La Verginità in sant`Angela

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La Verginità in sant`Angela
LAICI CARISMA SPIRITUALITÀ
"DELLA VERGINITÀ" NELLA REGOLA DI SANT’ANGELA Cap. IX
Suor Paola Paganoni
Della verginità
Non è facile parlare del consiglio evangelico della castità per il Regno dei Cieli se
vogliamo attenerci all'insegnamento di sant'Angela, perché lei ha trattato questo
argomento nella Regola, non con il linguaggio del moralista bensì con quello del
mistico. Angela ha voluto mettere molto di se stessa, del suo essere più profondo,
in questo capitolo sulla verginità.
Per prima cosa Sant'Angela non ha intitolato il capitolo "Della Castità". Nella
Regola, infatti, cercheremo inutilmente i termini "castità... casto ... castamente ... ",
che più precisamente si riferiscono alla materia del 6° Comandamento; si
incontrano invece ripetutamente "verginità... vergini ..Il titolo del capitolo è di per
sé disorientante: "Della verginità". E noi sappiamo che non tutte le prime figlie
della Compagnia erano vergini. Perché, allora, questa scelta?
Proprio a partire dal titolo capiamo che Angela è "presa" dal fascino della verginità intesa come integrità e totalità
di consacrazione. Se non fa un preciso riferimento all'integrità fisica in questo capitolo, è perché questo
riferimento potrebbe essere limitativo rispetto al contenuto che lei dà alla parola "verginità". Per questo motivo la
Regola parla sempre di verginità, non di castità. L'intuizione è profonda, è più radicale: la castità dice un cammino
di virtù che indubbiamente ci vuole, ma la verginità dice una radicalità, assai più profonda, di comunione con
Gesù Cristo. E quando poi arriviamo ad analizzare i contenuti che Angela dà alla parola "verginità" la santa ci
spiazza e ci inquieta. Perché la verginità, come la presenta la Madre, non è una questione di integrità fisica, ma è
uno stato di integrità interiore quasi irrealizzabile con le sole forze umane. Infatti la Regola parla di verginità come
amore esclusivo per Cristo, amore che si alimenta e si manifesta nella povertà e nell'obbedienza. È come se
Angela mettesse in evidenza la logica della fede secondo cui Gesù è l'unico necessario, l'unico Tesoro una logica
irrinunciabile per chi ha accolto il suo invito a lasciare case, campi, famigliari ecc. per il Regno. C'è il fondamento
biblico del dono di sé al Signore: "Chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al
Signore ... Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel
corpo e nello spirito... Questo poi lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò
che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni ... " (cfr. I Cor 7,32-35).
In queste parole c'è sicuramente la reminiscenza della sequenza delle vergini dei primi secoli consacrate dal
martirio e di cui Angela ha sentito leggere e ha letto lei stessa le storie-leggende.
Tutti questi elementi portano Angela a considerare la verginità in relazione a Dio, in quanto mezzo per
vivere, in pienezza, l'unione sponsale con Cristo e nello stesso tempo conseguenza di questa intimità: un darsi
all'amore e un riceverne amore da diffondere.
E’ dall’inizio della Regola, dal Prologo che la Santa ribadisce, con decisione, che l'iniziativa della verginità
non sta dalla parte dell'uomo, ma è di Dio, nel mistero di amore inesplicabile: "a voi ... Dio ha concesso la grazia"
(Prologo - Reg.). E’una sottolineatura singolare e profondamente teologica: la scelta non parte da noi, non è che
risposta di obbedienza all'azione gratuita di Dio.
Per questo il primo atteggiamento davanti al mistero di una iniziativa che chiama alla verginità, non è di
carattere morale, ma è la gratitudine: ''dovete ringraziarlo infinitamente'. Essa prosegue poi: "Che a voi,
specialmente, abbia concesso un dono così singolare"… stupisce che una santa del '500 abbia questa intuizione
così delicata e profonda. E ancora: "quante persone ... non hanno né potranno avere una tale grazia. Perciò,
sorelle mie, vi esorto, anzi vi prego e vi supplico ... che vogliate conoscere - è il sapere della fede - che cosa
comporta una tale grazia e che nuova e stupenda dignità essa sia”.
La verginità accolta come grazia e dignità può far capire ciò che la ragione non comprende (solo a coloro cui è
dato: Mt 19,29): è un evento di grazia che si accoglie solo nella fede.
La "verginità" mericiana è la "santità". Questo spiega il contenuto fondamentale di questo capitolo della Regola.
Sant'Angela non si ferma alla castità: quella è il minimo necessario. Le esigenze della Fondatrice vanno ben oltre,
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vanno verso un processo di maturazione e di presa di coscienza, attraverso la sublimazione della maternità
dello spirito. Maternità che, conservando l'integrità del corpo, raffina la purità interiore e potenzia la libertà del
cuore indiviso fino a renderlo capace di abbracciare il mondo. Così la vergine è, per così dire, "fissata", in Dio,
stabilizzata per sempre nel suo stato di grazia, di bellezza, di potenzialità di vita, di promessa escatologica. La
verginità è, per sant'Angela, un'avventura stupenda proposta da un Dio che è amore, accettata con una risposta
d'amore, attuata in un crescendo d'intimità favorito dalla purità interiore, perseguita giorno dopo giorno con la fuga
di ogni genere di peccato. Con la fuga, soprattutto, dai peccati contro l'amore. La verginità è per un rapporto
d'amore sponsale, fatto di contemplazione e d'azione, di donazione e di rinuncia, di disponibilità e di scelte
consapevoli e volute, coerenti al Vangelo.
È evidente che Angela è affascinata dalla verginità totale, assoluta: uno stato di integrità che non accetta
contaminazioni, infiltrazioni, brecce. L'oggetto della verginità mericiana è la duplice carità, il cuore indiviso, cioè
non incrinato, libero da ogni presa, trasparente e totalmente teso verso Dio. É, insomma, quella carità effusiva che
è la vita stessa di Dio partecipata all'umanità.
Angela, dopo una breve introduzione (vv. 1-2), espone le motivazioni della verginità (vv. 3-5), poi descrive il
comportamento che deve distinguere la vergine (vv. 6-12) e ciò che essa deve evitare (vv. 13-20). Il capitolo intero è
riassunto nella conclusione (vv. 21-23), una conclusione luminosa.
1. Ognuna ancora voglia conservare la sacra verginità,
Affrontando 1'argomento della verginità, Angela ha cura di usare il verbo "conservare".
Definisce la verginità "sacra". C'è una sottile differenza tra la "santa obbedienza" del capitolo precedente e la "sacra
verginità" di questo. La verginità implica un cuore indiviso, un sacrificio offerto a Dio, un dono totale di sé
consacrata. Alla fine del capitolo, parlerà a buon diritto della verginità come di un "sacro gioiello".
2. non già facendone voto per esortazione umana, ma facendo volontariamente sacrificio a Dio del proprio cuore.
Il"sacrificio" volontario del cuore (v. 2) è unito al carattere "sacro" della verginità (v. 1). Angela vuole manifestamente circondare la verginità di un'atmosfera di oblazione e di amare.
Quando parla di verginità dice '' facendo sacrificio a Dio del proprio cuore... " (Reg. IX, 2) ; Angela non sta a
delineare il sacrificio del corpo, anche se questo poi sarà richiesto, ma il cuore \ diventa il centro della persona,
come a dire che davanti alla iniziativa di Dio che chiama, la sottomissione è quella del cuore. Vengono in mente le
parole di S. Tommaso: "Il mio cuore si sottomette a te".Allora la verginità è la capacità di sottomissione del
cuore, l'amen continuamente detto a Dio, con questo amore sponsale, anche quando si attraversano esperienze di
fatica, di lotta, di combattimento spirituale, l'amen proprio della vita che è ancora in r cammino. (Non dobbiamo
infatti disconoscere le fatiche che questo comporta.)
Solamente dentro questa prospettiva prendono significato e consistenza le indicazioni morali che la Regola,
successivamente, presenterà per le spose dell'Altissimo.
3. Perché la verginità (come dicono ancora i canonisti) è sorella di tutti gli angeli, 4.
vittoria sopra la
concupiscenza, regina delle virtù, 5. e signora di tutti i beni.
Angela presenta ancora altre motivazioni a favore della verginità: aiuta a controllare la forza dei desideri fisici e
naturali; è la virtù per eccellenza, la "regina delle virtù", perché è 1'espressione del più alto grado di amore;
possiede tutti i beni. Nella lettera proemiale, Angela aveva già presente questa virtù quando diceva: "essendo noi
chiamate a tal gloria di vita, da essere spose del Figlio di Dio e da diventare regine in cielo" (v. 17).
Le parole della Sposa nel Cantico dei cantici avrebbero potuto esprimere per lei l'essenza stessa della verginità ed il
suo fine: "Il mio diletto è per me e io per lui" (Ct. 2,16).
Ne consegue il comportamento della vergine.
6. Ognuna deve dunque in ogni cosa comportarsi così da non commettere né in se stessa, né nei confronti del
prossimo, cosa alcuna che sia indegna di spose dell' Altissimo. 7. Allora: soprattutto si tenga il cuore puro e la
coscienza monda da ogni pensiero cattivo, 8. da ogni ombra d'invidia e di malevolenza, 9. da ogni discordia e
cattivo sospetto, 10. e da ogni altro desiderio cattivo e cattiva volontà. 11. Ma sia lieta, e sempre piena di carità, e
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di fede, e di speranza in Dio. 12. E il comportamento col prossimo sia giudizioso e modesto, come dice San Paolo:
"Modestia vestra nota sit omnibus hominibus"; cioè: il vostro riserbo e la vostra prudenza siano visibili a tutti; di
modo che ogni vostro atto e ogni vostro parlare siano onesti e misurati. (Fil 4,5).
Angela rifiuta semplicemente qualsiasi impurità, o distorsione, o ombra di colpa che potrebbe distoglierci
dall'intimità con lo Sposo.
Si vive la verginità come espressione di una unione nuziale col Cristo, quando non un solo pensiero gli è sottratto,
non un affetto, non un ricordo, E giustificata pienamente la verginità quando tutto l'essere umano è amore e la
vergine vive il dono di se stessa a Cristo che è nel seno del Padre. Se Egli è tutto per noi, anche noi diveniamo
«tutto» per Lui.
I pensieri cattivi non sono solo quelli contro la purezza, ma il pensiero di ogni genere di tentazione …I Padri
del deserto e della tradizione monastica non ci insegnano forse questo? ” Custodisci il tuo cuore, controlla i tuoi
pensieri, interrogali…“da dove vieni?”
Angela non si accontenta di biasimare ciò che sarebbe poco edificante "nei confronti del prossimo", parla della
necessità per ciascuna di conservare la coscienza monda. Nel capitolo dell' obbedienza aveva parlato di una
coscienza "purificata e monda" (v. 15). Sappiamo benissimo che "l'invidia e la malevolenza", "la discordia e il
cattivo sospetto" hanno spesso la loro origine nello spirito, in un pensiero erroneo. Tutte queste cose sono un'
"ombra" che impedisce ai raggi della luce divina di purificare il cuore, l'ombra di un malessere nei confronti di
qualcuno, che arriva a disturbare l'atmosfera interiore di preghiera. Accondiscendere a quanto è descritto è già
perdere la verginità mericiana. Angela elenca i sentimenti che rodono lo spirito e offuscano lo sguardo interiore,
impediscono di guardare negli occhi lo Sposo. Inoltre sono strumento di divisione dell'animo in se stesso e di
divisione fra noi e gli altri. Dividendo il cuore lo distolgono da Dio, lo fanno uscire dall'intimità sponsale.
Altrettanto dobbiamo dire dei sospetti, dei desideri smodati che fanno vivere nell'ansia e nell'inquietudine. E
quando, per disgrazia, si arriva al peccato concreto contro la carità, è la verginità della coscienza che se ne va.
Se noi fossimo veramente liberi dall'orgoglio, se fossimo «puro amore» per Iddio, non avremmo reazioni di gelosia,
di invidia, di amarezza, di risentimento nei confronti dei fratelli e conosceremmo la gioia. Come potremmo non
amare quelli che Egli ama?
La verginità come segno di amore perfetto spoglia da ogni risentimento, spoglia da ogni invidia e gelosia, assicura
la pace, dona la gioia. Una volta sgomberato cuore e coscienza dai peccati contro la carità, Angela indica i caratteri
della verginità mericiana.
11. "Ma sia lieta, e sempre piena di carità, e di fede, e di speranza in Dio.
La "letizia" è un sentimento d'allegrezza spirituale, di godimento per qualcosa che si possiede. Più intimo della
gioia, meno rumoroso e più profondo. In uno slancio tipico di fiducia nella natura umana, Angela, dopo aver
insistito sull' aspetto oscuro, chiede a ciascuna d'essere "lieta, e sempre piena di carità, e di fede, e di speranza in
Dio". "Lieta". Parola-chiave per Angela. Già nel capitolo dell' ammissione richiedeva dalla candidata "che entri
lietamente". E tutte le sue ultime parole, o quasi, trasmetteranno lo stesso messaggio: "Fedelmente e con allegrezza
perseverate nell'opera incominciata" (ultimo Legato, 22).
Le virtù teologali (è interessante anche vedere, in questo versetto che Angela inverte l'ordine normale delle virtù
teologali: per dare priorità alla carità, la nomina per prima) sono dono di Dio che noi dobbiamo coltivare in noi con
la nostra corrispondenza, in intimità di vita con Dio.
12. E il comportamento col prossimo sia giudizioso e modesto, come dice san Paolo: 'Modestia vestra nota
sit
omnibus hominibus', cioè: il vostro riserbo e la vostra prudenza siano visibili a tutti; di modo che ogni vostro atto
e ogni vostro parlare siano onesti e misurati". (Fil 4,5).
Segue la dimensione apostolica, legata alla nostra testimonianza. Il versetto 12 presenta il solo testo scritturistico di
tutto il capitolo. E' una citazione della lettera di Paolo ai Filippesi (cap. 4,5). Angela si serve evidentemente del testo
della Volgata - in cui si trova la parola "modestia" ch' ella interpreta con il significato di moderazione e prudenza.
Le parole "modestia" e "moderazione" hanno la loro radice nel latino "modus", cioè "misura", così che la
traduzione di Angela è perfettamente accettabile. Tanto più che il secondo sostantivo da lei usato è "prudenza" una delle sue parole preferite - che suggerisce sempre in lei una certa misura.
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13. "Non nominando Dio invano, 14. Non giurando, ma dicendo soltanto con modestia sì, sì; oppure no, no, come
Gesù Cristo insegna.15. Non rispondendo superbamente. 16. Non facendo le cose malvolentieri. 17. Non restando
adirata. 18. Non mormorando. 19. Non riportando cosa alcuna di male".
Riprendono le prescrizioni negative. Riguardano il controllo della lingua e dei gesti, la sorveglianza del proprio
linguaggio e dei propri sentimenti e il coraggio morale delle affermazioni precise, senza ambiguità, secondo
l'esempio dato da Gesù (cfr. Mt 5,37; Giac 5,12). Ancora una volta un richiamo alla conformità a Gesù e ai suoi
insegnamenti al Vangelo regola suprema per essere “vergini”.
Dall'elenco delle mancanze da evitare emergono i coefficienti della carità fraterna; sono aspetti di quella
"piacevolezza. ed umanità" che Angela raccomanda tanto: Richiedono anch'essi forza morale, umiltà che dispone
ad accogliere gli altri, garbo nel tratto. cortesia e gentilezza. Tutta la vita di consacrazione è veduta da Angela sotto
il segno della verginità, perché la vita spirituale altro non è che amore.
La mancanza di gioia spesso ha origine dall'orgoglio, dall'amor proprio….. La mormorazione, la tristezza sono
reazione dell'orgoglio ferito. Se noi fossimo veramente liberi dall'orgoglio, se fossimo «puro amore» per Iddio, non
avremmo reazioni di gelosia, di invidia, di amarezza, di risentimento nei confronti dei fratelli e conosceremmo la
gioia.
Questi peccati contro la carità sono testimonianza di un cuore ancora "discorde" dal cuore di Dio. Un cuore
che non è ancora del tutto vergine o che fatica a ri-verginizzarsi.
20. "Insomma non facendo atto, né gesto alcuno che sia indegno in particolare di chi porta il nome di serve
di Gesù Cristo.
Verginità mericiana: un bene fragile e forte, che si può perdere facilmente, ma che per grazia di Dio si può rifare
ogni volta. Nessuno scoraggiamento. Ogni ri-verginizzazione è una prova che abbiamo avuto la grazia di guardare
lo Sposo negli occhi, e in quello sguardo d'amore abbiamo recuperato noi stesse; abbiamo ritrovato la forza di
ricominciare. E questo è il trionfo dell'amore.
21. Ma tutte le parole, gli atti e i comportamenti nostri siano sempre di ammaestramento e di edificazione per chi
avrà a che fare con noi. E conclude: 22. "avendo sempre nel cuore un'ardente carità"
Qui la dimensione apostolica si manifesta con maggior intensità. È chiaro che Angela annette un gran peso alla
testimonianza proprio in vista dell'edificazione del prossimo. La sposa vuoi generare figli allo Sposo. E' qui che la
sposa si realizza: nella maternità. La sua sola presenza nella società deve bastare a suscitare interesse per il suo
Signore. Qualunque sia il suo ambiente di vita, qualunque sia l'opera che le è assegnata, l'orsolina si realizza
pienamente nella intimità con lo Sposo, ma nello stesso tempo nella maternità spirituale, maternità che si attua col
far conoscere la buona novella dell'amor di Dio mediante ciò che fa nella propria vita quotidiana.
Ancora una volta Angela manifesta la sua genialità presentando abilmente, alla fine del capitolo, un compendio
molto chiaro di tutto il suo contenuto. Ritorna sul valore di testimonianza della verginità. "Edificazione" oggi non è
forse una parola molto popolare, ma l'etimologia rivela quanto qui sia appropriata; infatti è composta da due parole
latine: aedes, che significa "tempio" e lacere, "fare". "Fare di qualche cosa un tempio ... ". E' esattamente ciò che
Angela dice alle sue figlie: con la loro consacrazione verginale, sono chiamate a costruire, a "edificare" templi al
Dio vivente. Il loro cuore, in cui brucia una carità incandescente, è un tempio. Abbiamo qui un'eco del linguaggio
d'amore ardente proprio della preghiera di Angela: "nell'ardente fornace del tuo divino amore ... " (v. 37). In
entrambi i casi ella usa fondamentalmente la stessa parola "abbrasciata" - che suppone che si bruci, per così dire, in
maniera incontrollata..la passione per il Signore!
23. Inoltre ognuna voglia essere disposta a morire piuttosto che acconsentire mai a macchiare e a profanare un
così sacro gioiello".
I Mantenersi il cuore puro implica una purificazione così continuata da dar luogo ad uno stato di purità: uno stato di
cuore indiviso e di coscienza monda. Il capitolo si conclude con una nota piuttosto solenne. Angela, pensando forse
al martirio di Sant' Orsola e delle sue compagne, ammonisce le sue figlie affinché "ognuna voglia essere disposta a
morire" piuttosto che vedere la propria verginità contaminata. L'aveva detto fin dall'inizio: "Ognuna ancora voglia
conservare la sacra verginità" (v. 1). E alla fine parla della verginità come di un "sacro gioiello" - un gioiello che,
perché è sacro, non deve mai essere profanato. "Profanare" è usato qui in antitesi al termine "sacro"."Profanare"
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significa togliere ogni sacralità.
Il messaggio finale di Angela alle sue figlie in questo capitolo, è che la loro verginità, il gioiello, è il più gran dono
ch'esse possano fare a Dio, e che la loro gioia è - o dovrebbe essere -la caratteristica del genere di vita che hanno
scelto.
Dobbiamo guardarci dal minimizzare la verginità mericiana: essa consiste nell'integrità di tutto l'essere teso
verso Dio per un incontro senza ombre.
Sappiamo che questo ideale si realizzerà solo, e per misericordia di Dio, nel varcare la soglia dell'aldilà.
Allora, vivendo così la verginità, potremo dire:
1. “Cristo è tutto per noi:
2. se hai una ferita da curare, egli è medico;
3. se la febbre ti brucia, è acqua che ti rinfresca;
4. se cerchi il cibo, egli è pane di vita:
5. Cristo è tutto per noi” (Ambrogio)
“Egli è il tuo Signore, prostrati a Lui” ( salmo 45,12 )
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DAGLI SCRITTI DI SANT'ANGELA - REGOLA
Della verginità
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Ognuna ancora voglia conservare la sacra verginità.
non già facendone voto per esortazione umana, ma facendo volontariamente sacrificio a Dio del proprio cuore.
Perché la verginità (come dicono ancora i canonisti) è sorella di tutti gli angeli.
vittoria sopra la concupiscenza, regina delle virtù.
e signora di tutti i beni.
Ognuna deve dunque in ogni cosa comportarsi così da non commettere né in se stessa, né nei confronti del
prossimo, cosa alcuna che sia indegna di spose dell'Altissimo.
Allora: soprattutto si tenga il cuore puro e la coscienza monda da ogni pensiero cattivo.
da ogni ombra d'invidia e di malevolenza.
da ogni discordia e cattivo sospetto.
e da ogni altro desiderio cattivo e cattiva volontà.
Ma sia lieta, e sempre piena di carità, e di fede, e di speranza in Dio.
E il comportamento col prossimo sia giudizioso e modesto, come dice san Paolo: "Modestia vostra nota sit
omnibus hominibus"; cioè: il vostro riserbo e la vostra prudenza siano visibili a tutti; di modo che ogni vostro
atto e ogni vostro parlare siano onesti e misurati,
non nominando Dio invano,
non giurando, ma dicendo soltanto con modestia: si, si, oppure no,. no, come Gesù Cristo insegna,
non rispondendo superbamente,
non facendo le cose malvolentieri,
non restando adirata,
non mormorando,
non riportando cosa alcuna di male.
Insomma: non facendo atto, né gesto alcuno che sia indegno in particolare di chi porta il nome di serve di
Gesù Cristo.
Ma tutte le parole, gli atti e i comportamenti nostri siano sempre di ammaestramento e di edificazione per chi
avrà a che fare con noi.
avendo noi sempre nel cuore un'ardente carità.
Inoltre ognuna voglia essere disposta a morire piuttosto che acconsentire mai a macchiare e a profanare un
così sacro gioiello.
Per la Riflessione:
Che tipo di Verginità mi sta richiedendo il Signore?
Quale indicazione proposta da Sant’Angela può essere luce per me?
Come viverla?
BIBLIOGRAFIA
Mariani L. e Tarolli E. Gli scritti di Sant’Angela Merici, Queriniana ,
Mariani Luciana, Icona di un mistero, O.U.R.
Stone M. Ignatius, Commento agli scritti di Sant’Angela, O.U.R.
Barsotti Divo, La spiritualità di Sant’Angela Merici, Morcellliana
Castenetto Dora, Lettura teologico-spirituale degli scritti di Sant’Angela, O.S.C.
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