01- IMPAGINATO INDICE E PRESENTAZIONI VOLUME 1
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01- IMPAGINATO INDICE E PRESENTAZIONI VOLUME 1
TERZA MOSTRA INTERNAZIONALE DEL RESTAURO MONUMENTALE DAL RESTAURO ALLA CONSERVAZIONE Volume Primo Omaggio ai protagonisti di Venezia, 1964 e Sezione internazionale Ministero per i Beni e le Attività Culturali Roma, Ex Casa di Correzione San Michele via San Michele n. 25 12 giugno - 15 luglio 2008 1 INDICE Volume I Presentazioni Roberto Cecchi, Risalire la china della ricerca XXXXX p. 6 p. 9 Premessa alla mostra Marco Dezzi Bardeschi, Il futuro della materia p. 10 OMAGGIO AI PROTAGONISTI DI VENEZIA 1964 Roberto Pane (1897-1987), a cura di Andrea Pane Piero Gazzola (1908-1979), Introduzione di Pia Gazzola Testi a cura di Giovanni Castiglioni, Paolo Conte, Michele Raffaeli, Francesca Gottardo, Davide Borsa Piero Sanpaolesi (1904-1980), a cura di Giuseppe Cruciani Fabozzi Guglielmo De Angelis d’Ossat (1907-1992), a cura di Maria Piera Sette p. 14 p. 23 p. 39 p. 45 SEZIONE INTERNAZIONALE AMERICHE ARGENTINA Buonos Aires, Basilica Nuestra Señora de Lujan – Jorge O. Gazaneo, Rodolfo S. Morello CANADA La conservazione del patrimonio; restauro e interpretazione del patrimonio prima della costituzione del Comitato ICOMOS; autenticità e integrità; conservazione del patrimonio moderno e contemporaneo - Comitato ICOMOS Canada p. 54 p. 62 CILE Conservazione delle statue di Tongariki, Isola di Pasqua - Mónica Bahamondez CUBA La conservazione delle fortificazioni nei Caraibi -Tamara Blanes, José A.Planas Areces Comitato ICOMOS Cuba p. 65 PANAMA L’area archeologica di Panama Vejo – Patronato Panama Viejo, Comitato p. 73 PERÙ Lima, Contumaza Street, progetto pilota per il centro storico - Instituto Nacional de Cultura, Direccion de Registro y Estudio de Patrimonio Historico Lima-Perù p. 80 USA Ecuador, Quito, basilica e convento di Nuestra Señora de la Merced; USA, Pensylvania, la casa sulla cascata; Italia, Venezia, Santa Maria dei Miracoli; Svizzera, La Chaux-de-Fonds, la Maison Blanche; Ghana, Navrongo, cattedrale di Nostra Signora delle Sette Pene; India, Rajasthan, il forte di Ahhichatragarh – Getty Foundation p. 88 p. 67 AFRICA 2 BENIN Abomey, Palazzo Reale; restauro del muro di cinta e dei bassorilievi del Palazzo di Abomey; inventario degli abitati tradizionali Ossori e Otamari; tomba di Re Ghezo - Aimé Goncalves Comitato ICOMOS Benin p. 92 NIGERIA Plateau, City of Jos, progetto Motna – Comitato ICOMOS Nigeria p. 95 TOGO p. 97 Betammaribe, insediamento di Koutammakou – Amoussou Kpotogbé Gaël - Comitato ICOMOS Togo SUD AFRICA Patrimonio materiale; patrimonio immateriale; paesaggio culturale - Comitato ICOMOS Sud Africa p. 100 3 EUROPA ALBANIA Berat storica e ‘città museo’; monumenti – Ajet Nallbani, Sinoida Martallozi Direttorato Regionale dei Monumenti di Berat AUSTRIA Eliminazione delle frange di colore causate da aberrazione cromatica laterale nelle fotografie digitali - Kaufmann V., Ladstädter R.- CIPA Austria BELGIO Funzionamento del Comitato ICOMOS nello stato federale del Belgio; Raymod Lemaire e la fondazione della conservazione al Grand Beguinage di Leuven; il premio al monumento fiammingo; Belgio - Comitato ICOMOS Belgio Lessines, Nôtre Dame à la rose - Dulière & Dossogne p. 106 p. 112 UNGHERIA Attività ICOMOS in Ungheria, da Venezia a Xi’An - Sallay Miklos Horler, Andras Roman, Mihaly Zador, Tamas Fejerdy - Comitato ICOMOS Ungheria CITTA DEL VATICANO p. 113 FRANCIA p. 126 Dipartimento Valle della Marna- Boissy Saint Leger, Castello di Grosbois; Sucy en Brie, castello; Dipartimento di Bas-Rhin- Strasburgo, cattedrale di Nôtre Dame; dal restauro alla salvaguardia dei siti naturali - Comitato ICOMOS Francia Analogie tra processi di disegno architettonico e documentazione di lavori architettonici - CIPA Francia GERMANIA p. 132 Heidelberg, castello, esempio di integrazione delle piante storiche in un sistema di gestione dati Konrad Ringle, Michael Nutto, Otto Teschauer, Claudia Mohn - CIPA Germania p. 177 Restauro e Conservazione in Spagna: il piano nazionale delle cattedrali Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Vaticano ARMENIA Restauri condotti sotto l’egida del Ministero della Cultura, Egheknadzor, monastero di Amaghou Noravank; Bdghni, fortezza di Bedenis; Laboratorio sulla conservazione dei monumenti in stato di rudere - Comitato ICOMOS Armenia INDONESIA Central Java, tempio di Borobudur; 2003 anno del patrimonio in Indonesia, celebrando la diversità; Carta dell’Indonesia per la conservazione del patrimonio; Yogyakarta, castello di Tamansari, restauro e riattivazione della piscina Umbulbinangun - Laretna Adishakti, Dimas Wihardyanto - Comitato ICOMOS Indonesia p. 196 REPUBBLICA DI COREA Monitoraggio del patrimonio culturale; Seoul, altare reale di Jongmyo; Provincia nord di Kyongsang, grotte artificiali di Seokguram e tempio Bulguksa - Comitato ICOMOS Corea p. 200 p. 207 p. 211 p. 136 SRI LANKA Colombo 1993, Decima Assemblea generale dell’ICOMOS; Indagine preliminare sui monumenti e siti danneggiati dallo tsunami; Galle, la città - Comitato ICOMOS Sri Lanka MALTA Valletta, Palazzo Magistrale - D. Mallia, S. Cefai - Comitato ICOMOS Malta p. 139 CINA ICOMOS and Cultural Heritage Conservation in China - Comitato ICOMOS Cina AUSTRALIA La Carta di Burra illustrata: buone pratiche per i siti culturali - Comitato ICOMOS Australia POLONIA Varsavia, Palazzo di Re Jan III Saobieski - Wilanowski informator konserwatorski. Warsaw, Puszkarski Michael, Gòrajec Piotr p. 143 PORTOGALLO Recenti interventi sui monumenti nel nord del paese; i ponti medievali di Espindo e Vilela; la chiesa di S. Mamede, Oporto - Teresa Ferreira, Arthur Duarte - Hugo Monte Institutions, Direcção Regional de Edificios e Monumentos do Norte-Drem p. 145 ROMANIA p. 149 SPAGNA p. 153 Alcala la Real, chiesa di St. Domingo de Silos - E. Mata, J. Cardenal, P. Castro, J. Delgado, M. A. Hernandez, J. L. Perez, M. Ramos, M. Torres - CIPA Spagna Carracedo, monastero; Madrid, archivi regionali; Cuenca, museo della scienza - Salvador Pérez Arroyo Granada, Albaicin, recupero urbano delle mura di Alberzana -Javier Gallego Roca Rincón de Ademuz, progetto pilota per il restauro di dimore tradizionali; Castellon, chiesa di Pobla de Benifassá; Granada, Alhambra, stanza Barberia e annesso della stanza Mexuar, - Fernando Vegas e Camilla Mileto TURCHIA p. 171 p. 187 ISRAELE Acri, la città e il castello - Comitato ICOMOS Israele p. 133 p. 150 p. 180 IRAN p. 194 Bisotun, il monumento di Dario - Mahmoud Zolfaghari, Naser N. Chegini, Abbass Malian - CIPA Iran GRAN BRETAGNA Attività ICOMOS in Gran Bretagna - Comitato ICOMOS Gran Bretagna LITUANIA Conservazione del patrimonio archeologico; conservazione, restauro e ricostruzione dell’architettura difensiva; restauro di chiese e monasteri – Revival of Lithuanian Culture Heritage, Department of Cultural Heritage, Vilnius “Savastis” 2004 Le patine - Elena Murariu SLOVENIA Portorose, Palace Hotel; Pirano, cisterna; Novo Mesto, castello barocco di Lansprez e chiesa di St. Nicolas - Potocnik Irena, Grobovsek Jovo - Comitato ICOMOS Slovenia p. 174 ASIA E AUSTRALIA BULGARIA p. 120 Itinerari culturali dell’Europa sud-orientale-progetto transnazionale ‘Europa patrimonio comune’; Apertura al pubblico della tomba tracia presso il villaggio Sveshtari; Boboshevo, chiesa di S. Dimitri, conservazione - PetarStriaskov, Loinova Koinova, Svetla Mechkueva Koinova, Roussi Doundakov, Maria Chichikova, Diana Geergova , Kiril Georgiev, Valentin Todorov, Hristina Stavena, Luba Krasovska, Bojidar Dentchev - Comitato ICOMOS Bulgaria 4 Istanbul, restauro del complesso ospedaliero di Gülhane e Teºvikiye - Istanbul, Mimar Sinan Fine Arts University, Faculty of Architecture Restoration Department ENTI INTERNAZIONALI E COMITATI SCIENTIFICI ICCROM ICCROM and the International Architectural Conservation Course (ARC) PAESAGGIO CULTURALE - ICOMOS/IFLA Giardini storici e paesaggio culturale - Luigi Zangheri, Monica Luengo STRUTTURE LIGNEE - ICOMOS INTERNATIONAL WOOD COMMITTEE/ COLLEGIO DEGLI INGEGNERI DELLA TOSCANA Sistemi strutturali; volte; cupole; ponti, sovrappassi; orizzontamenti e coperture; controsoffitti; edifici religiosi; dalle capanne alle grandi residenze; mensole; balconi e corpi aggettanti; la torre del Budda Illuminato (Sakyamuni) a Yingxian, Cina; soffitti lignei intagliati: ipogeo etrusco dei Volumni a Perugia: modellazione 3D digitale e analisi tipologica; il patrimonio in pericolo 20002005; Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio a Firenze: la copertura e il soffitto; Palazzo Medici-Riccardi a Firenze: Sala di Carlo VIII; Suriname, la cattedrale di Paramaribo; l’attività dell’Associazione del Collegio degli Ingegneri della Toscana per la conservazione delle strutture di legno; analisi diagnostica della stabilità del David di Michelangelo - Gennaro Tampone, Daniel Blersch, Antonio Borri, Pietro Copani, Pier Paolo Derinaldis, Francesca Funis, Andrea Grazini, Beatrice Messeri, Michela Semplici, Antonello Usai MINISTERO DELLA CULTURA E DEGLI AFFARI RELIGIOSI - Dipartimento dei Monumenti p. 215 P. 217 p. 218 p. 220 p. 227 p. 263 e dei Musei Storici di Bucarest Il Monastero di Probata, Provincia Suceava INDICE DEI NOMI CITATI p. 265 INDICE DEI LUOGHI CITATI p. 268 5 RISALIRE LA CHINA DELLA RICER CA RICERCA 6 Io credo che a più di quarant’anni dalla seconda “Mostra internazionale sul restauro monumentale” (Venezia, 1964) si possa finalmente voltare pagina sul passato e pensare al futuro. Intendo dire che la disciplina del restauro deve dare per acquisito il percorso fatto in questi decenni e rivolgere l’attenzione della ricerca verso gli obbiettivi rimasti nell’ombra; talvolta così oscuri, da dare l’idea che questo nostro universo disciplinare sia pervaso da una qualche forma d’immobilità. Che cos’ è che dobbiamo dare per acquisito? Va dato per acquisito il fatto che oggi la memoria, le testimonianze del passato, il bene inteso come documento materiale sono valori riconosciuti anche sul piano internazionale. Lo testimonia questa terza “Mostra internazionale del restauro architettonico”, pur con tutte le differenze, le ingenuità e le contraddizioni che ancora si osservano. Ma di certo, almeno in Italia, non può fare da velo a nessuno l’idea che ci possano essere incertezze nella percezione delle valenze materiali della fabbrica, tali da invocare atteggiamenti diversi. Le titubanze nell’andare in questa direzione, che in passato sono assurte quasi al rango di “scuole”, ormai appaiono deboli, marginali e circoscritte. La disciplina ha saputo trovare un assetto unitario attraverso tutto ciò che in questi anni si è scritto e ha avuto un riconoscimento istituzionale quando, al momento della stesura del Codice dei beni culturali e del paesaggio, ebbi l’opportunità di chiedere a Amedeo Bellini, Giovanni Carbonara, Stella Casiello e allo stesso Marco Dezzi Bardeschi (in quanto promotori e direttori delle più antiche Scuole di specializzazione in Restauro dei monumenti) di proporre una definizione della disciplina da inserire all’interno del nuovo disegno di legge. La definizione che fu proposta unanimemente recitava”per restauro s’intende l’intervento volto a mantenere l’integrità materiale del bene culturale, anche nel suo contesto,, e ad assicurare la conservazione e la pro-tezione dei suoi valori culturali”. Il testo del Codice licenziato dal legislatore nel 2004, all’art. 29 non suona in maniera molto diversa; anzi, rispecchia proprio quella chiara intenzione che, proprio per come è stata concepita, congiunge l’intero territorio nazionale in una visione unitaria della tutela anche per le Scuole di Restauro. Ora che quest’obbiettivo è stato raggiunto - non senza rischi - non ci possono essere indugi ulteriori a percorrere una strada che appare oltremodo lunga e ardua, affinché il sistema delle intenzioni sotteso a quella definizione possa diventare davvero una prassi operativa. I veleni di quella cesura che ha diviso apparentemente per almeno trent’ anni due mondi che si confrontavano attraverso l’uso di due termini dati per contrapposti, quali “conservazione” e “restauro”, non hanno più ragione di essere. Ci sono tutti gli elementi per andare oltre e After forty years from the Second “International Exhibition on the Monumental Restoration” (Venice, 1964), today I believe that finally it is possible to close with the past and look at the future. Thus, researchers in the discipline of Restoration should given for acquired the route done during the last decades and should focus the attention to investigate on all the objectives so far remained in the shadow and sometimes so obscure to give the idea that our disciplinary universe is pervaded by immobility. But, what should we consider as acquired? Today the memory, the witnesses of the past, the cultural property meant as material document are values recognised on the international plan too. The “Third International Exhibition on the Architectonical Restoration”, with all the differences in the practices, the ingenuity and the contradictions that we can observe, is a witness of this vision. Surely, at least in Italy, the idea of uncertainty in the perception of the material valence of the factory invoking different behaviours can no longer be applied. The perplexities to go to this direction, in the past strong enough to be considered as producing different ‘schools’, by now appear weak, marginal, and circumscribed. In fact, in these years the doctrine has found an unitary asset with an institutional recognition in the written documents. While drawing-up the Italian Code of cultural property and landscape (Codice dei beni culturali e del paesaggio), I had the opportunity to ask Amedeo Bellini, Giovanni Carbonara, Stella Casiello and Marco Dezzi Bardeschi (for the important role covered in the activation and organization of the main older Italian Postgraduate Courses in Architecture Restoration – the Scuole di Specializzazione in Restauro dei Monumenti) to propose a definition of the discipline of restoration for the purpose of the new bill. This definition, unanimously proposed by the mentioned scholars, clearly specifies that: “for restoration is intended the intervention aiming to maintain the material integrity of the cultural heritage – also in its context -, and to assure the conservation and the protection of its cultural values”. In the approved Code (2004), the text does not sound differently in Article 29. On the contrary it reflects the precise intention of its conception, namely that it is meant to connect the whole national territory in an unitary vision of the protection, and referential also for the Scuole di Restauro. Today the objective has been achieved – without no risks – and no further delays are admitted to run through the path that appears long and arduous, in order that the intentions expressed in this definition can become an operative practice indeed. sviluppare altri aspetti della ricerca per la tutela del patrimonio culturale. Penso che è ancora troppo evidente e, per certi versi un po’ imbarazzante, quella continua necessità di andare a cercare al di fuori di noi un sistema di valori attraverso cui riconoscersi. Mi riferisco a certe escursioni filosofiche, linguistiche, iconologiche che danno la dimensione – non vera - di un’incerta ricerca della verità di questo nostro operare per la tutela. Penso che si stia indugiando troppo nel riaffermare quella necessità di conservare al fine di trasmettere dei valori al futuro e troppo poco sul riconoscimento di ciò che conserviamo. Gli archeologi sono stati capaci di fare molto di più e in maniera più efficace. Più dell’architettorestauratore sono stati in grado di far parlare la nuda materialità e si sono dotati di strumenti sensibili per ascoltarne il respiro. Per conto mio, poi, ormai si traccheggia quasi inutilmente nel narrare delle tecniche del restauro, mentre ci si sofferma troppo poco sul riconoscere il significato di ciò che conserviamo. Così facendo, c’è rischio di dare ragione ancora una volta a chi considera la capacità di analizzare un monumento in termini costruttivi, come un modo della storiografia di rango inferiore, che è stato additato sbrigativamente come il modo di fare storia del “restauratore”. Ancora; penso che ci sia troppo poca conoscenza tecnica nell’insegnamento del restauro. Mentre si è fatto addirittura troppo su un settore specifico come quello dei materiali e delle superfici, tanto che taluni son diventati petrografi piuttosto che restauratori. In realtà, basta leggere scritti anche molto recenti sul progetto di restauro, per vedere che le conoscenze tecniche si limitano a guardare la fabbrica attraverso la sua superficie, fidando magari sui glossari NORMAL. E poco più. Osservo che sono quasi trent’anni dal completamento del restauro della facciata della Certosa di Milano a Garegnano dove si elaborò quella griglia di lettura della superficie che, poi, è diventata un modo per impostare progetti di restauro delle superfici. Dopodichè, il discorso si è praticamente fermato lì senza produrre ulteriori sviluppi essenziali per il lavoro di conservazione. Dunque, c’è bisogno di risalire la china della ricerca, dando per scontato che per le superfici, ormai, basta seguire l’evolversi della tecnica per continuare un percorso virtuoso, com’ è stato quello intrapreso tra la fine degli anni ’70 del secolo scorso e i primi anni ’90. Di tutt’altro segno è l’attenzione al problema dello stato di conservazione dell’impianto strutturale. Dopo le illuminanti intuizioni di Salvatore Di Pasquale, eppoi di Edoardo Benvenuto e Antonino Giuffrè, sul piano dell’operatività non The poisonous of the breakage that has divided two worlds along thirty years, assuming as battle flag the two opposite terms “conservation” (preservation) and “restoration”, today has no more reason to exist. There are all the elements to go further and develop all the other research aspects for the protection of our cultural patrimony. I believe that it is still too evident, and a little embarrassing too, this continuous need to search out of us a system of values in which we can recognise ourselves. I am referring to certain philosophical, linguistics, iconological incursions that give the dimension – not true – of an uncertain research of the truth to operate for the protection. I think that we are delaying too much in reaffirming the need of conservation to transmit values to the future and too little on the recognition of what we conserve. Archaeologists have been capable to do more and with more efficacy. Much more than the architect-restorer, archaeologists have been able to ‘talk’ of the naked materiality and they provided themselves with sensitive tools to hear its breath. On my opinion, then, we are spending too much time on explaining the restoration techniques, instead of to recognise the meaning of what we conserve. There is the risk to consider the ability (skill) of analyse a monument in constructive terms as a manner of inferior rank in the historiography, the way to make history of the “restorer”. Furthermore, too little is the technical knowledge in the restoration teaching yet. At the contrary, too much has been made in a specific sector as the one on the materials and surfaces, so that certain people has become petrographers rather than restorers. Actually, reading the recent contributions on the restoration plans, it emerges clearly that the technical knowledge is limited to analysing the building through its surfaces, relying on NORMAL glossaries and a little more. Thirty years ago, while completing the façade restoration of the Certosa of Milan in Garegnano, we devised the reading grid for surfaces that has become a method to plan restoration projects of the surfaces. After that, any further development has happened in the research. Therefore there is a need to ‘Risalire la china della ricerca…’ giving for granted that, regarding surfaces, it is enough to follow the evolution of the technique to go on with a virtuous path (way), like it happened between the Seventies of the last century and the beginning of the Nineties. 7 xxxxxxxx è maturato un sistema analogo a quello messo a punto per le superfici; ed è per questo motivo che hanno avuto buon gioco in questi anni interventi di consolidamento devastanti, perpetrati soprattutto a seguito di eventi sismici anche non troppo severi. D’ora in avanti, bisogna lavorare sull’intero organismo architettonico, affinché sia possibile far maturare i modi che consentano una seria attività di prevenzione per l’intero patrimonio culturale e perchè la conoscenza della fabbrica, dei suoi elementi strutturali, dei suoi momenti di sofferenza rappresenti da una parte lo strumento per arrivare davvero alla realizzazione del minimo intervento e, al contempo, per costruire una storia che sia una storia della materialità in quanto prodotto dell’uomo, che si aggiunga, che talvolta corregga, che alle volte emendi la storia della “grande arte”, quella delle emozioni e dell’immaterialità. In questa prospettiva, sono state messe a punto le Linee Guide per la valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturali, elaborate in collaborazione con la Protezione Civile e d’intesa col Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (pubblicate in forma di direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri, ma non vedo almeno in certi settori troppo entusiasmo) che raccolgono la memoria di quella tradizione disciplinare e propongono una metodologia che si candida a diventare patrimonio e prassi comune. Infine, bisogna portare all’esterno, sul territorio, i criteri della tutela che abbiamo maturato per i beni culturali. Quei criteri devono diventare la base per qualsiasi discussione sulla trasformazione della città, senza che questo significhi espandere i dispositivi della tutela fino all’ipertrofia - perché non siano percepiti come un’ulteriore compressione dei diritti, che potrebbe risultare un fatto incomprensibile e addirittura controproducente - ma semplicemente facendo leva sui principi dell’”attenzione” e dell’”ascolto” come parte propedeutica e integrante del fare. Roma, 4 aprile 2008 Different is the attention given to the problem of the condition of the structural system. After the enlightening intuitions of Salvatore Di Pasquale and then Edoardo Benvenuto and Antonino Giuffrè, on the operational plan, no systematic method has been developed regarding structural aspects, as it is the case for the surfaces. For this reason, during these years some devastating consolidation works have been committed especially after seismic events (not always too severe). From now onward, we shall work on the entire architectural organism, in order to attain appropriate means on which seriously developed prevention methods for the cultural heritage at large, and also to support the building knowledge -in its structural elements, its critical momentsconceived as the real tool to reach the implementation of the minimum intervention, and, at the same time, to build a history of the materiality: a human product to add, to rectify and sometimes to amend the history of the “great art”, that one of emotions and immateriality. In this perspective, the Guidelines for the evaluation and reduction of the seismic risk of the cultural heritage have been finalised in cooperation with the Civil Protection Office (‘Protezione civile’) and in agreement with the Supreme Council for Public Works. These guidelines, published in the form of a direct Act of the President of the Council of Ministries (however I do not see any enthusiasm in certain sectors) integrating the memories of the tradition, propose a methodology which potentially can become a common tool for the practice. Lastly, we shall bring out on the territory the protection criteria developed for our cultural heritage. These criteria shall become the bases for each discussion on the transformation of the town, without expanding the protection tools to the infinite –they should not be perceived as a further restriction of the rights, that could result incomprehensible and with the opposite effect – but simply focusing on the “attention” and “listening” principles like a preparatory and integrative component of doing. Rober obertto Cecchi Direttore Generale per i Beni Architettonici e Paesaggistichi Ministero de i Beni e delle Attività Culturali 8 9 PREMESSA ALLA MOS TRA : IL FUTUR O DELLA MA TERIA MOSTRA FUTURO MATERIA 1. Dopo il successo di critica e di pubblico ottenuto fin dalla sua presentazione in anteprima alla Buid Up Expo ed alla BIT (Borsa Italiana del Turismo) alla Fiera di Milano (6-25 febbraio 2007) e dopo la sua inauguraizone al Salone del Restauro di Ferrara (22-25 marzo 2007) ed il passaggio per il prestigioso Palazzo Ducale di Gubbio (14 giugno - 31 luglio 2007), ora opportunamente ampliata, questa Terza Mostra Internazionale del Restauro Monumentale, approda a Roma, negli storici spazi del San Michele, messi a disposizione dal Ministero per i Beni e le Attività culturali. Penso sia ormai superfluo ricordare che l’iniziativa si ricollega direttamente alla precedente Mostra (la seconda, appunto), allestita nel 1964 a Palazzo Grassi a Venezia, in occasione di quel Congresso Internazionale degli Architetti, nel corso del quale fu varata la Carta italiana del Restauro che prende il nome dalla stessa città e costituisce, a tutt’oggi, per la cultura internazionale del restauro il referente più accreditato. La Mostra si propone di contribuire all’ambizioso e certo non facile compito di offrire uno sguardo a tutto campo sull’attuale stato di avanzamento (istituzionale, professionale e formativo/didattico) della disciplina in Italia e nel mondo tornando a mettere a confronto diretto fra loro, a distanza di due generazioni, esperienze nate sicuramente da una medesima esigenza (quella della dovuta tutela e della auspicabile valorizzazione di un patrimonio riconosciuto come bene comune) e tuttavia affrontate (e di conseguenza risolte) ancor oggi secondo metodi, strategie e modalità troppo diversificate tra loro. 10 2. Gli enti promotori (il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l’ICOMOS e la Fondazione Politecnico di Milano) sono lieti di presentare in questa sede i materiali documentari che, raccogliendo le generose adesioni dei vari Comitati nazionali e scientifici dell’ICOMOS da una parte e delle Soprintendenze e degli Istituti di ricerca scientifica delle Università italiane dall’altra, testimoniano, a confronto, le molteplici iniziative di salvaguardia e di restauro nel mondo. Questo Catalogo intende contribuire a coprire la crescente e sempre più diffusa domanda di informazione sugli interventi di Restauro, consentendone così un primo aggiornato inquadramento critico comparativo. E’ infatti questa, per sua natura – al pari della precedente mostra veneziana del 1964 – un’iniziativa costruita in modo da far parlare direttamente, senza particolari filtri né interpretazioni selettive, il materiale raccolto in totale legittima autonomia di scelta e di autoillustrazione da parte di ciascun Ente o Comitato invitato a partecipare. E che dunque si affida esclusivamente alla capacità comunicativa diretta delle immagini e dei sintetici testi proposti. 1. After the successful preview at the Build-Up Expo and at the BIT within the Fiera di Milano’s initiative (February, 625, 2007), and after the opening at the Salone del Restauro in Ferrara and then at the prestigious Palazzo Ducale of Gubbio (June 14-July 31, 2007), the Third International Exhibition on the Monumental Restoration arrived in Rome, hosted in the exhibition spaces of the Ministry of Cultural Property and Activities in San Michele. It is superfluous to remember that the initiative was linked directly to the previous exhibition (the second one), held in 1964 at Palazzo Grassi in Venezia, during the International Conference of Architects when the Italian Charter on Restoration was presented, the so-called Venice Charter. This document is the most qualified document in the international culture sector. The exhibition intends to contribute to the ambitious and not easy task of providing a global glance on the present progress (institutional, professional and formative-didactic) of the restoration doctrine in Italy and worldwide, allowing a direct comparison, two generations in distance, with the experiences born on the same demand (that one connected to the protection and the auspicate valorisation of the heritage recognised as common property), and nevertheless faced with (and consequently solved) still today methods, strategies and modalities too diversified among them. 2. The promoting organisations (Ministero per Beni e le Attività Culturali, ICOMOS and Fondazione Politecnico di Milano) are glad to present in this place all the documentary materials, which stem from the generous adhesion of the numerous National and the Scientific ICOMOS Committee, the Superintends and the Scientific Research Institutes of the Italian Universities, are witness, in comparison, of the various safeguards and restoration initiatives in the world. Hence, this catalogue contributes to cover the growing and insistent request of information on the recent restoration works and today in progress, to set a first updated and critical framework. For this reason –as in the previous Venetian exhibition- this initiative has been built without filters, selective and deformed interpretations, the collected material being autonomously selected by every organisation or Committee invited to adhere to the initiative. Thus, the presented material relies exclusively on the direct communicative capacity of the images and the texts proposed. 3. Born in 2006 on my initiative, the Exhibition launched under the ICOMOS Italian Committee. Thank to the prompt cooperation of ICOMOS General Secretariat - head office 3. Nata nel 2006 per iniziativa di chi scrive, fatta propria dal Comitato italiano dell’ICOMOS, grazie alla sollecita disponibilità della Segreteria generale della sede centrale di Parigi, ed alla fattiva collaborazione dei Comitati Scientifici internazionali (ICC) dell’ICOMOS e dei Comitati nazionali di tante nazioni, questa Mostra itinerante si propone di mettere in moto, in ciascuna delle sue tappe, una serie di occasioni di pubblico confronto sui temi di attualità utili all’auspicato approfondimento del dibattito disciplinare. Il suo sottotitolo (dal Restauro alla Conservazione), registra una sempre più generale tendenza teoretica di rispetto e di ascolto, a sostegno delle buone pratiche di cantiere che ne dovrebbero conseguentemente discendere. E tuttavia non è ancora difficile dover verificare, come peraltro già acutamente rilevava Camillo Boito, la grande verità del vecchio proverbio popolare secondo il quale “tra il dire e il fare/ c’è di mezzo il mare”. L’impegno alla conservazione trova la sua fondamentale giustificazione nel riconoscimento del sostanziale carattere di unicità ed irriproducibilità delle risorse costruite e dunque nella necessità di disporre della più allargata e condivisa mobilitazione (metodologica, progettuale ed operativa) da parte dell’intera comunità mondiale degli operatori al fine di assicurare – fuor di ogni facile retorica delle parole – un prolungato futuro al nostro comune passato. 4. La Mostra si apre con il doveroso omaggio a quattro grandi protagonisti degli eventi del 1964 (Pietro Gazzola e Roberto Pane, autorevoli estensori del testo della Carta di Venezia; Piero Sanpaolesi, allora direttore –a Firenze- del primo Istituto universitario italiano di restauro e curatore con la collaborazione di chi scrive della Mostra di Palazzo Grassi e Guglielmo De Angelis d’Ossat, ex-Direttore Generale del Ministero e tra i promotori della nascita dell’ICOMOS). Essa vuole in qualche modo misurare dagli esiti visibili sul campo, lo stato di avanzamento del dibattito disciplinare sul Restauro architettonico. La storia del Restauro ci propone pur troppo una impressionante Galleria di monumenti devastati o distrutti proprio dall’opera sconsiderata e irresponsabile dei cosiddetti “addetti ai lavori”, una Storia che reclama, ancora oggi come già ai tempi delle denunce e delle crociate di Hugo, Ruskin, Riegl, Dehio, Dvorak e tanti altri, una irreversibile svolta epocale all’insegna del motto: conoscere, rispettare, curare, valorizzare e trasmettere a chi viene dopo di noi il patrimonio costruito esistente. L’aspettativa che ha animato i promotori e gli organizzatori è solo quella di poter contribuire concretamente, attraverso l’appassionata e generosa partecipazione del sempre più vasto popolo degli addetti ai lavori, ai necessari e tempestivi interventi di cura del costruito esistente che ne rispettino l’autenticità materiale ed il valore di documento e di in Paris, the effective collaboration of the ICOMOS Scientific International Committees and the ICOMOS National Committees of many countries has been possible. The exhibition witnesses what is happening in regard to the field practices and the progress of the disciplinary debate on the architectonical restoration. Thus this travelling exhibition proposes a series of public occasions for the auspicate disciplinary debate. The sub-title (From Restoration to Conservation) records a theoretical tendency that supports –or at least should support- the good on field practices. As Camillo Boito noticed, there is truth in the old popular proverb, “it is easier said than done”. Efforts towards preservation find their fundamental justification in the substantial feature of uniqueness and irreproducibility of cultural resources and hence on the need of managing to attain a broader and shared mobilization (on the methodological and operative plans) of the whole world-wide community of specialists, in order to assure – out of the rhetorical words – a future to our common past. 4. The exhibition opens with the dutiful presentation of the four big protagonists of the events in 1964 (Pietro Gazzola and Roberto Pane, authoritative authors of the Venice Charter; Piero Sanpaolesi, Director of the first Italian University Institute on Restoration -in Florence- and curator/ editor of the Exhibition at Palazzo Grassi, and Guglielmo De Angelis d’Ossat, former Director-General of the Ministry and promoter of the ICOMOS birth). The Restoration history propose an impressive gallery of monuments, many often devastated or destroyed by the thoughtless and irresponsible work of the ‘specialists’, a history that continues to claim, since the denouncements and crusades of Hugo, Ruskin, Riegl, Dehio, Dvorak and others, an irreversible and epochal turning-point with the motto: to know, to respect, to take care of, to improve the value and transmit the cultural property to the new generations. The expectation that has animated the promoters and the organizing team is only to contribute concretely, through the passionate and generous participation of an always larger portion of specialists, to the indispensable and opportune interventions of care about the existent buildings in the full respect of the material authenticity, as well as the value of irreplaceable direct and documentary evidence. Built heritage constitutes the fundamental sensitive mirror where in every moment the material identity is reflected, tangible element of every active social community. Hence, a physical handwritten identity is just a unique copy that every generation with its activity deposits on the site, progressively becoming a stratified reality. This process is 11 insostituibile testimonianza diretta. Il patrimonio delle risorse costruite costituisce infatti il fondamentale specchio sensibile in cui si riflette in ogni momento l’identità materiale, tangibile, di ogni operosa comunità sociale. Un’identità fisica manoscritta in copia unica che ogni generazione, con la propria attività, deposita sul sito in cui vive ed opera e che progressivamente vi si stratifica come gli stessi tell archeologici, per via sia dell’aggiungere che del levare, dando vita ad un inesauribile processo fisiologico di accumulazione (e di dissipazione) di eventi costruttivi, mai riconducibile ad una presunta invariante atemporale, riassumibile in immagine come astratta icona sovrastorica d’affezione. Quella che costituisce il nostro patrimonio costruito è, al contrario, una fragile identità materiale deperibile (e dunque, alla lunga, peribile) soggetta ad un incessante, ed oggi sempre più accelerato, processo di trasformazione. Un’identità materiale a rischio, dunque, nella sua consistenza che reclama il massimo senso di vigile consapevolezza culturale ed una conseguente tempestiva mobilitazione di competenze integrate per garantire, con la dovuta salvaguardia, la qualità dei nuovi apporti d’uso necessari e compatibili che via via la nostra laboriosa operosità vi aggiunge e contestualizza e che costituiranno –ci auguriamo- quell’ulteriore valore aggiunto destinato a testimoniare del grado di ascolto e di capacità di dialogo delle nostre generazioni. 5. Formuliamo dunque l’auspicio che questa iniziativa possa utilmente dar vita, attraverso le sue progressive tappe, all’attivazione di una banca dati in progress e di un laboratorio permanente di ricerca che via via si arricchisca dei valori testimoniali utili all’auspicato consolidarsi, sia a livello sperimentale di progetto che dell’affinarsi delle relative tecniche e modalità di gestione nei relativi cantieri, di una sempre più coerente operosità interdisciplinare di rispetto, cura e valorizzazione del sistema dei valori, sia materiali che immateriali, ricevuti in eredità dalle generazioni che ci hanno preceduto, che costituiscono quelle inconfondibili radici identitarie che abbiamo il dovere e la responsabilità di por tarci con noi nel futuro trasmettendole a nostra volta, il più possibile integre e certificate dai segni del tempo, ai nuovi utenti e custodi che vorranno farsene carico. 12 Mar co Dezzi Bar deschi Marco Bardeschi Ordinario di Restauro Architettonico, Facoltà di Architectura del Politecnico di Milano-Bovisa. similar to the one which led to the formation of the archaeological tell: through adding and removing parts of archaeological settlements and strata, the inexhaustible physiological process of accumulation (and dissipation) of constructive events gives the life, never connected to a presumed a-temporal invariant, like a sovra-historic icon of affection. On the contrary, our built heritage represents a fragile material, and perishable identity, subjected to an unceasing, and today always more accelerated, process of transformation. A material identity at risk then, in its consistency that claims and requires the most careful consciousness and a consequent prompt mobilization of competence, in order to guarantee, integrated with the careful safeguard, the quality of the new contributions of use necessary and compatible to our industrious activity that adds and contextualizes. This constitutes a surplus value –I hope- as witness of a listening degree and an ability to dialogue and exchange of our generations. 5. Then the auspice is that, through its different sessions, the initiative alike a database in progress may usefully lay the cornerstone of a permanent itinerant research “laboratory”. Thus it enriches the experimental plan and the connected techniques and the fieldworks management with a coherent interdisciplinary activity of respect, carefulness, and valorisation of the material and immaterial value system, inherited from the previous generations, and the unmistakable identity roots that we should transmit with integrity and with the sign of time to the future users and stewards.