Spettacoli e incontri - Dipartimento di Storia dell`Arte e Spettacolo

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Spettacoli e incontri - Dipartimento di Storia dell`Arte e Spettacolo
Spettacoli e incontri >>
TRILOGIA DELL’INVISIBILE
un progetto di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
4 | 9 novembre
CE NE ANDIAMO PER NON DARVI ALTRE PREOCCUPAZIONI
11 | 12 novembre RZECZY/COSE
13 | 14* novembre
REALITY
15** | 16 novembre
REWIND - OMAGGIO A CAFÈ MÜLLER DI PINA BAUSCH
*il 14 novembre spettacolo sovratitolato in francese ** il 15 novembre spettacolo sovratitolato in inglese ------------------------------------------------------------------------------------------------ 25 | 30 novembre
MORO: I 55 GIORNI CHE CAMBIARONO L'ITALIA
scritto da Ferdinando Imposimato e Ulderico Pesce
diretto e interpretato da Ulderico Pesce
3 dicembre | 1 gennaio
NATALE IN CASA CUPIELLO
di Eduardo De Filippo
regia Antonio Latella
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n. 10 ingressi € 100,00
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Spettacoli Trilogia dell’invisibile >> biglietti € 10,00
Mini abbonamento Trilogia dell’invisibile >> n. 3 spettacoli a scelta su 4 € 24,00
INFO E PRENOTAZIONI >> [email protected] dal lun. al ven. ore
10.00 – 18.00
INCONTRI:
Trilogia dell’invisibile:
4 novembre, ore 18.00 - Teatro India
GRECIA-ITALIA, RISPOSTE ALLA CRISI
Petros Markaris e Lorenzo Pavolini
14 novembre ore 18.00 - Teatro India
LA MANIA DELLA REALTÀ
Christian Raimo e Walter Siti
16 novembre ore 15.00 - Teatro India
L’UOMO CON GLI OCCHIALI
Gianfranco Capitta incontra Jean Laurent Sasportes
Moro: i 55 giorni che cambiarono l’Italia:
26 novembre a fine spettacolo – Teatro India
Incontro con il regista e interprete Ulderico Pesce
Natale in casa Cupiello:
4 dicembre a fine spettacolo – Teatro Argentina
Incontro con il regista Antonio Latella
Ce ne andiamo per non darvi
altre preoccupazioni
4 | 9 novembre. 14
ispirato a un’immagine del romanzo di Petros Markaris, L’esattore
un progetto di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
con Daria Deflorian, Monica Piseddu, Antonio Tagliarini e Valentino Villa
un ringraziamento ad Attilio Scarpellini e a Francesco La Mantia, Francesca Cuttica, Valerio Sirna,
Ilaria Carlucci, Alessandra Ventrella
Punto di partenza e sfondo del lavoro è una immagine forte, tratta dalle pagine iniziali del romanzo
L’esattore dello scrittore greco Petros Markaris, scritto nel 2011. Siamo nel pieno della crisi
economica greca quando vengono trovate le salme di quattro anziane pensionate, che si sono
tolte volontariamente la vita. «…Abbiamo capito che siamo di peso allo Stato, ai medici, ai
farmacisti e a tutta la società –spiegano in un biglietto – Quindi ce ne andiamo per non darvi altre
preoccupazioni. Risparmierete sulle nostre pensioni e vivrete meglio». Non un racconto, né un
resoconto, ma un percorso dentro e fuori queste quattro figure di cui non si sa nulla se non la
tragica fine. Un percorso fatto di domande e questioni che sono le loro, ma sono soprattutto le
nostre.
In scena insieme a noi – per la prima volta dall’inizio del nostro lavoro comune – Monica Piseddu e
Valentino Villa non solo per una corrispondenza al numero delle protagoniste, ma anche a ribadire
una necessaria importante piccola collettività, elemento essenziale di questa immagine, semplice
solo in apparenza. Insieme ci presentiamo al pubblico con una dichiarazione di forte impotenza,
che in questo caso è una cruciale impotenza a rappresentare: il nostro no parte subito, fin dalla
scena di apertura. Un gioco performativo che via via durante il lavoro diventa sempre più serio e
definitivo. Non è solo la questione della rappresentazione a scricchiolare, ma ancora di più la
nostra capacità di persone in scena di fronte ad altre persone sedute di fronte a noi di trovare una
risposta costruttiva allo sfacelo prima di tutto morale che ci circonda. Incapaci, impotenti. Ma
consapevoli di questo.
Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
Teatro India
Orari spettacolo: ore 21.00 – domenica ore 18.00
Rzeczy/Cose
11 | 12 novembre.14
Ideazione, testo e performance Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
a partire dal reportage di Mariusz Szczygieł Reality, Nottetempo 2011
Janina Turek, casalinga di Cracovia, aveva scelto come oggetto delle sue osservazioni proprio ciò
che è quotidiano, quelle centinaia di piccole azioni che accompagnano il nostro fare. Nessun
commento. Nessuna emozione. Solo l’osservazione e una minuziosa elencazione. Gli oggetti, il
cibo, gli indumenti, le piccole cose di tutti i giorni sono il centro della nostra riflessione per questa
installazione/performance inspirata e dedicata a Janina Turek. Le tante cose che in maniera più o
meno disordinata affollano le nostre case – che siano utilizzate ogni giorno o dimenticate - sono
sempre e comunque gli dei e gli spiriti del nostro quotidiano.
Daria Deflorian e Antonio Tagliarini Teatro India Orari spettacolo: ore 21.00 e ore 22.15 Reality
13 | 14 novembre.14
PREMIO UBU 2012 Daria Deflorian - Migliore attrice protagonista
ideazione, testo e performance Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
a partire dal reportage di Mariusz Szczygieł Reality, Nottetempo 2011
patrocinio Istituto Polacco di Roma
con il sostegno di Nottetempo, Kataklisma/Nuovo Critico, Istituto Italiano di Cultura a
Cracovia, Dom Kultury Podgórze
ringraziamenti: Janusz Jarecki, Iwona Wernikowska, Melania Tutak, Magdalena Ujma and Jaro
Gawlik
un ringraziamento speciale a Ewa Janeczek
Realtà, reality senza show, senza pubblico. Essere anonimi e unici. Speciali e banali. Avere il
quotidiano come orizzonte. Come Janina Turek, donna polacca che per oltre cinquant’anni ha
annotato minuziosamente ‘i dati’ della sua vita: quante telefonate a casa aveva ricevuto e chi
aveva chiamato (38.196); dove e chi aveva incontrato per caso e salutato con un “buongiorno”
(23.397); quanti appuntamenti aveva fissato (1.922); quanti regali aveva fatto, a chi e di che
genere (5.817); quante volte aveva giocato a domino (19); quante volte era andata a teatro (110);
quanti programmi televisivi aveva visto (70.042). 748 quaderni trovati alla sua morte nel 2000 dalla
figlia ignara ed esterrefatta. Mariusz Szczygieł (autore di uno dei più sorprendenti libri di storia
degli ultimi anni, Gottland) scrive nel reportage che ci ha fatto scoprire questa storia «Nella routine
quotidiana succede sempre qualcosa. Sbrighiamo un’infinità di piccole incombenze senza
aspettarci che lascino traccia nella nostra memoria, e ancor meno in quella degli altri. Le nostre
azioni non vengono infatti svolte per restare nel ricordo, ma per necessità. Col tempo ogni fatica
intrapresa in questo nostro quotidiano affaccendarsi viene consegnata all’ oblio. Janina Turek
aveva scelto come oggetto delle sue osservazioni proprio ciò che è quotidiano, e che pertanto
passa inosservato.» Nel 2008 per Rewind, omaggio a Cafè Müller di Pina Bausch abbiamo avuto
come ‘oggetto’ lo spettacolo della coreografa tedesca, l’anno successivo abbiamo incentrato il
lavoro from a to d and back again attorno alla ‘fisosofia di Andy Wahrol’. Per noi partire da
quest’opera colossale e misteriosa che sono i quaderni di Janina Turek è un passo naturale. Non
si tratta di mettere in scena o di fare un racconto teatrale attorno a lei, ma di dialogare con quello
che sappiamo e non sappiamo di Janina e di creare una serie di corto circuiti tra noi e lei e tra noi
e il pubblico attorno alla percezione di cos’è la realtà.
Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
Teatro India
Orari spettacolo: ore 21.00
Rewind
omaggio a Cafè Müller di Pina Bausch
15 | 16 novembre.14
ideazione, testo e performance Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
1978. Café Müller di Pina Bausch. Un infarto teatrale nel mondo della danza. Un evento artistico,
un pezzo di storia dell’arte del ‘900. Ci siamo impegnati a raccontare questo miracolo artistico
senza mai farlo vedere al pubblico e nel raccontarne la indicibile magia ci siamo ritrovati a parlare
di noi, delle nostre famiglie, dei nostri amori e degli inizi e delle fini, di 2001 Odissea nello spazio di
Kubrick e di Mastroianni, di Madonna, dell’11 settembre e di Kennedy. Non per divagare, ma per
verbalizzare la nostra esperienza come spettatori di fronte ai suoi lavori e la nostra nostalgia per
qualcosa che non può tornare. Ora che Pina Bausch se ne è andata, è rimasta la sua lezione: i
suoi spettacoli sono sempre stati cartine di tornasole dell’esistenza, spettacoli fatti per chi li
guardava, spettacoli non di intrattenimento ma che volavano via e che avresti voluto durassero
giorni e non ore, spettacoli non istruttivi, non critici, non politici, non sociali, spettacoli di spietato
antinaturalismo ma da cui uscivi con un rinnovato senso di realtà, spettacoli dove la
frammentarietà non toglieva nulla alla fortissima autorialità dell’insieme, spettacoli divertenti e
commoventi , spettacoli che univano indissolubilmente umanità e forma. Come non voler fare
teatro dopo averli visti? Come non voler fare danza dopo averli visti?
Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
Teatro India
Orari spettacolo: 15 novembre ore 21.00 | 16 novembre ore 18.00
MORO: I 55 GIORNI CHE
CAMBIARONO L'ITALIA
25 | 30 novembre .14
scritto da Ferdinando Imposimato e Ulderico Pesce
diretto e interpretato da Ulderico Pesce
interventi in video del
Giudice Ferdinando Imposimato
Produzione Centro Mediterraneo delle Arti
“Non l’hanno ucciso le Brigate Rosse, Moro e i ragazzi della scorta furono uccisi dallo
Stato.” Questa frase è il fulcro dell’azione scenica ed è documentata dalle indagini del
giudice Ferdinando Imposimato, titolare dei primi processi sul caso Moro, che nello
spettacolo compare in video interagendo con il protagonista e rivelando verità terribili che
sono rimaste nascoste per quarant’anni. Il titolo dello spettacolo è “moro” con la “m”
minuscola a voler sottolineare che nel cognome del grande statista c’è la radice del verbo
“morire”. Come se la “morte” di Aldo Moro fosse stata “scritta”, fosse cioè necessaria per
bloccare il dialogo con i socialcomunisti assecondando i desideri dei conservatori
statunitensi e dei grandi petrolieri americani in Italia rappresentati da Giulio Andreotti e
Francesco Cossiga che, dopo la morte di Moro, ebbero una folgorante carriera e
condannarono l’Italia alla “sudditanza” agli USA. Moro sente che uomini di primo piano del
suo stesso partito “assecondano” la sua morte trincerati dietro “la ragion di Stato” e lo
scrive in una delle ultime lettere che fanno da leit motive dello spettacolo: “Il mio sangue
ricadrà su di voi, sul partito, sul Paese. Chiedo che ai miei funerali non partecipino né
Autorità dello Stato, né uomini di partito. Chiedo di essere seguito dai pochi che mi hanno
voluto veramente bene e sono degni di accompagnarmi con la loro preghiera e con il loro
amore”. Il racconto scenico parte dai fatti del 16 marzo 1978 quando fu rapito Aldo Moro e
furono uccisi gli uomini della scorta: Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Domenico Ricci,
Giulio Rivera e Oreste Leonardi. Raffaele Iozzino, unico membro della scorta che prima di
morire riuscì a sparare due colpi di pistola contro i terroristi, era di Casola di Napoli e
proveniva da una famiglia di contadini. Raffaele, alla Cresima, aveva avuto in regalo dal
fratello Ciro un orologio con il cinturino in metallo. Ciro, quella mattina del 16 marzo era a
casa e casualmente, grazie al vecchio televisore Mivar, vide l’immagine di un lenzuolo
bianco che copriva un corpo morto. Spuntava da sotto al lenzuolo soltanto il braccio con
l’orologio della Cresima. Questa è l’immagine emblematica che ricorre più volte nelle video
proiezioni, questa immagine è la radice prima del dolore di Ciro, protagonista dello
spettacolo. Sarà il rapporto tra Ciro e il giudice, strutturato su questo forte desiderio di
verità, a rendere chiaro al pubblico che la morte di Moro e dei giovani membri della scorta
furono è “assecondata” dai più alti esponenti dello Stato italiano con la collaborazione dei
Servizi segreti americani.
Teatro India orari spettacolo ore 21.00, domenica ore 18.00, lunedì riposo
Natale in casa Cupiello
3 dicembre .14 | 1 gennaio .15
Produzione Teatro di Roma
di Eduardo De Filippo
regia Antonio Latella
ROMA PER EDUARDO
con Francesco Manetti, Monica Piseddu
Lino Musella, Valentina Vacca
Michelangelo Dalisi, Francesco Villano
Giuseppe Lanino, Leandro Amato, Maurizio Rippa
Alessandra Borgia, Annibale Pavone, Emilio Vacca
“Altro è cadere in un pozzo perché si guardava un punto indeterminato, altro è cadere in
un
pozzo
perché
si
guardava
una
stella”
Henri Bergson
La stella cometa non porta nessuna buona notizia, non mi interessano i buoni sentimenti.
Luca Cupiello insegue la stella come le pale di un mulino a vento.
Lievita in assenza di concretezza e si riduce ad un dolore fasciato di pelle e ossa; un pater
fuori ruolo che parla un’altra lingua e si muove in un altro modo.
La stella cometa illumina un presepe dietro il quale abbiamo messo tutto quello che non
vogliamo vedere o che non vogliamo accettare, mentre arrivano le feste. La famiglia e le
sue relazioni interne. La casa e gli equilibri che governa. Il carrozzone da trainare per
un’altra madre coraggio. Quello che i genitori vogliono e quello che i figli fanno, le
aspirazioni degli uni e la libertà degli altri, come si dovrebbe essere e come si vuole
apparire; vuoti di senso sempre più difficili da colmare che diventano risacche di
risentimento, di odio, di un perbenismo formale diventato un abito troppo stretto per le
emozioni e i sentimenti. E poi i parenti, i vicini, gli altri. Generazioni si avvicendano e sono
portatrici di valori diversi, distanti, inconciliabili, dagli esiti imprevedibili. Sguardi pronti a
diventare giudizi e a indurci in comportamenti che qualcuno ha assunto come adeguati.
Tutti sono immersi in un rituale funebre di interessi e di apparenze.
Tutti sono schiavi di un dedalo di aspettative scontate, immobili come i personaggi del
presepe
ma
non
ci
sono
nascite
in
vista.
Dalle note di regia di Antonio Latella
Teatro Argentina orari spettacolo
prima ore 21.00, martedì e venerdì ore 21.00, mercoledì e sabato ore 19.00, giovedì e
domenica ore 17.00, giovedì 25 dicembre ore 19.00, mercoledì 31 dicembre ore 21.00,
giovedì 1 gennaio ore 17.00 –
lunedì riposo - 22, 23, 24 dicembre riposo