile.
Un’idea intrigante, pienamente contestualizzata con la nostra epoca, ma
anche con un messaggio antico e sempre valido: esprimersi. Usare i mezzi
disponibili e dire la propria.
Prof. Emanuela Caroti
Milly Moratti
Consigliere del Festival
Nel mondo ormai orientato verso la globalizzazione economica anche il
pensiero e l’informazione vengono diffusi uniformemente.
La realtà civile viene impoverita della sua infinita varietà, gli orizzonti artificialmente ristretti e per il cittadino - che ormai potremmo chiamare “telecittadino”- CONOSCERE e SCEGLIERE diventa difficile.
Uno degli ultimi e privilegiati spazi di riflessione ed intenso ascolto “dell’altro” è il documentario civile; un ponte che ci ri-colloca nella società, nostro
ambiente vitale.
Assume allora un ruolo sociale unico poiché è la “cura” contro un sistema
che nutre l’indifferenza negli uomini e nel mondo: per questo le istituzioni
dovrebbero incentivarlo quale parte fondamentale del diritto all’informazione civile e la TV sostenerlo con maggiore attenzione e risorse.
Il Festival del documentario civile di Cortona è importante già sul nascere perché offre un’ampia visione del materiale civile, la società, le scelte, i
molti percorsi, ed è un’occasione di condivisione: lo squarcio sul paesaggio umano che fa volare la mente dandole l’apertura per scegliere e per
partecipare.
Un gesto forte per comprendere.
“la mente e’ come un paracadute: funziona solo se si apre” A.Einstein
Milly Moratti
Federico Siniscalco
Consigliere del Festival
Negli ultimi anni il modo di creare immagini in movimento è stato completamente rivoluzionato. L’avvento del video digitale e di sistemi di distribuzione alternativi, quali Internet, hanno fatto sì che sia sempre più facile
registrare la realtà che ci circonda. La determinazione di voler catturare il
mondo esterno per riprodurlo su uno schermo, che dai tempi dei fratelli
Lumière ha caratterizzato il genere umano, ha trovato nell’elettronica un
valido supporto.
Tuttavia, il proliferare delle immagini video, oggigiorno riproducibili finanche sugli schermi dei telefonini, non è coinciso con un incremento della
nostra conoscenza del mondo. Anzi, l’esatto contrario sembra essere vero:
quante più sono le immagini che ci sollecitano, tanto più la realtà circostante ci appare complessa e spesso incomprensibile. E’ questo un paradosso
al quale dovremmo cercare di porre rimedio, anche perché l’elettronica
sarà sempre più parte della nostra vita e pertanto degna di ogni sforzo per
usarla nel miglior modo possibile.
A tal fine ci aiuta il documentario: il più invisibile dei generi cinematografici, a giudicare dalla sua distribuzione, ma anche il più idoneo a farsi interprete delle nuove possibilità offerte dai mezzi della comunicazione audiovisiva. Da Robert Flaherty in poi - l’autore di Nanook l’esquimese (1922) e
il primo vero documentarista, secondo l’opinione esperta di John Grierson
- si è capito che non basta rappresentare la realtà, bisogna raccontarla. E
raccontare, sin dai tempi di Omero, vuol dire scegliere un soggetto, organizzare la materia narrata, catturare l’attenzione del pubblico in svariate
maniere, e seguire un percorso con un inizio, un centro e una fine.
I modi per raccontare la realtà attraverso il documentario sono innumerevoli: si può raccontare se stessi; aiutare qualcuno a raccontarsi; raccontare piccoli avvenimenti o grandi fenomeni globali. L’importante è farlo con
impegno e serietà, ed è quanto da anni fanno molti documentaristi italiani
e stranieri.
Ecco, in breve, le ragioni per un festival del cinema documentario come
quello di Cortona, sul documentario impegnato e civile. Le opere che qui
vedremo raccolte, come quelle a cui verremo rimandati nei vari incontri
previsti, ci racconteranno, appunto, il mondo che ci circonda, e ci aiuteranno a capirlo, proteggerlo e, perché no, a renderlo migliore. Credo questo
augurio sia una degna ricompensa per tutti coloro che hanno reso possibile
questo festival ai quali esprimiamo il più sincero riconoscimento.
Federico Siniscalco
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Andrea Jarach
Consigliere del Festival
Con quanta passione e interesse, da che esiste il cinema, ci è dato di conoscere la realtà del mondo attraverso i documentari. E questa arte espressiva può essere molto utile alla società per denunciare i malfunzionamenti o
mostrare gli esempi più riusciti. Come in tutte le forme delle comunicazioni
di massa però occorre una grande onestà da parte dei realizzatori di documentari, specie se impegnati, a tutti è noto quanto sia facile trasformare un
documentario in una fiction ad uso e consumo di una parte politica. Restano
celebri per esempio le cancellazioni degli oppositori di Stalin da ogni documento, anche filmato. Nelle mani del documentarista impegnato c’è un
grande potere, il potere di fare la storia. Quello che fu rappresentato delle
gradi epopee del passato narrate dai poeti e visualizzate dagli artisti, oggi
è impresso in digitale sulle memorie o in pellicola. Il trend che mi sembra
più affascinante è la diffusione dei mezzi di ripresa, della coscienza civile e
della possibilità di diffusione delle immagini democratica, diffusa. Già oggi
si vedono i primi esempi di documentaristica diffusa, quanto prima ognuno
di noi potrà gestire la sua area di broadcasting di immagini in movimento,
sarà quello il momento in cui il documentario raggiungerà la sua massima
espressione e contribuirà alla creazione di un mondo migliore.
Andrea Jarach
presidente Moving Image di Proedi Comunicazione,
presidente 263 Films spa
Marialina Marcucci
Amica e sostenitrice del Festival
I giovani sono straordinari.
Senti dire in giro che sono distratti, qualunquisti, consumisti e senza valori!
Così nell’impero dei luoghi comuni ogni generazione viene considerata
per alcuni versi peggiore della precedente.
Poi può capitare la fortuna di conoscere Andrée Rossi Maroso e il suo
gruppo e scoprire, come ho fatto io, un universo appassionante di inventiva, competenza, rispetto, voglia di capire e di trasmettere.
Tutte caratteristiche che superano le generazioni, le attraversano, generando quel dialogo, quella necessità di approfondimento che è alla base
dell’empatia che si può creare tra le persone.
Questo è ciò che penso del Festival del documentario civile, l’ultimo
progetto nato da quella vera e propria fucina creativa che è Lilithwork.
Ovvero credo che non solo sia un’ottima idea, ma anche il primo passo di
un percorso di riscoperta che è un bene prezioso per il nostro mondo.
Ho scritto riscoperta perché il documentario è fin dalle origini cinema, perchè
dal 1895 con i fratelli Lumiere è il mezzo per eccellenza che ci aiuta a percepire
come viviamo, come parliamo, come soffriamo, come lavoriamo; il mezzo che ci
aiuta a capire chi siamo e soprattutto ad approfondire il concetto di “altro”.
Ciò che convenzionalmente chiamiamo documentario è quel tipo di cinema
che ci arricchisce, fornendoci un punto di vista, senza finzioni e senza mediazioni.
L’arte del racconto, la splendida capacità di penetrare nelle vite degli altri,
trasmettendone allo spettatore il senso, il valore, la fatica, la passione, è - io
credo - la missione “civile” che questo Festival di Cortona si è assegnato.
Al documentario infatti chiediamo di soddisfare una grande esigenza: procurarci materiale per sentire e comprendere qualcosa della realtà che ci circonda.
E mentre apprendiamo farci scattare quell’emozione, che è il meccanismo che
ci consente di partecipare e spesso - in alcuni di noi - anche di “schierarci”.
Sono poi particolarmente contenta che il Festival del documentario civile, si
svolga proprio a Cortona. Una città del mondo che ci riconcilia con la bellezza
e che proprio per questo è il luogo ideale per rendere più intenso lo sguardo
e la nostra capacità di mobilitazione.
Marialina Marcucci
Daniele Monacchini
Assessore alla Democrazia Partecipativa e alla Cooperazione Internazionale, Comune di Cortona
Dedicare un festival al Documentario Civile costituisce una sfida audace e
invitante. Audace, perché propone la visione di un “prodotto” poco appetibile per il grande pubblico e invitante, perché il documentario è capace di
narrare in modo adeguato differenti realtà sociali e di darci un’informazione
più completa. La sfida è stata lanciata da Lilithwork. Questa associazione
di produttori videocinematografici indipendenti unisce il taglio etico con
quello estetico, ossia risponde a una “certificazione etica”, contemperandola con l’immagine filmica. Una breve riflessione spetta ai network indipendenti. Negli ultimi dieci anni essi hanno permesso di dare completezza
all’informazione e hanno contribuito in modo decisivo al sorgere di una
stagione di partecipazione della società civile (dai movimenti new global
all’associazionismo). Il cinema indipendente affianca, poi, i progetti di cooperazione che, speriamo, vengano promossi non solo dalle associazioni,
ma anche dai governi. Infine Cortona. Città di valore internazionale che con
questo festival accresce la sua dimensione interculturale che le è propria.
Daniele Monacchini
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Questo
è un festival.
Giovanni Floris apre il Festival
Il documentario è in Italia un genere cinematografico che troppo poco spesso raggiunge le luci della ribalta e il buio delle sale cinematografiche, il documenario civile ancor di più risulta un genere quasi sconosciuto.
Giovanni Floris è nato a Roma. Giornalista dal 1995, ha svolto il praticantato alla Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia. Ha lavorato nella
carta stampata e in un’agenzia di stampa prima di essere assunto dal Giornale Radio Rai, per il quale ha seguito da inviato i principali avvenimenti
economici, di politica estera, di cronaca.
Conduttore di programmi radiofonici come “Baobab” e “Radioanch’io”,
ha vinto nel 2000 il “Premio Saint Vincent”.
Nel 2002 è stato nominato corrispondente Rai da New York, dopo essersi
distinto nelle cronache dei fatti dell’11 settembre. Nella scorsa stagione ha
affrontato, con “Ballarò”, la sua prima esperienza come conduttore televisivo, dimostrando di saper essere sempre controparte rispetto alle parti ed
in grado di gestire con autorevolezza ogni confronto. Grazie alle sue doti
sono arrivati importanti riconoscimenti, come l’assegnazione del Telegatto
nella categoria “Talk show ed approfondimento” e il “Premio Flaiano” per
la migliore conduzione televisiva.
Interviene Venerdì 22 Settembre alle ore 21 al Teatro Signorelli
Engagé Documentary si propone come momento di massima visibilità e
veicolo in Italia del documentario e noi ci siamo trovati con il difficile compito di trasformare in forma visiva l’identità del progetto.
Il lavoro di leftloft si è concentrato su due fattori, da una parte il marchio del
festival e dall’altro la campagna e i materiali di comunicazione.
Il marchio del festival è una zanzara. La zanzara punge, da’ fastidio, e ogni
anno si discute senza successo di come eliminarle. Il sistema non ama la
zanzara. Sicuramente la zanzara possiede una sua utilità vitale nell’(eco)
sistema.
La campagna di comunicazione trasla il significato stesso del documentario
civile. Il raccontare storie è ciò che rende magico il cinema, il documentario
usa invece il linguaggio cinematografico per raccontare la storia della realtà, il film delle cose come stanno.
La nostra idea è stata quella di creare una campagna che racchiudesse
lo spirito del documentario per questo motivo abbiamo voluto utilizzare
ogni mezzo di comunicazione per raccontare semplicemente ciò che è.
Gli slogan: questo è un manifesto, questo è un sito, questa è una locandina, questa è una cartolina, questa è una pubblicità, questo è un catalogo,
questo è un invito appaiono rispettivamente su manifesto, sito, locandina,
cartolina, pubblicità, catalogo, invito. La nostra è una campagna verità, un
documentario di se stessa, un approccio che svela la filosofia del festival.
Questa
è una motivazione.
Leftloft
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Opening of the Festival
with Giovanni Floris
On Friday 22nd September at 9pm at Teatro Signorelli
Giovanni Floris was born in Rome. A journalist since 1995, he was trained in Perugia at the Scuola di giornalismo radiotelevisivo. He has been working for daily
newspapers and magazines and for a press agency before being employed by
Giornale Radio Rai for which he has followed the main national and international
affairs.He has also worked as a radio journalist for programs such as “Baobab”
and “Radioanch’io” and in 2000 was awarded the “Premio Saint Vincent”.
After covering the events of September the 11th, in 2002 he was appointed as foreign correspondent from New York for Rai, the Italian broadcasting television. From 2005 he has been the host of the television program
Ballarò where he has demostrated a rare ability to facilitate discussions on
current political issues.
For his professional work he has been awarded the Telegatto in the
category “Talk show ed approfondimento” and the “Premio Flaiano” for
best television presenter.
pag. 17
Musica sperimentale a cura del compositore
Tommaso Perego, con aperitivo.
Music by the composer Tommaso Perego.
Event accompanied by an appetizer.
Tommaso Perego presenta:
Tommaso Perego presents:
Whispering Hall
Alcune telecamere rilevano il passaggio del pubblico all’ingresso e inviano
le immagini ai computer. La diversità nell’aspetto delle persone, dei colori
dei loro vestiti e la varietà dei loro movimenti vengono inviate ai computer
sotto forma di dati e quindi interpretati.
I computer emettono innumerevoli fasce sonore, sottovoce, diffuse
per la sala. Il passaggio delle persone modifica, attraverso i computer, numerosi parametri sonori: l’intonazione, il volume, il ritmo, il carattere. Esso
decide infine anche da quali, tra le tante micro casse nascoste nel loggiato
del Teatro Signorelli, vengono riprodotti i suoni.
Biography
Tommaso Perego, born 1975, studied at “G. Verdi” Conservatorio of Milan,
where he obtained his diploma in Double bass in 2000, in Composition and
Electronic Music in 2005.
He has attended numerous masterclasses and workshops of composition
and electronic music held by artist, musicians and personalities as Miller
Pukette, David Zicarelli, Sebastian Lexer, Michel Waisvisz, Michele Tadini,
Luca Francesconi, Matthias Hermann, Helmut Lachenmann, Salvatore Sciarrino and Mario Garuti.
His works have been performed at the Druskomanija Music Festival,
2006 Druskininkai, Lithuania; at the Havana Electroacoustic Music Festival “Spring in Havana” 2006; at the Electronic Music Festival, Gare du
Nord, Basel 2005; at Bip Art Biennale d’Arte Contemporanea, Castel
Sant’Angelo, Rome 2004; Spazio Xpò Milan 2004 and Salone del Mobile, Milan, Spazio Design 2004.
His piece “Les jeux sont faits”, for violin and max/msp has been selected
for a cd Anthology, published by CEMAT Italia, www.cematitalia.it.
A set of videocameras will detect people entrance into the theatre hall,
and will send the detected images to the computers. The variety of people’s aspect, of the clothes’ colours and the range of their movements, will
reach to the computer transformed as numerical data.
The computers will play countless whispering sonic layers, throughout the
hall of Theatre Signorelli. People‘s step through the entrance will morph,
through computers, numerous musical parameters: intonation, amplitude,
rhythm… it will choose also which output the sound would find, of those of
the many wireless microspeakers, that are hidden throughout the hall.
www.mamito.com
http://ultimatetoma.mamito.com
www.tommasoperego.com
pag. 18
pag. 19
Questo è un programma.
Teatro
Signorelli
programmazione dei film
programme of the films
Engagé Documentary Festival
Festival del Documentario Civile
Prima edizione
22, 23, 24 Settembre 2006
Città di cortona
Engagé Documentary Festival
First Edition
September 22, 23, 24 2006
Cortona, Tuscany
pag.20
pag. 20
pag.21
pag. 21
Sguardi Engagé sull’Italia
e sul mondo
Engagé Award
Retrospettiva American Direct Cinema
Sezione Film-Makers Indipendenti
pag. 24
pag. 27
pag. 29
pag. 31
pag. 34
pag. 36
Nata due volte. Storia di Settimia, ebrea romana.
Liberate Silvia
1995 – 2005
Casa plastica
Zenigma
Il Trentasette. Memorie di una città ferita.
pag. 58
pag. 61
pag. 63
pag. 65
pag. 67
pag. 69
pag. 71
pag. 73
From Two Men and a War
Primary
Adventures on the New Frontier
Crisis: Behind A Presidential Commitment
Faces of November
A happy Mother’s Day
A Musical Adventure in Siberia
Direct Cinema, l’arte del documentario
Sezione Mediateca Regionale Toscana
pag. 41
pag. 44
pag. 46
pag. 48
L’uomo planetario
Firenze Europa Express
Dopo la guerra
La sottile linea brasiliana
Sguardi Engagé d’Autore
pag. 76
pag. 79
pag. 81
pag. 83
pag. 86
pag. 89
pag.22
pag. 22
Binario 21
Luoghi inagibili in attesa di ristrutturazione capitale
Another African Story
Niger: Behind a Food Crisis
Letter to the Prime Minister
Aral, Fishing in an Invisible Sea
pag.23
pag. 23
Sguardi Engagé
sull’Italia
e sul mondo
Sezione
Film-Makers Indipendenti
Nata due volte. Storia di Settimia, ebrea romana
Giandomenico Curi
Liberate Silvia
Giuliano Bugani e Matteo Lenzi
1995 – 2005
Andrea Cocchi, Paola Gallorini, Marco Giappichini
Casa plastica
Chiara Brambilla, Paola Tursi, Nicola Lombardelli
Zenigma
Antonello Longo
Il trentasette, memorie di una città ferita
Roberto Greco
pag. 24
pag. 25
Nata due volte.
Storia di Settimia, ebrea romana.
The film tells the extraordinary story of Settimia Spizzichino, a woman sent to
Auschwitz. Settimia passed away in 2000 and it had been her choice not to
forget the horrors of Auschwitz but to give a full account of that experience.
di Giandomenico Curi
Commento dell’autore
Italia/Italy, 2005, DvCam, 60’, colore, Documentario/Documentary.
Versione originale/Original Version Italiano/Italian
Con la partecipazione di/With Angela Benincasa, Pupa Garribba,
Aldo Pavia, Alessandro Portelli, Franco Bruno Vitolo
Regia/Director Giandomenico Curi
Fotografia/Photography Video Sign, Mimmo Cuomo
e Antonio Senatore, Salerno
Montaggio/Editing: Angelo Lippi
Produzione e collaborazione/Production and Collaboration
Provincia di Roma, Provincia di Salerno, Comune di Roma,
Istituto Luce S.P.A., l’Archivio Centrale dello Stato, Fondo di assistenza
vittime delle persecuzioni naziste – L. 249/2000 gestito dall’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane, Università degli Studi “Roma Tre”,
collaborazione con alcuni dei musei più accreditati
quali quello di Auschwitz e di Yad Va Shem
Ricerche storiche/Historical Consultant Antonella Tiburzi
Organizzazione generale/Executive Production Carla Di Veroli
Sinossi/Synopsis
Il film, tratto da un’intervista del 1998 dell’Archivio della Survivors of The
Shoah Visual History Foundation, ricostruisce la straordinaria vicenda umana di Settimia Spizzichino, una donna ad Auschwitz. Scomparsa nel luglio
del 2000, aveva scelto di non dimenticare gli orrori vissuti, ma di raccontarli
in prima persona. Una donna che racconta la sua storia e insieme le storie
di tante altre donne. Una donna ebrea del suo tempo, che ha vissuto per
intero la sua vita prima e dopo Auschwitz
Per questo motivo l’ANED, Associazione Nazionale ex Deportati Politici
nei Campi Nazisti, ha scelto di farsi promotrice della realizzazione di un
film documentario sulla deportazione degli ebrei in cui la testimonianza di
Settimia ha una grande valenza didattica.
pag. 26
“Mi ha colpito subito quel suo modo di raccontare. Vero, forte, imprevedibile,
di grande cuore. Ma mai eccessivo. Settimia dice semplicemente le cose che
bisogna dire, con quel suo modo unico di esprimersi, in un dialetto romano
nobile, perfetto, sparito, che rivive ogni volta le situazioni, le rimette in scena.
Con dolore, ma anche con ironia, con quel suo modo sornione e umanissimo
di fare resistenza. Una testimonianza senza compromessi, la sua, che non dimentica nulla, che non confonde niente, con i carnefici tutti al loro posto, così
come le vittime. Tutte le vittime. Anche quelli che ce l’hanno fatta e che hanno
il diritto di ricordare, di accusare, di non perdonare.... L’altra cosa fortissima
nella storia di Settimia è la presenza straordinaria delle donne. Tutte le donne
che attraversano la sua storia, a cominciare da quelle della sua famiglia: la madre, le due sorelle, la nipotina di pochi mesi: tutte ammazzate ad Auschwitz.
Le donne del ghetto di Roma, tantissime, con le famiglie, i figli, deportate
come animali da macello e in gran parte subito avviate alle camere a gas. Sono
facce, voci, ricordi, dettagli... Frasi e sguardi come trasalimenti terribili del cuore, la ricerca di una speranza esilissima e impossibile in un gesto qualsiasi...
Solo un gruppetto di quarantasette entrano nel campo, tra cui Settimia. Di loro
ricorda ogni cosa. Ogni giorno e ogni notte che passa. Non vuole dimenticare
niente. Di quell’infinito viaggio verso l’orrore, fatto di ogni sorta di sopruso,
violenza, ferocia. In pochi mesi vengono tutte eliminate, massacrate... Tranne
lei. Tante storie, tante facce di donne. Ma quando torna a casa, Settimia si
ritrova da sola, dopo l’ultima corsa per via dei Falegnami, dopo quell’ultimo
grido assurdo:”Mamma sono tornata...! E’ rimasta soltanto lei, lei che ha preso
la forza di tutte per rappresentarle tutte, per diventare in qualche modo la loro
voce, la loro memoria viva. E a tutte loro è dedicato il film”.
Giandomenico Curi
La proiezione del film è stata possibile grazie a:
PitiFest Festival di Cinema e Cultura Ebraica
Gemellato con: Boston Jewish Film Festival,USA Festival di Cinema
di Beer Shiva, Israele
Il filosofo Baruch Spinoza, che riguardo alle cose umane soleva dire che
“non bisogna né ridere, né piangere, né indignarsi ma capire”, ci ha involontariamente suggerito il Pitigliano Film Festival.
pag. 27
Il PitiFest è stato ideato nel 1997 da Michela Scomazzon Galdi, giornalista ed
esperta di cinema e comunicazione, che ne è anche il direttore artistico. E’
organizzato dall’Associazione Culturale “Pitigliano Film Festival” di Roma.
Il “PitiFest” – Festival di Cinema e Cultura Ebraica, è nato per trattare di
cinema ma non solo, con un preciso fine: “essere la chiave per aprire nuove
porte, conoscere altre dimensioni e capire”. Conoscere più da vicino un
popolo, quello ebraico, che ha fatto e continua a fare Storia, ci è sembrata
l’occasione migliore per utilizzare la “nostra chiave per comprendere”.
In una società sempre più multietnica e multiculturale, il PitiFest intende
rappresentare un’occasione di confronto e di dialogo.
Il popolo ebraico e la sua cultura costituiscono un mondo quasi sconosciuto ai più, guardato con la lente deformante del pregiudizio e del sospetto. Popolo Eletto, Popolo del Libro, Popolo della Diaspora, definizioni
diverse non sempre usate con simpatia.
Le comunità ebraiche, pur essendo state quasi sempre ostacolate o perseguitate nei luoghi nei quali hanno vissuto, hanno difeso e conservato la
propria cultura, la propria fede e tradizioni. Si sono però sempre distinte
per la capacità d’integrarsi nel tessuto sociale e culturale che le circondava,
offrendo un contributo rilevante di conoscenze e di talento.
Liberate Silvia
di Giuliano Bugani e Matteo Lenzi.
Italia/Italy, 2005, betacam, 70’, colore
Versione originale/Original Version Italiano/Italian
No sottotitoli/No subtitles
Interviste e sceneggiatura/Screenpaly Giuliano Bugani
Regia/Director Matteo Lenzi, Gabriele Lenzi
Fotografia/Photography Matteo Lenzi
Montaggio/Editing Matteo Lenzi
Musiche orginali/Original soundtrack Paola Turci
Fotografie/Photographs Massimiliano Valentini
Voice over Francesco Lanza
Produzione/Production Giuliano Bugani e Matteo Lenzi,
in collaborazione con ARCI Bologna
Distributore/Distribution Bacchilega Editore
Catalogo Doc Video
Catalogo Documè
Catalogo Visionaria
Festival Europeo dei Diritti Umani a Orvieto 2006
Festival Nazionale dell’Informazione di La Spezia 2006
Sinossi/Synopsis
Edoardo Sanguineti, Dacia Maraini, Anna Lombardo, Jack Hirschman, Pino
Cacucci, Marco Bertotto - presidente di Amnesty International Italia - Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli, Gianni Minà.
Poeti, scrittori, giornalisti e persone impegnate nella lotta per i diritti civili commentano la vita e le vicissitudini di Silvia Baraldini andando a scavare
nella sua storia. Una storia archiviata come “caso” torna ad essere oggetto
di analisi per i diritti umani.
Silvia Baraldini a sua volta ci porta la sua storia e le sue responsabilità
nella vicenda dell’evasione di Assata Sakur, la leader afro americana evasa
dal carcere statunitense con l’aiuto di un gruppo di appoggio delle Black
pag. 28
pag. 29
Panther, all’inizio degli anni ’80.
Il documentario ricostruisce episodi mai resi noti di una realtà troppo spesso nascosta dai media.
1995 – 2005
di Andrea Cocchi, Marco Giappichini, Paola Gallorini
Edoardo Sanguineti, Dacia Maraini, Anna Lombardo, Jack Hirschman, Pino
Cacucci, Marco Bertotto (President of Amnesty International Italia), Andrea
Camilleri, Carlo Lucarelli, Gianni Minà.
Poets, writers, journalists and people engaged in the civil rights’ fight
comment upon the life and the story of Silvia Baraldini. They deeply dig
in her history. Silvia Baraldini herself tells us her personal story and her responsibilities in the case of Assata Sakur’s escape from prison. Assata Sakur
is the Afro-American leader escaped in the early 80s’ from an US jail with
the help of a group linked to the Black Panther. The documentary revisits
unedited episodes of a reality too often hidden by the media.
Biofilmografia/Biofilmography
Matteo Lenzi è nato a Bologna nel 1977 ed è consulente marketing e comunicazione per diverse società in Italia. Si occupa di video e televisione da circa dieci
anni con collaborazioni per RAI, televisioni private ed enti istituzionali. Crea a
Bologna nel 1998, con l’associazione Squeeze Zoom Bottega, un laboratorio video in cui i ragazzi possono ricevere una formazione, sperimentare e fare pratica
con le produzioni video. Con questa associazione collabora per la realizzazione
di documentari istituzionali, partecipa con Rai Educational a diversi programmi
televisivi legati agli studenti delle scuole superiori, realizza un convegno sull’alfabetizzazione alla televisione denominato “Dadaumpa”. Molto attento alle nuove
tecnologie ha fondato un portale sulle “altre” televisioni denominato altratv.tv.
Commento degli autori
Mi sono occupato del caso Baraldini fin dal 1987, quando i giornali diedero la
notizia di questa cittadina italiana detenuta nel carcere speciale di Lexington,
poi chiuso dopo l’intervento di Amnesty International e la caparbietà di un giudice statunitense. Ho organizzato dibattiti, conferenze, manifestazioni, concerti,
e infine, questa opera, “Liberate Silvia”, perché credo che sia un obbligo morale
dei cittadini liberi, finchè lo saranno, di battersi per la liberazione di coloro che
sono ingiustamente rinchiusi per motivi politici. Da qui nasce l’idea di questo
documentario, con la straordinaria intervista inedita a Silvia, per continuare con
lei questa battaglia. Per lei e per tutti coloro che come lei, molti dei quali sconosciuti, sono detenuti per idee politiche.
Italia/Italy, 2006, MiniDv, 50’, col., stereo, Documentario/Documentary
Versione originale/Original Version bosniaco con sottotitoli in italiano/
Bosniac with Italian subtitles
Interviste e sceneggiatura/Screenplay Andrea Cocchi
Regia/Director Andrea Cocchi, Marco Giappichini, Paola Gallorini
Fotografia/Photography Marco Giappichini
Montaggio/Editing Paola Gallorini
Musiche orginali/Original soundtrack Musicanti del Kino 1° Maj
Fotografie/Photographs by Nicola Tiezzi
Produzione/Production NoNèChIaRo PrOD/gi & Amici dei Bambini
Traduzioni/Translations Sanda Putica
Sinossi/Synopsis
Gli autori seguono il quotidiano lavoro della Organizzazione Non Governativa Amici dei Bambini in Bosnia Erzegovina. Il viaggio tocca realtà diversificate e centri di lavoro sempre fitti di storie quante sono le persone che
prendono la parola. In alcuni di questi centri il tempo pare essersi arrestato
ed immediata è la percezione della differenza con la cosmopolita capitale.
Ne risulta un panorama di contraddizioni e di difficoltà causate dal crescere in una nazione giovane e profondamente ferita dalla guerra. Un panorama complesso dove è inesausta la dialettica tra la speranza di un futuro migliore e la percezione di una divisione tuttora profonda.
The Authors followed the NGO Amici dei Bambini’s work in Bosnia Erzegovina. The travel finds different realities and different stories: from provincial towns, where the time seems to have stopped at the end of the war,
to the cosmopolitan capital Sarajevo where the dialogue between different
cultures is trying, in a difficult way, to find a multicultural expression.
2005-1995 offers a contradictory portrait of a young nation divided between the hope of a better future and the wounds of the recent war.
Giuliano Bugani
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Biofilmografia degli autori/Biofilmography
Casa Plastica
Andrea Cocchi, Paola Gallorini e Marco Giappichini hanno dato vita al collettivo noNèChiaro pRoD/gi, che si occupa della realizzazione di video in
ambito documentaristico, musicale e sperimentale.
di Chiara Brambilla, Paola Tursi, Nicola Lombardelli
L’isola che (non) c’è lungometraggio, 2005 presentato a BellariaFilmFestival Anteprima per il cinema indipendente italiano 23°edizione; Jovanotti
10 e mezzo cortometraggio, sperimentale, 2005, presentato al Festival della Musica di Mantova, trasmesso sul canale MTV BrandNew;
La Orana Maria+Preparazioni cortometraggio, 2005, presentato nell’ambito del “Progetto Danza” a cura di Bruno de Franceschi; Choose the original cortometraggio, 2005 - esperimenti sull’applicazione dell’olofonia in
collaborazione con Bruno De Franceschi e Giacomo Pirazzoli;
SuDueRuote mediometraggio, 2005 Realizzato nell’ambito del Progetto
Stage per musica da Film per Orchestra Giovanile presentato nell’ambito
di Pitti Bambino; BuonSangueLive cortometraggio, documentario, 2006;
Extra del DVD BuonSangueLive di Jovanotti.
Commento dell’autore/Director’s statement
“Credo che l’utilizzo del puzzle come segno di continuità all’interno del
documentario sia molto significativo. Sia per rappresentare le difficoltà
che si incontrano nel comprendere la storia recente e l’attualità della
Bosnia Erzegovina, sia per esemplificare un processo di ricostruzione
che procede lentamente. Far emergere la complessità e la dialettica dei
problemi, nonostante le reticenze a parlare del proprio passato, è stato
l’obiettivo del nostro lavoro.
Infine, riflettere sulla Bosnia Erzegovina significa anche avere un punto di vista privilegiato sui concetti di dialogo (o scontro) tra civiltà, di
grande rilevanza internazionale oggi, ma sottovalutati nella questione
balcanica dieci anni addietro”.
“I think that using the puzzle as a sign of contunuity in our documentary is a
way to say something important about the difficulties we find in understanding the past and the present of Bosnia Erzegovina and also about the complicated process of reconstruction this nation is going through. The purpose of
the documentary is to show these problems in a dialectic way, in spite of the
obstacles we found speaking with people about their own past.
Finally, the situation of Bosnia is an interesting way to reflect about the
dialogue (or clash) among civilizations, very popular today, but undervalued during the Balcan conflict”.
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Italia/Italy, 2006, Minidv, 52’, colore, stereo.
Versione originale/Original Version italiano/Italian
Sottotitoli/Subtitles inglese/English
Soggetto/Screenplay Chiara Brambilla, Paola Tursi, Nicola Lombardelli.
Regia/Director Chiara Brambilla
Aiuto regia/Assitant director Nicola Lombardelli
Fotografia/Photography Chiara Brambilla, Nicola Lombardelli
Suono di presa diretta/Sound Lorenzo dal Ri
Montaggio /Editing Chiara Brambilla, Paola Tursi, Tommaso Gallone
Musiche orginali/Music Davide Santi
Live performance Filippo Monico e i bambini della casa di plastica
Organizzazione/Production Paola Tursi
Audio mix Stefano Moraca, Davide Fronterrè, Jingle Master
Consulenza musicale/Music consultant Filippo Monico,
Lorenzo Magnaghi
Sinossi/Synopsis
La Casa di Plastica è un edificio costruito negli anni Settanta in Via Catania 126 a Sesto S. Giovanni, nell’ambito di una sperimentazione di edilizia popolare con l’impiego di materie plastiche. Gli appartamenti, un
primo tempo assegnati regolarmente, vengono in seguito abbandonati
dagli abitanti per motivi legati alle difficili condizioni di vita interne. Rimasta vuota per diversi anni, la costruzione viene più volte occupata abusivamente con il risultato di consolidare nel quartiere una fama negativa.
Dall’aprile 2004 la Casa è nuovamente oggetto di un’occupazione ad
opera di una comunità di ecuadoriani e peruviani e nello stesso periodo
la Giunta Comunale di Sesto ha approvato un progetto di demolizione dell’edificio. Oggi, all’interno del quartiere, si inizia a parlare di una
sua riqualificazione attraverso un piano di auto recupero condotto dagli
stessi abitanti. Il documentario vuole riportare alla luce una complessa
realtà locale, parzialmente rimossa dalla memoria collettiva, focalizzando contemporaneamente sui valori dell’attuale occupazione. L’intento è
pag. 33
quello di fornire un’interpretazione articolata della questione a partire
dalle voci di chi è a diverso titolo coinvolto negli avvenimenti. La storia
della Casa di Plastica sarà ripercorsa dal momento della sua costruzione
fino ad oggi, mettendo in evidenza le evoluzioni dei modi dell’abitare
degli ultimi 30 anni e del correlato sviluppo dell’immaginario legato alla
casa. Pur essendo un caso limite, la Casa di Plastica può aiutare nella sua
esemplarità a chiarire alcune questioni fondamentali dell’organizzazione
sociale e urbanistica delle periferie metropolitane. L’obiettivo primario
del film è rendere la Casa protagonista della sua storia e attraverso di
essa comprendere meglio la situazione attuale. La scelta della colonna
sonora si basa sull’idea sperimentale di “far suonare” la Casa di Plastica.
Infatti, la composizione musicale di Davide Santi si avvale esclusivamente
dei suoni catturati in occasione della performance live alla Casa, eseguita dal percussionista Filippo Monico, figura cardine dell’improvvisazione
jazzistica e radicale a Milano.
l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Si avvicina al cinema come
autodidatta, interessandosi in particolar modo all’aspetto produttivo.
Partecipa al progetto sulle attività estive della Cascina Monluè commissionato da ARCI Milano. Collabora a Untitled#, un telefilm progetto di
laureandi presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera a Milano.
Nicola Lombardelli Milano, 1982. Si laurea nel 2005 presso l’Università
degli Studi di Ferrara in Tecnologia Della Comunicazione Audiovisiva e
Multimediale. Nel 2003 svolge uno stage come montatore presso il Alessandro Barboncini D.I., uno studio di produzione di Bologna, e si avvicina
al mondo del documentario attraverso l’associazione Doc/it. Il documentario rientra anche nel percorso che affronta in tesi di laurea. Partecipa a diversi workshop fra cui Documentary in Europe e Stati Generali del
Documentario e a seminari organizzati dall’Università con diversi registi
fra i quali Ansano Giannarelli e Guido Chiesa. Dopo la laurea svolge dei
lavori su commissione, fra cui un servizio sulle attività estive della Cascina
Monluè commissionato da ARCI Milano nel 2005.
The ‘Casa Plastica’, the Plastic House was built in the seventies in Sesto
San Giovanni, a town nearby Milan. The block was built as a council estate made up of plastic flats. This meant affordable and easily built dwellings. But the experiment of the Casa Plastica proved to be a failure as
council tenants moved in and soon moved out of these unconventional
homes leaving the place in a state of abandonment. Squatters eventually
moved in and gave a new life to the place. The documentary gives us a
chance to reflect on how appropriate it is to experiment with architecture
when building council flats.
Biofilmografia / Biofilmography
Chiara Brambilla Milano, 1982. Laureata nel 2004 presso l’Università degli Studi di Milano in Scienze dei Beni Culturali con indirizzo Cinema e
Teatro, è attualmente iscritta al primo anno della laurea specialistica in
Antropologia Culturale alla facoltà di Lettere e Filosofia di Bologna. Ha
conseguito nel 2004 il diploma di montaggio in Final Cut presso IED
Milano e ha partecipato a diversi workshop, tra cui il workshop di Antropologia Visuale organizzato dal CSE e stages, fra cui Festival Filmmaker
di Milano 2004. Ha realizzato, curando la regia e il montaggio, un documentario Marocco. Tra finzione e realtà, 2003 e un videoclip aziendale
Fantini Cosmi, 2002 e sta montando un reportage di viaggio girato in
India. Nel 2005 ha collaborato ad un servizio sulle attività estive della
Cascina Monluè commissionato da ARCI Milano.
Paola Tursi Taranto, 1982. Si laurea nel 2005 in Marketing, Comunicazione Aziendale e Mercati Internazionali della facoltà di Economia presso
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Zenigma
Regia di Antonello Longo
Italia/Italy, 2005, 55’, Documentario/Documentary, Colore.
Versione originale/Original Version italiano/Italian
Sottotitoli/Subtitles Inglese/English
Soggetto e sceneggiatura/Story Antonello Longo
Regia/Director Antonello Longo
Montaggio/Editing Tommaso Gaudiano
Direttore della Fotografia/Director of Photography Pietro Crivelli
Operatore di ripresa/Images Antonino Gioffrè
Suono/Sound Grazia Ragone
Sound Mixed Enzo Cimino
Musiche/Music Giancarlo Parisi & Addamanera
Corporate image Giovanna Calabretta
The documentary investigates the planning and birth of a borough of Palermo (Sicily) called Z.E.N. 2. In the Seventies the borough was carefully
planned by a number of renoun architects of the Studio Associato Gregoretti with the aim of giving a new life and regenerate this area of Palermo. Paradoxically the borough has then become a wasteland, a place
known as “the Italian Bronx”. The film shows how people live their daily life
and why the hope for regeneration has become a reality of degradation.
Biofilmografia/Biofilmography
Nato 35 anni fa a Messina, Antonello Longo inizia a recitare a 18 anni con
la Compagnia Universitaria e con Massimo Piparo, con la Ceis di Maurizio
Marchetti e Donato Castellaneta. Prosegue con Nutrimenti Terrestri di Ninni
Bruschetta e Francesco Calogero e ancora con la Compagnia del Teatro Libero di Messina, per poi passare alla regia di video e di cortometraggi. Regista del documentario Zenigma - Vincitore del premio Sud-Est Sicilia e del
cortometraggio Solitudamor, finalista al Taormina Film Festival.
Sinossi/Synopsis
Zenigma è un viaggio alla scoperta del quartiere Z.E.N. di Palermo. Il documentario inchiesta indaga intorno alle contraddizioni di una realtà problematica ancora oggi irrisolta.
L’opera riporta con sarcasmo la realtà del quartiere, nato dalla violenta
politica urbanistica attuata durante gli anni sessanta e settanta del Novecento. Oggi il quartiere continua ad essere luogo di emarginazione e di
degrado sociale, un luogo dimenticato dalle Istituzioni e dallo Stato. Le
voci del quartiere e le testimonianze di giovani adolescenti esprimono con
voce corale un disagio per una vita che li contrappone, loro malgrado, al
resto della società italiana contemporanea. Ognuna di queste persone è
chiamata a sopravvivere in una realtà e in un territorio ostile e in condizioni
igieniche e ambientali inadeguate quali la mancanza di una rete fognaria,
di un arredo urbano, di spazi verdi e di infrastrutture. Assente anche dalle
mappe urbanistiche del Comune di Palermo, lo Z.E.N. è oggi un non luogo
dove gli abitanti tentano di crearsi degli spazi vivibili.
Le interviste ai personaggi politici e agli operatori sociali confermano il
disagio e la mancanza di soluzioni che permettano di uscire da una situazione di emarginazione che regna da più di venti anni.
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Il Trentasette
Memorie di una città ferita
di Roberto Greco
Italia/Italy, 2005, 56’, colore, stereo, miniDV, Documentario/Documentary
Versione originale/Original Version italiano/Italian
Regia/Director Roberto Greco
Direttore della fotografia/Photography Antonio Veracini
Montaggio/Editing Diego Gavioli
Musiche orginali/Original soundtrack Lucilla Galeazzi, Andrea Belli, Chris
Tennis
Consulente alla regia/Director consultant Claudio Lanteri
Operatori/Images Mario Piredda, Cesare Masetti
Trucco/Make up Bianca Gualandi
Con la partecipazione di/With Piera Degli Esposti Andrea Sasselli
Organizzatore generale/Planning Luca De Donatis
Produttore esecutivo/Executive production Silvia Ronconi
Prodotto da/Production magico.alverman e video/magazine
Ufficio stampa/Press office Sandra Monetti
Consulenza storica/Historical consultant Claudio Nunziata,
magistrato presso la Procura di Bologna; Paolo Bolognesi,
presidente dell’ Associazione tra i familiari delle vittime della strage
del 2 agosto 1980; Cinzia Venturoli direttrice del Ce.do.st.; Elio Nichelini,
funzionario della Protezione Civile del Comune di Bologna
Documentario realizzato con il patrocinio di Associazione dei familiari
delle vittime della strage del 2 agosto 1980 Ce.do.st ;
Centro documentazione storica sullo stragismo; Comune di Bologna
Con il patrocinio e la collaborazione di Comune di Terni.
giocare a carte e sul loro dialogo si forma il ricordo di Piera Degli Esposti,
che parla della sua stazione, delle sue emozioni, delle sue attese. Inizia
così il viaggio attraverso i ricordi di sessanta uomini e donne. Un viaggio
che inizia quella mattina, verso le sei, quando la città ha cominciato a svegliarsi, con il torpore del primo caldo sabato d’agosto addosso. E poi la
bomba. Vite spezzate, distrutte, cambiate, salvate. Attraverso il racconto
di chi è stato protagonista involontario della macchina di solidarietà che
Bologna ha saputo creare quel giorno, riviviamo quei momenti: davanti alla
stazione, negli ospedali, nelle lunghe file per poter donare il sangue, negli
uffici di assistenza creati ad hoc dal Comune, sull’autobus che trasportava i
cadaveri verso i siti di medicina legale.
Come in un coro greco, i protagonisti di quel giorno, porgono la loro
storia ed è il ricordo che emerge dal coro, dando così forza allo spirito che
quel giorno li ha guidati.
Anche la canzone dei titoli di coda memorie di una città ferita, cantata da
Lucilla Galeazzi, si unisce al coro dei ricordi e, in una selva di parole, canta
ciò che, da quel giorno, non è più.
Four men are sitting at a table playing cards. A fifth man is watching, sitting
next to them. As the game is livening up, one of them starts the so called
memory carousel. Twenty five years have passed since the bomb explosion
at Bologna railway station. The men speak the local dialect and keep playing. They recall the memory of Piera Degli Esposti: she’s talking about the
railway station, her emotions, her expectations...So the trip begins, through
the memories of sixty men and women. A trip that begins on that morning, around six, when the town is waking up, in the torpor of a hot Italian
Saturday, the first Saturday of August. And then the bomb. Human lives are
broken, destroyed, changed.... saved. We re-live those moments, through
the narration of the ones who were involuntary participants in a solidarity
machine set in motion in Bologna on that day: in front of the railway station, in the hospitals, in the long queues where people are waiting to give
blood, in the special support offices set up by the Town Council, on the
buses that are carrying dead bodies to the legal medicine centers. Just as
in a Greek choir, the people touched by the events of that day are acting
their stories and offering their memories, animating the spirit that was leading them through that day.
Sinossi/Synopsis
Quattro uomini sono attorno ad un tavolino. Stanno giocando a carte. Un
quinto uomo li sta osservando, seduto vicino a loro. Mentre la partita a
carte comincia a movimentarsi, uno di loro inizia quella che sarà la giostra
della memoria, ricordando che sono passati venticinque anni dalla bomba alla stazione di Bologna. Parlano in dialetto bolognese, continuando a
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Commento dell’autore
Molto spesso si è pensato a dove fosse ognuno di noi, quel 2 agosto del
1980, o a come avesse avuto la notizia della bomba. Ma molte persone si
sono trovate là, per adempiere al faticoso ed impegnativo ruolo di soccor-
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ritori. Bologna ha dimostrato in questo il suo grande senso civico, il suo
profondo senso di solidarietà. Ho voluto costruire un racconto documentario attraverso la voce di chi, quel 2 agosto del 1980, era là, con la pala
in mano, a scavare con le mani, al volante dell’autobus che trasportava
cadaveri o nella continua attesa dei feriti, sempre più gravi, all’ingresso del
pronto soccorso, con addosso la polvere, il sangue della tragedia e il silenzio attonito di una città ferita. Il racconto parte dalle prime ore del mattino,
quando la città si è svegliata, quando era solo l’inizio di un caldo sabato
d’agosto e si sviluppa per un arco di tempo di poco più di ventiquattro
ore, muovendosi attraverso la città ferita. È attraverso queste storie che ho
voluto raccontare quella giornata, oggi, venticinque anni dopo, attraverso
un filo conduttore che racconta, senza scandalismi tanto meno pietismi,
ponendo sopra ad ogni cosa, l’emozione e le storie degli uomini. Questo
film vuole essere un viaggio attraverso i ricordi di sessanta uomini e donne
che hanno deciso di donare alla città e alla memoria collettiva e sociale
della strage del 2 agosto 1980, il loro racconto.
Sezione
Mediateca Regionale Toscana
L’uomo planetario, l’utopia di Ernesto Balducci
Federico Bondi
Firenze Europa Express
Massimo Tarducci
Dopo la guerra
Francesca Comencini
La sottile linea brasiliana
Marilia Cioni
Biofilmografia/Biofilmography
Nasce nel 1958 a Bologna. Dopo una serie di studi tecnici si occupa, fino
al 1997, di eventi musicali live, in Europa e in Italia. Dal 1997 si interessa di
produzioni cine-televisive, prima come fonico di presa diretta e, successivamente come fotografo, montatore, autore e regista. Ha lavorato per diversi
lungometraggi e cortometraggi di fiction, girati sia in pellicola sia in digitale,
e documentari. Ha una propria piccola casa di produzione magico.alverman
e come autore e regista ha firmato alcuni spot, documentazioni audiovisive
per gli Enti Locali, documentari. Il trentasette, memorie di una città ferita, suo
ultimo lavoro è stato selezionato alla 46° ed. del Festival dei Popoli.
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La Mediateca Regionale Toscana è lieta di partecipare alla realizzazione
del Festival Engagé Documentary in quanto uno degli scopi che si è dato
la Fondazione è proprio quello della diffusione della cultura dell’impegno
civile attraverso il mezzo delle produzioni audiovisive. Infatti sempre più
importante è stata in questi ultimi anni l’attività di Mediateca tesa a sottolineare il ruolo svolto da soggetti pubblici e privati in difesa dei diritti civili
e politici, non solo nel nostro paese ma anche nel resto dell’Europa. A tale
proposito, val la pena ricordare alcuni documentari, quali Dopo la guerra di
Francesca Comencini, che analizza le conseguenze del conflitto in Bosnia
nelle vite dei bambini; L’uomo planetario - L’utopia di Ernesto Balducci, di
Federico Bondi, che svolge una riflessione sulla pace, attraverso il percorso umano ed intellettuale di Ernesto Balducci (1922-1992), padre scolopio
anticonformista profondamente legato alla storia del Novecento; Firenze
Europa Express di Massimo Tarducci, che intende delineare le comuni radici culturali dell’Europa del vicino Oriente e che pone particolare attenzione
all’aspetto religioso della questione Europa - Islam.
Non poteva dunque mancare la presenza di Mediateca ad un evento
come quello organizzato dall’Associazione Lilithwork, e che costituisce la
prima edizione del Festival del Documentario Civile in una città come Cortona, in cui il senso della civitas è connaturato alla sua storia municipale.
L’uomo planetario
L’Utopia di Ernesto Balducci
di Federico Bondi
Italia/Italy, 2005, betacam, 80’, col. - b/n , stereo,
Documentario/Documentary.
Versione originale/Original Version italiano/Italian
Soggetto e sceneggiatura/Story and screenplay
Federico Bondi e Luciano Martini
Regia/Director Federico Bondi
Fotografia/Photography Federico Bondi
Montaggio/Editing Federico Bondi
Produzione/Production Mediateca Regionale Toscana
in coproduzione con Luciano e Teresa Martini.
Ugo Di Tullio
Presidente Mediateca Regionale – Toscana Film Commission
Sinossi/Synopsis
Questo documentario non è una ricostruzione biografica né una commemorazione nostalgica.
Esso è piuttosto la viva testimonianza di un pensiero e di un’azione che
si espressero nelle forme molteplici della predicazione ecclesiale, della parola laica e dell’intervento militante.
L’opera raccoglie la lezione di un prete scomodo e sovversivo, straordinaria figura di riferimento per credenti e non, e vuol essere una provocazione volta a proporre l’idea di “Uomo planetario”.
“Una profezia laica” che afferma un nuovo umanesimo, luogo di incontro
fra le culture e le religioni oltre le loro storiche contrapposizioni.
Il documentario è la summa di registrazioni radiofoniche e registrazioni
video oltre che di interviste inedite, contestualizzate con i mutamenti sociali, ecclesiali, politici.
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This documentary is a vivid recollection of the life and work of an extraordinary priest, Ernesto Balducci. Balducci has become a reference figure for
believers and non-believers. He affirmed a new humanism and meeting
place among cultures and religions, the utopia of a “Planetary Man”.
This documentary is made up by radio and video recordings and unedited interviews.
Commento dell’autore
La guerra vista dalla TV (Beta, 15’,1996); Fiesole (Beta, 29’, 1997); Guerre
e Assoldati (Beta, 14’, 1997); Breitfeld, 1437 (Beta, 10’, 1997); Una grande
famiglia (Beta, 29’, 1998); Soste USA (DV, 38’, 2001); Soste JAPAN (DV, 56’,
2002); Green Hong Kong (Digibeta, 13’, 2003); La ruta del cafè. Repubblica
Dominicana 2004 (DV, 56’, 2004); Le piantagioni di caffè di Santo Domingo
(DV, 16’, 2004); Il cacao della Mata Atlantica. Brasile 2005 (DV, 20’, 2005)
L’uomo planetario. L’utopia di Ernesto Balducci (Digibeta, 2005, 80’); Art
Films: Pietro Annigoni (Beta, 7’, 1998); Quinto Martini (Beta-S8, 34’, 1999);
Ora d’aria (DV, 13’, 1998); Il rumore dei cipressi (35mm, 17’, 1999).
Il film comprende alcuni interventi emblematici di La Pira, Don Milani e
padre Turoldo: suoi compagni di fede e di lotta. Tuttavia, per il resto, è la
voce stessa di Balducci a far da guida al documentario, non un voice over
oggettivo.
Scelta, questa, dettata dalla volontà di far parlare soltanto lui, recuperando una mole impressionante di interventi di vario genere, molti dei quali
inediti: omelie, registrazioni private, radiofoniche, interviste televisive, dibattiti, conferenze pubbliche e così via. E’ stato un lavoro di ricerca lungo e
complesso, ma appassionante, come il processo di selezione che ha guidato la logica narrativa del film. Processo risultato poi, durante la lavorazione,
più spontaneo di quanto immaginassi all’inizio. E lo si deve a Balducci, alla
sua coerenza.
Dalle sue origini amiatine fino alla fine, dagli anni Venti fino alla presa di
posizione contro la I Guerra del Golfo, la sua esistenza è, appunto, un “cerchio che si chiude”, per citare il titolo del suo libro autobiografico a cura di
Luciano Martini, coproduttore e coautore del film.
Biofilmografia/Biofilmography
Federico Bondi è nato a Firenze nel 1975. Si è laureato in Lettere presso
l’Università di Firenze.
E’ stato aiuto regista, anche di fiction televisive e cinematografiche,
lavorando per diverse case di produzione.
Dal 1996, è autore e regista di cortometraggi e documentari, oltre che di
spot e videoclip.
Born in Florence in 1975, Federico Bondi graduated in Modern Literature
from Florence University.
He has been assistant director for fiction films for television and cinema
working with various production companies.
Since 1996 he has created and directed short-Length films and documentaries in addition to ads and videoclips.
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Firenze Europa Express.
L’Europa d’Oriente,
l’Oriente d’Europa
A journey through cultural and religious integration.
Using the train as a means of transport, the documentary is the potrait of
a journey through Europe: from Florence to Istanbul, going through Venice,
Zagabria, Bosanski Brod and Sofia. We witness the recent wounds of the
Balcan wars. A particular attention is given to the religious situation and to
the relation between Europe and Islam.
di Massimo Tarducci
Biofilmografia/Biofilmography
Italia/Italy, betacam, 42’, col., stereo, Documentario/Documentary
Versione originale/Original Version italiano/Italian
Soggetto/Story Massimo Tarducci
Interviste e sceneggiatura/Screenpaly Massimo Tarducci
Regia/Director Massimo Tarducci
Montaggio/Editing Alessio Lavacchi
Musiche orginali/Original soundtrack Leonardo De Lisi
Produzione/Production Consiglio Regionale della Toscana e Mediateca
Regionale Toscana
Voce narrante/Voice over Massimo Tarducci
Speakers Emiliano Madiai, Elisabetta Vagaggini
Sinossi/Synopsis
Un percorso per immagini di integrazione culturale e religiosa.
Il treno come strumento ed elemento conduttore, delinea le comuni radici culturali dell’Europa e del vicino Oriente. Le immagini di un viaggio
in treno dalla Città di Firenze, a Venezia, a Zagabria (Croazia), a Bosanski
Brod (Bosnia), a Sofia e a Istanbul. La raccolta di testimonianze, di colori
e di espressioni delle differenti culture sono il segno del legame esistente
tra Firenze, Toscana, Italia, Europa e la Turchia, futuro membro dell’Unione
Europea. Tra Firenze ed Istanbul uno sguardo alle recenti ferite dei Balcani.
L’attenzione particolare è rivolta al fatto religioso, incentrato sulla questione Europa - Islam: la fede, il lavoro, lo studio, il divertimento, vissuti nella
voglia di pace, con l’intento di vivere l’unità dei popoli nella diversità.
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L’esperienza teatrale di Massimo Tarducci, allievo della bottega di Vittorio
Gassman, è ricca di collaborazioni in Italia e nel mondo. Tra i numerosi
spettacoli vogliamo ricordare i più rilevanti quali: Il Convitato di Pietra e
Balli di Sfessania di Savelli; Il Divorzio di Alfieri. Ha poi collaborato con
Zareschi, Maria Guerrini, Foschi, Foà. Dal 1987 lavorato con l’ Accademia
Chigiana portando in scena Gli Intermedi della Pellegrina con Cecchi; Thamos Re d’Egitto e Edipo a Colono. Nel circuito del Teatro Comunale di
Firenze ricordiamo Lulu, per la regia di Squarzina e l’Orfeo e Fierrabras di
Ronconi nel ruolo di Olivier.
L’esperienza cinevideo raccoglie una fitta presenza di titoli tra i quali Il
Commissario Nuti di Cei; Un giorno come un altro di Giribaldi; L’Occasione
di Questa; Il Principe Igor di Pasquini; Metronotte di Calogero; Occhio di
Bue e Chi è di Scena in collaborazione con l’Ente Teatrale Italiano; Wagon
Art con M.Giorgetti, che vince premio Grinzane Cavour per la Televisione;
Empoli 1921 di Marzocchini che merita il Primo Premio Festival di Annecy; è il personaggio di Lido in Fiorile dei Taviani; Maledetto il giorno che ti
ho incontrato di Verdone; Gangsters di Guglielmi; Quinto Orazio di Ferlito;
impersona il personaggio di Martinelli Modì dei Taviani.
Ha ancora partecipato alla stesura della commedia Simpatia con
Eduardo De Filippo.
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Dopo la guerra
di Francesca Comencini
Italia/Italy ,2004, betacam, 51’, col., Documentario/Documentary
Versione originale/Original Version
italiano e bosniaco/Italian and Bosniac
Sottotitoli/Subtitles italiano/Italian
Biografia e filmografia/Biography and filmografhy
Francesca Comencini è nata a Roma, dove vive, con i suoi tre figli dopo
aver vissuto molti anni a Parigi. Ha girato numerosi film documentari, fra i
quali: Elsa Morante, ritratto di una scrittrice; Shakespeare a Parremo; Carlo
Giuliani, ragazzo e i film di fiction Le parole di mio padre e Mi piace lavorare. Desidera girare un film di fiction sul tema del denaro ma incontra molte
difficoltà. Nel frattempo ha girato, per la Regione Toscana, il film documentario Dopo la guerra.
Regia/Director Francesca Comencini
Fotografia/Photography Valerio Azzali
Montaggio/Editing Linda Taylor
Montaggio del suono/Soud editor Riccardo Spagnol
Suono/sound Gianluca Costamagna
Produzione/Production Philippe Dugay per la Full Moon Films
Direttore Di Produzione/Production Manager Francesco Tato’
Assistente Di Produzione/Production assitant Carlo Toscan Du Plantier
Sinossi/Synopsis
Il film racconta in maniera impressionistica le giornate di alcuni bambini,
in Bosnia, dieci anni dopo una terribile guerra fratricida. Racconta come si
svolge la loro vita in una commistione di voglia di vivere, di impegno, di
incubi e di assenze. Assenza di casa ( in Bosnia sono ancora numerosissimi
ed affollati i campi profughi ), assenza di genitori, di fratelli, di figure di riferimento, perchè quando i genitori non sono morti, sono comunque lontani,
con il pensiero. La guerra, se non uccide, se non toglie casa, se non scaccia
dalla propria terra, lascia comunque tracce irreversibili negli animi di coloro
che l’hanno vissuta.
Questo film traccia, come in una serie di schizzi di viaggio, senza interviste,
senza dichiarazioni né commenti, le tracce ed i resti che, come un fiume che
si ritira, la guerra lascia dietro di sé nelle vite dei più piccoli.
The film portrays the life of some Bosnian children ten years after a terrible
civil war. It is an account of their daily life pointing to the consequences of
war which brings the destuction of homes, families and relationships. Even
when the the war does not kill it leaves behind a mark in the soul of those
who have lived through it.
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La sottile linea brasiliana
di Marilia Cioni
Italia/Italy, 75 minuti, stereo, Documentario/Documentary.
Versione originale/Original Version portoghese italiano/Brazilian
Portuguese, Italian
Sottotitoli/Subtitles italiano/Italian
Regia/Director Marilia Cioni
Fotografia/Photography Fabrizio La Palombara, Maurizio D’Atri
Immagini/Images Francesco Meiosi, Alessandro Bianco,
Leonardo Edde, Nico
Montaggio/Editing Giusi Santoro
Musiche/Music Andrea Dal Pian
Suono/Sound Gianluca Scarlata
Grafica/Graphic Marco Maciariello
Produzione esecutiva/Executive production
Adriana Migliucci, Marina Pessantra, Renato Marreco,
Ricerche/Researches Marilia Cioni
Coproduzione, patrocinio e contritributo/In production with
Mediateca Regionale Toscana e cooperativa Digital Desk di Roma,
patrocinio e il contributo del Ministero degli Affari Esteri,
della Regione Emilia Romagna,
l’Istituto italiano di Cultura di San Paolo,
delle province di Modena, Reggio Emilia, Pisa, Bologna e Parma,
dei comuni di Piacenza, Pisa, Pistoia, Bologna e Modena.
Sinossi/Synopsis
Il Brasile ha dichiarato guerra a Germania e Italia nel 1942, ma solo nel
luglio 1944 invia in Italia una spedizione di 25.000 soldati: inizialmente
come forza ausiliaria all’esercito americano, in seguito per prendere parte attiva ai combattimenti sulla Linea gotica.
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Impreparati al freddo e al territorio montano i brasiliani conquisteranno e
libereranno alcune località, tra cui Montese, considerata la Cassino dell’Appennino tosco-emiliano. Oltre a combattere, i brasiliani costruiranno
una rete di chilometri di filo di rame per le telecomunicazioni, tanto che
in alcuni paesi di quei monti gli anziani chiamano filo brasiliano il filo
telefonico, proprio perché la linea telefonica fu installata da quei soldati
venuti dalle lontane americhe.
Il filo brasiliano è basato sui ricordi degli anziani e ripercorre i luoghi e
le battaglie di quei giorni, sulla traccia delle storie dei protagonisti, di quei
brasiliani che in Italia trovarono moglie, ritrovarono le origini dei propri antenati, combatterono una guerra di liberazione fianco a fianco con i soldati
e i partigiani italiani.
In 1942 Brazil declared war to Germany and in 1944 sent 25,000 soldiers
to fight in Italy alongside the Americans. Not only did the Brazilians actively fight but they also built miles of copper wire for telecommunication
purposes, in the mountains between Tuscany and Emilia - Romagna. The
documentary looks at the contribution that Brazilian soldiers gave to the
war of liberation from Nazi-Fascism.
Contesto storico della vicenda
Alla firma dell’Armistizio tra il governo Badoglio e le forze anglo-americane, l’8 Settembre 1943, i tedeschi occupano l’Italia e si preparano
a contrastare l’avanzata angloamericana verso il Nord. Mentre al Sud si
fortifica la Linea Gustav, a Nord di Firenze il comando della Wehrmacht
inizia a edificare l’ultimo baluardo a difesa della valle del Po: la Linea
Gotica lungo gli oltre 300 Km che separano l’Adriatico dal Tirreno, da
Pesaro a Massa Carrara. Sui crinali appenninici, si costruiscono bunker e
fortini, trincee e fossati anticarro.
Un anno dopo l’armistizio, nel Settembre 1944 arrivano le truppe alleate: l’8a Armata inglese attacca in Romagna e travolge in più punti le difese
tedesche, mentre sull’Appennino tosco-emiliano la 5a Armata americana
supera Monte Altuzzo, i Passi del Giogo, della Futa e della Collina, scende
lungo la Porrettana, libera Granaglione, Castel di Casio, Porretta, Gaggio
Montano e Lizzano, ma si arresta a Vergato e Grizzana. La linea del fronte
si stabilizza sui Monti della Riva, Monte Belvedere, Monte Pero, Monte
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Caprara, Monte Sole e prosegue verso Monterumici e Livergnano nella valle del Setta: fallisce l’obiettivo di raggiungere Bologna e il Nord
Italia prima dell’inverno. L’Italia e l’Emilia-Romagna restano divisa in
due: valli, paesi e città diventano teatro di una logorante guerra di
posizione e di uno stillicidio di azioni militari, di resistenza partigiana,
di rappresaglie; di incursioni aeree che distruggeranno case, villaggi,
monumenti, ponti, strade, ferrovie, industrie.
È in questo scenario drammatico che la cultura contadina delle montagne verrà a contatto con culture provenienti dai più sperduti angoli
della terra. Fra le fila alleate, australiani, neozelandesi, indiani, nepalesi, gurka, sudafricani, rhodesiani, greci, palestinesi; nordamericani, canadesi, inglesi, scozzesi, irlandesi, francesi, polacchi e brasiliani. Nella
Wehrmacht, oltre a tedeschi e austriaci, croati, sloveni, rumeni, ucraini,
georgiani, russi, turkmeni, uomini delle steppe e del Caucaso.
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Engagé Award
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Retrospettiva
American Direct Cinema
Mostra, incontro e premiazione
di Robert Drew e Richard Leacock
From Two Men and a War
Robert Drew
Primary
Robert Drew
Adventures on the New Frontier
Robert Drew
Crisis: Behind a Presidential Commitment
Robert Drew
Faces of November
Robert Drew
A Happy Mother’s Day
Richard Leacock
A Musical Adventure in Siberia
Richard Leacock e Valérie Lalonde
Direct Cinema, l’arte del documentario
Federico Siniscalco, Fabrizio Varesco
Retrospettiva in collaborazione con / Retrospective in collaboration with
Direct Film, Drew Associates,
Richard Leacock,
DavID - Digital audio visual Intercultural Documentation,
Università degli Studi di Siena - Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo,
Ambasciata degli Stati Uniti d’America
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Il “Direct Cinema” statunitense
di Federico Siniscalco
Docente di Culture Nord Americane presso la Facoltà di Lettere e Filosofia
in Arezzo dell’Università di Siena.
Di solito per raccontare le origini del Direct Cinema statunitense si parte
da una serie di innovazioni tecnologiche che hanno avuto luogo alla fine
degli anni ’50 e all’inizio degli anni ’60: una maggiore compattezza delle
cineprese, pellicole più sensibili, registratori audio più piccoli e leggeri e
la sincronizzazione del suono con le immagini. Indubbiamente tutte queste
novità aumentarono sensibilmente la libertà di chi filmava, permettendo di
riprendere a spalla, senza ingombranti treppiedi, in condizioni di luce ridotta, e con la possibilità di registrare il suono in presa diretta, senza doverlo
ricostruire in studio. Tuttavia la spinta innovativa del gruppo di filmmaker,
che nei primi anni ‘60 costituirono la Drew Associates, maturava da motivazioni che andavano ben al di là della sola evoluzione tecnologica.
Richard Leacock, D. A. Pennebaker, Albert Maysles e Robert Drew effettuarono un’operazione di rottura netta verso il modo in cui fino ad allora
era stato concepito il cinema documentario. Sin dagli anni ’30, infatti, questo genere cinematografico aveva assunto caratteristiche che in un modo
o nell’altro sfruttavano al massimo la capacità di persuasione del cinema:
per almeno tre decenni il documentario si era imposto di spiegare, convincere, denunciare dei problemi e indicare delle soluzioni. Sia le democrazie
occidentali che le dittature lo utilizzarono per fini di propaganda: Leni Riefenstahl (Il trionfo della volontà) lo usò per glorificare il nazional-socialismo;
Pare Lorentz (The River, Il fiume) per difendere la politica del New Deal di
Franklin Delano Roosevelt; Frank Capra (Perché combattiamo) per spiegare
i motivi dell’entrata in guerra degli Stati Uniti. La voce fuori campo di un
narratore, poi identificata nei paesi anglosassoni come “the voice of God”
(“la voce di Dio”) per la sua autorevolezza, dava un senso alle immagini e
indicava al pubblico, senza possibilità di dubbio, quello che c’era da capire.
Anche le interviste venivano utilizzate in questo modo e sullo schermo cominciarono ad apparire tante “teste parlanti” che avvaloravano un punto di
vista preso in partenza. Si trattava, insomma, di quella che Drew definì “la
logica delle parole”; logica che aveva assunto una tale predominanza nel
contesto del documentario da rendere quasi superflue le immagini. A questo proposito il documentarista americano effettuò una semplice prova:
visionò un tipico documentario del periodo sopprimendo l’audio, e notò
che si perdeva completamente il senso del film. Poi fece l’opposto, ascoltò
l’audio senza le immagini, e il discorso risultava perfettamente intelligibile.
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Ebbe in questo modo una conferma di quello che aveva intuito: secondo
questo schema le immagini venivano usate come semplice accompagnamento di un discorso verbale; il documentario altro non era che una conferenza corredata da illustrazioni. Da questa constatazione nacque in Drew
la determinazione di far parlare le immagini da sole, senza voce narrante e
senza interviste. Il passo successivo fu quello di riunire attorno a sé alcuni
cineasti con intenti simili, e di mettere a frutto, perfezionandole, tutte quelle innovazioni tecnologiche che in quel periodo andavano affermandosi.
Per gli autori della Drew Associates il documentario doveva diventare un
modo per raccontare la realtà così com’è, in modo da dare allo spettatore
l’impressione di essere presente nel bel mezzo degli eventi presentati. Naturalmente tutto questo doveva avvenire senza messa in scena, senza attori
e senza recitazione. Il documentarista avrebbe dovuto astenersi in modo
categorico dall’intervenire su quanto stava filmando, ad esempio chiedendo ai propri soggetti di ripetere un’azione o di pronunciare una particolare battuta. Sicuramente la presenza di una cinepresa in una determinata
realtà avrebbe inevitabilmente influenzato gli eventi, ma ciò sarebbe stato
inconseguente in determinati contesti, dove i soggetti ripresi erano totalmente assorbiti dalla situazione o dalle proprie azioni. È quanto avviene
con Primary, il primo film girato dal gruppo secondo questi criteri: Hubert
Humphrey e John F. Kennedy sono così assorti protagonisti della sfida elettorale che a stento si accorgono di venire ripresi. In ogni caso, l’intento non
era quello della candid camera: non si voleva rubare immagini o riprendere
all’insaputa dei soggetti. L’obiettivo era di affiancare degli individui in momenti di particolare importanza, così che un pubblico più vasto potesse osservarli da vicino e accrescere, in qualche modo, la propria conoscenza del
genere umano. Era un progetto ambizioso, che si è perfezionato negli anni,
e che continua ancora oggi, coadiuvato com’è dall’introduzione del video
digitale, che ha reso ancora più agibile la determinazione di riprendere la
realtà in modo discreto e poco invasivo.
Dopo qualche anno, e dopo vari film prodotti assieme, il gruppo formato
da Drew si sciolse e i vari cineasti proseguirono per la propria strada, senza
però abbandonare i canoni del Direct Cinema. D. A. Pennebaker, assieme a
Rickey Leacock, avrebbe girato un film sul primo tour inglese di Bob Dylan
(Dont Look Back) e poi si sarebbe dedicato ai documentari sulla musica rock,
dando avvio al cosiddetto genere del “rockumentary”; Albert Maysles si sarebbe unito al fratello David, e assieme avrebbero percorso i più svariati àmbiti del cinema documentario: da quello musicale (Gimme Shelter) a quello
biografico, che raffigura le vite di personaggi noti e meno noti (Salesman);
Rickey Leacock, che esordì nel ’48 come cameraman di Robert Flaherty per
il film Louisiana Story, avrebbe applicato la tecnica del cinema diretto per
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raccontare, tra le altre, la storia di una donna che partorisce cinque gemelli e
vede la propria privacy violata dall’aggressività del pubblico e dei media (A
happy Mother’s Day); Bob Drew, più sensibile al mezzo televisivo, avrebbe
continuato a produrre numerosi documentari in stile Direct Cinema su varie
personalità del mondo della cultura, della politica e dell’arte.
Come poc’anzi accennato, tutti e quattro questi cineasti oggi hanno abbracciato il video digitale e continuano a produrre documentari con grande
successo di critica e di pubblico. Nel 2004 Bob Drew ha prodotto un film
autobiografico (From Two Men and a War), dove racconta dell’esperienza
vissuta sul fronte italiano durante la seconda guerra mondiale. Fu in quei
giorni che intuì l’importanza di raccontare con onestà la realtà così com’è.
Ad indicargli la strada fu Ernie Pyle, noto corrispondente di guerra statunitense, che descrisse ai propri lettori senza retorica e senza secondi fini la
realtà della seconda guerra mondiale. Si tratta di un’ambizione tutt’altro
che semplice, alla quale i registi del Direct Cinema hanno dedicato quasi
cinquant’anni della loro vita. Sicuramente si tratta di qualcosa in cui l’estetica non può prescindere dall’etica, alla quale anche il documentario civile
ed engagé dovrebbe sempre aspirare.
Disordinate innamorate riflessioni su Salesman
di Fabrizio Varesco
Il più importante film americano degli ultimi 40 anni è costato meno di 200
mila dollari.
Tutti gli argomenti presenti nel cinema americano, dal viaggio al sogno
americano, sono contenuti e spesso anticipati in questo prezioso capolavoro, girato in 16mm da due fratelli newyorkesi nel 1968.
Nei 91 minuti del film il sogno americano, esportato in tutto il mondo,
viene mostrato, raccontato, amato, accettato, odiato, rivoltato, centrifugato
ed espulso dal film e dalle nostre vite. Tutto questo con una semplicità e profondità che solo il documentario dei fratelli Maysles è stato in grado di fare.
“Salesman”, insieme ad altri documentari del Direct Cinema, ha rappresentato una vera e propria rivoluzione nel linguaggio cinematografico e,
insieme ai primi film dei Lumière, l’esempio più alto della trasposizione
della vita reale nel cinema.
L’universo di Salesman è l’universo infinito e instabile della vita umana che
trova nella trasposizione cinematografica l’equilibrio magico dell’opera d’arte.
Il protagonista di Salesman, Paul, è un venditore di Bibbie porta a porta.
La sua vita si confronta e scontra ogni giorno con il dramma di vivere personale e collettivo.
Paul vive una sorta di transizione liminale, in cui tutte le sicurezze della
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sua condizione sociale vengono meno e l’angoscia diventa giorno dopo
giorno paura del fallimento e come tutte le solitudini disperate anche la sua
viene vissuta nelle consuetudini e nelle abitudini che scandiscono il ritmo
del quotidiano. La famiglia, gli amici, i colleghi, le decine di sconosciuti a
cui deve vendere le Bibbie si trasformano in figure sfuocate e comparse inconsapevoli e incoscienti del suo dramma. L’uomo fortunato e di successo,
che vive nel suo piccolo grande mondo familiare, ripercorre il calvario di
Willie Loman, senza la catarsi del grande perdente di Arthur Miller. Improvvisamente tutto quello che succede sul palcoscenico viene scaraventato
nella vita reale e la cinepresa dei Maysles cattura questa realtà con una
grande capacità di cogliere i dettagli della ripetitività della vita quotidiana, trasformandoli non in spettacolo ma in sentimento di appartenenza e
partecipazione per gli spettatori. Per la prima volta nella storia del cinema
accade quello che a nessuna fiction era mai riuscito con tale intensità: la
capacità di raccontare lo straordinario nella vita di anonimi e, fino a quel
momento, banali personaggi della vita reale. Ma è soprattutto sull’utilizzo
del linguaggio cinematografico che il film dei Maysles opera una profonda
e innovativa cesura con il passato.
Il cinema è sempre un raccontare mostrando e questa è la base del linguaggio cinematografico.
Spesso fondare un film sull’atto del guardare vuol dire dare la precedenza alla percezione fotografica a scapito della forma. Nel caso di Salesman
ci troviamo di fronte ad una rigorosa riflessione sull’atto del guardare che
implica già in sé una precisa scelta estetica. Un esempio è la progettualità
produttiva dove la ricerca e l’analisi del soggetto filmico diventa la radice
primigenia del riprendere, che si evolve in tutte le fasi della produzione e
della post-produzione; con delle semplici e fedeli scelte di metodo basate
sul rispetto della verità di quello che viene ripreso e in funzione dei personaggi mai dell’estetica dell’inquadratura, i Maysles concepiscono il loro
modo di essere registi di cinema.
È con questa rigorosa scelta di non-invasione, ma bensì di adesione affettiva al soggetto che si sviluppa tutto il percorso artistico dei Maysles e
del Direct Cinema in generale.
Partendo da questo assunto i Maysles hanno la possibilità di sfruttare
un’inedita libertà creativa che li porta ad una apparentemente semplice
e comunque efficace elaborazione delle funzioni polisemantiche del linguaggio cinematografico. L’applicazione dei codici semantici caratteristici
del linguaggio cinematografico vengono di volta in volta a trovarsi in una
nuova funzione formale e in una nuova prospettiva significante, creando
spazi e tempi inediti della narrazione.
Un esempio interessante è l’utilizzo del montaggio parallelo. Il materiale
girato, che per i Maysles ha una funzione fondamentale e primaria nella
catena produttiva, viene elaborato in fase di montaggio come ricerca e
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rappresentazione dei sentimenti del protagonista evitando sempre i formalismi della narrazione sceneggiata che solitamente costringe il montaggio
al rispetto della plausibilità del racconto, con tutto l’apparato di raccordi,
transizioni, e altri meccanismi limitanti dell’espressività autonoma dell’immagine. Il montaggio parallelo segue dunque l’ondeggiare spazio-temporale dei sentimenti del protagonista in un percorso del pensiero e delle
emozioni che ci coinvolgono nel suo/nostro personale travaglio interiore.
La libertà espressiva dei Maysles si riflette in quella dello spettatore, in un
rimando continuo di sensazioni extra diegetiche, che dalla percezione retinica si diffondono oltre la dimensione della visione e raggiungono lo scopo
di mostrare la vita così com’è. Non ci sono set da allestire, attori da istruire,
sceneggiature da manipolare, ma solo storie che continuano nel tempo e
nello spazio e la bravura del regista è quella di essere lì e cogliere l’attimo
fuggente universale, che anche in un piccolo gesto fa intuire allo spettatore
la propria esperienza umana. In una scena di Salesman il protagonista sta
per entrare nella casa di un cliente e prima di varcare la soglia fa l’atto di
pulirsi le scarpe, il gesto è automatico e ripetuto mille volte, ma questa
volta sotto le scarpe non c’è nessun zerbino, ma la mdp di Albert Maysles
è lì pronta a cogliere quel gesto e a restituircelo con tutta la sua carica di
umanità; a quella inquadratura non servono parole: ci racconta un mondo
fatto di stanze d’albergo, di lunghe attese, di sogni e delusioni, di soliloqui
al volante lungo le strade del sogno americano.
“Spesso lasciavamo che la scena si sviluppasse da sola”, in questa affermazione dei Maysles c’è tutta la consapevolezza del loro fare cinema, e ci
ricorda quella ingenua ma sicuramente profetica dei Lumière “ Volevamo
soltanto riprodurre la vita“.
pag. 59
From Two Men and a War
di Robert Drew
Italia/Italy, 2004, 16 mm, 62’, Documentario/Documentary
Versione originale/Original Version Inglese/English
Sottotitoli/Subtitles italiano/Italian
I am 19, flying fighters against German Panzer Divisions in Italy (Cassino,
Rome, 1943-44). My father is also a pilot, delivering bombers to the war
fronts. From him I have learned a great deal about staying alive in the air.
Rooming with me is war correspondent Ernie Pyle, whose prose gives the
people back home a vivid sense of “what it is like to be there” in war. A
motion picture team is documenting the flying of my squadron – combat
footage that, combined with still pictures and the recollections of survivors
and myself, composes this film.
Commento dell’autore
Regia/Director Robert Drew
Fotografia/Photography Gianni Cigna, Marco Venditti, Anne Drew
Montaggio/Editing Mike Woodworth, Jon Nealon, Robert Drew
Produzione/Production Anne Drew per Drew Associates/Anne Drew
for Drew Associates
Produttore associato/Associate Producer Pamela Liebson
Combat Footage
Piloti dell’86° Gruppo di Bombardieri Volanti, Esercito Statunitense,
Archivi nazionali, La battaglia di San Pietro (di John Huston)
Pilots of the 86th Fighter Bomber Group, U.S. Army Signal Corps,
National Archives, Motion Picture Branch, John Huston,
“The Battle of San Pietro”
Voce di Ernie Pyle/Voice of Ernie Pyle Cliff Robertson
Musiche/Music
Puccini Arie eseguite da Orgonasova & Miriam Gauci,
per gentile concessione di NAXOS
Puccini Arias performed by Orgonasova & Miriam Gauci
courtesy of NAXOS
Sinossi/Synopsis
Ho 19 anni e sto volando su un velivolo da guerra in azione contro la divisione tedesca in Italia (Cassino, Roma, 1943-44). Anche mio padre è un pilota:
trasporta aerei da bombardamento al fronte. Da lui ho imparato a volare, e
a sopravvivere. Con me c’è Ernie Pyle, corrispondente di guerra: lui sa cosa
scrivere per far capire a chi è a casa “cosa significa essere là”, al fronte.
Una troupe cinematografica sta documentando le incursioni del mio
squadrone: le riprese sono abbinate a fotografie e a testimonianze mie e
di sopravvissuti.
pag. 60
Il 2005 celebra il sessantesimo anniversario della fine della Seconda Guerra
mondiale. Una percentuale sempre più bassa di quelli che combatterono sono
ancora vivi e ancora meno sono quelli che possono raccontare il loro punto di
vista personale su “cosa significa essere là”. Durante la Seconda Guerra Mondiale, io pilotavo un bombardiere e la storia che ho deciso di raccontarvi riferisce le mie esperienze di guerra; una volta tornato, ho sviluppato sempre di più
l’idea del racconto diretto per immagini in movimento. La mia urgenza era di
riuscire a mostrarvi, e dunque a farvi comprendere, cosa significava veramente
“essere là”. Così, se da una parte mi è bastato reperire gli ingenti materiali di
archivio e le numerose testimonianze di chi, come me, è sopravvissuto e in
grado di raccontare, dall’altra parte non avrei potuto fare niente se non avessi
superato la mia resistenza verso tecniche documentaristiche tradizionali – la
regia, la voce narrante, la musica, la ricostruzione – che per tanti anni avevo
rifiutato. Solo in questo modo, infatti potevo restituire, e con impatto destabilizzante, la violenza di quei momenti.
The year 2005 is the 60 th anniversary of the end of World War II. A diminishing
few of those who fought in that war are still alive and fewer still are in a position
to pass on a personal view of “what it was like to be there.” Now in their 80s or
90s, if any of the combatants are left burning with testimony they feel driven to
get in under the wire, the timing could be a little tight. In World War II, I was a
fighter bomber pilot and the story I have to tell relates my wartime experiences
to developments I later made in documentary filmmaking – developing candid
filming of real life, following characters in action throughout a breaking story,
giving the audience of sense of “what it was like to be there.” This candid
filmmaking ruled out many techniques that had served historical filmmakers so
well – directing scenes and characters, the use of massive narration, stills with
music, reenactments. As I tried to figure out how to tell my story without these
tools, the wire was growing closer. The world took a couple of turns. “Bob,
I’m 90 years old!,” were the first words I heard in fifty years from Salvatore
DiCuffa, an Italian whose refugee family risked everything to hide me from the
pag. 61
Germans after I parachuted into their midst.“Why yes, we have footage of your
squadron in combat,” was the word from the National Archives. So a film was
conceivable using candid footage of real combat flying and real Italian and
American characters. But only if I could learn to love filmmaking techniques I
had so long opposed in my own work – an opposition that began to fade as it
moved to pass under the wire.
Biofilmografia/Biofilmography
Robert Drew è nato a Toledo, nello stato dell’Ohio, nel 1924. Prima fotografo di LIFE, Drew passa poi ad Harvard, dove elabora l’idea di applicare
la diretta urgenza comunicativa delle immagini fisse a quelle in movimento.
Le immagini in movimento e il susseguente montaggio dovranno permettere alle storie di raccontarsi attraverso la diretta azione dei personaggi
mostrati. È l’idea fondante di quello che verrà chiamato Cinéma Verité.
Primary
Regia di Robert Drew
USA, 1960, 16 mm, 52’50’’, Documentary
Versione originale/Original Version italiano/Italian
Sottotitoli/Subtitles italiano/Italian
Blue Ribbon Award, American Film Festival
Outstanding Film, London Film Festival
Best Documentary, Flaherty Award.
Sinossi/Synopsis
Filmografia essenziale:
Primary, On the Pole, Nehru, Jane, Crisis, The Chair (Palma a Cannes), Faces
of November (Leone a Venezia); altre opere di Robert Drew: On The Road
With Duke Ellington, Man Who Dances (With Anne Drew, EmmyAward), The
New Met (Peabody), Apollo 9 (NASA), Images of Einstein, Vanishing Birds
of the Amazon, Letters From Vietnam, Storm Signal, Shootout on Imperial
(Frontline), Marshall High Fights Back (Frontline), Your Flight is Cancelled
(Frontline),L.A. Champions,Life and Death of a Dynasty (With Anne Drew for
BBC-PBS), For Auction: An American Hero (duPont/Columbia Award).
Robert Drew was born in Toledo, Ohio in 1924. As an editor at LIFE Magazine,
Robert Drew specialized in the candid still picture essay. As a Nieman Fellow at
Harvard, he worked out ideas for candid photography in motion pictures and
editing to allow stories to tell themselves through characters in action.
Robert Drew’s films established cinéma vérité in America – Primary, On
the Pole, Nehru, Jane,Crisis: Behind A Presidential Commitment, The Chair
(1st, Cannes), Faces of November (1st, Venice) .
Among some of Drew’s 60 films:
On The Road With Duke Ellington, Man Who Dances (With Anne Drew,
EmmyAward), The New Met (Peabody), Apollo 9 (NASA), Images of Einstein, Vanishing Birds of the Amazon, Letters From Vietnam, Storm Signal,
Shootout on Imperial (Frontline), Marshall High Fights Back (Frontline), Your
Flight is Cancelled (Frontline), L.A. Champions,Life and Death of a Dynasty
(With Anne Drew for BBC-PBS), For Auction: An American Hero (duPont/
Columbia Award).
pag. 62
Nel 1960, anno di produzione di “Primary”, questo fu riconosciuto come
un evento eccezionale: la data di inizio del cosiddetto “Cinéma Verité” o,
in lingua americana, “Direct Cinema”. “Primary” fu il primo film in cui il
sonoro e l’immagine furono catturati, per poi essere riprodotti, nel medesimo tempo di registrazione. Ciò che oggi chiameremmo “in presa diretta”,
appunto. I personaggi si rivelavano per ciò che effettivamente facevano sul
set e non per ciò che dovevano rappresentare. Per il suo primo soggetto,
Drew scelse un giovane senatore, John F. Kennedy, in lizza contro Hubert
Humphrey per le elezioni democratiche presidenziali in Wisconsin. Drew si
fece accompagnare dal fotografo Richard Leacock e insieme incontrarono
Pierre Salinger, che spianò loro la via alla conoscenza diretta di Kennedy. I
due volarono insieme a Kennedy a Washington, dove Drew mise in pratica
ciò che finora aveva soltanto teorizzato: dall’alba al tramonto, la macchina
da presa fu la prima compagna di Kennedy ed ebbe il compito di registrare
tutto ciò che questi compiva o diceva.
In 1960, when Robert Drew produced “Primary”, it was recognized as a breakthrough, the beginning of what came to be called “Cinema Verite,” in America. “Primary” was the first film in which the sync sound camera moved freely
with characters throughout a breaking story. For his first subject Drew chose a
young senator, John F. Kennedy, who was running against Hubert Humphrey
for the Democratic presidential nomination in Wisconsin. Drew brought photographer Richard Leacock with him to meet Pierre Salinger, who sent them to
Detroit to meet Kennedy. Drew and Leacock flew with Kennedy to Washington, where Drew outlined his new form of reporting in which the camera would
be with the senator from dawn to dusk and filmed everything he did.
pag. 63
Biofilmografia/Biofilmography
Robert Drew è nato a Toledo, nello stato dell’Ohio, nel 1924. Prima fotografo di LIFE, Drew passa poi ad Harvard, dove elabora l’idea di applicare
la diretta urgenza comunicativa delle immagini fisse a quelle in movimento.
Le immagini in movimento e il susseguente montaggio dovranno permettere alle storie di raccontarsi attraverso la diretta azione dei personaggi
mostrati. È l’idea fondante di quello che verrà chiamato Cinéma Verité.
Filmografia essenziale:
Primary, On the Pole, Nehru, Jane, Crisis, The Chair (Palma a Cannes), Faces
of November (Leone a Venezia); altr opere di Robert Drew: On The Road
With Duke Ellington, Man Who Dances (With Anne Drew, EmmyAward), The
New Met (Peabody), Apollo 9 (NASA), Images of Einstein, Vanishing Birds
of the Amazon, Letters From Vietnam, Storm Signal, Shootout on Imperial
(Frontline), Marshall High Fights Back (Frontline), Your Flight is Cancelled
(Frontline), L.A. Champions, Life and Death of a Dynasty (With Anne Drew
for BBC-PBS), For Auction: An American Hero (duPont/Columbia Award).
Robert Drew was born in Toledo, Ohio in 1924. As an editor at LIFE Magazine,
Robert Drew specialized in the candid still picture essay. As a Nieman Fellow at
Harvard, he worked out ideas for candid photography in motion pictures and
editing to allow stories to tell themselves through characters in action.
Robert Drew’s films established cinéma vérité in America – Primary, On
the Pole, Nehru, Jane,Crisis: Behind A Presidential Commitment, The Chair
(1st, Cannes), Faces of November (1st, Venice) .
Adventures on the New Frontier
Regia di Robert Drew
Stati Uniti/USA, 1961, 16 mm, 51’45’’, Documentario/Documentary
Versione originale/Original Version italiano/Italian
Sottotitoli/Subtitles italiano/Italian
Regia/Director Robert Drew
Produttore esecutivo/Executive producer Robert Drew
Coproduzione/Co-produced by Time Inc., Drew Associates
Sinossi/Synopsis
L’inizio della presidenza di John F. Kennedy. Il primo ‘candid-movie’ mai
girato sulla reale vita professionale di un Presidente statunitense all’interno
della Casa Bianca.
John F. Kennedy begins his presidency, the first candid movie ever filmed
of a President doing real work in the White House.
Biofilmografia/Biofilmography
Among some of Drew’s 60 films:
On The Road With Duke Ellington, Man Who Dances (With Anne Drew,
EmmyAward), The New Met (Peabody), Apollo 9 (NASA), Images of Einstein, Vanishing Birds of the Amazon, Letters From Vietnam, Storm Signal,
Shootout on Imperial (Frontline), Marshall High Fights Back (Frontline), Your
Flight is Cancelled (Frontline),L.A. Champions,Life and Death of a Dynasty
(With Anne Drew for BBC-PBS), For Auction: An American Hero (duPont/
Columbia Award).
Robert Drew è nato a Toledo, nello stato dell’Ohio, nel 1924. Prima fotografo di LIFE, Drew passa poi ad Harvard, dove elabora l’idea di applicare
la diretta urgenza comunicativa delle immagini fisse a quelle in movimento.
Le immagini in movimento e il susseguente montaggio dovranno permettere alle storie di raccontarsi attraverso la diretta azione dei personaggi
mostrati. È l’idea fondante di quello che verrà chiamato Cinéma Verité.
Filmografia essenziale:
Primary, On the Pole, Nehru, Jane, Crisis, The Chair (Palma a Cannes), Faces
of November (Leone a Venezia); altre opere di Robert Drew: On The Road
With Duke Ellington, Man Who Dances (With Anne Drew, EmmyAward), The
New Met (Peabody), Apollo 9 (NASA), Images of Einstein, Vanishing Birds
of the Amazon, Letters From Vietnam, Storm Signal, Shootout on Imperial
(Frontline), Marshall High Fights Back (Frontline), Your Flight is Cancelled
(Frontline),L.A. Champions,Life and Death of a Dynasty (With Anne Drew
for BBC-PBS), For Auction: An American Hero (duPont/Columbia Award).
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Robert Drew was born in Toledo, Ohio in 1924. As an editor at LIFE Magazine,
Robert Drew specialized in the candid still picture essay. As a Nieman Fellow at
Harvard, he worked out ideas for candid photography in motion pictures and
editing to allow stories to tell themselves through characters in action.
Robert Drew’s films established cinéma vérité in America – Primary, On
the Pole, Nehru, Jane,Crisis: Behind A Presidential Commitment, The Chair
(1st, Cannes), Faces of November (1st, Venice) .
Among some of Drew’s 60 films:
On The Road With Duke Ellington, Man Who Dances (With Anne Drew,
EmmyAward), The New Met (Peabody), Apollo 9 (NASA), Images of Einstein, Vanishing Birds of the Amazon, Letters From Vietnam, Storm Signal,
Shootout on Imperial (Frontline), Marshall High Fights Back (Frontline), Your
Flight is Cancelled (Frontline), L.A. Champions,Life and Death of a Dynasty
(With Anne Drew for BBC-PBS), For Auction: An American Hero (duPont/
Columbia Award).
Crisis: Behind a Presidential
Commitment
Regia di Robert Drew
Stati Uniti/USA, 1963, 16 mm, 52’, Documentario/Documentary
Regia/Director Robert Drew
Prodotto da/Produced by Drew Associates
Produttore esecutivo/Executive producer Robert Drew
First Program, New York Film Festival, ‘63.
First Prize, International Documentary Exhibition Bilboa.
Cine Golden Eagle.
Sinossi/Synopsis
“Crisis” documenta il duello tra il governatore dell’Alabama George Wallace e il presidente Kennedy a proposito dell’integrazione dell’Università dell’Alabama. Wallace era contrario all’iscrizione di due studenti neri, Vivian
Malone e James Hood, e in segno di protesta aveva addirittura bloccato
simbolicamente la porta di ingresso con il suo corpo; il Ministro della Giustizia Robert Kennedy e il Presidente auspicavano invece la loro ammissione, forti del pronunciamento in tal senso della Corte Federale.
In “Crisis”, vediamo il sottosegretario alla Giustizia Nicholas Katzenbach
a confronto per ben due volte con il governatore Wallace. La prima volta
Katzenbach capitola di fronte all’ostinazione del governatore, la seconda
volta, l’incontro-scontro termina con l’ammissione dei due studenti, grazie
anche all’appoggio della Guardia Nazionale. La sera stessa, in un discorso
trasmesso in televisione in tutto il continente, il presidente Kennedy divenne il primo presidente dai tempi di Lincoln a impegnare la presidenza in
nome dei diritti civili e di un principio morale.
“Crisis” documented the showdown between Alabama Governor George Wallace and President Kennedy over the integration of the University of Alabama.
Wallace vowed to stand in the school house door to prevent the registration of
two black students, Vivian Malone and James Hood; Attorney General Robert
pag. 66
pag. 67
Kennedy and the President were committed to upholding a federal court order that demanded the admission of the students. In “Crisis”, we see Deputy
Attorney General Nicholas Katzenbach confronting the governor twice. The
first time, Katzenbach turned back in the face of the governor’s defiance; the
second time, confronted by his own National Guard, the governor backed
down, and the students were admitted. That night, in a nationally televised
speech, President Kennedy became the first president since Abraham Lincoln
to commit the power of the presidency behind civil rights as a moral issue.
Faces of November
Biofilmografia/Biofilmography
First Prize in the Venice Film Festival
The Plaque Lion St. Mark
The San Giorgio Statuette, Theatrical Short Film.
Robert Drew è nato a Toledo, nello stato dell’Ohio, nel 1924. Prima fotografo di LIFE, Drew passa poi ad Harvard, dove elabora l’idea di applicare
la diretta urgenza comunicativa delle immagini fisse a quelle in movimento.
Le immagini in movimento e il susseguente montaggio dovranno permettere alle storie di raccontarsi attraverso la diretta azione dei personaggi
mostrati. È l’idea fondante di quello che verrà chiamato Cinéma Verité.
Filmografia essenziale:
Primary, On the Pole, Nehru, Jane,Crisis, The Chair (Palma a Cannes), Faces
of November (Leone a Venezia); altr opere di Robert Drew: On The Road
With Duke Ellington, Man Who Dances (With Anne Drew, EmmyAward), The
New Met (Peabody), Apollo 9 (NASA), Images of Einstein, Vanishing Birds
of the Amazon, Letters From Vietnam, Storm Signal, Shootout on Imperial
(Frontline), Marshall High Fights Back (Frontline), Your Flight is Cancelled
(Frontline), L.A. Champions, Life and Death of a Dynasty (With Anne Drew
for BBC-PBS), For Auction: An American Hero (duPont/Columbia Award).
Robert Drew was born in Toledo, Ohio in 1924. As an editor at LIFE Magazine,
Robert Drew specialized in the candid still picture essay. As a Nieman Fellow at
Harvard, he worked out ideas for candid photography in motion pictures and
editing to allow stories to tell themselves through characters in action.
Robert Drew’s films established cinéma vérité in America – Primary, On
the Pole, Nehru, Jane,Crisis: Behind A Presidential Commitment, The Chair
(1st, Cannes), Faces of November (1st, Venice) .
Among some of Drew’s 60 films:
On The Road With Duke Ellington, Man Who Dances (With Anne Drew, EmmyAward), The New Met (Peabody), Apollo 9 (NASA), Images of Einstein, Vanishing
Birds of the Amazon, Letters From Vietnam, Storm Signal, Shootout on Imperial (Frontline), Marshall High Fights Back (Frontline), Your Flight is Cancelled
(Frontline), L.A. Champions, Life and Death of a Dynasty (With Anne Drew for
BBC-PBS), For Auction: An American Hero (duPont/Columbia Award).
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Regia di Robert Drew
Stati Uniti/USA, 1964, 16 mm, 20’, Documentario/Documentary
Regia/Director Robert Drew
Produzione/Produced by Drew Associates
Produttore esecutivo/Executive producer Robert Drew
Sinossi/Synopsis
Il terzo importante film di Robert Drew sulla figura di John F. Kennedy,
“Faces of November” è un affresco delle reazioni emotive al funerale del
presidente (il 22 novembre 1963, appunto), così come queste si dipinsero
naturalmente nei volti dei partecipanti e dei testimoni. Il film fu il primo a
vincere due primi premi al Festival Cinematografico di Venezia, sia nella
categoria dei film per il cinema che in quella per le opere destinate alla
televisione. Il trittico di Drew sulla figura di JFK rappresenta una straordinaria testimonianza dei suoi anni, da quando era giovane senatore rampante
fino alla presidenza e alla caduta da eroe, e rappresenta anche e soprattutto il momento iniziale della storia del Cinéma Verité negli Stati Uniti.
Robert Drew’s third major film on Kennedy, “Faces of November”, is a view
of reactions to President Kennedy’s funeral as reflected in the faces of participants and onlookers on November 22, 1963. “Faces of November” was
the first film to win two first prizes at the Venice Film Festival in both theatrical and television categories. The three Drew films on JFK are a history of
his years from young senator to president to fallen hero, and the beginning
of the history of Cinema Verite in America.
pag. 69
Biofilmografia/Biofilmography
Robert Drew è nato a Toledo, nello stato dell’Ohio, nel 1924. Prima fotografo di LIFE, Drew passa poi ad Harvard, dove elabora l’idea di applicare
la diretta urgenza comunicativa delle immagini fisse a quelle in movimento.
Le immagini in movimento e il susseguente montaggio dovranno permettere alle storie di raccontarsi attraverso la diretta azione dei personaggi
mostrati. È l’idea fondante di quello che verrà chiamato Cinéma Verité.
Filmografia essenziale:
Primary, On the Pole, Nehru, Jane, Crisis, The Chair (Palma a Cannes), Faces
of November (Leone a Venezia); altre opere di Robert Drew: On The Road
With Duke Ellington, Man Who Dances (With Anne Drew, EmmyAward), The
New Met (Peabody), Apollo 9 (NASA), Images of Einstein, Vanishing Birds
of the Amazon, Letters From Vietnam, Storm Signal, Shootout on Imperial
(Frontline), Marshall High Fights Back (Frontline), Your Flight is Cancelled
(Frontline), L.A. Champions, Life and Death of a Dynasty (With Anne Drew
for BBC-PBS), For Auction: An American Hero (duPont/Columbia Award).
Robert Drew was born in Toledo, Ohio in 1924. As an editor at LIFE Magazine,
Robert Drew specialized in the candid still picture essay. As a Nieman Fellow at
Harvard, he worked out ideas for candid photography in motion pictures and
editing to allow stories to tell themselves through characters in action.
Robert Drew’s films established cinéma vérité in America – Primary, On
the Pole, Nehru, Jane,Crisis: Behind A Presidential Commitment, The Chair
(1st, Cannes), Faces of November (1st, Venice) .
Among some of Drew’s 60 films:
On The Road With Duke Ellington, Man Who Dances (With Anne Drew,
EmmyAward), The New Met (Peabody), Apollo 9 (NASA), Images of Einstein, Vanishing Birds of the Amazon, Letters From Vietnam, Storm Signal,
Shootout on Imperial (Frontline), Marshall High Fights Back (Frontline), Your
Flight is Cancelled (Frontline), L.A. Champions, Life and Death of a Dynasty
(With Anne Drew for BBC-PBS), For Auction: An American Hero (duPont/
Columbia Award).
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A Happy Mother’s Day
Regia di Richard Leacock e Joyce Chopra
Stati Uniti/USA, 1963, b/n, 26’, Mono.
Versione orginale/Original Version inglese/English
Sottotitoli/Subtitles italiano/Italian
Regia/Director Richard Leacock e Joyce Chopra
Produzione/Produced by Leacock Pennebaker
Sinossi/Synopsis
Nel 1963 i primi cinque gemelli americani nascono ad Aberdee, nel South
Dakota. Incontriamo I Fischer, famiglia dei 5 gemelli, due settimane dopo
il parto. La famiglia esprime il desideriodi tenere i bambini lontani dalle
pressioni dei media.
In 1963, the first US quintuplets to survive were born in Aberdeen, South
Dakota. We meet the Fischers - the babies’ parents - two weeks after the
babies’ birth; the family discusses keeping the quints’ lives away from the
spotlight, and the city fathers talk about commercial possibilities.
Biofilmografia/Biofilmography
Richard Leacock nasce a Londra nel 1921 e cresce nelle Canarie, nella piantagione di proprietà di suo padre. A 14 anni realizza Canary Bananas, da lui
stesso scritto, diretto, girato e montato.
Raggiunge poi gli Stati Uniti per studiare Fisica ad Harvard e di seguito seguire un Master di tecnologia del Filmmaking. Più tardi lavora come
cameraman nel film di Robert Flaherty Louisiana Story. La lavorazione di
Toby And The Tall Corn lo porta a conoscere Robert Drew, editore per
Life’s Magazine. Con Robert Drew è finalmente possibile consacrarsi alla
ricerca di una attrezzatura di alta qualità, flessibile e a sincrono per facilitare
l’osservazione. Dal 1960 se ne colgono anche i risultati, tra i quali Primary,
presentato da Henri Langlois come “Forse il documentario più importante
dall’epoca dei fratelli Lumière”. Nel 1968 con Ed Pincus sviluppa una cinepresa super-8 con sincrono che spinge a modificare la grande produzione
pag. 71
delle cineprese più economiche. Nel 1989 Leacock, ormai in pensione va a
vivere a Parigi dove incotra Valérie Lalonde. Realizzano insieme Les Oeufs
A La Coque De Richard Leacock e altre opere per riuscire a trasmettere la
sensazione “di essere lì”.
Born in London, on July 18 1921, Leacock grew up on his father’s banana
plantation in the Canary Islands. Aged 14, he made CANARY BANANAS
scripted, directed, filmed and edited by him. Then he moved to the USA
and majored in Physics at Harvard in order to master the technology of filmmaking. Later he worked as cameraman on Robert Flaherty’s LOUISIANA
STORY. And then he made TOBY AND THE TALL CORN which brought
him into contact with Robert Drew, an editor at Life Magazine. The search
for high quality, mobile, synchronous equipment to facilitate observation
with Robert Drew was on. By 1960 this was achieved and resulted in Robert Drew’s film PRIMARY. In France Henri Langlois introduced the film PRIMARY as “perhaps the most important documentary since the brothers
Lumiere”! In 1968 with Ed Pincus they developed super-8 film synch equipment with modified mass-produced cameras that were much cheaper. In
1989, Leacock retired and moved to Paris, where he met Valerie Lalonde.
Together they made LES OEUFS A LA COQUE DE RICHARD LEACOCK
and other films to give the “the feeling of being there”.
.
A Musical Adventure in Siberia
Regia di Richard Leacock e Valérie Lalonde
Canada, UK ,USA 2000; 56’
Versione orginale/Original Version inglese e russo/English and Russian
Sottotitoli/Subtitles italiano/Italian
Regia/Director Richard Leacock e Valérie Lalonde
Produzione/Produced by Montevideo Productions, Richard Leacock and
Valeria Lalonde
Sinossi/Synopsis:
Nel 1966 nella città di Ekaterinburg, inzia un viaggio irripetibile nel mondo
della musica.
Nella remota regione degli Urali, si trova la conduttrice americana Sarah
Caldwell, intenta nella preparazione di un gruppo di musicisti russi per la
prima del Sergey Prokofiev di Eugene Onegin, dramma sinfonico messo al
bando da Stalin nel 1937.
In 1966 in the industrial city of Ekaterinburg, a unique musical journey
began. There in Russia’s remote Ural region, American conductor Sarah
Caldwell prepared a group of Russian musicians for the world premiere of
Sergey Prokofiev’s Eugene Onegin, a symphonic drama banned by Stalin in
1937 and never before produced.
Biofilmografia/Biofilmography
Richard Leacock nasce a Londra nel 1921 e cresce nelle Canarie, nella
piantagione di proprietà di suo padre. A 14 anni realizza Canary Bananas,
da lui stesso scritto, diretto, girato e montato.
Raggiunge poi gli Stati Uniti per studiare Fisica ad Harvard e di seguito seguire un Master di tecnologia del Filmmaking. Più tardi lavora come
cameraman nel film di Robert Flaherty Louisiana Story. La lavorazione di
Toby And The Tall Corn lo porta a conoscere Robert Drew, editore per
Life’s Magazine. Con Robert Drew è finalmente possibile consacrarsi alla
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ricerca di una attrezzatura di alta qualità, flessibile e a sincrono per facilitare
l’osservazione. Dal 1960 se ne colgono anche i risultati, tra i quali Primary,
presentato da Henri Langlois come “Forse il documentario più importante
dall’epoca dei fratelli Lumière”. Nel 1968 con Ed Pincus sviluppa una cinepresa super-8 con sincrono che spinge a modificare la grande produzione
delle cineprese più economiche. Nel 1989 Leacock, ormai in pensione va a
vivere a Parigi dove incotra Valérie Lalonde. Realizzano insieme Les Oeufs
A La Coque De Richard Leacock e altre opere per riuscire a trasmettere la
sensazione “di essere lì”.
Born in London, on July 18 1921, Leacock grew up on his father’s banana
plantation in the Canary Islands. Aged 14, he made CANARY BANANAS
scripted, directed, filmed and edited by him. Then he moved to the USA
and majored in Physics at Harvard in order to master the technology of filmmaking. Later he worked as cameraman on Robert Flaherty’s LOUISIANA
STORY. And then he made TOBY AND THE TALL CORN which brought
him into contact with Robert Drew, an editor at Life Magazine. The search
for high quality, mobile, synchronous equipment to facilitate observation
with Robert Drew was on. By 1960 this was achieved and resulted in Robert Drew’s film PRIMARY. In France Henri Langlois introduced the film PRIMARY as “perhaps the most important documentary since the brothers
Lumiere”! In 1968 with Ed Pincus they developed super-8 film synch equipment with modified mass-produced cameras that were much cheaper. In
1989, Leacock retired and moved to Paris, where he met Valerie Lalonde.
Together they made LES OEUFS A LA COQUE DE RICHARD LEACOCK
and other films to give the “the feeling of being there”.
Direct Cinema
l’arte del documentario
Regia di Federico Siniscalco - Fabrizio Varesco
Italia/Italy, 2006 - Colore, b/n, Dvcam - 60’, Documentario/Documentary
Versione orginale/Original Version inglese/English
Sottotitoli/Subtitles italiano/Italian
Regia/Director Federico Siniscalco, Fabrizio Varesco
Produzione/Produced by Direct Film
Fotografia/Photography Fabrizio Varesco
Suono in presa diretta/Sound Bruno Varko
Montaggio/Editing Federica Silvagni
Sinossi/Synopsis
Il documentario si basa sulle interviste realizzate a New York alla fine del
2003 con Robert Drew, Richard Leacock, Albert Maysles, Chris Hegedus e
Don Allan Pennebaker.
Nelle interviste vengono affrontati vari aspetti dell’arte del documentario
e dell’estetica del Direct Cinema.
Sono presenti anche numerosi riferimenti alle biografie dei registi e alle
loro principali opere. Brani di repertorio dei più importanti documentari del
Direct Cinema si alternano alle interviste, in modo da offrire allo spettatore
una chiara definizione della loro filmografia e dell’attualità del loro modo
di realizzare documentari.
The documentary is based on interviews conducted in New York at the end
of 2003 with Robert Drew, Richard Leacock, Albert Maysles, Chris Hegedus
and Don Allan Pennebaker. The interviews deal with various aspects of the
art of documentary filmmaking and with the esthetic principles behind Direct Cinema, as well as with the filmmakers’ works and biographies. Clips
from Direct Cinema’s major films are interwoven with the interviews so as to
give the viewer a clear idea of the filmmakers’ works and of the effectiveness, even today, of their approach to documentary filmmaking.
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Biofilmografia/Biofilmography
Federico Siniscalco è nato a Napoli. Vive e lavora ad Arezzo, dove insegna
letteratura e cultura degli Stati Uniti presso la Facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università degli Studi di Siena e Arezzo.
Da alcuni anni si occupa di cinematografia documentaria.
1993 New York e il mistero di Napoli
1998 Experiencing a different culture
2001 L’arte del documentario secondo Albert Maysles
2002 Quando Italia faccio come italiano: studenti americani ad Urbino
Fabrizio Varesco, regista e produttore, vive e lavora a Ravenna, dove dirige la Varesco Prod. specializzata in documentari di carattere culturale,
sociale, didattico ed artistico. Nel 1982 con Marco Melani, Stefano Consiglio, Daniele Costantini e Laura Morante fonda a Roma la Cooperativa
“Missione Impossibile”.
Dal 1982 al 1986 si occupa di cinematografia e realizza alcuni film in 8
e 16 mm e fa le prime produzioni in elettronica, in particolare due cortometraggi “Killer di primavera” e “Cow boy esotico” prodotti da Rai 3. Le
maggiori produzioni sono: 1985 La palude / 1986 Sono pericoloso stasera
– i pugili di Romagna; 1990 Byron - io sono il cavaliere del vento / 1994
Giorno per giorno; 1996 In banchina – i portuali di Ravenna / 1999 Operazione Maometto; 2000 I poeti romagnoli / Storia di Mirko / Carnera; 2002
Nati due volte incontro con Giuseppe Pontiggia; 2002 Florestano Vancini la storia nel Cinema / 2003 Uno stato di perfetta innocenza; 2003 Né padri
né madri, il cinema di Marco Bellocchio; 2004 Lumière e Porter; 2005 Pupi
Avati, un regista altrove / La poesia di Raffaello Baldini
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Sguardi Engagé
d’Autore
Binario 21
Dario Picciau e Roberto Malini
Luoghi inagibili in attesa di ristrutturazione capitale
Daniele Gaglianone
Another African Story
Emanuele Piano
Niger: Behind a Food Crisis
Emanuele Piano
Letter to the Prime Minister Tony Blair
Julia Guest
Aral, Fishing in an Invisibile Sea
Carlos Casas
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Binario 21
di Dario Picciau e Roberto Malini
Italia/Italy, 2004, cineinstallazione, 7’, colore.
Versione orginale/Original Version Italiano/Italian
No sottotitoli/No subtitles
Patrocinato da Task Force for International Cooperation
on Holocaust Education
Premiato al Festival di Pitigliano nel 2004
Con/With Liliana Segre
Regia/Director Dario Picciau
Produzione/Produced by Andrea Jarach, Le Isole del Tesoro
Soggetto e sceneggiatura/Story and Script Roberto Malini
Musica/Original soundtrack Carlo Siliotto
Sonorizzazione/Sound designer Diego Stocco
Ricerca elementi storici e costumi/Scenography Eloisa Scichilone e Mauro
Gandini
Organizzazione/Management Roberto Verdicchio e Claudia Barazzutti
Assistente di produzione/Production assistant Pia Jarach
Coordinamento scenografia e costumi/Management Beatrix Rossi
Operatori/Images Franco Baratti e Gianni Belloni
Costumi/Costumes Miss Ghinty - Negozio Vintage
Sarto/Tailor Giovanni Donato
Sinossi/Synopsis
Il 30 Gennaio 1944 dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano una
umanità dolente di cittadini italiani di religione ebraica di ogni età e condizione sociale, veniva caricata tra urla percosse su vagoni bestiame.
All’alba di una livida domenica invernale più di 600 persone avevano
attraversato la città svuotata partendo dal carcere di San Vittore su camion
telati e avevano raggiunto i sotterranei della Stazione Centrale. Seguì un
viaggio di 7 giorni passati tra sofferenza e ansia. I bambini tra 1 e 14 anni
erano più di 40, tra di loro Liliana Segre di 13.
Domenica 6 febbraio, a poche ore dall’arrivo ad Auschwitz, 500 fra loro
vennero selezionati per la morte e furono gasati e bruciati.
Dal binario 21 continuarono a partire convogli fino al maggio del 1944.
Il Binario 21 è ancora lì.
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Liliana Segre torna nel luogo terribile dalla sua infanzia e si ritrova bambina.
Questo documento vuole sensibilizzare Istituzioni e opinione pubblica
nello strappare il Binario 21 dall’oblio e renderlo Memoriale della Shoah,
luogo di meditazione e di vita, per la prevenzione al pregiudizio, al razzismo e all’antisemitismo.
On January 30th 1944 from track n. 21 of Milan’s railway station (Stazione Centrale) over 600 Jewish people were loaded on a train and sent to
Auschwitz. Among them Liliana Segre who was only 13 at the time. Over
500 were killed in Auschwitz. Liliana Segre returns to the very place from
where that train left and recalls her story.
The documentary would like to point out the necessity to remember the
place where track 21 still lies forgotten and make it a Shoah Memorial.
Commento degli autori
Scendere nel ventre della Stazione Centrale di Milano, fino al Binario 21 è
stata per noi un’esperienza intensa e commovente. È un memoriale, un luogo sacro dove sembra di percepire ancora l’umiliazione, il dolore, la paura
degli ebrei - bambini, donne e uomini - che iniziavano il loro viaggio verso
i luoghi di sterminio. Noi autori non dimenticheremo mai l’entrata in scena
di Liliana Segre, i suoi passi sicuri lungo la banchina, accanto al treno del
pregiudizio. Liliana è tornata per tutti noi, con la forza e il coraggio della
testimonianza. Nei suoi occhi si vede una sofferenza senza confini: è stata
per un anno e mezzo all’inferno, ad Auschwitz. Ha perduto le persone che
amava di più. Ha camminato nel più gelido inverno, senz’altra forza che la
speranza di sopravvivere, in un’interminabile marcia della morte. Ma adesso - e nel film lo si percepisce nitidamente - la vittima è cresciuta, la sua
voce non trema più, perché si è innalzata sopra le grida degli assassini, lo
stridore dei treni, il latrato dei cani, gli spari e la lingua feroce dell’ingiustizia. Sospinta da milioni di nomi, di volti ormai indistinti, di anime, di fratelli
e sorelle, incontra se stessa nel buio del passato e, finalmente in pace, ci
avverte di cambiare, di essere migliori, di abbandonare la strada dell’odio.
“Affido a questo breve film“, ha detto la protagonista, “la mia eredità di
memoria e speranza, perché mi rappresenta perfettamente”.
Biofilmografia/Biofilmography
Roberto Malini è nato a Milano nel 1959. Scrittore e artista, ha tenuto mostre di pittura, grafica e fotografia in Italia e all’estero. Ha scritto testi per
il cinema e il teatro, fra i quali le sceneggiature dei film L’uovo; premiato
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nei principali festival internazionali; Binario 21; Dear Anne, patrocinato dal
governo italiano, dal museo Yad Vashem e dalla Task Force for International Cooperation on Holocaust Education, Remembrance and Research, e
la performance teatrale Anne in The Sky. È autore di saggi storici e opere
letterarie: Il maestro delle danze divine, Milano, 1994; Pan, dio della selva,
Milano, 1998; Anne Frank, simbolo universale della Shoah, Milano 2005;
Qabbalah, Milano 2006; Le 100 Anne Frank, Milano, 2006. Il recupero della
verità storica di eccidi e guerre, i diritti umani e la difesa della vita sono al
centro del suo lavoro. È fondatore dell’associazione Watching The Sky, che
si occupa di promuovere arte e cultura come strumenti di progresso sociale
e di recuperare e diffondere le opere degli artisti dell’Olocausto.
Dario Picciau nasce a Milano nel 1975. Fra il 2002 e il 2003 dirige L’uovo,
il primo lungometraggio di animazione tridimensionale italiano, basato su
una novella in versi di Roberto Malini che merita: il Platinum Grand Prize al
Future Film Festival di Bologna; la Selezione al Festival Internazionale del
Cinema di Animazione di Annecy 2003; la selezione ufficiale ai Festival di
Amburgo, Wissenbourg, Lisbona 2003; il premio speciale al Pisaf 2003 di
Seul, Corea; ospite d’onore al Festival di Cardiff e al Golden Elephant di
Hyderabad, India; selezione ufficiale al Cineanima di Lisbona, al Festival di
Stoccarda, al Festival di Taiwan e all’Anima di Bruxelles 2004; vincitore del
Crowned Lion all’Art Bit Festival 2004. Nel 2004 collabora con il musicista
Americano Lou Reed; insieme creano la video - ’Experience The Raven,
dedicata a Edgar Alan Poe e al suo mondo oscuro. Nel 2003 inizia la fase
pre - produttiva del film di animazione fotorealistica tridimensionale Cara
Anne, autore Roberto Malini, e fonda insieme ad alcuni investitori etici la
società di produzione 263 Films, di cui è vicepresidente. Nel 2005 Picciau
e Malini realizzano la videoinstallazione Quando Bartolomeo sorride, un
poema visivo sull’universo dei ragazzi down. Cara Anne, che ha ottenuto il
contributo governativo destinato alle opere di valore culturale, è sostenuto
dal museo memoriale Yad Vashem, dal museo dell’Olocausto Beit Lohamei
Hagetaot, della Task Force for Cooperation on Holocaust Education, Rememberance and Research.
Luoghi inagibili in attesa
di ristrutturazione capitale
di Daniele Gaglianone
Italia/Italy, 1997, 38’, Documentario/Documentary
Versione orginale/Original Version Italiano/Italian
No sottotitoli/No subtitles
Scritto, diretto e realizzato da/Written, directed and produced by
Daniele Gaglianone
Sinossi/Synopsis
Quello di Via Giulio 29 è un palazzo della vecchia Torino ormai giunto alla
fine di un ciclo. Si tratta di un edificio cadente, destinato ad essere restaurato e quindi in qualche modo cancellato. Le persone e le cose che sopravvivono ancora in quei due cortili sono dei superstiti di un naufragio lento e
ineluttabile. Questo video è un tentativo di avvicinarsi ad un mondo che si
sta allontanando per sempre.
There is a building in Via Giulio,29 in Torino’s old town. The building belongs to another era which is now being cancelled through the renovation
of the block itself.
Biofilmografia/Biofilmography
Daniele Gaglianone, nato ad Ancona nel 1966, si è laureato in Storia e
Critica del Cinema presso l’Università di Torino. Dai primi anni Novanta
collabora all’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza - ANCR per il quale ha realizzato, tra il ‘91 e il ‘97, numerosi documentari. In questi
anni ha girato numerosi cortometraggi di fiction e documentari, sia in video
che in pellicola: La ferita (1991) secondo premio Spazio Italia al Festival
Cinema Giovani, Era meglio morire da piccoli (1992) primo premio Spazio
Italia, L’orecchio ferito del piccolo comandante (1994) Il sale della terra
(1995) Luoghi inagibili in attesa di ristrutturazione capitale (1997) primo
premio Spazio Italia Sezione Doc. Nel 1998 ha collaborato alla sceneggia-
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tura e lavorato come assistente alla regia per il film Così ridevano di Gianni
Amelio, Leone d’oro alla Mostra di Venezia. Negli ultimi anni ha realizzato
soprattutto documentari, tra cui Dopo settant’anni i ricordi non esistono
più. Paolo Gobetti racconta (1999), prima di esordire nel lungometraggio
con I nostri anni, selezionato alla Quinzaine del Festival di Cannes 2001.
Nel 2004 il suo secondo lungometraggio Nemmeno il destino partecipa
nella sezione Giornate degli Autori al Festival del Cinema di Venezia dove
riceve il premio Lino Miccichè dalla giuria della Scuola Nazionale di Cinema come Miglior Lungometraggio Italiano presente alla Mostra. Nel 2005
il film vince il primo premio all’International Film Festival di Rotterdam e il
premio speciale della giuria al Festival di Taipei Taiwan.
Un’altra storia africana
Another African Story
di Emanuele Piano
Italia/Italy, DV Cam, 52’, col., stereo, Documentario/Documentary
Versione orginale/Original Version inglese/English
Sottotitoli/Subtitles italiano/Italian
Soggetto/Story Emanuele Piano
Regia/Director Emanuele Piano
Fotografia/Photography Marco Ricchello
Montaggio/Editing Filippo Barbieri
Musiche orginali/Original soundtrack Davide Fiorentini
Produzione/Production Oyibo Productions
Sinossi/Synopsis
Il Darfur, una regione nell’ovest del Sudan, è definita dall’Onu la “peggiore crisi
umanitaria del mondo”. Dal Febbraio 2003 si combatte un sanguinosi conflitto
tra due gruppi ribelli autoctoni che rivendicano maggiori risorse e rappresentanza
politica per le proprie popolazioni ed il governo centrale. Khartoum ha reagito
all’insurrezione bombardando i villaggi e armando delle milizie mercenarie chiamate Janjaweed resesi responsabili di atroci abusi dei diritti umani. Questa è la
storia delle genti in fuga da un conflitto che non risparmia nessuno e che hanno
trovato rifugio nel confinante Ciad. Ma è anche il racconto dei ribelli e delle motivazioni che li hanno spinti a combattere. Forse è una situazione come molte altre,
una di quelle che potremmo definire come un’altra storia africana. Ma possiamo
chiudere gli occhi di fronte a quello che alcuni definiscono un genocidio?
Darfur, a region in western Sudan, has emerged as the “world’s worst humanitarian crisis” according to the UN. A bloody conflict has erupted in the area in
February 2003 when two rebel groups took up arms against the central government, which responded by bombing villages and killing innocent civilians
with the aid of an irregular mercenary militia called Janjaweed. The US Congress has called it a genocide. This is the story of people fleeing from a conflict
that doesn’t spare anyone and taking refuge in Chad. But, it is also the tale of
the rebels fighting inside Darfur for their right to development and political
representation. Maybe it is a situation like others, one which we could bluntly
label as Another African story. But can we get used to genocide?
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Biofilmografia/Biofilmography
Emanuele Piano, giornalista frelance dal 2000, scrive per quotidiani e settimanali. Si interessa in particolare di Africa e Medio Oriente e ha pubblicato una serie di reportage su Nigeria, Kenya, Sudan, Irak e Algeria.
Attualmente gestisce la Oyibo Productions, una casa di produzione i cui
lavori sono stati trasmessi da ABC Nightline, CBS News, Raitre, Canale 5,
Norwegian Broadcasting Corporation e La7.
Niger: retroscena di una crisi
Niger: Behind a Food Crisis
di Emanuele Piano
Emanuele Piano, freelance journalist since 2000 writes for a number of
Italian dailies and weeklies. Specialized on Africa and the Middle East has
published a series of reportages from Nigeria, Kenya, Sudan, Iraq, Algeria
etc. Currently runs a documentary production company called Oyibo Productions that has run images and reports on ABC Nightline, CBS News,
Raitre, Canale 5, Norwegian Broadcasting Corporation and La7. Somalia
Rifugiata, in fuga dalla Terra di Nessuno (Refugee Somalia, fleeing from
No man’s land), documentary 28 min., Italy 2003. Co-director with Marco
Ricchello and Massimiliano Navarra. The plight of the Somali refugees
in the Kenyan camps waiting to return in a dissolved state. The Sand
Republic , documentary 30 min for Oxfam Solidarité Belgium, Italy 2004.
Codirector with Massimiliano Navarra. The exile of the Western Sahara
refugees, stuck in a remote corner of the Algerian desert while the land is
occupied by Morocco.
Italia/Italy ,2006, DV Cam, 52’, col., stereo, Documentario/Documentary
Versione orginale/Original Version italiano e francese/Italian andFrench
Sottotitoli/Subtitles Inglese/English
Oyibo Productions is a young ensemble of independent film makers and
free lance journalists based in Rome, Italy, focusing on “hot” and “forgotten”
international issues. Our aim is to bring in depth information, images and
stories from the most remote corners of the world. Reportage and more: our
interest in the latest news coexists with the search for stories to tell through
different documentary formats, from straight report to docu-fiction.
Our services include: production of Documentaries and reportages, executive production, script and project writing and evaluation, crew service
for reports and documentaries, equipment renting, post production and
editing, accessible video archive, research for funding and financing.
Sinossi/Synopsis
Soggetto/Story Emanuele Piano
Regia/Director Emanuele Piano
Fotografia/Photography Marco Ricchello
Montaggio/Editing Emanuele Piano
Animazioni/Animation Lorenzo Terranera
Musiche orginali/Original soundtrack Davide Fiorentini
Produzione/Production Oyibo Productions
Produttore/Producer da Emanuele Piano
Produzione esecutiva/Executive producer Fulvia D’Ottavi
Cosa porta oltre tre milioni di persone nel Paese più povero del mondo
a morire di fame? Dopo l’invasione delle cavallette ed una siccità record,
quali sono le cause profonde delle carenze alimentari in Niger? Perché i
fondi Onu arrivano sempre dopo le telecamere? E perché una nazione
non ha più le risorse o i servizi sociali indispensabili al venire in aiuto ad
una popolazione in difficoltà? La povertà è così inevitabile? Attraverso
un’inchiesta e con l’ausilio di disegni animati, il documentario vuole cercare le risposte ad un problema che colpisce l’Africa, ma non solo, in
maniera oltremodo sistematica. Risposte date da alcuni visionari africani
oltre venti anni fa e si chiamano debito, programmi di aggiustamento
strutturale e privatizzazioni....
What brings over three million people in the world’s poorest country on the
brink of starvation? Besides exceptional poor rain and swarms of locusts,
what are the roots of Niger’s recurrent food crisis? Why does the UN constantly receive its funds after TV troupes arrive on the ground? And why
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does a country not have the resources nor the social services needed to
help a population in dire need of aid? Is poverty inevitable?
Through a thorough investigation and with the aid of animations, the
documentary looks for the answers to a problem that affects not only Africa. Responses which go under the name of debt, structural adjustment
programmes and privatizations...
Is the worst famine in the world’s poorest country the mere result of extraordinary natural disasters or are there man-driven policies behind it?
Biofilmografia/Biofilmography
Emanuele Piano, giornalista frelance dal 2000, scrive per quotidiani e settimanali. Si interessa in particolare di Africa e Medio Oriente e ha pubblicato una serie di reportage su Nigeria, Kenya, Sudan, Irak e Algeria.
Attualmente gestisce la Oyibo Productions, una casa di produzione i cui
lavori sono stati trasmessi da ABC Nightline, CBS News, Raitre, Canale 5,
Norwegian Broadcasting Corporation e La7.
Emanuele Piano, freelance journalist since 2000 writes for a number of
Italian dailies and weeklies. Specialized on Africa and the Middle East has
published a series of reportages from Nigeria, Kenya, Sudan, Iraq, Algeria
etc. Currently runs a documentary production company called Oyibo Productions that has run images and reports on ABC Nightline, CBS News,
Raitre, Canale 5, Norwegian Broadcasting Corporation and La7. Somalia
Rifugiata, in fuga dalla Terra di Nessuno (Refugee Somalia, fleeing from
No man’s land), documentary 28 min., Italy 2003. Co-director with Marco
Ricchello and Massimiliano Navarra. The plight of the Somali refugees
in the Kenyan camps waiting to return in a dissolved state. The Sand
Republic , documentary 30 min for Oxfam Solidarité Belgium, Italy 2004.
Codirector with Massimiliano Navarra. The exile of the Western Sahara
refugees, stuck in a remote corner of the Algerian desert while the land is
occupied by Morocco.
ecutive production, script and project writing and evaluation, crew service
for reports and documentaries, equipment renting, post production and
editing, accessible video archive, research for funding and financing.
Refugee Somalia, fleeing from No Man’s Land
Documentary 28 minutes, Italy 2003
Selected for the Rome Independent Film Festival.
The Case of Amina Lawal and the introduction of Sharia law in Nigeria
Shot in April 2003.
Reportage aired by Abc Nightline and Rai Tg3 Primo Piano.
Ansar al Islam, Kurdistan
Interviews with two terrorists from Ansar al Islam, group linked to Al
Qaeda shot in September 2003. Aired by Mediaset Canale 5 Terra and Rai
Tg3 Primo Piano.
The Sand Republic
Documentary 20 minutes, Italy/Belgium 2004. Co produced with Oxfam
Solidarité Belgium.
The Darfur Crisis
Reportage aired by Rai Tg3 Primo Piano, La Sette, CBS News and by the
Norwegian Broadcasting Corporation.
Another African Story
Documentary 52 minutes, Italy 2005. Winner of the XI Premio Ilaria Alpi
for independent production. World premiere at the Amnesty International
Film Festival. Selected for Jackson Hole Film Festival (USA), Rome Independent Film Festival, Human Rights Nights 2005 and Umanitaria 2005.
Fespaco 2005
Reports produced for RaiSat Cinema World.
Oyibo Productions is a young ensemble of independent film makers and
free lance journalists based in Rome, Italy, focusing on “hot” and “forgotten”
international issues. Our aim is to bring in depth information, images and
stories from the most remote corners of the world. Reportage and more: our
interest in the latest news coexists with the search for stories to tell through
different documentary formats, from straight report to docu-fiction.
Our services include: production of Documentaries and reportages, ex-
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Letter to the Prime Minister
Jo Wilding’s Diary from Iraq
di Julia Guest
Gran Bretagna/UK, 52’, Documentario/Documentary
Versione orginale/Original Version inglese/English
Sottotitoli/Subtitles italiano/Italian
Premiere, Barbican Cinema, Screen talk with John Pilger, Jo Wilding,
Eric Herring and Julia Guest.
OXDOX Film Festival, Oxford
OXDOX film festival, Leicester Square, London
Oxford Indymedia
Hull Screen
Manchester Indymedia
The Hub, London
Cambridge Picture House
World Community Film Festival, Britsh Columbia
Oxford Brookes Human Rights Film Festival
Pheonix Arts, Leicester
Broadway cinema Nottingham
Al Jazeera TV production Festival, Doha
Aberystwyth Arts Centre
New Zealand Human Rights Film Festival
Regia/Director Julia Guest
Produzione/Production Year Zero Films
Con/With Jo Wilding
Sinossi/Synopsis
A Letter to the Prime Minister racconta in modo singolare dell’invasione e
dell’occupazione dell’Iraq. Il documentario segue il viaggio di Jo Wilding,
trentenne attivista e studente in legge.
Nel 2001 Jo Wilding va per la prima volta in Iraq per vedere quale sia
l’effetto delle sanzioni.
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Poi ci ritorna per essere testimone delle conseguenze dei bombardamenti
e ancora per creare un progetto per i bambini traumatizzati dalla guerra.
Nell’Aprile 2004 raggiunge Fallujah dove è testimone dei crimini di guerra
statunitensi. Il documentario ha la struttura narrativa di una lettera a Toni
Blair e vuole essere una forma di resistenza non violenta contro le politiche
statunitensi e britanniche.
Offering a singular take on the Invasion and Occupation of Iraq, ‘A Letter
to the Prime Minister’ follows Jo Wilding on her remarkable journey of
the last few years, in solidarity with the people of Iraq. Jo Wilding is a 30
year old Law student and international activist. She first travelled to Iraq
in August 2001 to witness the effects of sanctions. She returned to Iraq to
witness the bombing and invasion of Iraq, then returned later in the year
to observe the occupation and establish a Circus to help with trauma in
children. In April 2004 she travelled to Fallujah during the siege, where she
was an eyewitness to US war crimes.
Narrated as a letter to Tony Blair and using original diary extracts, from
her challenging of the legality of the devastating economic sanctions imposed on the country, through to her activities in Baghdad before and during the 2003 Invasion, the film traces the non-violent resistance to US/UK
policy in the region. Wilding serves as witness to the destruction of the lives
of ordinary people during the bombing campaign and their subsequent
neglect by Occupation forces and the interim authorities but she also acts,
forming the Boomchucka Circus to work with school children and refugees.
In April 2004, that help extended to travelling into Falluja, when even Al
Jazeera had pulled out, to stand alongside the civilians trapped and targeted by US forces. Exclusive footage from the besieged city of Falluja
creates a moving picture of the terrible impact UK & US foreign policy has
had on ordinary Iraqi people, while the film itself stands as a powerful act of
remembrance and questions an unjust and damaging Occupation.
Biofilmografia/Biofilmography
Julia Guest si occupa della produzione e realizzazione di documentari,
lavora da dieci anni come fotografa e film-maker in Medio Oriente e in
Gran Bretagna. Il suo lavoro più recente è Baghdad Stories girato al seguito di un gruppo di giornalisti iracheni intenti a fondare un giornale immediatamente dopo l’occupazione di Baghdad nell’aprile del 2003. Dal
1998 lavora in Irak.
Julia Guest is a documentary producer. Her earlier work includes ‘Baghdad
Stories’ following the work of a group of young Iraqi Journalists establish-
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ing a newspaper soon after the occupation of Baghdad in April 2003. She
has been working in documentary as a photographer and film-maker for
the past ten years across the Middle East and in the UK.
She has been working in Iraq since 1998.
Aral, Fishing In An Invisible Sea
di Carlos Casas e Saodat Ismailova
Director’s Statement
This film is an attempt to bring the reality of the war and occupation of Iraq
to a wide audience. It engages with the ordinary people of Iraq who have
suffered enormous loss and have been repeatedly mis-understood by the
occupying forces. This film was shot over a two year period from 2002 to
2004 in the UK and Iraq. It has evolved and developed as the occupation
of Iraq has evolved. It was impossible to secure funding for this film from
any source due to the risks involved for independent productions. Even in
the post production stage funding was secured from the public, who had
been reading Jo Wilding’s online Diaries. This in fact gave me the freedom
from the self censoring effect of broadcasting to show exactly what we experienced and to underline the effects of the occupation.
Julia Guest
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Moynak-Uzbekistan, 2004, 52’, DV Color 52 min.
Documentario/Documentary
Versione originale/Original Version Karakalpako
Sottotitoli/Subtitles inglese/English.
Vincitore del Premio Migliore Documentario Italiano
al 22° Torino Film Festival, 2004
In concorso al Filmmaker, Milano, 2004
In concorso al 34° Festival di Rotterdam, 2005
Produzione/Production Fabrica & Colors
Regia, fotografia e produzione/Production Direction and Photography
Carlos Casas and Saodat Ismailova
Montaggio/Editor Felipe Guerrero
Produzione esecutiva/Executive Producer Kamilla Biktimirova
Musiche/Music Andres Reymondes Mutti
DotarSirodjidin
Sound Designer Giorgio Collodet
Personaggi/Characters Janibek Anuarov,Tanjer Irsimbetov,
Jumagul Oltijanov, Kuandik Metjanov, Janibek Anuarov, Oltinoi Aunarova,
Jedegei Aunarov, Tanjer Irsimbetov, Erali Istinbaev, Oijamal Irsinbetova,
Juldas Kaitmetov, Jumagul Oltijanov, Fatima Oltijanova, Gulya Oltijanova,
Malik Abdusaidov, Gliya Abdusaidova
Produzione in loco/Local Production and Driver Alijon Serikov
Fotografie/Still photographer Carlos Casas
Assistente di produzione/Production assistance Vinera Jaksilikova,
Ungar Jaksilikov
Interviste/Interviews Shaniyaz Kenjiev,Uchsai Taliberov,
Tolik Ulyanov, Chingiz Oltijonov
Direttore creativo/Creative Director Renzo di Renzo
Head of Video Dept. Joe Togneri
Supporto tecnico/Technical Support Giulio Tami
Traduzioni/Translation Saodat Ismailova
Sottotitoli/Subtitles Carlos Mustienes, Giuliana Rando, Giovanna Gattesch, Isabelle Baraton, Clara Cabarrocas
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Comunicazione/Communication Elisabetta Prando, Loredana Rigato, Lisa
Martelli, Angela Quintavalle
Benetton Advertising Director Paolo Landi
Account Federico Mariotto, Gaia Callea
Assistant Legal Dept. Monica Faggin
Sinossi/Synopsis
Un documentario sulle ultime tre generazioni di pescatori del Lago d’Aral
e sulla loro lotta quotidiana per la sopravvivenza in uno dei luoghi più deturpati del pianeta. Una testimonianza sulla vita dopo uno dei più grandi
disastri causati dall’uomo.
A documentary film about the three remaining generations of fishermen in
the Aral Sea, and the everyday struggle to survive. A documentary about
life after one of the biggest man-made disasters.
Intervento degli autori/Directors Statement
Volevamo descrivere il processo di prosciugamento del Lago d’Aral, attraverso l’esperienza di tre generazioni, dal vecchio pescatore che lo ha vissuto, alla generazione adulta che ancora sopravvive con la pesca praticata
nei pochi laghi ancora rimasti, fino alla generazione che conosce solamente
il deserto e che riesce a sopravvivere con nulla, cercando di mantenere le
tradizioni e la speranza di un futuro migliore.
E’ un film sul processo di morte, sulla forza e sull’attaccamento della
gente alla propria terra.
Aral non parla di politica o di ecologia, parla solamente della forza di sopravvivenza umana. Aral vive ancora come una presenza invisibile e nella memoria
di quello che è considerato uno dei disastri più grandi mai causati dall’uomo.
Biofilmografia/Biofilmography
Saodat Ismailova è nata a Tashkent, Uzbekistan, nel 1981.
Diplomata nel 2002 all’Istituto d’Arte a Tashkent, sezione Video e Cinema,
ha realizzato diversi cortometraggi, premiati nei più importanti festival centro-asiatici.
Durante la sua permanenza a Fabrica, nel Dipartimento di Cinema e Video, ha realizzato “Zulfiya” e “Aral, Fishing in an Invisible Sea”, entrambi
girati sul Lago d’Aral e prodotti da Fabrica Cinema.
Carlos Casas è nato a Barcellona, Spagna, nel 1974.
Ha studiato all’Accademia delle Belle Arti, Cinema e Design tra Barcellona e Vienna.
Nel 1998 ha ottenuto una borsa di studio a Fabrica dove attualmente
lavora anche come ricercatore tra design, grafica e video.
Nel 2000, il suo cortometraggio “Afterwords”, prodotto da Fabrica, è
stato selezionato dal Festival di Venezia, dal Rotterdam Film Festival e da
Rencontres du Cinema a Parigi.
Dal 2001 è impegnato nella realizzazione di una serie di documentari per
Colors Magazine: “Patagonia. Loneliness at the end of the world”, ”Rocinha.
Daylight of a Favela” girato nella più grande favela di Rio de Janeiro, e “Aral.
Fishing in an Invisible Sea”, sulla vita degli ultimi pescatori del Lago d’Aral.
Tutti i documentari sono stati prodotti da Fabrica.
We wanted to portray the dying process of a sea through the three last
affected generations, from the old fisherman, retired who lived the sea, to
the adult generation who still survives through fishing in the remain lakes,
till the desert generation that survives from nothing, trying to keep the traditions and hope of a return of a more hopeful future. It is a film about the
process of death and strength and rootness of people connected to their
land. Aral doesn’t speak about politics or ecology it speaks only about the
human survival strength. Aral still lives as an invisible presence and memory
of what is considered as one of biggest man-made disasters of our planet.
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Questo è un programma.
Palazzo
La Moderna
programmazione
programme
Engagé Documentary Festival
Festival del Documentario Civile
Prima edizione
22, 23, 24 Settembre 2006
Città di cortona
Engagé Documentary Festival
First Edition
September 22, 23, 24 2006
Cortona, Tuscany
pag.94
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pag.95
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Emergency - Mostra fotografica
Photo Exhibition promoted
by the Charity Emergency
Sguardi Engagé sull’Italia
e sul mondo
Sezione Film-Makers Indipendenti
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Sierra Leone, dai diamanti non nasce niente
Mostra fotografica di GiBi Peluffo
22-24 Settembre 06, Palazzo La Moderna
Fratelli dell’Uomo
Mostra fotografica in
video montaggio
Photo–Video Exhibition
by the Charity Fratelli dell’Uomo
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pag.96
pag. 96
E noi vi guardiamo, un mondo di donne in cammino
Mostra fotografica di Danilo De Marco in video montaggio
Proiezione continua, 22-24 Settembre 06, Palazzo La Moderna
Versione italiana e inglese / English and Italian Version
pag. 102 Auschwitz. Lungo I Binari Della Memoria
pag.104 Artriballes-Arrages
pag.106 MAD
Sguardi Engagé d’Autore
pag109 Rocinha. Daylight of a Favela
Conferenze
pag.113 Scuola Holden
pag.114 Uhiri
pag.97
pag. 97
Emergency
Mostra fotografica
Photo Exhibition Promoted
by the Charity Emergency
Sierra Leone, dai diamanti
non nasce niente
Mostra fotografica di GiBi Peluffo
Photo Exhibition by GiBi Peluffo
The charity Emergency draws our attention on those forgotten wars of the
new millennium. The photo exhibition portrays the situation of Sierra Leone
where Emergency has been operating since 2001.
During these years 140,000 people have been assisted. The photographer GiBi Peluffo travelled through the country to give us a taste of a reality
apparently very far from our world.
Abbiamo accolto da subito e con molto entusiasmo l’invito a partecipare
al Festival del Documentario Civile di Cortona. Con la mostra fotografica
“Sierra leone, dai diamanti non nasce niente” che offre una testimonianza
diretta su un paese brutalizzato da una sanguinosa guerra civile - vogliamo
contribuire al progetto ispiratore del festival: vedere, capire, ricordare.
Il documentarismo e la fotografia, infatti, possono essere un volano di
partecipazione e di memoria, per il presente e soprattutto per il futuro.
Perché la storia non è mai condannata a ripetersi.
Emergency
La mostra fotografica sulla Sierra Leone, realizzata dal fotografo ligure GiBi
Peluffo, vuole essere uno strumento di comunicazione efficace per stimolare l’attenzione su una delle guerre dimenticate di questo millennio, una
guerra ormai ufficialmente terminata, ma che ha lasciato - oltre a uno strascico di sofferenza - anche una grave carenza di strutture sanitarie di assistenza. Emergency è in Sierra Leone dal Novembre 2001; nell’ospedale di
Goderich e nell’annesso Centro Sanitario Pediatrico, in quasi cinque anni,
ha assistito oltre 140.000 persone, venendo a stretto contatto con i molti
problemi della popolazione locale, ma anche con l’apertura e la disponibilità di un popolo che, nonostante una guerra brutale durata un decennio,
ha dimostrato la volontà di tornare a una vita normale.
Al Centro chirurgico di Goderich sono approdati bambini, donne e uomini, ognuno con la sua storia e tutti con un bisogno comune: ricevere
l’assistenza sanitaria specializzata, di alta qualità e gratuita indisponibile
nel resto del paese. GiBi Peluffo ha incontrato molti di loro e li ha fotografati, facendoci conoscere i loro volti e le loro storie. Ha raccolto sguardi e
immagini nelle corsie dell’ospedale, nella terapia intensiva, nei giardini;
ha viaggiato per il paese, per le strade, incontrando le persone nelle loro
attività quotidiane, svelandoci una realtà apparentemente lontanissima dal
nostro mondo. Ma soprattutto ha colto, negli sguardi e nei sorrisi di chi ha
incontrato, l’umanità ricca e imprescindibile di questo popolo.
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Fratelli dell’uomo
Montato fotografico
Photo-Video Exhibition Promoted by
the Charity Fratelli dell’Uomo
E noi vi guardiamo un mondo
di donne in cammino
Fratelli dell’Uomo è un’organizzazione non governativa - O.N.G. - di cooperazione internazionale nata in Francia nel 1965 (Frères des Hommes) e oggi presente anche in Belgio, Francia, Italia e Lussemburgo dal 1969. Riconosciuta dal
Ministero degli Affari Esteri - per la cooperazione internazionale - e dal Ministero
dell’Istruzione - per l’attività formativa e di sensibilizzazione che svolge in Italia
- opera in Asia, America Latina e Africa con partner (gruppi e associazioni locali)
promuovendo scambi, programmi e progetti di sviluppo sociale ed economico
a favore delle popolazioni più svantaggiate. Sostiene progetti nell’ambito dei
diritti umani, della difesa dell’ambiente e dello sviluppo rurale, dell’economia
locale, della sicurezza alimentare e dei processi di partecipazione democratica.
I paesi di intervento sono: Africa - Costa d’Avorio, Burkina Faso, Mali, Repubblica Democratica del Congo, Rwanda, Senegal; America Latina - Bolivia, Brasile,
Cuba, Guatemala, Messico, Nicaragua, Haiti, Perù, Repubblica Dominicana e
Asia - India, Indonesia, Pakistan, Filippine.
Maggiori informazioni su: www.fratellidelluomo.org
Mostra fotografica di Danilo De Marco
Photo Exhibition by Danilo De Marco
Versione italiana e inglese/English and Italian Version
A cura di Aldo Mezzetti, Elena Pisano, Andrea Foschi
E noi vi guardiamo… la provocazione ed il messaggio che questa mostra si
propongono parte dal suo titolo, sono sguardi di donne che appartengono a
quell’enorme parte del mondo povero che spesso trascuriamo o diamo per
scontato. Gli sguardi delle donne, i loro sorrisi, l’abbattimento del lavoro quotidiano, la gioia e la stanchezza di una maternità spesso solitaria, sono alcune
delle immagini di questo lavoro che incontra: donne dell’America Latina, dell’Asia e dell’Africa che con fierezza, nelle loro piccole e grandi fatiche quotidiane,
sorreggono e sopportano la pesantezza di una situazione che troppo spesso si
“dimentica” di loro. Sono “un mondo di donne in cammino“ perché non possono fermarsi e riposare, perché fanno spesso della fatica la loro forza per ricercare
sempre e comunque una propria dignità.
This photo-video exhibition portrays the glances of women from of the poorest
parts of the world.
In those eyes and those smiles we explore the daily life of women from Latin
America, Asia and Africa.
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Perché partecipare all’Engagé Documentary di Cortona. Perché se le immagini
sono il più grande mezzo per avvicinarsi ai luoghi del mondo, se il silenzio delle
fotografie riesce a dire molto di più di molte parole, non potevamo pensare a
posto migliore che una manifestazione in cui documentari dal mondo tenteranno di portare a parlare di impegno civile e sociale; imbarazzando chi “non
riesce” a vedere un malessere comune sempre più grande e diseguale e sosterranno nuove considerazioni ed azioni di sviluppo e rispetto dell’altro inteso
come uguale a noi in diritti e doveri. La mostra per mantenere la stessa struttura
comunicativa del Festival sarà presentata in digitale, con testi e musiche.
Elena Pisano
Danilo De Marco
Fotografo e giornalista indipendente da più di 20 anni, Danilo De Marco collabora con i più importanti quotidiani, settimanali e mensili italiani: dal Corriere della
sera alla Repubblica, dall’Unità al Manifesto. In Francia, lavora con Le Monde, Le
Monde Diplomatiche, Le Nouvelle Observateur e Lire. Per De Marco, l’impegno
civile è una ragione di vita e, in questo senso, la fotografia è testimonianza,
racconto etico, impegno morale. Straordinari i suoi reportage in America Latina
e negli altri luoghi del mondo ove De Marco ha fermato con la sua macchina
fotografica la vita degli “ultimi”.
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Sguardi Engagé
sull’Italia
e sul mondo
Sezione Film-Makers Indipendenti
Auschwitz. Lungo I Binari Della Memoria
Giovanna Di Lello
Artriballes-Arrages
Nancy Aluigi Nannini, Valeria Bernardi, Salvatore Fronio
MAD
Davide Morena
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Auschwitz.
Lungo i binari della memoria
Regia di Giovanna Di Lello
Italia/Italy, 25’, MiniDV – Super8, Documentario/Documentary, Colore.
Versione Originale/Orginal Version italiano/Italian
No sottotitoli/No subtitles
Regia/Director Giovanna Di Lello
Musiche/Music Hervé Zénouda e la Bandabardò
Produzione/Production Scuola di Narrazioni Arturo Bandini di Nausika
Con la partecipazione di/With Nedo Fiano, Carlo Lucarelli,
i ragazzi della Scuola superiore di Modena, Firenze, Milano, Carpi,
Marco Vichi, la Bandabardò e Cisco, ex Modena City Ramblers.
Biofilmografia/Biofilmography
Giovanna Di Lello. Nata a Hamilton, in Canada da genitori italiani, si forma
in Svizzera e poi in Italia facendo rispettivamente studi di fotografia e letteratura ed è Laureata in Lingue e Letterature Staniere.
Segue corsi di DEA in cinema a Liège, in Belgio e il corso di documentarismo d’autore Doc ut des a Firenze. Vive e risiede da diversi anni in
Italia dove lavora per la cooperativa Rosabella di Pescara e altre società di
produzione a Roma.
La lettera (cortometraggio, 2000); John Fante. Profilo di scrittore (documentario, 70’, 2003 cofanetto Fante, Fazi Editore. Merita il premio Best
Documentary Los Angeles Film Awards 2003); La guerra, si sa… (documentario, 1’, 2004 Selezione Premio Giuditta, Festival Cinema e Donne di Firenze 2004); It is Anybody Who is in the Way. Incontro con Noam Chomsky
(Videointervista, 45’, 2005); Antidoti (documentario, 5’, 2005); La ballata
del calzolaio (documentario, 25’, 2006); A Dream In The Purple Sea. Pascal
D’Angelo (documentario, 60’, 2006).
Sinossi/Synopsis:
In occasione dell’iniziativa “Un treno per Auschwitz”, per il giorno della
Memoria, organizzata dalla Fondazione Ex campo Fossoli di Carpi, è stato
realizzato un video in cui si documenta il viaggio e le attività svolte durante
i cinque giorni previsti dal programma, dal 25 al 27 gennaio 2006.
Il video è incentrato sui ragazzi che hanno aderito all’iniziativa, sulle loro
considerazioni riguardanti le finalità del viaggio verso i luoghi della memoria e la visita ad Auschwitz e Birkenau, e sulle discussioni con gli insegnanti
e con gli artisti che li hanno accompagnato in quest’avventura, i membri
della Bandabardò, Carlo Lucarelli, Marco Vichi.
Per quanto riguarda, invece, la visita dei campi di concentramento, si è
fatto uso di una cinepresa Super8 la cui pellicola rende la qualità dell’immagine diversa da quella video e televisiva, con colori più tenui, con una
fotografia più trasparente e rigida, in modo tale da suggerire la distanza
dell’occhio di chi filma e di chi guarda da questi luoghi del dolore.
A non-traditional way to give an account of Auschwitz. Through the eyes of
the students of a high-school in Carpi, accompanied by the writers Carlo
Lucarelli e Marco Vichi.
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Atriballes-Harragas
Regia di Nancy Aluigi Nannini, Valeria Bernardi, Salvatore Fronio
Marseille. In the heart of a transforming city there is a small circus school
that has been working for the last ten years with the local population. A
population made up of people with different ethnic backgrounds. The
school tries to bring about a new way to face ethnic divisions.
Biofilmografia/Biofilmography
Italia/Francia/France/Italy, 53’40’’, Documentario/Documentary, Colore.
Versione originale/Original Version francese/French
Sottotitoli/Subtitles italiano/Italian
Prodotto, diretto e montato da/Production, direction and editing
Nancy Aluigi Nannini, Valeria Bernardi, Salvatore Fronio
Con il sostegno di/With the support of Cinéma en Lumière di Marseille,
che ringrazia i suoi partners istituzionali: Conseil Général des Bouches
du Rhône; Conseil Régional Provence, Alpes, Côte d’Azur;
Diréction Régional des affaires Culturelles; Centre Nationale
de la Cinématographie; Festival dei Popoli di Firenze
Sinossi/Synopsis
Atriballes-Harragas racconta di una scuola di trapezio che si trova nel centro storico di Marsiglia.
La struttura si trova all’interno di un isolato chiuso da cancelli, per espressa richiesta di chi ci abita.
Ma questo non comporta chiusura nei confronti del resto del mondo. Al
contrario, all’interno dei suoi spazi i bambini trovano libertà di espressione e di
azione. Dominique e Kamar hanno fondato la scuola e si impegnano da dieci
anni a sviluppare un rapporto profondo con i bambini e con le loro famiglie. Un
rapporto capace di aggregare la molteplicità degli elementi che costituiscono
Noailles, l’ultimo quartiere popolare del centro storico di Marsiglia.
Attraverso l’insegnamento della disciplina circense e agli ateliers di pittura e scultura la scuola opera nel tentativo di armonizzare le diversità,
smussare gli attriti e ad includere.
Mediante l’uso ragionato di alcune trasmissioni radiofoniche e di incontri
fra associazioni e abitanti del quartiere il documentario apre una finestra
sulla crisi sociale che tanto violentemente si è manifestata negli ultimi mesi
in tutta la Francia.
pag. 106
Nancy Aluigi Nannini. Nata a Montecatini terme nel 1976. Laureata in Antropologia all’Università di Firenze. Ha lavorato a ricerche e progetti sulla Storia
Orale e sulle migrazioni per le amministrazioni pubbliche e per le università.
Nel 2004 ha prodotto Donne, Uomini e Bambini in guerra e nel 2005 Donne
di Lunigiana nel Novecento, film documentario per la Regione Toscana.
Nel 2005 ha organizzato un laboratorio di uso critico dei media per la Regione Toscana. Recentemente è stata assistente alla regia per il lungometraggio Roma Sud Ovest: the building, prodotto dall’Università di Vienna.
Valeria Bernardi. Nata a Lonigo in provincia di Vicenza nel 1977. Laureata in storia del Cinema all’Università di Firenze. Tra le sue opere C’est
drôle, Je n’ai plus envie de devenir plus grand per la compagnia di teatro
sperimentale Alzhar, Marseille. Al momento sta lavorando ad un documentario sulla percezione del fenomeno mafioso in Italia.
Salvatore Fronio. Nato a Palermo nel 1974. Laureato in Letteratura inglese all’Università di Siena. Il suo documentario Palermo Anno Dieci è stato
selezionato all’edizione del 2004 dell’International Documentary Festival
di Amsterdam, IDFA. Ha lavorato per la RAI e per le reti private Mediaset
come montatore. Al momento sta lavorando ad un documentario sulla percezione del fenomeno mafioso in Italia.
Commento degli autori
Il film è il frutto di un lavoro che si è articolato nell’arco di otto mesi e può
essere uno strumento di analisi della volontà contemporanea della economia e della politica di emarginare le classi più povere e più deboli.
Siamo convinti che l’approfondimento e il dibattito siano gli strumenti
più adatti per tentare di comprendere le problematiche e per cercarne una
soluzione. Siamo convinti che l’ascolto e l’apertura siano le uniche strade
da imboccare per colmare un divario sociale sempre più marcato e dannoso. Con questo film abbiamo cercato di raccontare un’esperienza in cui
l’aggregazione e l’inclusione sono ancora possibili. Nonostante tutto.
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MAD
Le misure alternative alla detenzione e il lavoro dell’ufficio Esecuzione penale esterna di Firenze
Alternative measures to detention and the work of the External Criminal
Execution Office Uepe in Florence.
Regia di Davide Morena
Italia/Italy, 2006, Digitale 36’ Documentario/Documentary, Colore.
Versione originale/Original Version italiano/Italian
MAD tries to give a precise account of those alternative measures to prison. Through the words of Ezio and Gerardo, two former prisoners who,
thanks to these measures, have had a second chance to emancipate from
their difficult past.
Biofilmografia/Biofilmography
Esperto in comunicazione, ha svolto un’intensa attività di critico cinematografico in Gran Bretagna e in Italia, dove è stato redattore capo di Mymovies.it, testata online di punta nel settore, e di Mattoni Grand Drink, testata
internazionale sul mondo del bere. Attualmente si dedica soprattutto al
teatro e al video sperimentale: è autore e produttore de Il Mese Mediceo,
importante festival teatrale fiorentino; sta curando un video-progetto prodotto da Marco Parente su Dario Buccino, musicista contemporaneo.
Regia/Direction Davide Morena
Con/with Gerardo Rotondo, Ezio Mammolini
Prodotto/Production K.Lab, Prodotti Narcozootici Inc.
Montaggio e assistenza alla produzione/Editing and Production
assistant Marcello Fittipaldi
Aiuto regia/Direction assistance Giuditta Picchi
Operatori di ripresa/Cameramen Edgardo Cerretti, Elisa Sensi
Con musiche originali di/Music Tanake
In collaborazione con/In collaboration with Alessandra Pellegrini
– Assistente sociale UEPE Roberto Grippo – Dirigente UEPE
Sinossi/Synopsis
L’Ordinamento Penitenziario italiano prevede la possibilità per i condannati
di scontare pene di minore entità fuori dal carcere e sotto la guida degli assistenti sociali di un apposito ufficio, l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna. Si
tratta di una regolamentazione poco diffusa e ancor meno nota all’opinione pubblica, che ha l’obiettivo di accompagnare i condannati in un percorso di reinserimento nella società civile e di restituirli alla legalità, piuttosto
che abbandonarli a loro stessi come purtroppo accade per la detenzione in
carcere. Un sistema di punizione alternativo alla reclusione che registra una
percentuale di successi pressoché totale, ma che stenta ad acquisire una
legittimazione diffusa a causa di una informazione inadeguata.
MAD nasce con l’intento di inquadrare in maniera più puntuale le misure
alternative alla detenzione, e lo fa attraverso le parole di Ezio e Gerardo,
due ex detenuti che proprio grazie a queste misure hanno avuto una seconda occasione e l’opportunità di emanciparsi dal loro passato difficile.
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Sguardi Engagè
d’Autore
Rocinha. Daylight of a favela
Carlos Casas
Rocinha. Daylight of a favela
di Carlos Casas
Brasile, Italia/Brazil,Italy, 2003,DV Color, 53’, Documentario/Documentary
Versione originale/Original Version portoghese/Portuguese
Sottotitoli/Subtitles italiano/Italian
Selezionato al Festival dei Popoli 2004
Diretto da/Directed by Carlos Casas
Una produzione/Produced by Belisario Franca - Brasile, Fabrica -Italia
Fotografia/Photography Batman Zavareze
Montaggio/Editing Aurora Sulli
Coordinatrice di Produzione/Executive Producer Clarisse Sette
Coordinamento di ricerca e produzione locale/Producer
Mariana Cronemberger
Tecnico del suono/Sound Design Giorgio Collodet
Produzione/Production Fabrica, Italia Renzo di Renzo; Giros produçoes,
Brasile Belisario Franca
Sinossi/Synopsis
Rocìnha, situata in una delle zone più strategiche e pittoresche di Rio de
Janeiro, è la più grande favela al mondo. Un’immensa baraccopoli in cui vivono centinaia di migliaia di persone che, pur in una situazione di profondo
degrado, tentano di condurre una vita più normale possibile. Una comunità
con le sue regole e le sue gerarchie. Una vera città nella città, reale e surreale allo stesso tempo, un documentario girato nelle case e nelle scuole,
negli anfratti di una città impossibile da immaginare, nella vita di alcuni dei
suoi abitanti, una visione alternativa della loro lotta quotidiana contro gli
stereotipi della povertà, della droga e della violenza.
A documentary film about Rocinha, the daylight of Brazil’s most notorious
and populated favela. A journey inside the slum through some of its most
remarkable inhabitants. An alternative vision of their everyday fight against
the stereotypes of poverty drugs and violence.
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Biofilmografia/Biofilmography
Carlos Casas, Barcellona, 1974. Ha studiato all’Accademia delle Belle Arti,
Cinema e Design tra Barcellona e Vienna.
Nel 1998 ha ottenuto una borsa di studio a Fabrica, il Centro di Ricerca
sulla Comunicazione del Gruppo Benetton, dove attualmente lavora anche
come ricercatore tra design, grafica e video.
Nel 2000, il suo cortometraggio “Afterwords”, prodotto da Marco Müller, Direttore di Fabrica Cinema, è stato selezionato dal Festival di Venezia,
dal Rotterdam Film Festival e da Rencontres du Cinema a Parigi.
Dal 2001 è impegnato nella realizzazione di una serie di documentari per
Colors Magazine, ha viaggiato in Patagonia realizzando il documentario “Patagonia. Solitudine ai margini del mondo”, nel 2003 ha realizzato un documentario intitolato ”Rocinha. Ritratto di una favela”, girato nella più grande favela di
Rio de Janeiro. Nel 2004 ha terminato il documentario “Aral”. Pescando in un
mare invisibile”, sulla vita degli ultimi pescatori del Lago d’Aral.
Carlos Casas, Barcelona 1974. Studied Fine Arts, Cinema and Design between Barcelona and Vienna, In 1998 he was awarded a scholarship in Fabrica, research and communication center of Benetton. In 2000 his short
Film “Afterwords”, produced by Marco Müller was selected by the Venice
Film Festival, Rotterdam Film Festival and Reencontres du Cinema in Paris
2001. In 2001 he started a series of documentaries for Colors Magazine,
he traveled to Patagonia to do a fieldwork that later 2002 became a 24min
documentary, “Patagonia. Loneliness at the end of the world”, in 2003 he
developed a 52 min documentary,”Rocinha. Daylight of a favela” shot on
location in one of the biggest favelas in Rio de Janeiro. In 2004 he finished
“Aral. Fishing in an invisible sea” about the life of the three remaining generation of fishermen in the Aral sea, which won the best documentary award
in Torino Film festival 2004, and was selected for the Rotterdam film festival
2005. Visions du reel Nyon 2005, One world Prague 2005, Documenta
Madrid 2005. In may 2005 he will finish a 52min version of the Patagonia
research “Solitude at the end of the world” and he is currently writing his
next project on Siberia, the last chapter of a trilogy of films dedicated to the
most extreme environments in the world. (Patagonia, Aral, Siberia).
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Afterwords
Cortometraggio, fiction, 19 min, 35mm, 2000.
Diretto da Jean Sebastien Lallemand, Carlos Casas e Gianfranco Rosi.
Presentato a: Festival di Venezia, 2000 “Nuovi Territori”; Rencontres du Cinema Parigi, 2000; Rotterdam Film Festival, 2001; Arcipelago Film Festival,
Roma, 2001; Forum Universale delle Culture, Barcellona, 2004
Patagonia, solitudine ai margini del mondo
Documentario Pilota, Colors TV, 24 min DV. 2002
Diretto da Carlos Casas e Fernando Zuber
Presentato a: London Fabrica Film Festival, 2002; Malba Contemporary Art
Museum, Buenos Aires, 2002; Forum Universale delle Culture, Barcellona,
2004 ; Broadcast: La7, Planete.
Aral, pescando in un mare invisibile
Documentario 52 min DV 2004.Diretto da Carlos Casas e Saodat IsmailovaMiglior Documentario Italiano al Torino Film Festival 2004; Filmmaker
– Milano 2004; Festival di Rotterdam 2005
Director’s Statement
I wanted to show the other side of a favela, the daytime, the real life, not
the already stereotyped image of a favela, which is drugs and crime, but
focus on the creative workers, 98% of the real inhabitants. Not giving space
for drug dealers or crime, something that was too much fascinating and
tempting to talk about, but certainly exploited.
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Conferenze
Scuola Holden
Conferenza tenuta da Anastasia Plazzotta, produttrice per Eskimosa
Scuola Holden Round Table with Anastasia Plazzotta
Scuola Holden
Conferenza tenuta da Anastasia Plazzotta,
produttrice per Eskimosa
Scuola Holden
Round Table with Anastasia Plazzotta
Intrecci: sguardi sul mondo
Conferenza stampa di presentazione
dell’edizione 2005-2006
Intrecci: sguardi sul mondo
Uhiri Press Conference
Anastasia Plazzotta è produttrice per Eskimosa, la società di produzione
cinematografica del Gruppo Feltrinelli nata nel marzo 2004, e coordinatrice per la distribuzione delle collane dvd Feltrinelli – Le Nuvole e Feltrinelli
– Real Cinema.
Ha lavorato con Fandango, sezione documentari, come coordinatrice di
produzione per progetti come Latina Littoria: ritratto di una città di provincia (di G. Pannone), Super 8 stories (di E. Kusturica), Alice è in paradiso
e Sono stati loro, 48 ore a Novi Ligure (di G. Chiesa), L’esplosione (di G.
Piperno). Si è occupata della produzione di Irina (di D. Bellini), Verdi supreme (di G. Piperno), Verdi Forever (di L. Muscardin). Inoltre per la Fandango Libri è stata ideatrice e curatrice fra gli altri dell’Opera Omnia di John
Cheever e di Slab Rat di Ted Heller.
Anastasia Plazzotta is a film producer of Eskimosa, film production company of the Feltrinelli Group, and distributor of the Feltrinelli Real Cinema
Collection and Feltrinelli – Le Nuvole.
La Scuola Holden, fondata nel 1994 a Torino da Alessandro Baricco con
altri 4 soci, è la prima e la sola scuola di tecniche della narrazione in Italia.
Ogni anno il Master Holden seleziona 25 allievi li prepara a diventare
narratori. Più di 1400 ore di lezione e laboratori: dalla letteratura al teatro,
dal cinema al fumetto, dalla radio all’articolo di cronaca. Oltre al Master la
Scuola Holden propone corsi, workshop a Torino e in Italia e corsi on-line
su www.scuolaholden.it. Info: [email protected]
The Scuola Holden, founded by the writer Alessandro Baricco, offers courses in narrative techniques in film, drama, radio and literature.
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Intrecci: sguardi sul mondo
Ringraziamo/Thanks to
Conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2005-2006
Uhiri Press Conference
Intrecci, il magazine televisivo mensile sui problemi dello sviluppo e i rapporti tra
nord e sud del mondo, distribuito dal gennaio 2000 ad un circuito di 110 televisioni locali, ha raggiunto nelle sue 50 puntate oltre 60 milioni di spettatori.
E’ il primo tentativo organico in Italia di dare voce e volti alla realtà del sud del
mondo, nei suoi contatti con la nostra; per allargare gli “sguardi” su un mondo
sempre più interdipendente, e offrire temi di discussione sui grandi problemi,
ancora irrisolti alle soglie del nuovo millennio.
Promosso dalla ONG Gruppo per le Relazioni Transculturali, con il sostegno
del Ministero degli Affari Esteri - Direzione Generale per la Cooperazione allo
sviluppo, è realizzato dall’Associazione URIHI, a cura di Giovanna Cossia e Marco
De Poli; montaggio di Lidia Casti.
Dopo la proiezione della puntata di “Intrecci” dedicata a “Informazione e sviluppo” - 17’- seguirà un dibattito aperto con gli autori e altri esponenti del settore sul tema: Quale informazione sui paesi del Sud del mondo? Con Rodrigo
Vergara di Arcoiris TV.
I paesi del Sud del mondo sono quasi dimenticati dai mezzi d¹informazione e
riescono a trovare spazio sui media tradizionali solo in occasione di catastrofi o di
elezioni che sembrano spuntare dal nulla
Vengono tenuti lontani, così, oltre ai grandi problemi economici di sempre, anche i processi di cambiamento politico, che stanno cambiando profondamente,
per esempio, gran parte dell’America Latina.
Come si può fare, invece, buona informazione - in particolare video-televisiva?
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Francesco Di Gravina
Roberta Malentacchi
Federico Siniscalco
Andrea Merati
Francesco Cavalli
Raffaele Cossa
Marialina Marcucci
Tito Barbini
Milly Moratti
Assessore Walter Checcarelli
Sindaco Andrea Vignini
Roberto Silvestri
Mariuccia Ciotta
Gionata Tedeschi
Rebecca Ottolenghi Béhar
Maria Luisa Rossi
Fabrizio Varesco
Preside Brezzi
Aldo Ciolfi
Claudia Bergonzi
Irene Cervasi
Angela Fittipaldi
Aldo Ciolfi
Alessandra Pigni
Stefano Bergonzi
Aldo Mezzetti
Annalisa Rossi Cairo
Giorgio Malentacchi
Dottor Borgia
Dottoressa D’Agostino
Andrea Jarach
Carlotta Garlanda
Laura De Feudis
Gregorio Garlanda
Elisabetta Borsetti
Carlo Orlandi e Graham
Spicer
Massimo Caronte
Tommaso Perego
Leonardo Rosignoli
Alfredo Gnerucci
Elisa Giusti
Assessore Emanuela Caroti
dottoressa Maccheroncini
Signora Gardeschi
Signora Ciofini
Signora Galoppi
Signora Baccani
Assessore Mariella Zoppi
Signor Fierli
Signor Gialluca
Signor Bocci
Carlo Salvicchi
Grata Barbolini
Drew Associates
Robert Drew
Richard Leacock
Marco Rondoni
Arnaldo Rossi
Marco De Poli
Gianni Canova
Daniele Misrachi
Rachele Renna
Lisa Nava
Sergio Nava
Gianpaolo Concari
Giovanni Dimitri
Preside Gabrielli
Architetto Cinelli
Carlos Casas
Daniele Gaglianone
Roberto Donati
Andrea Cocchi
Julia Guest
Paola Gallorini
Assessore Daniele
Monacchini
Antonio Carloni
Francesca Bozzia
Valeria Rustici e gli altri
volontari di Emergency
Gedeone
Fernando Cattani
Dottor Poidomani
Dottoressa Corsini
Vittorio Camorri
Elena Pisano
Danilo De Marco
Andrea Foschi
Mancini
Lea Iandiorio
Savina Neirotti
Elisabetta Vagaggini
Maria Silvia Fiengo
Michela Scomazzon Galdi
Emanuele Piano
Lucia Bellacci
Elena Cannelli e
Massimiliano Bertozzi
Andrea Martini
Alessia Ghitta
David Pasquali
Walter Previtali
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Questo è un programma.
Programma
Programme
Engagé Documentary Festival
Festival del Documentario Civile
Prima edizione
22, 23, 24 Settembre 2006
Città di cortona
Engagé Documentary Festival
First Edition
September 22, 23, 24 2006
Cortona, Tuscany
pag.118
pag. 118
pag.119
pag. 119
Teatro Signorelli
Programma/Programme
Venerdi
22 Settembre
Friday
22nd September
10.00
La sottile linea brasiliana
Di/By: Marilia Cioni
Durata/Length: 75’
Versione originale/Original Version:
portoghese e italiano
/Portuguese and Italian
Sottotitoli/Subtitles: italiano/Italian
11.30
Nata due volte.
Storia di Settimia, ebrea romana
Di/By: Giandomenico Curi
Durata/Length: 60’
Presentato da/Presented by:
Pitifest – Festival di cultura ebraica
di Pitigliano
Pitifest – A Festival for Jewish
Cinema and Culture
Versione originale/Original Version:
italiano/Italian
No sottotitoli/No subtitles
pag.120
pag. 120
14.00
Zenigma
Di/By: Antonello Longo
Durata/Length: 55’
Versione originale/Original Version:
italiano/Italian
Sottotitoli/subtitles inglese/English
18.00
Happy Mother’s Day
Di/By: Richard Leacock
Durata/Length: 30’
Versione originale/Original Version:
inglese/English
Sottotitoli/Subtitles: italiano/Italian
21.00
Binario 21
Di/By: Dario Picciau e Roberto Malini
Durata/Length: 7’
Versione originale/Original Version:
italiano/Italian
No sottotitoli/No subtitles
15.30
From Two Men and a War
Di/By: Robert Drew
Durata/Length: 62‘
Versione originale/Original Version:
inglese/English
Sottotitoli/Subtitles: italiano/Italian
19.00
Whispering Hall - Palazzo Casali
Musica sperimentale a cura
del compositoreTommaso Perego
con aperitivo
Music by the composer
Tommaso Perego.
Event accompanied by an appetizer.
Niger: Behind a Food Crisis
Di/By: Emanuele Piano
Durata/Length: 52’
Versione originale/Original Version:
italiano e francese
/Italian and French
Sottotitoli/Subtitles: Inglese/English
16.40
Primary
Di/By: Robert Drew
Durata/Length: 52’50’’
Versione originale/Original Version:
inglese/English
Sottotitoli/Subtitles: italiano/Italian
22.30
Luoghi inagibili in attesa
di ristrutturazione capitale
Di/By: Daniele Gaglianone
Durata/Length: 38’
Versione originale/Original Version:
italiano/Italian
No sottotitoli/No subtitles
pag.121
pag. 121
Teatro Signorelli
Programma/Programme
Sabato
23 Settembre
Saturday
23rd September
10.00
1995/2005
Di/By: Cocchi, Gallorini,
Giappicchini
Durata/Length: 50’
Versione originale/Original Version:
bosniaco/Bosniac
Sottotitoli/Subtitles: italiano/Italian
11.30
Dopo la guerra
Di/By: Francesca Comencini
Durata/Length: 51’
Versione originale/Original Version:
Italiano e bosniaco
/Italian and Bosniac
Sottotitoli/Subtitles: italiano/Italian
14.00
Firenze Europa Express
Di/By: Massimo Tarducci
Durata/Length: 42’
Versione originale/Original Version:
italiano/Italian
No sottotitoli/No subtitles
pag.122
pag. 122
15.30
Adventures on the New Frontier
Di/By: Robert Drew
Durata/Length: 51’45’’
Versione originale/Original Version:
inglese/English
Sottotitoli/Subtitles: italiano/Italian
18.00
Incontro con Robert Drew
e Richard Leacock
al Teatro Signorelli
Round table with Robert Drew
and Richard Leacock
at Teatro Signorelli
21.00
Binario 21
Di/By: Dario Picciau, Roberto Malini
Durata/Length: 7’
Versione originale/Original Version:
italiano/Italian
No sottotitoli/No subtitles
16.30
Crisis: Behind a Presidential
Commitment
Di/By: Robert Drew
Durata/Length: 52’
Versione originale/Original Version:
inglese/English
Sottotitoli/Subtitles: italiano/Italian
19.00
Whispering Hall - Palazzo Casali
Musica sperimentale a cura
del compositore
Tommaso Perego con aperitivo
Music by the composer
Tommaso Perego.
Event accompanied
by an appetizer.
Letter to the Prime Minister
Di/By: Julia Guest
Durata/Length: 52’
Versione originale/Original Version:
inglese/English
Sottotitoli/Subtitles: italiano/Italian
Faces of November
Di/By: Robert Drew
Durata/Length: 20’
Versione originale/Original Version:
inglese/English
Sottotitoli/Subtitles: italiano/Italian
22.30
Another African Story
Di/By: Emanuele Piano
Durata/Length: 52’
Versione originale/Original Version:
inglese/English
Sottotitoli/Subtitles: italiano/Italian
pag.123
pag. 123
Teatro Signorelli
programma/programme
Domenica
24 Settembre
Sunday
24th September
10.00
Liberate Silvia
Di/By: Giuliano Bugani,
Matteo Lenzi
Durata/Length: 70’
Versione originale/Original Version:
italiano/Italian
No sottotitoli/No subtitles
11.30
Il Trentasette.
Memorie di una città ferita.
Di/By: Roberto Greco
Durata/Length: 56’
Versione originale/Original Version:
intenazionale/international
No sottotitoli/No subtitles
14.00
L’uomo planetario
Di/By: Federico Bondi
Durata/Length: 80’
Versione originale/Original Version:
italiano/Italian
No sottotitoli/No subtitles
15.30
Casa Plastica
Di/By: Paola Tursi, Chiara
Brambilla, Nicola Lombardelli
Durata/Length: 52’
Versione originale/Original Version:
italiano/Italian
Sottotitoli/Subtitles: inglese/English
16.30
A Musical Adventure in Siberia
Di/By: Richard Leacock,
Valérie Lelonde
Durata/Length: 50’
Versione originale/Original Version:
inglese/English
pag.124
pag. 124
17.30
Direct Cinema - L’arte
del documentario
Di/By: Federico Siniscalco,
Fabrizio Varesco
Durata/Length: 60’
Versione originale/Original Version:
inglese/English
Sottotitoli/Subtitles: italiano/Italian
19.00
Whispering Hall - Teatro Signorelli
Musica sperimentale a cura
del compositoreTommaso Perego
con aperitivo
Music by the composer
Tommaso Perego.
Event accompanied by
an appetizer.
21.00
Binario 21
Di/By: Dario Picciau,
Roberto Malini
Durata/Length: 7’
Versione originale/Original Version:
italiano/Italian
No sottotitoli/No subtitles
Aral, Fishing In An Invisible Sea
Di/By: Carlos Casas,
Saodat Ismailova
Durata/Length: 52’
Versione originale/Original Version:
Karakalpako/Karakalpako
Sottotitoli/Subtitles:
inglese/English
22.15
Sangatte
Di/By: Ambiel, Rossi Maroso,
Perego
Durata/Length: 30’
Versione originale/Original Version:
internazionale/international
No sottotitoli/No subtitles
pag.125
pag. 125
Palazzo La Moderna
Programma/Programme
Emergency
Sierra Leone,
dai diamanti non nasce niente
Mostra fotografica di GiBi Peluffo
Piano terreno
Fruibile dalla apertura alla chiusura
per tutta la durata del Festival
Photo Exhibition promoted
by the Charity Emergency,
Photographer GiBi Peluffo
Ground floor – Open daily from
22nd to 24th of September
Fratelli dell’uomo
E noi vi guardiamo un mondo
di donne in cammino
Mostra fotografica di Danilo
De Marco in video montaggio
Piano Primo
Sala delle Conferenze
Trasmesso a flusso continuo dalla
apertura alla chiusura,
tranne che durante le proiezioni
e gli incontri delle 16.00 e delle 17.00.
Photo - video Exhibition
promoted by the Charity
Fratelli dell’Uomo,
Photographer Danilo De Marco.
First floor – Open daily
from 22nd to 24th of September.
Closed during the 4 p.m. and 5 p.m.
screenings and conferences.
pag.126
pag. 126
Venerdi
22 Settembre
Friday
22nd September
Sabato
23 Settembre
Saturday
23rd September
Domenica
24 Settembre
Sunday
24th September
16.00
Auschwitz.
Lungo i binari della memoria
Di/By: Giovanna Di Lello
Durata/Length: 25’
Versione originale/Original Version:
italiano/Italian
No sottotitoli/No subtitles
Piano Primo −
Sala delle Conferenze
First floor − Conference Hall
16.00
Atriballes-Harragas
Di/By: Nancy Aluigi Nannini,
Valeria Bernardi, Salvatore Fronio
Durata/Length: 53’40’’
Versione originale/Original Version:
francese/French
Sottotitoli/Subtitles: italiano/Italian
Piano Primo −
Sala delle Conferenze
First floor − Conference Hall
16.00
Rocinha. Daylight of a favela
Di/By: Carlos Casas
Durata/Length: 53’
Versione originale/Original Version:
Portoghese brasiliano
/Brazialian Portuguese
Sottotitoli/Subtitles: italiano/Italian
Piano Primo −
Sala delle Conferenze
First floor − Conference Hall
17.00
MAD
Le misure alternative
alla detenzione e il lavoro dell’ufficio
Esecuzione
penale esterna di Firenze
Durata/Length: 36’
Versione originale/Original Version:
italiano/Italian
No sottotitoli/No subtitles
Piano Primo −
Sala delle Conferenze
First floor − Conference Hall
17.00
Conferenza Stampa Uhiri
Uhiri Press conference
“Quale informazione per il sud
del mondo” con proiezione
di “Informazione e Sviluppo”
Piano Primo −
Sala delle Conferenze
First floor − Conference Hall
17.00
Scuola Holden
Scuola Holden round table
Conferenza tenuta da Anastasia
Plazzotta, produttrice
per Eskimosa
Piano Primo −
Sala delle Conferenze
First floor − Conference Hall
pag.127
pag. 127
Sangatte: una produzione Lilithwork
Abbiamo scelto di chiudere la Mostra con un documentario prodotto
da Lilithwork nel desiderio di rendere evidente quale sia il nostro background e per porre in evidenza le nostre competenze, da sempre legate
e collegate alla forma narrativa del documentario.
Per amore di trasparenza verso chi crede in noi oltre che verso il pubblico,
ci mettiamo in gioco, chiaramente esternamente dalle sezioni della mostra.
Lilithwork
Sangatte: Lilithwork Production
We have chosen to close the Festival by presenting a documentary produced by Lilithwork. Behind this choice there is an attempt to show what
is our background and what are our competences, which have been since the very beginning - linked with the production of documentaries.
For the sake of honesty towards those who believe in our work and
towards the audience we have decided not to include our documentary in any of the formal sections of the Festival.
Lilithwork
Sangatte
Consulenza linguistica/Consultant Aziz Chaar
Produzione/Production Lilithwork
Consulenza tecnica/Technical Consultant Sandro Capodicasa
Sinossi/Synopsis
Dall’apertura dell’Eurotunnel, 1997, un flusso di persone in fuga dai conflitti e dalla miseria alla ricerca di un futuro in Gran Bretagna è andato via
via intensificandosi e si è concentrato sul territorio del Pas de Calais.
Benché storicamente la Manica abbia sempre visto attraversamenti
clandestini delle sue acque, il nuovo collegamento ferroviario, che ha
spinto molti a tentare di saltare sui convogli in corsa, ha reso la situazione ben più grave.
Dopo mesi in cui le strade di Calais sono state affollate da persone
in cerca di asilo il Governo Francese ha deciso di creare un campo di
accoglienza per porre rimedio a questa situazione di indigenza.
Cominciando con le trecento famiglie kossovare del primo periodo,
nel settembre 1999, il campo ha accolto nel tempo rifugiati di molti
paesi. Nell’ultimo periodo di funzionamento erano presenti in prevalenza afgani e iracheni, ma anche slavi, ruandesi, vietnamiti e rom.
A Sangatte sono stati garantiti tre pasti al giorno, servizi igienici, vestiario e un letto a chiunque si presentasse. Non sono stati richiesti
documenti e l’entrata e l’uscita è sempre stata libera. Lungo i sentieri
dei clandestini l’esistenza di Sangatte è diventata presto famosa, e così
sempre più persone hanno scelto di sfruttarlo come luogo di sosta nell’attesa di riuscire ad attraversare la Manica.
di Federico Ambiel, Andrée Rossi Maroso, Tommaso Perego
Italia/Italy, 200e, DvCAM, 30’50’’, colore, stereo,
Documentario/Documentary
Versione originale/Original Version Film muto accompagnato
da musica originale
Sovraimpressioni italiano inglese e arabo
Selezione ufficiale Torinofilmfest , sezione doc 2003
Infinity Festival 2004 - Alba
Regia e fotografia/Direction and Photography Federico Ambiel
Aiuto regia e Montaggio/Direction Consultant and Editing
Andrée Rossi Maroso
Musiche orginali/Original soundtrack Tommaso Perego
pag. 128
Since the opening of Eurotunnel, in 1997, a flow of people, escaping
from conflicts and misery, and looking for a better future in Great Britain, has been concentrating in the region of Pas de Calais.
Although the Channel has always witnessed migrants crossing itswaters, the new railway line has ‘attracted’ a great amount of people to try
and jump onto the running trains. After that asylum seekers crowded
Calais’s streets, this led the French Government to create a Centre for
Humanitarian Aid run by the Red Cross. Beginning with 300 Kossovarian
families, in September 1999, the Centre has hosted about 66000 refugees from all over the world. In the last period of its activity its guests
included people from Afghanistan, Iraq, Kurdistan, Vietnam, Rwanda,
Congo and from different Eastern European countries. Sangatte granted three meals a day, toilet facilities, clothing and a bed for anybody.
No documents were needed and circulation was free. Along the illegal
paths of immigration Sangatte became so famous, that more and more
refugees choose to reach the place and then try to cross the Channel.
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