Comunicazione di crisi - Rotary Club Golfo di Genova

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Comunicazione di crisi - Rotary Club Golfo di Genova
ROTARY CLUB GOLFO DI GENOVA
DISTRETTO 2032 (ITALIA)
Notiziario n°4 - novembre 2013
Riunione Conviviale
Mercoledì 6 novembre
Hotel Bristol Palace
Eva Jannotti, titolare Agenzia di comunicazione e crisis management Comunicazione di crisi: la percezione del rischio.
Resoconto della conviviale di Paola Gazzano e Serena Bagliano.
Nella vita di ogni organizzazione è molto probabile che prima o poi si verifichi una situazione di
crisi.
Quello che fa realmente la differenza tra un’azienda gestita efficacemente ed una che si affida
all’improvvisazione è il modo di affrontarla e, soprattutto, di comunicarla.
La comunicazione non si riferisce solamente alla fase acuta della crisi, ma anche alla fase postcrisi e alle modalità utilizzate dal management
per
superare
la
crisi
stessa.
Il 70% del valore di un’azienda quotata è
determinato dagli asset intangibili. È chiaro,
quindi, che l’impatto di una crisi può essere
molto pesante da un punto di vista della
reputazione e, di conseguenza, del suo valore,
anche economico.
Spesso le crisi non sono improvvise, ma
l’organizzazione aziendale viene colta di
sorpresa: manca una pianificazione, mancano
strumenti e procedure. Intervenire “dopo”,
quando la crisi è scoppiata con tutta la sua forza,
è impossibile se mancano l’approccio, culturale e
professionale, e gli strumenti operativi.
È, quindi, nei primi momenti di una crisi che ci si
gioca la possibilità di uscirne bene. Le capacità
del management e dei dipendenti deve quindi essere allenata ad intervenire rapidamente e con
efficacia, anche per evitare i rumors che diventano leggenda metropolitana e che seguono in modo
ineluttabile la vita dell’azienda.
Due strumenti di comunicazione possono contribuire in modo determinante all’efficacia delle
azioni scaccia crisi: internet e le media relation.
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Internet, strumento ancora troppo spesso sottovalutato dalle aziende italiane, può far rimbalzare la
notizia in tutto il pianeta in tempi rapidissimi. È, quindi, necessario fare molta attenzione a questo
nuovo media: con internet la notizia diventa globale, tutti i processi di comunicazione vengono
accelerati e, soprattutto, si crea un “luogo della memoria” nel quale tutti possono pescare, per
sempre.
Il secondo strumento è quello che tradizionalmente viene chiamato ufficio stampa o media relation.
Il silenzio stampa come strumento di comunicazione può avere effetti più fragorosi di qualsiasi
parola o comunicato stampa. Inoltre, non “blocca” il lavoro di indagine del giornalista che di
fronte ad una notizia può trovare informazioni nei luoghi e nelle persone più impensate. Infatti,
compito principale del giornalista è quello di trovare le notizie, in qualsiasi modo, a qualsiasi
costo.
Le domande da porsi sono quindi: è preferibile che a parlare siano gli altri? È meglio far sentire la
voce ufficiale dell’azienda o il silenzio stampa? Meglio ignorare l’emittente o attaccare la fonte?
Ammettere o negare? La questione centrale del processo di gestione della crisi è quindi quella di
individuare una modalità di comunicazione trasparente ed efficace, mentre l’atteggiamento deve
essere di disponibilità, apertura al dialogo, di sincera comprensione per le preoccupazioni degli
interlocutori coinvolti e per il ruolo dei media.
Come affrontare la crisi
La difficoltà maggiore nel presentare sinteticamente una metodologia per affrontare le situazioni di
crisi sta nell’impossibilità di compilare una lista completa delle possibili varianti che si possono
incontrare. Questo comporta che, mentre è possibile delineare i requisiti di una crisis room ideale,
standardizzare i ruoli di un’unità di crisi e definire i flussi di informazione durante una emergenza,
è impossibile definire strategie standard per affrontare tipologie di crisi anche similari. Non è cioè
possibile individuare un modello teorico di gestione della crisi (per il sabotaggio di un prodotto,
per esempio, o per l’incidente industriale di un impianto chimico) che possa reggere al confronto
con la realtà pratica; anzi, modelli operativi rigidi corrono il rischio di essere fuorvianti e di
indurre ad approcci e comportamenti negativi.
Affrontare con successo una crisi richiede infatti due dati fondamentali: un meticoloso lavoro
preventivo e una notevole esperienza. Ogni crisi ha un inizio e una fine, quello che sta nel mezzo è
il percorso della crisi e va subito precisato che individuare i possibili punti di partenza e di arrivo
consente di governare il processo e, soprattutto, di intervenire per abbreviarne il percorso e la
durata. Sessanta minuti è il tempo necessario, secondo J. E. Lukaszewski della New York
University, per gestire una situazione di crisi, minimizzando il danno. Si chiama golden hour, ora
d’oro, perché una organizzazione in pochi minuti può decidere il suo destino.
Le opzioni possibili sono infatti due: risollevare le proprie sorti e salvare la reputazione oppure
cadere nel vortice della crisi. Per intervenire tempestivamente è necessario capire che la crisi è
innanzitutto un problema di comunicazione: in primo luogo, verso l’interno, verso i manager e i
dipendenti, che devono sapere e capire cosa accade; in secondo luogo, verso l’esterno, verso tutti i
pubblici e verso i mass media. Verso l’esterno, ogni azienda deve “parlare” con cinque macrointerlocutori: gli azionisti, i dipendenti, le istituzioni, i clienti e l’opinione pubblica e l’azienda che
comunica con efficacia è quella che persegue i suoi obiettivi dialogando e ascoltando ogni
interlocutore, dosando il giusto mix di comunicazione. È infatti necessario attivare un flusso di
comunicazione con i media, commentare “per primi” e gestire il processo di comunicazione, senza
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subirlo.
Da subito si può infatti far trasparire la percezione che l’organizzazione ha di sé, i principi etici
che la guidano, l’immagine che si vuole trasmettere. Anche secondo Eva Jannotti sono la
trasparenza dei comportamenti, la disponibilità a fornire dati, cifre e ogni elemento utile a
comprendere le cause e le origini dell’emergenza, insieme ad una informazione chiara, gli elementi
indispensabili per essere credibili e autorevoli nel processo di comunicazione.
Per raggiungere questo obiettivo va, quindi, effettuata un’approfondita analisi della vulnerabilità
dell’azienda, stilando una lista dei punti deboli. Questa fase richiede molto tempo e va
implementata con una costante attività di monitoraggio delle issues critiche. L’obiettivo è quello di
costruire una scala di priorità che consenta di valutare le situazioni più probabili in modo da
diffondere, in tutta l’organizzazione, cultura e attenzione per la crisi e la sua gestione.
Il modo in cui la crisi viene gestita ha profonde conseguenze sulla possibilità e sulla velocità di
recupero dell’azienda. Se quest’ultima non è preparata ad affrontarla, il rischio è di non riuscire a
mantenere il controllo degli avvenimenti e delle loro conseguenze. Spesso invece è la paura a
colpire e a guidare i vertici dell’organizzazione colpita dalla crisi; è la paura che induce
l’organizzazione a gestire in modo inadeguato la situazione e, talvolta, a rinunciare alla gestione
della crisi stessa, cedendo al peggiore degli atteggiamenti: l’immobilismo.
Obiettivo del professionista che si occupa di crisis management è quello di ristabilire ordine in una
situazione che rischia di degenerare, salvaguardando la sicurezza delle persone, garantendo la
business continuity, proteggendo il patrimonio aziendale e la sua reputazione.
In sintesi: ridurre al minimo i rischi. Per gestire efficacemente le situazioni di crisi vanno quindi
approfonditi due aspetti: uno di prevenzione (gestione del rischio: risk management) e uno di
preparazione al controllo dell’avvenimento qualora si verificasse (gestione della crisi: crisis
management). Nella fase di gestione del rischio vanno analizzati, come abbiamo visto, tutti gli
avvenimenti critici a cui l’azienda potrebbe essere esposta e vanno attentamente studiate le
possibilità e la gravità del danno, sia in termini economici che della reputazione. “Prevedere per
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prevenire”: così definisce Emanuele Invernizzi. Nella fase di gestione della crisi l’azienda si
prepara invece ad affrontare avvenimenti nell’eventualità che le azioni di prevenzione non risultino
sufficienti a evitare la crisi.
Questi, in sintesi, alcuni principi e linee guida da tenere presente in questa importante fase del
processo:
•
la crisi non è un fatto imponderabile e non va mai sottovalutata;
•
è necessario prepararsi quando nulla la lascia prevedere (programmare per proteggersi);
•
tutti devono conoscere il ruolo ed i comportamenti da adottare per contribuire ad isolare
l’avvenimento e/o limitare i danni (procedure di allertamento e di intervento);
•
va identificata un’unità di crisi (task force) che ha il compito di gestire tutte le fasi
dell’evento;
•
dire sempre la verità; evitare le false dichiarazioni ed i no comment;
•
comprendere e affrontare le preoccupazioni, le ansie e le paure dei pubblici coinvolti
direttamente dalla situazione;
•
offrire la massima fiducia agli specialisti (avvocati e/o tecnici del settore), ma affidare i
rapporti con l’opinione pubblica, i clienti, i mass media ad un esperto di comunicazione
(meglio se ad un esperto di “comunicazione di crisi”) e centralizzare il flusso delle
informazioni, sia verso l’interno che verso l’esterno;
•
non cullarsi nell’idea o nella speranza che la crisi termini da sola e, soprattutto, senza
lasciare danni;
•
isolare la gestione della crisi dall’ordinaria amministrazione;
•
prendere coscienza che la fine di una crisi comporta sempre una rinuncia, un’assunzione di
responsabilità, un accordo (meglio un sacrificio consapevole oggi che un “ritorno”
amplificato domani);
•
nella fase di pianificazione e di gestione assumere sempre l’ipotesi peggiore;
•
identificare ed eventualmente mobilitare potenziali alleati;
•
quando si valutano i danni vanno considerati sia quelli economici (di mercato), che quelli
all’immagine e alla reputazione aziendale.
La serata conviviale ha visto presenti:
Presiede: Carla Viale
Presenti: Stefano Barabino, Michele Bellin, Marco Bonini, Andrea Bruni, Stefano Bruschetta,
Francesco Capone, Giovanni Cecconi, Giovanni Cereda, Teresa De Toni, Giorgio Fuselli, Paola
Gazzano, Enrico Gotelli, Carlo Iachino, Lorenzo La Terra, Andrea Lovisolo, Marco Malaspina,
Rosanna Muratori, Adriana Parodi, Alfredo Sanguinetto, Tiziana Traversa, Michele Troilo.
Ospiti del Club: Gabriele Cazzulini (web communication), Dott.ssa Eva Jannotti
Ospiti dei Soci: Prof. Ferdinando Fasce, Sig.ra Simona Firpo.
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22 Soci effettivi presenti
4 ospiti
Percentuale di presenza: 34%
Riunione Conviviale
Mercoledì 13 novembre
Hotel Bristol Palace
Antonio Siccardi, genetista.
Vaccini: etica ed epidemiologia. Perché, come e quando vaccinarsi.
Resoconto della conviviale di Serena Bagliano
Tra le scoperte compiute dall'uomo nel corso della storia, le Vaccinazioni sono da considerare tra
le intuizioni maggiori. Nel corso della storia l'uomo è intervenuto molteplici volte sia sull'ambiente
dove è vissuto, modificandolo, sia su se stesso, cambiando i comportamenti per migliorare le
proprie condizioni di vita e migliorare gli standard della propria salute. Molte le scoperte che
hanno inciso sulla qualità della vita del genere umano. Tra queste scoperte, le Vaccinazioni, che
con gli Antibiotici sono da considerare tra le intuizioni maggiori avute nel corso dei millenni,
hanno portato l'umanità a controllare e a debellare la maggior parte delle malattie infettive.
I microrganismi, forme viventi microscopiche, che da sempre hanno condizionato il corso della
storia attraverso epidemie disastrose e continue morti inspiegabili, sono state controllate, spesso
debellate.
Le Vaccinazioni modulano il sistema immunitario realizzando un efficace sistema difensivo contro
le malattie infettive. Le Vaccinazioni sono da considerare uno strumento assai efficace con il quale
l'uomo modula il proprio sistema immunitario e lo indirizza verso una difesa efficace sia generica
che specifica nei confronti di malattie infettive talvolta gravi e letali. Le campagne di vaccinazioni,
effettuate in modo efficace in molti paesi industriali, ed accompagnate a campagne di controllo
ambientale, che hanno come obiettivo la modifica drastica dei livelli di igiene, hanno portato alla
scomparsa di diverse malattie altamente invalidanti, spesso mortali. La poliomielite, il tetano, la
difterite sono alcuni esempi di queste malattie, un tempo letali, oggi scomparse dai nostri paesi.
Il Vaiolo è stato dichiarato eradicato nel 1981, dalla OMS, in seguito ad una azione vaccinale
efficace eseguita in tutto il mondo. Il Vaiolo è l'esempio di come l'uomo sia riuscito a sconfiggere e
a debellare definitivamente una malattia infettiva anche in virtù del fatto che la malattia colpiva
solo l’uomo e non esistevano focolai animali ed ambientali. Il virus del vaiolo, che fu la causa delle
epidemie più gravi nella storia dell’umanità, attraverso campagne di vaccinazioni, effettuate in
modo appropriato in tutto il mondo, è stato debellato, fino a prova contraria. L'ultimo episodio di
questa malattia fu denunciato in Somalia nel 1977, e da allora non si sono più avute denunce.
Le vaccinazioni proteggono sia le popolazioni su cui è stata effettuata una adeguata copertura,
generalmente di oltre il 90% del totale, oltre che i singoli individui, dalle malattie specifiche.
Questo avviene attraverso l'induzione, negli organismi, di alti livelli di anticorpi protettivi per
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quelle determinate malattie per cui è stato effettuato il vaccino. La produzione di anticorpi, e
l'induzione di altri meccanismi complessi del sistema immunitario, realizzano quelle difese che
permettono agli organismi di superare stati di malattia anche grave.
Nei paesi in cui le campagne vaccinali non vengono effettuate in modo efficace e la popolazione
non è coperta adeguatamente, le malattie si manifestano in tutta la loro gravità. Nei paesi in cui le
vaccinazioni vengono effettuate con efficacia le malattie si riducono fino a sparire dal territorio.
Controprova della efficacia della vaccinazione sta nella evidenza che là dove la copertura
vaccinale è inefficace o addirittura inesistente, le malattie sono in continua espansione e
provocano gravi handicap e livelli di mortalità assai elevata soprattutto nella popolazione
infantile.
Dai dati messi a disposizione dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), si apprende che
in Perù, ad esempio, venivano diagnosticati fino a pochi anni or sono, circa 20.000 casi di
poliomielite con altissima incidenza di casi di paralisi. Dopo il programma di eradicazione della
malattia effettuato sotto l'egida della OMS, con un piano di vaccinazioni a tappeto, rese
obbligatorie in tutto il paese, l'incidenza della poliomielite si è azzerata. I programmi vaccinali,
eseguiti per conto della OMS in tutto il mondo, dai singoli paesi con l'aiuto anche di agenzie
internazionali, stanno diminuendo drasticamente la presenza di alcune malattie gravi come la
poliomielite, il tetano neonatale, il morbillo, ed altre forme infettive assai pericolose. Questa è la
prova reale della efficacia delle vaccinazioni. Mai quanto in questo momento in cui in tutto il
mondo si stanno ottenendo risultati concreti di controllo delle malattie occorre non abbassare la
guardia.
Nei paesi industriali tra cui l’Italia, diverse malattie infettive gravi non sono più comparse. E’
possibile dunque non vaccinare più la popolazione infantile? In Italia ed in altri paesi
industrializzati la poliomielite, il tetano neonatale la difterite ed altre malattie sono praticamente
scomparse. Sorge spontanea una domanda. Vale la pena continuare a vaccinarsi verso malattie
che non ci sono più? Vale la pena esporre soggetti, appena nati, al rischio di reazioni avverse da
vaccini, con l'assenza di malattia sul territorio nazionale? Il rischio di effetti collaterali e di
reazioni avverse al vaccino sono dunque, o sembrano essere superiori al beneficio prodotto dalla
vaccinazione. E' meglio quindi evitare la vaccinazione? Queste e molte altre domande vengono
rivolte continuamente da gente comune ma anche da molti medici che giornalmente si trovano a
confrontarsi con l'argomento. I microrganismi circolano in tutto il mondo, e con l’abbattimento
delle distanze in 24 ore un qualsiasi virus o batterio può fare il giro del mondo.
Partiamo da una considerazione. Oltre al virus del Vaiolo che sembra scomparso e non circolare
più in alcuna parte del mondo, gli altri microrganismi sono presenti nella maggior parte dei paesi
e sono quindi presenti nelle diverse popolazioni. Le infezioni sono presenti in tutta la loro
drammaticità nei paesi a scarso sviluppo economico e a basso livello di igiene. In questi paesi le
campagne vaccinali hanno trovato difficoltà di attuazione per l'ampiezza dei territori e nel
raggiungere l'intera popolazione, oltre che nella difficoltà reale di tipo organizzativo. Le campagne
vaccinali non sono state condotte con efficacia e la copertura immunitaria è risultata essere
scarsa. In un mondo dove sempre più i viaggi, ed in particolare i viaggi aerei, hanno abbattuto le
distanze ed i tempi di percorrenza , un qualsiasi microrganismo in 24 ore può fare il giro del
mondo e ritrovarsi là dove era da tempo scomparso. Sappiamo d’altra parte quanto in questi ultimi
anni i flussi migratori abbiano portato un avvicinamento delle diverse popolazioni. Situazioni
interne ed internazionali possono condurre all'interno di un paese all'interruzione di programmi
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vaccinali e alla ripresa di malattie in forma epidemica. E' successo in Albania con una
recrudescenza di casi di Poliomielite (139 nel 1996) ex Yugoslavia (20 casi ) ; nei Paesi dell'ex
Unione Sovietica con oltre 10.000 casi di difterite in Russia , Ucraina ed altri paesi.
La circolazione dei microrganismi e quindi delle malattie è costante e reale addirittura in aumento;
non è quindi questo il momento di diminuire il controllo della protezione sia individuale che
collettiva. La risposta al quesito non può che essere affermativa. Solo vaccinando l’intera
popolazione di un paese è possibile interrompere la catena delle malattie ad esito spesso letale o
quanto meno invalidante. La risposta agli interrogativi ed ai dubbi espressi trova la sua
motivazione nelle due questioni esposte in precedenza. Nei paesi dove si applica correttamente la
vaccinazione, non si manifestano le malattie coperte dal vaccino. I microrganismi circolano in
tutto il mondo e sono sempre in agguato pronti a riaccendere nuovi focolai di malattie anche dove
queste erano scomparse.
Fino a che circoleranno quindi virus e batteri, altamente pericolosi, nei diversi paesi del mondo, e
fino a che si manifesteranno malattie diffusive e contagiose, non solo nei nostri paesi o nei paesi
limitrofi, ma anche in altri continenti che distano poche ore di aereo da noi, non si devono
assolutamente ridurre nella popolazione i livelli di protezione anticorpale e quindi le difese
naturali alle malattie in questione. Oltre a proteggere il singolo individuo dagli attacchi delle
malattie infettive, mantenendo obbligatoria la vaccinazione, si contribuisce a tenere elevato il
livello della copertura anticorpale nella popolazione e ad evitare la circolazione dei
microrganismi. Per esempio, avendo vaccinato in Italia tutta la popolazione infantile verso il virus
della epatite B, è stata creata una difesa al singolo individuo nei confronti della malattia stessa.
Ma è stato realizzato anche un muro anticorpale nei confronti del virus in tutti i soggetti vaccinati.
(Copertura della popolazione). Questo significa che crescendo, negli anni, quella popolazione
diffonderà il livello di protezione nei confronti del virus in modo sempre più ampio e, a condizione
che si continuino a vaccinare gli individui appena nati, si creeranno le condizioni per la definitiva
scomparsa del virus. Se improvvisamente fosse bloccata la vaccinazione, o diminuita la copertura
vaccinale di uno strato di popolazione, dal momento che il virus continua a circolare in altri strati
di popolazione, si produrrebbe un luogo di minore resistenza alla malattia. Diversi individui
diventerebbero aggredibili e si perderebbe il controllo della malattia e della sua diffusione.
Questo è il motivo per cui le campagne di vaccinazioni hanno un senso e sono efficaci se l'obiettivo
è quello di coprire la popolazione nella sua totalità. In questo modo risulta protetto l'individuo ma
anche la popolazione. In ogni caso, per non vanificare gli sforzi compiuti, questa protezione
vaccinale deve continuare fino a che il microrganismo continuerà a essere presente ed a
manifestarsi attraverso la malattia. Solo quando la malattia è dichiarata ufficialmente eradicata
allora potrà essere sospesa la somministrazione del vaccino stesso. Tutto quanto è stato detto sui
criteri di eradicazione delle malattie, vale naturalmente per quelle malattie provocate da
microrganismi che vivono e si riproducono esclusivamente nell'uomo. Diverso è il controllo delle
malattie che hanno negli animali e nell’ambiente esterno il loro serbatoio naturale.
Possiamo alla fine affermare che vaccinarsi è un diritto individuale ma è anche un obbligo nei
confronti della intera collettività. Il propagarsi di una malattia infettiva, il cui contagio avvenga
esclusivamente da uomo ad uomo, si può bloccare in modo efficace attraverso la copertura
vaccinale specifica della quasi totalità della popolazione. L’obiettivo della vaccinazione di massa è
quindi quello di tutelare la collettività ma anche il singolo individuo dal pericolo di contagio di una
malattia grave e spesso letale.
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Dopo anni di studio, ricerca e prove continue, l'efficacia e soprattutto la sicurezza dei vaccini ha
raggiunto dei traguardi particolarmente elevati. Non vengono più messi in commercio vaccini che
non garantiscano alta efficacia e rischio tendente a zero. Questo non vuol dire che i rischi da
vaccinazioni siano completamente assenti. I rischi da reazioni avverse, soprattutto nei vaccini
ottenuti da microrganismi ancora vivi, ma attenuati, che inducono una malattia subliminale, sono
ancora presenti, anche se rarissimi. Ma questo ci deve portare a fare sempre una considerazione
costi / benefici. Qual è l'efficacia del vaccino nell'impedire l'insorgenza di una malattia specifica?
Cosa può provocare la malattia che si manifesta nell'individuo o in una serie di persone in modo
epidemico in assenza di vaccinazioni? Quali possono essere le reazioni avverse ad un vaccino e
qual è il rischio reale di queste? Quali alterazioni possono essere provocate nell'organismo da un
vaccino? Questi quesiti vengono normalmente posti e ad essi occorre rispondere.
Sulle questioni riguardanti la responsabilità dei vaccini a produrre gravi effetti collaterali,
malattie e complicanze a lungo termine occorre rispondere che, valutata anche la bibliografia
internazionale: le reazioni gravi, prodotte dai diversi vaccini, sono assai rare. (da 1/10.000 a
1.000.000), gli effetti collaterali sono lievi e temporanei (dolore nel punto dell’inoculo, reazione
infiammatoria locale, febbricola) non sono documentati decessi legati direttamente alla
somministrazione di vaccini (sono sempre accompagnati da altri motivi).
Sul problema della somministrazione contemporanea di vaccini singoli o multipli non ci sono effetti
collaterali a questo tipo di somministrazione: è possibile diminuire le sedute di somministrazione e
quindi dei costi con aumento della compliance nei confronti dei vaccini.
Il professor Siccardi è riuscito ad analizzare la storia dei vaccini evidenziandone l'evoluzione, le
problematiche e le false "leggende metropolitane" legate agli stessi, con grande chiarezza.
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Per chi lo volesse, al seguente indirizzo http://goo.gl/UwMKCg è possibile vedere la presentazione
del relatore
La serata conviviale ha visto presenti:
Presiede: Carla Viale
Presenti:Gian Piero Barone, Marco Bonini, Stefano Bruschetta, Paolo Castangia, Giovanni
Cecconi, Giovanni Cereda, Teresa De Toni, Francesca Gazzano, Enrico Gotelli, Mauro La Luce,
Lorenzo La Terra, Andrea Lovisolo, Donatella Mascia, Rosanna Muratori, Adriana Parodi,
Rosalba Romeo, Mario Viano.
Ospiti del Club: Prof. Antonio Siccardi e Sig.ra Giovanna Viale.
Ospiti dei Soci: Dott.ssa Vera Antonelli, Prof. Nando Fasce, Dott. Franco Indiveri.
18 Soci effettivi
5 ospiti
Percentuale di presenza: 28%
Riunione Conviviale
Mercoledì 20 novembre
Hotel Bristol Palace
Serata Verdiana.
Serata verdiana in parole e musica in occasione dei 200 anni dalla
nascita del compositore. Intervengono: Carlotta Sorba (docente di
Storia Contemporanea e Storia culturale all’Università di Padova),
Ekaterina Gaidanskaya (Soprano), ed Ermindo Polidori Luciani
(Pianista).
Resoconto della conviviale di Serena Bagliano.
Una serata all’insegna del bel canto e della grande musica che a fine concerto ha scatenato
applausi a scena aperta, richiamando sul palco gli artisti più volte.
Protagonisti: Parole e Musica legate in un connubio indissolubile per celebrare la figura di
Giuseppe Verdi in occasione dei 200 anni dalla sua nascita.
La Prof.ssa Carlotta Sorba ha testimoniato come l'Ottocento per l'Italia sia stato il secolo del
teatro d'opera, dello sviluppo della rete teatrale nelle città italiane, ci ha raccontato, come l'opera
verdiana ha rivestito una funzione primaria nell'educazione risorgimentale del Paese.
Il soprano Ekaterina Guidanskaya, ha incantato tutti con la sua voce ben timbrata, mostrando un
notevole e maturo dominio degli spartiti, che le ha consentito di sfoggiare una ricca varietà di
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Bollettino n°4 – novembre 2013 – pag. 9
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"sfumature di voce" che ha contribuito a ben delineare, senza forzature, l'impegnativo programma
della serata.
Il maestro Ermindo Polidori Luciani ha accompagnato con grande sensibilità la Soprano e ci ha
offerta una esecuzione perfetta e ricca di personalità nella parafrasi di Liszt sul Rigoletto.
Dopo aver messo in luce l'uso sociale dei teatri, la Professoressa Sorba ha affrontato la grande
produzione melodrammatica che ebbe un ruolo decisivo nella diffusione dell'immaginario
nazional-patriottico del Risorgimento.
Molto interessante, al fine della relazione stessa, la scelta di leggere brani scelti dalle “epistole”
del compositore.
Nel corso della vita di Verdi, lunga quasi un secolo, l’Italia si trasforma da paese soggiogato al
dominio straniero in uno stato unificato indipendente, desideroso di far parte delle grandi potenze
europee.
ll Risorgimento, le lotte per l’unificazione d’Italia, non potevano lasciare indifferente l'animo del
compositore come riscontriamo in Nabucco, I Lombardi, Attila e Macbeth.
Nell'Ottocento tra le varie forme di musica il melodramma era senz'altro la forma che più godeva
del favore del pubblico e suscitava un grande interesse sia nelle persone semplici che negli
intellettuali e negli aristocratici. La rappresentazione di un'opera era allora un evento di
straordinario interesse: per effetto della sua natura che mette insieme lo spettacolo scenico, la
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Bollettino n°4 – novembre 2013 – pag. 10
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musica e l’intreccio narrativo spesso commovente, essa costituiva un'occasione unica capace di
suscitare vero impeto in un'epoca in cui le possibilità di intrattenimento non erano molte. Per
questo molti guardavano al melodramma come a uno dei mezzi più efficaci per far conoscere le
nuove idee di libertà, di indipendenza e di amor di patria.
Le opere che Giuseppe Verdi scrisse tra il 1842 e il 1849 avevano tutte una forte componente
patriottica e vennero tutte accolte dall'entusiasmo del pubblico. Le arie e i cori che parlavano ai
cuori e alle coscienze, venivano bissati in teatro e cantati nelle piazze, andando in un certo senso a
costituire la "colonna sonora" del Risorgimento.
Da allora iniziò il mito di Giuseppe Verdi, mito che continua tuttora, perché, come disse il
presidente Ciampi in occasione del centenario della morte di Verdi, "se l'Italia divenne una sola
nazione lo si deve anche a lui e alla forza del suo linguaggio musicale".
Quando Verdi portò Nabucco alla Scala era un giovane di ventinove anni che non presentava
particolari velleità patriottiche o sobillatrici. Verdi aveva un unico desiderio, fortissimo e
comprensibile: voleva affermarsi artisticamente, ambiva al successo, alla tranquillità economica,
all’indipendenza. Perciò quando si ritrovò fra le mani il libretto di Nabucco è inverosimile che si
fosse messo a tavolino per progettare un’opera che avrebbe inaugurato il risorgimento musicale
italiano. Fu una fortunata combinazione il fatto che il libretto contenesse la storia di un popolo
oppresso da un potere straniero. Fu una combinazione il fatto che Verdi potesse rappresentare
quest’opera alla Scala, nel più importante teatro italiano, in una delle città dove il movimento
liberale si stava animando. Non fu una combinazione la musica travolgente che Verdi seppe
imporre a questo libretto, una musica accesa, infiammata, vivida. Era questa la musica dell’anima
verdiana ed era perfettamente calibrata per evocare una sentimentalità patriottica.
Per chi lo desidera, a breve saranno disponibili brevi filmati della serata.
La serata conviviale ha visto presenti:
Presiede: Carla Viale
Presenti: Gian Piero Barone, Michele Bellin, Marco Bonini, Andrea Bruni, Carlo Camisetti,
Paolo Castangia, Roberto Castanini, Giovanni Cecconi, Edmondo Fresia, Giorgio Fuselli,
Nicoletta Garaventa, Corrado Giglio, Enrico Gotelli, Carlo Iachino, Lorenzo La Terra, Mauro La
Luce, Andrea Lovisolo, Alberto Marconi, Donatella Mascia, Rosanna Muratori, Adriana Parodi,
Annamaria Parodi, Michele Troilo, Pietro Vassallo, Mario Viano.
Ospiti del Club: Dott.ssa Carlotta Sorba, Ekaterina Guidanskaya, Ermindo Polidori Luciani, il
Dott. Giancarlo Andrioli e la Sig.ra Elena Botto
Visitatori Rotariani: la Dott.ssa Francesca Gullaci De Marini (presidente RC Ge Nord) ed il Dott.
Zanardi insieme con la consorte (RC Genova Nord).
Ospiti dei soci: Prof. Ferdinando Fasce, Avv. Paolo Sommella, l'Arch. Enrico Pinna, le Sigg.re
Elda Camisetti, Ivana Saio, Chiara Marconi, Ester Minetti, Flavia De Andrè.
26 Soci effettivi presenti
16 ospiti
Percentuale di presenza: 41%
Segreteria: 3464167627
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Bollettino n°4 – novembre 2013 – pag. 11
ROTARY CLUB GOLFO DI GENOVA
DISTRETTO 2032 (ITALIA)
Riunione Conviviale
Mercoledì 27 novembre
Serata caminetto ospiti di Pietro e Antonella.
Casa Vassallo
Resoconto della conviviale di Serena Bagliano.
L'accoglienza è un'apertura:
chi accoglie rende partecipe di
qualcosa di proprio, si offre, si
spalanca
verso
l'altro
diventando un tutt'uno con lui.
Pietro ed Antonella sono stati
dei padroni di casa eccezionali
ed hanno spalancato le porte di
casa loro a tutto il club.
La moglie del nostro tesoriere
ha allestito una cena da vero
gourmet,
senza
lasciarsi
intimorire in alcun modo dal
numero dei presenti.
Mentre la temperatura esterna
incominciava a farsi sentire
nella sua rigidità, tutti i soci hanno potuto apprezzare il calore che si respirava durante la serata,
un calore dettato dalla amicizia e dalla voglia di stare insieme.
Al termine della cena la signora Antonella ha allestito, per il piacere di tutti, un piccolo “circolo
letterario”, facendo dono ad ognuno del libro "Sestante", raccolta di poesie di Guglielmo Bianchi.
In maniera ricca di riferimenti al contesto storico/culturale e al tempo stesso colloquiale la signora
Antonella ha descritto la vita dell'artista ligure, pro zio di Pietro.
Suo padre capitano di nave e armatore aveva realizzato una notevole fortuna in Argentina dove era
emigrato nella seconda metà dell’Ottocento.
Laureatosi in Giurisprudenza a l’Università di Urbino divide la sua residenza tra Lavagna e
Genova dedicandosi in modo particolare oltre che alla pittura alla lettura e alla poesia. Nel
dicembre del 1923 pubblica Sciamiti il suo primo di versi.
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Bollettino n°4 – novembre 2013 – pag. 12
ROTARY CLUB GOLFO DI GENOVA
DISTRETTO 2032 (ITALIA)
Le sue prime esperienze
pittoriche risalgono alla fine
degli anni ’20. In questo
periodo nascono i suoi
strettissimi legami di amicizia
con alcuni artisti liguri: i
fratelli Oscar e Fausto
Saccorotti, gli scultori Martini
e Messina, i pittori Solari,
Peluzzi, Rambaldi, Salietti,
Lionni Rodocanachi con la
moglie Lucia, animatrice di un
raffinato salotto letterario a
cui sarà legato da una
affettuosa amicizia e da un
lungo rapporto epistolare.
Nel 1930 approfondisce i suoi
studi
artistici
attraverso
lunghi soggiorni parigini. La sua pittura ancora incerta e influenzata dall’adesione al gusto di
Novecento muta sostanzialmente, si arricchisce di vigore espressionista e di personalità.
Gli anni fra il 1930 e il 1935 sono quelli della maggiore e migliore intensità creativa.
E’ presente con continuità dal
1929 al 1935 nelle diverse
Esposizioni Sindacali allestite
annualmente a Genova. Risale
al 1931 la sua prima mostra
personale presso la Galleria
Valle di Genova con Rambaldi
e Saccorotti dal titolo “3
pittori moderni”.
Nel
1933
espone
alla
Sindacale
Nazionale
di
Firenze e nel 1935 alla
Quadriennale di Roma. Nel
’33
presenta
una
sua
personale
alla
Galleria
Vignon di Parigi. A Parigi
stringe nuove amicizie con De
Pisis, Fini, Tamburi, Giorgio
De Chirico e Alberto Savinio.
Nel 1936 viene invitato alla XX Biennale di Venezia dalla quale poi verrà escluso. Nel ’38 lascia
l’Italia per Buenos Aires e ritorna in patria a Lavagna nel giugno del 1947 dedicandosi alla pittura
fino alla morte.
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Bollettino n°4 – novembre 2013 – pag. 13
ROTARY CLUB GOLFO DI GENOVA
DISTRETTO 2032 (ITALIA)
Ed al termine della serata ancora una sorpresa: un piccolo omaggio che riscalderà ed illuminerà
le sere natalizie.
La serata conviviale ha visto presenti:
Presiede: Carla Viale
Presenti: Michele Bellin, Marco Bonini, Andrea Bruni, Stefano Bruschetta, Carlo Camisetti,
Francesco Capone, Paolo Castangia, Giovanni Cecconi, , Teresa De Toni, Edmondo Fresia,
Giorgio Fuselli, Paola Gazzano, Corrado Giglio, Enrico Gotelli, Andrea Lovisolo, Marco
Malaspina, Cristina Manicardi, Anna Maria Panfili, Adriana Parodi, Anna Maria Parodi, Rosalba
Romeo, Salvatore Sarpero, Flavio Tonelli, Tiziana Traversa, Pietro Vassallo, Mario Viano.
Ospiti dei soci: Dott. Massimo Storace, Dott. Emilio Munari, Dott. Giovanni Facco, e le Sigg.re
Clara Bruni, Elda Camisetti, Rosa Cecconi, Franca Fresia, Simonetta Giglio, Anna Tentindo,
Matilde Sarpero, Antonella Vassallo e Gina Viano.
27 Soci effettivi presenti
12 ospiti
Percentuale di presenza: 42%
News del Club:
- Tutto il Club è lieto di dare il benvenuto a Lorenzo, il figlio del nostro socio Dott. Stefano
Barabino. A lui ed a tutta la sua famiglia un vita ricca di gioia ed amore.
- Per le sue nozze, il Club augura alla Prof.ssa Ing. Donatella Mascia, una vita ricca d'amore e
felicità.
Save the date 2014:
- 14 febbraio, visita alla mostra Munch a Palazzo Ducale.
- 11 aprile, Carlo Felice Concerto "Wayne Marshall/Bollani" .
Ricordiamo che l’IBAN del Club per il versamento delle quote è:
IT85N0617501406000001702880
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Bollettino n°4 – novembre 2013 – pag. 14