rassegna degli archivi di stato - gli archivi di impresa, anno xliv

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rassegna degli archivi di stato - gli archivi di impresa, anno xliv
RASSEGNA
DEGLI
ARCHIVI DI STATO
Gli archivi di impresa
a cura
di
PAOLA CARUCCI
anno XLIV
-
numero
2-3
roma, maggio-dicembre
1984
423
422
Ministero per i beni culturali e ambientali, ufficio centrale per
divisione studi e pubblicazioni, Roma.
beni archivistici,
PAOLA.CARUCCI, Gli archivi d'impresa: alcune considerazioni introdultive
Direttore responsabile: Renato Grispo, direttore generale per i beni archivistici.
427
GLI ARCHIVI D'IMPRESAJN ITALIA E ALL'ESTERO
Comitato di redazione: Paola Carucci, Arnaldo D'Addario, Romualdo Giuffrida, Lucio
Lume, Giuseppe Pansini, Claudio Pavone, Luigi Prosdocimi, Leopoldo Puncuh,
Isabella Zanni Rosiello.
OITFRIED DASCHER, Gli archivi economici e aziendali in Europa e in America: u'n quadro d'insieme
FRANCESCA MORANDINI, Il Comitato internazionale per gli archivi d'impresa nei primi otto anni di attività (1976-1984)
Segretaria di redazione: Vilma Piccioni Sparvoli.
Redazione: Giuseppe Cipriano, Ludovica de Courten, Lucilla Garofalo.
466
MAURICE HAMON, Les archives d'entreprises en France
480
ve
STUART J. WOOLF, Gli archivi delle imprese in Gran Bretagna
MARIA TERESA TORTELLA, Gestion des documents des archives de banques
I manoscritti anche se non pubblicati non si restituiscono. È vietata la riproduzio­
ne, totale o parziale, degli articoli pubblicati, senza citarne la fonte. Gli articoli firmati
rispecchiano le opinioni degli autori: la pubblicazione non implica adesione, da parte
della rivista, alle tesi sostenute.
Vendite e abbonamenti: Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Direzione com­
merciale, piazza Verdi lO, Roma (versamenti in c/c postale 387001, Istituto poligrafico
e Zecca dello Stato o richiesta contrassegno). Un fascicolo L. 21.000, abbonamento an­
nuo L. 50.500 (estero: L. 23.000 e L. 55.500). Fascicolo doppio o arretrato, prezzo doppio.
et d'entreprises en Espagne
WALERlJ B. ROMANOV, The organization of banks archives and documentatian on banking history in the Soviet Union
488
501
508
514
lB GEJL, Business archives in Denmark
520
BRITA RIKHEIM, New techniques in Records management in Norway
529
MATTI LARIO, Centrai archives far Finnish business records (ELKA)
533
ZOHAR ALOUFI, Business archives in [srael
536
HILDA COPPEJANS - DESMEDT, Gestion des documents et techniques nouvelI fascicoli non pervenuti vengono rispediti gratuitamente, compatibilmente con l' e­
sistenza delle relative scorte, purché reclamati entro trenta giorni dalla data della loro
pubblicazione.
453
RENATO GRISPO, Gli archivi economici in Italia
HORST A. WESSEL, Gli archivi d'impresa in Germania. Risultati e prospettiR
La corrispondenza va indirizzata a Rassegna degli archivi di Stato, ministero per
i beni culturali e ambientali, ufficio centrale per i beni archivistici, divisione studi e pub­
bl-icazioni, via A. Depretis, 45/a Roma, telefono 4740449, int. 67.
447
[es dans une entreprise réprographique multinationale: Kodak
542
DISCUSSIONI E PROPOSTE
Agenzie-di vendita: Roma, piazza Verdi, lO;
presso le librerie concessionarie di:
70120 BARI
- Via Sparano, 134
40100 BOLOGNA - Piazza dei Tribunali,
80122 NAPOLI
- Via Chiaia, 5
30139 PALERMO - Via Ruggero
51f
Setti­
mo, 37
50129 FIRENZE
16121 GENOVA
- Via Cavour, 46!r
00187 ROMA
- Via del Tritone, 611a
- Via XII Ottobre,I72!r
10121 TORINO
- Via Roma, 80
20121 MILANO
- Galleria Vittorio
Emanuele, 3
e presso le principali librerie in tutti i capoluoghi di provincia della Repubblica.
GIORGIO MORI, Archivi aziendali e storia deltindustria
555
LUIGI BULFERETII,
563
Proposte nuove e vecchi tentativi
ROBERTO ROMANO, Lo storico e gli archivi d'impresa: un'esperienza
VALERIO CASTRONOVO, Progetto per la valoriuazione degli archivi delle im­
prese a partecipazione pubblica in Italia
ERNESTO AVEGNO, Il ruolo delle Regioni e degli enti locali per la tutela e la
valorizzazione degli archivi d'impresa
566
572
575
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424
DOCUMENTI
INIZIATIVE ED ESPERIENZE
RANIERI TESI, Ricerca documentaria e automazione
58!
EMILIO BARLOCCO, Informatica e archivi d'imprese
59!
LUIGI BORGIA, lndividuazione degli archivi d'impresa in Toscana
DANIELE LUIGI MILVIO, Beni culturali, ricerca storica e imprese . Intervento
d'apertura del convegno organizzato dall'Ansa/do
731
593
GIORGIO DORIA, Salvaguardia e valorizzazione degli archivi d'impresa. Pre­
sentazione dei temi del Seminario organizzato dall'Azienda municipaUzzala trasporti di Genova
735
RENATO DELFIOL, Le imprese municipalizzate e i loro archivi. Un 'esperienza toscana
599
Salvaguardia e va/aTizzazione degli archivi d'impresa. Mozione approvata all'unanimità alla conclusione del seminario
740
GIOVANNI CONTINI, Lefanti orali per lo studio della storia industriale. Il ca-
611
MARIA GUERCIO - ALFREDO MARTINI, Censimento e salvaguardia degli archivi industriali nel Lazio: primi risultati
618
so toscano
MARIA ROSARIA STRAZZULLO, L 'archivio delle Manifatture cotoniere meridionali
FRANCO BONELLI, L 'archivio storico Ansaldo
ELISABETTA CAPELLI, L 'Unione italiana tramways elettrici (UITE) dalla prima guerra mondiale alla municipalizzazione
628
SERGIO MARZANO - BENEDETTO VALENTE, La'sezione storica della Banca d'Italia. Realizzazioni e prospettive
671
FELICITA DE NEGRI, Ilfondo Mazzonis deWArchivio di Stato di Torino: l'ar-
677
BONALDO STRINGHER, Nota introduttiva aWinventario delle carte Stringher
691
R. ROCCHIGIANI, Archivio storico del Monte dei Paschi di Siena
701
BERNARDO CRIPPA, Archivio storico della Banca commerciale italiana
703
704
Nota sull'archivio della Fondazione Luigi Einaudi di Torino
708
ARMANDO CORSO - MARIA TERESA MUCCIOLI, Appunti per un archivio storico Italimpianti
710
ADELE MAIELLO, L 'archivio del Centro ligure di storia sociale
714
FRANco !NVERNIZZI - DANILO OLIVA, FIL T-CGIL: esperienze e proposte
7!9
ANTONIO ORLANDO, Primo approccio per la compilazione di una bibliografia ragionata del porto di Genova
Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico
762
*
*
*
L'ATTIVITA' DEGLI ARCHIVI
654
ne deWarchivio storico
753
647
italiana tramways elettrici (UITE) poi Azienda municipalizzata trasporti
(AMT) di Genova
FRANCO ORTORE, ENEL: riorganizzazione dei servizi di archivio. Formazio-
Archivi di impresa conservati negli archivi di Stato italiani
63!
ELISABETTA CAPELLI - MAURO PEDEMONTE, Archivio storico della Unione
chivio di una manifattura tessile
ARCHIVI DI IMPRESA ACCESSIBILI ALLA CONSULTAZIONE
723
In Italia
All'estero
775
775
786
VERSAMENTI. TRASFERIMENTI, DEPOSITI, DONI E ACQUISTI: 1984
792
LEGISLAZI ONE
826
INDICI DELL'ANNATA
842
Notiziario bibliografico
Indice delle opere segnalate
Indice dei collaboratori
845
845
849
GLI ARCHIVI DI IMPRESA: ALCUNE
CONSIDERAZIONI INTRODUTTlVE
1. Premessa. 2. Definizione degli archivi di impresa.
•
3. Normativa sugli archivi. 4. Censimenti
e gestione degli archivi. 5. Preparazione professionale.
1. Premessa. - Questo numero della «Rassegna degli Archivi di Sta­
to» intende dare un'informazione articolata e problematica sulla situazione
degli archivi di impresa in Italia. Comprende le relazioni del convegno su
Beni culturali, ricerca storica e impresa organizzato a Genova nel 1982 dal­
l'Ansaldo, la prima impresa in Italia che abbia istituito un proprio Archi­
vio storico. La manifestàzione - realizzata dieci anni dopo ùna Tavola ro­
tonda sugli archivi di impresa promossa dalla «Rassegna degli Archivi di
Stato» nel 1972, nella quale F. Bonelli aveva tenuto la relazione introdutti­
va - ha messo nuovamente a confronto storici, imprenditori e archivisti,
offrendo la possibilità di una verifica su quanto è stato realizzato in questi
anni in un settore così importante per la ricerca storica. Gli archivisti erano
rappresentati al convegno dal direttore generale R. Grispo.
Altre relazioni provengono da un seminario sul tema Salvaguardia e
valorizzazione degli archivi di impresa, organizzato sempre nel 1982 dal­
l'Azienda municipalizzata trasporti (AMT) di Genova in occasione dell'a­
pertura della Sezione separata d'archivio.
Questo cospicuo materiale, ulteriormente arricchito su iniziativa della
redazione, è stato ora articolato in tre sezioni. La prima - intitolata Gli
archivi di impresa in Italia e all'estero
-
mette a confronto la situazione
italiana con quella di alcuni paesi stranieri. Vi si trovano due relazioni del
convegno dell'Ansaldo: la prima, di O. Dascher, offre una panoramica di
quanto avviene negli Stati Uniti e in Europa, e l'altra, di R. Grispo, illustra
la situazione italiana; due relazioni sono del convegno dell'AMT, una di
H.A. Wessel per la Repubblica federale tedesca e una di S.J. Woolf per la
Gran Bretagna. Ci è sembrato utile integrare gli interventi stranieri inseren­
do alcune relazioni pubblicate nel «Bollettino del Comitato per gli archivi
*
Si ringraziano: il prof. Franco Bonelli che ci ha offerto l'opportunità di pubblicare
gli atti del Convegno organizzato dalla società Ansa/do; il prof. Giorgio Doria che ci ha messo
a disposizione alcuni testi di relazioni presentate al seminario organizzato dall'Azienda Muni­
cipalizzata Trasporti (AMT) di Genova; il Comitato per gli archivi di imprese del Consiglio
internazionale degli archivi (eIA) che ci ha consentito la pubblicazione di alcuni testi apparsi
in vari numeri del «Bullettin du Comité des arcMves d'entreprises / ofthe Committee on Busi­
ness arch;-ves».
Hanno collaborato alla pubblicazione di questo numero della «Rassegna», oltre ai com­
ponenti della redazione, Manuela Cacioli, Lucia Moro e Antonella Mulè.
428
429
Paola Carucci
Gli archivi di impresa: alcune considerazioni introduttive
di impresa» (Consiglio internazionale degli Archivi) relative ali 'Unione So­
ridica degli archivi, che ci induce ad esaminare con maggiore attenzione al­
cune delle questioni che abbiamo prima individuato.
vietica, alla Francia, alla Spagna e alla Danimarca, paese in cui si trova il
più grande Archivio di concentrazione per gli archivi di impresa. Nel 1983
il Comitato ha tenuto a Helsinki una riunione che trattava in particolare
i problemi dell'automazione: da quel convegno provengono le relazioni sulla
Finlandia e sulla Norvegia e quella relativa agli archivi della multinazionale
2. Definizione degli archivi di impresa. - Nel nostro paese è ormai
entrata comunemente nell'uso l'espressione «archivi di impresa» che, per
il significato giuridico della parola <<impresa», comprende un complesso
Kodak, particolarmente interessante per i nuovi e complessi problemi che
di fonti molto differenziato per qualità e quantità. L'attenzione degli sto­
gli archivi di impresa in Israele è stata inserita in considerazione della pecu­
liare situazione di uno Stato che, costituito nel 1948, ha fin dalle sue origini
della grande industria, la cui incidenza sull' economia nazionale e sulle
scelte politiche del paese è stata studiata sia in opere di carattere generale
duzione di beni e servizi. Sull'attività del Comitato internazionale degli ar­
sità di disporre di fonti prodotte dalle industrie si è delineata per gli stori­
pone rispetto alle prospettive future della memoria storica. La relazione su­
tra le fonti documentarie più rilevanti quelle attinenti alla sfera della pro­
chivi di impresa riferisce F. Morandini, rappresentante dell'Italia dal 1976
al 1984.
rici si è dapprima rivolta agli «archivi industriali» e soprattutto a quelli
sia in monografie dedicate a singole industrie. Parallelamente alla neces­
ci quella di disporre degli archivi delle banche. Per queste ultime tuttavia,
almeno nei casi- in cui potevano vantare un'antica e prestigiosa tradizio­
comprende
ne, era già presente l'esigenza di documentare la propria attività: nella
reri e considerazioni provenienti da ambienti esterni all'amministrazione degli
stigio, fattore questo determinante per la conservazione degli archivi non
La seconda sezione
�
intitolata Discussioni e proposte
-
interventi del convegno dell'Ansaldo e del seminario dell'AMT relativi a pa­
Archivi di Stato.
La terza sezione - intitolata Iniziative e esperienze
-
è dedicata a una
esemplificazione di realizzazioni diverse promosse dalle imprese, dagli ar­
storia dell'istituto infatti veniva riconosciuto un elemento di ulteriore pre­
statali. Successivamente l'interesse degli storici si è esteso in due direzio­
ni, da un lato verso le industrie di medie e piccole dimensioni, investendo
attualmente anche il settore artigianale, dall'altro verso gli enti pubblici
chivisti o dagli storici e comprende relazioni e comunicazioni dei due con­
economici e finanziari e le industrie di proprietà dello Stato. Meno pres­
degli Archivi di Stato».
Se pertanto l'espressione «archivi industriali» individua un settore speci­
cietà Ansaldo e del Seminario dell'AMT, nonché la mozione conclusiva di
mento di attività economiche e finanziarie, l'espressione «archivi di im­
vegni di Genova e vari contributi pervenuti alla redazione della «Rassegna
Sono quindi pubblicati gli interventi di apertura del Convegno della so­
sante risulta finora la richiesta di fonti prodotte dalle imprese agricole.
fico del più vasto e articolato complesso delle fonti prodotte nello svolgi­
quest'ultimo.
presa» ha obiettivamente un significato più ampio: comprende infatti sia
Stato e quelli dichiarati di notevole interesse storico.
tività delle industrie. L'impresa agricola riguarda l'attività diretta alla col­
Sono elencati infine gli archivi di impresa conservati negli Archivi di
Per quanto riguarda il nostro paese ci sembra che dal confronto di ini­
ziative e di interventi emerga un quadro non statico, ma sicuramente poco
omogeneo e non sufficientemente coordinato. Né può dirsi che al di là dei
buoni propositi espressi da tutte le forze in campo, imprenditori, storici e
l'impresa agricola che l'impresa commerciale, alla quale va ricondotta l'at­
tivazione del fondo, alla silvicoltura, all'allevamento del bestiame e ad
attività connesse quali la trasformazione e l'alienazione dei prodotti agri­
coli (art. 2135 c.c.). L'impresa commerciale riguarda l'attività industriale
diretta alla produzione di beni o servizi, l'attività intermediaria nella cir­
archivisti, ci si sia sempre mossi con spirito di collaborazione, forse anche
colazione dei beni, l'attività di trasporto per terra, per acqua, per aria,
ponenti può assumere.
Solo le imprese commerciali di media e grande dimensione (non quindi
a causa di qualche incertezza obiettiva sul ruolo che ciascuna di queste com­
Dalla pluralità dei temi trattati e dalla varietà delle esperienze descritte
è possibile identificare alcune questioni essenziali: problema normativo, cen­
l'attività bancaria o assicurativa, altre attività ausiliarie (art. 2195 c.c.).
le piccole imprese, art. 2083 c.c.) sono soggette all'obbligo dell'iscrizione
nel registro delle imprese e a quello della tenuta di scritture contabili (art.
simento e gestione degli archivi, formazione del personale, automazione,
2214 c.c.), obblighi questi che possono avere riflessi indiretti sugli archivi
ni interventi contengono osservazioni e talora note critiche nei confronti del­
alla corrispondenza relativa ai singoli affari. Entrambe possono essere sog­
utilizzazione di fonti non tradizionali nella storiografia sulle imprese. Alcu­
l'amministrazione degli Archivi di Stato che, in linea di massima, fornisco­
no un'utile occasione di riflessione e di stimolo per potenziare ulteriormen­
te l'azione diretta al recupero e alla valorizzazione degli archivi di impresa;
in qualche caso invece l'atteggiamento critico sembra viziato da una non
sufficiente informazione, soprattutto per quanto attiene alla disciplina giu-
o almeno su una parte della documentazione attinente alla contabilità e
gette al fallimento (art. 2221 c.c.). All'obbligo dell'iscrizione nel registro
delle imprese e all'obbligo della tenuta delle scritture contabili sono sot­
toposti anche gli enti pubblici economici (art. 2201 c.c.) per i quali invece
è esclusa la possibilità del fallimento (art. 2221 c.c. e art.
fallimentare).
l
della legge
430
Paola Carucci
Ci sembra che le osservazioni inerenti
3. Normativa sugli archivi.
alla normativa sugli archivi di impresa contenute in diverse relazioni (tra
-
le quali non è qui pubblicata quella di C. Pavone sulla legislazione archivi­
stica tenuta al convegno dell'AMT) si possono sintetizzare in tre punti: a)
Gli archivi di impresa: alcune considerazioni introduttive
431
tuite presso gli Archivi di Stato o presso le Scuole speciali per archivisti e
bibliotecari dell'Università.
In relazione agli archivi privati lo Stato esercita compiti di vigilanza
analoghi a quelli previsti per gli enti pubblici, ma soltanto dopo averne di­
richiesta di una dichiarazione esplicita della natura di bene culturale per gli
archivi di impresa; b) contestazione delle norme del codice civile sull'obbli­
chiarato il «notevole interesse storico».
go decennale della conservazione delle scritture contabili; c) necessità di in­
genti. È necessario tener presente che la legge istitutiva del ministero per
trodurre nuove norme che favoriscano la conservazione degli archivi.
i Beni culturali e ambientali prevedeva l'emanazione di nuove norme di tu­
Il d.p.r. 30 setto 1963, n. 1409, nel regolare la materia degli archivi,
stabilisce una tripartizione delle fonti - archivi prodotti dallo Stato, archi­
novazione rispetto al decreto n. 1409 del 1963.
vi degli enti pubblici, archivi privati - in base alla quale definisce la quali­
me, nel definire i compiti delle regioni, non introducano elementi di ambi­
Le considerazioni che seguono si basano naturalmente sulle norme vi­
tela, finora non ancora approvate, che potrebbero introdurre qualche in­
È
auspicabile che tali nor­
tà e la diversa incidenza dell'intervento dello Stato in rapporto alla natura
guità, peraltro già presenti nella legge sull'organizzazione del ministero per
giuridica del soggetto che produce le carte. La formula astratta e generale
i Beni culturali e ambientali e in molte leggi regionali. In realtà una corretta
usata dal legislatore ha una portata più ampia di un'eventuale norma arti­
interpretazione del dettato costituzionale (aTt. 1 17 della Costituzione) non
colata in tipologie specifiche che, inevitabilmente, sarebbe condizionata da
consente deleghe di competenza in materia di archivi, esplicitamente previ­
esigenze contingenti e comunque rifletterebbe solo le istanze del momento
ste invece per i musei e le biblioteche degli enti locati.
in cui la norma viene emanata. La formula astratta consente invece all'Am­
Nel d.p.r. 30 sett. 1963, n. 1409, gli artt. 17, 18, 20> 22, 30-35, 56 ri­
ministrazione di affrontare con interventi che rientrano nella sua discrezio­
guardano gli archivi degli enti pubblici; gli artt. 36-43 e 45 riguardano gli
nalità le situazioni reali che si evolvono e si modificano nel tempo. E infatti
archivi privati.
gli articoli del decreto relativi agli archivi degli enti pubblici e agli archivi
Gli articoli relativi agli enti pubblici si riferiscono sia a quelli territo­
privati, pur non richiamando esplicitamente gli archivi di impresa, consen­
riali sia a quelli non territoriali; solo in due casi viene fatta, e con ragione,
tore del 1963; gli enti pubblici economici e finanziari erano peraltro già espli­
artt. 824 e 830 c.c. stabilisce al 2° e al 3° comma che gli archivi delle regio­
touo di affrontare i problemi propri di questi ultimi, ben presenti al legisla­
citameute citati nella precedente legge sugli archivi del 1939.
Il d.p.r. 30 setto 1963, n. 1409, attribuendo allo Stato competenza
piena ed esclusiva sugli archivi prodotti dagli organi centrali e periferici
una distinzione esplicita tra i due tipi di enti. L'art. 18, in armonia con gli
ni, delle province e dei comuni sono soggetti al regime del demanio pubbli­
co (per i singoli documenti è prevista l'inalienabilità) mentre gli archivi e
i singoli documenti degli enti pubblici non territoriali sono inalienabili. In
dello Stato consente l'esercizio di pari competenze sulle aziende e sulle
conseguenza di tale articolo è fatto obbligo (art. 20 del d.p.r. 30 sett. 1963,
amministrazioni autonome dello Stato quali i Monopoli di Stato, l'Azien­
n. 1409) ai soprintendenti archivistici, qualora accertino che documenti de­
da autouoma delle ferrovie dello Stato, l'ANAS, i Telefoni di Stato, l'A­
gli enti pubblici si trovino in possesso altrui, di informare immediatamente
zienda delle foreste demaniali, la soppressa Azienda mouopolio banane,
l'ente proprietario perché tuteli i suoi diritti su quei documenti, e di notifi­
eccetera.
care al detentore l'obbligo di restituire i documenti all'ente pubblico.
Gli archivi di impresa, prescindendo dal tipo di attività svolta, posso­
Il secondo articolo che distingue esplicitamente gli enti pubblici terri­
toriali da quelli non territoriali è l'art. 56 relativo alla vigilanza sugli archivi
no appartenere alla categoria degli enti pubblici o a quella degli archivi pri­
vati: vi sono ad esempio banche di diritto pubblico e banche private, e così
delle regioni che stabilisce la competenza dell'amministrazione degli Archi­
pure avviene soprattutto per molte aziende che producono servizi. Va rile­
vi di Stato in materia di vigilanza sugli archivi delle regioni e di qualsiasi
vato tuttavia che non sempre è agevole nel nostro ordinamento la definizio­
ne della natura pubblica o privata di alcune persone giuridiche.
statuto speciale).
In relazione agli enti pubblici lo Stato ha compiti di vigilanza, che eser­
cita mediante le Soprintendenze archivistiche istituite nelle regioni; spetta
blici territoriali e non territoriali. Ne consegue che tutte le imprese ricondu­
invece agli enti pubblici l'obbligo specifico di conservare i propri archivi
e di costituire Sezioni separate d'archivio, con i documenti anteriori all'ul­
altro ente pubblico esistente nel territorio delle regioni (comprese quelle a
In tutti gli altri casi gli articoli riguardano indistintamente gli enti pub­
cibili alla categoria di ente pubblico, i cui archivi e singoli documenti sono
pertanto inalienabili, hanno l'obbligo di conservare ordinatamente le pro­
timo quarantennio. Qualora il soprintendente archivistico giudichi di «par­
prie carte e di seguire una determinata procedura per lo scarto. Per la con­
ticolare importanza» l'archivio dell'ente pubblico, la direzione della Sezio­
sultazione dei documenti riservati è applicabile una disciplina analoga a quella
ne separata d'archivio deve essere affidata a persona in possesso del diplo­
ma conseguito presso le Scuole di archivistica, paleografia e diplomatica isti-
garantire la conservazione delle carte ogni impresa è obbligata all'istituzio-
prevista per gli archivi statali (art. 22 del d.p.r. 30 sett. 1963, n. 1409). Per
432
Paola Carncci
ne della Sezione separata d'archivio per la documentazione anteriore all'ul­
timo quarantennio, oppure vari enti possono riunirsi in consorzio affidan­
do ad un'unica persona in possesso del già ricordato diploma la gestione
delle rispettive Sezioni separate d'archivio, o infine possono depositare le
loro carte presso l'Archivio di Stato competente per territorio.
Se invece si tratta di imprese private, la vigilanza da parte dello Stato
si attua - come si è detto - con la dichiarazione di notevole interesse sto­
rico dei singoli archivi operata dai soprintendenti archivistici. Quando sia
intervenuta la dichiarazione di notevole interesse storico scattano degli ob­
blighi specifici inerenti alla conservazione, allo scarto, all'ordinamento e al­
l'inventariazione, alla consultabilità per i ricercatori, all'integrità e alla de­
stinazione dell'archivio (vendita, donazione, lascito, deposito, trasferimen­
to all'estero, ecc.). È prevista anche l'ipotesi di esproprio per pubblica utili­
tà salvo indennizzo. Le imprese, al pari degli altri privati, anche senza di­
chiarazione di notevole interesse storico, possono depositare le loro carte
presso gli Archivi di Stato; questi ultimi possono acquistare o ricevere in
dono gli archivi delle imprese private.
L'archivio infatti è un bene patrimoniale, di cui quindi il proprietario
ha la piena disponibilità: la legge può imporre che il godimento dell'uso di
un bene privato sia esteso alla collettività solo quando ne sia riconosciuto
l'interesse pubblico. L'interesse storico può essere anche presunto, e per la
dichiarazione di notevole interesse storico è sufficiente anche l'accertamen­
to indiretto dell'esistenza dell'archivio: se l'archivio ha documentazione an­
teriore all'ultimo settantennio il privato è obbligato a dichiararne l'esisten­
za; per la documentazione più recente, qualora se ne presuma l'interesse
storico, il soprintendente può procedere all'accertamento d'ufficio.
Veniamo ora all'analisi dei tre punti considerati:
a) Il fatto ormai lamentato da storici e archivisti è che le imprese di­
struggono con troppa facilità le loro carte. Non ci sembra tuttavia che un
eventuale provvedimento che definisse esplicitamente «beni culturali" gli «ar­
chivi storici» delle imprese potrebbe effettivamente contribuire a frenare tale
tendenza. Le norme vigenti già offrono la possibilità di interventi per la con­
servazione degli archivi di fatto esistenti e la rilevanza storica degli archivi
di impresa è un dato ormai acquisito, tanto è vero che i ricorsi in via gerar­
chica opposti dalle imprese alla dichiarazione di notevole interesse storico
sono stati sempre respinti. Nella nostra legislazione non esiste una defini­
zione di «bene culturale» ma, nell'ipotesi in cui si voglia, con dubbia utili­
tà, darne una, è auspicabile che il legislatore usi, almeno per quel che ri­
guarda gli archivi, una formula di carattere generale: va infatti considerata
l'eventualità che, data la natura peculiare degli archivi privati, l'imposizio­
ne automatica di vincoli potrebbe indurre - come effetto indiretto - una
tendenza più accentuata alla distruzione occulta e «accidentale» delle carte.
Gli archivi infatti, a differenza degli altri beni culturali, nascono (come uni­
versitas rerum, ma anche come singoli documenti che li compongono) eselu-
Gli archivi di impresa: alcune considerazioni introduttive
433
sivamente per motivi pratici e per assolvere finalità giuridico-amministrative;
sono soggetti a nOrme specifiche poste a tutela del diritto alla riservatezza
e, per quanto attiene agli archivi di impresa, a norme inerenti al segreto in­
dustriale (presenti anche nella normativa della Comunità economica euro­
pea) o al segreto bancario; sempre rimanendo in tema di archivi di impresa,
incidono sulla produzione e sulla conservazione delle carte vari obblighi im­
posti dal codice civile, dalla legge sulla municipalizzazione, dalla legge ban­
caria, dalla legge fallimentare, dalle norme relative alle imposizioni fiscali,
alla previdenza sociale e all'assistenza sanitaria, e da tutte le eventuali nor­
me (anche della CEE) che l'impresa è tenuta a osservare nelle sue interreIa­
zioni con altri soggetti e nelle relazioni interne con il proprio personale. L'ar­
chivio in formazione, cioè, riflette esclusivamente l'attività e gli scopi del­
l'impresa o di qualsiasi altro ente che lo produca: e tuttavia è implicito in
esso, fin dalla sua origine, un potenziale interesse storico che trova attua­
zione se le carte vengono effettivamente conservate e poste in consultazio­
ne, quando sia trascorso un determinato periodo di tempo. È evidente per­
tanto che si potrà disporre di fonti per la ricerca storica solo se si riesca
a salvaguardare gli archivi in formazione, se cioè si stabilisca un rapporto
di collegamento e di collaborazione tra gli archivisti, che rappresentano l'i­
stanza della ricerca storica, e gli enti e le istituzioni che producono le carte;
ciò è essenziale soprattutto nelle operazioni di scarto (eliminazione) che ac­
compagnano la selezione della documentazione da conservare permanente­
mente.
L'intreccio indissolubile di interesse amministrativo e di potenziale in­
teresse storico delle carte recenti fu chiaramente delineato dagli archivisti
(per quanto riguarda i documenti statali) già all'epoca della Commissione
Cibrario (1870) e si pone alla base della successiva istituzionalizzazione del
collegamento attuato attraverso le commissioni di sorveglianza tra la docu­
mentazione ancora gestita dall'ufficio che la produce e quella versata negli
Archivi di Stato, esteso - ma in maniera meno incisiva - agli archivi degli
enti pubblici e a quelli privati dichiarati di notevole interesse storico attra­
verso l'attività delle Soprintendenze archivistiche. Questa esigenza dunque
è già ampiamente riconosciuta, tuttavia non va sottovalutata la delicatezza
del rapporto che caratterizza la fase in cui si delinea l'interesse della collet­
tività alla conservazione e all'utilizzazione dell'archivio, soprattutto quan­
do si tratti di archivi privati, e quindi la difficoltà obiettiva di trovare stru_
menti realmente efficaci, tali cioè da incidere sulla sensibilità storica dei sog­
getti che producono le carte senza la necessità di disposizioni inutilmente
coercitive.
b) Il tema degli archivi privati in formazione ci conduce al secondo pun­
to che abbiamo individuato, quello cioè della contestazione delle norme del
codice civile che rendono obbligatoria la conservazione delle scritture COn­
tabili per dieci anni. Il fatto che norme con finalità completamente diverse
da quelle poste a tutela del diritto alla ricerca, abbiano direttamente o indi-
Paola Carucci
Gli archivi di impresa: alcune considerazioni introduttive
rettamente avuto influenza sulla produzione e sulla conservazione delle carte,
è normale e ricorrente nella storia degli archivi. E trattandosi - nel caso
gani sociali, verbali di assemblee, bilanci. Altri verbali possono trovarsi nel­
le serie della volontaria giurisdizione che conserva in ogni caso l'omologa­
434
degli archivi di impresa - di norme poste a tutela di diritti patrimoniali,
sono in genere meno disattese di quelle relative alla ricerca storica.
È molto
probabile che in assenza dell'art. 2220 c.c. le scritture contabili invece di
essere distrutte dopo dieci anni verrebbero distrutte dopo uno o due anni
435
zione degli atti costitutivi ed eventuali rilievi della procura della repubblica.
Se le società versano in cattive acque e sono proprietarie di beni immobili
si trova notizia dei relativi pignoramenti nella serie dell'ufficio esecuzioni
immobiliari. Quando la società fallisce la documentazione della sezione fal­
e in molti casi non verrebbero neanche prodotte. Ma forse non è da esclu­
limentare riflette la situazione patrimoniale, a partire dall'istanza del falli­
dere l'ipotesi che qualche imprenditore vedendo tutta insieme la serie delle
mento, e l'attività del curatore fallimentare; come allegati possono trovarsi
scritture di un decennio sia stato indotto a proseguire nella conservazione
atti e registri delle imprese o quanto meno il verbale della documentazione
delle carte in cui si andava via via proiettando la testimonianza dell'attività
depositata. Pertanto documentazione delle imprese è reperibile nell'archi­
della sua azienda. Intendo dire che non credo che le norme del codice civile
vio del tribunale. Se c'è bancarotta fraudolenta esiste anche il fascicolo pe­
concorrano necessariamente alla distruzione delle carte, anche se spesso ven­
nale. Naturalmente dato che la circoscrizione del tribunale non coincide ne­
gono addotte come giustificazione per scarti indiscriminati al soprintendente
archivistico, le cui visite inevitabilmente al primo impatto possono far sor­
la ricerca può coinvolgere archivi diversi. Va però osservato che la forma­
gere il sospetto di qualche recondita istanza poliziesca o fiscale. In realtà,
se manca la percezione del valore della memoria storica, le carte che abbia­
no esaurito la loro funzione giuridica vengono sovente distrutte anche quando
cessariamente con quella della provincia e può subire variazioni nel tempo
zione delle serie rilevanti è determinata dal codice civile e da quello di proce­
dura civile, nonché ovviamente dalla legge fallimentare: per la situazione an­
teriore al codice vigente (1942) bisogna pertanto rifarsi ai codici precedenti.
addebitata alle guerre, alle inondazioni, agli incendi, all'inettitudine del fun­
È opportuno rilevare che, anche se le singole imprese adottano sistemi di do­
zionario precedente. E tanto più facilmente vengono distrutte se la loro con­
munque fatte nella forma e secondo la normativa attualmente in vigore.
esistono obblighi precisi per la conservazione: in tal caso la distruzione sarà
servazione impone una spesa all'ente produttore. Probabilmente anche se
fosse giuridicamente possibile allungare i termini previsti dalle norme del
codice civile, istituite in armonia con le norme sul fallimento e sul reato di
bancarotta (peraltro estensibili, salvo il disposto dell'art. 2457 c.c., ai sensi
dell'art. 22 del d.p.r. 29 sett. 1973, n. 600, relativo all'accertamento delle
imposte sui redditi), queste norme finirebbero con l'essere ugualmente di­
sattese al di là dei termini effettivamente utili sotto il profilo dell'efficacia
probatoria, essenziale nei rapporti esterni dell'impresa.
Viene inoltre lamentata in qualche relazione la mancata istituzione del
registro delle imprese, previsto dal codice civile, che effettivamente priva
i soprintendenti di un valido strumento per il censimento degli archivi di
impresa; tuttavia le conseguenze negative della non esistenza di questo regi­
stro riguardano soprattutto l'attività delle imprese in ordine alle loro esi­
genze di pubblicità, mentre per quanto attiene ai compiti del soprintenden­
te archivistico i registri della cancelleria commerciale del tribunale e quelli
delle camere di commercio, industria e artigianato possono utilmente sop­
perire alla necessità di informazione.
La ricerca storica infatti non deve mai sottovalutare la rilevanza delle
fonti alternative. Se c'è un settore ampiamente documentato è proprio quello
della situazione giuridico-patrimoniale delle imprese. Nei registri e nei fa­
scicoli della cancelleria commerciale dei tribunali si trova notizia di tutti i
momenti essenziali della vita di ciascuna impresa: iscrizione della società
nei registri del tribunale, segnalazione di tutte le modifiche e trasformazio­
ni fino alla cessazione dell'attività per qualsiasi causa; capitale sociale e sin­
gole quote di partecipazione, variazioni del capitale, composizioue degli or-
cumentazione automatizzata, le registrazioni ufficiali del tribunale vanno co­
È appena il caso di ricordare tra le altre varie fonti gli archivi sindacali
e, tra quelli statali, la conservatoria dei registri immobiliari, i censimenti,
le statistiche, le ispezioni della guardia di finanza, le ispezioni dell'ispettora­
to del lavoro, i documenti fiscali (sempre utili nonostante l'alto tasso di fal­
sificazione, da cui peraltro non sono esenti neanche i bilanci e le scritture
contabili delle imprese), gli archivi notarili, eccetera. Ne consegue la necessi­
tà di un maggiore coordinamento tra gli scarti effettuati presso gli uffici sta­
tali e quelli operati dalle imprese. Non va sottovalutata infine l'importanza
delle fonti orali (anche per il recupero della documentazione) e di quelle au­
diovisive.
c) Quanto all'ipotesi di innovazioni normative per salvaguardare gli ar­
chivi in formazione, sarebbe certamente auspicabile assimilare agli archivi
degli enti pubblici gli archivi delle imprese di cui lo Stato è proprietario in
partecipazione o in forma esclusiva, non foss'altro che per il fatto che la fi­
nanza pubblica interviene in forma più o meno indiretta per saname il bilan­
cio. Per entrambi i tipi di enti sarebbe opportuno introdurre un sistema di
collegamento con le Soprintendenze archivistiche mediante commissioni miste
con funzioni analoghe, soprattutto in materia di scarto, a quelle delle com­
missioni di sorveglianza previste per la documentazione prodotta dagli uffi­
ci statali.
Sarebbe forse ragionevole pensare anche a una modifica di legge che
riducesse da settanta a quaranta anni il termine cronologico che fa scattare
l'obbligo dei privati di dare notizia ai soprintendenti archivistici degli archi­
vi in loro possesso. Ma c'è da chiedersi quale mai sarebbe in pratica la sua
436
Paola Carucci
Gli archivi di impresa: alcune considerazioni introduttive
reale efficacia: fino ad oggi infatti nessun privato di sua iniziativa ha mai
comunicato al soprintendente l'esistenza del proprio archivio. E questo non
di attività, privilegiando le imprese industriali e le banche, senza tener con­
to in fase di censimento se si trattava di archivi privati o di archivi di enti
è avvenuto nemmeno quando era in vigore la precedente legge del 1939 che
prevedeva esplicite sanzioni.
In conseguenza delle osservazioni sin qui fatte mi sembra che qualora
si riesca ad usare lo strumento legislativo per frenare la tendenza delle im­
prese a distruggere le loro carte, sia preferibile produrre norme incentivan­
ti, in luogo di norme coercitive: non è certo infatti che la situazione degli
archivi delle imprese-enti pubblici, per i quali esistono obblighi legislativi
precisi sulla conservazione e sulla destinazione delle carte, sia molto più bril­
lante di quella degli archivi delle imprese private. Ma anche ave da una ve­
rifica risultasse che gli arcltivi delle imprese-enti pubblici siano effettivamente
meglio conservati, la spiegazione andrebbe ricercata non tanto nei prescrit­
ti obblighi di legge, quanto nel fatto che gli enti pubblici esercitano spesso
funzioni che ricltiedono un'organizzazione burocratica più complessa di quel­
la necessaria al funzionamento di un'impresa, specie se di medie e piccole
dimensioni. La struttura più complessa di un ente - qualunque sia la sua
natura giuridica - impone necessariamente l'impostazione sistematica o al­
meno empirica dell'archivio corrente e la presenza di personale amministra­
tivo, la cui formazione giuridica favorisce di solito una maggiore sensibilità
per la conservazione delle carte.
Un primo passo importante sulla via della persuasione per incentiva­
zione è rappresentato senza dubbio dalla l. 2 ago 1982, n. 512, sul regime
fiscale dei beni di rilevante interesse culturale. Questa legge consente infatti
detrazioni fiscali peLspese sostenute per la conservazione degli archivi, per
somme elargite a istituzioni che senza scopo di lucro svolgono attività di
studio, di ricerca e di documentazione; consente inoltre il pagamento delle
imposte dirette mediante cessione allo Stato di beni culturali. Questa legge
tuttavia richiede con urgenza l'approvazione del regolamento di esecuzio­
ne. Un ulteriore passo avanti potrebbe essere costituito dal disegno di legge
che stabilisce norme per la concessione di contributi finanziari a carico del­
lo Stato per gli archivi privati di notevole interesse storico, nonché per gli
archivi appartenenti ad enti ecclesiastici e a istituti e associazioni di culti
riconosciuti dallo Stato. Questo disegno di legge è già stato approvato dalla
VII commissione permanente del Senato e deve ora essere discusso alla Ca­
mera. Costituisce infine un problema aperto quello della disciplina relativa
alla «sponsorizzazione» da parte dei privati nel settore dei beni culturali.
4. Censimento e gestione degli archivi. - Il censimento è la prima ope­
razione necessaria per avere almeno un panorama sommario degli archivi
non statali esistenti. Data la quantità enorme di soggetti che producono carte,
è inevitabile che si operi in ambiti territoriali delimitati e per settori di atti­
vità o per tipo di ente: archivi di ospedali, archivi di istituzioni di assistenza
e beneficenza, archivi parrocchiali, archivi di impresa, archivi sindacali, ecc.
Per quanto riguarda gli archivi di impresa si è finora proceduto per settori
437
pubblici, ma registrando, naturalmente, il dato della natura giuridica. Que­
sto dato assume invece rilevanza determinante quando si passa alla fase di
intervento: dichiarazione di notevole interesse storico per gli archivi priva­
ti; richiamo agli obbliglti della conservazione e a quello della istituzione della
Sezione separata d'archivio per gli enti pubblici e eventuale notifica di par­
ticolare importanza per l'affidamento della gestione dell'archivio a perso­
na competente.
Dall'individuazione dei soggetti che si presume abbiano un proprio ar­
chivio si deve poi passare all'ispezione per verificare quali arcltivi di fatto
siano conservati, e quindi alla rilevazione su scheda dei dati essenziali che
dovrebbero comprendere almeno la ragione sociale e la data della costitu­
zione, le date estreme, la consistenza, il nome del possessore, l'indirizzo del
luogo in cui si trovano le carte. Va indicata l'esistenza di microfilm e di ar­
chivi automatizzati. Va segnalato, se possibile, l'elenco delle serie più rile­
vanti o almeno del tipo della documentazione (scritture sociali, scritture con­
tabili, corrispondenza, fascicoli personali, disegni, fotografie, campioni,
ecc.)
e la presenza di altri archivi confluiti in quello esaminato. Sarebbe oppor­
tuno pubblicare immediatamente i dati del censimento, anche se parziali e
imprecisi, perché la pubblicità dei dati costituisce indirettamente una for­
ma di protezione e di garanzia, vincolando in qualche modo i proprietari
a salvaguardare almeno il materiale archivistico di cui sia nota la situazio­
ne. Finora è stato però pubblicato solo il censimento per la Toscana, a cura
della Soprintendenza archivistica per la Toscana e del Consiglio nazionale
delle ricerche (Commissione per la storia dell'industria); analoglti censimenti
sono in atto nelle Soprintendenze del Lazio, del Veneto e di altre 'regioni.
L'Ufficio centrale per i beni archivistici dispone comunque di tutti i dati
relativi alle dichiarazioni di notevole interesse storico e di quelli relativi ai
depositi di archivi di impresa negli Arcltivi di Stato che vengono annual­
mente pubblicati sulla «Rassegna degli Archivi di Stato». È meno facile al­
lo stato attuale disporre di dati sistematici sugli archivi di impresa ricondu­
cibili alla categoria degli enti pubblici.
L'operazione del censimento non costa nulla alle imprese, né in genere
vengono ad esse addebitate le spese per l'ordinamento delle carte o per l'in­
ventario sommario o l'elenco che talora si rendono necessari durante il cen­
simento. Va anche rilevato che il costo per la semplice conservazione fisica
delle carte non è obiettivamente alto, se comparato ad altre spese, quali ad
esempio quelle di rappresentanza o quelle per la pubblicità; per l'impresa
però risulta sempre troppo elevato in quanto si tratta di una spesa ritenuta
improduttiva,
Ai fini dell'individuazione di archivi sicuramente esistenti si rivela as­
sai utile la collaborazione con le università, con centri di studi economici,
con le regioni, con i musei di archeologia industriale e, in genere, con gli
storici che utilizzano fonti archivistiche di impresa: giova infatti lo spoglio
438
Gli archivi di impresa: alcune considerazioni introduttive
Paola Carucci
sistematico di riviste e opere inerenti alla -s�oria economica e finanziaria,
alla storia industriale e preindustriale, alla storia dell'agricoltura da cui può
ricavarsi l'indicazione di archivi sicuramente esistenti. L'Ufficio centrale per
i beni archivistici sta cercando di organizzare in maniera sistematica questa
operazione.
I censimenti rappresentano dunque la fase preliminare per la conserva­
zione e futura valorizzazione delle fonti archivistiche non statali. Se però
non si riesce a garantire che la documentazione censita sia effettivamente
posta a disposizione dei ricercatori si rischia di investire inutilmente risorse
umane e pubblico denaro. Il problema degli archivi privati e di quelli degli
enti pubblici non territoriali è stato finora affrontato prevalentemente in
relazione ai censimenti e ai compiti di vigilanza: è tempo ormai di porre in
termini decisi la questione di una gestione di questi archivi adeguata alle
esigenze dei ricercatori. Bisogna infatti distinguere la semplice conservazio­
ne fisica delle carte da una corretta gestione delle fonti archivistiche ai fini
della ricerca storica.
La storia degli archivi statali in Italia e all'estero e un'analisi compara­
ta della situazione attuale degli archivi di impresa nei paesi stranieri ci indu­
cono a considerare che alla base di un'effettiva e durevole conservazione
e valorizzazione delle fonti archivistiche c'è quasi sempre un processo di con­
439
so. Così ad esempio le acciaierie della Terni hanno depositato le loro carte
nell'Archivio di Stato di quella città e l'IRI nell'Archivio centrale dello Sta­
to. Diverse camere di commercio e istituti di credito hanno depositato le
loro carte negli Archivi di Stato, nei quali può trovarsi anche cospicua do­
cumentazione relativa all'attività commerciale e agricola di famiglie nobili
o borghesi, ed è decisamente ricca la documentazione di monti frumentari
e di monti di pietà, cioè di opere pie da cui discendono alcuni tra i moderni
istituti di credito. Per legge gli archivi degli enti pubblici estinti debbono
essere versati negli Archivi di Stato competenti per territorio, e pertanto al­
cuni archivi di enti pubblici estinti che avevano operato nel settore econo­
mico sono pervenuti all'Archivio centrale dello Stato attraverso l'Ufficio
liquidazione del ministero del Tesoro e altri si trovano in vari Archivi di
Stato.
Tra le iniziative esterne agli Archivi di Stato, possiamo individuare un
altro modello di gestione nella soluzione delI'Ansaldo, cioè dell'Archivio
storico di un'impresa organizzato come un'istituto culturale, destinato ad
accrescersi non solo con le carte della società, ma anche probabilmente con
carteggi privati di dirigenti e funzionari e con gli archivi di imprese minori
collegate. Si tratta però di un modello costoso che può essere imitato da
imprese di grandi dimensioni quali ad esempio la F1AT (cfr. gli atti del con­
centrazione in appositi Istituti archivistici, e mi sembra che sotto questo aspet­
vegno Lingotto, lo memoria dell'industria, Torino 1984), l'Alfa Romeo, 1'1-
federale tedesca, tenendo presenti anche certe nostre affinità con la storia
di gestione della Banca d'Italia o dell' AMT di Genova, cioè di Sezioni se­
to si debba considerare con molta attenzione il modello della Repubblica
politico-istituzionale e con la tradizione archivistica della Germania.
L'istituto di concentrazione per gli archivi di impresa può essere l'Ar­
chivio di Stato (se ha spazio), ma anche un istituto regionale, una istituzio­
ne privata, una fondazione (si pensi ad esempio alla Fondazione Einaudi),
un consorzio, una Sezione separata d'archivio, l'Archivio storico di un'im­
presa. Non è cioè rilevante la natura giuridica dell'istituto (se privato le even­
tuali elargizioni in suo favore possono essere detratte dal reddito imponibi­
le); è rilevante invece che questo svolga istituzionalmente una funzione cul­
talsider, e forse da alcune imprese di medie dimensioni. Anche il modello
parate d'archivio attrezzate come istituti per la ricerca storica può risultare
. troppo oneroso perché venga adottato dalla generalità degli enti. Ma al di
là del problema dei costi, che potrebbe trovare ulteriori soluzioni in prov­
vedimenti legislativi del tipo della legge n. 512 del 1982, va rilevato che la
funzione di supporto alla ricerca storica può essere considerata marginale
rispetto alle finalità dell'impresa, specie quando di fatto nOn sia conservato
un archivio particolarmente rilevante, tale cioè da conferire un'immagine
di maggior prestigio all'impresa. Perché possa costituirsi un Archivio capa­
turale e abbia quindi personale qualificato, strumenti per la ricerca e per
ce di svolgere funzioni culturali è indispensabile che già esista almeno un
la riproduzione dei documenti, possibilmente una biblioteca, ma soprattut­
nucleo consistente di documentazione e vi siano persone effettivamente in­
to la possibilità di incrementare le fonti conservate.
teressate a promuovere l'iniziativa e a gestirla con la necessaria competen­
Non vi è contrasto tra la realizzazione di diverse forme di gestione e
le funzioni di vigilanza esercitate dall'amministrazione dello Stato sui beni
za. Utile pertanto potrebbe rivelarsi una più funzionale collaborazione tra
l'amministrazione degli Archivi di Stato e le Commissioni per gli archivi
archivistici. Anzi tali funzioni, che debbono tendere sempre di più a quali­
di impresa del ministero per le Partecipazioni statali e del Consiglio nazio­
ficare l'azione centrale sugli archivi non statali, quale azione di coordina­
nale delle ricerche.
mento e di centro nazionale di informazione per la ricerca storica, possono
Non è qui il caso di affrontare il tema se, in linea teorica, giovi di più
svolgersi in maniera più efficace se ci si trova di fronte a fonti ben conser­
al ricercatore la conservazione delle carte presso l'ente che le produce o la
vate e effettivamente disponibili per l'utenza.
concentrazione in istituti archivistici, ma è importante sottolineare che le
t
L'amministrazione degli Archivi di Stato ha sugli archivi di impresa
fonti sono utili se di fatto sono poste in consultazione; in ogni caso si impo­
solo compiti di vigilanza, tuttavia ha sempre perseguito una politica favo­
ne l'esigenza di favorire la possibilità di far confluire le carte in apposi i
revole all'acquisizione delle carte negli Archivi di Stato tutte le volte che
istituti in tutti i casi in cui i proprietari non se la sentano o comunque nOn
si sia manifestata una disponibilità degli enti o dei possessori in questo sen-
ritengano opportuno impegnarsi nell'attività di gestione dell'archivio. Non
440
Paola Carucci
va sottovalutato il fatto che, anche quando si sia proceduto a ordinare le
carte e a munirle di uno strumento di corredo, la sorte dell'archivio conser­
vato presso l'ente che lo produce rimane sempre di fatto subordinato agli
umori o al mutare di interessi del possessore; né si riesce ad evitare che le
carte vengano talora monopolizzate da un solo studioso; inoltre, specie se
l'archivio è di dimensioni modeste, raramente viene affidato alle cure di una
persona esperta. In ogni caso dovrebbe essere concentrata in apposite sedi
la documentazione delle imprese fallite o che abbiano comunque cessato la
I
1
lil
i
')
loro attività.
Gli archivi di impresa: a/cune considerazioni introduttive
441
indagine diretta sulle carte; inoltre, come funzionario dello Stato, è costret­
to a muoversi all'interno di un sistema normativa che deve necessariamente
imparare a conoscere e a padroneggiare.
Bisogna riconoscere invece che i programmi delle Scuole istituite pres­
so gli Archivi di Stato, approvati con il regolamento del 1 9 1 1 , non sono
articolati in maniera tale da offrire risposte adeguate e differenziate alle di­
verse domande poste dalla società attuale. È dunque necessario riformare
tali programmi, anche se si può rilevare che attraverso un'intelligente illu­
strazione della normativa sugli archivi e una più mirata ripartizione dei COn­
tenuti dell'archivistica è possibile fornire, nonostante il regolamento del 1 9 1 1 ,
Per un'opera tesa a persuadere le imprese che le carte, salvo gli oppor­
tuni scarti, vanno conservate, anche ponendo vincoli particolari in ordine
alla consultabilità ave sussistano esigenze di tutela della riservatezza, è fon­
damentale la collaborazione delle associazioni degli imprenditori e delle ca­
mere di commercio, che potrebbero anzi farsi promotrici della fondazione
I
l
una preparazione specifica anche per quanto attiene ai problemi della do­
cumentazione recente e alle funzioni inerenti alla vigilanza sugli archivi non
statali. Solo presso la Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica del­
l'Archivio di Stato di Roma esiste da diversi anni un corso di archivistica
di Istituti archivistici. Anche per questa esigenza di sensibilizzazione è im­
speciale dedicato alle fonti per la storia contemporanea. Vari corsi di archi­
portante la collaborazione degli storici, i quali non debbono delegare inte­
vistica infine sono stati organizzati dalle Soprintendenze archivistiche, spesso
ramente alle pubbliche istituzioni il gusto e l'onere della ricerca delle fonti:
in collaborazione con le regioni, ma ancora non è stato varato un piano di
è giusto che lo storico che abbia individuato nuove fonti - spesso a fatica
carattere generale.
- le utilizzi per primo, ma è bene che si preoccupi poi di collaborare con
Si è prima accennato al fatto che, per chi debba occuparsi di archivi
le pubbliche istituzioni perché quelle fonti entrino a far parte del patrimo­
di impresa, sarebbe opportuno distinguere il tipo di formazione professio­
nio culturale della collettività.
nale a seconda del modello adottato nella gestione dell'archivio. Se infatti
l'impresa si limita a conservare presso di sé la propria documentazione più
5. Formazione del personale.
-
AI problema della gestione degli ar­
chivi si collega quello della formazione del personale, che si pone in termini
diversi a seconda del modello di gestione adottato.
Mi sembra però opportuna un'osservazione preliminare: da vari inter­
antica senza però dar vita a una specifica attività culturale, si può affidare
la custodia delle carte alla stessa persona che si occupa dell'archivio corren­
te o a persona impiegata part-time. Sarà sufficiente allora un seminario o
un breve corso che illustri le norme vigenti in materia di archivi e quelle
venti emerge in maniera più o meno esplicita l'idea che gli archivisti di Sta­
relative agli obblighi dell'impresa determinati dal codice civile e da altre leggi;
to, avendo una preparazione umanistica, non sono adeguatamente prepa­
i criteri per la classificazione dei documenti e per la compilazione del titola­
rati per le difficoltà poste dagli archivi di impresa. Non si può negare che
rio (che tuttavia deve essere impostato da un responsabile dell'impresa che
in qualche caso questa impressione trovi una giustificazione. Ma, per amo­
ne conosca a fondo i compiti e l'organizzazione); i criteri per la compilazio­
re di precisione, va ricordato che la qualifica di archivista di Stato richiede
ne del massimario di scarto e per la predisposizione del materiale da pro­
la laurea in lettere, in giurisprudenza o in scienze politiche e che il concorso
porre per lo scarto e dei relativi elenchi; i criteri per la condizionatura del
prevede tra l'altro un esame di diritto costituzionale e amministrativo (per
materiale destinato alla conservazione permanente e per la compilazione di
il quale purtroppo da qualche anno è stata soppressa la prova scritta), non­
elenchi più o meno dettagliati; nozioni sul microfilm e rapporti tra archivi
ché elementi di economia e di statistica. In linea di massima è vero che una
automatizzati e archivi tradizionali. Tali compiti, in parte analoghi a quelli
preparazione giuridico-economica si rivela particolarmente necessaria so­
degli archivisti addetti agli archivi correnti delle amministrazioni statali (che
prattutto per le carte contemporanee, per le quali l'impegno dell'archivista
appartengono alla carriera esecutiva), in parte più complessi, possono esse­
si estende anche alla fase in cui gli archivi rispondono essenzialmente a fi­
re affidati a persone in possesso dell'attestato di frequenza a un tale corso.
nalità amministrative e la destinazione degli archivi non statali è talora de­
Diverso è il caso in cui l'archivio privato dichiarato di notevole interes­
terminata da norme la cui interpretazione può essere controversa. È pur ve­
ro però che, pur nei casi in cui provenga da studi umanistici, l'archivista
se storico o la Sezione separata dell'archivio dell'ente pubblico o più archi­
vi riuniti in consorzio siano effettivamente organizzati come istituzioni cul­
nel riordinare le carte deve sempre fare i conti con leggi, regolamenti, circo­
turali: in tal caso la formazione professionale del responsabile dell'istitu­
lari, scritture contabili e finanziarie e, anche quando queste nitime - o qual­
zione deve essere simile a quella degli archivisti di Stato per la cui prepara­
siasi altra serie di documenti - appartengano a magistrature statali, l' ar­
zione si rende ormai necessaria un'articolazione in diversi indirizzi. Per gli
chivista ne ricostruisce i nessi di significatività in sede di ordinamento e di
archivi di impresa sarebbe senz'altro preferibile scegliere persone con un cur-
442
Paola Carucci
riculum di studi giuridico-economici. La preparazione specifica di archivi­
stica deve estendersi al complesso delle fonti documentarie, statali e non,
perché la ricerca storica richiede l'uso incrociato di fonti diverse e le impre­
se non possono essere considerate un settore autonomo, anche perché nello
I
I
Gli archivi di impresa: a/cune considerazioni introduttive
443
rienza sull'organizzazione delle imprese quale stòricamente si è determina­
ta, dal momento che effettivamente l'esercizio di funzioni analoghe contri­
buisce a determinare certe affinità nei criteri di gestione delle imprese, al­
meno nell'ambito di determinate aree geografico-economiche. Queste affi­
svolgimento della loro attività entrano in contatto con nna pluralità di uffi­
nità possono riflettersi nella struttura che assume l'archivio, almeno al mo­
ci statali, enti, società, sindacati, istituzioni private, persone. E, ovviamen­
mento in cui si producono le carte; struttura che però può subire modifiche
te, si tratta di fonti che i11leressano non soltanto la storia economica e indu­
varie a seconda dell'evoluzione storica di c,iascuna impresa.
striale, ma possono essere utilizzate per ricerche di storia politica e sindaca­
Nella sostanza dunque le difficoltà di ordinamento degli archivi di im­
le, di storia della società e dell'etica del lavoro, della classe dirigente e della
presa non si differenziano d"a quelle poste da qualsiasi altro archivio pub­
blico o privato del XIX e del XX secolo. E a maggior ragione non si rileva­
classe operaia, di demografia, di urbanistica, di storia della sanità e della
previdenza, della grafica, del costume, della tecnica, e altre ancora.
no differenze nelle banche, manifatture o fattorie di data anteriore.
L'ordinamento delle carte delle imprese non si pone in termini sostan­
Oggi disponiamo di una discreta bibliografia per l'archivistica genera­
zialmente diversi rispetto a quello di altri archivi pubblici o privati, mentre
le, mentre per l'archivistica speciale, diretta cioè all'illustrazione delle ca­
saranno in parte diversi la tipologia dei documenti, i riferimenti normativi,
ratteristiche e dei problemi specifici degli archivi di determinati tipi di isti­
i repertori e la bibliografia cui fare ricorso per illustrare, ad esempio, quegli
tuzioni, ci troviamo in serie difficoltà. Perché un manuale di archivistica
aspetti della tecnica aziendale che si riflettono sulla produzione delle carte.
speciale, dedicato per esempio alle imprese, abbia un'effettiva utilità prati­
In ogni caso sarà necessaria la conoscenza delle caratteristiche formali dei
ca è necessario che l'autore abbia una notevole esperienza diretta dell'ordi­
vari tipi di documenti che è il primo passo per l'ordinamento corretto delle
namento e dell'inventariazione di vari archivi e che esista un vasto numero
carte. Per l'identificazione di disegni, progetti o fotografie, privi di segna­
di inventari compilati da altri: solo dal confronto della propria esperienza
ture archivistiche, potrà infine rendersi necessaria la consulenza di tecnici
con quella altrui è possibile ricavare elementi comuni e fornire una esempli­
dell'impresa.
ficazione sufficientemente vasta e articolata.
Gli archivi di impresa si collocano prevalentemente tra le fonti per la
In considerazione dell'interesse relativamente recente suscitato nel no­
storia contemporanea e pertanto anche per essi, come in genere per qualsia­
stro paese dagli archivi di impresa (del resto la Germania che ha la tradi­
si tipo di archivio, il corso di archivistica deve insegnare un metodo di lavo­
zione più antica in materia ha cominciato a occuparsene agli inizi di que­
ro e non - come vorrebbero alcuni - uno schema per ordinare le carte.
sto secolo) e, dato il prevalere della conservazione decentrata dei singoli
Se anche si può supporre, ad esempio, nell'archivio di un'industria docu­
archivi, non sono molti gli archivisti ad avere un'esperienza specifica suf­
mentazione relativa ai processi di produzione, ai rapporti con i fornitori,
ficiente.
al fatturato, al personale o alla gestione contabile, l'ordinamento varierà
poi caso per caso sia in rapporto al modo in cui era organizzata l'impresa
Non è quindi senza ragione l'interesse che si rileva in alcune delle rela­
zioni pubblicate per il manuale elaborato dal Comitato internazionale degli
e ai criteri, spesso non troppo formali, con cui venivano in origine sistema­
archivi di impresa, Business Archives, Studies on international practices,
te le carte, sia in rapporto alla vicenda storica dell'impresa che può aver
edito nel 1983. In realtà il manuale, nel!' enunciare i problemi generali posti
assorbito altre società, può aver cambiato ragione sociale e natura giuridi­
dagli archivi di impresa, comuni a tutti i paesi anche se affrontati con crite­
ca, può aver orientato la propria produzione su beni diversi, ecc. Le dimen­
ri un po' diversi, è molto utile per un esame comparato delle soluzioni -
sioni e la natura giuridica dell'impresa incidono notevolmente sull'organiz­
esposte ovviamente nelle grandi linee - finora adottate dai diversi Stati.
zazione interna e quindi anche sui modi di produzione e conservazione del­
Da tali soluzioni, O tentativi di soluzione, si deduce che si tratta di una que­
le carte. Un ente pubblico, come ad esempio l'INA, ha necessariamente
stione aperta che pone ovunque difficoltà non facilmente risolubiIi, anche
un'organizzazione complessa che lo rende sotto l'aspetto burocratico mol­
se certamente in qualche Stato si è ormai andata consolidando una tradi­
to più vicino a un ministero che non a un'impresa a conduzione familiare,
zione archivistica ben delineata.
una società per azioni si differenzia molto da un'impresa agricola o da una
La divisione Studi e pubblicazioni sta esaminando l'opportunità di far
cassa rurale, e così via. Gli obblighi di registrazioni ufficiali gravano mag­
tradurre il manuale e di pubblicarlo con una serie di indicazioni pratiche
giormente sulle società per azioni, meno su quelle a responsabilità limitata,
relative ai problemi specifici del nostro paese. Inoltre la « Rassegna degli
ancora meno sulle cooperative. Naturalmente anche per gli archivi di im­
Archivi di Stato» riferirà sulle questioni più rilevanti discusse dal Comitato
presa vale il fatto che riordina meglio le carte chi ha già alle spalle altri or­
internazionale (la prossima riunione avrà per tema centrale lo scarto) e se­
dinamenti, specie se di imprese dello stesso tipo e delle stesse dimensioni:
gnalerà i risultati di iniziative in corso in altri paesi (censimenti sistematici
dal confronto di più archivi l'archivista acquisisce una sempre maggiore espe-
di archivi di impresa sono in atto in Francia e in Spagna) dal cui confronto
444
Paola Carucci
,
I
possano derivare suggerimenti e informazioni utili anche agli operatori de­
gli archivi italiani.
I
i
I
Si è fatto cenno all'inizio ad altri due temi importanti emersi dalle rela­
zioni e dai saggi qui riuniti: l'automazione e l'utilizzazione di fonti non tra­
dizionali, quali ad esempio quelle audiovisive e quelle orali, nella storiogra­
fia sulle imprese. Un tentativo di analisi più dettagliata, in questa sede, sa­
rebbe certamente inadeguato, in considerazione della vastità e della com­
plessità di questi due argomenti che non riguardano specificamente gli ar­
chivi di impresa, ma investono la trasformazione in atto della forma del
documento e della struttura degli archivi correnti e, più in generale, la que­
stione delle future fonti per la storia contemporanea. Ad essi verranno de­
dicati altri numeri speciali della «Rassegna» .
GLI ARCHIVI DI IMPRESA IN ITALIA E ALL'ESTERO
PAOLA CARUCCI
Ufficio centrale per i Beni archivistici
�
i
I
1
I
*
GLI ARCHIVI ECONOMICI E AZIENDALI IN EUROPA
'\
E IN AMERICA: UN QUADRO D'INSIEME
Nell'ottobre del 1974 si formò a Londra, su invito dell'ente britannico
Business Archives Council e sotto il patrocinio del Consiglio Internaziona­
le degli Archivi (CIA), un Comitato per gli archivi di impresa, che due anni
dopo, e cioè nel 1976, venne ufficialmente costituito a Washington dal
CIA. Da allora tale Comitato si è adoperato, tramite conferenze dei propri
membri e corrispondenti e tramite la pubblicazione di un apposito bolletti­
no annuale, per fornire ai paesi membri del eIA un quadro d'insieme circa
lo stato e le problematiche degli archivi d'impresa. Esprimo la mia
gratitudine a tale Comitato nel riconoscere che le esperienze e i risultati
dallo stesso conseguiti sono stati utilizzati anche per il mio intervento.
La mia esposizione si suddivide in tre parti. La prima fornisce
un'introduzione alla storia ed organizzazione degli archivi d'impresa; la
seconda parte pone quesiti circa l'interesse della ricerca negli archivi
economici, e la terza sulle motivazioni che inducono le imprese alla
costituzione e al mantenimento di archivi. Le tesi più importanti vengono
ribadite in un sunto conclusivo.
Storia ed organizzazione degli archivi d'impresa.
-
Una storia degli
archivi d'impresa preindustriali è indissolubilmente legata al nome di città
e case commerciali italiane, tra cui basti citare in questo mio intervento
l'Archivio Datini di Prato. Gli inizi della moderna archivistica aziendale, e
cioè degli archivi delle imprese industriali, vanno ricercati in Germania,
dove poco dopo l'inizio di questo secolo, e Cioè nel 1905 e nel 1 906,
vengono costituiti presso la Krupp e la Siemens i primi archivi d'impresa.
Nel 1 906 sorge a Colonia il primo Archivio regionale d'impresa, che trova
un seguito all'estero, e più precisamente nel 1 9 1 0 a Basilea e nel 1914
all'Aia. Appare particolarmente significativo il fatto che già in occasione
di quelle prime fondazioni vengono anticipate le due tipologie fondamen­
tali che fino ai nostri giorni hanno contraddistinto l'archivistica d'impresa
mitteleuropea e dell'Europa occidentale: l'Archivio d'impresa e l'Archivio
economico a competenza regionale o specialistica.
Non è certo questa l'occasione per esaminare in dettaglio le molteplici
motivazioni che hanno indotto economia, fondazioni archivistiche statali e
ricerca ad adoperarsi per il salvataggio degli archivi d'impresa. Mi si
consenta comunque di rammentare che dopo !'inizio del secolo, cioè dopo
* Testo della re/azione presentata a/ Convegno Beni Culturali, ricerca storica e impresa,
organizzato dalla società Ansa/do, Genova, Il giugno 1982.
Ottfried Dascher
Gli Archivi economici e aziendali in Europa e in America
il 1900, la pubblica opinione divenne consapevole in maniera sempre
crescente dei radicali cambiamenti operati sull'economia e sulla società
dall'industrializzazione a partire dalla fine del secolo diciottesimo, e in
terzo Archivio regionale tedesco che, costituito a Stoccarda, ha potuto
iniziare la propria attività nel 198 1 .
Germania dalla metà del secolo diciannovesimo. Knut Borchardt cita a
questo proposito un tasso d'incremento medio annuo dell'economia
trovate dai vari paesi SOno state caratterizzate dalle diverse tradizioni
storiche, condizioni economiche e concezioni sociali. Se da un lato, come
tedesca dell' 1 , 6 "10 tra il 1850 e il 1 9 1 3 . Paragonato al tasso d'incremento
in Francia, si preferiscono soluzioni statali con un numero relativamente
limitato di Archivi d'impresa privati, come per esempio quello della St.
448
449
Già un breve sguardo d'insieme mostra come le soluzioni sviluppate o
annuo del 4,6"10 riscontrabile negli anni 1950-1974 questo tasso non
appare a prima vista particolarmente elevato. Se tuttavia si considera
Gobain, dall'altro prevalgono in Gnm Bretagna l'iniziativa privata patro­
questo tasso di sviluppo nel lungo termine, si deve convenire con la
cinata dal Business Archives Council e gli Archivi d'impresa privati. Il
conclusione di Borchardt, secondo il quale nella storia economica tedesca
modello britannico ha caratterizzato l'archivistica d'impresa anche nei
fino ad allora «non si era mai verificato un simile incremento di beni
paesi del Commonwealth, quali Australia, Canada e Nuova Zelanda. Per
disponibili per consumi, investimenti ed esportazione nello spazio di due
un paese con le potenzialità economiche degli Stati Uniti i circa 50 archivi
generazioni». Appare quindi conseguente se al termine di questa prima
d'impresa privati esistenti appaiono un numero esiguo; e tuttavia sono le
fase di modernizzazione, e cioè tra il 1900 e il 1914, si cercò di conservare
università americane, quali quelle della Virginia, del North Carolina, del
precisamente quegli archivi d'impresa ed economici che erano in grado di
Wyoming, di Syracuse, di Pittsburg, del Michigan, oltre alla Duke Univer­
documentare il citato processo di trasformazione verificatosi nel secolo
sity e alla già citata università di Harvard, ad avere svolto con successo
attività di conservazione e di salvaguardia. Nella Repubblica Federale
diciannovesimo.
Ugualmente sono trascorsi decenni prima che, almeno nei più impor­
Tedesca si è scelta una via di mezzo. In questo paese esistono, come in
tanti paesi industrializzati, si imponesse il concetto secondo cui gli archivi
Gran Bretagna, una organizzazione societaria ad hoc ed un gran numero di
economici meritano un'attenzione simile a quella riservata agli archivi
Archivi economici amministrati con criteri prevalentemente o quasi buro­
statali, comunali, ecclesiastici, nobiliari e universitari.
Dopo passi preliminari nel 1916, la Baker Library dell'Università di
cratici (ca. 500); esistono inoltre tre Archivi economici regionali, che
vengono gestiti in comune dal mondo economico e dagli enti pubblici.
�
Harvard fondò nel 1927 un dipartimento di archivistica economica, che
Legati alla tradizione tedesca sono i modelli scandinavi di Danimarca
oggi può essere considerato la fondazione più importante di questo genere
Svezia e Finlandia. Nell'Europa Orientale, e cioè nei paesi ad economi
nel mondo anglosassone. In esso viene conservato persino materiale archi­
centralizzata, gli archivi sono parte del Fondo archivistico pubblico e
vistico europeo: si pensi ai 144 volumi medicei che risalgono ai secoli XV e
ricadono pertanto sotto la competenza dello Stato. Soltanto nel caso di
XVII! Nel 1938 viene costituito negli Stati Uniti il primo archivio d'impre­
imprese tradizionali volte all'esportazione, come in quello della fabbrica
sa amministrato su base essenzialmente burocratica. In Gran Bretagna,
statale di porcellana di Meissen, vengono tollerati Archivi d'impresa
patria dell'industrializzazione, il salvataggio e la sicurezza degli archivi
indipendenti.
economici restano affidati all'iniziativa privata. In questo paese si forma
Una mappa mondiale degli Archivi economici farebbe risaltare una
nel 1934 un'associazione dalla quale oggi deriva il Business Archives
distribuzione estremamente disomogenea delle collocazioni. In essa si
Council, tuttora esistente. Gli archivi in difficoltà sono accolti nelle
riflettono non soltanto le diverse condizioni di sviluppo economico, ovvero
biblioteche e negli archivi pubblici più vicini e le imprese private, come le
il divario tra Nord e Sud, prevedibile in questo caso, ma anche notevoli
banche di antica tradizione, l'industria pesante e le imprese commerciali,
carenze di consapevolezza da parte della pubblica opinione. Persino tra i
vengono incoraggiate a costituire propri archivi.
paesi altamente industrializzati esistono esempi, come quello del Giappo­
In Belgio ed in Francia sono le direzioni generali degli enti archivistici
statali a prendersi carico degli archivi economici. In Francia esiste oggi
ne, in cui gli Archivi economici sono in numero limitato o non resi
accessibili alla ricerca.
presso l'Archivio nazionale un reparto ad hoc in cui sono stati trasferiti
Noi del Comitato vediamo con non poca preoccupazione questa
soprattutto gli archivi di imprese nazionalizzate, quali banche e ferrovie, e
distribuzione disomogenea. Proprio le trasformazioni strutturali della no­
negli Archivi dipartimentali sono attualmente conservati circa 250 archivi
stra era e la seconda rivoluzione industriale del nostro tempo dovrebbero
economici. Al 1941 risalgono gli inizi dell' Archivio economico danese che,
rammentare ai responsabili delle università, degli enti archivistici e dell'e­
fondato ad Aarhus, con i suoi dossiers conservati in quasi 40 chilometri di
conomia che anche gli archivi economici rappresentano un rilevante bene
scaffalature, potrebbe essere oggi considerato il più grande Archivio
economico regionale del mondo. Anche al 1941 risale la fondazione a
�ulturale ed esigono pertanto una speciale attenzione da parte di tutti noi.
E nostra convinzione che in questo caso non c'è più molto tempo da
Dortmund del secondo Archivio economico tedesco. Ad esso si è ispirato il
perdere.
OlifTied Dascher
Gli Archivi economici e aziendali in Europa e in America
L 'interesse della ricerca per gli archivi economici. - Carlo Cipolla,
riprendendo, nella propria introduzione a The Fontana Economie History
of Europe, una citazione dello storico inglese C.H. Waddington, cosÌ
che un giorno potrebbe rivelarsi di interesse per la �cienza. Infine su questo
argomento ci si deve tuttavia consentire la domanda circa l'atteggiamento
450
descrive le trasformazioni operate dall'industrializzazione: «se un antico
romano fosse ritornato a vivere diciotto secoli dopo, si sarebbe ritrovato in
una società che avrebbe capito senza grandi difficoltà. Ospite di Horace
Walpole, Orazio non si sarebbe sentito fuori posto e Catullo si sarebbe
sentito a suo agio tra le carrozze, le dame e le lanterne notturne della
Londra del secolo diciottesimo». Questa continuità, sostiene Cipolla,
venne interrotta tra il 1750 e il 1850.
Appare evidente che la ricerca economica e storica deve perseguire con
estremo interesse l'esame di questo processo di industrializzazione, delle
sue discontinuità e conseguenze fino ai nostri giorni. E quali archivi
sarebbero a tal fine più adatti se non gli archivi delle imprese, delle camere
di commercio e delle associazioni economiche! Oggi è generalmente diffusa
nelle università la concezione secondo cui i processi e le trasformazioni
nell'evoluzione dell'industrializzazione su base macro e microeconomica di
notevole rilievo non possano essere oggetto di approfondita investigazione
ove si prescinda dalla conoscenza degli archivi economici. Recenti discipli­
ne, quali la storia degli imprenditori e la storia delle imprese come pure
l'archeologia industriale, si pongono sempre più quesiti circa le primitive
fonti dell'economia. Sidney Pollard ha a ragione indicato che l'industria­
lizzazione dell'Europa non è stata una industrializzazione di paesi bensÌ di
regioni, e che tale processo si è svolto in maniera disuguale e disomogenea,
e cioè in maniera diversa da un punto di vista cronologico, settoriale e
regionale. La storia delle regioni, delle città industriali, delle attività
economiche, del commercio estero, dei rapporti di interscambio tra Stato
ed economia, esige la comprensione integrale degli archivi economici. Chi
concepisce la storia come processo e trasformazione sa che lo sviluppo
dell'economia nei secoli diciannovesimo e ventesimo non ha percorso un
cammino lineare. Movimenti congiunturali di «tipo nuovo» prendono il
posto delle trasformazioni agrarie che hanno contraddistinto nel corso dei
secoli la vita della società preindustriale ed agraria. Questi movimenti
congiunturali interessano la ricerca tanto quanto le interdipendenze tra
sviluppo economico e crescita urbana, tra rivoluzione industriale e trasfor­
mazione sociale. Si è definito il progresso tecnologico come il fattore più
importante nello sviluppo industriale. Dove se non negli archivi economici
ci si potrà attendere del materiale per questi interrogativi della scienza?
Soprattutto negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia, in Germa­
nia sono state condotte approfondite ricerche sull'organizzazione e la
strategia delle imprese, sull'andamento degli investimenti e sulla classe
lavoratrice, che si basano esclusivamente sugli archivi delle imprese. La
tendenza nella ricerca va persino nella direzione di sopravvalutare possibil­
mente gli archivi economici. Seguendo gli orientamenti della ricerca, gli
archivi non dovrebbero distruggere nulla e dovrebbero conservare tutto ciò
451
del mondo economico nei confronti della costituzione e del mantenimento
di archivi, operazioni da cui ci si debbono attendere vantaggi ma anche
possibili svantaggi.
Il mondo economico e i propri archivi.
-
Volendo rispondere a
questo quesito in maniera autocritica e franca, dobbiamo ammettere che
·
costituzione e mantenimento di archivi sono rimasti fino ad oggi per il
mondo economico un problema essenzialmente di costi. Solo chi non tenga
conto dei rapporti economici potrà negare questo fatto. Un'impresa con
un deficit cronico, priva di ordinativi, o addirittura di fronte al fallimento,
ben difficilmente potrà assumersi l'impegno di finanziare un proprio
archivio. Occorre inoltre aggiungere un'altra considerazione: proprio le
imprese private tendono a trattare il proprio archivio come una « faccenda»
del tutto privata e pertanto a rinchiudere questo archivio con più cura e
attenzione di quanto non facesse il cavaliere Barbablù con le proprie mogli;
è questa una citazione tratta dagli scritti di uno scienziato francese. In
effetti non è cosa ardua capire perché mai un'azienda debba aprire i propri
archivi, renderli accessibili ai ricercatori rischiando in tal modo che fonti
ed eventi tratti dalla propria storia e suscettibili di conseguenze dannose
per la propria immagine, vengano pubblicati. In questo caso si toccano
interessi vitali dell'azienda.
Si debbono considerare questi rischi per comprendere la riservatezza
con la quale il mondo economico reagisce nei confronti della richiesta di
una intensificazione della costituzione di archivi. Gli archivi sono fonte di
spese, e ciò in un'epoca in cui le imprese si vedono soggette ad una
pressione di costi costantemente crescente.
D'altro canto si rafforza nel management economico la convinzione
che non sia di interesse del mondo imprenditoriale impedire ai ricercatori
l'accesso agli archivi d'azienda. Solo l'uso degli archivi d'impresa pone i
ricercatori in condizione di apprezzare prestazioni e successi delle imprese e
degli imprenditori, e soltanto la valorizzazione degli archivi risponde alla
domanda sulla maniera in cui le imprese siano venute a capo di congiuntu­
re e di crisi in diverse -condizioni storiche ed economiche. Chi scriverà mai
una storia degli insuccessi incontrati per documentare le difficoltà in cui si
sono sviluppate le imprese e il mondo economico industriali?
Gli archivi sono - cosÌ si è detto una volta - la memoria delle
imprese e non stupisce che proprio imprese di grande rilevanza internazio­
nale e con brillanti risultati economici intuiscano l'utilità degli archivi,
tanto nella loro organizzazione interna, che nella gestione degli atti e nella
possibilità di cooperazione verso l'esterno.
Conclusione.
-
Non a caso ho rinunciato a parlare della situazione
italiana di fronte ad un pubblico cosÌ qualificato. L'Amministrazione
archivistica di Stato si adopera da anni in questo paese con crescenti
452
Ottfried Dascher
successi per salvaguardare gli archivi delle imprese in occasione di fallimen­
ti, eccetera. Il fatto che un'impresa dell'importanza dell' Ansaldo decida di
aprire il proprio archivio alla ricerca ha un effetto di stimolo e di
orientamento in Italia e oltre i suoi confini.
La . storia economica e sociale italiana, nonché l'amministrazione
archivistica di questo paese, godono di grande rinomanza internazionale,
ed è con un senso di gratitudine che volgo il mio pensiero agli incontri ed ai
f
cl
IL COMITATO INTERNAZIONALE PER GLI ARCHIVI DI IMPRESA
NEI PRIMI OTTO ANNI DI ATTIVITÀ
(1976-1984)
colloqui che negli scorsi anni ho avuto con Federigo Melis, con Giorgio
Mori, con Elio Lodolini e con Francesca Morandini. Sono certo che in
Italia la collaborazione tra mondo economico, università e archivi porterà
a soluzioni commisurate alle grandi tradizioni degli archivi d'impresa nel
vostro paese. Nel perseguimento di questo fine vi accompagneranno le
simpatie e il sostegno e lo stimolo del Comitato internazionale per gli
archivi d'impresa.
I problemi relativi agli archivi economici in generale, e a quelli delle
imprese industriali in particolare, sono stati sempre presenti all'attenzione
del Consiglio internazionale degli archivi (CIA) fin dal primo convegno
tenuto a Parigi nel 1950 1 . Un settore della bibliografia analitica interna­
zionale fu dedicato fin dalle prime annate (1951, 1952, 1953 e seguenti) agli
archivi di imprese economiche e ai loro problemi dalla rivista ufficiale del
OTTFRIED DASCHER
Presidente del «Comiti des Archives d'Entreprises»
Dortmund
Consiglio, «Archivum»; esso continuò in tutte le annate successive fino al
1958 e continua, anche se non più annualmente, tuttora.
Durante la terza seduta del convegno internazionale, tenuto a Firenze
nel 1956, C. Groeneveld, presidente dell'associazione olandese degli archi­
visti di impresa, faceva notare che <<l'attenzione dell'archivista doveva
indirizzarsi non solo alla documentazione antica delle imprese, ma anche a
quella recente con la conseguente possibilità di poter influenzare a fini
storici fin dal suo nascere l'organizzazione della documentazione ammini­
strativa, arrivando così alla creazione di una nuova archivistica da appli­
carsi agli archivi delle imprese» . Sull'argomento e in particolare sulla
teoria archivistica più appropriata per questi archivi egli ritornava dopo
qualche anno nell'articolo Organizzazione e ordinamento della documen­
tazione di industrie private, di società, fondazioni e simili 2 .
Degli archivi di impresa parlò, sempre in occasione del convegno del
1956, Helmut LOtzke, direttore degli archivi centrali di Potsdam, facendo
un quadro della loro situazione nella Germania orientale (RDT): qui come
negli altri paesi socialisti, all'infuori dei due più importanti archivi della
Zeiss a Jena e dene Porcellane Meissen a Dresda, gli altri vengono concen­
trati presso le sezioni economiche dei diversi Archivi di Stato 3 . Fu in quel
convegno che Fausto Nicolini parlò della storia e della documentazione
dell'archivio storico del Banco di Napoli 4 mentre il francese Gille Ber­
trand 5 fece un rapporto sui problemi degli archivi economici in Francia.
La necessità di una buona gestione della documentazione delle impre­
se economiche e la sua importanza ai fini della storia economica e sociale
1 «Archivum», I (1951), pp. 20-40; II (1952), pp. 1l6-1l7; III (1953), pp. 1 l9-I20 e
successivi fino all'VIII (1958), poi vedi in particolare XXV (1975), pp. 173-177.
2 Ibid., VI (1956), p. 52; VIII (1958), p. 125 e seguenti.
3 [bid., VI (1956), p. 61.
4 Ibid., p. 54.
5 «La Gazette des archives», 1956, pp. 32-39.
Francesca Morandini
Comitato internazionale per gli Archivi di impresa
fu uno degli argomenti trattati nella quarta tavola rotonda del CIA tenuta
AI convegno internazionale organizzato dal CIA a Madrid nel 1968 si
riunì per la prima volta una sezione degli archivi economici che formulò le
454
a Francoforte e a Wiesbaden nel 1958 6.
Due anni dopo, al convegno di Stoccolma del 1960, la terza seduta fn
dedicata al tema « Gli archivi e le moderne ricerche economiche e
sociali» 7. In quella seduta Robert Marquant, conservatore all'Archivio
nazionale di Parigi, espose la diversa organizzazione dei servizi relativi agli
archivi economici nei paesi aderenti al CIA: essa si attnava o attraverso
l'amministrazione statale, come in Francia dove Archivio nazionale e
Archivi dipartimentali cercano di riunire questi archivi presso le proprie
sedi, 0, come in Germania, in Svizzera, in Olanda, in Danimarca, negli
Stati Uniti, dove invece sono stati istituiti centri di raccolta e di deposito
per gli archivi economici con personale specializzato in questo settore,
spesso proveniente dall'università.
Questi centri sono sovvenzionati o finanziati da apposite fondazioni
cui contribuiscono oltre che, come in Germania, i Lander, gli enti
economici proprietari delle carte, i comuni, le camere di commercio delle
varie regioni, le stesse università. Negli USA furono spesso le biblioteche
universitarie a riunire questo materiale.
Dopo il secondo conflitto mondiale sia nei centri di raccolta dei paesi
europei, sia in quelli americani, compito fondamentale degli archivisti che
vi lavoravano divenne quello di offrire alle imprese economiche la consu­
lenza tecnica per la migliore classificazione e conservazione del materiale
dei loro archivi. Un ruolo importantissimo ha svolto a questo fine in
Inghilterra il Business Archives Counci! che ora segue anche i ricercatori e
gli studiosi di storia economica, cercando di promuovere la pubblicazione
dei loro lavori.
Marquant nella sua relazione parlò anche della formazione e della
preparazione dell'archivista di Stato addetto alla documentazione delle
imprese economiche e sociali. Essa si presentava molto diversa nei vari
paesi; era comunque auspicabile che in tutte le scuole d'archivio dei vari
stati aderenti al CIA si concedesse maggior spazio alla problematica degli
archivi economici dando agli archivisti una formazione più moderna e
meno tradizionale sull'esempio di quanto era già attuato in Germania,
negli Stati Uniti, in Olanda, in Danimarca, in Svezia. Egli concludeva poi
mettendo in rilievo come in tutti i paesi fossero in numero sempre.crescente
le riviste dedicate alla storia delle imprese e ai problemi dei loro archivi.
Risulta evidente da quanto abbiamo ricordato che il problema degli ar­
chivi economici rivestì sempre un particolare interesse per il CIA e per tutti i
paesi ad esso aderenti, in particolare per quelli del Nord Europa - special­
mente per la Germania - che vi avevano ormai acquisita una solida esperien­
za 8
6 Actes de la quatrième table ronde internationale des archives, Paris 1959. pp. 50-62.
7 «Archivum», X (1960), pp. 127-164.
8 J. PAPRITZ, Werksarchive, ibid., XI (1961), pp. 56-57, con bibliografia; H. BEHRENS,
Vereinigung deutscher Werksarchivare, ibid., pp. 57-58.
455
seguenti raccomandazioni poi approvate al convegno:
a) necessità di richiamare attraverso una speciale pubblicazione legata
alla rivista « Archivum», o in altra maniera, l'attenzione di tutti gli Stati
aderenti al CIA sul problema e la funzione degli archivi nella struttura
dell'impresa, distinguendo naturalmente i diversi tipi di archivi, quelli di
imprese industriali, di banche, di compagnie di assicurazioni, eccetera;
b) necessità di assicurare la formazione professionale degli archivisti
di impresa soprattutto per quanto riguardava la futura manipolazione del
materiale di informazione automatica;
c) necessità di stabilire una cooperazione regolare tra i! CIA e le varie
associazioni degli archivisti di impresa al fine di assicurare lo scambio di
esperienze per arrivare successivamente alla creazione di un comitato misto
che lavorasse in questo settore 9 .
Decisivo perché si arrivasse. alla creazione di questo Comitato per gli
archivi di impresa, fu il Convegno internazionale consultivo degli archivisti
di impresa tenuto a Londra H 23 e il 24 ottobre 1974, su invito del Business
Archives Council.
Dopo un'ampia discussione, che rilevò la completa identità dei proble­
mi (scarti della documentazione, gestione degli archivi, loro organizzazio­
ne ecc.) per tutti i paesi aderenti al CIA, venne deciso all'unanimità che era
urgente la istituzione in seno al CIA di un Comitato internazionale per gli
archivi di impresa: appoggiarono questa proposta il presidente del CIA
Filip G . Dolgih e il segretario esecutivo Charles Kecskeméti.
La presidenza del comitato venne per il momento affidata a Charles
H. Thompson della Fawett Library di Londra, mentre veniva nominato
segretario Ottfried Dascher, direttore della Fondazione degli archivi indu­
striali della Vestfalia, a Dortmund.
Nella successiva riunione del CIA il presidente e il segretario avrebbe­
ro presentato il programma del Comitato IO.
Suoi compiti principali dovevano essere i seguenti:
l.
rafforzare e diffondere maggiormente sul piano mondiale l'interes­
se per gli archivi di impresa.
2. fornire dei modelli per la migliore conservazione di questa docu­
mentazione.
3. stimolare, sempre in un'ottica internazionale, le pubblicazioni di
interesse archivistico in questo settore.
Nella successiva riunione tenuta a Washington durante i lavori dell'ot­
tavo congresso internazionale del CIA, il 29 settembre 1976, poté essere
presentato all'assemblea un primo quadro relativo alla conservazione degli
archivi di impresa sul piano mondiale I l . Esso si basava sul questionario
9 «Archivum» , XVIII (1968), pp. 191-198 e 217-218.
IO «Bulletin du Conseli international des archives», 3 (1974).
1 1 «Bulletin du Comité des Archives d'entreprises/of the Committee on Business
Archives» , 1 (1978).
Francesca Morandini
Comitato internazionale per gli Archivi di impresa
inviato a 45 paesi membri del Consiglio internazionale degli archivi. Dei 30
paesi che avevano risposto, 27 avevano segnalato che la documentazione a
di archivistica economica, da presentare in occasione del Congresso inter­
nazionale di Londra del 1980. Esso doveva rispondere anche ai bisogni dei
456
paesi dove non fossero ancora stati organizzati gli archivi di impresa.
carattere economico era conservata sia presso enti pubblici che privati.
Questo primo manuale strettamente collegato ali 'impresa industriale sa­
rebbe stato poi seguito da altri riguardanti gli archivi di altri enti economici
Inoltre da questa prima rilevazione risultava anche che le soluzioni
adottate per la conservazione degli archivi economici nei vari paesi variava
e sociali e appunto in quell'occasione il Comitato auspicò di poter quanto
in relazione al contesto storico, sociale ed economico di ciascuno, come
prima assumere la denominazione di Comitato per gli archivi economici e
pure all'organizzazione dell'amministrazione archivistica di ogni paese.
Si potevano distinguere chiaramente due tendenze, l'una caratteristica
dei paesi socialisti, l'altra caratteristica di quelli anglosassoni. Nei primi gli
archivi di impresa sono considerati parte integrante del patrimonio cultura­
le, appartengono allo Stato e sono di sua esclusiva competenza. Nei paesi
anglosassoni invece predominano le organizzazioni a carattere privato sul
tipo del Business Archives Counci!, fondato nel 1934, sul cui modello
sorsero altre istituzioni simili in Scozia, nel Canada, in Nuova Zelanda. Lo
stesso fenomeno si è manifestato in Scandinavia sotto l'influenza del
Centro per gli archivi di impresa di Aarhus.
Questo primo bilancio generale fatto a Washington si concludeva con
la constatazione che si poteva notare in tutti i paesi un interesse sempre più
vivo per la storia economica, sociale e tecnica e di conseguenza per la
inventariazione dei documenti che permettono di scriverla. Inoltre, in ben
!O paesi aderenti al CIA risultava istituita una organizzazione professiona­
le di archivisti di impresa e in otto di essi vi erano dei periodici specializzati
in materia.
Questa rilevazione preliminare cominciata dal Comitato a Londra e a
Washington venne poi continuata.
Il primo bollettino del Comitato degli archivi di impresa relativo al
457
I
l
I
'{
sociali.
Tema di questo primo convegno di Dortmund, i cui lavori sono
pubblicati nel bollettino n.
I
del 1978, fu «la situazione degli archivi di
impresa e i problemi relativi alla loro acquisizione, ordinamento, conserva­
zione e consultazione nei vari paesi».
Le relazioni furono fatte da H. Lauridsen per la Danimarca, da C.
Mentha per la Svizzera, da K. Nemeth per la Iugoslavia, da W.B.
Romanov per l'URSS, da E. Gencarelli per l'Italia e da R.M. Raaf per i
Paesi Bassi.
Per l'Italia la relazione fu impostata solo in riferimento agli archivi del
periodo pre-industriale e alla loro importanza per la storia economica
d'Europa. Le altre relazioni invece riguardarono tutti gli archivi del
periodo dell'industrializzazione e la loro conservazione e sistemazione: in
Danimarca gli archivi economici risultarono centralizzati in un solo deposi­
to, quello di Aarhus. AI contrario, nei Paesi Bassi si era ritornati al
decentramento.
Gli archivi economici svizzeri, riuniti nell'Archivio di Stato di Basilea,
si erano invece specializzati nella raccolta di documenti economici a
stampa, con finanziamenti dati oltre che dallo Stato, dalle Camere di
primo convegno tenuto a Dortmund nel 1977 informava sulla situazione
commercio e dalle industrie private.
Comitato, intensificando i propri rapporti internazionali, aveva potuto
socialisti allo Stato e i loro archivi erano perciò regolati dalla legge sugli
degli archivi di impresa di ben 46 paesi membri del CIA; inoltre il
organizzare i! suo lavoro con la collaborazione di !O membri effettivi e di
1 8 corrispondenti, nominati in occasione del convegno di Washington nel
1976: era stato allora eletto presidente Ottfried Dascher della Repubblica
Federale Tedesca (RFT), mentre era divenuta segretaria Hilda Coppejans­
In URSS e in Iugoslavia le imprese appartenevano come in tutti i paesi
archivi dei singoli Stati.
Il Comitato si occupò poi della costituzione di un gruppo ristretto per
la redazione del manuale di archivistica per le imprese. Compito immedia·
to di questo gruppo sarebbe stato quello di preparare un nuovo questiona­
Desmedt degli Archivi del Belgio.
rio da inviarsi a tutti i paesi membri del CIA al fine di raccogliere il
al presidente e al segretario sopra ricordati, era definitivamente costituito
nelle riunioni annuali degli anni successivi 1978 e 1979.
Francia, Gran Bretagna, Jugoslavia, Stati Uniti, Svizzera, Unione Sovieti­
Belgio, a Gand, con l'intervento, oltre al presidente e alla segretaria, di
Nel 1977, al momento della sessione di Dortmund, il Comitato, oltre
da 8 membri effettivi in rappresentanza rispettivamente di Danimarca,
ca, Zambia, e da 1 8 membri corrispondenti rappresentanti rispettivamente
di Austria, Australia, Brasile, Canada, Cecoslovacchia, Finlandia, India,
Irlanda, Israele, Italia, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polo­
nia, Romania, Scozia, Spagna, Svezia 12.
Il programma di lavoro allora deciso fu la realizzazione di un Manuale
12 «Bulletin du Conseil international des archives�}, 9 (1977), p. 16.
maggior materiale possibile, materiale che sarebbe poi stato esaminato
La seconda riunione del Comitato ebbe luogo nel settembre 1978 in
tutti gli 8 membri effettivi e dei corrispondenti della Finlandia, dell'Irlan­
da, della Svezia. Da quell'anno i membri corrispondenti furono 17 perché
la Polonia non fu più presente.
Si continuò l'esposizione iniziata l'anno precedente circa la situazione
degli archivi di impresa nei vari paesi aderenti al Comitato e più precisa­
mente di quelli della Svezia, dell'Inghilterra, dell'Irlanda, della Francia,
della Repubblica Federale Tedesca, del Belgio: come sempre i rapporti
Comitato internazionale per gli Archivi di impresa
Francesca Morandini
458
sono stati pubblicati nel Bollettino del Comitato degli archivi di impresa
459
momento di impostare un lavoro sistematico di raccolta di dati, salvo che
dell' anno successivo 13.
per alcuni grossi enti pubblici.
malgrado la diversità delle loro esperienze: in tutti i paesi l'amministrazio­
esiste l'associazione Business Archives Council e dove gli ambienti scienti­
Ne uscì chiaramente una problematica comune a tutti gli Stati,
ne degli Archivi di Stato ha un ruolo pilota, che non esclude però il
Diversa la situazione esposta dal rappresentante della Scozia dove
fici sono molto attivi nella collaborazione alla raccolta di dati in questo
contributo di iniziative private. Ma fu notato pure che, ovunque, le leggi in
settore.
vigore non sono sufficienti per una politica di vera salvaguardia degli
archivi di impresa. Inoltre, risultava ovunque una differenza fortissima tra
sede sociale del Lloyd' s Register a Londra, in materia di microcopie della
Il rappresentante inglese fece poi una breve relazione sull'attività della
le piccole imprese che spesso entrano nella storia solo in caso di fallimenti e
simili e i grandi gruppi industriali dotati di mezzi imponenti, ma anche
documentazione navale.
spesso soggetti a brutali modifiche delle strutture che portano a perdite
nel quadro del IX Congresso internazionale degli archivi: la prima fu una
irreparabili negli archivi.
Era pure urgente trovare una nuova gestione degli archivi di industria
che riuscisse a dominare in funzione delle sue finalità la massa sempre più
crescente della documentazione e ne riducesse pure i costi di gestione.
Premessa per qualsiasi azione di questo tipo era però il problema della
La quarta riunione del Comitato ha avuto luogo a Londra nel 1980 15,
seduta aperta tenuta congiuntamente con il Business Archives Conncil
inglese, cui parteciparono un centinaio di archivisti di 33 paesi diversi. Alla
seconda riunione, quella del Comitato, intervennero venti membri del
medesimo.
l rapporti presentati in questa sessione sono stati molto numerosi. Il
formazione di archivisti qualificati che risultava comune a molti paesi
presidente del Bnsiness Archives Council e il presidente del Comitato per
partecipanti.
gli archivi di impresa del CIA hanno fatto una sintesi sull'attività delle
Venne poi continuato l'esame del manuale degli archivi di impresa che
fu suddiviso nei seguenti 1 1 capitoli:
l . Definizione degli archivi di impresa
2. Regime giuridico e legislazione
3 . Formazione delle collezioni con scopo scientifico
4. Limiti cronologici
5. Rilevazione e acquisizione
6. Conservazione
7 . Scarti
8. Classificazione
9. Formazione degli archivisti di impresa
lO. Utilizzazione a scopo scientifico
I l . Organizzazione degli archivi di impresa
Nel 1979 il Comitato fece la terza riunione annuale, sempre nel
rispettive organizzazioni e sui risultati da esse ottenuti. Poi è continuata la
serie dei rapporti iniziata negli anni precedenti sulla situazione degli archivi
di impresa nei vari paesi: la hanno esposta il rappresentante di Israele, della
Australia, del Canada, della Nuova Zelanda, dell'India, mentre è stata
completata la relazione fatta l'anno precedente relativamente alla Scozia.
Il rappresentante dello Zambia ha parlato della situazione degli archivi di
impresa nell'Africa centrale e orientale. La signora Brot, degli Archivi
nazionali di Francia, ha parlato della politica attuata dalla amministrazio­
ne archivistica del suo paese nel campo degli archivi di impresa, la
rappresentante della Finlandia ha parlato ancora del centro di raccolta per
gli archivi di impresa in fase di istituzione a Mikkeli.
La discussione successiva riportò in primo piano i problemi relativi
alla legislazione, agli scarti, alla conservazione, alla consultazione degli
archivi economici; i punti di vista furono assai diversi: tutti però concorda­
rono sulla necessità di raccomandare alle imprese in attività non solo la
settembre, ad Aahrus in Danimarca 14 .
conservazione dei loro archivi, ma pure l'accesso alla ricerca scientifica. La
stesura, le rappresentanti della Finlandia e della Norvegia presentarono la
industrie che aprono i . loro archivi agli studiosi ha avuto il plauso del
Dopo una discussione relativa a vari problemi del manuale in corso di
situazione degli archivi economici nei rispettivi paesi: in Finlandia era sorto
un Istituto centrale con uno sviluppo di 30 km di scaffalature, che avrebbe
funzionato come centro di raccolta a partire dal 1 98 1 .
La stessa soluzione era stata adottata in Norvegia. Il membro corri­
spondente dell' Austria parlò poi del censimento degli archivi fatto nel suo
paese attraverso un questionario: i suoi risultati non permettevano per il
13 «Bulletin du Conseil international des archives}>, 1 1 (1978), p. 21; «Bulletin du
Comité des Archives d'entreprises/of the Committee OD Business Archives», 2 (1979).
14 Ibid., 3 (1980).
legge proposta in Canada di accordare una riduzione di imposta alle
Comitato.
Nel settembre 1981 16 fu l'Austria ad ospitare a Vienna la riunione del
Comitato: ad essa hanno participato oltre al presidente e alla segretaria, i
rappresentanti della Francia, della Danimarca, dei Paesi Bassi, della
Svizzera, della Svezia, dell' Austria, dello Zambia, della Finlandia, del15 «Bulletin du Conseil international des archives», 15 (1980), p . 23; «Bulletin du
Comité des Archives d'entreprises/of the Committee on Business Archives)�, 4 (1981).
16 Ibid., 5 (1982), pp. XII-62.
Comitato internazionale per gli Archivi di impresa
l'URSS, della Gran Bretagna e anche dell'Ungheria che con la sua presenza
nel Comitato ha riportato a 1 8 i membri corrispondenti. Intervennero pure
il direttore generale degli archivi austriaci, Marz, già direttore dell'Istituto
economico dell'Università di Vienna, Giorgio Mori direttore dell'Istituto
di storia economica dell'Università di Firenze, iI presidente della Camera di
commercio di Vienna.
Dopo un riepilogo delle esperienze nazionali esposte negli anni preceden­
ti, cui si sono aggiunte le relazioni sulla situazione degli archivi di impresa
fatte dal rappresentante della Cecoslovacchia, il Comitato ha iniziato da
quest'anno l'esame di nuovi temi concernenti gli archivi bancari: hanno
presentato relazioni Marz relativamente al Credito mobiliare austriaco e al
ruolo delle banche nella industrializzazione in Austria, e i rappresentanti
della Svezia, della Danimarca, dell'URSS sugli archivi delle banche, sul
loro contenuto e sulla loro accessibilità nei rispettivi paesi.
C'è stata poi una discussione in merito alla «vera inflazione» dei
documenti cartacei che ovunque si verifica e sulla necessità di sostituire la
carta con altri supporti che permettano di conservare la documentazione
essenziale.
Si è riparlato cosi del problema degli scarti, di quello del materiale che
è necessario conservare: ne è conseguita la necessità di una utilizzazione
quanto più ampia possibile dell'informatica.
È stata appunto l'informatica e la organizzazione degli archivi di
impresa il tema scelto per la successiva riunione del Comitato tenuta a
Parigi nel 1 982 17. Vi parteciparono oltre al presidente (RFT), alla segreta­
ria (Belgio) e ai rappresentanti dell'Austria, della Danimarca, della Fran­
cia, della Finlandia, della Gran Bretagna, di Israele, dell'Italia, della
Svezia, dell'Ungheria, Frank B. Evans dell'UNESCO, CharIes Kecskemé­
ti, segretario esecutivo del CIA, il direttore dei depositi d'archivio della
Compagnia St. Gobain a Blois, l'archivista della Camera di commercio di
�
Parigi, CIoulas, in rappresentanza del Comitato di informatica del CIA
Weil in rappresentanza del Comitato di reprografia del CIA. Alla prim
seduta tenuta presso l'Archivio nazionale di Parigi presenziò pure il
direttore generale lean Favier. In questa occasione la rappresentante
dell'Italia, F. Morandini, espose, riprendendo il tema delle precedenti
sessioni, la situazione e i problemi degli archivi di impresa del periodo
dell'industrializzazione in Italia, presentando pure il volume edito nel
�
giugno precedente dal CNR, Commissione di storia dell'industria
in
collaborazione con la Sovrintendenza archivistica per la Toscana, rela ivo
ai risultati di una prima rilevazione di archivi di imprese effettuata dalla
Soprintendenza archivistica della Toscana 18
:�
17 «Bulletin dll Conseil international des archives», 1 9 (1 982), p. 19; «BuIletin du
Com é des Archives d'entreprises/of the Committee on Business Archives», 6 (1983).
CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE - SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA To­
SCANA, Archivi di imprese industriali in Toscana, Firenze 1982.
461
Subito dopo Akos Koroknai parlò della situazione degli archivi di
impresa in Ungheria. Nella seconda seduta C. Kecskeméti, a nome del
presidente del CIA Alfred W . Mabbs, sottolineò la necessità di maggiori
rapporti tra il .comitato delle imprese e gli altri Comitati costituiti in seno
al CIA, in particolare con quello della reprografia e con quello dell'infor­
matica, aggiungendo che anche la promozione di archivi industriali nei
paesi in via di sviluppo è una delle grandi priorità stabilite dal CIA. Evans,
rappresentante dell'UNESCO, sottolineò da parte sua la necessità di
conoscere quali programmi poteva impostare a favore di questi paesi il
Comitato per gli archivi di impresa.
Nelle successive sedute di lavoro le relazioni presentate trattarono
quello che era il tema specifico della sessione e cioè le conseguenze
dell'applicazione delle nuove tecniche alla formazione dell'archivio di
impresa e alla sua gestione. Parlarono il rappresentante americano in
merito all'archivio della World Bank, quello francese relativamente all'e­
sperienza vissuta negli archivi prodotti dalla Compagnia Saint Gobain, la
rappresentante della Finlandia presentando un quadro generale sulla situa­
zione degli archivi contemporanei in Finlandia e sulle tecniche ad essi
applicate. Si aggiunsero poi il rapporto di due archivisti documentalisti
della Siemens di Monaco sugli strumenti di ricerca documentaria utilizzati
dalla loro impresa e sostituiti all'inizio del 1982 dal sistema informatico
Golem e il rapporto di Marco Doria, sull'archivio storico dell'Ansaldo a
Genova.
Nelle discussioni che si alternarono alle relazioni vennerO di nuovo
trattati i vari problemi che si presentano in tutti i paesi relativamente agli
archivi di industria: si parlò dei microfilm e del loro valore legale, che è un
problema affrontato spesso anche nel Comitato di reprografia, e di quello
della documentazione da scartare che è possibile conservare in microfilm
per il periodo in cui ha ancora valore amministrativo o legale. Per quanto
riguarda l'informatica, venne proposta la creazione di un thesaurus inter­
nazionale di parole chiave per gli archivi di impresa da tradurre poi in varie
lingue: questo sarebbe stato un nuovo compito per il Comitato.
La sessione di Parigi si concluse con l'accordo generale che il proble­
ma della gestione dei documenti in relazione alle nuove tecniche è vitale e
che si doveva discuterne ancora nella successiva riunione a Helsinki del
1983. In quell'occasione, aggiunse il presidente, sarebbe statò presentato il
manuale certamente utilizzabile anche per i paesi in via di sviluppo; per essi
il Comitato avrebbe pure organizzato corsi speciali per la formazione di
archivisti di impresa.
Al convegno ospitato dalla Finlandia a Helsinki e a Mikkeli nel
1983 19 furono presenti il presidente del Comitato O. Dascher (RFT), la
Jahrestagung 1983 des Komitees fur Wirtschaftsarchivwesen beim
19 O. DASCHER,
'
Internationalem Archivrat in Helsinki, in «Der Archivam, 36 (1 983), colI. 433-435; «Bulletin
du Comité des Archives d'entreprises/of the Committee on Business Archives», 7 (1984).
462
Comitato internazionale per gli Archivi di impresa
Francesca Morandini
segretaria H. Coppejans-Desmedt (Belgio), dei membri effettivi i rappre­
sentanti della Danimarca, della Francia, dell'Inghilterra, della Svezia, degli
Stati Uniti, dei membri corrispondenti i rappresentanti dell'Austria, della
Finlandia, di Israele, della Norvegia, della Spagna.
Intervennero pure il vice presidente del CIA H. Booms, nonché il
direttore generale dell'amministrazione archivistica finlandese e il direttore
generale di quella italiana, un rappresentante del Comitato per l'informati­
ca e inoltre professori di storia economica della Università di Helsinki, il
direttore dell'Archivio delle industrie di Mikkeli e i direttori dei centri di
tecnologia e di informatica della Finlandia.
I lavori si sono aperti con le cinque relazioni fatte dagli archivisti
finlandesi che hanno trattato delle norme tecnologiche per la elaborazione
e gestione dei dati in relazione agli archivi di impresa, dell'organizzazione
degli archivi di una impresa molto antica, dell' organizzazione degli archivi
centrali e provinciali della Finlandia, della associazione degli archivisti di
impresa finnici e infine del servizio di controllo e conservazione nonché
della elaborazione elettronica del materiale versato presso il centro di
informatica; infine della collaborazione tra settore pubblico e privato.
Quindi il direttore generale degli Archivi di Stato italiani ha esposto il
punto di vista della sua amministrazione circa la introduzione delle nuove
tecnologie negli archivi · di impresa in Italia; è seguito un rapporto sul
medesimo argomento trattato per il suo paese dal rappresentante della
Norvegia.
Un esempio concreto di gestione dei documenti e applicazione delle
nuove tecniche in una impresa multinazionale di reprografia lo ha dato la
rappresentante del Belgio parlando della Spa Kodak-Belgique.
Degli archivi di banche ed imprese in Spagna ha parlato il rappresen­
tante di quel paese, dell'archivio della World Bank il rappresentante degli
USA; della gestione di un archivio di impresa del settore dell'industria
elettrica ha parlato infine la rappresentante della Svezia.
463
regionale di imprese industriali della Germania. Tema del convegno è stato
il rapporto tra gli archivi di industria e la storia dell'industria. Hanno preso
parte ai lavori oltre al presidente O. Dascher (RFT) e alla segretaria H.
Coppejans-Desmedt (Belgio) i membri effettivi della Danimarca, della
Svezia, della Svizzera, nonché i membri corrispondenti dell'Austria, della
Finlandia, di Israele, dell'Italia, dell'Olanda, della Norvegia, della Spagna.
Le riunioni sono state precedute il 1 3 settembre dalla inaugurazione di
una mostra organizzata dalI'Arcliivio delle imprese industriali della Rena­
nia e Vestfalia su Gli imprenditori di Colonia e laprima industrializzazione
nel territorio della Renania e della Vestfalia (1835-1871) allestita nell'Ar­
chivio della città di Colonia.
L'apertura ufficiale del convegno ha avuto luogo il 1 4 settembre
presso la Camera dell'industria e commercio di Colonia con gli interventi
del suo vicepresidente, del direttore degli archivi industriali della Renania e
Vestfalia, F.W. Henning (Università di Colonia), del presidente dell' asso­
ciazione degli archivisti di industria della Germania, Winkel (Università di
Hohenheim), del presidente del Comitato scientifico per la storia delle
imprese, Hans Pohl (Università di Bonn), e infine del presidente del
Comitato O. Daschef.
Ha tenuto la prima relazione Finn H . Lauridsen dell'Archivio nazio­
nale dell'industria di Aarhus (Danimarca), che, facendo riferimento a varie
sue pubblicazioni e studi, ha messo in evidenza l'importanza come fonte
per la storia economica e sociale danese del materiale conservato in questo
complesso che con i suoi 42 km di scaffalatura è certamente il più grande
archivio economico del mondo.
Egli ha pure sottolineato la necessità di uno stretto collegamento tra
archivisti e storici dell'industria nel lavoro di ordinamento degli archivi:
questo è stato poi ribadito nella successiva discussione, da vari universitari
ed archivisti.
La situazione delle ricerche di storia dell'industria in Austria è stata
La sessione del Comitato si è conclusa con l'annuncio che entro il
esposta da Lorenzo Mikoletzky del Verwaltungs-Archiv di Vienna, che ha
per gli archivi di impresa, programmato fin dalla riunione di Dortmund
istituzione di un Archivio regionale di industria e commercio in corso nel
1983 sarebbe stato inviato a tutti i membri dei paesi aderenti il manuale
parlato degli studi in atto presso le università del paese e in particolare della
del 1977.
Vorarlberg.
possibile presentarlo 20. Con esso il Comitato ha realizzato una guida per
compagnia di trasporti Egged di Tel Aviv, depositato nel!' Archivio di
Purtroppo se ne finiva la stampa in quei giorni e perciò non è stato
la soluzione dei problemi pratici dell'archivistica economica.
Nel 1984 il Comitato si è riunito a Colonia dal 1 3 al 1 6 settembre,
Zohar A10ufi di Israele ha fatto una relazione sull'archivio della
Gerusalemme e, purtroppo, sottoposto a scarti troppo radicali specialmen­
te nel periodo più vicino alla fondazione della società, avvenuta durante la
subito prima dell'apertura a Bonn-Bad Godesberg dal 1 7 al 21 settembre
dominazione inglese.
è legata al fatto che in quella città fu istituito nel 1 906 il più antico archivio
storico della Banca di Spagna ha esposto la situazione e le difficoltà della
del X Congresso internazionale degli archivi: la scelta di Colonia come sede
20 COMMITTEE ON BUSlNESS ARCHIVES OF THE INTERNATIONAL COUNCIL ON ARCHIVES,
Business Archives, Studies on Infernationa/practices, Miinchen - New York - London - Paris,
1983.
Nella seduta del giorno successivo Maria Teresa Tortella dell'Archivio
ricerca nella documentazione conservata presso il suo istituto : essa è molto
più semplice relativamente agli atti che si riferiscono al periodo preindu­
striale, è invece molto più complessa per la documentazione prodotta in
tempi più recenti quando è necessario fare particolare attenzione ai
464
Comitato internazionale per gli Archivi di impresa
Francesca Morandini
collegamenti internazionali. Per una migliore soluzione dei problemi M. T.
Tortella ha auspicato una collaborazione in seno al Comitato per determi­
nati argomenti come gli scambi commerciali e bancari, con segnalazioni
scambievoli della documentazione relativa conservata presso gli archivi di
altri paesi.
È seguita poi la relazione di Jorma Ahvenainen (Università di Jyvashj­
la) letta dalla rappresentante della Finlandia, sulla importanza dei libri di
commercio e degli elenchi di spedizione come fonte per le ricerche di storia
economica.
«Sarà uno dei temi» ha sottolineato O. Dascher «che verranno trattati
nel 1 986 a Berna in occasione del convegno internazionale di storia
economica».
Subito dopo Ryszard Kolodziyezyk (Università di Varsavia) ha parla­
to dell'inizio e dello sviluppo della industrializzazione in Polonia durante il
sec. XIX e della influenza avuta dagli imprenditori �brei venuti dall'occi­
dente.
465
Brita Rikheim (Norvegia) del Centro per la storia economica di OsIo
ha presentato, a conclusione della seduta, una pubblicazione sullo sviluppo
delle industrie in Norvegia tra il 1830 e il 1 980, cui è seguita una discussione
circa il modo in cui le esperienze europee nel campo del processo di
industrializzazione possano essere utilizzate come modello per i paesi in via
di sviluppo.
I! 19 settembre, sempre a Bonn, i membri del Comitato hanno
partecipato come ospiti ad una riunione dell'associazione degli archivisti di
industria tedeschi che aveva per tema gli archivisti a confronto con gli
archivi di industria.
Dopo uno scambio di esperienze in proposito e di brevi relazioni sugli
archivi della Krupp a Essen, della Thyssen a Duisburg, delle Assicurazioni
Signal a Dortmund e dell' Archivio dell'industria mineraria a Bochum, il
convegno si è concluso con un ricevimento offerto dalla Camera di
commercio di Bonn.
Tutte le relazioni e le discussioni seguite verranno pubblicate come
La visita alla biblioteca dell'Istituto di storia economica tedesca a
sempre nel prossimo « Bollettino» (n. 8) mentre è stato stabilito che il tema
Colonia con la guida del suo responsabile, Manfred Hanke, è stata
del convegno, che avrà luogo a Firenze dal 30 settembre al 5 ottobre 1985,
importante ai fini di un panorama più generale e completo della collabora­
zione, ormai collaudata da anni in Germania, tra archivisti delle industrie e
storici dell'economia.
Lo stesso scopo ha avuto la partecipazione del Comitato, il 1 6
sarà Gli scarti e la ricerca economica.
Conclude così i suoi lavori questo Comitato che sotto la presidenza di
O. Dascher ha pubblicato dal 1 978 ad ora i 7 bollettini relativi alle sessioni
annuali, nonché nel 1983 il manuale di archivistica ad uso degli archivi di
settembre, alla apertura della mostra allestita presso il Museo per l'arte e la
impresa: tutte queste pubblicazioni stanno a documentare l'importante
cultura della città di Dortmund in collaborazione con la Fondazione
lavoro svolto dal presidente e dalla segretaria con la collaborazione e
dell'Archivio regionale dell'industria della Vestfalia sullo sviluppo dell'in­
l'impegno di tutti i membri effettivi e di alcuni corrispondenti.
dustrializzazione nella regione.
La presidenza tenuta per otto anni da Dascher passerà ora a Hilda
Ha destato particolare interesse il settore della mostra che sotto il
Coppejans-Desmedt che ne è stata per questi otto anni la segretaria e la
titolo « Mein Feld ist die Welt» (il mio campo è il mondo) presentava
segreteria va a Anna Christina Meurling dell' Archivio di Stato di Lund
numerosi esempi di libri, di campioni e di modelli, nonché cataloghi di
(Svezia).
oggetti e macchinari fabbricati presso varie industrie delle regioni del Reno
e della Vestfalia durante il periodo 1784-1914.
Nel quadro del X Congresso internazionale degli Archivi a Bonn, il
Comitato ha poi tenuto, il 17 settembre, un meeting aperto che ha trattato
degli interventi da farsi in riferimento alle aspettative e alle necessità degli
archivisti del terzo mondo per quanto riguarda gli archivi economici.
Leopold Auer dell'Haus-Hof und Staatsarchiv di Vienna, responsabi­
le dell'United Nations IndustriaI Development Organization (UNIDO), ha
fatto una relazione sui contatti e sulle possibilità di contatti tra il Consiglio
internazionale degli Archivi e l'UNIDO. Le sue richieste e i suoi suggeri­
menti sono stati accolti dal Comitato. Hilda Coppejans-Desmedt (Belgio)
nella relazione successiva ha auspicato una stretta collaborazione del
Comitato per gli archivi degli imprenditori dei paesi in via di sviluppo.
La ricerca di questi archivi ha trovato un valido appoggio nelle Guide
per la storia delle Nazioni del terzo mondo che vengono pubblicate dal
CIA.
FRANCESCA MORANDINI
Sovdntendenu urcl;il'i>fic.a per la TOSC4na
Gli archivi economici in Italia
467
ca in grado di affrontare in termini nuovi «il problema della formazione
culturale e della qualificazione tecnico-professionale del personale di ogni
GLI ARCHIVI ECONOMICI IN ITALIA
*
grado chiamato ad attuare il delicato compito di intervenire per la salva­
guardia, la conservazione e la valorizzazione degli archivi delle imprese».
«Sostanzialmente si chiede - precisava Bonelli - che abbia cittadi­
nanza nell'area di interessi culturali che si colloca o dovrebbe collocarsi a
monte delle scelte programmatiche della pubblica amministrazione una
Quasi esattamente
lO anni fa, il
specifica sensibilità per il significato che hanno le testimonianze dell' espe­
1 6 ottobre 1972, si teneva a Roma una
tavola rotonda sui problemi degli archivi delle imprese industriali, organiz­
rienza industriale di un paese, intese come parte integrante e qualificante
del patrimonio culturale di una società industriale».
zata dalla «Rassegna degli Archivi di Stato» , rivista ufficiale dell' Ammini­
Di qui la richiesta di una diversa politica che avesse da un lato le
strazione archivistica, con la partecipazione di archivisti di Stato, studiosi
dimensioni e i mezzi sufficienti a sensibilizzare le imprese sul valore e il
di storia economica moderna, rappresentanti di banche e di imprese.
significato scientifico dei loro archivi, dall'altro la concreta capacità di
Fu un incontro importante, per gli sviluppi che era destinato ad avere,
oltre che per la serietà e la vivacità delle discussioni e la lucidità delle analisi.
operare per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio documen·
tario.
lnvero già la relazione introduttiva di Franco Bonelli, distribuita in
E quindi gli interrogativi: «Data l'entità attuale degli interessi che
precedenza ai partecipanti, aveva affrontato con inesorabile franchezza i
ispirano la domanda di servizi da parte degli studiosi, come si può
nodi centrali del problema in discussione: il recupero, cioè, del patrimonio
immaginare che l'Amministrazione archivistica rinvii ulteriormente una
archivistico delle imprese sopravvissuto alle vicende del passato e la
riforma nella classifica delle mansioni degli archivisti? Vi sono davvero
conservazione della documentazione in formazione, per metterla al riparo
ostacoli istituzionali insuperabili alla attuazione di programmi formativi
da altre dispersioni o distruzioni indiscriminate.
differenziati per creare archivisti esperti rispettivamente nelle istituzioni
Lamentando la mancanza di «un'idea», sia pure approssimata, del
dell'ancien régime, o degli Stati italiani post-settecenteschi e preunitari, o
numero e della consistenza degli archivi ancora esistenti, come delle
dell'Italia unificata e pronti ad affrontare il problema di inventariazione di
imprese che avrebbero potuto svolgere un'azione utile per la conservazione
un archivio nobiliare o comunale o di una moderna impresa industriale?».
del materiale documentario superstite, Bonelli affermava testualmente:
Posta seriamente in dubbio l'esistenza di un <<un'autonoma capacità
«A prima vista l'intervento dell' Amministrazione archivistica in que­
dell'amministrazione archivistica a programmare la realizzazione di inven­
sta direzione non sembra aver dato nell'ultimo ventennio risultati apprez­
tari e di altri servizi archivistici» il discorso si faceva più ampio coinvolgen·
zabili, né sembra ancor oggi che esso risulti incisivo in misura almeno pari
do l'ambiente della ricerca, e metteva sotto accusa la storiografia economi­
a quella degli interventi espliciti in altre direzioni . . . Di fatto sembra
ca italiana, e non solo italiana, per l'incapacità di compiere ricerche (o
incontrovertibile che l'azione di conservazione e di valorizzazione degli
almeno compierle con corretta metodologia) su fonti d'impresa, e per non
archivi delle imprese pone problemi specifici che hanno l'effetto di esaltare
avere saputo trasmettere agli archivisti «tutte quelle sollecitazioni che in
taluni limiti dell' Amministrazione archivistica italiana». E continuava:
qualche modo avrebbero potuto mettere in moto reazioni, suscitare inte­
<<Va aggiunto, peraltro, che se oggi nel settore degli archivi delle imprese
ressi e dar luogo forse a qualche iniziativa».
dobbiamo lamentare una situazione decisamente insoddisfacente, pregiu­
Le conclusioni non potevano essere più preoccupanti: «Nella situazio­
dicata da dispersioni e distruzioni, e pregiudizievole per la futura consi­
ne italiana, ma forse non soltanto in Italia, nelle sedi in cui si attua la
stenza del patrimonio culturale di un paese che appartiene all'area mondia­
politica diretta alla consevazione e all'accrescimento del patrimonio archi­
le industrializzata, ciò è dovuto in egual misura alla inefficacia dei modi di
vistico, vi è la tendenza a perseverare in esperienze e in istanze che ignorano
operare tradizionali dell'amministrazione pubblica, ad una scarsa sensibili­
quasi del tutto la problematica della civiltà industriale e che in genere
tà a questo genere di problemi da parte degli operatori economici ed anche,
possono dirsi ancora saldamente ancorate a schemi culturali inadeguati
occorre dirlo, alle limitate sollecitazioni venute dall'ambiente della ricerca
alla progressiva integrazione dei diversi rami dene scienze sociali. Energie
storico-economica».
umane. mezzi finanziari e tecnici, programmi sono in grande maggioranza
Questo riconduceva a sottolineare l'esigenza di una politica archivisti-
diretti alla conservazione del patrimonio archivistico che esprime l'espe­
rienza preindustriaIe della società italiana . . . Chi frequenta gli archivi e
* Testo della relazione presentata al Convegno Beni Culturali, ricerca storica e impresa,
organizzato dalla società Ansa/do, Genova, 11 giugno 1982.
osserva da vicino e senza pregiudizi il lavoro degli archivisti sarà quasi
tentato di pensare che il carico dei problemi quotidiani dell'amministrazio-
468
Renato Grispo
Gli archivi economici in Italia
ne è tale da togliere spazio a nuovi e più impegnativi problemi. Basti
pensare ai complessi problemi che già oggi si pongono ali' Amministrazione
archivistica per il mantenimento di un livello minimo di efficienza nell'e­
spletamento dei servizi correnti: un obiettivo che viene perseguito sulla
base di formulè-organizzative e burocratiche antiquate che comportano un
impressionante spreco di energie intellettuali a tutto scapito di quella parte
del lavoro archivistico che è propriamente diretto alla conservazione e
all'accrescimento del patrimonio archivistico».
Ho creduto di dover insistere abbastanza a lungo su quella relazione
introduttiva di Bonelli - che avrebbe meritato forse di essere riletta
integralmente oggi - perché da quell'analisi lucida, spietata, ed in parte
anche ingiusta, delle inadempienze o dei limiti dell'azione dell' Ammini­
strazione archivistica in un settore così importante per la salvaguardia del
patrimonio culturale del nostro paese, ha preso le mosse una svolta di
politica culturale di cui si cominciano già a vedere i primi confortanti
risultati.
Convinta e meditata, perché ripetuta nel quaderno di Italia Nostra
dedicato agli archivi l'anno seguente, era comunque, quella di Bonelli,
un'analisi troppo severa e in parte anche, come dicevo, ingiusta, soprattut­
to nei confronti dell'Amministrazione degli archivi.
Già da parecchi anni, infatti, le nuove tendenze degli studi verso
l'esame dei problemi del periodo postunitario, e soprattutto del ventennio
fascista, avevano portato ad una straordinaria fioritura d'interesse per le
fonti archivistiche contemporanee, in un clima politico-culturale che esige­
va la ricerca di nuove fonti e nuovi strumenti di verifica per riesaminare il
recente passato e dare risposta ai problemi già maturati nei decenni
precedenti.
In particolare la più ampia circolazione anche nel nostro paese dei
temi del dibattito sullo sviluppo economico aveva sollecitato l'accostamen­
to alle fonti archivistiche per una più precisa definizione degli ideali e della
politica economica nazionale dall'unità in poi, ma anche al fine di più
accurate indagini analitiche su cui verificare le nuove interpretazioni.
È significativo che siano spesso di molto anteriori al 1972 già alcune
delle testimonianze più importanti della storiografia economica italiana
degli ultimi decenni, dalle opere generali di Romeo, di Caizzi, di Luzzatto,
ai fascicoli dell'Archivio economico dell'unificazione italiana, alle fonda­
mentali monografie di Domenico Demarco, di Luigi De Rosa, di Giorgio
Mori, di Valerio Castronovo, alle collane di studi promosse dalla Banca
Commerciale Italiana e da Adriano Olivetti.
D'altra parte che la stessa Amministrazione archivistica fosse tutt'al­
tro che insensibile al problema della salvaguardia degli archivi degli
operatori economici è testimoniato da quanto già nel 1954 si poteva leggere
in una pubblicazione ufficiale, Gli A rchivi di Stato al 1952, edito dall'Uffi­
cio centrale degli Archivi di Stato, che recava testualmente: « È ormai fuori
dubbio che è tempo di considerare anche gli archivi - che abbiano
interesse storico - delle persone giuridiche private, e anche quelli di
società, istituti, accademie, ecc., non giuridicamente riconosciuti, senza
peraltro nascondersi le difficoltà a cui si va incontro. . . L 'esigenza di
estendere il concetto di archivio privato, superando quello ristretto di
archivio domestico, è specialmente sentita in questi ultimi anni per l'inte­
reSSe sempre più specifico che vanno assumendo le ricerche e gli studi di
storia economica. per fronteggiare le necessità della quale è d'uopo oggi
ricercare e garantire il materiale documentario antico delle imprese econo­
miche e preoccuparsi altresì di proteggere da una inconsulta distruzione gli
atti che, per essere stati trattati da un decennio, cessano di ricadere sotto la
garanzia delle vigenti norme del Codice Civile» .
Certo difficoltà di diverso genere dovevano impedire il passaggio dalle
buone intenzioni ai fatti, se ancora nel 1966 Claudio Pavone, allora capo
dell'ufficio studi e pubblicazioni della direzione generale degli Archivi di
Stato, poteva, nella sua relazione al congresso di Este dell'Associazione
nazionale archivistica italiana dedicata alla « Storiografia sull'Italia postu­
nitaria e gli archivi del secondo dopoguerra» , rifare proprio l'auspicio che
l'attività di vigilanza svolta dalle Sovrintendenze archivistiche potesse
« rivolgersi presto con la dovuta intensità agli archivi delle imprese econo­
miche pubbliche e private» .
« Nessuno può dubitare - sottolineava - che archivi come quello della
FIAT, della Montedison, delle Società ex elettriche, della Società Generale
Immobiliare siano di notevole interesse storico; non resta perciò che
adeguare la situazione di diritto a quella di fatto utilizzando tutti gli
strumenti che la nostra legislazione consente» .
Il coinvolgimento degli enti economici non era d'altra parte mancato del
tutto, se soltanto si pensi ad alcuni importanti lavori pubblicati anch'essi
nel ventennio precedente il 1972: i due volumi su Gli Archivi Storici delle
Aziende di Credito (1956); il lavoro sull'Archivio Storico dell'Istituto
Bancario San Paolo di Torino (1963) e gli inventari dell'Accademia
economico-agraria dei georgoflli (1970-1 972) e dell'Archivio Storico del
Banco di Napoli (1972).
E il versamento di una parte dell'archivio della Terni presso il locale
Archivio di Stato (di poco precedente la tavola rotonda del 1 972), seppur
depauperato da troppi scarti indiscriminati, poteva essere visto come un
passo importante, come un invito ad una politica aziendale più aperta e
coordinata con l'azione degli istituti dell'Amministrazione archivistica
statale.
Alcune importanti imprese industriali e aziende di credito cominciava­
no infatti ad aprire i loro archivi, sia pure in misura ineguale e spesso
inadeguata, alla consultazione degli specialisti: così l'Ansaldo e l'Azienda
municipalizzata trasporti di Genova, i lanifici Rossi e Marzotto nel Veneto,
l'Italsider, l'Alfa Romeo, la Montecatini, la Pirelli e la Banca Commercia­
le Italiana a Milano, la Fondazione Agnelli, la FIAT, la Fondazione
Einaudi e l'Istituto San Paolo a Torino, la Fondazione Sella a Biella, il
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Renato Grispo
Gli archivi economici in Italia
Monte dei Paschi a Siena, la Banca Toscana e la Cassa di Risparmio a
Firenze, l'IRI e la Banca d'Italia a Roma, la Navalmeccanica e il Banco di
Napoli a Napoli, il Banco di Sicilia a Palermo, e così via.
I problemi comnnque esistevano - anche se in un quadro forse meno
drammatico di quello denunciato da Bonelli - e potevano riassumersi
nelle carenze legislative, assenza di norme e criteri di scarto, mancanza di
sanzioni, ma anche scarsa attenzione sia degli operatori economici che
dell'Amministrazione archivistica e scarsa formazione professionale speci­
fica degli archivisti di Stato, senza sottovalutare peraltro le responsabilità
del mondo della ricerca nella mancata individuazione dei principali settori
di sviluppo.
Mentre prendeva lentamente corpo una delle più interessanti proposte
operative emerse dal convegno, quella di avviare censimenti parziali degli
archivi delle imprese in zone geograficamente circoscritte, chiamando a
parteciparvi tutte le varie istanze coinvolte, archivisti professionisti, enti
pubblici e privati, imprenditori, ricercatori di storia economica, la risposta
delle parti interessate si muoveva, sia pure lentamente, anche in altre
direzioni.
L'Amministrazione archivistica da parte sua non si è limitata, come
vedremo, ad offrire ampia e fattiva collaborazione all'iniziativa del censi­
mento fatta propria dal Consiglio nazionale delle ricerche nel 1978, ma ha
avviato propri programmi di individuazione, di recupero, di ordinamento e
di inventariazione di archivi industriali e delle cosiddette fonti accessorie,
favorendo al tempo stesso le ricerche negli Archivi di Stato sino ad. anni
assai recenti nel quadro di una politica di Iiberalizzazione dell'accesso, in
pratica sino all'ultimo trentennio, secondo una prassi concordata con
!'Ispettorato archivistico del ministero dell'Interno che vede esclusi dalla
consultazione soltanto i documenti più rigorosamente riservati.
Il risultato è già evidente nel moltiplicarsi degli studi di storia econo­
mica condotti nell'ultimo decennio su documenti d'archivio.
Anche se è impensabile darne cifre esatte per tutti gli istituti, è
indicativa la tendenza che risulta delineata dai dati raccolti nell'Archivio
centrale dello Stato attraverso lo schedario degli studiosi, ora in corso di
pubblicazione come Bibliografia dell'Archivio Centrale dello Stato.
A fronte di 1 8 schede bibliografiche per il periodo 1953-1968 (di cui lO
relative a opere di carattere generale sui problemi economici del nostro
paese e 8 relative a singole società o persone), per il decennio 1969-1978 si
hanno infatti ben 65 schede (di cui 32 relative ad opere di carattere generale
e 33 a singole imprese o persone).
L'impegno maggiore per l'Amministrazione archivistica si è avuto
tuttavia nel programma di collaborazione con la Commissione per la storia
dell'industria istituita dal Consiglio nazionale delle ricerche nel maggio
1978, nell'ambito del Comitato per le scienze economiche, sociologiche e
statistiche: un programma per il quale sono state mobilitate, nella prima
fase ancora in corso, soprattutto le Sovrintendenze di alcune fra le regioni
più industrializzate del paese: Piemonte e Valle d'Aosta, Lombardia,
Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio.
Sanzionata dagli incontri di Firenze (settembre 1979) e di Roma
(maggio 1981 all'Archivio centrale dello Stato) e poi dal convegno dell'ot­
tobre 1981 a Firenze su « Rivoluzione industriale e processo di industrializ­
zazione (metà secolo XVIII - fine secolo XIX)>> l'azione della Commissione
ha dato già qualche risultato.
Il primo frutto di questa iniziativa comune è il volume che viene
presentato qui oggi e che costituisce la conclusione di una prima rilevazione
degli archivi di un centinaio di operatori economici della Toscana, curata
da quella Sovrintendenza archivistica nel corso dell'ultimo triennio. La
collega Morandini ne illustrerà tra breve criteri e significati, ma a me preme
sottolineare qui l'importanza di questo contributo al programma comune
di recupero della documentazione economica, un primo bilancio certo che
non potrà non rivelarsi estremamente utile per ogni ricerca sul quadro
economico della regione.
Noi speriamo che altri volumi possano presto seguire, anche se non ci
nascondiamo i problemi obiettivi e le resistenze psicologiche che non
sempre né ovunque potrà essere agevole superare. Le relazioni delle
Sovrintendenze archivistiche per l'ultimo triennio testimoniano infatti
ampiamente in questo senso con ricorrente monotonia.
Il sovrintendente per la Liguria - per cominciare dalla regione che ci
ospita - parla di risultati « abbastanza deludenti>>: non più del 10-120/0
delle aziende conservano archivi con documentazione risalente almeno agli
anni '20; mentre solo un altro 20% circa conserverebbe scritture ultraven­
tennali.
Tutta la documentazione rimasta sembrerebbe costituita in massima
parte da deliberati d'amministrazione e da bilanci; mentre eccezionali
sembrerebbero i casi di conservazione degli archivi dei servizi commerciali
e, (se non in misura frammentaria) degli archivi di produzione e del
personale.
Il sovrintendente archivistico per l'Emilia-Romagna segnala che alle
sue richieste solo le associazioni industriali di Bologna, Forlì e Parma
hanno dato risposte soddisfacenti; quelle di Ferrara e Ravenna hanno
risposto di avere dati solo dal 1 945 in poi; quelle di Modena e Piacenza non
hanno risposto; quella di Reggio Emilia si è dichiarata nella impossibilità
di rispondere per le difficoltà di reperire i dati richiesti.
Anche in Veneto le resistenze psicologiche e le diffidenze sono diffuse
e paralizzanti. A fronte di un capillare lavoro di approccio e di rilevazione
si è potuto addivenire alla emissione della dichiarazione di notevole
interesse storico per la società Lanerossi di Schio e per la Scuola di merletti
di Burano.
Eguali resistenze e diffidenze segnalano i sovrintendenti per il Friuli
Venezia Giulia, per l'Umbria e per le Marche. In questa regione a
vocazione agricola, ma nella quale operano almeno 10-15 imprese con
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Renato Grispo
Gli archivi economici in Italia
sufficieute respiro economico e con spessore storico non disprezzabile, è
stata emessa sinora una sola dichiarazione di notevole interesse storico:
quella concernente le Cartiere Miliani di Fabriano. Una sola dichiarazione
ha fatto la Sovrintendenza per l'Umbria. Nessuna dichiarazione è stata
emessa dalla Sovrintendenza per l'Abruzzo e il Molise e dalla Puglia.
Nessuna da quelle della Basilicata, della Calabria, della Sicilia e della
Sardegna.
Nessuna dichiarazione è stata parimenti emessa dalla Sovrintendenza
archivistica per il Piemonte, anche se si debbono segnalare tre grossi
successi per la salvaguardia degli archivi dene imprese: recupero degli
archivi del Cotonificio Mazzonis, oggi al sicuro presso l'Archivio di Stato
di Torino; del Lanificio Bona di Carignano; del Cotonificio Widemann in
San Germano Chisone.
La Sovrintendenza per la Lombardia ha registrato miglioramenti nel
clima sociale e culturale, grazie ad un'assidua e continua opera di avvicina­
mento nei confronti degli operatori economici che ha contribuito al
risveglio di un certo interesse per gli archivi e per le vicende del passato,
anche quale presupposto alla programmazione dell'attività ed all'accresci­
mento del prestigio, dell'immagine stessa dene imprese. Ma gli archivi a
tutt'oggi notificati sono meno di dieci, anche se i contatti già avviati con
numerose importanti imprese industriali fanno presumere che si possa
giungere entro breve tempo ad altre notifiche.
Anche il censimento degli archivi industriali del Lazio, iutrapreso nel
corso del 1980, si è rivelato quanto mai complesso, sia per le difficoltà
generali, inerenti all'avvio di una nuova iniziativa in un settore tra i più
diffidenti nei confronti den'azione pubblica, sia per le specifiche caratteri­
stiche storiche ed economiche del territorio, condizionate, in modo deter­
minante, dallo sviluppo che ha caratterizzato la città di Roma, dato il peso
che questa ha esercitato ed esercita su tutta la regione.
La Sovrintendenza per il Lazio ha avviato il ceusimento della reale
consistenza degli archivi partendo da due zone storicamente omogenee,
1'area romana e la provincia di Frosinone, con risultati però spesso
deludenti per la scarsa sopravvivenza di tracce documentarie nella maggior
parte delle imprese, specie dell'area romana.
Nella regione gli archivi notificati sono stati comunque 17, tra cui
quello del Banco di Santo Spirito.
La Sovrintendenza per la Campania, infine, è stata in questo periodo
troppo impegnata nel recupero degli archivi danneggiati dal terremoto del
1981 per potersi occupare degli archivi delle imprese.
In quella regione erano stati tuttavia in passato notificati alcuni
importanti archivi industriali: quelli delle Manifatture cotoniere meridio­
nali a Salerno, dei Cantieri navali di Castellammare, delle Strade ferrate
secondarie meridionali Spa a Napoli, che costituiscono fonti fondamentali
per la storia economica del Mezzogiorno.
È giusto ricordare infatti che l'iniziativa nei confronti degli archivi
economici privati non rappresenta un'esperienza del tutto nuova, rientran­
do nei compiti istituzionali delle Sovrintendenze, sin dalla loro istituzione,
il servizio di vigilanza sia sugli archivi degli enti pubblici che sugli archivi
privati di notevole interesse storico. Per ragioni complesse, e delle quali
sarebbe oggi arduo ricostruire la genesi, l'attenzione delle Sovrintendenze è
andata tuttavia in passato particolarmente agli archivi degli enti pubblici, e
anzitutto a quelli territoriali (le 20 regioni, le 95 provincie, gli 8.400
comuni); mentre nel campo degli archivi privati di notevole interesse
storico tale impegno si è riferito principalmente agli archivi gentilizi, nel
duplice intento di salvare documentazione spesso in pericolo di dispersione
o materiale in grave deterioramento, e di individuare archivi considerati di
più rilevante significato per la ricerca storica.
Si è creata così una situazione di minore attenzione per il fenomeno
degli archivi delle imprese e, sul piano dei risultati pratici, un certo ritardo
nelle procedure di notifica.
Ciò nonostante, i risultati conseguiti dalle Sovrintendenze in tema di
notifica non possono in senso assoluto essere considerati insoddisfacenti.
Risultano notificati o costituiti in Sezione separata gli archivi di 14 Camere
di commercio, di 73 Casse di risparmio e Monti di pegno, di 67 enti agricoli
e commerciali, tra i quali, nell'ultimo triennio, le Officine Galileo, il
Nuovo Pignone, i Cantieri Orlando, la Breda, l'Alfa Romeo, l'Ansaido. E
inoltre gli archivi di 29 banche, fra le quali la Banca d'Italia, il Banco di
Roma, la Banca Nazionale del Lavoro, il Banco di Sicilia, il Monte dei
Paschi di Siena, il Banco di Napoli, il Banco di Santo Spirito.
Anche l'Archivio centrale dello Stato, d'altra parte, è stato chiamato a
dare il suo contributo in più direzioni nei riguardi delle fonti accessorie per
la storia dell'industria: con l'ordinamento e la valorizzazione dei fondi
ministeriali o personali già acquisiti; con il rilevamento a tappeto dei fondi
ancora trattenuti negli archivi di deposito dei ministeri economici; con
intervento presso enti pubblici o privati (d'accordo con la Sovrintendenza
archivistica per il Lazio) per ottenere il deposito dei loro archivi storici; con
il recupero infine degli archivi degli enti soppressi.
II censimento dei fondi antichi, spesso risalenti alla fine del secolo
scorso, ancora conservati negli archivi di deposito delle amministrazioni ha
interessato sinora solo i ministeri della Pubblica istruzione, Tesoro e
Lavori pubblici, con risultati estremamente soddisfacenti per la ricostru­
zione della mappa del patrimonio documentario nazionale , e viene esteso
ad altri ministeri, a cominciare da quello dell'Agricoltura e foreste, mentre
già si avvia il processo di selezione e di recupero del materiale identificato.
Gli interventi per l'acquisizione di archivi privati o di enti pubblici di
particolare interesse hanno condotto al deposito di importanti complessi
documentari: l'Archivio Torlonia (un fondo di oltre 1 .000 unità fra buste e
registri, con ficca documentazione su aziende agricole, cave, ecc. dell'agro
romano); una serie di 550 buste di relazioni e bilanci di banche e società
italiane e straniere, ricevute dalla Banca d'Italia; e per ultimo l'archivio
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Gli archivi economici in Italia
Renato Grispo
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storico dell'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) comprendente, in
Si pensi ancora che per l'anno finanziario in corso le disponibilità di
664 pezzi corredati di inventario, documenti dal 1933 (con antecedenti fin
dal 1920) al 1960, con i verbali del consiglio di amministrazione e
bilancio per le Sovrintendenze archivistiche per tutte le incombenze della
vigilanza (esclusi i fondi speciali per le zone terremotate) superano di poco i
deliberazioni presidenziali, i registri copialettere, gli archivi societari.
400 milioni, in essi comprendendo le spese per le missioni ispettive e quelle
La schedatura di tutte le più importanti serie conservate nell'Archivio
centrale dello Stato ha già visto d'altra parte una messe eccezionalmente
per l'acquisto, la conservazione, l'ordinamento , l'inventariazione e il
restauro del materiale degli archivi non di Stato.
ricca di notizie e di dati provenienti dagli archivi dei ministeri economici,
Il maggiore dinamismo impresso ora all'attività del ministero ci
della Presidenza del consiglio dei ministri e del ministero dell'Interno, dagli
consente forse di sperare, anche per gli archivi, nell'avvio di un program­
archivi fascisti, dagli archivi di personalità (quali Crispi, Nitti, Schanzer,
ma organico di sviluppo e di razionalizzazione delle strutture. Già nel
Volpi, Perrone), oltre che da fondi specifici di straordinario interesse.
predisporre le linee generali di una politica archivistica per il triennio
È appena il caso di ricordare a titolo di esempio (oltre ai fondi di più
1983-1985 l'Amministrazione, confortata dall'approvazione del Comitato
recente acquisizione già ricordati) la serie dei brevetti industriali italiani
di settore del Consiglio nazionale, ha ritenuto di dover individuare un
(bb. e voli. 9.730, 1855-1945) e le copie a stampa dei brevetti stranieri (bb. e
modo più moderno di concepire la gestione dei beni culturali in un nuovo
voli. 16.458, 1877-1960) del ministero dell'Industria commercio e artigia­
atteggiamento metodologico, nei confronti sia della tutela (in una accezio­
nato, il Comitato centrale per la mobilitazione industriale (pacchi 257,
ne ampia comprendente anche la vera e propria conservazione) sia della
1915-1918) e la serie, del ministero per le Armi e munizioni, dei decreti di
ausiliarietà per gli stabilimenti impegnati nella produzione bellica; la serie
valorizzazione del patrimonio.
dei contratti originali (fasce. 2.819, 1915-1922) stipulati dallo Stato per
assolutamente indispensabile per garantire un'effettiva e completa attua­
forniture belliche, esaminati dalla Commissione parlamentare d'inchiesta
zione dei programmi.
sulle spese di guerra; il Servizio osservatori industriali (Milano e Lombar­
dia, bb. 80, 1935-1943); la Commissione centrale industria, Sottocommis­
Ed ha quindi evidenziato una serie di esigenze la cui soluzione appare
Anzitutto un effettivo coordinamento fra le iniziative dello Stato,
delle regioni, degli enti locali: coordinamento reso indispensabile dalla
sione Alta Italia (bb. 173, 1945-1950). E ancora gli Enti economici
fondamentale unità di fini e di indirizzi della gestione, pur nelle diverse
dell'agricoltura (pacchi 32, 1937-1957), l'Ente nazionale industrie turisti­
categorie dei beni culturali, e che può avvenire soprattutto attraverso un
che e alberghiere, ENITEA (pacchi 8, 1930-1937), l'Ente nazionale distilla­
effettivo, efficace funzionamento dei comitati paritetici Stato-Regione, e
zione materie vinose, ENADISTIL (pezzi 37, 1937-1952), l'Ente stampa e
attraverso la promozione di un piano organico di intervento di altre
aziende giornalistiche del soppresso PNF (bb. e pacchi 28, 1945-1960),
amministrazioni dello Stato (Lavori pubblici, Cassa per il Mezzogiorno).
l'Agenzia Stefani (bb. 93, 1928-1951), l 'Ente nazionale importazioni pelli­
E poi una riorganizzazione delle strutture centrali e periferiche con la
cole estere, ENAIPE (pacchi 33, 1937-1957) e l'Istituto per lo sviluppo
modifica del d.p.r. 3 dico 1975, n. 805, ai fini di una organizzazione dei
dell'edilizia sociale, ISES (bb. 1 .217 e reggo 259, 1959-1973).
servizi che meglio risponda alle necessità dell'amministrazione ed allo
Le schede di tale ingente materiale, una volta completate e controllate,
svolgimento dei programmi; l'adozione di una normativa più adeguata al
potranno dar luogo ad una «Guida delle fonti per la storia dell'industria
conservate nell'Archivio centrale dello Statm>, sul tipo delle Guide delle
moderno concetto di tutela e alle istanze di un'utenza ormai sempre più
fonti per conto dell'UNESCO.
Il quadro generale è dunque variegato e complesso. Accanto ai
impostata su una migliore qualificazione delle spese, su un sostanziale
incremento degli stanziamenti e su una più equa ripartizione delle risorse;
risultati positivi indubbi della nuova politica di valorizzazione delle fonti
infine una nuova politica del personale, che tenga conto delle reali esigenze
documentarie per la storia economica, la conferma di difficoltà e di
degli istituti, e soprattutto del nuovo modo d'intendere la gestione dei beni
problemi testimonia come anche in questo settore i compiti della Ammini­
culturali, in considerazione dei nuovi compiti promozionali, dell'esigenza
ampia e numerosa; l'effettiva attuazione di una nuova politica del bilancio,
strazione archivistica permangano ardui, anche più aggravati dalle endemi­
di capillari inventariazioni di sempre nuove categorie di beni e di una più
che carenze nelle strutture e nei quadri del personale, dalla ingrata
attenta tutela del patrimonio non statale.
condizione dei locali e delle attrezzature, dalla insufficienza di mezzi
finanziari, dalla scarsa efficacia degli strumenti di intervento.
Si ricordi d'altra parte che l'organico complessivo del personale
assegnato alle 1 8 Sovrintendenze archivistiche è di 198 unità (dai dirigenti
ai custodi), mentre quello attualmente in servizio è di sole 137 unità (con
l'aiuto, solo, in alcune sedi, di giovani assunti ex lege 285).
Consapevole peraltro dei tempi lunghi inevitabilmente richiesti per il
superamento degli ostacoli esistenti, l'Amministrazione archivistica e il
Comitato di settore hanno ritenuto, frattanto, di procedere muovendo
dalla situazione di fatto, alla scelta di precisi obiettivi a breve termine,
finalizzati allo sviluppo di un'effettiva politica culturale nel settore degli
archivi.
Gli archivi economici in Italia
Renato Grispo
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Tali obiettivi individuati in tutti i grandi settori di attività dell'Ammi­
nistrazione archivistica - dalla conservazione, alla v:alorizzazione, all'atti­
vità tecnico-scientifica, alla vigilanza sul patrimonio :,on statale - posso­
no riassumersi nei punti seguenti:
- Potenziamento dell'attività culturale e scientifica degli Archivi di
Stato, con iniziative di valorizzazione del patrimonio documentario, tali da
consentire, accanto alla migliore utilizzazione degli archivi, un sostanziale
avvicinamento del pubblico, e specialmente dei giovani, ai problemi della
477
Sovrintendenze archivistiche sugli archivi degli enti pubblici e dei privati, al
fine di garantire una migliore conservazione ed una più corretta valorizza­
zione del materiale documentario degli archivi non di Stato.
Tale attività, già estesa - come testimonia questo convegno - agli
archivi delle imprese industriali, ma anche a quelli degli enti ed uffici
soppressi e da sopprimere, dovrà essere ulteriormente potenziata, allargan­
do le possibilità operative e incrementando la dotazione di mezzi finanziari
e di personale sempre più qualificato, così da consentire più ampi interven­
documentazione e della ricerca storica.
ti di censimento, di verifica, di ordinamento e di inventariazione.
Stato italiani - oltre a rendere disponibili le energie di gran parte del
con impegno per porre le premesse di tale disegno.
organica politica d'inventariazione e per il censimento degli archivi non
bilancio (al limite della compatibilità con la politica governativa di com­
recupero della «Rassegna degli Archivi di Stato», in una veste rinnovata e
tendenze.
raccolte documentarie, anche con il ricorso alla elaborazione automatica
con l'amministrazione, prevede norme per la concessione di contributi
L'imminente completamento della Guida generale degli Archivi di
personale - consente già d'individuare un punto di partenza per una
ancora acquisiti, ma anche per il rilancio di tutta l'attività editoriale, dal
arricchita, ad un nuovo vasto programma di pubblicazione di inventari e di
L'Ufficio centrale per i beni archivistici ha già cominciato a muoversi
Per l'esercizio finanziario 1983 sono stati richiesti sensibili aumenti di
pressione della spesa) su tutti i capitoli interessanti l'attività delle Sovrin­
Inoltre una proposta di legge d'iniziativa parlamentare, ma d'accordo
dei dati.
finanziari a privati o enti di diritto privato che siano proprietari o detentori
le Università e tutti gli Istituti culturali, in modo da fare degli Archivi quel
l'inventariazione e la valorizzazione degli archivi stessi.
efficace valorizzazione di tutto il patrimonio culturale del nostro paese.
culturali stabilisce all'art. 1 5 contributi dello Stato a privati ed enti non
- Ampliamento dell'impegno di collaborazione interdisciplinare con
polo complementare di ricerca che risponde alle esigenze di una più
A questo fine l'Ufficio centrale intende impegnarsi in un'azione
di archivi dichiarati di notevole interesse storico, per la conservazione,
Contemporaneamente il disegno di legge Scotti per la tutela dei beni
territoriali non aventi scopo di lucro, per l'uso pubblico e l'accesso degli
sempre più precisa di miglioramento delle strutture tecniche e della norma­
stndiosi ai loro archivi, biblioteche o musei.
alla ricerca, sottolineando soprattutto la sua funzione di coordinamento e
interesse culturale" - già approvato dal Senato - colmando la lacuna da
tiva esistente, al fine di consentire la massima liberalizzazione dell'accesso
Infine un disegno di legge sul <<regime fiscale dei beni di rilevante
di propulsione, con una presenza continua e incisiva nelle sedi più opportu­
tempo lamentata, prevede una serie di misure a favore di persone fisiche e
istituti.
dirette per gli immobili destinati ad usi culturali; la detraibilità dal reddito
legislazione speciale indirizzata alla realizzazione, sia pur graduale, di
per scopi culturali; l'esclusione dall'imposta di successione delle cose che
mente recuperabili. È allo studio uno schema di disegno di legge per
imposte dirette o dell'imposta di successione mediante la cessione di beni
miliardi.
enti pubblici territoriali.
stauro in Istituto centrale per la tecnologia archivistica; migliore organizza­
del ministero, legata però da un lato al problema della immissione in ruolo
ne, volta a sollecitare la più larga iniziativa culturale e scientifica degli
giuridiche proprietarie di tali beni: in particolare l'esenzione dalle imposte
- Più idonea sistemazione edilizia degli istituti, con l'ausilio di una
delle spese sostenute per la manutenzione dei beni e per le erogazioni fatte
nuove sedi ed eventualmente al restauro di edifici monumentali funzional­
presentano interesse artistico, storico o documentario; il pagamento delle
l'edilizia degli istituti archivistici romani per una spesa prevista di 130
culturali; agevolazioni in caso di donazioni di beni culturali allo Stato o ad
- Riorganizzazione del Centro di fotoriproduzione, legatoria e re­
Si è pensato anche alla riforma, cioè all'ampliamento, degli organici
zione e più ricca .dotazione di strumenti tecnici nei laboratori di restauro
e dell'assunzione dei giovani ex lege 285, dall'altro alla definizione dei
prive; istituzione di nuove sezioni di fotoriproduzione e formulazione di un
pubblica.
ora esistenti, e istituzione di nuovi laboratori nelle regioni che ne sono
preciso programma operativo di fotoriproduzioni e di microfilm di serie.
- Incremento dell'attività delle commissioni di sorveglianza, anche
profili professionali - oggi ancora allo studio del ministero della Funzione
L'amministrazione ha tuttavia previsto un aumento consistente in
tutti i ruoli, che per le Sovrintendenze archivistiche dovrebbe triplicare
mediante incentivi e con opportuni interventi presso le amministrazioni
praticamente gli organici e quadruplicare il personale in effettivo servizio.
- Rafforzamento infine dell'attività di vigilanza e di tutela delle
fissare una nuova figura professionale di archivista ricercatore « moder-
interessate.
Raccogliendo un auspicio che veniva da più parti, si è cercato poi di
Gli archivi economici in Italia
Renato Grispo
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no», distinta da quella tradizionale dell'archivista paleografo, e sono stati
delineati 2 profili professionali di archivista di Stato da sottoporre alla
Funzione pubblica, accanto al nuovo profilo professionale dell'esperto
tecnologo.
.
.
E contemporaneamente ci si è messi sulla strada dI una sostanzIale
riforma delle nosùe Scuole di archivistica, paleografia e diplomatica che,
in analogia COn lo sdoppiamento dei profili professionali, io ritengo debba
condurre ad una netta differenziazione dei programmi e delle specializza­
zioni, anche con l'introduzione di discipline nuove - legate all'evoluzione
delle tecnologie e a varie esperienze - quali storia delle magistrature
moderne, storia contemporanea, ma anche informatica, .tecniche reprogra­
fiche e del restauro ..
�
�u�t�t�
Bisognerà poi risolvere il complesso e delicato problema degli scarti
negli arc ivi delle aziend�, un problema assai g:ave, per la ingente
di matenale documentano che SI accumula rapIdamente a lato dell attlVlta
industriale e che non può essere conservato oltre i termini brevi (5 o
lO
anni) suggeriti dalle leggi, d a ragioni fiscali, da esigenze commerciali
dell'azienda stessa; un problema reso ancora più grave - come più volte è
stato rilevato - dalla mancata istituzione dell'ufficio del registro delle
imprese, previsto dall'arI. 2188 del Codice civile.
. .
La soluzione potrebbe essere - e in questo senso ritengo che Cl SI
debba muovere con tutta la prudenza necessaria - nella formulazione di
testi quadro, di massimari di scarto e di conservazione e di criteri di
inventariazione moderna, da applicarsi con la massima attenzione, caso
per caso, con la supervisione di un funzionario archivista e la collaborazio­
ne di tecnici esterni, formati dalle nuove scuole di archivio e tratti da un
albo di esperti archivistici da istituirsi.
Contestualmente riteniamo si debba sollecitare l'emanazione del
regolamento di esecuzione de\la legge 4 gennaio 1968, n.
15, sulla
fotoriproduzione sostitutiva dei documenti d'archivio dei privati (come
que\lo già in vigore per la pubblica amministrazione, compresi gli enti
pubblici economici, d.p.c.m. 1 1 setI. 1974) in modo da consentire quello
sfoltimento dei depositi di archivio la cui urgenza è spesso causa o
occasione di distruzione indiscriminata di documentazione storicamente
assai rilevante.
Resta da dire della sistemazione finale degli archivi storici de\le
imprese, della sede ottimalè per la loro conservazione, valorizzazione e
utilizzazione da parte degli studiosi.
Sappiamo che ci sono almeno tre soluzioni possibili: l'accentramento
di tipo francese, che ha dato in quel paese anche ecce\lenti risultati; il
concentramento presso istituzioni specializzate come la Baker Library o gli
archivi regionali d'imprese economiche; il decentramento, di interesse
privatistico, a carattere empirico (metodo britannico) che prevede la
conservazione dei documenti, ordinati e aperti alla consultazione, presso le
sedi che li hanno prodotti.
479
So bene che la maggior parte degli studiosi qui presenti è favorevole,
con diversi argomenti, a questa terza ipotesi.
lo personalmente, sia come studioso che come responsabile della
politica archivistica dell'amministrazione dello Stato, ritengo sia da prefe­
rire nettamente il primo sistema per una serie di motivi - per me
abbastanza ovvi - che vanno dall'economia di gestione (costo dei locali e
del personale), alla omogeneità di direzione culturale, alla maggiore fun­
zionalità nei confronti dell'utenza.
Ritengo quindi che debba essere sollecitato ovunque possibile il
concentramento delle carte negli Archivi di Stato, e preferibilmente nei
grandi istituti, che già sono in grado di fornire i servizi più efficienti ad una
utenza sofisticata ed esigente.
Non credo tuttavia che si possa ignorare lo stato attuale delle cose, da
un lato la diffidenza di gran parte delle direzioni aziendali verso gli organi
dello Stato, per ragioni prevalentemente fiscali, in una con la preoccupa­
zione per la tutela del segreto aziendale; dall'altra l'esigenza di istituzioni
come la Fondazione Sella, la Fondazione Einaudi (depositaria di fondi
archivistici pregevoli come le carte di Thaon di Revel o quelle di Agostino
Rocca) e, accanto ad esse, di archivi storici aziendali bene ordinati o in via
di ordinamento (Banca d'Italia, Banca Commerciale, Ansaldo, Halsider).
E so bene come questa tendenza sia confermata dal proliferare degli
archivi separati nelle amministrazioni pubbliche e di fondazioni e istituti
culturali di ogni genere (dagli Istituti storici della Resistenza alle varie
fondazioni di partito), anche se il versamento dell'archivio La Malfa e poi
delle carte Lucifredi, Piacentini, Parri nell'Archivio centrale dello Stato
possano aver significato un'inversione di tendenza nell'opinione pubblica.
Per il momento sarà perciò comunque opportuno continuare ad
incoraggiare - quando necessario - la valorizzazione decentrata degli
archivi storici non statali, appoggiandosi alle iniziative di gruppi di studio e
di ricerca, presso enti pubblici e privati, interessati alla valorizzazione della
documentazione archivistica e in grado di coinvolgere energie più vaste; ma
questo sempre sulla base di criteri generali ed omogenei, con la redazione
di guide e repertori sistematici e facendo ampiamente ricorso al microfilm
di integrazione.
In conclusione un sistema flessibile che rispetti le soluzioni particolari
purché garantiscano la salvaguardia della documentazione, in un quadro di
coordinamento organico di criteri di selezione e di ordinamento; ma
propugnando in linea di principio il concentramento negli istituti archivi­
stici, ai fini della razionalizzazione e della facilitazione stessa degli studi.
RENATO GRISPO
Direttore generale per i beni archivislid
Les archives d'entreprises en France
LES AR<:;HIVES D'ENTREPRISES EN FRANCE ·
Comparée à celle des grands pays précurseurs, l'action menée en
France en faveur des archives d'entreprises s'est longtemps analysée en
termes de carence. Les causes en sont multiples, qu'il nous faudra analyser
plus loin: entre autres, poids de l'histoire et des mentalités, attachement à
un modèle de société rurale, issu de la Révolution française. L'initiative
vint donc tardivement, et des pouvoirs publics, en l'occurrence la Direction
des Archives de France. Une campagne menée par Charles Schmidt,
inspecteur général des Archives, et la revue des «Annales d'histoire
économique et sociale» avait ouvert la voie dans les années 1925-1939. En
1949 apparai! aux Archives nationales un Service des Archives économi­
ques, créé par le directeur général d'alors Charles Braibant.
On s'engageait ainsi dans le sens d'une politique de sauvegarde des
archives économiques, privées Oli étatisées, à l'initiative et saus le contn�)le
de l'administration. L'analyse du projet avait évidemment fait apparaitre
la nécessité d'y associer le monde des affaires et l'Université. Un Comité de
sauvegarde des archives économiques, composé d'éminentes personnalités
des secteurs concernés, avait donc été créé parallèlement.
La tache était immense. L'école des historiens économistes français se
dégageait lentement des préoccupations axées sur l'histoire économique de
la Révolution ou des époques antérieures et attendait encore ses maltres
livres d'histoire industrielle et commerciale. L'industrie par ailleurs se
préparait à une formidable mutation, prélude à des bouleversements de
structures qui, d'un point de vue égoIste, se révèleront fort dommageables
pour les archives. Il s'agissait donc tout à la fois de combler un retard
considérable pour préserver des fonds anciens, négligés ou menacés de
disparition, et de mettre sur pied à long terme une politique de conserva­
tion et d'exploitation des archives économiques de toute nature.
En trente années d'existence le bilan de l'action menée est sans nul
doute positif. Ce sont environ 15.000 mètres linéaires d'archives de tous les
secteurs économiques, de sociétés tant privées que nationales, qui ont été
engrangés aux Archives Nationales. La banque y est bien représentée avec
notamment les fonds Neuflize (1 800-1945) et Rotschild (XIXe siècle). Les
assurances nationalisées ont soit déposé soit laissé microfilmer leur séries
essentielles remontant au tout début du XIXe siècle. Il faut également
signaler l' existence d' archives de firmes industrielles comme la société
* Il testo è stato pubblicato in «Bulletin du Comité des Archives d'entreprises/of the
Committee on Business Archives», 2 (1979), pp. 15�21.
481
métallurgique de Commentry-Fourchambault ou la Compagnie de construc­
tion mécanique des Batignolles (1880-1946). Les anciennes compagnies de
gaz et d'électricité, nationalisées en 1946, ont également versé des séries
remontant à 1890. Dans le domaine des transports, le fonds de la Compagnie
des Chemins de fer du Nord tient une piace de choix (plus de 6.000 articles).
Son exploitation a donné matière à une thèse remarquée. Les archives
des grands journaux nationaux ont été en général détruites. Le sauvetage
des archives du « Matin» (depuis 1897), de « L'Oeuvre» (à partir de 1924) et
du <dournal» , n'en a été que plus précieux. A tous ces versements de fonds
morts correspondent deux volumes d'inventaire de l'Etat sommaire des
archives d'entreprises conservées aux A rchives nationales (1 957 et 1 977)
auxquels il faut ajouter le répertoire numérique des archives de la Compa­
gnie des Chemins de fer du Nord (1961) et celui des archives de l'agence
Havas (1969).
Les Services d'archives départementaux ont par ailleurs également
vocation à recevoir des fonds d'archives économiques. En un quart de
siècle ce sont 215 fonds (d'inégale importance et d'inégale valeur) qui ont
pris piace dans les dép6ts publics de province, concernant les charbonnages
et le domaine minier, les forges et fonderies, le textile, la papeterie, les
boissons, vins et spiritueux entre autres. Certains fonds remontent au
Moyen Age comme ceux des forges d'Allevard (XIIIe siecle) sous contr61e
des Archives de l'lsère, des forges de Clairvaux dans l'Aube (XIIIe siecle)
ou de la fonderie de Dietrich et C" (1232-1939) déposés aux archives du
Bas-Rhin. A c6té de ces exemples encourageants ne nous dissimulons pas
toutefois l'inégalité du réseau ainsi constitué: sur les 95 départements
français, 36 sont totalment dépourvus d'archives d'entreprises et 12 ne
comptent qu'un seul fonds, la moyenne oscillant autour de trois ou quatre.
Trente-cinq sociétés anonymes sont représentés dans cet ensemble.
L'accueil des ces fonds se fait généralement, tant aux Archives
nationales que départementales, par voi de dép6t. L'action menée obéit
donc à une conception essentiellement axée sur le sauvetage d'archives, de
préférence anciennes, et présentant un intéret historique. Le problème
devient plus complexe lorsqu'on aborde le domaine des grandes entrepri­
ses, car il change de nature et de dimensions. Souvent d'un age vénérable,
ces entreprises ont secrété et secrètent quotidiennement une masse considé­
rable de papiers correspondant aux trois ages d'archives et, en tant que
tels, indissociables, puisqu'on sait maintenant que les bonnes archives
historiques sont moins le résultat d'une peche miraculeuse que d'un
pré-archivage bien conçu et bien mené. On s'interroge, dès lors, sur
l'efficacité du système français, tel qu'il a été initialement conçu.
Depuis l'entre-deux-guerres et surtout en 1945, la France s'est dotée
d'un important secteur nationalisé: banques, assurances, chemins de fer,
transport aérien, électricité et gaz, charbonnages. Un avis du Conseil
d'Etat du 29 novembre 1949 stipulait que les archives des établissements
nationaux ou des entreprises dont l'Etat est le seui propriétaire son
Maurice Hamon
Les archives d'entreprises en France
soumises aux dispositions du décret de 1936, c'est-à-dire, jusqu'à la récente
loi d'archives en cours de promulgation, au texte prévoyant l'obligation
pour les administrations de verser leurs papiers aux Archives de France. Le
contròle théorique des archives a été bien difficile a faire admettre.
L'Electricité de France (EDF), le Gaz de France ont recours aux conseils du
Service des archives économiques pour leur préarchivage. Malgré l'utilisa­
tion d'un dépòt de 1 2 km, EDF doit meme confier certaines de ses
collections aux Archives. En revanche les missions d'assistance auprès de la
régie Renault (automòbiles) et la SNCF (chemins de fer) se sont restreintes,
après quelques dépòts. Les banques nationalisées refusent, quant à elles,
tout contròle. Elles gèrent des dépòts considérables, comme ceux du Crédit
Lyonnais dispersés en plusieurs endroits, ou de la BNP (Banque Nationale
de Paris), ce dernier atteignant une capacité de 350 km gérés de façon
automatisée dans des bàtiments rappelant par leur conception les record's
centers américains. Les compagnies aériennes (Air France, Air Inter) sont
en train d'organiser également leurs archives centrales.
Dans les grandes entreprises du secteur privé, les problèmes sont assez
semblables. Des éléments encourageants apparaissent cependant. Dans
Ieurs secteurs respectifs, ces entreprises sant anciennes: Wendel, Le efeU­
sot (fin du XVIIIe siècle) (sidérurgie), Rhòne-Poulenc (textile et chimie,
XIXle siècle), Saint-Gobain-Pont-à-Mousson (verre et fonderie, XVIIe
siècle). Elles occupent en outre des positions dominantes. Il est donc
intéressant de constater que depuis plusieurs années des dirigeants éclairés
ant pris en compte le souci des archives et amorcé une politique axée sur
deux p6les: bonne tenue et maìtrise des archives courantes, sauvergarde des
documents présentant un intéret rétrospectif. Jusqu'à une date récente, ce
type de motivation se révélait à l'occasion d'un anniversaire et aboutissait
généralement à l'édition d'un ouvrage jubilaire très proche de la littérature
hagiographique, On peut désormais espérer mieux, comme en témoignent
Ies expériences en cours.
Creusot-Loire (Groupe Empain-Schneider) a organisé récemment son
service d'archives sur les conseils de M. Bertrand GilIe, et aménagé un
dép6t de 4 km à cet effet, dans un ancien bàtiment industrie!. Saint-Go­
bain-Pont-à-Mousson, dont les origines remontent à 1665, organise actuel­
lement les archives de l'ensemble de son Groupe (soit environ 150 sociétés)
sur des principes scientifiques, la responsabilité en incomhant à un archivi­
ste-paléographe. Les archives vivantes seront conservées dans les sièges et
usines, Ies semi-vivantes dans Ies divers dépots intermédiaires existants ou à
créer. Un batiment centraI est en cours de construction, destiné à la
conservation des archives soumises à de longs délais de prescription ou
présentant un intéret historique reconnu ou futur. Des règlements d'archi­
vage, un manuel des archives diffuses dans toutes les sociétés complètent
l'ensemble. Un personnel qualifié est formé peu à peu dans les sociétés. Il
composera en partie l'ossature de celui du futur biìtiment, appelé à des
missions d'organisation sur demandes dans le sociétés. Les archivistes des
sociétés pourront également suivre des périodes de formation dans le
bàtiment central. L'ensemble du dispositif vise à organiser ainsi la gestion
de 300 km d'archives répartis dans les diverses sociétés. Le bàtiment
centrai, constmit en deux tranches, aura 40 km de capacité finale.
On peut citer également l'expérience en cours de Rh6ne-Poulenc qui
organise également son archivage sur des règles inspirées de celles des
archives publiques, en prenant appui sur un bàtiment central. La remise en
ordre des archives anciennes a déjà révélé des documents remontant au
Moyen Age. Il y a là la promesse de sauvegarde de tout un secteur capitai
de l'économie française au XIXe siècle. L'exemple vaut également pour
Péchiney-Ugine Kulhmann, la COlP (ex-Wendel), Air Inter qui organisent
ou songent à organiser de semblables réalisations.
Ces premiers signes sont d'autant plus encourageants qu'ils se complè­
tent souvent d'une ouverture à la recherche historique et universitaire: la
grande thèse de Jean Bouvier sur le Crédit Lyonnais, en 1961, a fait date.
D'autres précurseurs ont oeuvré au meme moment: Bertrand Oille, Pierre
Léon, Maurice LévycLeboyer, pour ne citer qu'eux, qui témoignent à la
fois de la vitalité de l'histoire économique française et de l'ouverture
d'esprit qui se fait jour chez les dirigeants d'entreprises. Renault est
maintenant doté d'une remarquable étude de P. Fridenson. Saint-Gobain­
Pont-à-Mollsson, de son coté, a largement ouvert ses archives aux cher­
cheurs. En bénéficient en premier lieu des historiens se consacrant à des
monographies des grands secteurs du Groupe, telle la thèse en préparation
sur Pont-à-Mousson de 1918 à 1939, que soutiendra prochainement un
normalien, agrégé d'histoire. Les relations sont par ailleurs excellentes avec
les universitaires étrangers, notamment ceux d'Harvard, Princeton, Ox­
ford, qui connaissent bien le chemin des dépòts d'archives mussipontains.
Parallèlement, l'archéologie industrielle progresse et vise à compléter
l'effort consenti pour la mémoire écrite. Un remarquable musée du fer
existe depuis longtemps en Lorraine. Au Creusot est né il y a peu (1974)
l'Eco-Musée, voué au sauvetage et à la réhabilitation in situ des éléments
d'histoire industrielle de la région du Creusot et de Montceau-Ies-Mines
(batiments, habitations, matériel). Des archives écrites ou orales y sont
rassemblées. Ailleurs, dans le Nord du pays, la disparition prévue des
mines de charbon a suscité la création d'un centre historique minier dans la
région de Douai, plus ambitieux que la «musée de la mine" créé par
d'anciens mineurs du bassin de Blanzy. Dans le domaine aéronautique,
Air-France possède un musée de l'air où, à c6té d'objets, figurent des
documents écrits. Dans le Nord, encore, on songe à un musée de la
technologie verrière. Toutes les initiatives sont le signe indubitable du
progrès des idées en la matière. Le Ministère de l'Industrie en a fait le
constat, en créant une mission chargée du recensement du patrimoine
industriel, action qui devrait aboutir à la création de musées régionaux,
implantés dans des sites désaffectés. L'Université, par le biais du Centre de
Documentation d'Histoire des Techniques, suit des voies parallèles, en
482
483
Maurice Hamon
Les archives d'entreprises en France
associant dans sa recherche l'Ecoie des Hautes Etudes en Sciences Sociales,
ie Conservatoire national des Arts et Métiers et ies milieux d'affaires.
Cette diversité d'initiatives est encourageante. Il faut bien avouer
cependant, qu'en i'état actuei des choses, cette fébrilité apparente traduit
ia hate de rattraper un retard considérabie et qu'un certain désordre
d'exécution en découie, opposant des initiatives au mieux paralièies, au
pire concurrentes Oli contradictoires.
question des moyens, mais ia réussite d'une poiitique des archives
d'entreprises passe surtout par ia définition d'objectifs clairs, tenant
compte des ieçons du passé. On peut considérer comme irrémédiabies un
certain nombre de pertes pour ie XIXe et ie début du XXe siècles. En
revanche ia matière de i'histoire de i'entre-deux-guerres et de celle de ia
«seconde révolution industrielle», depuis i950, existe encore en grande
partie. Il faut viser à ia protèger des périls menaçants: fusions,
absorptions, disparitions qui se succèdent à un rythme accéiéré depuis 20
anso
Le choix des moyens doit donc etre adapté à un environnement. Meme
si le capitalisme français est aujourd'hui fortement matiné de socialisme,
avec l'existence d'un important secteur nationalisé, du contr61e des prix et
de l'économie et les interventions diverses d'un Etat qui dispose par
prélévement de près de 40"10 du revenu national, un important secteur privé
subsiste, qui est directement concerné. Toute intervention supplémentaire
de l'Etat y est en général mal accueillie. Les préoccupations des dirigeants,
hommes du présent et meme de l'avenir, sont en Dutre assez éloignées de
celles des historiens. On ne peut miser à coup sùr sur l'action de dirigeants
éclairés, tels que la nouvelle race de managers, libérés des contraintes du
capitalisme familial, en révèle.
Résumons donc ies objectifs d'un compromis acceptable entre la
recherche historique, les besoins des entreprises et la mission des archivi­
steso Les historiens économistes français, longtemps obnubilés par la
période révolutionnaire, ont ensuite défriché l'histoire de l'époque indu­
strielle. Les nombreux travaux déjà cités en témoignent. Compte tenu des
sources disponibles, c'est-à-dire les seules sources publiques, cette recher­
che a donné la préférence aux concepts de la macro-économie. Des travaux
pionniers, tributaires du récent changement de politique des entreprises,
ont montré tout ce qu'une histoire bien comprise des firmes pouvait
apporter à la connaissance de l'évolution économique de la France. Que ce
soit pour des secteurs d'importance nationale ou pour des études régiona­
ies, un réseau de monographies d'entreprises est désormais ardemment
souhaité. Les entreprises, pour peu qu'on s'emploie à Ies convaincre, ne
resteraient pas insensibles à ces résultats. Encore faut-il penser la chose de
Ieur point de vue et ne pas dissocier, à notre sens, dans Ies services à Ieur
offrir, une archivistique de recherche et une archivistique de gestion. Un tel
hiatus est d'ailleurs inconcevabie lorsque les collections visées atteignent les
ordres de grandeur cités plus haut. De telles vues sont exigeantes pour
l'archiviste: il doit plus que jamais affirmer sa compétence et dans le
domaine historique et sur ie pian d'une gestion intégrée à la vie de
l'entreprise, ce qui pose le problème de sa formation.
Sur ces bases, peut-on réver, pour les années à venir, de résuItats
tangibles? Laissons de coté ies circulaires de l'autorité gouvernementale ou
patronale: on en sait l'efficacité. N'abandonnons pas non plus au hasard
de contacts avec tel ou tel dirigeant d'entreprise, indispensables mais
484
Au vu de ce rapide bilan, on pourrait donc considérer que i'organisa­
tion des archives d'entreprises obéit à un pragmatisme bien français,
déroutant mais non sans mérites. Au-deià des signes encourageants qui
viennent d'etre exposés, ii faut toutefois en souligner ies iimites. En regard
des fonds engrangés dans ies collections publiques, mais souvent d'inégaie
valeur et d'un faibie linéaire, que de vides si on ies confronte aux curiosités
et aux besoins de ia recherche historique! Les grandes archives bancaires,
clé de i'histoire des groupes industrieis du XXe siècle, font totalment
défaut. On pourrait en dire autant de secteurs entiers, comme ia sidérurgie
et ia chimie. Les courageuses interventions des archives pubiiques sont
souvent liées à des processus accidenteis: reiations avec des dirigeants,
faillites'de sociétés, qui ne sauraient fonder à eux seuis ies bases d'une saine
histoire économique. La iimite enfin de l'efficacité des dépots pubiics ieur
est dictée par ieur vocation propre qui est de sauvegarder ies archives
historiques. Un recensement systématique et couronné d'un succès total
garantirait seuiement i'apport de fonds morts. L'opération est intellectuei­
iement concevabie pour ies périodes anciennes. Pour ie XXe siècle et son
histoire industrielle, elle suppose ia maitrise de fonds considérabies que
seuie peut ménager une politique giobale d'archives.
Les préoccupations nouvelles des grands groupes industrieis sont
encourageantes, et rappellent, pour peu qu'elles se confirment, ies choix
déjà anciens des grandes entreprises étrangères, mais elles sont limitées,
pour l'instant, à quelques groupes précurseurs. En Dutre une histoire
fondée sur ies seuis congiomérats serait bien entendu faussée: il faut donc
se souder aussi de préserver Ies archives des petites entreprises régionales, à
qui on ne peut évidemment demander l'effort des grandes entreprises. La
tache e�t d'autant pius urgente que ies-unes et ies-autres succombent
désormais aux propositions de sociétés de services efficaces et qui occupent
un terrain en friche, ceiui du pré-archivage, arguments utilitaires à l'appui.
De ieur efficacité, on peut craindre l'irréparabie: une fois assuré ie respect
des déiais iégaux de conservation (et ils sont fort courts) ies documents sont
éliminés. La iecture des références de ia pius importante de ces sociétés fait
donc frémir: elle gère 600 km de dossiers, parmi iesqueis ceux de grandes
industries (BSN, Chrysier-France, Ciments Lafarge, Honewyell Bull, Wen­
dei-Sideior, Total) ou d'établissements financiers (Banque Dreyfus, Ban­
que de Paris et des Pays-Bas, Crédit Commerciai de France etc.).
On peut piaider, et avec éioquence tant ils sont faibies, l'éternelle
485
Maurice Hamon
Les archives d'entreprises en France
insuffisants, la prornotion d'actions nouvelles. L'action à entreprendre
devrait porter sur trais secteurs:
sont à instaurer entre le réalisme du monde des affaires et l'idéalisme
universitaire, dont les rapports sont plut6t marqués jusqu'à ce jour d'une
permet le classement comme archives historiques des archives présentant,
rance des phénomènes économiques, laissés pour compte par le système
deux missions essentielles.
tributaires d'une histoire industrielle originale. Le jour où celle-ci fera
486
- Les Archives de France, fortes de la nouvelle loi d'archives qui
du point de vue de l'histoire, un intéret public, devraient se voir confier
l
- La garde ou la surveillance des archives d'entreprises répondant à
ce critère, sur proposition d'une commission spéciale tripartite (Universi­
tés, Archives, Entreprises), succèdant au comité de sauvegarde prévu en
1949. Les fonds n'ayant pas pris piace dans les collections publiques pour
des raisons diverses, ou en devenir historique, seraient microfilmés systé­
matiquement.
- L'organisation d'un centre de documentation économique, gérant
des imprimés et des dossiers méthodiques, sur le modèle suisse ou hollan­
dais.
2
-
Création de dép6ts régionaux d'archives d'entreprises, associant
les Chambres de Commerce et les entreprises avec la collaboration des
Archives. Ces dép6ts seraient destinés, en priorité, au pré-archivage des
dossiers des petites et moyennes entreprises.
- Création de grands dépots par branches d'activités, pour et par les
trusts industriels, ou bancaires. Ces dép6ts pourraient éventuellement
trouver piace dans le cadre de fondations distinctes (certains groupes, dont
il serait prématuré de divulguer le nom, y songent).
Ce demier point suppose la poursuite de l'effort déjà consenti par les
groupes pionniers et que leur expérience fasse tache d'huile.
Si on laisse de c6té les fondations, dotées de la personnalité juridique,
le problème des structures et des moyens posé par les deux premiers points
du programme pourrait ètre résolu par la création de sociétés d'économie
mixte, l'une nationale, gérant un grand dép6t centrai, les autres régionales.
Mais c'est peut etre aller déjà trop loin dans la voie de la centralisation et
de l'étatisation, donc au-devant de problèmes psychologiques dirimants.
On conçoit évidemment, en demier lieu, que cela suppose un effort
particulier pour la formation des archivistes, appelés à constituer un tel
réseau. Depuis plusieurs années, un cours d'histoire économique assure
aux chartistes les connaissances de base. L'enseignement de l'archivistique
contemporaine, celle des entreprises inclue, se développe à son tour. On
peut donc espérer disposer dans quelques années de l'encadrement néces­
saire. Dans les entreprises l'effort doit porter, pour les plus importantes,
sur la réforme des systèmes empiriques de formation avant affectation aux
archives. Pour les petites entreprises, les Chambres de Commerce, pour­
raient faciliter à l'avenir des actions de formation, dans ce domaine comme
dans ceux où elles assurent déjà cette tache.
La réussite d'un tel projet dépend évidemment au premier chef d'un
changement des mentalités. La circulation des informations, le dialogue,
487
hostilité soumoise. Les Français devront également surmonter leur igno­
scolaire, pour découvrir combien leurs faits et gestes quotidiens sont
partie de la mémoire collective, nous saurons que la partie est gagnée.
MAURICE HAMON
Chefdu Service des Archives
Compagnie de Saint-Gobain - Pont - à -Mousson (Paris)
Gli archivi d'impresa in Germania
GLI ARCHIVI D'IMPRESA IN GERMANIA.
RISULTATI E PROSPETTIVE *
Quasi tutti i maggiori problemi dello sviluppo economico e sociale in
Germania, e altrove, sono stati esaminati nelle ricerche empiriche condotte
su imprese e su imprenditori! ; e non solo per acquisire conoscenze particola­
reggiate o settoriali. Già diversi decenni or sono questo tipo di ricerca stava
alla base dei lavori di storia economica di studiosi come Richard Ehrenberg,
Bruno Kuske, Kurt Wiedenfeld, Walther Diibritz, Conrad Matschoss 2,
Armin Hille 3, e costituiva altresì il fondamento di studi con finalità prati­
che effettuati da imprenditori come Alfred Krupp, Paul Reusch e Cari
Duisberg 4. Eppure, questo genere di ricerche venne abbandonato durante
e dopo la seconda guerra mondiale e riacquistò importanza soltanto all'ini­
zio degli anni Settanta dopo una fase di fortuna negli Stati Uniti.
Gli sforzi congiunti di storici, economisti e rappresentanti degli
ambienti industriali portarono nel 1976 alla fondazione della Società per la
storia imprenditoriale (Gesellschaft fiir Unternehmensgeschichte, GUG) 5.
Uno dei maggiori compiti della Società fu quello di adoperarsi per il
mantenimento degli archivi d'impresa esistenti e per costituirne di nuovi.
Inoltre l'organizzazione mira a ottenere insieme ad una maggiore efficien* Testo della relazione presentata al Seminario Salvaguardia e valorizzazione degli
archivi d'impresa,
organizzato dall'Azienda municipalizzata trasporti, Genova, 28-29 ottobre
1982.
Gottinga 1975. p. 5;
l JURGEN KOCKA, Unternehmer in der deutschen Industrialisierung,
Stoc­
KNUT BORCHARDT, Europas Wirtschaftsgeschichte, ein Mode/fiir Entwicklungslander,
carda 1967, p. 8 55.; HANs POHL, Unternehmensgeschichte in der Bundesrepublik Deutsch­
land _ Stand derForschung und Forschungsaufgabenfur die Zukunft, in «ZUG» 22 (1977), l ,
. 7a
p . 27; ID. • Unternehmensgesehiehte in der Bundesrepublik, in Evangelisehes Soziallexikon
sgesehi­
edizione, Berlino/Stoccarda 1980, colonna 1346 SS.; HORST A . WESSEL, Unternehmen
ehte und Wirtsehajtsarehive, in Soziate Betriebs-Praxis, Neuwied 1979.
HANS POHL, Unternehmensgeschiehte in der Bundesrepublik .. ' cit., p. 28 e seguenti.
2
3 ARMIN HILLE, Zur Hande/s- und Industriegesehichte, in «Berliner Neueste Nachrich­
tem> n. 467 del 5 ott. 1901; ID., Wirtsehaftsarehive, in «Sozialwirtschaftliche Zeitfragen»
(1905), 5/6; cfr. le pubblicazioni citate da Klara van Eyll in K. VAN EYLL, Wirtschaftsarchiv­
pflege im Rheinland gestern und heute, in «Mitteilungen der IHK-K6In» 9 (1979), p. 370.
2, pp.
4 RENATE KÙHNE, Das ,Krupp-Arehiv, in «Archiv und Wirtschaft» 13 (1980)
37-43; BaDO HERZOG, 40 Jahre (1937-1977) Historisehes Arehiv der Gutehoffnungshutte
Aktienverein (GHH-A JI), in «ZUG» 25 (1980), l , p. 29 SS.; PETER GOB, Das Bayer-Arehiv­
Entstehung, Entwicklung, Organisation, in «Archiv und Wirtschaft» 6 (1973), pp. 83-87;
­
HORST A. WESSEL, 75 Jahre Historisches Arehiv der Fried. Krupp GmbH, in «Informations
bericht der Gesellschaft fur Unternehmensgeschichte» n. 6 (maggio 1980), p. 31 e seguenti.
5 HANS POHL, Unternehmensgeschichte, in Evangelisches Soziallexìkon.. . cit. , colonna
1347; HORST A. WESSEL, Unternehmensgesehiehte und Wirtsehaftsarchive. . cit., 1.3 e 1.4.
.
489
za aziendale una più estesa ed approfondita ricerca scientifica. Questi
programmi sono stati coronati da notevole successo grazie anche alla
collaborazione con la Vereinigung deutscher Wirtschaftsarchivare (Asso­
ciazione degli archivisti tedeschi d'impresa, VdW).
La GUG si è così assunta la responsabilità di continuare la lunga
tradizione tedesca degli studi di storia delle imprese. Benché in Germania
gli archivi d'impresa siano certamente più recenti rispetto agli archivi di
Stato o a quelli delle famiglie nobiliari, fin dagli ultimi decenni del
diciannovesimo secolo, vale a dire dopo il periodo del decollo economico,
alcuni imprenditori cominciarono a domandarsi come poteva essere utiliz­
zata la documentazione aziendale che non era più necessaria per la gestione
corrente. Subito dopo l'inizio del ventesimo secolo vennero di conseguenza
fondati i primi Archivi d'impresa. Analoghe iniziative si svilupparono
successivamente in altri paesi europei.
Di solito il termine Archivio si applica ad una istituzione che acquisi­
sce sistematicamente, classifica, conserva, gestisce e rende accessibili per la
consultazione documentazione scritta o fonti d'altra natura (per esempio
fotografie o testimonianze registrate di individui o di organizzazioni). I
fondi archivistici, non più necessari per gli affari correnti, vanno conserva­
ti per i loro contenuti di carattere scientifico, politico, legale, economico,
tecnico o, più in generale, per il loro valore culturale 6.
Da una simile definizione discende la consapevolezza che non tutti i
documenti dell'impresa sono abbastanza importanti per essere conservati
in un Archivio. Infatti vale la pena conservare solo quella documentazione
che «fornisca una testimonianza dello sviluppo tecnico, politico e
sociale» '. La presente relazione intende richiamare l'attenzione su quei
documenti che servano a illustrare una tradizione imprenditoriale e quelli
che contengano elementi utili alla formazione delle decisioni manageriali.
Si tratta, in sostanza, dei documenti che contribuiscono a definire l'imma­
gine complessiva dell'azienda e di quelli utilizzabili per le ricerche di
business history.
Gli standards da noi qui indicati per le fonti sono tipicamente
rappresentativi di un moderno sistema archivistico. Il pregio della docu­
mentazione da conservare non si riduce alla capacità di illustrare le varie
fasi della storia di un'azienda, ma consiste anche nell'offrire una ricca
scelta di informazioni su esperienze pratiche da cui l'impresa può trarre
utili insegnamenti nel presente e nel prossimo futuro 8 .
6
FRITZ ZlMMERMANN,
Was ist ein Archiv? Zur Definition des Arehivbegriffs, in
«Mitteilungen fUr die Archivpflege in Bayern» 7 (1961), 1 /2 , p. 5; cfr. KLARA VAN EYLL,
Voraussetzungen und Entwicklungslinien von Wirtschaftsarchiven bis zum 2. Weltkrieg,
Colonia 1969, p. 13 (Schriften zur Rheinisch-Westfitlischen Wirtschaftsgeschichte, 20).
7 EVELYN KROKER, Das Bergbau-Archiv und seine Bestlinde, Bochum 1977, p. 13
(Ver6ffentlichungen aus dem Deutschen Bergbau-Museum, Bochum, n. 1 1 ; Schriften des
Bergbau-Archivs, n. l).
8
KLARA VANEYLL,
Voraussetzungen . . . cit., p. 14; KNuT BoRCHARDT, Wirtschaftliche
Krisen als Gegenstand der Unternehmensgeschichte, in «ZUG�} 22 (1979), 2, p. 81.
Horst A. Wessel
Gli archivi d'impresa in Germania
Fino alla prima guerra mondiale si svilupparono tre tipi fondamentali
di Archivi economici: i cosiddetti Archivi «universitari» , cioè quegli
archivi d'impresa conservati presso qualche istituto universitario, gli Ar­
chivi economici « regionali» (gli Archivi delle Camere di commercio) e gli
Archivi d'impresa propriamente detti. Quest'ultima categoria si sviluppò
all'interno stesso delle imprese ed è questa la ragione per cui io li chiamo
Archivi d'impresa per distinguerli dagli Archivi degli enti pubblici territo­
riali di carattere economico. Gli Archivi <<universitari» e quelli degli enti
economici territoriali furono inizialmente i più importanti. All'inizio del
XX secolo, soltanto quelli della Krupp (1905), della Siemens (1907), della
Bayer (1907), e della fonderia per caratteri di stampa Heintze & Blankentz
di Berlino potevano essere considerati veri Archivi d'impresa. La fondazio­
ne degli Archivi d'impresa avvenne prevàlentemente alla fine degli anni
Venti, negli anni Trenta e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale.
I primi archivi economici regionali, il Rheinisch-Westfalisches Wirt­
schaftsarchiv (Archivio econontico della Renania-Vestfalia) a Colonia e il
Siidwestdeutsches Archiv (Archivio economico sud-occidentale) a Saar­
briicken, vennero fondati nel 1906, cioè un anno dopo la fondazione
dell' Archivio Krupp. La loro costituzione fu il risultato di un'iniziativa
presa negli ambienti mercantili di Diisseldorf: tali ambienti erano ferma­
mente convinti che le province occidentali del Reich tedesco si fossero
ormai avviate verso la fine di un periodo di sviluppo economico e che fosse
quindi giunto il momento di «raccogliere le memorie e il materiale su cui si
poteva basare una storia economica, anche per salvarli dalla
distruzione» 9. La struttura organizzativa ipotizzata consisteva in una
raccolta decentrata delle fonti presso le rispettive Camere di commercio e
una sede centrale per la documentazione di base. D'altra parte la Camera
di commercio di Colonia insisteva affinché venisse fondato un vero e
proprio Archivio regionale centralizzato, in quanto soltanto <<una concen­
trazione di filze, documenti e materiale a stampa in un unico posto offriva
l'opportunità di una ricerca approfondita» IO.
Questa idea era convincente per molte ragioni, non ultimo il fatto che
si poteva realizzare con la sovvenzione della stessa Camera di commercio.
La disponibilità di sovvenzioni è anche oggi il supporto decisivo per ogni
iniziativa del genere.
Mentre tutte le Camere di commercio della Vestfalia e la maggior
parte di quelle della Renania erano favorevoli ad appoggiare il progetto di
Colonia, la Camera di Saarbriicken era di parere contrario, e costituì in
quello stesso anno i propri Archivi per la regione sud-occidentale, addu-
cendo a giustificazione il fatto che la regione fra la Saar, la Mosella e il
Reno costituiva un'area economica chiaramente definita e che di conse­
guenza la documentazione storica non poteva essere portata altrove ma
doveva essere conservata in loeo.
L'Archivio economico della Renania-Vestfalia venne costituito come
una istituzione autonoma e indipendente, mentre l'Archivio economico
sud-occidentale, denontinato Archivio della Saar dal 1935, assunse la
configurazione di un dipartimento dipendente dal punto di vista giuridico e
organizzativo dalla Camera di commercio.
Fino alla seconda guerra mondiale la raccolta dell'Archivio economi­
co della Renania-Vestfalia comprendeva fonti manoscritte e a stampa
relative a singole aziende o associazioni imprenditoriali, bilanci di imprese,
articoli di giornali o riviste, pubblicazioni commemorative e diverso mate­
riale bibliografico di natura economica.
Fino alla sua distruzione nella seconda guerra mondiale l'Archivio
economico sud-occidentale conservava il proprio materiale raggruppato in
due distinte sezioni. La prima consisteva in fondi che erano di proprietà
dell'istituzione, come archivi di società scientifiche e di comuni urbani e
rurali, pubblicazioni giubilari ed illustrative delle imprese, relazioni, cata­
loghi, articoli di argomento economico. Inoltre l'Archivio possedeva una
serie di fondi dati in deposito, di cui i proprietari potevano chiedere la
restiruzione in qualsiasi momento. Questi consistevano essenzialmente in
copialettere, relazioni annuali, dossiers di imprese industriali e commercia­
li, di banche, di compagnie d'assicurazione, di società ferroviarie, di
Camere di commercio, di associazioni ed enti economici, di grandi e piccoli
comuni. Dal 1935 in poi non si accolse più la documentazione aziendale
delle imprese esistenti, ma ci si limitò a conservare soltanto il materiale di
quelle che si riteneva corressero il pericolo di cessare l'attività ! l.
Attualmente vi sono nella Repubblica federale di Germania tre Archi­
vi economici regionali: l'Archivio economico della Renania-Vestfalia a
Colonia 12, l'Archivio economico della Vestfalia a Dortmund, fondato nel
1941 13, e l'Archivio economico del Baden-Wiirttemberg a Stoccarda,
fondato nel 1980 14. Si sono, per un certo periodo, compiuti alcuni seri
tentativi di fondare analoghe istituzioni per l'area compresa tra il Reno e il
Meno e per la Baviera settentrionale.
490
cit. , p. 7 1 ; cfr. P .H. MERTES, Organisation und
9 KLARA VANEYLL, Voraussetzungen
Funktion der Archivgutpflege in der Wirtschaft, in «Traditiom> 5 (1960), 4/5. p. 189 S5., 197 e
0.0
seguenti.
lO Citato da KLARA VAN EYLL, Voraussetzungen
Organisation
cit., p. 190 e seguenti.
o••
o••
cit., p. 74; cfr. P.H. MERTES,
491
11 KLARA VAN EYLL, Voraussetzungen ... cit., p. 79 ss., 97 e 106 e seguenti.
1 2 KLARA VAN EYLL, Das Rheinisch-Wesifiilische Wirtschaftsarchiv in Kdln. Anmer­
kungen zur Konzeption eines regionalen Wirtschaftsarchivs heute und morgen, in «Archiv
und Wirtschaft» 6 (1973), 1 , pp. 21-26.
13 Cfr. le pubblicazioni citate in Verzeichnis deutscher Wirtschaftsarchive {Registro
degli archivi economici tedeschi].
14 HANS HORAK, Ein Wirtschaftsarchiv fiir Baden-Wiirttemberg, in «Mittlerer Neckar.
Mitteilungen und Meinungen der Industrie- und Handelskammen, 4/80, p. 1 1 SS.: GERT
KOLLMER, Stiftung Baden-Wiirttembergisches Wirtschaftsarchiv. Griindung-Rechts-jorm­
Perspektiven, in «Archiv und Wirtschafo, 1 3 (1980), 4, pp. 1 14-1 17; pp. 13-18.
Horst A. Wessel
Gli archivi d'impresa in Germania
Attualmente l'Archivio economico della: Renania-Vestfalia ha la con­
figurazione giuridica di una associazione legalmente riconosciuta; esso è
finanziato con contributi della Camera di commercio di Colonia, del Land
Renania settentrionale-Vestfalia, del Comune di Colonia, di imprese e di
singoli soci.
I due Archivi regionali di più recente costituzione, quelli di Dortmund
e di Stoccarda, hanno la figura giuridica di fondazioni, sovvenzionate dalle
locali Camere di commercio e dalle imprese 1 5 . Questo loro assetto istitu­
zionale riduce la troppo stretta dipendenza dai pochi enti che erogano le
sovvenzioni eliminando così il pericolo di una reale perdita di autonomia.
I tre Archivi regionali si prefiggono un identico obiettivo, vale a dire la
raccolta centralizzata, la conservazione, la inventariazione e il continuo
reperimento di fonti primarie e secondarie di storia economica all'interno
di un'area delimitata con una economia dalle caratteristiche definite.
I! vantaggio di tale impostazione è duplice: la delimitazione territoria­
le dell'area di raccolta del materiale consente una visione generale suffi­
cientemente puntuale; le fonti che sono importanti per le ricerche sullo
sviluppo economico di una data regione sono mantenute nella terra
d'origine. Negli Archivi economici regionali il lavoro di raccolta non si
limita ai soli problemi dell'economia regionale, ma con ciò essi non
intendono affatto sostituirsi agli Archivi d'impresa: il loro compito è anche
quello di rilevare le memorie storiche delle imprese che hanno cessato di
esistere o di COnservare il materiale che minaccia di essere distrutto perché
l'impresa viene posta in liquidazione. Accentrando negli Archivi regionali
il materiale archivistico di imprese esistenti si commette infatti un errore:
interrompere la tradizione di un'impresa e compromettere la continuità
nella conservazione di una documentazione rilevante. Solo in casi eccezio­
nali gli Archivi economici regionali potranno raccogliere la documentazio­
ne di imprese esistenti; per esempio quando queste sono costrette a disfarsi
dei propri archivi per mancanza di personale o per difficoltà di carattere
organizzativo.
Nella Repubblica Federale Tedesca non mancano diverse imprese con
una lunga tradizione, ma il numero di quelle che hanno cessato l'attività
dall'inizio del periodo dell'industrializzazione è molto più elevato.
Un tempo la documentazione scritta e iconografica delle varie attività
produttive andava perduta quando l'impresa cessava di esistere. Spesso noi
ne conosciamo solo il nome e talvolta nemmeno quello; in conseguenza
dell'istituzione degli Archivi economici regionali è possibile conservare una
documentazione anche di aziende scomparse.
Negli anni Sessanta moltissime imprese tessili, meccaniche, del tabac­
co, metallurgiche e siderurgiche della Renania settentrionale-Vestfalia ven­
nero colpite dai mutamenti strutturali del settore industriale e chiusero i
battenti. La raccolta da parte degli Archivi economici regionali della
documentazione destinata al macero ha preservato importanti fonti prima­
rie per studi e ricerche 16 .
Per la verità gli Archivi economici regionali non hanno nessuna
facoltà giuridica per espletare coattivamente la salvaguardia di questi fondi
documentari: la consegna dei documenti da parte delle imprese è volonta­
ria e dipende unicamente dalla loro volontà di collaborare. L'acquisizione
di documenti non è perciò solo iL risultato di iniziative assunte dagli stessi
Archivi regionali, ma è anche frutto della stretta e intima cooperazione con
le Camere di commercio da un lato e con le imprese interessate dall'altro.
Queste fitte interrelazioni creano così una solida base per la salvaguardia di
una importante documentazione proprio nei periodi critici, quando un'a­
zienda sta per chiudere.
I! fatto che l'acquisizione delle fonti sia limitata a quelle minacciate di
distruzione induce ovviamente gli Archivi economici regionali a svolgere
anche un altro compito: consigliare le imprese sui sistemi più idonei alla
conservazione del proprio archivio e aiutarle negli adempimenti necessari
per il corretto ordinamento della documentazione. Altro obiettivo è quello
di promuovere la costituzione di nuovi Archivi d'impresa, fornendo sugge­
rimenti nella fase iniziale dell'operazione e un aiuto concreto per l'inventa­
riazione del materiale 17.
Oltre agli archivi economici regionali va citato il Bergbauarchiv come
altro caso di archivio concernente un intero settore industriale e non una
singola azienda. I! Bergbauarchiv (Archivio dell'industria mineraria) venne
fondato come primo Archivio economico tedesco con carattere sovraregio­
naie e con una delimitazione funzionale ad un unico settore dell'economia,
l'attività mineraria per l'estrazione di carbone, lignite e minerale
ferroso 18.
Si può affermare che il fattore decisivo per la istituzionalizzazione di
questo primo Archivio economico sovraregionale fu la riconosciuta neces­
sità di conservare «vecchie documentazioni archivistiche di notevole valore
storico» e il fatto che tale .documentazione non serviva più alla gestione
corrente, dopo la riorganizzazione dell'industria mineraria del carbone
nella Ruhr, avvenuta nel 1967, e la conseguente chiusura delle miniere.
I! Bergbauarchiv, conservato nel Bergbaumuseum di Bochum, è un'i­
stituzione centralizzata che svolge efficacemente diversi compiti: anzitutto
fornisce alle compagnie e alle società minerarie gli strumenti per saper
scegliere quali documenti conservare e per inventariarli; il che consente di
risolvere anche i vari problemi secondari correlati alla conservazione di
importante materiale per le ricerche di storia economica, tecnica e sociale.
492
1 5 L'Archivio economico della Vestfalia è diventato fondazione nel 1969.
493
16 OTTFRIED DASCHER, Wirtschaftsarchivwesen in der Bundesrepublik Deutschland, in
«Archiv und Wirtschaft»
12 (1979), 1, p. 10.
17 ROBERT UHLAND, Aufgaben und Arbeitsmethoden regionaler Wirtschaftsarchive, in
«Mittlerer Neckar»
4/80, pp. 14, 17.
18 EVELYN KROKER, Das Bergbau-Archiv . . . cit., p. ll; cfr. KLARA VAN EYLL, Das
Bergbau-Archiv, in «Archiv und Wirtschafh> I l (1978), 3/4, p. 126.
Horst A. Wessel
Gli archivi d'impresa in Germania
Questo materiale è spesso in pericolo per la mancanza di spazio e di
personale idoneo alla sua conservazione, ovvero a causa della chiusura o
della ristrutturazione dell'azienda 19.
Il materiale in dotazione al Bergbauarchiv occupa oltre 1 .000 metri
lineari di scaffalature. Si tratta di documenti riguardanti associazioni,
imprese e persone impegnate nell'attività mineraria sin dal XVIII secolo.
Gran parte dei documenti costituiscono fondi già inventariati e, con poche
eccezioni, sono accessibili ai ricercatori 20.
Gli archivi sin qui esaminati presentano comprensibili limitazioni
nell'acquisizione di materiale dalle imprese. L'impresa stessa è infatti il
posto più idoneo per la conservazione delle fonti storiche, perché è il luogo
che garantisce una raccolta pressoché completa delle fonti e un costante
arricchimento attraverso lo sviluppo dei fondi.
La costituzione e l'istituzionalizzazione degli Archivi d'impresa sono
auspicabili per ragioni sia interne che esterne all'impresa stessa, perché si
presume che tanto un'impresa quanto un archivio storico abbiano
interesse a conservare la documentazione. La decisione di costituire un
Archivio d'impresa è spesso il risultato di ragioni interne all'azienda, per
esempio per il desiderio di commemorare alcuni aspetti della propria
storia e per diffondere la propria immagine attraverso le pubblicazioni
giubilari. Ho la soddisfazione di affermare che la fondazione degli
Archivi d'impresa è sempre più dovuta al costante lavoro della Società
per la storia imprenditoriale (Society for Business History), soprattutto
attraverso la collaborazione della Associazione degli archivisti d'impresa
tedeschi (Association of German Business Archivists) o di un Archivio
d'impresa regionale.
L'interesse e il coinvolgimento del management aziendale è un prere­
quisito assolutamente indispensabile per la costituzione di un Archivio
d'impresa. Solo la cooperazione dei più alti livelli della dirigenza può
garantire l'accessibilità a tutti i documenti importanti. Collegare l'archivio
con il top management non solo facilita l'acquisizione di documentazione,
ma abbrevia le procedure e rende accessibile a terzi tale documentazione.
Tradizionalmente un Archivio d'impresa svolge due funzioni: è un
luogo ove vengono raccolte in modo concentrato delle informazioni ed è il
luogo nel' quale si cercano le informazioni. La funzione di centro di
raccolta e « stoccaggio» delle informazioni si estrinseca nel saper fornire
solide basi documentarie riferite al passato sulle quali si fonda la business
history; con tale documentazione i' Archivio è teoricamente in grado di
fornire in ogni istante risposte a domande di carattere commerciale,
tecnico e legale. Quanto alla sua funzione di centro di reperimento di
informazioni, l'Archivio d'impresa è di grande utilità per l'azienda stessa e
particolarmente per la ricerca scientifica, in quanto fornisce le fonti
primarie 21 .
Per quanto concerne le più vaste relazioni interaziendali l'Archivio
d'impresa serve principalmente a fornire dati storici per sostenere le
decisioni assunte dalla dirigenza. Funziona altresì come corpus di informa­
zioni riferite al mercato, il cui uso può accrescere la qualità del lavoro.
Più frequentemente di quanto osservatori esterni possano pensare, si
verificano infatti casi di dirigenti che, prima di prendere decisioni strategi­
che per l'azienda, si preoccupano di studiare documentazioni e procedure
ormai « storiche» , relative a un passato ormai lontano. Il dottor Hans
Moll, amministratore delegato della Maschinenfabrik Augsburg-Niirn­
berg, ha così espresso questo concetto: « Soltanto se figure e fatti storici,
riguardanti lo sviluppo economico, tecnico e sociale sono sistematicamente
documentati e conservati negli archivi, sarà possibile seguire le linee di
sviluppo dell'impresa e quindi comprendere le decisioni importanti ed
essere in grado di giudicarle» 22.
Alcuni anni fa il signor Sassmannshausen, presidente del consiglio
d'amministrazione della Preussag AG, un'impresa di grandi tradizioni, che
vanta una storia di oltre un secolo, si rivolse alla GUO e chiese aiuto per la
costituzione del suo Archivio d'impresa. Egli era convinto che una migliore
comprensione della storia della sua azienda l'avrebbe reso più sicuro nelle
sue scelte. In un 'intervista che mi concesse un anno più tardi, Sassmann­
shausen citò svariati campi in cui era necessario risalire all'esperienza
storica per saper produrre valide decisioni aziendali. Alcune delle sfere
d'interesse da lui citate comprendevano: le attività della Preussag durante e
dopo la sua privatizzazione; la ricostituzione della società dopo la perdita
della maggior parte delle sue proprietà nella Germania dell'Est; l'adatta­
mento alle mutate condizioni del mercato interno ed estero, con la
chiusura, ad esempio, di miniere di carbone; la costruzione di nuovi
impianti; l'acquisto e la v�ndita di partecipazioni azionarie; la cooperazio­
ne con i diversi partners; l'adattamento agli sviluppi tecnologici e alle
nuove condizioni ambientali; la soluzione dei problemi dell'energia e delle
materie prime; le novità e i cambiamenti nel regime obbligatorio e facolta­
tivo della previdenza sociale; gli effetti delle leggi e dei regolamenti sui
profitti e perfino sull'esistenza dell'impresa 23.
L'esempio della Ilseder Hiitte può servire a dimostrare che questi
aspetti hanno una grande importanza e che il valore di un Archivio
494
21 ARTUR ZECHEL, Aufgaben und Problem des Werkarchivs, in «Traditioll» 5 (1 960),
4/5. pp. 203 ss .• 207.
22 HANS H. MOLL, Grusswort, in «Archiv und Wirtschaft�, 12 (1979), 2, p. 3 1 ; cfr.
Vorbemerkungen zur Lage desArchivwesens der Wirtschaft, in «Informa­
HORST A. WESSEL,
tionsbericht der Gesellschaft fiir Unternehmensgeschichte» n. 5 (Novembre 1979), p. 27.
19 EVELYN KROKER, Das Bergbau�Archiv
0.0
cit., pp. 9, 12.
20 HORST A. WESSEL, Das Bergbau�Archiv und seine Bestiinde, in «ZUG,} 12 (1978), 3.
p. 183 (recensione).
495
23 HORST A. WESSEL. Unternehmen und Archiv. Gespriich mit Dr.-Ing. E.H. Gunther
Sassmannshausen, Vorstandsvorsitzender der Preussag AG, in «Informationsbericht der
Gesellschaft fur Unternehmensgeschichte» n. 5 (Novembre 1979), p. 33-37.
Horst A. Wesse/
Gli archivi d'impresa in Germania
d'impresa non può essere giudicato grettamente in termini monetari.
ditta fece la sua propaganda con la ristampa di due manifesti risalenti al
496
Spesso gli archivi hanno fornito elementi essenziali per chiarire gli aspetti
giuridici della situazione della proprietà o di questioni relative a diritti di
497
1904 28 .
Parlando di tali servizi, abbiamo toccato il tasto della « documentazio­
supporto della documentazione di contratti e di registrazioni contabili
ne oggettiva», che è integrativa delle fonti scritte. La documentazione
oggettiva di un'impresa si basa sulla raccolta dei suoi prodotti tipici, come
hanno consentito di calcolare esattamente il valore per la cessione di
pure su quella di materiali rappresentativi di un'ampia gamma di aspetti
miniere di ferrO 24. I servizi interaziendali dell'Archivio d'impresa riguar­
che si riferiscono alla sfera tecnica, economica e sociale dell'azienda 29. La
combinazione della documentazione iconografica e di quella scritta serve
usufrutto, a rivendicazioni di indennizzi e problemi analoghi. Con il
dano anche le branche dell'organizzazione del lavoro e dell'ordinamento
previdenziale. Per la preparazione e la realizzazione di seminari che
sostanzialmente a rafforzare la notorietà presso il più largo pubblico. I
affrontano temi generali e di corsi di addestramento aziendale e di
materiali archivistici aiutano sia a conservare quell'immagine esterna, sia
istruzione professionale l'archivio può evidenziare le radici storiche e lo
ad avviare nuovi processi di ricerca volti a mantenere l'immagine dell'a­
sviluppo dell'impresa e della sua struttura, offrendo una chiave di lettura
zienda in evidenza al cospetto dell'opinione pubblica.
per interpretarne lo sviluppo
25�
È fin troppo ovvio sottolineare l'importanza degli Archivi d'impresa
Così l'archivio diventa anche una primaria fonte di informazione per
le pubblicazioni aziendali
26.
per la ricerca scientifica: in essi il ricercatore può risalire a fonti primarie
nel loro stesso luogo d'origine. L'aumento numerico degli Archivi d'im­
Una funzione di rilievo che travalica i confini dell'azienda, sempre
presa viene perciò incontro al desiderio innato dei ricercatori di poter
svolta dali'Archivio, attiene alla sfera delle pubbliche relazioni e agli
rilevare una sempre maggior quantità di fonti primarie per infittire la
stimoli offerti alla ricerca. Tutto ciò che serve alla definizione dell'immagi­
trama delle scoperte scientifiche. Il ricercatore ha l'opportunità di ricevere
ne dell'azienda rientra nella sfera delle pubbliche relazioni; a nessuno
informazioni dettagliate sul tema della propria ricerca attraverso la consul­
sfugge, infatti, l'importanza di un archivio nel fornire materiale per una
tazione di un ampio materiale di base reso accessibile, accrescendo così
pubblicazione commemorativa. Lo sviluppo storico, i mutamenti nell'as­
l'attendibilità e l'esattezza delle sue tesi. L'archivio d'impresa permette al
setto societario dell'impresa, nelle strutture finanziarie e nei diversi settori
ricercatore di enucleare con chiarezza aspetti singoli e vicende di dettaglio
produttivi, la posizione dell'impresa nel mercato, la sua strategia durante
che sono state peculiari di quella determinata azienda. Studiando contem­
le fasi di crisi cicliche e strutturali, tutto ciò può essere descritto in modo
poraneamente diversi archivi d'impresa con l'ottica dell'economista, è
documentato ed esauriente solo con l'ausilio di un Archivio d'impresa ben
possibile enucleare linee di tendenza e direttrici di sviluppo in un determi­
Diverse imprese considerano assai gratificante una stretta coo­
nato settore in modo da confermare o demolire tesi preesistenti o ipotesi
gestito
27 .
perazione dell' Archivio con il servizio che organizza le visite all' azienda o
con l'ufficio stampa e informazioni.
correnti sulla sicura base delle fonti primarie.
Generalmente gli studiosi di business history, come pure i cultori di
L'Archivio d'impresa può offrire una iconografia utile per reclamiz­
storia economica e sociale, in Germania traggono notevole beneficio
zare i prodotti e per la pubblicità grafica in generale. L'ondata di
dall'avere a propria disposizione ottime fonti, anche se non tutte completa­
nostalgia che ha sommerso la Germania dagli anni Settanta ha spinto
mente accessibili, negli Archivi d'impresa di quasi tutte le grandi aziende e
molte imprese ad usare per scopi pubblicitari modelli,
di molte di medie dimensioni, in particolare nel settore industriale 30.
fotografie e
manifesti del periodo della loro fondazione, che erano ovviamente
due manifesti della ditta Bahlsen
Voglio dimostrare questa affermazione con un solo esempio. Alcuni
anni fa il signor Berkel dell'Università di Marburg cercava delle fonti
incontrarono un singolare consenso popolare: infatti mentre verso la fine
primarie per la propria tesi di dottorato su «Die Arbeitsgemeinschaft
conservati negli archivi. Nel
1968
degli anni Sessanta si disegnava la maggior parte della pubblicità con
l'occhio rivolto verso il futuro, il progresso e la modernizzazione, questa
24 Cfr. GISELA ECKERT, Vom juristischen Wert des Werkarchivs, in «Archiv und
Wirtschaft» 1 (1967/1968), l, p. 19.
2S
BERND WlERSCH, Archiv und innerbetriebliche Ausbildung, ibid. I l (1978), 2, p. 56 e
.
seguenti.
26 MICHAEL KALMUS, Archiv und Werkzeitschrift, ibid., pp. 53-55; CARL A . REICHLlNG,
Wirtschaftsarchiv und innerbetriebliche lnformation, ibid., p. 49.
27 HORST A. WESSEL, Unternehmensgeschichte und Wirtschaftsarchive . . cit., 3 : Gedan­
ken zur Abfassung einer Firmenschrift.
.
28
BEATE GRUBERT, Archiv und Werbung, nota 38, p. 59.
29 EVELYN KROKER, Museale Dokumentation am Beispiel des Bergbau-Archivs beim
Deutschen Bergbau-Museum Bochum, in «Archiv und Wirtschaft», lO (1977), 4, pp. 103,
105; cfr. MANFRED SeHONE, Archiv und Offentlichkeitsarbeit am Beispiel des Firmenarchivs
Henkel in Diisseldorf, in «Archivpflege in Westfalen-Lippe)), n. 1 1 , (Dicembre 1978), pp.
19-24; lo., Die Ausstellung «lmpulse eines Werks». in «Archiv und Wirtschaft)) 2 (1 969),
1/2, pp. 43-46; MANFRED KOSCHLING, Gedanken zu einer Ausstellung von Bildern und
Dokumenten zur Wirtschaftsgeschichte, ibid pp. 35-37.
30 ARTUR ZECHEL, Aufgaben . . cit., p. 207; HANS POHL, Unternehmensgeschichte.
cit.; BODO HERZOG, 40 Jahre (1937-1977) Historisches . . . cit., pp. 28, 36-44.
..
.
..
498
Horst A. Wessel
Chemie», un'istituzione fondata da datori di lavoro e sindacati per poter
affrontare congiuntamente i più gravi problemi di politica economica e
sociale. Egli tentò più volte con l'appoggio del suo relatore l'ammissione
all'Archivio centrale dello Stato della DDR, ZSTA, ma le autorità della
Repubblica democratica tedesca non diedero il permesso; ottenne lo stesso
rifiuto, sebbene per ragioni diverse, quando si rivolse ai sindacati. Le
Camere di commercio avevano perduto quasi tutto il loro importante
materiale durante la seconda guerra mondiale. Nell'Archivio federale di
Coblenza, il signor Berkel trovò soltanto alcune fonti frammentarie.
Molto utili risultarono allora le fonti degli Archivi d'impresa dell'in­
dustria chimica e dell'Associazione delle industrie chimiche (Verband der
Chemischen Industrie): esse conservavano materiali per tutti gli argomenti
di maggiore rilevanza, fornendo elementi sufficienti per valutare la que­
stione nel suo complesso 3 1 .
L'Archivio storico del Gutehoffnungshiitte Aktienverein (la più antica
ditta tedesca nel campo dell'industria pesante), che esiste da oltre quaran­
t'anni, è una fra le istituzioni più ricche di materiale. Fra il 1963 e il 1976 vi
lavorarono (come si legge nelle relazioni annuali dell'Archivio) laureati
provenienti da 21 Università tedesche e 34 straniere, sotto la guida di 44
professori tedeschi e 32 stranieri. Oltre alle citate tesi di dottorato vanno
ricordate anche numerose monografie. Si contano infatti, fino al 1976, ben
1 12 pubblicazioni scientifiche ad opera di studiosi esterni, basate su fonti
dell'Archivio; inoltre, dal 1937, l'istituzione ha prodotto direttamente altre
66 pubblicazioni. In occasione del suo settantacinquesimo anniversario la
Siemens Spa ha pubblicato la lista dei lavori scientifici basati sul materiale
del suo archivio storico 32 .
La pluralità degli Archivi e la stretta cooperazione tra Archivi regiona­
li e Archivi d'impresa è perciò in grado di fornire ai ricercatori una
quantità di fonti primarie. Eppure fino a qualche anno fa era difficile avere
un quadro preciso di tutte le fonti utili al lavoro su un certo argomento. La
Società per la storia imprenditoriale insieme ai rappresentanti dell'Associa­
zione degli archivisti d'imprese tedeschi ne ha recentemente pubblicato un
repertorio. Nella sua prima edizione, questo elenco degli archivi economici
tedeschi contiene l'indicazione di più di 400 archivi, con materiale fornito
da più di 700 fra imprese, Camere di commercio e associazioni di categoria
della Germania occidentale. Si tratta del più completo inventario di questo
genere. In genere viene citato solo il materiale disponibile per la consulta­
zione; un supplemento descrive le variazioni avvenute nel frattempo e
fornisce le schede di altri 50 archivi d'impresa. Lo stesso criterio è stato
seguito nel secondo volume, che è pubblicato con il finanziamento dell'Isti­
tuto di storia della banca (Institut fiir Bankhistorische Forschung) di
Francoforte e che contiene l'indicazione di oltre 350 archivi di istituti di
3 1 THEODOR BERKEL, Die Arbeitsgemeinschaft Chemie, (tesi di laurea), Marburg 1981.
32 BODO HERZOG, 40 Jahre (1937-1977) Historisches . , . cit., pp. , 33, 37.
Gli archivi d'impresa in Germania
499
credito e di enti finanziari. Tutti coloro che hanno esaminato la pubblica­
zione sono concordi nell'affermare che l'inventario ha soddisfatto una
esigenza da lungo tempo sentita dai ricercatori ed ha colmato una grave
lacuna 33.
A proposito delle molteplici e in genere assai complesse funzioni degli
Archivi d'impresa, ci si deve porre la domanda su quali siano le attrezzatu­
re, il tipo di organizzazione e i criteri - di conservazione Con cui possano
adempiervi.
La fondazione dell'Associazione degli archivisti d'impresa tedeschi
nel 1957 ha rappresentato una fase decisiva nello sviluppo degli Archivi
d'impresa. Le imprese, le Camere di commercio e il Bergbauarchiv sono
membri di questa associazione, che ha lo scopo di promuovere il sistema
archivistico nel campo delle materie economiche in generale, di sviluppare
gli studi avanzati di business history e di avviare la formazione e l'addestra­
mento pratico degli archivisti. Quest'ultimo problema è sempre stato
considerato importante, e lo è diventato sempre più nella misura in cui
venivano costituiti sempre nuovi Archivi d'impresa. Finora non vi era né
un centro di formazione né un curriculum di studio obbligatorio per tale
tipo di archivisti. L'Associazione degli archivisti d'impresa tedeschi decise
di fare un passo importante in questa direzione nel 1961 e da allora
organizza con successo corsi teorici e pratici 34 .
Concludendo, posso affermare che abbiamo in Germania un sistema
di Archivi d'impresa attrezzato ed efficiente, specialmente se confrontato
con quanto avviene negli altri Paesi. Ma questo non è sufficiente. Ritenia­
mo che il numero di archivi sia ancora troppo limitato se raffrontato con
quello delle imprese. Inoltre molti Archivi d'impresa non hanno ottenuto il
pur meritato riconoscimento a causa di fattori esterni ed extraaziendali. La
Società per la storia imprenditoriale considera come uno dei suoi compiti
essenziali quello di convincere i dirigenti industriali dell'importanza degli
Archivi d'impresa.
«Non esiste ricerca nella storia delle imprese senza gli archivi d'impre­
sa! Senza la conoscenza del passato, senza una chiara visione dei fonda-
33 Deutsche Wirtschaftsarchive. Nachweis historischer Quellen in Unternehmen, Kam�
mern und Verbanden der Bundesrepublik Deutschland, a cura di K. VAN EYLL, S. GRUBE­
BANNASCH, A. KALTENBRUNNER, R. KOHNE, C.A. REICHLlNG, H.-J. REuss, H.A. WESSEL,
1978; cfr. HORST
Stand und Bedeutung der deutschen Wirtschaftsarchive fiir die Wirtschaftsbio�
graphien der NDB. Bemerkungen zum Verzeichnis Wirtschaftsarchive, (relazione in occasione
del convegno sul voI. XI della Neue Deutsche Biographie, del 12 settembre 1978 a Colonia).
per conto della GeselIschaft fiir Unternehmensgeschichte e.V., Wiesbaden
A . WESSEL,
34 Cfr. Rassegna della stampa, in «Informationsbericht der Gesellschaft fiir Unterneh�
26 ss.; n. 5 (Novembre 1979), p. 64; n. 6 (Maggio 1980), p . 60;
Das Wirtschaftsarchivwesen in der Bundesrepublik Deutschland, in
«Archiv und Wirtschafh> 12 (1979), 1 , pp. 8�12, specialmente p. 9 e seguenti.
mensgeschichte» n. 5 , p.
OTTFRIED DASCHER,
Horsl A. Wessel
500
menti storici, delle fonti, delle motivazioni e delle contraddizioni, non si
.
può dominare il presente. E se non si sa dominare il presente, non SI può
forgiare responsabilmente il futuro» 35
HORST A.
WESSEL
GLI ARCHIVI DELLE IMPRESE IN GRAN BRETAGNA '
Associazione degli archivisti d'impresa tedeschi
A rileggere, dieci anni dopo, ciò che avevo scritto per la prima tavola
rotonda organizzata in Italia sugli archivi delle imprese l , mi sembra di
aver peccato, non certo di pessimismo per quanto riguarda la situazione
italiana, ma di un eccesso di ottimismo nei confronti del mio paese. E mi
spiego subito: non mi ero illuso su quanto si era fatto in Inghilterra (e da
allora si è fatto molto di più), ma non mi ero reso conto della vastità del
problema e dell'esistenza di una quantità innumerevole di archivi d'impre­
sa, che rende il lavoro di ricupero e di conservazione una fatica d'Ercole.
Per quanto si riesca a conservare molti archivi, per quanto la collaborazio­
ne sia frequente ed efficace tra studiosi, archivisti e imprenditori, gli
archivi salvati - in Inghilterra come in Germania - non rappresentano e
non possono rappresentare che una minima parte di quelli esistenti. Il fatto
è ovvio, ma la sua verifica è venuta puntualmente con la crisi economica,
che ha portato molte imprese alla liquidazione e molti studiosi ed archivisti
alla brusca consapevolezza dell'esistenza di tali archivi al momento stesso
della loro sparizione. In modo paradossale, l'organizzazione e le strutture
istituzionali per l'individuazione, la conservazione e l'inventariazione degli
archivi d'impresa si sono consolidate in Inghilterra proprio negli anni in
cui il patrimonio archivistico si impoverisce a un ritmo sicuramente senza
precedenti. Basta pensare che tra ottobre 1981 e giugno 1982 più di 300
imprese in media andavano in liquidazione ogni settimana, e che 7.500 di
queste erano state fondate prima del 1 946; solo nove archivi di queste
imprese sono stati salvati. Inevitabilmente tale sproporzione implica per gli
studiosi di oggi e di domani una scelta e una distorsione delle fonti imposte
arbitrariamente, perché è piÌl probabile che si salvi l'archivio della grande
impresa che non di quella piccola, e forse anche quello di un'industria
manifatturiera piuttosto che non uno del settore terziario.
L'organizzazione per la business history in Inghilterra rimane quella
di dieci anni fa, però notevolmente rafforzata. Il ruolo centrale nella
individuazione degli archivi delle imprese appartiene non all'equivalente
inglese della Sovrintendenza archivistica, la Historical Mannscripts Com­
mission, bensì a un'associazione volontaria, il Business Archives Council
* Testo della relazione presentata al Seminario Salvaguardia e valorizzazione degli
organizzato datrAzienda municipalizzata trasporti, Genova, 28w29 ottobre
/982.
l Tavola rotonda sugli archivi delle imprese industriali, in «Rassegna degli Archivi di
archivi d'impresa,
35 PETER VON SIEMENS, Unternehmensfuhrung und Geschichtbewusstsein, in «ZUG» 22
(1977), l , p. 3.
Statm>, XXXIII (1973). pp. 24-29.
502
Stuart J. Wooif
(BAC) 2. Tale associazione, composta - analogamente che in Germania
- di studiosi, di imprenditori con sensibilità storica e, in numero crescen­
te, di archivisti, si è andata rafforzando nell'ultimo decennio al punto di
essere incaricata del settore degli archivi delle imprese dalla Historical
Manuscripts Commission, ente pubblico, che tiene a sua volta il registro
degli archivi privati in Gran Bretagna. L'indubbio successo del BAC si può
attribuire non solo al suo spirito imprenditoriale, particolarmente adatto
ad un organismo che si occupa delle fonti della storia degli imprenditori,
ma alla sua collaborazione con gli enti pubblici, ciò che gli ha permesso di
aumentare notevolmente le sue risorse (derivanti prima solo dal tessera­
mento dei suoi 400 membri) e quindi il campo delle sue attività. Oltre alla
collaborazione con la Historical· Manuscripts Commission, occorre segna­
lare il successo del BAC nell'ottenere dal Social Science Research Council
(SSRC, l'equivalente del Comitato per le scienze sociali del CNR) un
contributo per censire gli archivi delle imprese. Ma lasciando da parte gli
aspetti finanziari, pur cruciali, occorre insistere sulla collaborazione con gli
archivisti nelle province, collaborazione che riflette una vera e propria
divisione del lavoro: il BAC segnala l'esistenza di un archivio al Records
Office o alla biblioteca universitaria della provincia dove l'archivio si
trova, e questi ultimi decidono se valga la pena di intervenire per salvarlo o
conservarlo.
Ciò che distingue le attività nel settore degli archivi d'impresa in questi
dieci anni è la crescente sensibilità verso l'importanza del problema in
ambienti sempre più allargati, il riconoscimento che gli archivi delle
imprese rappresentano qualcosa di nettamente distinto dagli archivi pro­
dotti dalle amministrazioni pubbliche. Tale sensibilità spiega da una parte
l'interessamento finanziario di una fondazione privata, la Nuffield Trust,
alle attività del BAC, ma anche la collaborazione diretta col mondo degli
imprenditori che è sfociata nella creazione, nel 1979, coll'aiuto finanziario
degli industriali, di un istituto universitario per la storia dell'impresa, la
Business History Unit alla London School of Economics.
Tuttavia, nel settore dell' archivistica delle imprese (come del resto nel
mondo reale) occorre riconoscere il brusco cambiamento d'indirizzo e di
attività imposto dalla crisi economica. Negli anni fino al 1 978 si è verificato
il consolidamento delle attività già descritte nella mia relazione precedente.
Nel 1973, per esempio, si tenne un convegno per organizzare il censimento
degli archivi d'impresa, secondo settori economici; nello stesso anno si
2 Il Business Archives Council (indirizzo: Denrnark Hall, 15 Tooley Street, London
Bridge, London SEi 2PW) pubblica una «Newsletter» trimestrale, da cui ho estratto la
maggior parte dei particolari citati in quest'articolo. Alla fine del 1983, la «Newsletten) era
arrivata al D. 53. Il BAC pubblica anche un'annuario, «Business Archives», il quale elenca
tutti gli archivi d'impresa depositati in un archivio pubblico. Dall'ottobre 1980 il Business
History Unit del London School of Economics (indirizzo: Lionel Robbins Building, lO
Portugal Street, London WC2A 2ND) pubblica una «Business History Newslettem semestra·
le, che comprende segnalazioni di libri sulla storia delle imprese ed anche sugli archivi.
Gli archivi delle imprese in Gran Bretagna
503
organizzò il primo di una serie annuale di corsi residenziali per archivis
ti
sui problemi tecnici specifici degli archivi d'impresa.
Fino al 1977 si segnala una serie di iniziative, quasi tutte del Busines
s
Archlves Council ma di solito in collaborazione e con l'aiuto finanzia
rio
soprattutto del SSRC, ma anche di qualche impresa o fondazione privata.
Dal 1978-1979 si affianca a queste attività, nel BAC, un servizio permane
n­
.
te dI controllo sulla liquidazi�n� �elle imprese, il Liquidations Monitor
ing
ServICe, che segnala agI!. archlVlstl della regione, in extremis, ma in tempo
ancora utile, l'esistenza di archivi di imprese in tali condizioni. Secondo
la
l�gislazione inglese, tali archivi passano al nuovo proprietario, se
l'impresa
vle�e s�vat�; ma, se essa va in liquidazione, sono mandati al macero
dopo
sol! seI mesI. Per comprendere questo diverso impiego delle risorse
del
BAC, una volta constatata la profondità della crisi, è sufficiente notare
che
a Londra il più grande studio di commercialisti specializzati nelle liquida­
.
z�om, nel settembre 1981 aveva in suo possesso ben 21 archivi, ed
aveva
bls?gno di un deposito di :,:i piani per gli archivi d'imprese che
gli
.
arnvavano al ntmo dI. qUIndICI casse la settimana.
Il censimento degli archivi d'impresa, a cui avevo già accennato dieci
anni fa, è continuato in modo proficuo in due direzioni, quella del settore
.
economIco e quella della regione geografica. Finanziati spesso dalle impre­
se del setto;e stesso <?er esempio le banche, le assicurazioni), oppure
dal
SSRC o da IS:ltutl dI. r�cerca, :ali censim�nti erano in Corso o complet
ati già
nel 1973 per I seguenti setton: commercIO marittimo, bancario assicura
ti­
vo, laniero e tessile, costruzione di mulini, ingegneria agric�la, cerami­
ca,oltre che dell'associazione degli imprenditori. In più si sono iniziati
vari
censimenti regionali in Inghilterra, ma soprattutto 'in Scozia dove
la
collaborazione tra studiosi, imprenditori e archivisti si è mostrat� validissi
­
ma. Alc�ni di questi censimenti sono pubblicati, come per esempio
quello
delle assICurazioni, che elenca più di 400 società 3 . Ma in generale l'indivi­
duazione di archivi, sia di settore sia singoli, viene segnalata sulla «New­
slettem del BAC, pubblicazione trimestrale.
Nel 1975 il BAC, con l'aiuto delI'Historical Manuscripts Commission
ha creato y Business Records Advisory Service, sezione specializ
zata pe;
�are cO�Slgho sulla conservazione degli archivi d'impresa, e per preparare
mventan Somman di tali archivi. Inizialmente l'Advisory Service aveva
:
. 3 H.A.L. COCKERELL e E. GREEN, The British insurance business
1547·1970, London
Hememann, 1976; ve�� anche, p�r iniziative analoghe distinte
da quella del BAC: L.A
RIT��lE, Modern BrltlSh ShlpbUlldi
.
ng: a guide (o historical records, London, National
Man�me Museum, 1980. (Maritime Monographs and Reports, n.
48); C.A.
Archlves ojt?e British chemical industry, in «Industriai Chemical Bulletin»,
I, n. 3, 1982; J.
LANE, A �eglster oJ business records of Coventry and related areas,
Coventry, Lanchester
P?lytechruc, 1977; D.J. ROWE, Northern Business histories. A bibliograp
hy London The
. .
Llb
.
" Archlves: a gUide
to archive resources in the United
. rary AssoClatlon, 1979; BntlSh
Kmgdom, �ondon, Macmillan, 1982, comprende anche degli archivi
RUSSELL,
'
.
nOn elencatI Come categona a parte.
"
d'impresa, per quanto
504
Stuart J. Woolf
scritto alle novanta società più importanti della Gran Bretagna, offrendo la
propria consulenza; già nel 1977 non occorreva più rivolgersi sistematica­
mente alle società, perché la notizia del servizio offerto si era sufficiente­
mente diffusa. I risultati di queste iniziative si sono dimostrati particolar­
mente riusciti: ogni anno cinque o sei archivi vengono depositati nei
Record Offices o nelle biblioteche universitarie locali 4. Cosa più impor­
tante, perché su scala più vasta, l'Advisory Service del BAC è riuscito a
individuare gli archivi di molte imprese, soprattutto di quelle più grandi,
comprendenti più sussidiarie o fabbriche in più località della Gran Breta­
gna; ha inoltre collaborato alla redazione di inventari sommari e ha offerto
la sua consulenza per la conservazione in Iaea. Come in Germania, questa
iniziativa ha funzionato efficacemente nell'individuare e conservare archivi
che altrimenti rischiavano la dispersione, se non la graduale decadenza.
Contemporaneamente il BAC ha preso l'iniziativa di fare dei censi­
menti di emergenza. Nel 198 1 , con l'aiuto finanziario di una fondazione, di
fronte all'imminente trasferimento in periferia del mercato del pesce di
Londra, Billingsgate Market, si è potuto individuare e salvare ben 37
archivi di mercanti di pesce e delle loro sussidiarie, oltre a quello dell'asso­
ciazione dei pescivendoli. In Scozia, l'associazione dei fabbricanti di birra
e di alcool ha sponsorizzato non solo il censimento del settore, ma ha
creato un deposito degli archivi delle imprese del settore, in collaborazione
con l'università di Heriot Watt 5.
Sempre nel campo dell'individuazione degli archivi, quasi quale svi­
luppo logico delle iniziative già descritte, il BAC, con l'aiuto del SSRC, ha
iniziato nel 1981 un censimento delle mille più antiche società per azioni
della Gran Bretagna. Lo scopo questa volta era di fare un censimento
storico anziché settoriale o regionale. Il criterio di scelta è la data della
prima registrazione obbligatoria delle società quotate in borsa, il 1856,
perché non esiste altro modo sistematico di identificare le imprese di più
antica origine, mentre si sa che in tali società erano confluiti archivi più
antichi, anche di altre imprese da esse assorbite. L'iniziativa, di ovvia
importanza per la storia economica inglese, consiste nella preparazione di
inventari sommari, che variano in lunghezza da poche pagine a più di
cento. Alla fine del 1983 questo Company Archives Survey aveva già
registrato gli archivi di 376 società, che comprendevano 1 . 167 archivi
d'impresa.
Il problema di dove collocare un archivio d'impresa, una volta
individuato, è stato a lungo discusso in Inghilterra. Come in Germania,
4 Particolarmente importante come deposito di archivi sia di sindacati, sia di federazioni
di mestieri o di imprenditori, è l'archivio dell'Università di Warwick. Si veda, University of
Warwick Library, Modern Records Centre, Injormation Leaflet (University of Warwick
Library, Coventry CV4 7AL).
5 Questa iniziativa è il risultato della collaborazione dello Scottish Record Office e della
Brewers' Association of Scotland. Si veda, «Scottish Brewing.Archive Newsletter». n. l ,
febbraio 1982 (Heriot Watt University Library, Edinburgh EHI IHX).
Gli archivi delle imprese in Gran Bretagna
505
l'opinione prevalente è stata di lasciarlo, dove possibile, in situ, e ciò per
più ragioni. Da una parte la presenza dell'archivio negli stabilimenti
dell'impresa agisce come incoraggiamento alla continuità, evitando una
rottura fra archivio storico e archivio corrente col passaggio regolare dal
secondo al primo. D'altra parte, mantenere l'archivio nell'impresa offre la
possibilità, rara per gli storici, di integrare la lettura dei documenti con le
conoscenze tecniche del personale dell'impresa. Inoltre, bisogna aggiunge­
re che ad ogni trasloco di un archivio si moltiplica il rischio di distruzione
di documenti. Evidentemente non si può, né si deve, conservare tutto;
purtroppo l'esperienza insegna che gli archivisti di carriera, poco preparati
in economia aziendale ma molto sensibili alle restrizioni di spazio negli
archivi pubblici, tendono a fare una scelta troppo severa, quando non
addirittura avara dei documenti da conservare, e a distruggere il resto. In
questa direzione il Business Records Advisory Service del BAC ha agito
bene, consigliando in modo continuativo le imprese sulla migliore maniera
di conservare e mantenere i loro archivi: nel primo anno di attività
l'Advisory Service è stato consultato da 65 imprese, di cui la grande
maggioranza ha tenuto i propri archivi.
Quali tipi di documenti siano da conservare rappresenta un problema
particolarmente delicato. Alla base del problema occorre riconoscere che
per la sua stessa natura un archivio d'impresa è composto di una documen­
tazione profondamente diversa da quella di un'amministrazione pubblica,
e che altrettanto differenti da quelle tradiziouali sono le conoscenze
richieste all'archivista di professione. I corsi specializzati organizzati dal
1973 dal BAC in collaborazione coll'università di Aston rappresentano un
riconoscimento di questo fatto. Oltre alla teoria (seminari di specialisti di
archivi d'impresa), tali corsi offrono aggiornamenti anche sui mezzi tecnici
di- ordinamento, conservazione e sistemazione (esempi sono il seminario
dell'archivista della Banca d'Inghilterra, responsabile della conservazione
dei documenti, sui modi di riparare i documenti danneggiati; o gli
opuscoletti pubblicati dal Business Archives Council su tali problemi, ad
uso quasi «interno>) di archivisti di imprese o di enti locali). E qui vale la
pena notare che buona parte degli archivisti d'impresa assunti in questi
anni dalle grandi società non hanno, pare, una formazione archivistica
regolare, ma hanno fatto pratica quali ricercatori nei censimenti degli
archivi d'impresa o in altre analoghe attività, come la preparazione di
inventari sommari. Si è creato, cioè, in maniera certamente imprevista, un
piccolo canale di carriera al di fuori da quello <<ufficiale», possibile in un
paese dove il titolo di studio formale non rappresenta un requisito legale.
Ma il problema della scelta della documentazione da conservare va
oltre, penso, la questione della preparazione tecnica degli archivisti ed
investe gli storici stessi. La spartizione tradizionale dei ruoli dell'archivista
e dello storico, il primo con il compito di scegliere, conservare e ordinare i
documenti, il secondo con la necessità di consultare le fonti, si fa sfumata
davanti all'incertezza dell'uno e dell'altro su che cosa si intende come
Stuart J. Woolf
Gli archivi delle imprese in Gran Bretagna
storia d'impresa. Esiste tuttora un problema quasi esistenziale della storia
d'impresa, una sua mancanza d'identità: la storia d'impresa, troppo facil­
mente si confonde con la storia industriale o con la storia economica in
generale. Proprio l'assenza di una precisa identità della storia dell'impresa
influisce sulla cernita dei documenti. In questo senso è obbligo degli storici
dell'impresa chiarire i propri criteri in modo da poter rendere meno incerto
per gli archivisti d'impresa che cosa distruggere e che cosa conservare. Qui
il ruolo attuale e futuro del Business History Unit presso la London School
of Economics si presenta cruciale perché, oltre a coordinare i più vari
interessi che riguardano la business history, il BHU si propone di andare
oltre la storia dell'impresa in quanto fatto individuale e singolo, verso una
storia più generale dell'industria studiata dall'interno, in quanto storia
delle due parti di ogni impresa, management e manodopera, ma anche in
quanto storia dello sviluppo tecnologico all'interno delle imprese, analisi
della storia industriale secondo le teorie dell'economia industriale, e storia
dei rapporti sempre più importanti tra settori privato e pubblico. Sotto
questo aspetto la storia d'impresa rientra nella storia industriale, di cui
però costituisce il nodo centrale. Quasi come controprova di questo si può
accennare alla felice iniziativa del Business History Unit, di stringere i
rapporti col mondo dell'imprenditorialità organizzando un seminario dove
sono gli industriali ad esporre ad un pubblico di studiosi e industriali
insieme le loro esperienze professionali.
In questo contesto si può concludere notando come la ricerca della
collaborazione col mondo imprenditoriale ha permesso un notevole svilup­
po nel campo dell'archivistica d'impresa in Inghilterra in questi ultimi dieci
anni, non solo quantitativamente (benché l'importanza di questo non sia
da sottovalutare), ma anche sotto l'aspetto del più facile accesso agli
archivi, anche di epoca molto recente. Prima della guerra il noto storico
G.N. Clark si augurava che le imprese permettessero l'accesso ai loro
archivi, esclusa la documentazione degli ultimi sessanta anni. Oggi, almeno
una trentina delle cento imprese più importanti della Gran Bretagna, in
linea con gli Archivi di Stato inglesi, aprono gli archivi fino ad un'epoca
anteriore all'ultimo trentennio, o al massimo cinquantennio; mentre lo
storico della grande società Courtaulds, D.C. Coleman, ha potuto dedicare
il terzo volume della sua storia agli anni 1945-1965 6. Questa tendenza ad
un più facile accesso agli archivi fino agli anni più recenti viene senz' altro
rafforzata dal ruolo propulsore svolto in questi ultimi anni dalle grandi
industrie nazionalizzate, i nuovi committenti della storia d'impresa: in
questi ultimi anni le industrie del carbone, del gas, dell'elettricità, le
ferrovie dello Stato, l'ente per l'energia atomica, il consiglio nazionale dei
porti hanno tutti incaricato degli storici di mestiere di scrivere la loro
storia " come nel settore privato ha fatto la Federation of British Indu­
stry. Il legame tra conservazione e ordinamento degli archivi d'impresa e
storia dell'impresa in Inghilterra si salda con beneficio reciproco.
506
6 D.C. COLEMAN, Courtaulds: an economìc and social history, volI. 3, Oxford, Univer­
sity Press, 1962, 1969, 1980. La «Business History Newsletteo>, n. 2 (1981) lamenta la
mancanza d'accesso agli archivi recenti, ma in confronto al contesto italiano, la situazione
inglese mi sembra molto positiva. Si può anche notare che il nuovo Dictionary oj Business
Biography (a cura di D.l. lEREMY del Business History Unit), London, Buterworths, val. l,
1983 (5 volumi progettati), comprende voci su imprenditori ancora viventi, purché non più
attivi dopo il 1970.
STUART
507
J.
WOOLF
Istituto Universitario Europeo, Firenze
e Università di Essex
7 L. HANNAH, Electricity bejore nationalisation. A study oJ the development oJ
electricity supply in Britain to 1948, London, Macmillan, 1979; lo., Engineers, managers and
politicians. The jirst fifteen years of nationalised electricity supply in Britain (1948-1962),
London, Macmillan, 1982; M. GOWING e L. ARNOLD, lndependence and deterrence: Britain
and atomic energy, 1945-52, volI. 2, London, Macmillan, 1974 (il terzo volume, in prepara­
zione, riguarda gli anni dal 1952 al 1960). Sono in corso di preparazione la storia del Nationai
Coal Board, dal 1945, di W. Ashworth; la storia del British Rail, di T. Gourvish; e la storia
del National Ports Council di G. Wilson.
Gestion des documents des archives de banques et d'entreprises en Espagne
GESTION DES DOCUMENTS DES ARCHIVES DE BANQUES
ET D'ENTREPRISES EN ESPAGNE *
A la lecture des numéros précédents de ce Bulletin du Comité des Archi­
ves d'Entreprises relatifs à la situation des archives des banques et des socié­
tés dans la plupart des pays d'Europe, j 'ai éprouvé un certain découragement
en observant le retard existant en Espagne, mais aussi un certain espoir en
pensant à tout ce que l'on peut et que l'on doit faire dans ce domaine.
En effet, on peut à peine parler aujourd'hui d'un système d'archives
d'entreprises en Espagne et moins encore de gestion proprement dite de
docnments dans ces archives.
L' organisation des archives publiques espagnoles est relativement
récente si on la compare à celle d'autres pays européens qui conservent
également des fonds d'anciens documents. Les organes directeurs chargés
de l'organisation de ces archives ont été en effet créés à la fin du XIXe
siècle. Après avoir subi une série de changements jusqu'à nos jours, i1s
dépendent maintenant de la Sousdirection Générale des Archives du Mini­
stère de la Culture, responsable d'archives aussi importantes, tant en ce qui
concerne l'intérèt que le nombre des documents, que les Archives de la
Couronne d'Aragon de Barcelone, les Archives Générales de Simancas, les
Archives des Indes de Séville, les Archives Historiques Nationales de
Madrid, ainsi que les 41 archives historiques provinciales et celles de
l'administration publique, sans compter un grand nombre d'autres archl­
ves qu'il serait trop long d'énumérer ici.
Pour s'occuper de tautes ces archives, l'Etat espagnol n'a à son service
que 107 archivistes officiels car c'est là le nombre de places d'archivistes de
l'Etat existantes pour tout le pays, facteur grave et décisif dans l'histoire
des archives espagnoles car, avec un nombre d'archivistes'si réduit pour les
archives publiques elles-mèmes, il est évident que l'on ait à peine pu
s'occuper des archives privées en général et de celles des banques et des
entreprises en particulier.
Il faut de plus rappeler que l'archivistique n'est pas enseignée à
l'Université en Espagne, ce qui représente une grande difficulté pour la
formation d'archivistes en dehors des institutions de l'Etat.
A cet effectif si Iimité, il faut ajouter le besoin évident de législation
qui s'est fait sentir jusqu'à présent car il n'existait pratiquement aueune loi
relative aux archives et les quelques anciennes dispositions légales en
* Il testo è stato pubblicato in «Bulletin du Comité des Archives d'entreprises/of the
Committee on Business Archives» , 7 (1984). pp. 47�51.
509
vigueur se référaient naturellement aux archives publiques. Maintenant, la
Constitution espagnole de 1978 expose dans son article 105 b) la nécessité
d'une disposition ayant force de loi qui réglemente <<!'accès des citoyens
aux archives et aux registres administratifs, sauf dans la meSUfe où cela
affecterait la sécurité et la défense de l'Etat, les enquètes criminelles et
l'intimité personelle».
Cette loi n'a pas encore été promulguée à cause de l'énorme activité
législative que le Parlement espagnol a dfr déployer par suite du change­
ment de régime politique qui s'est produit dans mon pays, mais il - est
évident qu'elle devra refléter le principe constitutionnel selon lequel les
archives espagnoles doivent ètre accessibles à tous les citoyens.
Par conséquent, jusqu'à présent la situation précaire des archives de
banques et d'entreprises a été fortement conditionnée par le manque de
personnel spécialisé et l'absence de législation. Il convient d'ajouter à ces
deux facteurs un troisième élément certainement décisif: le désintérèt
apparent des banques et des sociétés pour leur propre histoire et donc le
peu d'espace qu'elles ont consacré à la conservation de leurs documents, en
particulier ceux qui n'étaient pas strictement nécessaires à leur tache
quotidienne. Pour toutes ces raisons, les banques et les entreprises n' ont
pas toujours gardé leurs documents et, si elles l'on fait, ces documents
n'ont pas été organisés. En fin de compte, elles éprouvent une grande
-réserve et méfiance à en permettre l'accès aux chercheurs.
Ainsi, probablement à cause de ces trois facteurs, jusqu'à une date
très récente, on n'a pratiquement pris aucune mesure en vue de la
sauvegarde de la gestion et de l'accès aux fonds dcs archives privées et, plus
particulièrement, de celles des banques et des entreprises.
Il existe bien entendu certaines archives économiques d'anciennes
firmes qui ont disparu et dont les documents sont conservés dans des
archives publiques, comme par exemple les archives du banquier Simon
Ruiz qui avait une maison de banque à Medina del Campo (Vallodolid) au
XVIe siècle et dont les documents sont déposés aux Archives Historiques
Provinciales Universitaires de Valladolid depuis 1 974. Plusieurs ouvrages
de recherche ont été consacrés à ce banquier, entre autres le livre d'Henry
Lapeyre Une fami/le de marchands: les Ruiz. Les Archives Générales des
rndes conservent également les archives du Consulat de Cadiz qui datent
du XVIe siècle et une partie des fonds du Banco Nacional de San Carlos,
fondé en 1782 et premier prédécesseur de la Banque d'Espagne, est déposée
aux Archives Historiques Nationales. Passant à une époque plus récente,
les documents d'entreprises de l'Etat, telles que ENPETROL (Empresa
Nacional de Petroleo), ou de CEPSA (Compania Espanola de Petroleo,
S.A.), la plus grande compagnie privée de raffinage de pétrole d'Espagne,
sont gardés par les Archives Générales de l'Administration d'A1cala de
Henares qui ont également en dépòt une grande partie des fonds de
RENFE (Red Nacional de Ferrocarriles Espanoles), la Compagnie des
Chemins de Fer Espagnols. Toutefois, ces quelques cas isolés ne représen-
Maria Teresa Tortella
Gestion des documents des archives de banques et d'entreprises en Espagne
tent qu'une exception. Il existe d'une part un manque d'espace évident
dans les archives publiques et d'autre part un manque d'information très
fréquent dans les entreprises privées.
Cependant, l'intéret croissant pour l'histoire économique a fait aug­
menter de jour en jour le nombre des investigateurs qui recherchent des
informations dans les archives.
Il existe aujourd'hui, Oli il commence à exister, une prise de conscience
du problème et la volonté de le résoudre, bien que le manque de ressources
persiste et s'aggrave actuellement à cause de la crise économique (comme
dans la plupart des pays représentés ici, je suppose). Néanmoins, peut-etre
sous la pression d'une brillante et nouvelle génération d'historiens universi­
taires les choses ont commencé à changer et l'on voit se dessiner dans
certai�es banques et sociétés un COUfant vers l' organisation des archives en
vue de leur utilisation par les historiens pour établir leur propre histoire ou
bien pour permettre à des personnes qui n'appartiennent pas à leur
institution d'entreprendre des études dans ce domaine.
D'autre part, en ce qui concerne le manque de législation que j'ai
mentionné plus haut, il faut signaler que la Sousdirection Générale des
Archives du Ministère de la Culture, se basant sur une loi de «Défense du
patrimoine documentaire et bibliographique de l'Etat» de 1972, est en train
d'effectuer le recensement des archives espagnoles SOliS forme de guide.
Cet ouvrage représentera une très grande contribution à l'étude des
archives économiques, en particulier de celles des banques et des entrepri­
ses, car il est évident que pour connaltre l'état dans lequel elles se trouvent,
il faut d'abord savoir quelles sont les archives existantes et disposer du plus
grand nombre possible de renseignements à leur suje!. Dans ce recense­
ment, on insiste particulièrement sur la composition des archives, le
volume de la documentation, l'état de conservation, l'attention pretée par
l'institution propriétaire de ces documents, ainsi que les possibilités d'accès
offertes aux chercheurs. Un intéret particulier est naturellement consacré
dans ce recensement aux archives dont les fonds sont une source d'infor­
mation pour l'histoire économique, archives non seulement d'institutions
publiques mais aussi d'établissements privés tels que les banques et les
entreprises.
Les données recueillies se réfèrent à trois secteurs: premièrement, les
fonds des banques et des entreprises ayant une grande tradition et occupant
une position importante; deuxièmement, les archives des entreprises qui
ont atteint leur apogée à l'époque du développement industrie! espagnol
dans les années 1960 et celles des sociétés qui ont disparu après cette étape;
et finalement les archives administratives des entreprises et des banques
dont la création est récente.
Les premières données globales du Guide de recensement au sujet des
banques et des entreprises sont encore imprécises et e1les coincident toutes
sur le caractère restreint de l'accès à ces archives qui, dans la majorité des
cas, ne peuvent ètre utilisées que par le personnel de l'institution en
questiono Les données relatives à la conservation et à l'organisation de
leurs fonds documentaires sont également très vagues et font penser que
dans la plupart des cas, à part quelques exceptions, de nombreux docu­
ments sont détruits sans tenir compte de leur valeur. Cependant, quelques
exemples échappent à cette règle générale. Certaines banques privées
comme le Banco de Bilbao, le Banco Urquijo ou la Caja de Pensiones de
Barcelone sont en train d'organiser leurs documents d'intéret historique
afin de les mettre à la disposition des chercheurs . D'autres banques
officielles comme le Banco Hipotecario et le Banco Exterior de Esparla ont
également entrepris une action dans ce senso Finalement, la Banque
d'Espagne est la seule banque, ou entreprise si on la considère comme telle,
dont les fonds historiques se trouvent réellement à la disposition des
investigateurs. Mais cette situation meme est très récente. En effet, les
Archives Historiques de la Banque d'Espagne ont été inaugurées et leurs
portes ont été Olivertes au public le 2 juin 1982 à l' occasion du bicentenaire
de la fondation du Banco Nacional de San Carlos, prédécesseur de la
Banque d'Espagne actuelle.
Les archives de la Banque d'Espagne se trouvent dans l'édifice de son
siège central à Madrid où sont déposés les documents conservés depuis
1782, date de la fondation du Banco Nacional de San Carlos, jusqu'à nos
jours. Ce fonds comprend également les documents provenant d'une série
de banques qui ont précédé la Banque d'Espagne. C'est un fonds très
important tant pour son volume (environ 3.300 mètres linéaires d'étagères)
que pour sa richesse et sa variété.
Le Conseil Exécutif de la Banque a établi en 1979 que tous les
documents de plus de 40 ans conservés dans ses archives seraient considérés
comme historiques et pourraient par conséquent etre consultés dans des
buts scientifiques. Les archives ont donc été divisées en deux parties: les
archives de gestion qui comprennent tous les documents de moins de 40 ans
et les archives historiques qui accueillent les documents de plus de 40 anso
Cependant, dans le cadre des archives de gestion, aucun délai n'a été étabIi
pour transférer les documents des archives de chaque bureau ou départe­
ment aux Archives Centrales. Pour le moment, le seui délai qui a été fixé
est le transfert des documents des Archives Centrales aux Archives Histori­
ques quand ils atteignent 40 ans.
Pour terminer ce bref exposé sur les archives d' entreprises en Espagne,
il ne me reste à dire que dans le cadre de la commémoration du bicentenaire
du Banco Nacional de San Carlos qui a eu lieu le 2 juin 1982 au siège de la
Banque d'Espagne à Madrid a été tenu le Premier Congrès sur les archives
economiques des entreprises privées. L'objectif de ce Congrès, organisé
par les Archives Historiques de la Banque d'Espagne, était non seulement
de faire connaitre ces archives en inaugurant en meme temps sa salle de
lecture ouverte aux investigateurs, mais aussi de réunir un important
groupe d'historiens et d'archivistes pour étudier les problèmes des archives
de certaines banques et entreprises du XVIe siècle à nos jours. Les
510
511
;
!:
Maria Teresa Tortella
Gestion des documents des archives de banques et d'entreprises en Espagne
participants au congrès ont traité les questions relatives à la situation,
l'accès, les fonds documentaires et d'autres problèmes généralement com­
muns à une série d'archives dont la plupart étaient jusqu'à ce jour
inconnues.
Les différents exposés des arateurs ainsi que les interventions des
participants au cours des colloques qui ont eu lieu à la fin de chacune des
sessions de travai! ont mis en relief, pour la première fois en Espagne, un
certain degré d'abandon et d'oubli dont ont souffert d'une façon générale
jusqu'aujourd'hui les archives d'entreprises en Espagne.
Les principales conclusions de ce Premier Congrès sur les archives
economiques des entreprises privées peuvent etre résumées comme suit:
l . Il est urgent d'attirer l'attention sur l'importance de conserver les
archives d'entreprises, tache à laquelle devraient collaborer les pouvoirs
publics aussi bien que les historiens économiques qui pourraient le faire à
travers l'Association Espagnole d'Histoire Economique. On devrait égale­
ment tenir compte de l' opinion des archivistes et favoriser des rénnions de
ce genre au cours desquelles les historiens et les archivistes pourraient
échanger leurs points de vue.
2. Il est également important de signaler aux pouvoirs régionaux et
provinciaux la nécessité d'appuyer la conservation, la garde et le cataloga­
ge des archives privées existant dans les zones sous leur juridiction.
3. La tendance, mise en relief au cours du Congrès, de concentrer les
archives privées en les réunissant dans des centres déterminés ne signifie
nullement une décapitalisation documentaire des lieux d'origine de la
docnmentation car, dans la situation actuelle de nos archives, ce qui
compte c'est de ne pas les perdre.
4. Finalement, il faut insister auprès des banques et des entreprises sur
le fait que fien n'est étranger à l'étude de l'historien, qu'il n'existe en
général aucun document ni aucunes archives qui ne présentent pas d'intéret
pour le chercheur. De la meme façon qu'il ya 50 ans les livres de comptes
n'avaient pas un intéret historique, contrairement aux lettres des hommes
politiques de l'époque, des documents qui ne suscitent pas la curiosité des
historiens aujourd'hui pourront etre considérés intéressants dans 50 anso
Cette situation parait avoir cornrnencé à changer au cours de ces
dernières années. Par suite sans doute des derniers changements qui se sont
produits dans notre société depuis 1 975 et en meme temps de l'apparition
d'une nouvelle génération universitaire d'historiens, certaines institutions
bancaires - en commençant par la Banque d'Espagne - et certaines
entreprises - généralment de l'Etat - tachent actuellement de suppléer
aux carences du passé en s'efforçant d'organiser leurs archives et meme de
les mettre en condition d'etre utilisées par les investigateurs de l'histoire
récente de l'Espagne.
La loi qui devra développer l'article 105 b) de la Constitution de 1 978
où est consacré le droit des citoyens à l'accès aux fonds des archives et
registres administratifs sera un élément clé pour le futur des nos archives
historiques et par conséquent des archives privées, en particulier des
archives de banques et d'entreprises. Il est donc important que nos
1égislateurs soient capables d'élaborer des Ilormes flexibles et efficaces
permettant d'organiser les archives, tant publiques que privées, d'une
façon fonctionnelle dans le but de faciliter l'étude et la connaissance de
notre passé, non seulement de notre histoire ancienne mais aussi de la plus
récente.
512
De ce rapide examen de la situation des archives de banques et
d'entreprises en Espagne on peut peut-etre tirer quelques conclusions.
Notre position de départ est peu satisfaisante dans mon pays. Le
manque d'encouragement à la recherche qui s'est fait sentir durant tant
d'annés s'est traduit par l'absence de législation et la carence de ressources
humaines et matérielles dans nos archives historiques en général et dans
celles des banques et des sociétés en particulier. Jusqu'il y a très peu de
temps, on peut affirmer que les historiens ont à peine pu utiliser les
archives des banques et des entreprises. Cette affirmation nous parte à
penser que l'histoire bancaire qui a été écrite en Espagne s'est généralement
basée sur des sources secondaires.
513
MARIA TERESA TORTELLA
ChefdesArchives Historiques de la Br.mque d'Espagne
The organization of bank archives and documentation in the Soviet Union
TRE ORGANIZATION OF BANK ARCRIVES
AND DOCUMENTATION ON BANKING HISTORY
IN TRE SOVIET UNION *
The emergence of the first credit institutions in Russia dates back to
the period from the beginning to the middle of the eighteenth century and
is directly connected with the development of trade and industry in Russia
during that period l.
The first attempt to organize state credit in Russia was made in 1733,
when Empress Anna Ivanovna « ordered credits to be granted from the
monetary chamber against the security of gold and silver». This was a
short-lived undertaking and no documents of importance referring to its
activity have been preserved. But in 1735' a special manifesto of the
Empress loaned to Riga the sum of 100,000 thalers, which was to be repaid
over lO years (without interest). This capitaI was used to found the Public
Commerciai Bank of Riga (one of the first municipal public banks in
Russia) and to finance its operations.
The State Bank for the Nobility was the first state credit institution
which issued credits against immovable property mortgaged as security
from 1754 ono The Commerciai Bank for the Merchants was opened in that
year. Neither of these banks had any substantial effect on the development
of state credit and they were dosed in 1762.
Two commerciai banks were opened in ports in 1764, one in St.
Petersburg and the other in Astrakhan. Later on, the State Commerciai
Bank, which had a wide network of offices in Russia's ports, took over the
operation of those banks.
In the development of a state credit system in Russia a considerable
part was played by the State Loan Bank founded in 1786 to provide
long-term credits for the nobility against the security of populated estates
and for merchants who put up their houses and factories as a security. It
was dosed in 1860 in connection with the generai reorganization of state
credit institutions. For a short period of time (from 1798 to 1 802) the
Auxiliary Bank for the Nobility existed parallel to this bank.
From 1786 to 1847 the State Emission Bank also existed in Russia
* Il testo è stato pubblicato in «Bulletin du Comité des Archives d' entreprises/of the
Committee OD Business Archives», 5 (1982), pp. 39-44.
1 The history ofthe rise and developrnent of banking institutions before the revolution is
given in detail in the Historical Survey oj Government, Public and Private Credit Regulations
in Russia, compiled by Ya. L Pecherin from archive materials of the Ministry of Finance and
published in St. Petersburg in 1904.
515
whose direct function was to issue bank-notes and exchange them for hard
cash. From 1797 to 1817 (prior to the formation of the State Commerciai
Bank), it was also engaged in issuing sums of money against promissory
notes and goods security, against gold and silver, and also accepted goods
«for commissiofi» and storage, having a network of offices in a number of
the country's commerciai centres for the purpose. In 1 8 17, <<for the
purpose of enlivening the turnovers ofindustry and assisting in crediting
the commerciai estate», the State CommerciaI Bank was formed and it
continued in existence unti! 1860.
The creation of the State Bank in Russia in 1860 was the main measure
taken to reorganize the state credit institutions in the country. This
reorganization affected both centrai and local credit institutions. Accord­
ing to the Statute of 1894, the State Bank was engaged in « facilitating
monetary circulation, assisting, through short-term credit, home trade,
industry and agriculture and also consolidating the financial credit system».
New developments in Russia's economic life in the last quarter of the
nineteenth century expressed in radical changes in the stmcture of the
agrarian sector of the economy and in the disintegration of landownership,
and led to the founding of two new banks: the Peasant Land Bank set up in
1882 and the State Nobility Land Bank founded in 1885, both of which
were put under the authority of one manager in 1895.
Such is in brief the history and stmcture of the main state (govern­
ment) banking institutions in Russia before the revolution.
As well as state banking institutions, there was also a wide network of
private banks which dealt with both long-term and short-term credito The
most characteristic were the joint-stock commerciaI banks of which the
Iargest were: the St. Petersburg Private CommerciaI Bank (from 1864); the
Moscow Merchant Bank (from 1866); the St. Petersburg International
CommerciaI Bank (from 1869); the Volga-Kama Commerciai Bank (from
1 870); the Russian Bank for Foreign Trade (from 1871); the Riga Commer­
ciaI Bank (from 1 872); the Moscow International Trade Bank (from 1873);
the St. Petersburg-Moscow Bank (from 1 884) and the Russian Trade and
Industry Bank (from 1890).
In connection with the development of international trade and with
the penetration of foreign capitai into Russian industry, a number of
mixed banks were set up at the turn of the century: the Russian-Chinese
Bank, the Russian-Asian Bank, the Russian-French Commerciai Bank, the
Russian-English Bank, the Russian-Dutch Bank, and also foreign private
banks and branches of foreign banks in Russia.
Documentation on the pre-revolutionary banking history in the Soviet
Union is kept at the CentraI State Archive of Ancient Acts in Moscow the
Centrai State Ristorical Archive in Leningrad and also in local archives
(republican, regional and town).
After the Great October Socialist Revolution the main measure taken
to create a single credit system in the Soviet Union was the nationalization
516
Walerij B. Romanov
of private banks. The decree of the AlI-Russia Centrai Executive Commit­
tee, the country's supreme organ of state authority, dated December 14
(27), 1917, proclaimed banking to be the monopoly of the state. AlI
nationalized private banks were merged with the former State Bank. Wlth
these as a base the People's Bank of the Russian Soviet Federative
Socialist Republic (RSFSR) waS formed in early 1918. This bank granted
loans to nationalized enterprises.
In January 1920 the People's Bank was abolished and alI its credit and
debit facilities were transferred to the budget-executive board of the
People's Commissariat of Finance of the Russian Federation. The decision
of the AlI-Russia Centrai Executive Committee of October 12, 1921,
established the State Bank of the RSFSR. Hs purposes were stated in the
Statute on the State Bank: «The State Bank of the RSFSR was instituted
with the aim of promoting, through credit and other banking operatio,:s,
the development of industry, agriculture and trade turnover and also wlth
the aim of concentrating circulation of money and carrying out other
measures to establish such circulation. The State Bank is also charged with
the execution of cash operations, such as the collection of state revenues
and the paying out of expenditures» . The management of the Bank ,:"as
entrusted to a Board. The Bank set up local offices, branches and agencles.
After the formation of the Union of Soviet Socialist Republics, by a
decision of the CentraI Executive Committee of the USSR of July 6, 1923,
the State Bank of the RSFSR was reorganized as the State Bank of the
USSR. Gradually its powers and duties were extended. The State Bank of
the USSR operates on the basis of the Statute approved by the Government
of the USSR. From 1923 to 1981 the Statute of the State Bank of the USSR
was amended several times and approved anew. The State Bank of the
USSR which settles financial affairs in the Soviet Union is the sole bank in
the country which issues banknotes and grants bank credits to the national
economy.
In 1922, the Trade-Industrial Bank and the Russian Commerciai Bank
were founded. The Trade-Industrial Bank, which was later to be reorgaruz­
ed several times, was created for the purpose of granting loans to industry,
transport and home and foreign trade. In May 1932, the CentraI Executlve
Committee and the Counci! of People's Commissars of the USSR adopted
the decision « On the Organization of Special Banks for Long-Term Invest­
ments» . On the basis of (his decision, the Bank of Long-Term Crediting of
Industry and Electric Power Development (the former Trade-Industrial
Bank) was reorganized as a Bank for Financing the Capitai Construction
of Industry and Electric Power Development of the USSR « <Prombank»
for short). As well as the Prombank, several other long-term investment
banks existed in the USSR unti! Apri! 1959 for particular purposes, viz: for
financing capitai construction, trade and cooperation (Torgbank), !,or
financing public utilities and housing construction (Tsekombank), capItaI
investments in state enterprises and the organization of agriculture and the
The organization oJ bank archives and documentation in the Soviet Union
517
forest economy and for long-term crediting of collective farms and the
rural population (Agricultural Bank of the USSR). By the decree of the
Presidium of the Supreme Soviet of the USSR of 7 Apri! 1 959, « On the
Reorganization of the System of Long-Term Investment Banks» , alI
long-term investment banks were abolished and their operations were
taken over by the State Bank of the USSR and the newly formed AlI-Union
Bank for Financing CapitaI Investments (Stroibank SSSR).
In December 1 924, the Russian Commerciai Bank was reorganized as
the Bank of Foreign Trade of the USSR (Vneshtorgbank SSSR). The
Statute of the bank was approved at the same time. Vneshtorgbank was a
mixed joint-stock company and its main share-holder was the State Bank
of the USSR. A new Statute of the Vneshtorgbank was approved in August
1962, which stated in particular that « the Vneshtorgbank of the USSR is a
joint-stock company crediting USSR's foreign trade, currency operations,
settlements on the export and import of goods and serviees and other
settlements» .
The Vneshtorgbank of the USSR promotes the development of the
commerciaI and other economie ties of the USSR with other countries and
the expansion of trade at home and industry connected with the export and
import of goods.
At present, the State Bank of the USSR (Gosbank SSSR) and the
AlI-Union Bank for Financing Capitai Investrnents (Stroibank SSSR) have
a departmental network of banking institutions including republican,
regional (territorial), town offices and district branches .
The Bank for the Foreign Trade of the USSR (Vneshtorgbank SSSR)
has delate branches in a number of towns in the Soviet Union.
Two international banks also operate in Moscow: the International
Bank of Economie Cooperation and the International Investment Bank.
But in view of their status as international institutions, the documentation
accumulated in the course of their activity is not included into the State
Archive Fund of the USSR.
AlI banking institutions have archives, which are run by the adminis­
trative boards or the chancelleries of banking institutions .
In keeping with the Statute on the State Archive Fund of the USSR
(GAF SSSR for short), which recognizes the importance of banking
institutions in the system of the country's national economy, terms for the
preservation of documents in their archives are defined. The documents of
banking institutions are kept in the archives for a maximum of five to
fifteen years and then they are handed over to the State Archives. The
documents of banking institutions of country-wide importance are trans­
mitted to the Centrai State Archive of the National Economy of the USSR
and those of republican importance to the CentraI State Arcruves of the
Union Republics. Documents of local importance are transferred to State
Archives of territories and regions, districts and towns.
In their work banking institutions and their archives are guided by the
518
Walerij B. Romanov
relevant legislative acts of the USSR, the Statute on the State Archive Fnnd
of the USSR, the Fundamental Regulations on the Single State System of
Business Management, orders and instructions of the boards of banking
institutions, rules, methodological instructions and recommendations of
the State Archive service and also by the statutes on their archives. The
archives operate in accordance with an annual pIan approved by the head
of each banking institution and report to him on their activities.
The archives of banking institutions preserve the documents formed
and finalized during the activities of the structural subdivisions (boards,
departments). Documents forrning business files in structural subdivisions
are transferred to the archive according to the lists compiIed separately for
business items intended for permanent or temporary archive preservation.
Business items are subrnitted to the archive after being processed (bound
and properly formalized) within the time-limits established by the time-ta­
ble for the submission of business items, as a rule within two years after the
completion of business.
The main tasks of the archives of banking institutions are:
- ensuring the storage of documents, their registration and use;
- preparing doeuments intended for permanent storage far transfer
in the established arder to the State Archives;
- organizing the work of expert commissions of banking institutions;
- controlling the correetness of opening and formalizing business
items in conformity with the nomendature of business items and their
preservation in structural subdivisions.
The central archives of Gosbank of the USSR, Stroibank of the USSR
and Vneshtorgbank of the USSR also give methodological guidance on and
exereise contrai over the work and activities of the archives of the banking
institutions within their system.
Permanent expert commissions serving as advisory organs are set up
at banking institutions to organize and carry out methodological and
oractical work in relation to the expert evaluation of documents. Expert
�ommissions are guided in their work by the regulations approved by the
management of banking institutions, after they have been coordinated
with the respeetive State Archives.
At their meetings expert commissions discuss: lists of documents
arising from the operations of banks and institutions within their system,
indicating the terms of years during which they must be retained in the
archives; lists of documents of banks which must be permanently preserv­
ed; instructions on business management and other documents setting
norms for the treatment of archives and for the conduct of business
nomendature for business items; registers of business items subject to
transfer for preservation by the state. The lists of documents indicating the
terms of years for preservation in the archives are reviewed periodically. At
present, new lists of documents with prescribed periods of retention in the
archives have been prepared for the systems of the Gosbank of the USSR
The organization oj bank archives and documentation in the Soviet Union
519
and the Vneshtorgbank of the USSR. A similar list of documents for the
Stroibank system was approved in 1976. The system of the Stroibank of
the USSR provides also for lists of documents which must be permanently
preserved. Guided by the lists of documents, banking institutions compile
business nomendatures for ali the structural subdivisions (boards, depart­
ments) envisaging the grouping of documents into business items formed in
the activity of one structural subdivision or another and indicating appro­
priate retention periods. Every five years à summary nomendature of
business items is compiIed, which is agreed with the appropriate State
Archive.
Once a year the archives of banking institutions, with the participation
of expert eommissions, undertake an evaluation on a scientifie and practi­
cal basis of documents and select business items for permanent archival
preservation. An annual section of the register is compiled on the basis of
the selection processo While business items are undergoing selection in this
manner, a check carried out on the correctness of their formation and on
the completeness of their transfer to the archive of a banking institution.
Whenever necessary, adjustments are made in the nomendature of busi­
ness items. The annual summarized sections of business item registers aver
a period of two or three years are subrnitted far the approvai of the
respective State Archive.
Within the time-limitS established by the Statute on the State Arehive
Fund of the USSR, the archives of banking institutions transfer over their
business documents far preservation in the State Archives storage in
accordance with the approved lists.
This is a very brief outline of the organization of banking archives in
the USSR and the arrangements by which their documentation is commit­
ted to the State Archives far permanent storage.
WALERi] B. ROMANOV
Genera! dìrection of the Archives of the Stale
by the Councif of Ministers ofthe USSR
Business archives in Denmark
521
their employees had, and how their business wàs financed. Therefore it was
necessary to secure material, originating in the enterprises thernselves.
At the same time it was realized that the organizations of business life
were keeping important source material. In Western Europe the old system,
BUSINESS ARCHIVES IN DENMARK
pertaining to business law, broke down pari passu with the development
of capitalism, and new organizations, who were to safeguard the interests
of the trades and industries towardsthe State, were created. One consequence
of business enterprises, these records are iournalized and filed more or less
of the increasing influence of the new organizations was that great amounts
of important source material was accumulated here, in many ways iust as
carefully. After a number of years random parts of the material are discarded
important as the material in the archives of the centrai administrations.
and destroyed, where-by often relevant historical source material is lost. To
obviate this disadvantage the Danish State maintains the institution « Erhvervs­
pean countries. Whereas previously it had been considered the task of the
Every year considerable amounts of records are left over from alI kinds
This development caused a reorientation in the archives in most Euro­
arkivet» (The National Archives of Trade and Economy), whose task is to
archives to keep the files of the State administration from destruction, files
collect, register and make research into files from various business enterprises.
of private character were now being collected to an increasing extent. In
The work of the institution must be seen against the world-wide interest
the beginning generai fear of handing over partially confidential material
which has been shown concerning the archives of business !ife, an interest
to the public archives prevailed, but the archives succeeded in inspiring con­
stemming from the beginning of this century. This interest originates in the
fidence in the fact that breach of discretion would be avoided and that in­
economic-historical development since the middle of the 19th century; aIready
accessibility of the files would be secured for many years.
from the beginning of the 1 800s it became obvious, that the economic side
In the beginning of this century trade and science met in Germany in
of history could not be overlooked if a clear pieture of the past should not
a ioint action to preserve the files of trade and industry, and the result was
be formed. Here will only be mentioned, how the social commotion around
the establishment of special Archives of trade and economy. The discovery
the middle of the 19th century caused an increasing interest in employing
in 1902 of the fact that the House of Rotschild, due to lack of space, had
statisties for historical writing. The composition of Karl Marx' theories have
destroyed its files in Frankfurt, Naples and Paris, was one of the reasons
of course also created an increased interest in the economic-historical
for the division to take up the work. Both the representatives of science and
research. The development of the historical school of politieal economy
business realized that the only way of preserving the material was the set·
ting up of special Archives of trade and economy. The individuai companies
should aIso be mentioned, developed by Gennan economists around the mid­
dle of the century; this scientifie school, as you will be aware, reached similar
were, due to practical difficulties, unable to store their recordings. To this
results as those presented in England and France at the same time. The crucial
came that it was impossible for research to utilize such widespread source
fact of this development was the realizing of the economists of the impor­
material. The result was the establishment in 1 906 in Cologne of the first
tance of considering a certain development over a long period of time and
Archives of trade and economy, namely Rheinisch-Westfiilisches Wirtschafts­
the import ance of working with the facts of the economie life to an extent
archiv. The Archives were established on the initiative of Diisseldorf
they had not previously known.
Handelskammer (The Diisseldorf Chamber of Commerce), supported by
The source material of the economie-historieal studies was seeked in
the State Archives. Here was found files, showing the various prerequisites
prises of the Rhineland, both banks, industriai, mining, and railway com­
corresponding cooperations in the Rhineland. A number of leading enter­
of the industriai political provisions, made by the State; e.g. customs ac­
panies handed over their mes to the Archives in Cologne, from where several
counts, reports, contributions from business corporations etc., illustrating
important works on trade and financial history have emanated during the
the effect of the industriai political provisions made. The results, however,
following years. The initiative was taken up elsewhere in Germany, and
were distorted, as the source material, principally, only allowed business
regional Archives of trade and economy were founded, such as Das Ham­
life to be seen from the point of view of the alternating government; at best,
burgische Weltwirtschaftsarchiv (The Hamburg World Archives of Trade
the problems of the trades and industries were realized only when they had
and Economy), founded in 1908. Taking the pattern from Germany,
given rise to applications to the State.
What was needed was the possibility of viewing the history of business
Switzerland was quiek to follow, and in 1910 Das Schweizerische Wirtschaft­
sarchiv (The Swiss Archives of Trade and Economy) was established in Basel
life from within. For instance it was not satisfactorily iust to be able to
as well as Archiv fiir Handel und Industrie der Schweiz (The Swiss Archives
establish the size of the export of a certain article; it was essential to know
of Trade and Industry) in Ziirieh.
how the exporters organized the export, what they earned, what conditions
Finally the Netherlands must be mentioned as pioneer country, as
Ib Gejl
522
Nederlandsch Econornisch-Historisch Archief was founded in 1914 as an
independent institution which did not on1y act as archives but also as library
and publisher of scientific works. In a number of other countries it was decid­
ed to let the files of business life be included in the existing public Archives,
which has not proved to be a fortunate solution everywhere, as this field
of the work of these archives was often neglected.
In the USA the question of archives has been surrounded with special
Business archives in Denmark
523
chivist and the head of the State library of the town joined a commission,
headed by the mayor of Aarhus. A six year period of trial collections follow­
ed, instituted to elucidate the possible need for establishing the institution.
The work carried out during the summer of 1948 proved the presence of
such a need. At that time about 350 files from various companies, organiza­
tions, and individuai persons had been collected, representing 40 different
trades and industries and a time span from 1670 to 1 947. The files had come
interest and several hundreds of institutions have here collected material from
from trade and industry as well as from agriculture and craft; both the capitai
trade and industry. Many of the institutions, who have collected the files,
and the various parts of the provinces were represented. Furthermore various
have at the same time carried on historical research on trade and industry.
A common feature of the development in the Western European coun­
tries and in the USA has been the close contact and understanding which
business circles had shown an interest in the project, and through State
grants, grants from the municipality of Aarhus, funds and private persons,
the institution was gaining more stability.
has prevailed everywhere between science and trade. The files from business
The time had now come for the institution to assume a more definite
life have, as they have been collected, become valuable source material, when
carrying out historical research on trade and industry, on social conditions
shape, and it was decided to found the Archives of Trade and Economy as
an independent institution. The statutes included provisions, securing the
and biographies.
representation ofthe city council of Aarhus and of the university on the board,
The Archives on trade and economy have been an innovation within
formed by the comrnittee up till then. At the same time Mr. Vagn Dybdahl,
the archives system. Whereas the public Archives, besides their scientific
now D. Ph., was appointed day-to-day manager. Mr. Dybdahl had been par­
work, also have to carry out a considerable amount of adrninistrative work,
this does not apply to the archives of trade and economy who do not han­
ticipating in the work of the institution since 1942; he was since then the head
of the Archives, unti! in 1979 he was appointed to the job of State Archivist.
dle affairs, even half-way corresponding to the inquieries, received by the
Several procedures had been employed during the trial collectings. Some
State Archives from the centrai administration. This has consequently led
files were delivered as a result of circulars, sent to certain groups of enter­
to the fact, that the Archives of trade and economy have to a greater extent
prises, others following personal applications, while still others were handed
than the State Archives developed into research institutions.
In Denmark the problem of finding a suitable form of preserving the
over on the companies' own initiative. One especially beautiful set of files
was bought from a scrap merchant at a certain price per kilo. It had been
files of trade and industry was realized at a rather early stage. Already before
preserved almost intact for the period of 1 7 1 1-191 1 . Finally the Archives had
World War I the Danish archives were working at the question and the
received as deposits from the public archives a great number of files, preserved
development abroad was followed with great interest. Circumstances
for posterity as exhibits from the administrations of the judicial offices of
prevented, however, the establishment of any archives of trade and economy
bankrupt estates and decedent estates. These deliveries were of great impor­
at that time in Denmark. The State Archives were receiving some material
tance, providing the Archives with old files from even very small companies
from private enterprises, but it could not be referred to as organized collec­
tingo During the 1920s and 1930s, however, the matter attracted more and
of a character whose files would otherwise not be preserved. These deliveries
have comprised files from the years around 1730 and up to our time.
more attention, and in 1933 the head of the Danish archives department
Since the collection of files started in 1 942, both working premises and
pointed out that the best way of handling the problem would be to establish
storage facilities of the National Archives of Trade and Economy had been
special Archives of trade and economy. When collecting private files, rather
stituated in the town hall of Aarhus. Thanks to an accomodating attitude,
comprehensive material from various business enterprises was often brought
taken up by both the town government and the officials, working premises
to light and space conditions often made preservation impossible.
as well as storage facilities were expanded several times, but as time went
In 1942 possibilities were offered of implementing the pian. This hap­
by the possibilities became exhausted. The amount of files were steadily in­
pened in connection with the founding of the second Danish university at
creasing, but fortunately the university possessed premises which could be
Aarhus, which was to some extent supported by the presence of local in­
placed at disposal. From a fund, established by a business enterprise, the
stitutions like observatory and hospitals. Historians felt that archives, where
National Archives received a pecuniary gift, rendering the necessary
students could become acquainted with originai source material and the in­
rebuilding and interior arrangement possible. It now became possible to set
terpretation hereof, were greatly needed. Archives of trade and economy
up a reading room, thus allowing the adrnittance of visitors. The total storage
seemed an obvious solution, with a view to the faculty of economy at the
capacity was approx. 2.000 running metres of shelves.
university, and two professors of economy and two historians, the State Ar-
This expansion took piace in 1950, but the conditions were not really
Ib Gejl
Business archives in Denmark
satisfactorily as the rooms were scattered over several floors in two different
buildings. As fU!jhermore the university was steadily increasing and wanted
to law, the Archives may in case of special assignments try to raise funds
524
the rooms annexed soonest possible, the Archives succeeded in 1957 in ren­
ting a building, which had been functioning as railway station for a private
railway, then closed down. The building was very decayed as it had been
vacant for over a year, but it was restored and made suitable for the pur­
pose. This meant a total storage capacity of about 4.500 running metres,
and the working conditions for the staff were considerable improved. It was,
however, realized that this was only a temporary solution and in few years
the Archives were strained to the breaking point. The fact that the whole
collecting work rested on the principle of voluntariness made it difficult to
foresee the size of the deliveries beforehand.
The considerable changes, which took piace when the State actually took
over the institution in 1962, must be seen in the light of this.
At this stage the State was defraying approx. 77OJo of the operating ex­
penses of the Archives; when furthermore the situations arose that the storage
problems of the Archives seemed solvable through the taking-over of a
wonderful State building (described in « Bulletin of the Committee on Business
Archives», Nr. 3, Dortmund 1980) which had held a State library, now mov­
ed inta connection with the new university construction, negotiations were
held with a view to the layingdown of the future principles under which the
institution should operate. Following the treatment of the matter in the
Ministry, and negotiations between Ministry and the National Archives, it
was decided that the kind of arrangement of the conditions of the Archives,
which was most suitable and most in accordance with the development which
had taken piace, was a law, under which the State took over the institution
and which laid down the purpose and work of the National Archives of Trade
and Economy in conformity with the practice in force up till then.
The proposal was passed in the Folketinget (the Danish Parliament)
On the 25th May 1962, and it read, that the Archives are the State's historical
archives of trade and industry, and that the State should take over the in­
dependent institution the National Archives of Trade and Economy. It was
established that the task of the Archives was to receive files from the
organizations of trade and industry and from individuai persons, connected
with economie life, to piace such files at the disposal of historical research
and to carry out research work on their own. Moreover, the Minister for
Cultural Affairs would be authorized to establish more exact provisions for
the work of the Archives. Pursuant to law the work of the National Ar­
chives of Trade and Economy is conducted by an executive committee, con­
sisting of the State Archivist plus 2 representatives from business life and
2 representatives from the universities. The last 4 are appointed by the
Minister for Cultural Affairs for a period of 3 years at a time. The day-to­
day management is handled by a chief archivist who is also responsible for
the research work. He attends the meeting of the executive committee but
does not possess the right to vote. The State appropriations, necessary for
525
the operation of the Archives, are provided forin the budget, but according
from municipalities, organizations and private persons. The capitai, reverted
to the State on the taking-over of the independent institution the National
Archives of Trade and Economy, formed the basic capital of a fund, «The
Research Fund of the National Archives of Trade and Economy» , applied
to the furthering of research of economie history in connection with the Ar­
chives. The law came into force on the 1st October 1962. It did not alter the
object of routine of the Archives, but it meant more stability of the manage­
ment of the Archives which together with the acquisition of the building men­
tioned above created good working conditions far the staff. Hereby increas­
ed possibilities were opened up far the scientific utilization of the collections.
The formulated objective of the National Archives of Trade and
Economy is according to law the securing of files of socio·economie
character, when not of public origino On receipt of the files, care is taken
that these are as far as possible handed aver in their entirety, it being con­
trary to common archives' practice to split up a set of files. Thus, when
a man's work has principally fallen within economie life, his files belong
under the National Archives of Trade and Economy, although it may con­
tain objects from for instance public honorary offices and political activi­
ty, which by the way often derives from and is closely bound up with his
position in business life. Consequently the National Archives are able to
provide information about political, ecclesiastical, literary, and many other
conditions. On delivery, the owner of the files decides whether the files are
to be accessible immediately, or whether they shall be accessible only after
a number of years.
Others have not attached any other condition to the files than the wish
to be able to take decision themselves on each individual inquiry about ac­
cess to the files, others have allowed unrestricted access, while stili other,
have fixed a period of
lO,
20, or 40 years. As things stand today, where
the National Archives have become a rather well-established State institu­
tion, the institution meets with considerable goodwill and understanding from
the delivering firms. Often the delivery takes piace in consequence of the
companies' inquiry to the National Archives on their own initiative, in other
cases the institution makes an application to companies, when the daily press
or trade papers inform of closing-downs or amalgamations of existing com­
panies. There is a tendency towards delivering the material without submit­
ting it to any restrictions; it is, however, comman and quite natura!, that
part of it is encumbered with a 5-year clause, on account of competitors
in the particular trade who could otherwise obtain valuable information.
In some cases successive delivery is agreed upon, in other cases the Archives
are offered part deliveries. The institution takes up a very reluctant attitude
towards the latter solution, as this involves the risk of onIy the least interesting
things being handed over. The result is therefore, that the Archives usually
demand « everything or nothing» , which has often brought negotiations to
Ib Gej/
Business archives in Denmark
a fortunate conclusion. However, the principle has not been carried through
consistently; if, far instance, a later delivery of the rest has been promised,
the institution has in some cases accepted the part delivery at first.
It is of great importance that the whole country has hecome the field
of operation far the Archives . Denmark is small enough far a close intercon­
nection between business life in the capitai and business life in the provinces
as well as between one part of the country and another. To this must be add­
ed the great advantage, with a view to a great many sorts of researches, of
having the source material gathered as far as possible in one single piace.
Especially in the case of the large nation-wide organizations. Their files
amplify and supplement each other, iust as these files form an extremely im­
portant supplement to the archives of the centra! administration. The attitude
of the principal organizations towards the altemating problems may be seen,
but not the currents, decisive for the standpoint, taken by the organizations.
This, however, can be done in the archives of the organizations.
It is the ahn of the National Archives to colleet a representative material,
covering ali trades and al! parts of the country. Generally, the material col­
lected may be said to have its centre of gravity within the last 100 years.
Material from the last century appears only rarely, and when it does hap­
pen, it is usual!y preserved without any discardings. Besides, the organizing
principles have, with a few inferior departures, been necessitated by the
speeial character of the archi ves, as is the case in other State Archives. On
receipt of the material a primary sorting takes piace; the files are often in
such miserable state due to unsatisfactory storing facilities at the delivering
firm that this process can be rather extensive. With a view to storage capacity
a certain amount of discarding also takes piace during this phase. Most an­
nexes are discarded and double coverage is avoided as far as possible.
If on receipt, a set of files is arranged according to certain lines, this
existing order is, as a principal mie, not broken, but rather unfounded devia­
tions, if any, are brought under the system. Before arranging a set of files
finally in the storage rooms, its books and ioumals are provided with the
name of the firm in question, loose papers are taken out of letter-files, boxes
etc. and are packed with titled cardboard. Then a list of the contents of
the files is made up. If a delivery contains files from more than one firm
(what is often the case, for instance in files belonging to lawyers), these are,
as a principal mie, sorted out from the others into separate files. If on the
contrary the delivering owner of the files has not followed any certain Iines
of organization, an arrangement pian is worked out for the files. When work­
ing out the pian, care is taken to follow a certain, prepared pattem, devia­
tions are, however, made when special circurnstances make it necessary.
When the files have been arranged according to the pIan, the contents are
recorded and the files are arranged in the storage rooms. Up till now the
recordings have been made on cards, arranged geographically. Thus it is possi­
ble to see what files the National Archives possess from a certain town, region,
or distric!. For further guidance names of the individual firms and persons
are entered on cards with references to the recordings arranged geographical­
Iy, iust as a corresponding trade and industry register is available. Besides
these indispensable aids, others are worked out, far instance lists of letters
from particularly prominent enterprises and individuaI persons, just as a few
large sets of files have formed the basis of printed recordings.
In the course of time the National Archives have concurrently with the
collecting of files succeeded in getting a considerable reference library
together. With a nucleus of old directories, trade calendars, annual reports,
and old Hterature of commercial science, bought when the opportunity of­
fered, and also to a great extent received through receipts of files, the library
has grown to comprise almost 60.000 volumes. Mention should also be made
of the fact that the Archives have through a number of years colleeted iubilee
publications from firms ali over the world and that this part of the library
now comprises several thousand volumes of a kind of literature, existing
only to a very !imited extent in other public libraries.
Research work has been carried out constantly in the National Archives;
since 1949 the institution has published «Erhvervshistorisk Aarbog» (Year­
book on Economie History), which has included treatises on Danish economie
and social history. Many different fields of economie development have been
touched upon. Whithin commercial history, for instance, the connection bet­
ween Copenhagen and the North German Baltic towns in the years 1750-1807
has been treated, iust as several articles treat of the conditions surrounding
the previous Danish possession of the Virgin Islands in the Caribbean;
especially the plantation conditions. Of the more theoretical treatises may
be mentioned investigations into the book-keeping by double entry and the
unfair competition problem. The question of shop closing-time in Denmark
in the years 1840-1908 has been the subiect of a treatise, as well as the book
purchase in the Danish provinces far the period 1800-1850.
In the field of industry many trades have been pinpointed, for instance
the paper production, mineral-water manufacture, the technochemical in­
dustry of 1870-1914, the clothing, hat and textiles industry as well as piano­
manufacture. Furthermore theses have been written on industrial exhibitions
in Demnark during the last century. Among subiects, outside the field of
trade and industry, may be mentioned conditions surrounding banking and
credit business, inclusive of an investigation into the traditionally high level
of the rate of interest in Denmark. The mai! service in the 1 800s and the
consulate service in different periods have also been touched upon. From
the contents of «Erhvervshistorisk Aarbog» attention should also be drawn
to a survey on the research of economie history in the German Democratic
Republic in the years 1 945-1970 and to a comprehensive treatise on the in­
troduction of the 8-hour day in Denmark.
«Erhvervshistorisk Aarbog» has been purely thematic on two occasions,
namely in 1965 where the Anglo-Danish trade in the period 1661 -1963 was
treated very thoroughly through cooperation between the researchers of the
National Archives and the British historian of economics Mr. Brinley
526
527
528
Ib Gejl
Thomas' and in 1968 where the yearbook was devoted to « Det danske Lan­
dhusholdningsselskab» (The Agricultural Society of Denmark) .on :he oc­
casion of its 200 years' jubilee. This society has since its foundatlOn In 1769
and especially during the first half of its existance - played an Impor­
tant part in the adaptation of the Danish society to the demands of modem
times.
Besides « Erhvervshistorisk Aarbog» , the National Arch'Ives hav� put
.
.
out a number of special investigations in a separate senes of pubhcatlOns.
Within this field bibliographical aids have been prese�ted for the :esear<:h
o
of economie history, such as surveys of literature on mdu�tnal hIstory m
the period of 1945-1965 plus two catalogues of fo;eign hteratur: m the
reference library of the National Archives. For the f!le� of the agncultural
society mentioned above has been published an extensIve regIstratlOn and
register of joumals in two volumes, a work which is being contmued. Of
larger scientific theses may be mentioned a discussion on the Damsh com
and feedstuffs' trade from the 1880s to the 1906s, as well �s a comprehen­
.
sive study of the interplay between �olitical party-orgamzatlOn and the
1880-1913.
years
the
m
Denmark
political activity of the urban trades m
.
books
Archlves,
the
of
staff
scientific
Besides these issues, composed by the
some
on
pubhshed
been
have
institution
the
written by researchers outside
occasions.
.
lfwe should assess the situation of the National ArchIve� of Tr�de and
.
Economy in 1982, it may be established as a fac� , that th: mstItutlOn �as
.
during its relatively short life reached a rather promment posltIon wlth Damsh
historical research, the more so as two large publishing societies, a local and
a national, are edited by the staff of the Archlves. T�us, the number of
printed pages, issued from the institution every year, IS extreI?ely large.
For the time being closing down of flrms and amalgamatlOns lead to
a big accession of files. Fortunately an underground archive store has been
.
built as an annex to the main building, so that now the total cap�clty of
.
the institution is about 50.000 running metres, and probably thlS will cover
the room need for the next five or six years.
Though the financial circumstances have made it impossible to erIlarge
the staff the institution works, although forcedly, at a level WhlCh on the
whole m�st be considered satisfactory both as to service, procurement and
research.
-
IB GEJL
Archivist, Aarhus, Denmark
NEW TECHNIQUES IN RECORDS MANAGEMENT IN NORWAY*
A worldsplanning development.
roday's business is based on a flow
of actual information and fast communication . Shipping, banking, insurance
and trade need contact with markets inland and abroad. Manufacturing in­
dustry is based on research and technical information. Electronic data pro­
cessing, EDP, is a prerequisite for those who wish to keep pace with the
development . A govemment committee appointed to work for the develop­
ment and promotion of industry in Norway recently concluded that the enter­
prises which do not make use of EDP shall not survive this century . The
offer of equipment is abundant, but the bottleneck is knowledge and ex­
perience with the new techniques. As a consequence the government is plan­
ning more instruction in EDP in schooI .
I do not believe that the situation in Norway is very different from the
situation in other European countries The new technology is introduc
ed
.
by multinational corporations competing fiercely in the world market. They
offer a varieiy of computers, from the personal computer for small offices
and home use to super computers for the most advanced calculat
ions. To­
day's computers are smaller in size than the first to appear in the
market,
but their power and efficiency have multiplied. The software, or
programs,
has been developed and a well diversified affay may be adapte
d to the in­
dividuai needs of any office Il is no longer necessary with a speciall
.
y train­
ed staff to operate the machines, they have rather become a
tool for the
whole staff to facilitate their work. Not least the reduced prices
of hard­
ware and software will contribute to a breakthrough oLelect
ronic equip­
ment in office administration . One Norwegian manufacturer of
computers
told me they were expecting an annual market growth rate of
40"lo.
-
Ojjice automation and injormation processing.
Integrated use of
electronic data processing, telecommunications and microfilm systems are
the key factors of a technical revolution of office work. The office without
paper is no longer an utopia, though there is no reason to believe that the
paper will disappear from the offices in the near future. To this day the
flow of paper has been increasing, and it may be a relief to know that stilI
most of the records exist on readable paper. However, the new techniques
will be introduced, and of greatest interest to archivists are the different
systems for producing, distributing, storing and retrieval of information.
-
* Il testo è stato pubblicato in «Bulletin du Comité des Archives d'entreprises / of the
Committee 00 business archives}), 7 (1984), pp. 33-36.
Brila Rikheim
New techniques in records management in Norway
In Norway I found the most advanced records management in enter­
prise dealing with oil exploration and related industry, an industry whose
quick development is based on continuous geological investigations and
long term storing of records. The computer' s memory has limited capacity,
530
technological research. Its participants are multinational corporations, and
excellent
communications
within
an
organisation spanning a wide
geographical area are necessary.
.
Their archives and libraries have in most cases been reorgamsed and
ioined in one information department. Thus, at least in theory, there will
be but one piace to go to find necessary documented information in any
field. The traditional work of the archives department was to open the mail
in the morning, circuiate the letters and later file them. The new informa­
tion department will play a more active part by also being responsible for
the collecting and distribution of information, and at a later point decide
what is to be preserved.
The electronie equipment enables the enterprises to build up informa­
tion bases. From the terminai the staff have on-line access to the base, and
by using simple commands they are able to obtain information, to select
the parts of the base they wish to examine, sort data and extract the data
they need and use them for their own word processing.
A consequence of the new organization of archives is that records shall
no more be filed according to the medium they are produced in, but accor­
ding to the subiect treated in the text. The information department may
receive information in the form of printed matter, microfilm or magnetie
tape. These documents are filed electronically, that means, they are filmed
and registered in a special microfilm camera. The film code number and
some data from the document, names, subiects, and other search parameters
are fed into the computer. For later retrieval it is easy to feed some of the
parameters into the computer, and the film number code will appear on the
screen. After the right film cartridge has been put into the microfilm ter­
minai, the wanted document may be read on the screen, and if necessary,
a paper copy may be produced. This systems is called CAR, or computer
assisted retrieval. The old handwritten register of dai!y mai! has been replaced
by a computer and the drawers full of paper by a film file.
Usually documents appear in the form of original letters, computer print­
outs or mierofilm. Il is also possible to distribute reports and letters from
one terminai to another within the same system by help of telecommunica­
tion lines, without a piece of paper. Il is called electronie mai!.
A challenge lo Ihe archivist.
-
Introduction of new techniques implies
that the archivist shall cope with a multiplying flow of information. The
increasing volume of records demands a harder weeding, and it is more im­
portant than ever to make dear rules for preservation. In these questions
it is important to establish a cooperation between the public archives and
!he enterprises. The archives can give advice about what is important material
from an historic point of view.
531
The archivist shall also be responsible for handling the new media for
and it is an expensive media for storing records. Therefore the data to be
preserved must be transferred to other media at regular intervaIs. It is essen­
tial for a company to have striet routines for filing and preserving documents
from the computer' s memory, and it should be the archivist's task to super­
vise that adequate documentation is preserved.
New media for long term sloring.
-
Till today mierofilm seem to be
the best medium for long time preserving. Mierofilm has been used for about
50 years in Norway for storing records. About 600 Norwegian enterprises
use microfilm in their office routines today, and it has several advantages.
By mierofilm in strips or in fiches the records can be reduced to a
minimum. The method is regarded so safe that the Ministry has accepted
microfilm copies as documentation of the accounts during the obligatory
lO years the companies have to keep them for fiscaI reasons.
Microfilm is
used both for the actual records and to comprime and preserve older records
as an alternative to dispose of them. Even handwritten records can be
microfilmed if it is done with technieal skill. As I have already mentioned
there are now automatie systems for filing mierofilm and retrieval that make
mierofilm records easy to maintain. It is easy to copy mierofilm either for
security reasons or to simplify the lending out of records. Paper records
may be damaged and torn by rough handling. A microfilm is not exposed
to the same wear.
The right quality of films is supposed to last for 100 years if it is stored
under the right conditions. At regular intervals it is however highly recom­
mended to examine the film to see if it has been damaged.
There are different mediums for storing electronic records, punch cards,
magnetic tapes, hard disques and disquettes. When a company acquires new
electronic equipment, they often primarily think of the immediate advan­
tage they can have in handling the daily flow of documents and records.
They should also think of the condition of their archives in 20 years or in
100 years. Machine readable records are said to have two different lifetimes.
One is the period they may be stored and still are readable. The other is
the lifetime of the system in which they have been created. The national
archives of the nordic lands cooperate in this field and have regular meetings
to establish standards for the machine readable records they receive from
the administration. The national archives have already acquired some ex­
perience in the handling of microfilm and machine readable records, and
I hope the companies will take advantage of the experience and choose equip­
ment that will enable them to save their records for the future and take ali
necessary precautions to convert thern to new media when necessary.
Making a catalogue.
The Norwegian Institute for Private Archives
18 months ago brought one part of four in a microcomputer and a printer.
-
Brita Rikheim
532
For some years already we have been collecting information about records
in private custody or in public repositories far a catalogue to help scientists
to find the historic source material they need. The computer is used fOr'pro­
ducing the catalogue which now contains information concerning about 4.000
archives in all, of these 1 . 800 records are from business enterprises or business
organisations. By search systems they may be listed alphabetically, by year
of establishment, by location or by branch of business. This makes the
CENTRAL ARCHIVES FOR FINNISH BUSINESS RECORDS (ELKA)*
-'-
material more accessible, and questions from the public can be answered
more accurately and quicker.
The intention is that the catalogue shall be distributed to the history
the Finnish business records for the first time officially became evident in
departments of the universities and other scientific institutions in a microfilm
right time for establishing the archives and, after the Centrai Chamber of
format. An ordinary paper copy would be about the size of three telephone
directories, which is unhandy and more expensive to distribute than a
Establishment oj the archives.
The necessity of the own archives for
the institution of Chambers of commerce in 1937. lt was not, however, the
Commerce had performed investigations, the conclusion was made that it
was not economically possible to accomplish the project.
However, the need for making the archives management of the Fin­
microfilm version.
The updating of the catalogue is also simplified by the EDP-system.
nish business records more effective kept on to be a burning questiono Ini­
Once the data are fed into the system, they remain, and corrections and ad­
tiated by representatives of the National Archives and of trade and industry,
the Business Archives Association was established in 1960. The most essen­
ditions can easily be done.
tial aim of this association is to support the archives management by con­
-
ed routine mass operations like for instance mailing lists or individuai ac­
sultative and training activities. One of the concrete main aims was to con­
tribute to the establishment of the archives serving the Finnish trade and
counts in banks or insurance companies, the computers of our days are able
industry in our country.
Conclusion.
While the first generations of computers mainly handl­
to process information in a more refined way.
Computers combined with other technical equipment will be acquired
to collect, to distribute and to preserve information. Unti! now we have on­
Iy seen the beginning of this development. The new techniques are an ex­
In Finland we have a law on state aid for archives of private nature.
According to this law, state aid can be granted to private archives, where
the recorded material of the viewpoint of scientific research or correspon­
I l archives are
ding reasons has considerable importance. In Finland totally
cellent tool to the archivist, but in order to exploit this to the advantage
granted this state aid to maintain their activities. These archives are those
of the enterprise it is necessary that the archivist has a sufficient knowledge
of the political parties, trade unions and ethnography. According to a change
of their possibilities.
in this law made in 1974 the share of the state aid has been increased to
80% of the operational costs.
BRITA RIKHEIM
Archivist, Norwegian lnstitute for Private Archives, OsIo
The aforementioned change in the law economically enabled a realiza­
tion of the own archives for the Finnish business records. The city of Mik­
keli became interested in this project and, as a consequence, the Central
Archives Association for Finnish Business Records was established in 1980
by the National Archives and organizations of trade and industry together.
The founding members were: the Helsinki School of Economies, ltii-Suomen
Instituutin kannatusyhdistys r.y. (the Support Association of the East­
Finnish Institute), the Central Chamber of Commeree, the Business Archives
Association, the Central Union of Business Employers, the. Chamber of
Commerce of Mikkeli, the Mikkeli City, Mikkelin Liiiinin Maakuntaliitto
(the Provincial Association of the Mikkeli County), the Foundation for
Economie Edueation in Finland, the Finnish Cultural Foundation, the Fin­
nish Employers' Confederation and the Confederation ofFinnish Industries.
* Il testo è stato pubblicato in «Bulletin du Comité des Archives d'entreprises / of the
Committee on business archives» , 7 (1984), pp. 77-79.
Matti Lakio
Central archives for finnish business records (ELKA)
The City of Mikkeli had an old warehouse, which it restored and rented
to the association. Thus, the activities of the CentraI Archives for Finnish
Business Records started in May 1 98 1 .
Collection of the archives.
Companies"and organizations of trade
and industry as well as private persons in the service of trade and industry
can entrust their documents to ELKA.
Only documents recommended for permanent preservation an'd
documents being important of the company's point of view, although not
generally permanently preserved, are preserved at ELKA. As far as con­
fidentiaI documents are concerned, it shonld be possible to be informed about
the operation, economy and administration of the company in broad
outlines. In this case, indications of documents, which are to be destroyed,
should be enclosed.
534
The supreme decision-making organ of the associa­
Administration.
tion is a commission, the members of which are representatives of all found­
ing organizations. The commission meets twice a year, in the spring for the
annual meeting and in the autumn for the election meeting. The members
of the commission are nominated for two caIendar years at a time.
The administrative board of the association is responsible for the cur­
rent matters. This board consists of seven members elected for two years
at a time. The administrative board meets when necessary, normally,
however, 4-6 times a year.
-
Economy.
The state aid of the Centrai Archives for Finnish Business
Records amounts to 80070 of the operationaI costs. The state aid is granted
by the National Archives. The rest of the costs are paid by the association
of the Centrai Archives for Finnish Business Records together with the
city of MikkelL For the organizations, which entrust their archives to
ELKA, the service is free of costs. This is to ensure that companies without
means have the same advantages of permanent preservation as the rich
companies.
-
Tasks. - ELKA is a national institute serving the trade and industry
in our country. The tasks of ELKA comprise to collect, arrange and preserve
the documents of trade and industry organizations and companies as well
as of private persons being in the service of trade and industry. ELKA is
aIso supposed to put these documents at the disposal of the scientists. Fur­
!her, ELKA collects literature related to trade aud iudustry as well as priuted
and duplicated publications concernings companies, Le. annuaI reports,
baIance sheets and income statements as well as company histories. The aim
of this operation is to make ELKA a versatile information centre serving
trade and industry as well as scientific research. Lists on elsewhere preserv­
ed significant company archives are available also at ELKA.
Accomodation.
ELKA is accommodated in a three-storied former
warehouse with an area of l. 107 m2, earlier used by the Finnish Army. Of
this area, 760 m2 is storehouse area with totaIly m. 6.700 of shelves. There
are two research rooms accommodating 12 researchers in the archives.
535
-
The archives users.
During the two years of operation of ELKA there
have been clearly different user groups. A significant user group has been
the large industriai plants entrusting the archives of smaller companies, which
have been fusioned with them, although they stilI take good care of their
own archives. An ever growing group is formed by the old large companies,
whICh want to preserve their vaIuable archives safeJy for future generations.
These archives are often old and sometimes very extensive, too. Material
of younger date and even of today's date is represented by the archives of
companies, which have gone bankrupt.
Most of the archives preserved at ELKA are entrusted by organizations
an� industriai plants. Except for archives of the companies, only a few ar­
chlves of shops and service institutes are entrusted.
-
Customers' service.
The company archives are preserved at ELKA
as an entirety in the name of either the entruster or the company. The sur­
render can occur either as a donation or as a preservation contract. The en­
truster can set limits for the publicity of the archives. The entruster himself,
however, always has access to the documents he needs.
ELKA aims at, as soon as possible, arrange the entrusted archives and
pIace them at the disposaI of the scientists. The scientists have unIimited
access to literature, annuaI reports and other printed matters preserved at
ELKA. The aim is to create good possibilities of developing the research
work related to trade and industry as well as company operation, and, at
the same time, act as a source of information for trade and industry.
-
-
Personnel.
The permanent personnel consists of six persons. In ad­
dition, temporary trainees are used. However, the personnel is not suffi­
cient, because the archives are increasing by m. 1 .000 of shelves annually
and the more the activities of ELKA are getting known, the more the quan­
tity seems to grow.
-
MATTI LAKIO
Director oJ CentraI Archives for Finnish Business Records
Business archives in Israel
BUSINESS ARCHIVES IN ISRAEL
•
There is some difference of opinion among archivists in Israel as to
the meaning of the term « Business Archives» . Does it refer to an Informa­
tion Center, which holds business records mainly from the industry, or does
it mean the archives of an enterprise? I prefer the second opinion. In order
to look into the economy of a nation, one must preserve not only the records
of industries but also commerciai, financial, agricultural and Trade Unions
records. According to this point of view l'Il try, in this paper, to refer to
these various sectors of the economy and to their records.
In order to understand the current situation in Israel, a little background
may be of interest.
The Archives Law, which was enacted in 1955, regulates the archival
activities in Israe!. The Law gives the State Archivist the authority to super­
vise thase activities.
Paragraphs l , 8 and 14 of the Archives Law deal with archival material
like the one we are interested in:
«1 . . . . archival material�} means any writing OD paper or 00 ather materia1 and any sketch,
diagram, map, drawing, label, file, photograph, film. gramophone record and the like .. .
(2) which are situated anywhere and which are relevant to the study of the past, the people,
the state or society or associated with the memory or activities of persons of note.
8. (a) The State Archivist shaI1 keep a register of archival material which is in the hands
of private owners (hereinafter: «the register»). (h) There shali be entered in the register ar­
chival materia! of value, as the State Archivist may dete�mine, whicb is owned or possessed
by private individuals and institutions and is not deposited in public archives.
14. (a) A person shall not destroy, atherwise thao under a permit fram the State Archivist,
archival material in his private possession, except material which has been offered for deposit
in the State Archives and which the State Archivsit has refused to accepN.
At the beginning of 1 980 a questionnaire was distributed by the Israel
Archives Association, to 235 firms, in which questions were asked about
the existence and maintenance of business records. Only 25 firms respond­
ed to it, which is a significant percentage. Unfortunately the people who
are active in the economy sphere don't think about their records and don't
give much thought to them. When reminded about them they usually say
either: leave me alone, I have too much on my mind to bother with records;
or: yes, you are right, it is a shame, we have to do something about our
records, but not now, . . .
* Il testo è stato pubblicato in «Bulletin du Comité des Archives d'entreprises / of the
Committee 00 Business Archives;;, 4 (1981), pp. 45·50.
537
The answers to the questionnaire carne from the four economie sectors
that I am going to presento Almost unanimously, the answers to the ques­
tionnaire indicated that the firms had neither archives nor an archivist. Some
have a records center but only one has a qualified records manager.
Dealing with business in Israel we have to remember that there are four
economie sectors: Governrnent Corporations; Private enterprises; Generai
Federation of Labour in Israel; Kibbutzim and Cooperative Villages.
Government Corporations.
Govemment Corporations are subjected
to the Archives Law as Institutions of the State by a special decree. Most
of the corporations which are not included in the decree are « private ar­
chives» (according to paragraph 8 of the Law). Government Corporations
which are Institutions of the State function under the supervision of the State
Archivist through the State Archives. They use the procedures and regula­
tions issued by the State Archivist or the State Archives especially with regard
to the destruction of archival materia!. Although the number of staff of
the State Archives who works directly with Government Corporations is
limited, many of the corporations are under supervision. As Institutions of
the State they can deposit their records in the State Archives, but we found
that they are very reluctant to do so. They prefer to keep their records
themselves . None have an Archives, but most of them have a Records Center.
The Records Centers differ in size and nature, there are those which include
only the financial and operational records and those which hold ali the cor­
poration records. For example: Israel Aircraft Industry Ltd. has a records
center which holds records from 1953 to 1980 totalling 5.250 linear meters;
Water Planning for Israel Ltd. which was founded in the same year sent
its records to a commerciai records center and they amount to a total of
620 linear meters for the period 1952-1979, but this corporation did not
transfer to the Records Center legai documents, minutes of meetings etc.
-
Private enterprises.
The private enterprises include industry, com­
merce, finance and agriculture. ,
Since we had a very poor response to the questionnaire, our knowledge
about records of private enterprises is limited.
As in the Government Corporations none of the private enterprises have
any archives. Most of them don't have a records center and they put their
« old» records in cellars, attics and warehouses. They are not subjected to
the Archives Law unless an enterprise entered in the register (see par. 8 of
the Law). But they must hold on to their records in accordance with the
Income Tax Regulations, the Statute of Limitation and the regulations of
the Registrar of Companies. However, private enterprises deposit their
historical records in Public Archives. « <Public archives» means archives own­
ed or managed by a body not having as its object the achievement of pro­
fits. They are operated in accordance with rules prescribed by regulations
and which have been approved by the Government, . . . » , par. 1 of the Ar-
Zohar A/oufi
Business archives in Israel
chives Law). These depositions are done according to contracts signed be­
tween the enterprises and the Archives in questiono
As mentioned above there are enterprises that are entered in the register,
for example: Bank Leumi Le-lsrael; El-Yam Shipping Company; Egged
(public transportation); Teva, Pharmaceutical lndustries Ltd. I ought to men­
tion that Egged have started to establish their own archives, recently, under
the supervision of a qualified archivist.
Most of the industriai enterprises are organized in the Manufactures
Association of lsrae!. This association has a representative in the Higher
Archives Council, but its historieal records were burnt about 1 5 years ago,
when the association made room for its bank in its building.
Thc Chain-Stores keep their records in the same manner as industriai
enterprises. It is my view that the small or family business keep their records
only a very short time and then destroy them. There are Chambers of Com­
merce in every city and town, but because they didn't replay to the ques­
tionnaire we don't have any information about them.
Most of the finance companies (ineluding insurance) have a records
center and they endeavour to give to their employees professional training
in Records Management.
As you know lsrael became an independent state in 1948, and com­
panies whieh were founded before this date changed their status quiekly.
They adapted themselves to the various changes in the situation in the coun­
try. Bank Leumi Le-lsrael is a good example of this. In 1903 the Anglo
Palestine Company was founded under the aegis of the World Ziònist
Organization. Twenty-eight years later the Company had changed its name
and status and became the Anglo-Palestine Bank. When lsrael became an
independent state the bank adapted its final name and status and became
Bank Leumi Le-lsrae!. Thus the records which belong to the Anglo Palestine
Company and whieh derive from the period 1903-1940 are deposited at the
Centrai Zionist Archives, while those dating since 1940 are in the custody
of the bank itself.
Agriculture has played a major role in the economy of lsrael since
the 19th century. In the beginning there were the farmers in the villages
(Moshavot). Each farmer had his own portion of land which he and his
family cultivated. Now the Moshavot have become towns and local coun­
cils and onIy a small percentage of their citizens are farmers. The records
dealing with agrieulture in the Moshavot are either in the local archives
as the records of the local council or in the possession of the farmer's
families. The local archives do their best to persuade the families to deposit
their records in the archives. It is a difficult and tedious work but it has
its compensations.
The farmers are organized in the Union of Farmers in lsrae!. This
organization keeps its records in its headquarters in Tel-Aviv. A few years
ago it tried to establish an archives but till now it is still in swaddling­
elothes.
Generai Federation of Labour. - The General Federation of Labour
in Israel (GFL) was founded in 1920, and it unites (he Trade Unions. In
the twenties when many people were unemployed, the GFL established com­
panies of its own (mainIy co-operatives) in order to alleviate unemployment.
Since then those companies expanded and now the GFL has become an
economie power not onIy by virtue of its Trade Unions but also by virtue
of its industriai and marketing enterprises. Its objective has been «to engage
in agricultural settlements, industry, construction and supply in both town
and country on the basis of mutuai aid and responsibility» .
In 1936 the GFL founded their own archives: The Archives and Museum
ofthe Labour Movement (AMLM). These archives are recognized as a Public
Archives.
According to a resolution of the GFL Centrai Committee, ali the GFL
economie institutions, the Trade Unions, the Workers Councils and Welfare
institutions are required to deposit their records in the above mentioned ar­
chives.
Thus we find in the AMLM the records of the National Union of Print­
ing Workers; the records of the National Union of Metal, Electrie and Elec­
tronic Workers� the records of Clerical, Administrative and Public
Employees; the records of the Agriculture Workers' Organization
and those
.
of Kupat-Holim (the Histadrut - GFL- siek fund) .
Like the Governrnent Corporations the GFL enterprises prefer to main­
tain their own records centers. But the AMLM supervises and inspects the
destruction of their records.
538
539
Kibbutzim and Cooperative villages.
The Kibbutzim and Cooperative
village have records as follows:
a) OnIy some of the cooperative villages have archives, but we can find
records about them in the State Archives and in Public Archives, as well
as in the farmers families. Since the Cooperative Villages Movement is related
to the GFL its archives are deposited in the AMLM.
b) The kibbutz is a unique way oflife. The property is commonly owned
and each member works according to his ability and receives according to
his needs.
During the last two decades the kibbutzim established one or even more
enterprises in their « economie sphere». They just had begun to understand
that agriculture is not enough in order to « make a living». These enterprises
were, at the beginning, an auxiliary source of income, but through the years
they became the main one. While it is true that in one respect this modifica­
tion meant that the kibbutzim had changed their originai commitment to
agricultural settlement, it is also true that by doing so they adapted themselves
to a modern way of life and to recent development in the country. Givat­
brenner, for instance, has about seven enterprises: amongst theffi a preserv­
ed food factory, a furniture factory and a guest house.
Being practieally independent units, the kibbutzim began to establish
-
Zohar A/ouli
Business archives in Israel
their own archives, about 1 5 years ago. Now almost every kibbutz has ar­
chives, in which we find records of the sodal, educational and the economie
life of the kibbntz. Records dealing with agrieulture are preserved for
unlimited period in their own archives. In these archives we can also find
a part of the records which belong to the kibbutz industries. Most of the
industries prefer - like the industries of other sectors - to maintain their
own records center.
The kibbutzim themseIves are organized in four movements: Ichud
Hakvutzot Ve'hakibbutzim; Hakibbutz-Ha'artzi - Hashomer Hatza'ir;
Hakibbutz Hameuchad; Hakibbutz Hadati. Each movement has an archive
of its own. In it we find the policy records concerning the economie life
of the kibbutzim which belong to this movement. Two of those archives
are directed by qualified archivists.
c) RecentIy kibbutzim of the same region established «joint enterprises» ,
mainIy in the industry domain. Records about those enterprises can be found
not only in the individual archives of each of the joint owners, but also in
the records centers of the enterprises themselves.
In the 1967 the Faculty far Management in Tel-Aviv University found­
ed the Israel Business History Documentation Center. The center collects
Balance Sheets, Press Cuttings and Publications from and about companies,
mostIy about those whieh are members of the Israel Stock Exchange. It has
material beginning in 1955. The center does not intend to coIIect records
and to become an archive.
This paper demonstrates that one can find records about the economie
life and economie history in Israel, but that these records are scattered in
various archives and records centers. Several attempts were made to establish
the Israel Business Archives within one of Israe!'s universities. Unti! now
unsuccessfuIIy.
We alI know that the modern worId prefers to use terms like « Records
Centers», «Inforrnation Center» or « Documentation Center» instead of «Ar­
chives» . This last word breathes antiquity and seems to have no pIace in
modern business. I, myself, don' t mind if it is called a « records center» or
an « archives» as long as the records are preserved or destroyed in accordance
with the demands of the law, and under the supervision of qualified archivists.
Businessmen become so involved with the activities of the moment and plans
for the future that they have no time to be concerned with events that hap­
pened decades or years ago. So we, the archivists, have to try to convince
them to let us do our job as we know it must be dane. They have to under­
stand that their company can profit if their records wiII be managed by qualified
archivists. There is no use in hiding records or in keeping them in basements.
The records must be transferred to archives and must be kept for posterity
far the use ofthe State and its dtizens, scholars and the enterprises themselves.
The necessity of a Central Business Archives stilI remains an open ques­
tion. It is a diffieult task to persuade heads of firms to transfer their records
aut of their immediate controI.
In my opinion it is preferable to keep the records within the enterprise.
But keeping them it is not enough. The enterprises must have organized ar­
chives under the directorship of qualified archivists. In doing so they wiII
be able to keep under their control the records created by the enterprise from
the moment of their creation unti! the day they have to be either destroyed
or transferred to the archives. To this end our duty as archivists is not only
to encourage the establishment of business archives but also to educate a
new generation of archivists.
540
541
ZOHAR
ALOUFI
City Archivist, Municipality oJ Haifa
Gestion des docu�nents et techniques nouvelles dans Kodak
GESTION DES DOCUMENTS ET TECHNIQUES NOUVELLES
DANS UNE ENTREPRISE REPROGRAPHIQUE MULTlNATlONALE:
KODAK *
Les techniques sur lesquelles nous avons pu nous documenter sont cel­
les de l'entreprise multinationale Kodak, en particulier de la S.A. Kodak
- Belgique.
Présenter la firme Kodak nous semb1e quelque peu superfluo Rappe­
lons qu'une première firme fut fondée par l'américain George Eastman en
1880. Elle débuta par la fabrication de plaques photographiques sèches. Mais
l'entreprise ne devint réellement prospère qu'après l'invention du film à rou­
leau, dont Eastman fut à la fois l'inventeur et le premier producteur l.
Cette invention fut à la base de l'industrie cinématographique et mena plus
tard aux autres mass média visueJs. En 1901, la firme fut transformée en
la Eastman Kodak Company. Depuis lors, la société connut une expansion
stupéfiante. Elle est toujours la plus grande productrice du monde dans le
domaine de la reprographie. En effet, elle participe pour environ 50"70 dans
la production mondiale 2.
Le groupe Kodak s'occupe, en outre, de la fabrication de fibres indus­
trielles, de produits chimiques et de matières plastiques. Ces produits sont
fabriqués par l'Eastman Chemical Division dans !es usines situées au Ten­
nessee, au Texas, en Caroline du Sud et à Rochester, New-York. C'est d'ail­
leurs cette dernière ville qui vit la naissance de la firme.
Estman Kodak Company, c'est-à-dire le groupe qui s'occupe unique­
ment de la reprographie - branche qui nous intéresse ici - possède des
sociétés de production dans neuf pays. En dehors des Etats-Unis, le plus
grand centre de production est situé en Angleterre. Les Harrow Works,
implantés au nord-ouest de Londres entamèrent leurs activités en 1891, en
meme temps que la Kodak Park Division à Rochester, New-York. Des cen­
tres de production ont été au Canada en 1899 et en Australie en 1908. Bien
que la firme fut représentée en France depuis 1891, la production des films
Kodak-Pathé ne débuta qu'en 1927. La Société allemande, Kodak A.G.,
connut une évolution semblable: fondée depuis 1896, elle ne commença la
production qu'en 1927 également. Plus récentes sont le sociétés de producArchives d'entreprises I of the
* Il testo è stato pubblicato in «Bulletin du Comité des
Committee on Business Archives», 7 (1984), pp. 63-73.
Founder oJ Eastman Kodak
1 O.N. SOLBERT, George Eastman. A briefBiography oJ the
phy of the George Eastman House,
Photogra
of
Joumal
the
,
«Image»
from
d
Reprinte
y.
Compan
Ine., voI. II. n° 8, November 1953.
2 Eastman Kodak Company 1980. Annua! Repart.
543
tion au Brésil (l?54), en Argentine (1967) et au Mexique (1969) 3.
�a InternatI�n.al Photographic Division (IDP) est chargée de la COor­
.
dmatlOn des �ctlVItes de production et de marketing dans chaque pays, sauf
aux Etats-Urus et au Canada; ces derniers pays relèvent de la United States
�d Canada .Photographic Division. L'IDP est donc responsable des socié­
tes productnces dans sept pays, mais s 'occupe également des sociétés non
productric.es dans trent-neuf autres pays. Les sociétés productrices outre­
mer sont egalement responsables de l'approvisionnement et du service de
la client�le des distributeurs et des revendeurs dans de nombreux autres pays.
.
De nos JOurs, les prodmts Kodak sont distribués dans quelque 130 pays du
monde.
Selon leue importance, les sociétés non productrices employent entre
1600 (Kodak !talie) et 15 travailleurs (Kodak Egypte). Elles ont été créées
entre 1899 (S.A. Kodak-Belgique) et 1969 (Kodak-Norvège).
� deux exceptions près, Kodak Caraibes et Kodak Export Ltd qui sont
char.g�es des relatlOns �vec les pays d'Amérique latine où il n'y a pas de
.
socletes Kodak, les socletés non productrices s' occupent uniquement du mar­
.
C�é natlOnal. Chaque filiale est responsable de son fonctionnement et con­
trIbue au dével?ppement économique et technologique de son propre pays .
Il va de SOl que chaque filiale est également responsable de ses propres
archlves. De plus, dans une meme société - c'est le cas de la S.A. Kodak­
.
BelgIque - chaque département répond de ses propres documents. Il n'existe
pas de cadre général de elassement, quoique du point de vue de la conserva­
tlOll matérielle un soi-disant 'c1assement central' sait organisé. Les archives
sont préservées conformément aux prescriptions légales.
Depuis quelques années cependant des efforts ont été faits pour ratio­
.
nahser et rendre aussi uniforme que possible certaines opérations commu­
nes à toutes les sociétés Kodak, à savoir celles relatives à la distribution
U? programm� in:ernation�l le COS (Customer Order Service) a éié
,
elabore.
Il fu! applIque en premler lIeu aux Etats-Unis et au Canada. En
Europe, la Smsse l'adopta, bientiìt suivie par l'Autriche, la Norvège, la Bel­
gIque et �e Danemark Plus récemment le système COS a été introduit ou
:
,
le sera d iCI peu en Suede, en Finlande, en Espagne, aux Pays-Bas et en Ha­
lie. Il est déjà opérationnel en Angleterre et en France 4.
Le syst�me COS fonctionne comme suit: équipé d'un appareil télépho­
.
mque et a�sIs devant un écran vidéo, l'opérateur de Kodak peut entrer en
dIalogue dlrect d'une part avec le client, d'autre part avec l'ordinateur cen­
trai par l'intermédiaire d'un clavier. Il peut donc directement répondre au
.
premler en questlOnnant le secondo Dès la confirmation de la commande
automatiquement le processus est déclenché qui mènera à l ' exécution e�
l' �chèvement de l'opération, y compris la facturation. Par ailleurs il est
falt appel à la coopération du elient. Celui-ci est sollicité de passer se; com3 Kodak: san aspect international s d
4 Kodak. La distribution vous éc;it.: Décembre 1981.
Hilda Coppejans
544
�
Desmedt
mandes par téléphone en communiquant systèmatiquement les données sui­
vantes: son numéro de elient, les produits souhaités, les quantités, les numé- .
ros correspondants du catalogue de vente, le mode de livraison (par exprès,
à domicile, au comptoir) et de payement (comptant, par virement, à terme,
etc.). Les avantages du système sont évidents: contact personne!, diminu­
tion pour ne pas dire exelusion des risques d'erreurs, rapidité de l'opéra­
tion.
Un autre programme de coopération entre filiales, notamment entre
les sociétés beige et néerlandaise, vient d'etre mis en application. Il s'agit
de la gestion en commun des stocks, en ce sens que les produits les moins
demandés ne sont emmagasinés que dans l'une des deux sociétés coopéran­
teso Pour le reste, les commandes sont passées comme nous venans de l'expo­
ser 5.
I! est évident que ces innovations techniques ont une répercussion directe
sur les archives courantes y afférentes. Le phénomène le plus frappant est
la réduction de leur masse. En effet, non seulement une correspondance
importante est évitée par l'emploi du téléphone, mais en outre, une quan­
tité considérable de données est stockée dans la mémoire de l'ordinateur.
Enfin, les documents sur support traditionneI, c'est-à-dire sur papier, déjà
fort réduits, sont microfilmés.
Toutefois, le procédé du microfilmage n'est pas neuf. Depuis de nom­
breuses années, la firme - toujours à la page en matière de reprographie
- s'applique à constituer des microdossiers. Ce système lui a permis de
réduire fortement l'espace de dassement, de diminuer Ies risques de dédas- .
sement ou de perte d'informations et de faciliter l'accès de l'utilisateur à
ceHes-ci 6.
Mais il n'y avait pas que des avantages. Le système présente aussi des
inconvénients:
l ) cout de main-d'oeuvre élevé: 17.30 h à 20 h-employé par jour, dont
85 à 95"70 sont utilisés pour Ies manipulations de docilments ou de micro­
films et 5 à 1 5 "70 pour des recherches;
2) recherches Ientes, difficiles et non sélectives. L'emploi du microdos­
sier impose la Iecture d'un certain nombre d'images avant d'atteindre l'infor­
mation recherc)lée. Ce procédé rend Ies recherches historiques (par ex. pour
un elient X, toutes les factures de l'année Y) et analytiques (par ex. toutes
Ies factures relatives à un bon de commande) non seulement fastidieuses,
mais parfois meme impossibles;
3) qualité photographique médiocre, due au fait que l'appareil de prise
de vues n'était pas encore équipé de système de réglage automatique de
l'exposition. La qualité du film Iaissant à désirer, Ies photocopies obtenues
à partir des images, étaient très souvent insuffisantes.
Gestion des documents et techniques nouvelles dans Kodak
545
nologiques Ies plus sophistiqués en recherche automatique, Kodak a mis sur
pied deux équipements correspondants à ces caractéristiques: le CAR (Com­
puter Assisted Retrieval) et l'ORACLE.
Le CAR est un Iecteur de films en cassettes, connecté à un terminaI
d'ordinateur. Celui-ci gère un index des documents microfilmés (n° séquen­
tleI) et commande le système de recherche du Iecteur. L'ordinateur peut ainsi
.
mdiquer lllstantanément, en plus des références digitales habitueHes, l'adresse
exacte des informations recherchées contenue dans la banque de magasins
ou cassettes microfilm à haute densité de stockage d'images. Le traitement
de l'image 'on-line ' permet de procéder à la mise à jour des données en con­
sultant l'image microfilm. Le terminai micro-image (IMT) peut en outre etre
connecté à un réseau de télétraitement. Dans ce cas, un seuI terminai IMT
peut effectuer, en temps réel, Ies recherches de documents microfilmés pour
plusieurs terminaux d'ordinateurs 'on-line'. Une simple cassette microfilm
contient autant d'informations que huit rnémoires magnétiques à accès direct
de 300 mégabytes. L'analyse à 200 points par pouce d'un document DIN
A4 représente environ quatre millions d'éléments (PIXELS). Avec une com­
pression de 75"70 (lO bits par byte) on peut stocker dans une mémoire magné­
tique à accès direct de 300 mégabytes, 3 .000 documents DIN A4, soit envi­
ron cinq millions de documents dans une mémoire de masse. D'autre part
un classeur microfilm rotatif contenant 2.000 bobines, équivaut à un stoc
:
kage de 50 millions de documents directement accessibles à partir du termi­
nai IMT 150 '.
L'ORACLE est un système de dassement et de recherche des informa­
tions sur microfilm 16 m/m, conditionné en cassettes de maximum 6.000
images. I! peut fonctionner sans l'appoint de l'informatique, bien qu'il puisse
etfe connecté à un ordinateur, si besoin il y a 8.
L'équipement ORACLE se compose d'un appareil de prise de vues et
d'une station de recherche.
L'apparei! de prise de vues permet d'enregistrer sous chaque image, en
bordure du film, un code comportant huit caractères. L'opérateur peut, au
moyen d'un clavier à touches alphanumériques, soit inserire les nombres
pertinents correspondants aux données élémentaires des documents micro­
filmés (par ex. numéros de factures, de comptes, etc. . . ), soit enregistrer
d'autres informations selon un code de travaii spécifique précédemment éta­
bli. L'extrème souplesse du procédé de codification permet de l'adapter aux
dassements préexistants, ou bien séquentiels ou bien par groupes de docu­
ments. La caméra incorporée offre le choix entre deux objectifs permettant
à l'opérateur de sélectionner instantanément le meilleur rapport de réduc­
tion utilisable en fonction du format des documents enregistrés. Le flux Iumi­
neux réflechi Iors du positionnement de chaque document Sur le plateau est
Alliant son expérience en matière de microfilmage aux concepts tech7 Terminaux micro-image KODAK lMT-IOO et IMT-150
.
5 Ibidem.
6 Rapport ad hoc, s.d. 1978.
- '
8 Equlpement KODAK ORACLE., Ultra rapide. Economique. Remarquablement fia­
T.
b/e; KODAK ORACLE Microji/merl èrminal.
Gestion des documents et techniques nouvelles dans Kodak
Hi/da Coppejans - Desmedt
546
automatiquement mesuré. Ceci permet la correction automatique de la vitesse
d'exposition à l'aide d'un circuit électronique avant chaque opération de
prise de vues. Après développement le film est inséré dans une cassette en
vue de son exploration.
La station de recherche rend possible de retrouver n'importe quel docu­
ment dans une cassette quelles que soient sa position à l'intérieur du film
et sa situation par rapport aux autres documents. Il suffit d'introduire la
547
elient, le type de document en code et la date; pour le type 3: le numéro
du service, les trois dermers chiffres du numéro elient et la date; pour le
type 4: les six premières lettres du nom à l'exelusion des particules, meme
accolées, et la date; pour le type 6, en ce qui concerne un document créé
chez Kodak: la date, le numéro du service ou le numéro de téléphone interne
et les initiales du nom; pour un document venant de l'extérieur: la date et
les six premières lettres du nom.
cassette dahs le lecteur et de composer le code de l'image recherchée sur le
elavier de commande, semblable à celui utilisé au microfIlmage. Un module
D . Opérations journalières
d'affichage permet de controler la question posée. En appuyant la touche
éventuellement complétés ou rejetés, puis repartis dans autant de fardes,
'search' la recherche est déelenchée. Le fIlm défile à la vitesse de 3 m/sec.
'
jusqu'à ce qu'il atteigne le document recherché. A ce moment, le fIlm est
arreté et l'image ad hoc apparait sur l'écran. L'utilisateur peut éventuelle­
ment en obtemr une photocopie quasi instantanément.
Des deux systèmes que nous venons d'exposer, la S.A. Kodak-Belgique
A la réception des documents, ceux-ci sont sommairement vérifiés et
qu'il y a des cassettes. Au sein de chaque farde, les documents peuvent etre
entassés sans ordre.
Lorsque les dermers documents de la journée sont réceptionnés, le
microfilmage peut commencer. Il se fait l'ordre des fardes en prévoyant trois
espaces entre chaque groupe. Chaque document est codé, à l'exception des
a choisi le dernier pour le traitement de ses propres archives, comme étant
le plus compatible avec l'orgamsation existante du elassement centrai.
Afin d'obtemr de l'ORACLE une efficacité maximale et par conséquent
le dernier groupe, le fIlm exposé est coupé et envoyé au développement. Au
les avantages attendus, la firme a préalablement imposé des règles fonda­
ments qu'il y a de groupes d'images et donc de cassettes et chaque fragment
mentales à suivre et rédigé des formulaires spéciaux à utiliser par son per­
sonnel 9.
Le système fonctionne comme suit:
annexes qui sont simplement fIlmées à la suite du document principal. Après
retour du développement, le fIlm en continu est coupé en autant de frag­
est collé en tète de sa cassette. Ainsi, à la recherche, la première image trou­
vée est celle du dernier document entré. D'autre part, gràce à la répartition
des cassettes, tous les documents concernant un client pour une période déter­
minée sont rassemblés dans la mème cassette, quel que soit le type ou la
A. Répartition des cassel/es lO
Chaque année à des dates précises, un nombre déterminé de cassettes
date.
sont ouvertes. Celles-ci son réparties en six types différents, selon que les
compose le code (voir C, plus haut), enfonce la touche 'search' et declenche
documents se rapportent:
l.
2.
3.
4.
5.
6.
aux elients reconnus (type 1)
au personnel (type 2)
aux prélèvements (type 3)
aux amateurs, c'est-à-dire les elients occasionnels (type 4)
aux factures du laboratoire (type 5)
à divers (courrier divers, fournisseurs, etc. . . ) (type 6)
B. Indexation et préparation des cassettes
Sur chaque cassette, une étiquette marque l'index de sélection ainsi que
la période d'ouverture. En fin de période, la cassette est considérée comme
clòturée, qu'elle scit remplie ou nOTI.
e. Codification des images Il
numéro
Pour les types 1, 2 et 5 sont repris: les quatre dermers chiffres du
par Madame Petit e't Mon­
9 Rapport ad hoc, cité plus haut. Système élaboré entre autres
sieur Van Vaerenbergh.
lO Annexe 1 .
1 1 Annexe 2.
Pour effectuer une recherche, l' opérateur sélectionne la cassette ad hoc,
éventuellement la photocopie. Il est possible de faire une recherche sur un
code partiel en remplaçant le chiffre, par un signe ' -' (ANY). Si la date n'est
pas précisée, ou si la recherche concerne une période dépassant celle prévue
pour la cassette, il est nécessaire de parcourir plus d'une cassette. Cepen­
dant le code introduit lors de la première recherche ne doit plus ètre modi­
fié. Selon la question il est répondu soit verbalment (par téléphone), soit
sous forme de photocopie transmise par courrier ou télétube.
E. Main-d'oeuvre quotidienne nécessaire au fonctiannement du système et
comparaisan avec celle utilisée paur la canstitutian de micradossiers
Comparant les deux systèmes, l'on a constaté que les opérations faites
par l'intermédiaire de l'ORACLE ne prennent en moyenne que dix heures
de travail par jour, soit environ 50"70 du temps nécessaire pour la constitu­
tion de microdossiers ( + 20 h/employé par jour). Le gain réalisé est impor­
tant en ce qui concerne la préparation. En effet, le système ORACLE ne
demande qu'un tri grossier (par lettre a1phabétique); la constitution de micro­
dossiers, au contraire, nécessite un tri fin (Aa, Ab, Ac, etc . . . ). Cependant,
c'est surtout dans le montage que le gain est le plus important. Pour l'ORA­
CLE il suffit - comme nous venons de le voir - d'insérer des groupes d'ima-
549
RUda Coppejans - Desmedt
Gestion des documents et techniques nouvelles dans Kodak
ges, ce qui ne prend qu' environ qu'une demie heure par jour. Pour les miero­
dossiers il faut insérer image par image ce qui représente quelque huit heu­
res de travail par jour. Bien que les recherches en ORACLE soient plus rapi­
des, les memes temps ont été constaté que dans le système microdossiers,
car l'intervention du personnel de classement, lors de recherches, est plus
importante. D'autre part il y a moins de déplacements des utilisateurs et
donc, à ce niveau, un gain en efficacité.
Ajoutons que la firme est non seulement productrice et utilisatrice des
deux systèmes micro-image, mais qu'eUe construit aussi ces ,éqnipements pour
de tiers. Actuellement de nombreux services du secteur public, tels les Com­
munautés européennes, les Forces Armées, la Régie des Postes, l'Admini­
stration du Cadastre, etc. . . et du secteur privé, notamment la BeU Téléphone
Manufacture Company, SABAM, la Société d'Etudes de Risques de Crédit
(SERC) ainsi que différentes importantes banques ont choisi ces systèmes.
Quant aux résultats obtenus à la suite de l'application de cette nouvelle
technique, nous sommes assez bien renseigné, par exemple, pour la Citibank­
Bruxelles. Celle-ci a constaté que l'équipement ORACLE lui a permis d'éli­
miner 900;0 du temps d'homme pour dassement, de gagner 800;0 d'espace
d'archivage et de réaliser des économies appréciables en temps de recher­
che. Les documents répertoriés et localisés sur microfilm donnent en quel­
ques dizaines de secondes accès direct, précis et sur à l'information, le taux
d'erreurs à l'encodage n'étant que de ± 0,010;0 griìce au vérificateur des
codes entrés 12 . Un autre exemple non moins intéressant concerne le Ser­
vice des Eaux d'Anvers. Celui-ici utilise le procédé micro-image pour les
cartes des réseaux de distribution et a notamment équipé les véhicules char­
gés des interventions d'urgence sur le réseau d'un lecteur de microfiches.
On a évité ainsi la consultation des cartes sur support traditionnel, qui sou­
vent donnait lieu à des opérations difficiles et encombrantes 13.
En condusion, l'on peut dire que les qualités des systèmes micro-images
se rapprochent de celles d.es systèmes de l'informatique. Cependant la micro­
graphie a un important avantage sur l'informatique, à savoir les frais modi­
ques qu'eUe emplique et qui sont de loin inférieurs à ceux qu'entrame l'appli­
cation de l'informatique. Par exemple, le cout de stockage d'un document
pendant un an sur disque magnétique peut monter jusqu'à l $, tandis que
celui d'un document conservé sous forme de micro-image ne revient qu'à
un centième, c'est-à-dire 1 cent 14.
Dans l' avenir, l'enregistrement et la recherehe des images prendront de
l'extension et, associés à la « remote consultatioll» (eonsultation à distance),
déboucheront sur l'EDS, Electronic Document Storage (Stockage électro­
nique des documents).
Deux techniques prédomineront alors: le disque optique et la micro­
graphie:
548
1 2 A. PAUL, Gestion des documenfs bancaires en micro-images à lo Citibank-Bruxelles,
tiré à part d'Infordata, édité par Philips Data Systerns.
13 G. MERCKX, Microfilming Mapped Distribution-Systems for Use by Emergency Ser­
vices. Dans: AQUA. Scientific and Technica1 Review. Revue scientifique et technique, Lon­
don/Londres, 3/1982, 0425-0427; lo., Bedrijfsvoering en archivering (Gestion d'entreprise et
archivage). Stichting Post - akademiale Vorming. Gezondheistechniek, s.d. 1982; Une entre­
prise beIge d'utilité publiquefait appel au microfi/m KODAKpour assurer un service efficace,
KODAK S.A. Business Systems, s.d. 1982.
14 D. NEARY. Select an Information Storage System compatible with future Technolo­
gles. Modern Office Procedures, circulation 128.000. Kodak MIT-PP-220. 1 1/81.
I. Le microfilm
Les concepts de recherehe automatique actuels seront rendus plus per­
formants par les éléments suivants:
- les chargeurs de film qui constituent la «banque des images» seront
conservés dans les carrousels. Ceux-ci rechercheront automatiquement le
chargeur demandé et l'achemineront au scanner.
- les nouveaux films accéléreront la disponibilité des informations par
leur développement <<instantané» . Pour la confection de ce film «DRAW» ,
ou Direct Read After Write, il y aura peu ou pas d'argento
Les terminaux microfilrns seront équipés de systèmes de scanning et ren­
dront possible le «remote consultatioll» par lequel l'information de l'image
est transmise par un réseau de mémories tampons et écrans à haute défini­
tion.
II. Le disque optique
Alors que sous peu le disque vidéo préalablement enregistré sera lancé
sur le marché des consommateurs, le disque optique pour l'informatique
en est encore au stade expérimental.
Il subsiste en effet beaucoup de difficultés techniques. Il y a en outre
des inconvénients d'ordre juridique en ce qui concerne les conditions non
conformes de l'archivage, et la possibilité de falsifier les images en les sup­
primant partiellement ou en les modifiant.
Pour pouvoir faire son chemin, un système doit etre connu, fiable et
rentable. Ce n'est pas encore le cas pour le disque optique.
Eastman Kodak a révelé, en février '83, la mise sur le marché de son
KAR 4.000, un système qui combine le hardware microfilm existant avec
un mini-ordinateur et un nouveau software. Ceci afin de créer un système
avancé et intégré pour le stockage et la recherche informatisés de documents
microfilmés.
Ce nouveau système se compose d'une caméra (planétaire ou dynami­
quel, un mini-ordinateur MENTOR avec un maximum de 8 écrans, une
armoire à disque, un software ACCTEX et un terminal microfilm KODAK.
Le 5 mai 1 982, Walter Fallon, président du Conseil de gestion d'East­
man KODAK, annonçait officiellement que la société s'occupe intensive­
ment du développement de lasers intégrés pour l'enregistrement sur disque
optique.
Le disque optique de KODAK possède une capacité de stockage d'un
billion de bits par inch carré.
550
Hilda Coppejans - Desmedt
Gestion des documents et techniques nouve//es dans Kodak
KODAK est propriétaire d'une société appelée SPIN PHYSICS. Cette
société possède - au niveau mondiaI - la technologie la plus avançée sur
l'enregistrement vidéo et la consuItation en « slow motiom> de processus
industriels et scientifiques. Ce « SP 2.000 motion AnaIysis System» utilise
des senseurs d'images, des tètes d'enregistrement magnétiques et des ban­
des magnétiques à très haute densité de stockage. La vitesse de prise de vues
est de 2000 par seconde.
Il y a quelques mois, Kodak a lancé la caméra disk. Une option future
de cette caméra a été montrée à la dernière Photokina à Cologne: la projec­
tion sur un écran de télévision par scanning de l'image disk.
Les plus récents appareils de KODAK pour le traitement des images
forment le début d'une ganune qui se développera dans les prochaines années.
Il est très important de savoir que les appareils futurs dériveront des
actuels. Le nouvel équipement aux plus larges possibilités complètera le maté­
riaI existant avec lequel il restera compatible.
De toute façon, une conversion éventuelle d'un système existant vers
une nouvelle technologie doit ètre garantie par tout constructeur.
C'est le cas pour KODAK. Une étude faite en '80 démontre la conver­
sion aisée d'un ancien système MlRACODE ver un CAR (computer assis­
ted retrievaI).
ANNEXE I
Le système
A. Répartition des cassettes
(1)
(2)
(3)
(4)
(5)
(6)
Documents concemant les clients recomius
Documents concernant le personnel
Documents conemant Ies prélèvements
Documents concemant Ies amateurs
Factures «labo»
Divers
l
1
1
1
1
cassette
cassette
cassette
cassette
cassette
correspondance alpha
nC client
000 ->
067 ->
100 ->
140 ->
235 ->
352 ->
450 ->
600 ->
669 ->
823 ->
Chef de départment aux Archives de l'Elal, Gand (Belgique)
B.
066999
099999
I39
234
351
449
599
668
822
%9
par
par
par
par
par
an
an
an
2 mois
an
A ct B
Index de selection
de la cassette
C
D
E, F, G
H, I, J, K
L, M
(I)
N, O, P, Q, R
S, T
U, VAN
VE, W, X, Y, Z
970 -> 979
(personnel)
(2)
980 -> 989
(prélèvements)
(3)
999 ->
(amateur,)
(4)
Labo
(foetures Iabo)
(5)
Divers
(courrier divers,
fournisseurs, ...)
(6)
lndexation et préparation des cassettes
type l
2, 3, 4, 6 :
5
CODE Equipment.
lO cassettes par mois
Répartition: (en fontion des 3 premiers chiffres du nC client)
HILDA COPPEJANS - DESMEDT
1 5 «Micrographics Newsletter», February 1983, Issue IV, voI. 15, Number 3 .
16 L.R. ELLIOTI. Conversion Servicefor Film Codedfor Retrieval on KODAK MIRA­
551
lO nouvelles cassettes le ler du mais
1 nouvelle cassete
t le 1/11
1 nouvelle cassette tous les deux mois
Sur chaque casset,te une étiquette reprendra l'index de sélection ainsi que la période d'«ouver­
ture».
En fm de période, la cassette sera considérée comme cloturée, qu'e11e soit remplie ou non.
Hilda Coppejans
552
-
Desmedt
ANNEXE 2
C. Codification des images
T)'pe l , 2, 5: ,-,----,-----,--,,.-
4 derniers chiffres du
type de doc.
date
nO elient
(code)
Gour)
T)'pe 3:
DISCUSSIONI E PROPOSTE
3 demiers chiffres
date
du n° elieot
(nO d'imputation)
T)'pe 4:
6 premières lettres du nom à l'exclusion
des particules: DE, VAN, VAN DEN
date
...
mme accolées
T)'pe 6:
Document
crée
+-
date
n° service
initiales
nO téléphone
du nom
chez Kodak
interne
Document
venant de
+-
date
l'extérieur
6 premières lettres du nom
Remarque: Lors du démarrage du nouveau système , il sera constitué une table de codification
des types de documents.
ARCHIVI AZIENDALI E STORIA DELL'INDUSTRIA ·
Poco più di quattro anni fa, su proposta del collega e amico Luigi De
Rosa, il Comitato per le scienze economiche, sociologiche e statistiche del
Consiglio nazionale delle> ricerche decise di dar vita, con altre, ad una
commissione che, valutato il quadro d'insieme degli studi di storia dell'in­
dustria in questo paese, si assumesse il compito di individuarne le eventuali
difficoltà di impianto e organizzative in senso lato al fine di contribuire
positivamente, nei tempi necessari e su vari piani, al loro auspicabile
superamento. Chiamato a parteciparvi, chi vi parla si sentiva portato ad
apprezzare in termini tutt'altro che negativi il bilancio che di quegli studi
poteva essere fatto, ma considerava con ragionato pessimismo i problemi
da affrontare e da risolvere non tanto per la definizione o per la mera
elencazione degli scopi che la commissione si era assegnata, quanto per il
loro raggiungimento.
In questo quadro, centrale seppure non unico, si presentava, e con
aspetti a dir poco preoccupanti, il problema dello stato e della fruibilità
effettiva degli archivi aziendali.
Non esisteva una istituzione pubblica o privata che di fatto se ne
occupasse sistematicamente: ed erano trascorsi oltre 70 anni da quando
altrove, e precisamente in Germania nel 1907, era sorto un primo ente, il
Rheinisch-Westphalisch Archiv destinato alla raccolta ed alla conservazio­
ne di fondi archivistici di aziende industriali. In tempi successivi, anche
negli Stati Uniti, in Olanda, in Svizzera già prima della Grande guerra; e
poi in Inghilterra, in Francia, in Svezia, erano nate istituzioni più o meno
consimili e con identiche finalità.
D'altro canto, sul piano legislativo, la pur accettabile legge del 1963 si
era rivelata di efficacia, diciamo scarsa, in merito alle carte d'impresa,
mentre l'art. 2220 del codice civile autorizzava una sistematica eliminazio­
ne della maggior parte della documentazione, formatasi nelle aziende ,
dopo il decimo anno.
In ogni caso l'attrezzatura. materiale e personale degli uffici pubblici
abilitati alla sorveglianza di tali archivi, le Soprintendenze archivistiche,
era ben al di sotto delle necessità così come, normalmente, la specifica
formazione professionale dei funzionari, provenienti di regola dalle facoltà
umanistiche.
* Testo della relazione presentata al Convegno Beni culturali, ricerca storica e impresa,
organizzato dalla Società Ansa/do, Genova, Il giugno 1982, già pubblicata in «Studi storici»,
1983, 112, pp. 127-135, con il titolo Storiografia dell'industria e storiografia dell'impresa in
Italia.
556
Giorgio Mori
Ma significherebbe far torto alla verità ignorare che non meno grave
risnltava - e fatte salve come sempre le debite ma rare eccezioni l'indifferenza pressoché sovrana mostrata dagli imprenditori, dai sindaca­
ti, e anche dagli studiosi, in tema di salvaguardia, conservazioue e utilizza­
zione di quel patrimonio inestimabile che era costituito dagli archivi di
impresa o assimilabili. Né sembrava lecito trarre auspici meno che oscuri
per chi ricordava ancora, e fra di noi eravamo in molti, l'andamento e le
sconfortanti conclusioni di una tavola rotonda sull'argomento promossa
già nel 1972 dal ministero dell'Interno e soprattutto quel che ne era seguito,
o meglio, quel che non ne era seguito.
Affermare che negli ultimi tempi siano emerse sconvolgenti novità
sarebbe semplicemente ingenuo. Anche perché le perdite e le distruzioni
imponenti ed irreparabili dei decenni trascorsi, volute o no, sono quasi di
sicuro continuate nonostante tutto.
Ma che qualcosa si venga adesso muovendo è, a mio giudizio,
innegabile. Penso ad un gruppo non irrilevante di archivi aziendali, più o
meno ricchi ed organici, che sono stati aperti e, in diversa misura,
utilizzati. Mi riferisco agli archivi dell'IRI, dell' Alfa Romeo, della Caprot­
ti, della Larderello, della Pirelli, del Lanificio Rossi, dell'ltalsider, della
lBP, della Marzotto e, naturalmente, a quello dell' Ansaldo ad iniziativa
del quale ci troviamo oggi a discutere (ed anche questo, per quanto la
diffidenza verso tavole rotonde e convegni possa essere grande, deve essere
interpretato come un segno, sia pure esteriore, di gradevole novità).
Penso all'iniziativa, ora sperabilmente consolidata, del ministero delle
Partecipazioni statali, della quale si occuperà più tardi Valerio Castrono­
vo. Penso al volume, adesso in distribuzione, che il Comitato per la storia
dell'industria del CNR, d'intesa con l'Ufficio centrale per i beni archivistici
ha voluto, e che la Soprintendenza archivistica per la Toscana ha realizza­
to, nel quale sono raccolte le schede di un centinaio di archivi aziendali di
quella regione per l'innanzi del tutto ignoti agli studiosi. Tengo a precisare
che non si tratta, nelle nostre intenzioni almeno, di una iniziativa esempla­
re: vorremmo comunque, ed anche in questo senso lavoreremo, che esso
rappresentasse il n. I di una ideale collana di descrizioni magari sommarie
di archivi d'impresa in ambito regionale, da realizzare con un concerto di
forze di non impossibile realizzazione.
E non è lecito trascurare, al contrario, l'attività svolta in questi anni
dalla Commissione di storia dell'industria del CNR. Un'attività che, se non
altro, ha consentito di verificare una attenzione, una sensibilità ed una
disponibilità che siamo certi non verranno meno, nelle più svariate direzio­
ni: dai dirigenti centrali e regionali dell'Amministrazione archivistica, (nel
frattempo passata all'inedito ministero dei Beni culturali), fra i quali è
doveroso ricordare il prof. Del Piazzo e il prof. Grispo, al ministero delle
Finanze, che si è mostrato non indifferente ad una proposta di detassazio­
ne per i fondi investiti da privati nella costituzione e nell'apertura al
pubblico di un proprio archivio, formulata d'intesa fra la nostra commis-
Archivi aziendali e storia dell'industria
557
sione ed i dirigenti dell'Amministrazione archivistica.; dal CNR, che pro­
prio recentemente ha provveduto a ridefinire in termini formalmente più
impegnativi la veste giuridica della nostra commissione, alle centrali
cooperative e sindacali, con le quali, peraltro, rimangono ancora aperte
alcune non irrisolvibili questioni.
Il fatto nuovo sul quale mi preme tuttavia richiamare maggiormente
l'attenzione è l'ulteriore, cospicuo ed originale sviluppo verificatosi in
questi ultimi tempi nel campo degli studi che, genericamente, qualificherei
di storia dell'industria: un fatto forse dirimente - ed insieme una poten­
ziale garanzia - perché i promettenti sintomi cui prima si faceva riferi­
mento non rimangano tali e diano anzi il massimo dei rendimenti. Ritengo
perciò opportuno, ed in ogni modo indispensabile ai fini del mio ragiona­
mento, svolgere alcune considerazioni, e sia pure per accenni necessaria­
mente concentrati e perciò anche parziali, attorno ai connotati peculiari e
più appariscenti del rinnovato sviluppo degli studi di cui or ora si è detto
nonché sull'impatto che esso ha esercitato, o può esercitare, su una
tradizione storiografica pure consolidata e, come abbiamo anticipato,
davvero non indegna nelle sue varie componenti, della quale converrà
perciò ripercorrere in rapida sintesi la genesi e il decorso.
Bene. Ad imitazione di un grande studioso, scomparso or non è
molto, mi è capitato più di una volta di approfittare delle singolari valenze
metaforiche intrinseche agli smaglianti contes philosophiques di Italo
Calvino. Sfiorando l'ovvietà, e probabilmente abusando di un corrivo
artificio retorico, vorrei far ricorso anche in questa occasione ad uno di
essi, Il visconte dimezzato, per introdurre ed organizzare, magari con
qualche forzatura, quelli che a me sembrano appunto i momenti di più
spiccato rilievo della lunga vicenda e dei più receuti sviluppi della storio­
grafia sull 'ind.ustria italiana. La trama di quel racconto è ben nota. Nel
corso di una delle tante battaglie contro i turchi combattute dagli europei
nel corso del '600, il visconte Medardo di Terralba viene colpito in pieno da
una palla di cannone che lo spacca verticalmente in due. L'una parte del
corpo, la buona, e l'altra, la cattiva, riescono comunque a sopravvivere:
ma ognuna per proprio conto.
Calvino sottace sino all'ultimo questo decisivo particolare, ma la
conclusione dell'avventura appare persino ovvia: dopo che i due mezzi
Medardi si sono affrontati in un mirabolante duello, uno strampalato e
simpaticissimo medico inglese riesce a ricomporli ad unità, ed il protagoni­
sta torna ad essere un uomo come tutti.
Non ritengo azzardato sostenere che, almeno sul piano metodologico,
la storiografia sull'industria italiana abbia seguito nel passato, e per più
versi segua ancora adesso, una parabola non molto diversa da quella del
surrealistico personaggio calviniano.
Ad esclusione di qualche pregevole incunabolo - e di alcuni stringa­
tissimi accenni inseriti in trattazioni di più vasto respiro - può dirsi in
effetti che essa nasca come tale - e su basi del tutto empiriche - a un
558
Giorgio Mori
dipresso fra il quarto ed il quinto decennio di questo secolo grazie ad alcuni
importanti opere generali.
Mi riferisco ai libri di Corrado Barbagallo e di Rodolfo Morandi ed a
quelli, peraltro posteriori, di Roberto Tremelloni e di Antonio Fossati.
È indubitabile che, giudicati in assoluto, questi studi sembrino al
lettore odierno fortemente datati. Il loro corredo di fonti appare piuttosto
circoscritto per non dire lacunoso. Il loro impianto tecnico, elementare.
Assente, e nòn soltanto sul piano narrativo, risulta la distinzione, essenzia­
le per intendere appieno la genesi ed i primi sviluppi del processo di
industrializzazione, fra attività secondarie in senso lato e la forma produt­
tiva, la fabbrica, la cui comparsa e la cui diffusione costituiscono la
sostanza medesima di quel processo.
Ma è altrettanto certo che in quelle opere pionieristiche, e al di là della
vistosa diversità di ispirazione e di costruzione, può riscontrarsi - e questo
ci pare essenziale - una comune quanto salda consapevolezza unitaria,
che attribuirei in determinante misura alla formazione intellettuale e civile
degli autori, e che si profila, senza ombra di dubbio, superandoli e
sussumendoli, nel forte vitalismo risorgimentista che anima il libro del
Barbagallo; nella risentita denuncia del modo nel quale le classi dirigenti
affrontarono ed amministrarono lo sviluppo industriale del paese, che
traspare nettissima dalle pagine del Morandi; nell'ottimismo liberista senza
tentennamenti del Tremelloni; nella integrale, appassionata esaltazione
della iniziativa imprenditoriale che pervade il pur diseguale contributo del
Fossati.
Per una serie di concause sulle quali non è il caso di intrattenersi in
questa sede, né dai libri or ora citati né da un importantissimo saggio del
Gerschenlcron di poco successivo scaturì un impegno storiografico tale da
avviare un robusto e persistente lavoro di ricerca, o qualche impegnativa
discussione.
Una nostra rassegna scritta nel 1958 offre ancor oggi un'immagine
abbastanza attendibile, quanto malinconicamente istruttiva, della situazio­
ne di quegli anni.
Ma fu proprio nel 1958 che si disegnò una svolta incisiva quanto
proficua.
Comparve infatti proprio allora un noto studio di Rosario Romeo nel
quale venivano affrontati in maniera sistematica i problemi dello sviluppo
capitalistico in Italia dal 1861 al 1887 e, in tale ambito, la questione
dell'avvio del processo di industrializzazione nella penisola.
Questo intervento, che costituì un momento di singolare rilievo anche
per gli studi di storia dell'Italia contemporanea, rappresentò ad un tempo,
ed a mio modo di vedere - se si vuole paradossalmente - ciò che la palla
di un cannone mussulmano aveva rappresentato per il visconte Medardo di
Torralba.
Non è mia intenzione riesaminare dall'interno e per l'ennesima volta il
saggio di Romeo, né ridiscutere la sua tesi di fondo imperniata su una
Archivi aziendali e storia dell'industria
559
lettura del processo di sviluppo industriale di questo paese ispirata al
motivo centrale di un drastico spostamento di risorse dall'agricoltura verso
altri settori che si sarebbe linearmente svolto, a far tempo dal 1861, anche
per un organico ed efficace intervento dello Stato.
Non mi dilungherò neppure a ripercorrere - fosse pure per accenni le polemiche cui il saggio di Romeo dette luogo né a commentare gli studi
di storia dell'industria comparsi in seguito. Mi preme invece mettere in
evidenia in che senso, e per quali vie, lo scritto di Romeo, nel mentre
impostava con vigore e con interna coerenza il tema degli esordi della
industrializzazione italiana e ne proponeva una particolare interpretazione
complessiva, vi introducesse anche certi e non secondari elementi di
«dimezzamento}} - l'effetto della palla di cannone su Medardo - che
hanno da allora in poi caratterizzato una parte non secondaria del lavoro
degli studiosi che attorno ad esso si affaticano.
Il primo di tali elementi traspare con estrema nitidezza dalla tangibile
assenza di ogni richiamo non tanto a quello che con espressione generica ed
insieme corriva viene definito il quadro di riferimento, quanto alle inedite
condizioni che la repentina formazione di un'area nella quale l'industria si
era ormai affermata determinava per quelle zone, come ad esempio l'Italia
ottocentesca che, estranee ad essa, con essa dovevano convivere. Eppure
proprio le polemiche al tempo assai vive sulla « cosiddetta accumulazione
primitiva)} avrebbero potuto e dovuto mettere sulle tracce di un altro concet­
to marxiano particolarmente illuminante: quello di «mercato mondiale}}.
Il secondo degli elementi di «dimezzamento>} da evidenziare era di
natura cronologica. Il 1861 veniva infatti ritenuto da Romeo un irrinuncia­
bile terminus a quo, perché <<l'unità politica è stata in effetti lo strumento
principale che la classe dirigente risorgimentale ha forgiato per la creazione
dell'Italia moderna)}. Affermazione da condividere in generale, ma assai
meno accettabile nella sua perentorietà per chi voglia individuare ed
intendere nei suoi molteplici aspetti il decorso effettuale della crescita
dell'industria nella penisola italiana. Un decorso il quale, come studi già
allora disponibili, ed ancora più numerose ricerche posteriori dimostrano,
prende le mosse in quell'area assai prima del 1861: anche se ciò non
significa affatto che già nei decenni preunitari esso avesse assunto i tratti
della irreversibilità (un fenomeno che si manifestò invece ben più tardi).
Un terzo elemento che cospirava nella stessa direzione - quella del
«dimezzamento}} - ma rispetto alla quale, oltre e più che a Romeo,
critiche e rilievi dovrebbero essere rivolti agli storici ed agli studiosi di
formazione marxista, può essere identificato in ciò che in modo abbreviato
chiamerei una «visione dall'alto>} o, in altre parole, nella patente elusione
dei nessi inscindibili, per quanto variamente operanti, che collegano biuni­
vocamente un particolare fenomeno storico-economico, nel nostro caso
l'industrializzazione capitalistica, all'assetto ed ai comportamenti della
società e dei singoli gruppi, ceti, sezioni e classi nei quali essa appare
costantemente frazionata.
Giorgio Mori
Archivi aziendali e storia dell'industria
E non è fuor di luogo precisare in questa sede che il pressochè totale
disinteresse rispetto al modo nel quale masse imponenti di contadini, di
zioni economiche, sociali, civili ed esistenziali in corso anche nel nostro
Paese, se non ad un precipitato di questi e di altri motivi, è questione
560
artigiani, di lavoratori, individualmente e collettivamente reagirono in
Italia di fronte all'avvio, all'affermazione ed al consolidamento del sistema
di fabbrica e dell'industrializzazione, si è accompagnato anche, ed a lungo,
ad un disinteresse non minore nei confronti dei gruppi collocati nella parte
superiore della piramide sociale: i finanzieri, i capitalisti industriali, gli
imprenditori, i proprietari terrieri: un tema sul quale Alexander Gerschen­
kron aveva dettato osservazioni intrinsecamente pregevoli (ed evocare al
riguardo le troppo numerose biografie aziendali ufficiose che pure sono
state scritte, vorrebbe dire soltanto fare dell'umorismo inconsapevole).
Negli-anni trascorsi da allora l'effetto «dimezzamento» ha mantenu­
to, e per più versi, una propria, non sottovalutabile forza. Ma in tempi più
vicini a noi sono stati proposti interrogativi. ipotesi metodologiche e
sondaggi sul campo in direzioni tali da far prevedere non irrilevanti
modificazioni nel panorama storiografico in tema di sviluppo industriale
561
sulla quale mi sarà consentito di non intrattenermi. Ma il dato oggettivo
rimane. E sarebbe far mostra di colpevole cecità ignorare il crescente
favore incontrato dalla storia della cultura,
e cioè dei valori, dei
comportamenti, delle aspirazioni delle classi lavoratrici - osservata per
zone ristrette e per gruppi omogenei - in corrispondenza alla comparsa,
al rapido acclimatamento della grande industria nell'Europa ottocentesca,
ed al suo trionfo dispiegato nel secolo successivo. E rappresentata
storiograficamente attraverso un'implicita quanto radicale cesura narrati­
va e metodologica rispetto ai movimenti d'insieme di quel poderoso
fenomeno, epperciò attraverso una separata e separante «visione dal
basso» tutta giocata sul «sociale» e sulla penalizzazione dell'« economi­
co».
Né a riflessioni difformi dovrebbe indurre - per quanto meno
marcata ne sia per adesso l'intensità - il costante incremento degli studi
italiano.
relativi ad alcuni nuclei di imprenditori e di capitalisti industriali.
sa ed all'ingrandimento di una pur modestissima attrezzatura industriale
ad un tempo, si precisa e si sdoppia, assumendo perciò sembianze differen­
È intanto da registrare una attenzione non solo filologica alla compar­
nell'Italia preunitaria, e perciò verso i problemi aperti, in questo senso,
dalla appalesata continuità fra il periodo precedente e quello successivo al
1861. Nè pare di minore rilievo il progrediente orientamento volto a
considerare la tormentata vicenda della industrializzazione italiana come
parte di una storia della formazione del mercato mondiale, nella quale si
disegna con forza accresciuta la posizione nettamente subalterna della
penisola.
Si è aperta così la strada ad un incipiente, avvertito recupero rispetto
alla dominante posizione di « dimezzamento» ? Ovvero, e per dirla con uno
scienziato illustre, si è davvero pervenuti in generale alla consapevolezza
che nella ricerca « ogni rompicapo è un frammento di un rompicapo molto
più grande, la cui soluzione è sempre stata lo scopo dell'attività scientifica
nel suo complesso, e che perciò la specializzazione non è fine a se stessa,
ma costituisce un modo di avvicinarsi all'integrazione della conoscenza» ?
Per il momento, lascerei fermo il punto interrogativo. Anche perché,
in settori non periferici degli studi, viene maturando e dilatandosi la
propensione ad un approccio che potrebbe definirsi per contrasto - un
contrasto d'altronde perseguito ed esaltato - come una « visione dal
basso» del processo di industrializzazione capitalistica in Italia, non inte­
grato, ma separato ed in patente e rigorosa alternativa a quella che prima
ho chiamato una « visione dall'alto» .
Che quest'insieme pur contraddittorio di novità sia imputabile alla
traduzione storiografica di proposizioni analitiche di vaste implicazioni,
elaborate in sede filosofica ed epistemologica; alla suggestiva lezione
proveniente dai più recenti sviluppi della storia sociale e dal dialogo
intensissimo con le scienze sociali; o agli esiti intellettuali delle trasforma-
Insomma il «dimezzamento» magari si riduce, forse si trasforma, ma,
ti ed insieme più sofisticate e profonde che nel recente passato.
L'esigenza di una considerazione unitaria del processo di industrializ­
zazione - ed insomma un approdo speculare alla favola di Calvino - ne
esce o ne uscirà affievolita?
Il discorso è impegnativo quanto aperto. E se per un verso occorrerà
evitare di respingere sullo sfondo, o nel futuro, la pratica in questo paese
già così faticosa della ricerca di base, esso dovrebbe comunque muoversi
lungo una linea di pensiero criticamente condensata da chi, riferendosi
« alle storie generali ed alle categorie utili per afferrare la realtà quotidia­
na» ha scritto che queste direzioni parallele aspirano a ricongiungersi: si
può legittimamente dire che «ciascuna cerca l'altra nelle proprie mancanze
e se stessa nelle carenze dell'altra»; e, ancora, che «i tentativi di armoniz­
zarle prematuramente non fanno che accrescere le distanze. Ma così
finiscono per fare, nonostante la loro carica aggressiva, anche i tentativi di
lavorare in una sola direzione senza contemporaneamente svelare fino in
fondo la sua parzialità» .
È mia sommessa ma convinta opinione che la storia deli'impresa - da
non assumere come sinonimo di storia imprenditoriale - possa diventare
in questo senso una piattaforma sperimentale di grandissima efficacia.
Considerata come l'epicentro costitutivo ed evolutivo del capitalismo
e della società industriale, l'impresa, <<luogo di aggregazione di risorse
umane e materiali organizzate per la produzione di beni e di serviz;,>, può
costituire l'oggetto di una storiografia che spinga sino alle conseguenze
estreme, con piena lucidità metodica e con tutta la potenza indagatoria
applicabile alla microdimensione, la propria costituzione naturalmente
«dimezzata».
562
Giorgio Mori
Ma la struttura intima dell'impresa, multiforme e ramificata, è anche
.
.
m grado dI segnalare le tracce che, a lungo andare, potrebbero indicare le
strade, di per sé settoriali, per il lavoro di ricomposizione e di unificazione
di una storia dell'industria rischiarato, per questo verso, da una sensibile e
puntuale «visione dal basso». Quali queste tracce siano è appena il caso di
PROPOSTE NUOVE E VECCHI TENTATIVI
dire: l'assetto e l'evoluzione del capitale fisso e della produzione; l'innova­
zione tecnologica; le caratteristiche e le modificazioni proprietarie e im­
prenditoriali; la variabilità delle forme giuridiche, organizzative e gestiona­
�
li; la dinamica e gli aspetti del conflitto di classe fra capitale e lavoro· le
relazioni commerciali interne e internazionali; i rapporti con l'esterno: on
le altre imprese, con la società, con lo Stato e cosi via.
Dal discorso sin qui svolto derivano conseguenze del massimo rilievo
per quanto concerne gli archivi di impresa: scontate e persino banali da un
lato, impegnative e direttamente influenti per l'affermazione di quella
prospettiva storiografica dall'altro.
La loro importanza per lo storico - che spesso non capisce le ragioni
degli altri, se si vuole - è insomma essenziale e persino decisiva.
I programmi per una loro valorizzazione non sono certamente manca­
ti nel passato né mancano adesso: e su qualche loro paragrafo non
secondario mi sono sforzato di dire qualcosa in apertura di questo discor­
so.
�
a:
È il caso di ricapitolarli? Sgravi fiscali per i privati che costituiscano e
aprano agli s udiosi il loro
chivio; ritocchi legislativi in materia di tempi
.
dI conservaZIOne e dI scart!; rafforzamento materiale e personale delle
Sovrintendenze archivistiche; formazione tecnico-professionale di un nu­
mero maggiore di archivisti pubblici e privati per il settore, affidata alle
autorità archivistiche statali.
Certo ciò che resta della vecchia documentazione non è probabilmente
molto. Mi saranno peraltro consentite due annotazioni. Primo, in questo
campo le sorprese non mancano mai. E tanto meno mancheranno se
cercheremo di procurarcele. Secondo, e assai più importante, dovremmo
�
pensare agli archivi d'impresa anche in prospettiva futura.
*
La relazione, meditata e acuta, del collega Mori, quasi conclusione
anche operativa, ha richiamato la nostra attenzione in particolare su due
punti di grossa rilevanza per la soluzione di alcuni dei maggiori problemi
degli archivi storici aziendali:
l . il troppo breve termine di conservazione previsto dalla normativa
corrente per la maggior parte della documentazione;
2. la preparazione del personale da adibire agli archivi storici d'impresa.
L'art. 2220 del codice civile,. vorrei aggiungere, par fatto apposta, con
157 del
15 anni la estinzione del reato nel caso di
il suo termine decennale, per ostacolare l'applicazione dell'art.
codice penale, che stabilisce in
delitto per il quale la legge stabilisca la pena della reclusione non inferiore a
dieci anni e cioè nel caso dei delitti più gravi, per quanto so, consumabili
nella conduzione aziendale, a meno che i responsabili non la trasformino di
fatto in associazione a delinquere o vi si dedichino all'omicidio. In ogni
caso la norma del codice civile pare redatta apposta per l'inquinamento o
per la distruzione delle prove penalmente utili.
Nasce pertanto l'esigenza di allungare, anche a scopi extrastoriografi­
ci, tale termine, che, forse, trova qualche riscontro in altre norme (concer­
nenti la contabilità, il fisco ecc.) della pubblica amministrazione ma che,
certamente, riesce dannosa allo storico avvezzo ai «tempi lunghi» anche
quando non secolari e che si attende di potere consultare serie quanto più
possibile esaurienti per tutta la durata di un' azienda.
Pure in questo caso, è preliminarmente indispensabile conoscere quali
siano le documentazioni eliminabili, e, non soddisfacendo né le indicazioni
circa le « scritture societarie» (per rifarmi all' espressione del collega Castro­
n lavoro b�ninteso, impostato razionalmente ed efficacemente oggi
. m grado dI: eVlt�re alle prossime generazioni di studiosi di ripetere - o
s�ra
mente che intervenga il ministero tutelante tale genere di beni culturali per
Ed almeno per questo forse, ma speriamo anche per altro, ci potranno
zione del prof. Grispo, così concreta e ordinata, nell'informarci sul
dI ascoltare - un discorso come quello che qui vorrei concludere.
essere grate.
novo) né, in materia così complessa e varia, la prassi, occorre preliminar­
individuarle con minuziosa esattezza, come accennava la densissima rela­
«còndito» e, più, sul «condendo» in corso avanzato di esame parlamentare
(per fortuna, molto e sostanzioso).
GIORGIO MORI
Universi/ii di Firenze
A quella individuazione in realtà basterebbero i massimari sugli
« scarti»
(quanto meno a contrariis) giustamente richiamati dal prof.
Grispo come riferimenti essenziali.
Egli ha citato anche provvedimenti per potenziare (si fa per dire,
* Testo della comunicazione presentata al Convegno Beni Culturali, ricerca storica e
impresa, organizzato dalla società Ansa/do, Genova, 1J giugno 1982.
564
Luigi Bulferetti
Proposte nuove e vecchi tentativi
565
quando si pensi agl'innumeri compiti) non soltanto gli organici, ma anche
ordinamento archivistico aziendale mossi da interessi tanto storici quanto
la preparazione tecnica di quanti si dedicheranno agli archivi oggetto del
di organizzazione razionale. Come risultava dai' loro dépliants e da altre
nostro convegno, anzitutto mediante le scuole annesse agli Archivi di
Stato, già dal secolo passato benemerite per una concreta e solida forma­
notizie da me ottenute anche attraverso amicizie che avevano varie radici�
zione professionale.
Mentre prevedo probabile la carenza degli organici anche in avvenire,
il loro lavoro procedette così felicemente, in vari casi, nel primo decennio
grazie sia ai guadagni di spazio (e quanto costasse a New York noi europei
possiamo intuire pensando ai prezzi di Lugano che, tra le città, viene
e mi pare dubbia l'efficacia degli appositi corsi di laurea circa i beni
culturali, almeno nell'ordinamento ora previsto (scetticismo condiviso da
subito dopo in tal genere di primati) sia alla facilità di consultazione
molti ed esperti colleghi oramai da un triennio), non sono affatto scettico
una collaborazione con la Comit, pensai che fosse possibile imitarne
circa la possibilità di iniziative private per venire incontro alle esigenze
l'esempio. Avendo convinto alcuni industriali torinesi sensibili alla cultura
della pubblica amministrazione, che deve soprattutto tenere saldamente in
circa la bontà di quel tipo di iniziativa (ricordo alcuni nomi ben noti ai
risultatane che, nel 1954, introdotto dal compianto Federico Chabod in
mano la tutela, la vigilanza, la prevenzione e curare gl'interventi direttivi e
colleghi torinesi Abrate e Castronovo:
orientativi, ma non può certamente farsi carico dell'esecuzione in detta­
Biscaretti, che pensava soprattutto alla sistemazione del Museo dell'auto­
glio. Penso, cioè, alla possibilità di preparati operatori privati capaci di
mobile, ma non sapeva in quali locali, Mario Loria, figlio dell'economista
Pacces,
presidente della Sip,
collaborare fattivamente con le aziende nell'ordinamento e nel funziona­
e direttore della Savigliano, Arrigo Olivetti, grosso azionista della allora
mento degli archivi storici, da ben definire come raccomandava il prof.
Bonelli, anche qualora si estendano dalle carte agli oggetti di certo tipo
ancora familiare Olivetti e intelligente raccoglitore di materiale cavouria­
(altri trovano la loro collocazione in musei paralleli), come sarebbe
privata, un po' del materiale storico aziendale (come da mezzo secolo, o
no) per tentare di contribuire a salvare in Italia, almeno con un'iniziativa
desiderabile, ma non è compito di questo convegno affrontare. Ho contri­
giù di lì, avveniva in Germania, nella Svizzera, nei Paesi Bassi), mi recai
buito nella mia lunga attività accademica a formare laureati pure specifica­
con quest'ultimo da quello che consideravamo uno dei più colti imprendi­
mente «in storia» particolarmente addestrati e capaci, tra i cui compiti,
tori italiani, da Raffaele Mattioli presidente della Comit. Mattioli ci fece
come spiegavo in un convegno romano e in un altro messinese, sarebbe
riflettere sulle differenze tra mercato italiano e mercato americano e
proprio quello di valorizzare siffatte documentazioni ben più «corpose» di
quindi sulla relativa scarsa efficacia del far leva, presso i'imprenditore
quelle cartacee e pergamenacee, se non vogliamo che si ripetano sconci già
italiano, sullo spazio (ma sapevo che il deperimento o addirittura la
deprecati. Oggi chi vuoI vedere nei dettagli un forno bergamasco non può
distruzione di grosse raccolte universitarie o parauniversitarie, come il
trovarlo, neppure documentato cartaceamente, in Italia, ma lo vedrà in un
Museo industriale torinese, erano state dovute a protratte esigenze di
originale funzionante in Polonia.
Ritengo che molti laureati in materie storiche e aziendali e tecniche
saranno normalmente i necessari coadiutori.
spazio), e soprattutto sul terrore dell'imprenditore italiano per l'occhiuto
fisco (e quindi poco propenso a conservare materiale documentario), e
sullo scarso affidamento delle «scritture societarie» (in parole povere sulla
Se il bene avviato decreto circa la detassazione delle spese di ordina­
loro scarsa affidabilità o esaustività, come conveniva Arrigo Olivetti). Il
mento, di conservazione, di consulenza, entrerà finalmente in vigore,
risultato del colloquio - che ricordai anni fa anche al Consiglio nazionale
molte aziende medie e anche piccole troveranno un incentivo alla sistema­
dell'Istituto per la storia del movimento di liberazione in Italia - nondi­
zione dei propri archivi superando, anche senza precise necessità di
meno non fu del tutto negativo, come non è mai negativo uno scambio
autosponsorizzazione, gli ovvi ostacoli di spese e di spazio opportunamen­
critico d'idee, ma mise una pietra tombale su una iniziativa italiana di tipo
te richiamati dall'ing. Milvio.
analogo a quella statunitense: la Comit forse da· allora si preoccupò di più
A proposito di spazio, di spese e d'iniziativa privata mi sia consentito
del proprio archivio, la Olivetti intravide altri metodi dopo quelli microfil­
di richiamarmi a un lontano ricordo, di quasi trent'anni fa, che può
mistici, all'avanguardia, come presto sarebbe stata, nella documentazione
compendiarsi così: come un'esperienza americana non divenne anche
magnetica, che crea poi ben altri problemi agli archivisti. Quanto a me,
italiana. Dopo la seconda guerra mondiale alcuni giovani statunitensi
spostai il campo di azione e teorizzai od esemplificai variamente elementi
(ex-combattenti talora, che, per esempio nel Pacifico, avevano visto la
di una cultura industriale o tecnico-sociale in Italia, che, opportunamente
microfilmatura di massa della stessa corrispondenza privata militare),
ci ricordava Castronovo, dovrebbe essere da un secolo o più un àmbito
dotati di un'esperienza storica (la storia imprenditoriale già era colà molto
primario per gli studiosi italiani.
diffusa) e tecnico-aziendale sovente conseguita in università stamane ram­
mentateci dalla informatissima relazione del prof. Dascher, e forse agevo­
LUIGI BULFERETTI
lati da materiale di surplus bellico, misero in piedi organizzazioni private di
Università di Genova
Lo storico e gli archivi d'impresa
LO STORICO E GLI ARCHIVI D'IMPRESA: UN'ESPERIENZA .
Il mio sintetico intervento non ha la pretesa di trattare sul piano
generale il problema dei rapporti fra la ricerca storica e l'individuazione
nonché l'utilizzazione degli archivi d'impresa. Molto più semplicemente
vorrei riferire la mia esperienza di ricercatore che, per ragioni di studio, ha
dovuto confrontarsi o scontrarsi con quella realtà spesso sfuggente costi­
tuita dagli archivi aziendali. Intendo inoltre proporre alla vostra attenzione
alcune brevi riflessioni che da quella esperienza scaturiscono, riflessioni
che, se qualcuno vorrà, potranno essere oggetto di dibattito.
Già qualche anno fa, dovendo preparare un libro sulla storia dell'in­
dustria cotoniera lombarda dall'unità al 1914, sentii l'esigenza di inserire
tra le fonti di sostegno al mio lavoro anche gli archivi d'impresa. L'idea era
buona e allettante, ma non di facile attuazione. In primo luogo perché non
.
nsultava versato negli archivi pubblici della Lombardia nessun archivio di
�iend� cotoniere. Bisognava quindi rivolgersi direttamente alle singole
mdustne, ma - e qui sorgeva la seconda difficoltà - l'ambiente del
settore era particolarmente diffidente nei confronti degli storici o comun­
que di chi fosse estraneo al mondo cotoniero. Infatti la struttura decisiona­
le di quest'industria è caratterizzata ancor oggi dalla permanenza di
numerose imprese a proprietà familiare, i cui responsabili si succedono
nelle stesse famiglie di generazione in generazione. Si è creata così nel corso
di oltre un secolo una forte solidarietà personale fra gli esponenti della
categoria, una solidarietà ancora più intensa quando interviene quella
sorta di orgoglio campanilistico derivato dall'accentuata concentrazione
del cotonificio lombardo in quattro nuclei geografici (cioè il Gallaratese il
Monzese, il Bergamasco e il Bresciano). Un mondo quindi sostanzialme�te
chiuso, molto geloso delle proprie tradizioni industriali, che sono anche
'
non dimentichiamolo, tradizioni familiari.
Poiché non disponevo di alcuna entratura in campo cotoniero e
nemmeno industriale, ritenni di agire nella maniera più semplice e meno
tortuosa, conducendo cioè un'inchiesta come si usa dire «a tappeto», nella
speranza che qualche imprenditore rispondesse al mio appello. Decisi
perciò di scrivere più di 120 lettere ad altrettante società lombarde, alle
quali esposi le mie necessità di ricerca e chiesi se fossero rimasti documenti
relativi al periodo da me preso in esame. Devo dire che quest'esempio di
.* . T�to della comunicazione presentata al Seminario Salvaguardia e valorizzazione degli
archIVi d'lll1presa, organizzato dall'Azienda municipalizzata trasporti Genova, 28-29 ottobre
1982.
'
567
iniziativa «privata» - condotta al di fuori delle associazioni imprenditoria­
li e degli organismi archivistici ufficiali, e con la collaborazione solo dell'U­
niversità di Milano e in particolare del prof. Franco Della Peruta - ottenne
qualche risultato, anche se modesto. Le risposte pervenute furono 24, delle
quali 15 in senso negativo. Negativo però in varia misura, perché si passava
dalle risposte secche e infastidite, all'invio di libri celebrativi, all' offerta di
presentarmi ad altri industriali, sino alla disponibilità a un colloquio da
parte di autorevoli esponenti dell'industria cotoniera. Aspetto quest'ultimo
non privo d'importanza, se ad esempio mi consentì di intervistare il presi­
dente dell'Eliolona, un ultranovantenne attivo in campo cotoniero fin dal­
l'età giolittiana. E non vi è qui bisogno di sottolineare quanto siano utili,
pur con tutte le cautele del caso, le testimonianze orali degli imprenditori,
quelle che potrebbero essere definite gli archivi della memoria.
Per quanto attiene invece ai documenti archivistici in senso stretto, le
risposte positive furono nove. Presi subito contatto con questi imprendito­
ri e faticai alquanto sia a conquistarmi la loro fiducia, sia a convincerli che
gli scopi delle mie ricerche erano prettamente scientifici e non celebrativi.
Se infatti è vero che la presenza stessa di un archivio storico può accrescere
la notorietà di un'impresa, è anche vero che in non pochi imprenditori
esiste l'aspirazione non tanto inconfessata a far sì che dallo studio dei
documenti aziendali risulti un'immagine pubblica dell'impresa il più possi­
bile attraente e meritoria. Pensare che le imprese siano del tutto indifferen­
ti a quanto si scrive sul loro passato è - sia detto con tutta franchezza ingenuo. Laddove quindi si abbia a che fare con imprenditori particolar­
mente sospettosi e poco aperti culturalmente, va condotta una paziente
opera di persuasione e di « educazione» alle insopprimibili esigenze di
libertà di critica connesse al lavoro storiografico. Fu appunto ciò che cercai
di fare nei confronti dei responsabili delle imprese che avevano risposto al
mio appello: dopo qualche titubanza mi fu consentito l'accesso agli
archivi.
A! momento della consultazione mi accorsi però che i materiali
conservati erano di assai diversa consistenza e rilevanza. Si passava dai
semplici libri-matricola degli operai (così la ditta Garavaglia di Busto
Arsizio), ai verbali del consiglio di amministrazione (per la Fossati-Lam­
perti di Monza), a documenti sparsi e concernenti un periOdo ristretto di
tempo (per la Textiloses et Textiles di Varano Borghi, la Crespi di
Capriate, la Frette di Monza), ad archivi più vasti seppure incompleti (per
il cotonificio Cantoni di Castellanza, il cotonificio Bresciano Ottolini di
Villanuova sul Clisi, la Visconti di Modrone di Vaprio d'Adda). Sino ad
arrivare ad un archivio di eccezionale ricchezza e interesse, quello della
Manifattura Caprotti di Albiate Brianza. In generale gli archivi non erano
ordinati e si trovavano in scadente stato di conservazione .
Ciò che tuttavia mi sorprese di più non fu tanto il materiale rintraccia­
to, bensì quello che era scomparso e il modo in cui era scomparso.
Generalmente, se mi si permette l'espressione, i «becchini» degli archivi
Roberto Romano
Lo storico e gli archivi d 'impresa
d'impresa sono proprio i più devoti e fedeli dipendenti dell'azienda, che,
archivi sono improvvisamente scomparsi, ma altri (come mi pare sia
568
appassionati della storia dell'impresa e spinti forse dal desiderio di custodi­
re nella propria casa un pezzetto della ditta alla quale hanno dedicato la
loro intera esistenza, sottraggono disinvoltamente i documenti più antichi.
Essi credono così dì salvarli dal macero, ma si sbagliano, perché i loro eredi
569
accaduto ai discendenti di Alessandro Rossi a Schio) si rassegneranno.
Meno opportuna mi sembrerebbe invece l'immediata segnalazione dello
studioso dell'esistenza dell'archivio con il conseguente intervento della
Sovrintendenza, perché in questo caso si correrebbe il rischio di impedire in
(di solito estranei ai sentimenti di devozione verso l'azienda da cui era
un colpo solo (o di intralciare grandemente) sia la consultazione dello
che semplice carta straccia. È certo amaro constatare ad esempio che tutta
va aggiunta la considerazione che per le Sovrintendenze sarebbe utilissimo
animato il congiunto) non considerano quelle reliquie del passato nulla più
la poderosa documentazione raccolta e solo in parte utilizzata per la
stesura del libro celebrativo sul cotonificio Cantoni è andata sciagurata­
mente e definitivamente dispersa fra le mani purtroppo incompetenti di
innumerevoli impiegati, ex-impiegati e dirigenti del cotonificio. D'altra
parte nemmeno gli stessi imprenditori mostrano sempre un'irriducibile
attenzione verso le loro origini: un industriale di Ghemme mi ha confessato
che, disgustato dal completo disinteresse ostentato dai figli nei confronti
dell'attività cotoniera, in un gesto di suprema catarsi dinastica ha dato alle
fiamme tutto l'archivio di famiglia, comprendente documenti che risaliva­
no al primo Ottocento.
Nonostante questi deplorevoli episodi, la mia ricerca di archivi d'im­
presa ha conseguito, come ho detto, un relativo successo, tenuto conto
delle modeste forze messe in campo. Per tale motivo ritengo che non vada
scoraggiata la vecchia anche se individualistica arte dello storico di
procurarsi da sé le fonti che gli occorrono. Pur senza naturalmente
trascurare le iniziative benemerite e di largo respiro promosse in questo
campo da Sovrintendenze archivistiche e enti pubblici di ricerca. Iniziative
tuttavia che (ma qui occorrerà conoscere meglio l'esperienza degli archivi­
sti) incontreranno forse minori difficoltà presso alcune imprese a parteci­
pazione pubblica che presso quelle private e soprattutto a gestione familia­
re, tanto più riservate queste ultime quanto più autorevole e ufficiale è
l'ente che chiede loro di « disseppellire» l'archivio aziendale. Proprio nei
confronti degli imprenditori più diffidenti l'iniziativa autonoma dello
storico non pare affatto secondaria, come è dimostrato del resto, per fare
solo due nomi, dai lavori di Abrate o dall'opera di Valeria Castronovo, che
per i suoi studi di parecchi anni or sono sull'industria cotoniera e laniera
piemontese ha scoperto e utilizzato oltre cinquanta archivi aziendali o di
associazioni industriali.
Esiste, è vero, la fondata obiezione che quella che più sopra ho
chiamato l'<<iniziativa privata» dello storico conduca a un'ulteriore «priva­
tizzazione» dell'archivio, che dall'industriale passa sotto il geloso possesso
dello studioso. Nella maggior parte dei casi però gli storici non si limitano a
consultare segretamente e all'infinito le loro carte preziose, ma espongono
le conclusioni della loro ricerca in pubblicazioni. E poiché le pubblicazioni
storico, sia le possibilità future di apertura al pubblico dell'archivio. A ciò
poter disporre di una pubblicazione che ha utilizzato l'archivio e che quindi
testimonia in concreto dell'importanza storica dei documenti conservati
dall'azienda.
D'altra parte proprio il giudizio sul «notevole interesse storico»
dell'archivio, su cui si basa la possibilità stessa di intervento delle autorità
archivistiche, richiede un attento approfondimento. Esistono infatti docu­
menti definiti esclusivamente personali o familiari che a un primo esame
possono apparire di scarso interesse, ma che tali non sono dal punto di
vista delle imprese a carattere familiare di cui ho parlato più sopra. Così
qualsiasi documento che metta in rilievo gli aspetti psicologici dell'impren­
ditore non è, in questo tipo di azienda, da sottovalutare. Come ho
osservato in uno studio sulle vicende di una famiglia industriale, è evidente
che in un moderno consiglio di amministrazione il fatto che un consigliere
sia personalmente irruente o apatico, debole o autoritario, che ami il lusso
o che invece faccia vita modesta e ritirata, è senza dubbio irrilevante sul
piano economico. Ma laddove tutto il potere decisionale sia concentrato
nelle mani di un solo uomo, la sua personalità, le sue manie e persino i suoi
gusti estetici non sono davvero irrilevanti per le sorti dell'impresa. Quando
la coscienza di un essere umano si immedesima così profondamente con lo
stabilimento, può accadere che anche una crisi esistenziale sia in grado di
far traballare una fabbrica. E ancora: una corrispondenza ad esempio che
illustri il litigio tra due fratelli sembra rientrare nel campo dei pettegolezzi
o degli aneddoti familiari; quando però questi due fratelli si contendono il
potere all'interno dell'azienda, le loro private e forse meschine schermaglie
consentono di cogliere i meccanismi di funzionamento o di disgregazione
della sfera decisionale delle imprese familiari.
Nella prospettiva poi di una documentata storia socio-culturale delle
classi dominanti, anche i contratti di matrimonio o persino le fatture per
l'acquisto di libri della biblioteca personale dell'imprenditore diventano
testimonianze preziose. Analogamente andrebbero rintracciati e conservati
quei particolari reperti (come i campioni di tessuti, le etichette, i marchi di
fabbrica) la cui importanza va ben al di là di un semplice supporto
iconografico e esteriore alla storia della moda e della pubblicità. Essi sono
invece rivelatori, come ebbi già occasione di notare a proposito dei
sono appunto pubbliche, penso che gli organismi dello Stato preposti alla
Caprotti, e della composizione sociale del mercato dei consumatori e degli
sorveglianza degli archivi possano a questo punto intervenire in armonia
strumenti «estetici» utilizzati dagli imprenditori tessili per tentare di
con le loro funzioni. Certo alcuni imprenditori dichiareranno che i loro
determinare o almeno di influenzare le reazioni e le scelte di quel mercato.
570
Roberto Romano
A mio parere insomma gli sforzi per l'individuazione di materiale archivi­
571
Lo storico e gli archivi d'impresa
la tipologia e l'evoluzione del mercato di consumo di un certo tipo di
stico non dovrebbero essere ristretti alla ricerca di documentazione pretta­
mente e immediatamente storico-economica, ma, dove ciò sia realizzabile,
prodotti, oppure ancora il comportamento economico e sociale del ceto
dilatarsi sino a comprendere tutta quella dimensione « privata» che in
archivi aziendali consultati diventerebbe fonte privilegiata, ma non esclusi­
caratterizza l'odierna storiografia.
metodo già seguito da molti studiosi, ma che, ripeto, va incoraggiato, onde
realtà privata non è, per lo meno rispetto alla globalità di interessi che
Mi rendo indubbiamente conto che queste osservazioni rientrano nel
più vasto e complesso problema dell'utilizzazione storica (o di una metodo­
imprenditoriale in un dato periodo), l'insieme, e sottolineo l'insieme, degli
va, di un lavoro storico a più largo raggio. Come è noto questo è un
non si crei anche in Italia una tradizione negativa di storia imprenditoriale
o industriale frammentaria, dispersiva e talvolta purtroppo inconcludente.
logia dell'utilizzazione) degli archivi d'impresa. Un argomento che non
Quando si sarà affievolito il « fascino discreto» che conserva ancora
rientra espressamente tra i temi del presente convegno, ma che prima o poi
oggi, di per se stesso, l'archivio di un'impresa, e che ci fa giustamente
in Italia dovrà essere affrontato, e sistematicamente affrontato. È ovvio
rallegrare a ogni nuovo ritrovamento e salvataggio dal macerO di documen­
infatti che sarebbe insufficiente riuscire a rintracciare una miriade di
ti aziendali, è probabile che da una corretta utilizzazione degli archivi
archivi grandi e piccoli senza promuovere contemporaneamente un dibatti­
to metodologico sull'impiego di quelle particolari fonti che sono gli archivi
d'impresa scaturirà un impulso ancora maggiore non solo a ripercorrere
semplicemente tutte le fasi (quelle apprezzabili e quelle discutibili) delle
aziendali. Un dibattito che richiederebbe la collaborazione di storici,
esperienze storiografiche straniere, ma anche a produrre lavori realmente
economisti e sociologi, e che sarebbe essenziale soprattutto per i giovani
innovativi e sul piano metodologico e sul piano della conoscenza storica.
studiosi e per quegli studenti sempre più numerosi che mostrano interesse
verso la storia imprenditoriale.
Mi sia consentito infine di sottolineare un aspetto molto delicato, che
non credo possa essere sottaciuto. Mi domando se non vi sia qualche
rischio insito in quella sorta di pur comprensibile entusiasmo archivistico
da cui siamo quasi tutti pervasi. Penso a quanto mi diceva qualche mese fa
Ruggiero Romano: a suo parere il fatto che noi italiani siamo giunti con
molti, forse troppi, anni di ritardo rispetto ad altri paesi ad interessarci di
storia imprenditoriale può produrre, nell'ansia di recuperare il tempo
perduto, gravi deformazioni in campo storiografico e didattico. In partico­
lare egli faceva presente il pericolo che folte schiere di laureandi si
dedicassero, con discutibili risultati, a tesi sulla storia dell'impresa fondata
dal nonno o dal padre, perdendo così di vista i più generali problemi dello
sviluppo capitalistico e rinchiudendosi nell'esposizione delle glorie o anche
dei « ntisfattÌ>, dei propri antenati. Ora non vi è dubbio che dallo studio di
un'impresa possano scaturire osservazioni di grande interesse, capaci
persino di illuminare il funzionamento della stessa struttura economica in
cui la «cellula» impresa è inserita (e del resto io stesso mi sono occupato, e
continuo a occuparmi, di storia aziendale). Non mi nascondo tuttavia che
il rischio che si arrivi a un abuso di « microstoria» aziendale è reale ed è
tanto maggiore quanto più si diffonde quell' «entusiasmo archivistico» a
cui ho accennato e che potrebbe portare nel giro di pochi anni a una
moltiplicazione senza fine di singole storie d'impresa, dalla più importante
alla più sconosciuta e marginale nella storia economica italiana.
A mio avviso comunque il pericolo è superabile, sia avviando e
approfondendo il dibattito metodologico di cui dicevo prima, sia incorag­
giando l'utilizzazione simultanea, assieme ad altre fonti, di più archivi
d'impresa. Individuato ad esempio uno specifico oggetto di ricerca (ponia­
mo il problema dell'importazione e dell'esportazione di tecnologia, oppure
ROBERTO ROMANO
Universi/a di Milano
Per la valorizzazione degli archivi delle imprese a partecipazione pubblica
573
e la ricerca scientifica. Tanto che, a differenza di quanto è avvenuto in altri
paesi europei, alcuni archivi aziendali di grandi industrie sono tuttora
meno accessibili dei resti archeologici, dei reperti dell'antichità. Ma è
PROGETTO PER LA VALORIZZAZIONE DEGLI ARCHIVI
DELLE IMPRESE A PARTECIPAZIONE PUBBLICA IN ITALIA '
anche vero che in genere si è continuato più a distruggere che a conservare:
quando ciò non è avvenuto in seguito a particolari vicende belliche, è
successo per incuria e indifferenza, e perché la stessa legislazione non
faceva obbligo di conservare, oltre un limitato periodo di tempo, il
L'affermazione di un'autentica democrazia industriale nel nostro pae­
se non è legata soltanto agli sviluppi del sistema economico, all'aggiorna­
mento delle relazioni fra le parti sociali, al di là di certi schemi tradizionali
corporativi o massimalistici, e alla razionalizzazione, in termini di efficien­
za e funzionalità, dell'amministrazione pubblica. L'avvento di un'autenti­
ca democrazia industriale dipenderà anche dalla diffusione di una moderna
cultura industriale quale patrimonio di valori e modelli collettivi, di
conoscenze e di esperienze formative e professionali.
È vero che negli ultimi anni le scienze sociali hanno cominciato a
trovare più ampia applicazione nella valutazione dei problemi del lavoro e
dell'organizzazione aziendale, nell'analisi delle relazioni industriali e dei
sistemi produttivi. Si sono moltiplicati inoltre i centri di ricerca e di studi,
mentre l'informazione sulla politica economica, sullo sviluppo tecnologi­
co, sulla legislazione sociale e sull'attività sindacale ha trovato sempre più
spazio nelle pagine della stampa quotidiana, nelle riviste e in altri mezzi di
comunicazione di massa.
Ma molto resta ancora da fare per superare certe impostazioni
concettuali di carattere pregiudiziale, di ordine politico-ideologico più che
documentario e scientifico. Più spazi si apriranno per la riflessione, per la
ricerca sul campo, per l'analisi comparata di altre esperienze, maggiori
saranno le possibilità di sviluppo, anche in Italia, di una reale cultura
industriale.
L'indagine storica può fornire un contributo importante al raggiungi­
mento di questo obiettivo. Molte impressioni di segno negativo, nei
confronti dell'industrialismo e dei problemi di una economia matura,
sedimentatesi attraverso vari percorsi nella cultura politica e nel sentire
comune, sono dovute infatti, per molti aspetti, alla carenza di informazio­
ni adeguate o alla mancanza di una visione più equilibrata e articolata delle
specifiche modalità con cui è avvenuto il nostro processo di sviluppo
economico. D'altra parte, salvo poche eccezioni, le imprese e gli operatori
economici, per malinteso senso del segreto aziendale, o più semplicemente
per insensibilità verso qualsiasi problema che esulasse dal raggio immedia­
to degli affari quotidiani, hanno badato, più che ad aprire, a tener serrata
sotto chiave una gran massa di documenti altrimenti utili per la conoscenza
materiale documentario ad esclusione delle scritture societarie.
In verità negli ultimi anni si è cercato, con molto più impegno che in
passato, di reagire a questa tendenza, a misura che anche nel nostro paese
cresceva (in coincidenza con lo sviluppo industriale) !'interesse degli
studiosi e dell'opinione pubblica verso le origini e gli sviluppi delle
principali imprese e dei più importanti settori d'attività. Le Sovrintendenze
archivistiche, in particolare, hanno provveduto, in parecchi casi, a reperire
e sistemare archivi preziosi per la ricostruzione storica delle nostre vicende
economiche, riportando alla luce non soltanto relazioni di bilancio e
scritture sociali, ma anche carteggi aziendali, brevetti, disegni, materiali
fotografici e iconografici, prontuari di macchine e di impianti.
A simili operazioni di scandaglio in corso da tempo vuole ora affian­
carsi l'iniziativa assunta dal ministero delle Partecipazioni statali per una
sistemazione organica del patrimonio documentario dene imprese pubbli­
che. A questo scopo è stata istituita una commissione, composta di studiosi
e di rappresentanti degli enti di gestione, col compito di provvedere
all'individuazione e alla valorizzazione dei fondi archivistici delle più
importanti aziende industriali, finanziarie e di servizi, facenti capo al
sistema delle partecipazioni statali.
Esiste già, nell'area dell'impresa pubblica, un punto di riferimento
esemplare, per il modo con cui è stata condotta l'opera di conservazione e
di riordinamento archivistico. Ed è quello costituito, appunto, dall'archi­
vio storico dell'Ansaldo che, con le sue circa 3.000 scatole (cui si aggiungo­
no circa 60.000 unità costituite da disegni, lastre fotografiche, ecc.),
rappresenta senza dubbio uno dei più importanti e moderni magazzini di
«memoria storica» nel campo della documentazione economica. Del resto
già la Terni aveva provveduto, sin dagli anni Settanta, a raccogliere tutto il
materiale di cui disponeva e a inventariarlo in collaborazione con la
direzione generale degli Archivi di Stato. Lo stesso ha fatto l'IRI per
quanto riguarda i fondi della segreteria generale concernenti la nascita e la
prima fase d'attività dell'istituto.
Di tutte queste esperienze intendiamo far tesoro per elaborare un'azio­
ne sistematica di reperimento e di riordinamento di tutto il vasto patrimo­
nio documentario del settore pubblico. Sia per il ruolo svolto negli anni
Trenta, sia per i più intensi sviluppi assunti nel secondo dopoguerra, le
imprese a partecipazione statale costituiscono oggi una componente fonda­
* Testo della relazione presentata al Convegno \lenì Culturali, ricerca storica e impresa,
organizzato dalla società Ansaldo. Genova, Il giugno 1982.
mentale del sistema economico italiano e, quindi, una fonte eccezionale per
gli studi storici e per l'analisi economica e sociologica.
574
Valerio Castronavo
Il modello che stiamo studiando si avvicina a quello sperimentato con
successo in Gran Bretagna, dove la conservazione del patrimonio docu­
mentario industriale si basa sulla cooperazione fra gruppi di ricercatori
specializzati, l'amministrazione pubblica e le imprese o le associazioni di
IL RUOLO DELLE REGIONI E DEGLI ENTI LOCALI
categoria presso le quali il materiale rimane depositato in repertori classifi­
DEGLI ARCHIVI D'IMPRESA
vantaggio pratico e immediato alle singole aziende, quello di aiutarle a
risolvere il difficile problema degli scarti del materiale documentario
corrente con riguardo, da un lato, alle disposizioni legislative esistenti e,
dall'altro, agli interessi specifici degli studiosi. Questi ultimi, del resto,
stanno ormai convertendosi alla necessità di impostare sistemi di meccaruz­
zazione e microfilmatura sostituitivi dei documenti, per rispondere alle
gravi difficoltà di spazio e di consultazione del materiale, accentuate dal
crescente sviluppo dei principali complessi industriali e finanziari.
Come dicevo all'inizio del mio intervento, si avverte oggi l'esigenza di
stabilire, in condizioni di piena autonomia, più intensi rapporti fra impresa
e ricerca scientifica, che contribuiscano all'affermazione di una moderna
cultura industriale. Una più ampia informazione sulla storia economica del
nostro paese, sui suoi singoli itinerari, sui suoi problemi di fondo, è senza
dubbio una premessa essenziale per affrontare in modo più adeguato gli
interrogativi che riguardano la situazione che ci sta davanti e le prospettive
del futuro.
*
PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE
cati e consultabili. Una soluzione di questo genere offre, oltretutto, un
Il ruolo che Regioni ed enti locali possono svolgere per la salvaguardia
e la valorizzazione dell'importante patrimonio culturale costituito dagli
archivi di impresa è fortemente condizionato dal quadro normativo che è,
al riguardo, molto carente.
Le funzioni di tutela in materia di archivi sono infatti attribuite dalle
leggi dello Stato alle Soprintendenze archivistiche, mentre l'art. 48 del
d.p.r. 24 lu. 1977, n. 616, il decreto che ha completato il trasferimento
delle competenze statali alle Regioni e che prevedeva entro una precisa
scadenza (il 1979) il riordino delle attribuzioni in materia di tutela dei beni
culturali fra Stato, Regioni ed enti locali, è rimasto finora lettera morta.
Anzi, lo stesso disegno di legge presentato al riguardo dal ministro
Scotti e attualmente in discussione in sede di commissione parlamentare pur nella sua generale vaghezza - sembra non voler affrontare il proble­
ma, in quanto scinde il problema della tutela dei beni archivistici da quello
VALERIO CASTRONOVO
delle restanti categorie di beni, facendo salva la normativa vigente in
ordine alla vigilanza sugli archivi non statali.
Università di Torino
In questa situazione, la possibilità di intervento delle Regioni e degli
enti locali è rimessa alla loro volontà politica, e quindi strettamente
collegata con l'interpretazione che questi enti, nella consapevolezza della
necessità e dell'urgenza della salvaguardia del nostro patrimonio culturale,
hanno dato e danno delle norme in vigore: un'interpretazione in genere
evolutiva, che ha spesso consentito al sistema delle autonomie locali di
svolgere un importante ruolo di supplenza rispetto alle carenze statali, di
fatto precorrendo, in diversi campi, il cammino della riforma, una riforma
della quale il governo non sembra d'altra parte avvertire la necessità.
Quali spazi concede questo quadro normativa per i beni archivistici? Le
Regioni, e di conseguenza gli enti locali, hanno anzitutto una possibilità di
intervento loro consentita da uno dei primi decreti di trasferimento di poteri
dallo Stato, il d.p.r. 14 genn. 1972, n. 3 , il quale all'art. 7 lettera a), nel
trasferire alle Regioni le competenze in ordine all'istituzione, ordinamento e
funzionamento dei musei e delle biblioteche di enti locali e di interesse locale,
vi comprende gli archivi storici affidati agli enti locali medesimi.
* Testo della comunicazione presentata al Seminario Salvaguardia e valorizzazione degli
archiyi d'impresa, organizzato dall'Azienda municipalizzata trasporti, Genova,
1982.
28-29 ottobre
Ernesto Avegno
Regioni e valorizzazione degli archivi di impresa
Di quali archivi si tratta? Probabilmente il legislatore intendeva in
realtà trasferire alle Regioni la competenza in ordine agli archivi storici che
le amministrazioni locali hanno accnmulato nel corso dei secoli, e il cui
importante patrimonio non è in genere confluito, per ragioni storiche
legate alla tradizionale autonomia degli enti, negli Archivi di Stato. Ma
un'interpretazione pedantesca della lettera della norma, nel generale clima
di reazione centralistica succeduto all'avvento delle Regioni, ha di fatto
ristretto la competenza regionale agli archivi affidati agli enti locali nOn
dagli eventi storici, ma da altri soggetti per lo scopo preciso della loro
conservazione, e cioè a quelli frutto di lasciti e donazioni.
Sta di fatto che le Regioni si sono finora avvalse assai poco di questa
competenza loro attribuita in forza di un'interpretazione così restrittiva, e
hanno preferito cercare altrove le strade per un loro intervento.
Le Regioni così, nel dettare norme sulla inventariazione e catalogazio­
ne dei patrimoni cnlturali (in Regione Liguria abbiamo la legge regionale
22 apro 1980, n. 21), hanno tenuto conto dell'importanza che i beni
archivistici rivestono per la conservazione di un patrimonio di valori e
modelli collettivi (patrimonio che, nel caso degli archivi di impresa, è anche
di tecnologie e di esperienze professionali) e li hanno inseriti fra le categorie
dei beni da censire e quindi da tutelare e da valorizzare.
n momento della conoscenza, cioè, è reso possibile attraverso inter­
venti diretti della Regione - che presupporrebbero peraltro strutture non
ancora esistenti - o finanziamenti agli enti locali, i quali possono presen­
tare domande di contributo relative a programmi di catalogazione di beni
archivistici, e quindi anche di beni appartenenti ad archivi di impresa. E nei
programmi di catalogazione, mediante un'interpretazione elastica del con­
cetto, è spesso inserito anche il finanziamento degli strumenti necessari a
tale scopo, in termini di personale e di tutto il materiale necessario.
Esiste cioè già nella legislazione vigente un meccanismo che consente
agli enti locali di procedere, col finanziamento regionale, ad indagini sugli
archivi di impresa, ma che non conferisce loro (come potrebbe fare solo
una legge dello Stato) alcun potere per l'accesso a detti archivi. E noi
sappiamo che, come rilevava Valerio Castronovo, gli archivi di impresa
sono spesso più inaccessibili dei reperti archeologici.
Ci troviamo dunque di fronte ad un sistema di norme statali e
regionali che individua la Regione quale ente legislatore e programmatore
degli interventi da attuarsi, attraverso finanziamenti, a favore però degli
enti locali, ai quali non resta altra strada da percorrere, in mancanza di
strumenti coercitivi, che quella dell'accordo coi privati, e quindi con le
imprese, titolari degli archivi. Questa potestà di intervento degli enti locali
è limitata alla catalogazione dei beni qualora questi rimangano nellà
titolarità delle imprese, ed è estesa all'intera gamma delle funzioni di tutela
e valorizzazione, nel quadro delineato dal legislatore regionale, se gli
archivi sono « affidati agli enti locali» a norma dell'art. 7 del decreto del
1972, n. 3.
In effetti, credo che nessuno si auguri un sistema in cui le imprese
siano assoggettate a meccanismi coercitivi nei confronti dei loro archivi,
perché o esiste una sensibilità culturale adeguata e una conseguente
propensione a mettere a disposizione della collettività ingenti patrimoni
storici, oppure l'impresa sa come disfarsi di carte polverose e ingombranti:
ciò senza contare l'aspetto delicato della tutela del diritto alla riservatezza
dei documenti che il privato ritenga di non rendere pubblici.
Pertanto - in attesa dell'auspicata legge di riforma, che le Regioni si
augurano non trascuri la materia degli archivi - alle Regioni e agli enti
locali è consentito di agire nell'ambito delle possibilità offerte dal quadro
normativo sopra delineato, e cioè su di un piano convenzionale.
In questo senso sembra opportuno suggerire un utilizzo dell'istituto
dell'affidamento agli enti locali dei beni archivistici: un istituto forse frutto
di un equivoco interpretativo o comunque pensato per altri scopi e legato
ad altre situazioni storiche, ma che sembra permettere, attraverso il
'
passaggio delle competenze alle Regioni, di superare una situazione di
difficoltà in cui ci si dibatte a causa della cronica mancanza di mezzi e
disponibilità finanziarie da parte delle strutture statali, sia che si tratti delle
Soprintendenze archivistiche cui competerebbe la tutela degli archivi finché
restano presso le imprese, sia che si tratti degli Archivi di Stato, nei quali
gli archivi di impresa potrebbero confluire.
Le Regioni infatti, nell'ambito di tale trasferimento di competenze,
potrebbero contribuire alla realizzazione presso gli enti locali di strutture di
archivio ed al loro ordinamento attraverso finanziamenti, sia pure avvalen­
dosi, per evitare il proliferare di organismi specialistici paralleli, delle
competenze tecniche delle Soprintendenze come consentito dal decreto del
1977, n. 616.
Un importante contributo le Regioni potrebbero anche dare attraverso
l'organizzazione di corsi di formazione professionale per tecnici d'archi­
vio, posto che uno dei maggiori problemi che affliggono le Soprintendenze
è la mancanza di personale in grado di studiare e ordinare archivi moderni
(quali quelli di impresa), che richiedono competenze ben diverse (in
materia di bilanci e di contabilità aziendale, di marketing, ecc.) da quelle in
possesso del personale delle Soprintendenze, che ha superato concorsi in
cui si richiedevano prevalentemente conoscenze letterarie, umanistiche,
legate alla lettura dei documenti antichi.
Sulla base di queste considerazioni, si ritiene di poter suggerire che il
problema degli archivi di impresa venga risolto attraverso la stipulazione di
convenzioni con gli enti locali nel cui territorio l'impresa ha svolto e svolge
la propria attività. Tali convenzioni presuppongono naturalmente la piena
disponibilità dell'impresa a rendere pubblici i dati: ma soprattutto esse
devono avere l'obiettivo di risolvere alle imprese, che operano in termini e
sulla base di esigenze economiche, un problema che spesso è solo economi­
co, quello di impiantare e mantenere costose strutture. Una volta risolto il
problema della creazione e del mantenimento di queste strutture, la
576
577
578
Ernesto Avegno
maggioranza delle imprese sarebbe probabilmente ben lieta di mettere a
disposizione i propri archivi.
Si tratta dunque di individuare la forma più idonea per attuare
l'affidamento, anche con riferimento alla scelta dei soggetti. Questa deci­
sione non può che essere rimessa agli enti locali e alle imprese interessate.
Dovendo dare un suggerimento, anche in vista di una legge regionale che
voglia disporre in tal senso, la forma preferibile sembra però quella
dell'affidamento degli archivi ad un grande comune, dotato di idonee
strutture per la conservazione e la valorizzazione, oppure al futuro ente
intermedio, sia esso l'attuale provincia o meno. Ciò nOn solo per le
dimensioni più uniformi e le risorse più adeguate rispetto ai comuni piccoli
e medi, ma anche e soprattutto perché le funzioni di tale nuovo ente
dovrebbero essere prevalentemente di programmazione, e l'uso del mate­
riale degli archivi delle imprese dovrebbe appunto costituire un importante
strumento di ricerca e di studio a supporto dei processi programmatori.
A favore degli enti affidatari, a termini di convenzione, degli archivi
di impresa, la Regione dovrebbe erogare finanziamenti specifici che li
mettano in grado di adempiere gli oneri derivanti dalla convenzione stessa.
La proposta formulata non richiede alcun rivolgimento legislativo, e
di conseguenza ci sembra sufficientemente realistica, purché venga valuta­
ta con attenzione nel corso del dibattito.
ERNESTO AVEGNO
Regione Liguria
INIZIATIVE ED ESPERIENZE
RICERCA DOCUMENTARIA E AUTOMAZIONE
l . Introduzione. Il problema dell'information retrieval.
-
*
Pur senza
la pretesa di affrontare un problema di classificazione generale dell'infor­
mazione, si possono tuttavia distinguere due grandi categorie di «messag­
gi», che potremmo definire rispettivamente « messaggi diretti» e «messaggi
indiretti». I messaggi diretti SOno caratterizzati dal fatto di essere recepiti e
utilizzati dai destinatari nel momento stesso della loro diffusione. I
messaggi indiretti debbono essere resi disponibili all'utente in modo tale
che quest'ultimo possa prenderne visione quando lo ritiene più opportuno.
La radio, la televisione, l'altoparlante di una stazione ferroviaria offrono
altrettanti esempi di informazione diretta, ossia di un'informazione che
raggiunge il suo scopo principale e più immediato non appena raggiunto il
destinatario. Libri, riviste, testi di legge e, in generale, ogni documentazio­
ne scritta rappresentano al contrario casi di informazione indiretta, cioè di
un'informazione che, per sua natura, necessita di essere resa accessibile
all'utente nel corso di un arco di tempo più o meno lungo. I problemi
tecnico-organizzativi posti dalla circolazione dell 'informazione si diversifi­
cano radicalmente a seconda che si tratti di informazione diretta o indiret­
ta. Nel primo caso sono prioritari i problemi di diffusione, nel secondo
quelli di archiviazione. Questo articolo è dedicato in particolare alla ricerca
documentaria, che costituisce la più attuale proposta di soluzione del
problema dell'accesso agli archivi.
L'informazione indiretta, dovendo risultare accessibile per periodi più
o meno lunghi, dev'essere «archiviata», ossia «concentrata» in luoghi
presso i quali l'utente possa rivolgersi per ottenere l'informazione desidera­
ta. Chiameremo tali luoghi «archivi» . Esempi di archivi sono le bibliote­
che, gli Archivi di Stato, le raccolte di documenti aziendali ecc. L'archivio
rappresenta lo strumento naturale per risolvere il problema dell'ubicazione
dell'informazione indiretta, ma ne pone uno nuovo: quello della ricerca
dell'informazione al suo interno. Nelle organizzazioni tradizionali tale
ricerca avviene utilizzando uno o più indici. L'indice, per quanto possa
essere definito con cura, trova tuttavia uu limite alla propria efficacia
nell'ipotesi sulla quale si basa: la conoscenza da parte dell'utilizzatore di
precisi attributi dei documenti che cerca. Per poter usare un indice per
argomento, poniamo, l'utilizzatore deve nOn solo conoscere l'oggetto di
* Testo della comunicazione presentata al Convegno Beni culturali, ricerca storica e
impresa, organizzato dalla società Ansa/do. Genova, 11 giugno 1982, già pubblicato in
«Quaderni di informatica. Rassegna di tecnologia ed applicazioni degli elaboratori elettroni­
ci», VIII (1981), n. 2, pp. 46·54.
Ranieri Tesi
Ricerca documentaria e automazione
ciò che cerca, ma deve anche essere in grado di qualificarlo con gli stessi
documenti dai quali è stata estratta. Ad esempio, supponiamo che il flusso
582
583
termini impiegati nell'indice. Per poter usare un indice per autore, ad
diretto si riferisca ad una biblioteca e sia composto dagli estratti di quattro
esempio, l'utente deve conoscere il nome esatto di quest'ultimo. Come si
volumi:
vede con chiarezza da questi esempi, la ricerca diviene problematica ogni
volta che l'utente non sia in grado di descrivere ciò che intende trovare con
Val. l : Matematica elementare - Autore: Rossi
termini uguali a quelli usati nella formulazione delle voci d'indice. I limiti
Val. 3 : Matematica e Statistica - Autore: Verdi
dei mezzi tradizionali di ricerca aumentano, naturalmente, in rapporto. al
volume e alla dimensione degli archivi, fino a fenderli, in taluni casi,
Val. 2: Matematica e Fisica - Autore: Bianchi
Val. 4: Storia della Matematica - Autore: Bianchi
Se le parole-chiave individuate sono:
inaccessibili se non da parte di specialisti. Le tecniche di ricerca documen­
Val. 1 : Matematica, Matematica elementare, Aritmetica, Rossi
taria (information retrieval), basate sugli elaboratori elettronici, si pongo­
Val. 2: Matematica, Fisica, Bianchi
no come obiettivo la rimozione o almeno l'allargamento di tali limiti. Il
Val. 3 : Matematica, Statistica, Verdi
sistema <<ideale» di information retrieval si può infatti definire come un
VoI. 4: Matematica, Storia, Greci, Egiziani, Arabi, Bianchi
sistema capace di individuare un qualsiasi insieme di documenti « qualun­
que» sia la «descrizione» fornita in input dall'utente, purché questa,
il corrispondente flusso inverso sarà:
Arabi: val. 4; Aritmetica: val. l ; Bianchi: val. 2, val. 4; Egiziani: val.
benintenso, sia sufficiente in sé a qualificare l'oggetto della ricerca. È
4; Fisica: val. 2; Greci: val. 4; Matematica: val. 1, val. 2, val. 3, val.
chiaro che nessun sistema « reale» di information retrieval realizza in pieno
4; Matematica elementare: val. 1 ; Rossi: val. 1; Statistica: val. 3 ;
l'obiettivo <<ideale» , tuttavia è indubbio che anche in questo settore
applicativo siano stati compiuti negli ultimi anni notevoli progressi.
2. Funzionalitàfondamentali di un sistema di ricerca documentaria. I
Storia: val. 4 ; Verdi: val. 3 .
d) L'utente <<interroga» i l sistema fornendo i n input le parole-chiave
che « descrivono» l'oggetto della sua ricerca e il sistema « risponde» esplo­
sistemi di ricerca documentaria, indipendentemente dalle modalità tecni­
rando il flusso inverso e individuando in questo modo i documenti di
che della loro realizzazione, si basano su due funzionalità fondamentali: la
provenienza delle parole-chiave. Continuando l'esempio sviluppato al
ricerca primaria, o ricerca tramite flusso inverso
o ricerca su testo.
l , e la
ricerca secondaria,
La ricerca primaria. Questo tipo di ricerca consiste praticamente nella
consultazione di un indice «onnicomprensivo» chiamato flusso inverso, e
può essere realizzato attraverso le seguenti fasi:
a) Il sistema registra i documenti, interi o riassunti, su un opportuno
precedente punto c):
Domanda: Matematica
Risposta: val. 1 , val. 2, val. 3, val. 4
Domanda: Rossi
Risposta: val. l
Domanda: Bianchi
Risposta: val. 2, val. 4
supporto, ad esempio disco magnetico. L'insieme dei documenti registrati
Domanda: Matematica elementare
prende il nome di flusso diretto.
Risposta: val. 1 .
b) Il sistema « analizza» ogni documento e ne estrae, secondo criteri
che vedremo in seguito, un insieme di parole-chiave (o descrittOTi), ovvero
un insieme di parole, locuzioni o codici, ciascuna delle quali rappresenta
una caratterizzazione notevole del documento analizzato.
c) Il sistema compone, con le parole-chiave estratte dai documenti,
una tabella, detta flusso inverso 2 , che associa a ciascuna parola-chiave i
1 Flusso o archivio è la traduzione italiana del termine inglese file che indica un insieme
ordinato di records. Volendo stabilire una distinzione, tra il termine archivio e flusso, si può
dire che il primo rappresenta un momento statico dell'informazione il secondo un momento
dinamico. «Un archivio diventa perciò flusso nel momento in cui viene elaborato» (A.
CHANDOR, Dizionario di informatica, Bologna 1982, lemma/lusso).
2 Viene svolta in tal modo una funzione molto simile a quella degli indici per nome, per
luogo, per cose notevoli, ecc. di molte pubblicazioni scientifiche che rinviano alle pagine del
testo dove viene citato quel particolare lemma.
Per estendere le possibilità di interrogazione, si prevede inoltre l'im­
piego, nelle domande, di operatori logici booleani J
(v. fig. l). Gli
operatori logici booleani, variamente definiti a seconda delle concrete
modalità di realizzazione del sistema, si possono comunque sempre ricon­
durre a tre fondamentali operazioni: E (intersezione), O (unione) 4, NON
(esclusione, ossia passaggio al complementare). Con riferimento all'esem­
pio precedente, il loro funzionamento può essere così illustrato:
Domanda: Matematica E Rossi
Risposta: val. 1
3 Dal nome del matematico scozzese George Boole (181 5-1864) che per primo usò la
notazione algebrica per esprimere notazioni logiche.
4 L'O (or) viene usato in tal caso nel suo senso inclusivo, in altri termini se si verifica
l'una o l'altra indifferentemente delle opzioni dell'utente, il record viene selezionato. Diverso
è l'uso dell'or esclusivo in cui viene selezionato il record che contenga l'una o l'altra delle due
opzioni ma non ambedue contemporaneamente.
584
Ricerca documentaria e automazione
Ranieri Tesi
585
in questo caso l'utente ha chiesto i documenti in cui compaiono entrambe
le parole-chiave Matematica e Rossi.
Domanda: Fisica O Statistica
Risposta: voI. 2, voI. 3
zona scura: X E Y
in questo caso l'utente ha chiesto i documenti in cui compaia almeno una
della parole-chiave Fisica o Statistica.
Domanda: Matematica NON Fisica
Risposta: voI.
I,
voI. 3, voI. 4
con questa domanda l'utente ha chiesto i documenti in cui compaia la
parola-chiave Matematica ma dai quali sia esclusa la parola-chiave Fisica.
La ricerca secondaria. Questa seconda funzionalità di ricerca permette
di individuare i documenti che rispondono a determinate caratteristiche o
condizioni espresse dalle « domande» dell'utente.
11 sistema effettua la ricerca dei documenti desiderati analizzandone i
testi, parola per parola o carattere per carattere, senza fare ricorso al flusso
inverso. Le condizioni che si possono richiedere sono di vario tipo e ne
diamo qui di seguito alcuni esempi significativi:
- presenza di una parola data in una data parte del documento; la
« risposta» alla « domanda» che esprime questa condizione consiste nei
documenti che contengono la parola data nella parte data (la parte può
zona scura: X O Y
essere, ad esempio, il titolo o il riassunto); si noti che la parola ricercata
può non essere una parola-chiave;
- documento nel quale una determinata data cada in un intervallo
temporale assegnato; questa condizione permette di ricercare, ad esempio,
i documenti registrati nel flusso diretto o pubblicati in un dato periodo;
- documento nel quale sia presente una determinata parte; a seconda
del significato della presenza della parte richiesta, questa « domanda»
permette, ad esempio, di individuare i documenti che abbiano superato
una certa fase del loro iter o semplicemente quelli che presentino particola­
ri caratteristiche di completezza.
Come risulta chiaro dagli esempi esposti, la funzione della ricerca
secondaria è quella di reperire documenti in base a caratteristiche che non
si possono descrivere con un insieme di parole-chiave. In conseguenza di
ciò, J� ricerca secondaria rappresenta, rispetto alla ricerca primaria,
un'ulteriore estensione delle possibilità di accesso agli archivi, in quanto
« moltiplica» le chiàvi dei documenti aumentando in tal modo le probabili­
zona scura: X NON Y
tà che l'utente possa individuare ciò che cerca sulla sola base delle
informazioni in suo possesso e senza dover necessariamente ricorrere a
«codici», ossia a dati fissi quali autore, data, ecc . , la cui conoscenza è
spesso problematica.
3. L 'estrazione delle parole-chiave. - 11 sistema individua le parole­
chiave nei documenti applicando il trattamento a lessico aperto oppure il
trattamento a lessico chiuso.
FIGURA l : Operatori logici booleani.
Lessico aperto. Questo trattamento richiede la definizione e la memo-
rizzazione preliminare di un archivio di parole vuote. Tale archivio contie­
587
Ricerca documentaria e automazione
Ranieri Tesi
586
Domanda: Matematica
Risposta: voI. 1 , voI. 2, voI. 3, voI. 4
ne tutte le parole (ad esempio congiunzioni, preposizioni, verbi ausiliari
ecc.) che non debbono essere prese in considerazione come parole-chiave in
perché la domanda Aritmetica equivale alla domanda Aritmetica o Mate­
quanto non atte ad esprimere una caratteristica del documento. Il sistema
estrae le parole-chiave leggendo i documenti parola per parola ed escluden­
metica o Matematica.
do le parole vuote. Esempio:
Testo: Legge sulla difesa dell'ambiente.
Parole vuote: sulla, dello
Parole chiave: Legge, difesa, ambiente.
Lessico chiuso. Questo trattamento richiede la definizione e la memo­
matica o , viceversa, la domanda Matematica equivale alla domanda Arit­
Le relazioni più importanti e di nso più frequente sono la sinonimia e
'
la gerarchia.
Sinonimia. La relazione di sinOllhnia si stabilisce tra parole-chiave che
possano considerarsi sinonimi, nel senso usuale del termine. La sinonimia
gode delle proprietà simmetrica e transitiva. Se A, B e C sono parole-chia­
rizzazione preliminare del lessico, ossia di tutte o sole le parole che
ve e se indichiamo col segno
potranno essere prese in considerazione come parole-chiave. Il sistema
simmetrica se A
estrae le parole-chiave leggendo i documenti parola per parola ed escluden­
do tutte le parole non comprese nel lessico. Esempio:
Testo: Legge sulla difesa dell'ambiente.
Lessico: difesa, ambiente.
Parole-chiave: difesa, ambiente.
transitiva se A
=
=
il legame di sinonimia, per la proprietà
B allora anche B
A, mentre per la proprietà
B e B
C allora anche A
C . Il rispetto di queste
=
=
=
=
proprietà impone che il sistema gestisca un insieme di « richiami» fra le
parole-chiave poste in relazione di sinonimia tale che, ad esempio, in caso
di ricerca estesa, la domanda A venga trattata come A o B o C,
analogamente la domanda B eccetera.
Le parole-chiave possono anche essere stabilite direttamente dall'uten­
Gerarchia. Due parole-chiave sono poste in relazione gerarchica se
te, in tutti i casi in cui non si ritenga opportuno affidarne la scelta ad un
una costituisce una specificazione dell'altra. Ad esempio le parole edificio
trattamento automatico. Nell'ipotesi di scelta manuale delle parole-chiave,
l'utente, insieme ai testi dei documenti, deve inserire nel flusso diretto un
« riassunto di parole-chiave» , che viene elaborato dal sistema con tecniche
analoghe a quelle impiegate per la scelta automatica.
e villa potrebbero essere poste in relazione gerarchica in quanto villa è un
particolare tipo di edificio. Delle due parole poste in relazione una si
chiama generico ed una specifico.
Anche la gerarchia prevede una proprietà simmetrica, nel senso che
dev'essere possibile andare dallo specifico al generico e viceversa per poter
Si definisce come lessico l'insieme delle parole­
estendere la ricerca alla gerarchia superiore e alla gerarchia inferiore.
possibile definire delle relazioni, il cui utilizzo amplia in modo sostanziale
generico di B e B è generico di C allora anche A è generico di C. Il sistema
4. Il thesaurus.
-
chiave che compaiono nel flusso inverso. Tra i termini del lessico è
Analogamente esiste una proprietà transitiva per cui, ad esempio, se A è
le possibilità di ricerca primaria. Il lessico strutturato con le relazioni
deve gestire i legami tra le parole in relazione in modo che l'estensione della
prende il nome di thesaurus.
ricerca possa sfruttare queste proprietà.
Estendere la ricerca primaria ad una relazione significa sostituire ad
L'uso delle relazioni aumenta le probabilità che l'utente possa
ogni parola-chiave di una domanda l'unione di tutte le parole-chiave ad
individuare ciò che cerca ricorrendo a parole-chiave qualsiasi. Infatti la
essa eventualmente legate da quella relazione.
struttura del thesaurus consente di accedere ad un documento non solo
Continuando l'esempio precedentemente sviluppato, supponiamo di
definire una relazione:
attraverso le parole-chiave che lo referenziano nel flusso inverso , ma
anche attraverso altre parole-chiave, a quelle legate da qualche relazione.
R1 che lega in modo simmetrico tra loro le parole-chiave Aritmetica e
In altrì termini, il thesaurus « moltiplica» le parole-chiave che indicizzano
Matematica
i documenti.
in questo caso, se la ricerca non fosse estesa, si avrebbe come sempre:
È naturalmente evidente che la struttura del thesaurus, in generale,
Domanda: Aritmetica
dev'essere definita « manualmente» dall'utilizzatore, potendo coinvolgere
Risposta: voI. 1
problemi semantici o linguistici che ancora non possono essere affrontati
Domanda: Matematica
con facilità utilizzando tecniche di elaborazione elettronica dei dati.
Risposta: voI. 1 , voI. 2, voI. 3, voI. 4
se invece la ricerca, con un opportuno comando, fosse estesa alla relazione
R I , si otterrebbe:
Domanda: Aritmetica
Risposta: voI. 1 , voI. 2, voI. 3 , voI. 4
5. Considerazioni sui limiti di efficienza dei sistemi di information
retrieval.
Sintetizzando quanto precedentemente esposto, le possibilità
-
di accesso a un documento del flusso diretto sono:
le parole-chiave estratte dal documento e/o stabilite dall'utente;
588
589
Ranieri Tesi
Ricerca documentaria e automazione
le parole-chiave che non indicizzano quel documento ma sono legate
.
da qualche relazione alle parole-chiave che lo indicizzano;
condizioni varie che caratterizzano il testo del documento e possono
essere ricercate con la ricerca secondaria.
Da questa sintesi emerge chiaramente come l'efficienza di un sistema
di information retrieval sia condizionata da:
modalità di determinazione delle parole-chiave;
struttura del thesaurus;
capacità dell'utente di formulare in modo appropriato le proprie
domande, sia usando la ricerca primaria che quella secondaria.
È quindi evidente che l'efficienza di un sistema di information retrie­
val non costituisce solo un problema tecnico, ma dipende anche da altri
fattori quali la preparazione dei documenti prima del loro inserimento nel
flusso diretto o la dimestichezza degli utenti col « linguaggio delle parole­
chiave» 5.
sviluppo, sono fedelmente riflesse nelle vicende dell'Ansaldo, dalle quali
talvolta hanno avuto inizio processi destinati ad incidere profondamente su
tutta la realtà del paese (a questo proposito basti ricordare che l'Ansaldo è
stata la prima azienda a partecipazione statale). Una delle eredità di un
passato così denso di avvenimenti significativi è costituita da un'immensa
mole di documentazione, che dev'essere considerata documentazione stori­
ca generale e non semplice documentazione di una storia particolare.
Consapevole dell'importanza di questo materiale e della necessità di
renderlo disponibile agli storici, ai ricercatori, agli studenti e a chiunque sia
interessato a consultarlo, l'Ansaldo, nel 1977, ha costituito a Genova un
Archivio storico, ora aperto al pubblico, dando così un prezioso contribu­
to allo sviluppo degli studi di storia industriale, in un paese nel quale
questa disciplina si trova ancora in uno stato di notevole arretratezza.
Il materiale dell' Archivio storico Ansaldo è diviso in tre sezioni: fondi
archivistici, disegni, fotografie.
La sezione fondi archivistici si compone di un fondo aziendale (circa
300.000 documenti) e di fondi donati da privati. Questi ultimi sono: fondo
Mario e Pio Perrone, di circa 700.000 documenti, fondo De Vito, fondo
Gamba, fondo Montan, fondo Puri, fondo Rocca, fondo Sarli-Biandrà,
fondo Vecoli, fondo Virgilio.
La sezione disegni si compone di oltre 30.000 disegni tecnici di
interesse storico relativi a produzione navale, produzione ferroviaria,
produzione bellica, produzione meccanica, produzioni minori.
La sezione materiale fotografico riunisce attualmente circa 25.000
negativi, relativi alle molteplici attività dell' Ansaldo.
Nel caso dell'Archivio storico Ansaldo, data la mole di documenti e
materiali, si è posto il problema accennato nella parte introduttiva di
questo articolo: quali mezzi sono necessari per rendere accessibili le
informazioni contenute nell'archivio? Come può l'utente «medio», ossia
non esperto dell'archivio, identificare i documenti oggetto della sua ricer­
ca? Il problema è stato affrontato con l'adozione di un sistema di
information retrieval della Honeywell, il MISTRAL IV.
In corrispondenza di ogni documento (o insieme di documenti relativi
allo stesso oggetto raggruppati in una « cartella» ), come di ciascun disegno
o fotografia, si registra nel flusso diretto un estratto composto da alcuni
dati identificativi essenziali più un insieme di parole-chiave scelte dagli
archi�ìsti. Il sistema provvede automaticamente alla gestione del flusso
inverso e rende disponibile ali 'utente finale un indice di notevole efficacia
ai fini dell'accessibilità delle informazioni.
L'applicazione, appartenente al dominio della ricerca bibliografica,
pur essendo semplice (infatti non utilizza ad esempio un thesaurus) sta dando
ottimi risultati. Tale esito positivo costituisce una valida dimostrazione del­
l'efficienza del sistema, soprattutto se si considera che l'utenza è veramente
«qualsiasi», essendo composta di studiosi, giornalisti, studenti, e comunque
di persone che non hanno una specifica conoscenza dell'archivio.
6. Archivio storico Ansaldo: un esempio di applicazione della ricerca
documentaria.
I sistemi di information retrieval possono essere conside­
rati applicazioni generali, in quanto il loro campo di utilizzazione non è
legato a particolari settori di attività né limitato a tipi specifici di documen­
ti. La ricerca documentaria realizzata con mezzi di elaborazione elettronica
è diffusa in:
biblioteche;
archivi di leggi e/o di sentenze (informatica giuridica);
reti nazionali o internazionali di diffusione dell'informazione medica,
farmaceutica, chimica ecc.;
pubblica amministrazione, per gestire l'accesso a grandi archivi di
documenti (p.e. archivio del patrimonio artistico);
banche;
industria.
L'information retrieval rappresenta inoltre una delle funzionalità
fondamentali dell'office automation. Le applicazioni cui accenneremo nel
seguito costituiscono di conseguenza semplici esempi tra i tanti che sarebbe
possibile produrre.
L'Ansaldo di Genova, fondata nel 1853, è una delle più antiche ed
importanti aziende industriali italiane e rappresenta, si può affermare, un
luogo privilegiato della nostra storia economica, politica e sociale. Tutte le
fasi evolutive del capitalismo italiano, dei suoi rapporti con lo Stato e col
mondo politico e delle tensioni sociali che ne hanno accompagnato lo
-
5 Altri limiti di efficienza dei sistemi di information retrieval sono quelli relativi alla
ridondanza delle informazioni, cioè ai pericoli di ripetizioni degli stessi dati in più records: a
ciò è connesso un problema di efficienza dell'aggiornamento dell'archivio. A questa carenza,
a partire dagli anni '70, si è risposto, a livello commerciale e teorico, con nuove forme di
gestione e strutturazione dei dati generalmente denominate basi di dati (data base).
Ranieri Tesi
590
7 . L 'information retrieval al ministero della Cultura francese.
Il
sistema di information retrieval installato presso il ministero della Cultura
-
francese offre un altro interessante esempio di utilizzazione di queste
soluzioni applicative.
INFORMATICA E ARCHIVI D'IMPRESE
Il Servizio informatico del ministero della Cultura francese è nato
dalla convergenza di tre iniziative:
creazione dell'inventario generale durante il ministero di André Mal­
*
La crescente complessità dell'ambiente interno ed esterno è uno dei fe­
raux nel 1964: « censire, studiare, far conoscere» il patrimonio culturale
francese in un'ottica di normalizzazione della descrizione e di gestione
nomeni che più caratterizzano l'attuale contesto aziendale.
informatica;
creazione di un nuovo museo, il Museo delle arti e tradizioni popolari,
la capacità di reazione delle strutture tradizionali, prestano sempre maggior
con la preoccupazione di normalizzare la documentazione sulle collezioni;
inizio nel 1971 di uno studio per una gestione più razionale dei crediti
riservati ai monumenti storici.
Uno dei principali obiettivi di questo servizio è dunque la costituzione
delle « banche di dati» relative al patrimonio culturale della Francia:
opere conservate nelle collezioni pubbliche (musei);
opere censite nell'inventario generale (immobili e oggetti);
opere protette dal titolo di monumenti storici (monumenti e oggetti);
luoghi archeologici censiti nella « Carta archeologica»;
fondi particolari degli Archivi di Francia.
Di qui l'importanza dell' informatica documentaria (banche di dati e
catalogazione) e la scelta di un software capace di gestire queste banche di
dati.
La scelta ha condotto all'installazione del prodotto MISTRAL IV nel
1975.
Sono stati messi a punto dei sistemi descrittivi in funzione delle
possibilità offerte da MISTRAL IV, e sono state create delle banche di dati
(pittura, scultura, architettura, oggetti d'arte, antichità egiziane, antichità
greco-romane, ecc.).
Questi sistemi descrittivi sono assai «ricchi», ossia comportano, per
ciascuna opera catalogata nel sistema, la registrazione di un considerevole
numero di informazioni. Tale «ricchezza» viene completamente sfruttata
ai fini della ricerca della funzionalità di MISTRAL IV, che consente la
ricerca primaria. la ricerca secondaria e gestisce le gerarchie.
Attualmente sono collegati all'elaboratore centrale circa una ventina
di terminali.
Le organizzazioni, stimolate da una dinamicità che mette a dura prova
attenzione ai modi per adeguare risorse ed obiettivi alla elevata variabilità
del contesto.
Nasce l'attenzione per le informazioni, per l'evoluzione dei processi che
le trattano, e si pone la necessità di utilizzare le possibilità e gli strumenti
offerti dalle attuali tecnologie, per raggiungere una efficacia almeno uguale
a quella acquisita nel controllare altre risorse aziendali.
Parallelamente alla presa di coscienza della necessità di gestire le infor­
mazioni come risorsa, l'evoluzione della tecnologia ha migliorato come non
mai il rapporto costo-prestazioni degli strumenti offerti, mutandone altresì
il modo di utilizzo. Si è passati da quella che negli anni '50 era l ' automazio­
ne dei processi per arrivare, attraverso stadi successivi, a quella che, come
pare ormai comunemente accettato, sarà negli anni '90 l'elaborazione del­
l'intelligenza.
In questo continuo divenire di metodologie e strumenti, il quadro del­
l'automazione aziendale si palesa offrendo aree di intervento che dal punto
di vista applicativo presentano differenziazioni che caratterizzano e condi­
zionano le tecnologie.
Troviamo l'area della produzione guidata dalle informazioni e povera
di contenuti informativi originali. È il campo della robotica industriale, mac­
chine per fare, più che per «cosa», «come», «quando» fare.
Troviamo l'area classica dei processi informatici, l'area del data pro­
cessing, che si rivolge ai dati di tipo strutturato, espressi cioè in termini co­
�
dificati o di posizione. E un settore che ha ormai, generalmente parlando,
piccoli margini di evoluzione, pur mantenendo la sua inderogabile funzio­
ne metabolica nell'organismo operativo.
Ma il sistema informativo trascende gli aspetti puramente operativi. Le
informazioni molto spesso male sopportano le limitazioni della struttura­
RANIERI TESI
Honeywell Informalion Sysfems. Milano
zione, costituendo essa stessa una limitazione intrinseca alla possibilità di
rispondere alla esigenze informative globali.
Le immagini, i testi, la voce, rappresentano una mole informativa in
* Testo della comunicazione presentata al Seminario Salvaguardia e valorizzazione de�
gli archivi d'impresa, organizzato dall'Azienda municipalizzata trasporti, Genova, 28�29 otto�
bre 1982.
Emilio Bar/occo
592
grado di ricoprire un'area molto più ampia di quella operativa. È questo
il campo delle tecnologie emergenti, ove si stanno concentrando gli sforzi
per gestire le informazioni lì dove nascono, nella forma in cui nascono.
È il campo estemporaneo dell' office automation, intesa nella sua acce­
zione più ampia di strumento informatico a supporto del sistema informa-'
tivo.
Su questa strada il discorso della informatizzazione aziendale assume
un tono più vasto e prelude a unO scenario ove gran parte, se non tutta la
vita, dell'azienda attraverserà canali di tipo elettronico.
Probabilmente la storia futura non apparterrà alla carta. Se vi appar­
terrà sarà certamente passata in precedenza attraverso canali meno tradi­
zionali.
Si apre il mondo della carta « virtuale», un mondo ricco di promesse
che dovranno essere mantenute non solo dalle macchine ma soprattutto da
INDIVIDUAZIONE DEGLI ARCHIVI D'IMPRESA IN TOSCANA *
Allo svolgimento del tema che mi è stato assegnato sento di dover
necessariamente, ma con la massima brevità, fare una indispensabile
premessa: l'argomento è estremamente vasto e complesso e quindi le parole
che seguiranno non soltanto non hanno la minima pretesa di poterlo
esaurire ma anzi sono soggette ad una ben precisa limitazione: io sono in
grado, infatti, di riferire soltanto sull'esperienza che in materia ho potuto
formarmi quale funzionario della Sovrintendenza archivistica per la Tosca­
na, cioè nello specifico ambito territoriale dell'ufficio al quale appartengo;
chi saprà accettare questa nuova sfida la cui posta in gioco è il futuro della
le mie parole serviranno quindi a spiegare, nella maniera il più possibile
storia. L'accettazione di questa sfida è una scelta che condiziona l'ambien­
concisa, i criteri seguiti dal nostro istituto nello svolgimento dell'attività di
te operativo di tutti i settori che trattano informazioni.
individuazione e di censimento degli archivi di impresa, i risultati che sono
Rivolgendo l'attenzione alla gestione degli archivi storici di impresa,
la considerazione che gli archivi operativi di oggi saranno gli archivi storici
di domani fa sorgere la necessità di mettere delle premesse strategiche per
affrontare un futuro che diversamente potrebbe essere incerto.
La carta, trait-d�union tra l'operativo e lo storico, tende a morire e na­
sce un problema di comunicazione tra mondi che, al di là dei tramiti, han­
no avuto pochi punti in comune.
Per mantenere la continuità è quanto meno indispensabile ridefinire la
natura dei supporti di comunicazione. Ma quando ci si rivolge ad archivi
non tradizionali, al problema della definizione dei supporti si aggiungono
quelli della struttura e dei modi di utilizzo.
Bisogna, in sostanza, istituzionalizzare quanto meno i rapporti e colti­
vare professionalità che siano capaci di condurre un dialogo su basi comuni
il cui primo ostacolo è la diversità dei linguaggi.
Rinunciare a questo sforzo significa abdicare alla possibilità di parte­
cipare alla costruzione di nuovi modelli che potrebbero condizionare il fu­
turo dell'informazione.
EMILIO BARLOCCO
Azienda municipafizzata trasporti Genova
stati raggiunti, le conclusioni che è stato possibile trarre.
Quando, alla fine dell'anno 1978, venne deciso ,di inserire nel pro­
gramma ispettivo della Sovrintendenza archivistica per la Toscana un
gruppo organico di visite ad archivi di imprese della nostra regione ci si
trovò di fronte ad una rilevante serie di problemi.
Mancava anzitutto al nostro istituto una conoscenza non dico parziale
ma neanche presuntiva della quantità degli archivi di impresa esistenti nella
Toscana nonché della qualità e della consistenza dei relativi patrimoni
documentari che ci si accingeva a censire. Per la verità alcuni sopraluoghi
ispettivi erano stati effettuati nel precedente decennio, o poco più, ma il
loro numero era esiguo al punto di poterli contar tutti con le dita delle due
mani: i decreti di notifica di notevole interesse storico ammontavano a non
più di un paio e neanche investivano gli archivi nella loro interezza.
Si trattava quindi, anzitutto, di assumere le necessarie notizie prelimi­
nari riguardanti i puri e semplici elènchi delle imprese operanti nella
totalità, o anche solo in parte, nella nostra regione ed, altresì, di assumere
almeno delle basi di conoscenza generale di storia della industrializzazione
in Italia e, possibilmente in maniera un po' più approfondita, nell'ambito
territoriale di nostra competenza.
Gli archivisti di Stato infatti, almeno quelli che sono entrati alla mia
epoca alle dipendenze dell' amministrazione, mentre dispongono di una
preparazione indirizzata alle ricerche nel settore delle istituzioni pubbliche
preunitarie e postunitarie, tanto centrali quanto periferiche, al contrario, e
fatta salva qualche rara eccezione, non dispongono di una specifica
preparazione nel campo della ricerca relativa alla storia industriale.
* Testo della comunicazione presentata al Seminario Salvaguardia e valorizzazione degli
archivi d'impresa, organizzato dall'Azienda municipa/izzata trasporti, Genova, 28·29 ottobre 1982.
595
Luigi Borgia
lndividuazione degli archivi d'impresa in Toscana
Non mancava, inoltre, un certo scetticismo circa la possibilità di
riuscita del programma che ci si era proposti, dovuto alla preoccupazione,
rivelatasi fortunatamente direi del tutto infondata, di una risposta negativa
da parte dei responsabili delle imprese che avrebbero potuto, dati anche gli
scarsi poteri che le vigenti leggi conferiscono in materia ai sovrintendenti
archivistici, porre delle difficoltà anche insormontabili allo svolgimento
del programma stesso.
Il censimento degli archivi di impresa dunque si presentava, nel '79,
denso di incognite e certamente ben più difficile di analoghi censimenti di
archivi di enti pubblici e di famiglie ai quali, diremmo così, siamo molto
più abituati.
A quanto precede si aggiungeva la cronica scarsità di personale
ispettivo di cui ha sempre sofferto e soffre la nostra Amministrazione e ciò
certamente non semplificava le cose.
Ebbene, malgrado tutto, il programma venne svolto con risultati
anche superiori alle previsioni iniziali tanto è vero che negli anni successivi
esso è stato opportunamente ampliato.
La Sovrintendenza prese inizialmente contatto con le varie Confedera­
zioni degli industriali della regione, nonché con la presidenza della Federa­
zione regionale delle Associazioni industriali, trovando sempre un elevato
spirito di collaborazione e di disponibilità: nel corso di opportuni colloqui
ci vennero forniti elenchi di imprese che, per la loro rilevanza e per
l'antichità della loro fondazione, potevano conservare patrimoni docu­
mentari ancora del tutto sconosciuti ma di particolare interesse ai fini della
ricerca storica.
Analoghi passi furono compiuti con le segreterie generali delle Camere
di commercio delle singole province toscane ed anche in questa fase la
collaborazione fornitaci è stata completa: addirittura, talune Camere di
commercio, precisamente quelle di Firenze, Pistoia, Siena, Pisa e Massa
Carrara, comprendendo pienamente lo spirito dell" nostra attività e avva­
lendosi di un apposito centro con sede in Padova, ci hanno trasmesso
gratuitamente, su nostra richiesta ufficiale, vasti elaborati elettronici
contenenti completi elenchi delle imprese nei vari settori della produzione.
In talune province apposite circolari o delle Associazioni industriali o
delle Camere di commercio hanno dato le opportune delucidazioni agli
associati 0, rispettivamente, agli iscritti circa le finalità meramente stori­
co-scientifiche dell'iniziativa della Sovrintendenza archivistica, rendendo
così più facili i nostri rapporti con i singoli responsabili delle imprese.
Questa iniziale metodologia di lavoro ci ha consentito di ottenere degli
esaurienti elenchi di industrie proprietarie, o presum:ibilmente proprietarie,
di archivi, tra le quali operare una scelta per poterne censire i patrimoni
documentari.
La scelta nostra non ha tenuto conto se non in modo molto relativo
del numero degli addetti o del fatturato; si è preferito invece adottare quali
criteri di scelta tre caratteristiche: l'antichità della fondazione delle singole
imprese (molto spesso della loro prima fondazione); l'eventuale
rilevamento di attività gestite da preesistenti aziende; il ruolo da esse
svolto e quindi la loro rilevanza nel processo di industrializzazione in
Toscana.
Abbiamo quindi visitato, fino ad oggi, archivi di imprese di ben
differenti dimensioni: da La Fondiaria, il cui patrimonio documentario si
compone di migliaia e migliaia di unità, ai Grandi Magazzini Duilio « 48»
di Firenze il cui archivio, e non è il piu piccolo, è costituito da appena 300
« pezz;,>, risalenti però al 1902.
Ispezionando gli archivi industriali capita che il funzionario incaricato
incontri documentazione di data molto precedente all'istituzione dell'im­
presa stessa. Un esempio: la SAlMI (Società Anonima Industriale Marmi
d'Italia) di Carrara che è stata istituita nel 1936 ma che conserva parte degli
atti dell'antica azienda estrattiva e commerciale del marmo della famiglia
Del Medico Staffetti a partire almeno dal 1665. Altre volte, al contrario , si
visita l'archivio di un'impresa che, data l'epoca della sua istituzione,
dovrebbe conservare documentazione antica e si riscontra che, purtroppo,
è stata conservata esclusivamente quella degli ultimi anni. Emblematico
esempio di una simile situazione è, tra gli archivi censiti dalla Sovrinten­
denza, quello dell' Azienda artigiana di lavorazione dell'alabastro Giusep­
pe Bessi di Volterra che, fondata circa cento anni or sono, possiede
soltanto i documenti dell'ultimo decennio.
La Bessi ci era stata segnalata, nel corso di un colloquio con un nostro
funzionario, dal segretario generale della Camera di commercio di Pisa, un
ex-funzionario della nostra Amministrazione particolarmente interessato
ai problemi della storia dell'industrializzazione, quale azienda caratterizza­
ta come studio di scultura e quindi con una produzione rilevante anche
sotto il profilo artistico. Si tenga conto, infatti, che gli elenchi fornitici
dalle Camere di commercio costituiscono una mera serie di nomi di
imprese oggi operanti nei rispettivi ambiti di competenza: indubbiamente
essi rappresentano una base su cui operare, però la Sovrintendenza ha
ritenuto necessario, e abbiaIÌl:o potuto riscontrarne l'utilità, avvalersi
dell'aiuto diretto di competenti in materia nel lavoro di individuazione, più
limitata numericamente ma senz'altro più precisa e puntuale, delle imprese
toscane di maggiore importanza, sia di quelle ancora fiorenti sia di quelle
non più operanti.
Per lo svolgimento di tale lavoro ci è stato dato ausilio sia, e
soprattutto, da parte del prof. Giorgio Mori, direttore dell'Istituto di
storia economica della facoltà di economia e commercio dell'Università di
Firenze e dei suoi collaboratori, sia da parte di alcuni singoli responsabili di
Associazioni industriali e di Camere di commercio.
Nel corso di poco meno di un quadriennio di attività nel campo degli
archivi industriali (peraltro non sono certo stati trascurati gli altri settori)
siamo riusciti a censire ben più di cento archivi, gran parte dei quali si
trovano descritti nel volume Archivi di imprese industriali in Toscana,
594
596
Luigi Borgia
pubblicato quest'anno, che contiene appunto i risultati della prima rileva­
zione condotta dal nostro Ufficio'.
Individuati gli archivi delle imprese o, meglio, dato inizio all'opera di
individuazione, si trattava di studiare e decidere i criteri cui attenersi al fine
di effettuare i rilevamenti necessari per l'opera di censimento.
In analogia con quanto viene fatto dalle Sovrintendenze in relazione a
più o meno tutti gli archivi vigilati, il funzionario ispettore è stato
incaricato di compilare una relazione discorsiva nella quale figurano: cenni
storici sulla costituzione, le eventuali modifiche, lo sviluppo della azienda
in argomento; dati sommari relativi ai vani d'archivio e alle scaffalature in
Individuazione degli archivi d'impresa in Toscana
597
evitare volontariamente ogni approfondimento se 'questo appare, in modo
evidente, poco gradito.
Accertata l'esistenza di un archivio industriale, capita infatti di
trovarsi davanti alla difficoltà, di ordine pratico, di penetrarvi: in poche
parole, esiste talvolta una naturale diffidenza dei responsabili delle singole
imprese nei confronti degli interventi effettuati dall'amministrazione dello
Stato. È necessario, quindi, ma nemmeno è sempre sufficiente, usare la
massima accortezza e, possiamo dire, « diplomazia» nello stabilire e mante­
nere i rapporti con là direzione dell'azienda; è altresì indispensabile
chiarire che i nostri rilevamenti e i nostri interventi hanno l'esclusivo scopo
opera e giudizio sulla rispettiva idoneità; giudizio sullo stato di conserva­
zione e le condizioni di ordinamento del materiale documentario; eventuali
di tornare utili agli studi di storia economica e sociale.
notizie circa i danni subiti e le procedure di scarto; elencazione, la più
tà dimostrato dalle aziende sono stati, ripeto, superiori alle previsioni
iniziali. Si sono dati dei casi, per converso, in cui è stato difficile, ad
analitica possibile, delle serie sulle quali è articolato l'archivio con l'indica­
zione dei dati quantitativi e degli estremi cronologici.
È stato considerato utile, inoltre, riportare su una apposita scheda
statistica i dati principali e riassuntivi riguardanti l'azienda, il suo archivio
e l'eventuale notifica allo scopo di disporre, appunto, di uno schedario che
consenta all'ufficio di poter avere una idea della situazione archivistica
delle singole imprese con una immediatezza che certamente non può
consentire la relazione discorsiva, a volte estremamente analitica.
La scheda statistica oggi in uso è stata predisposta con l'opera
congiunta della Sovrintendenza archivistica toscana e della direzione dell'I­
stituto di storia economica della facoltà di economia e commercio dell'ate­
neo fiorentino ed è stata regolarmente approvata dall'Ufficio centrale per i
beni archivistici. Un esemplare di essa è riprodotto alle pagine 163-166 del
citato volume Archivi di imprese industriali in Toscana.
Con una attenta osservazione dei risultati dei sopraluoghi effettuati è
stato possibile notare che, nelle grandi linee, i principali fondi sui quali si
articola il patrimonio documentario di una impresa sono le scritture
sociali, le scritture amministrativo-contabili, l' archivio tecnico e l'archivio
fotografico, se esistenti e conservati, eventuali altri specifici raggruppa­
menti documentari.
Ho personalmente trattato, in breve, delle serie fondamentali sulle
quali si articolano, a loro volta, i fondi predetti, nell'introduzione al già
citato volume al quale mi permetto di far nuovamente rinvio.
Vorrei però aggiungere che non sempre il nostro funzionario riesce a
compiere un rilevamento dei dati archivistici cOll"la completezza e la cura
necessarie e ciò accade a volte per la scarsità del tempo a disposizione ma,
più spesso forse, per la non totale disponibilità dei responsabili delle
I risultati che abbiamo potuto raggiungere per lo spirito di disponibili­
esempio, fare accettare il decreto di notifica di notevole interesse storico
dell'archivio fino al punto di transigere con l'amministrazione dell'impresa
interessata, modificando parzialmente, quando era possibile senza inficiar­
ne la validità e la completezza, il decreto stesso. Tutti i ricorsi in via
gerachica, finora presentati, sono stati respinti.
Comunque, quelle ora esposte sono difficoltà che ogni Sovrintenden­
za è abituata ad incontrare nello svolgimento dell'attività di vigilanza sugli
archivi di proprietà privata.
Più del 90% degli archivi d'azienda da noi ispezionati, ivi compresa la
documentazione corrente, ha ricevuto la notifica di notevole interesse
storico: il provvedimento si è reso necessario sia per l'importanza storico­
economica del contenuto dei documenti sia perché, una volta individuati e
censiti, è indispensabile che gli archivi d'impresa (e, del resto, qualsiasi tipo
di archivi) continuino ad essere seguiti, relativamente alla loro gestione,
dalla Sovrintendenza.
L'azione di maggior rilievo che la Sovrintendenza può svolgere è,
anzitutto, quella del controllo degli scarti: ad eccezione di qualche singolo
dirigente d'azienda, dotato di un particolare interesse per gli studi di storia
economica, le amministrazioni industriali sono solitamente convinte della
necessità di eliminare la massima quantità possibile di documentazione.
Tale mentalità è dovuta sia ad una tipica impostazione di lavoro sia a
motivi di spazio e di aggravi di spesa.
I! provvedimento di notifica sottopone qualsiasi operazione di scarto
all'approvazione del competente Sovrintendente archivistico e ciò costitui­
sce un notevole temperamento all'estrema permissività cui, in materia di
eliminazione di documenti d'impresa, sono improntati alcuni articoli del
imprese; in alcuni casi, per motivi di ovvia opportunità, si preferisce
vigente codice civile e altre norme particolari in materia finanziaria.
l CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE, COMITATO PER LE SCIENZE ECONOMICHE, SOCIO­
esiste il d.p.r. 30 set!. 1963 , n. 1409, che, al contrario, è teso a salvaguarda­
Convincere le direzioni di industria che oltre a quest'ultima normativa
LOGlCl-JE E STATISTICHE, COMMISSIONE DI STORIA DELL'INDUSTRIA - SOVRINTENDENZA ARCHIVI­
STICA PER LA TOSCANA, Archivi di imprese
industriali in Toscana, Firenze 1982.
re, naturalmente dove è il caso, la documentazione, è uno scoglio difficile
da superare.
598
Luigi Borgia
Viceversa talune industrie hanno dimostrato fin dall'inizio una decisa
volontà di collaborare con la Sovrintendenza per il raggiungimento degli
scopi che questa si propone: hanno infatti nominato dei funzionari
responsabili dell'archivio, migliorato le attrezzature, potenziato il servizio
di microfilmatura, preparato dei progetti riguardanti sia i criteri informa­
LE IMPRESE MUNICIPALIZZATE E I LORO ARCHIVI.
UN'ESPERIENZA TOSCANA
tori dello scarto sia la metodologia di archiviazione e di ordinamento dei
documenti.
Promuovere ed ottenere ordinamenti e inventariazioni di documenta­
zioni industriali, far sì che, pur con le cautele volute dalla vigente
Nell'ambito dell'attività di rilevazione degli archivi delle imprese, o
più genericamene degli operatori economici, condotta dalla Sovrintenden­
legislazione, sia del tutto liberalizzata la consultazione della documentazio­
ne stessa da parte degli studiosi, incentivare iniziative di carattere culturale
za archivistica per la Toscana "
complessi archivistici: sono queste le naturali finalità della gestione degli
imprese municipalizzate e altre che con forme giuridiche diverse 2 gestisco­
quali, ad esempio, la creazione di musei industriali ai quali unire i relativi
archivi.
Siamo ancora ben lontani dal loro raggiungimento ma, come si è
visto, una parte iniziale del lavoro necessario è stata eseguita: ci si augura
sono stati individuati gli archivi di un
particolare gruppo di aziende, appartenenti al settore pubblico: si tratta di
no servizi in regime di monopolio o di concessione per conto di enti
pubblici territoriali.
Gli enti che considereremo, diversi tra loro per quanto attiene alla
che, con una collaborazione e una unità di intenti sempre più stretta tra i
personalità e alla capacità giuridica sono riconducibili a cinque gruppi:
proprietari e i dirigenti di impresa, gli storici dell'industria e l'Amministra­
aziende municipalizzate; aziende consortili; società di capitale a prevalente
zione degli Archivi di Stato, esso possa, nel migliore dei modi, esser
azionariato pubblico; società di capitale ad azionariato pubblico minorita­
compiuto.
fio; enti comunali di consumo.
Rimane da
accennare ad un ultimo
problema che crea
degli
inconvenienti per la conservazione dei patrimoni documentari delle
società liquidate: la mancata istituzione dell'ufficio del registro delle
imprese che l'art. 2188 del codice civile prevede fin dal 1942. Essendo tale
norma rimasta fino ad oggi inattuata, le società di capitali, secondo il
dettato dell'art. 101 delle disposizioni d'attuazione del codice stesso, sono
tenute a depositare le proprie scritture (limitatamente però alla documen­
tazione societaria, ai registri IVA e ai bilanci di liquidazione dell'ultimo
quinquennio) presso le cancellerie dei tribunali competenti territorialmen­
te.
Non soltanto, però, la predetta normativa è valida nei soli casi di
liquidazione volontaria ma purtroppo le cancellerie dei tribunali, special­
mente a causa dell'assoluta mancanza di spazio, si limitano, praticamente,
ad accettare i soli depositi effettuati spontaneamente e non sono certamen­
te in grado di garantire l'idoneità della conservazione e dell'ordinamento
dei documenti depositati. Inoltre per tali documenti l'art. 2457 del codice
civile stabilisce in soli dieci anni il periodo di conservazione.
La situazione, è evidente, ha provocato e continua a provocare la
«scomparsa» di tanta documentazione industriale.
Una soluzione al problema potrebbe scaturire soltanto con la istituzio­
ne, finalmente, almeno sembra, in avanzata fase di studio, del registro
delle imprese che potrebbe venire annesso alle Camere di commercio.
LUIGI BORGIA
Sovrintendenza archivistica per la Toscanq,__
Non si farà invece riferimento alle aziende e alle amministrazioni
autonome dello Stato, in quanto tali enti non sono sottoposti alla
vigilanza delle Sovrintendenze, ma rientrano nella disciplina degli archivi
statali.
Le osservazioni che seguono non pretendono di dare un quadro
esaustivo del tipo di imprese considerate, dato l'alto numero di forme che il
fenomeno della gestione dei pubblici servizi può assumere, quanto di trarre
alcune considerazioni dall'esperienza toscana sul terreno, beninteso, stret­
tamente archivistico 3.
l
CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE, COMITATO PER LE SCIENZE ECONOMICHE, SOCIO­
LOGICHE E STATISTICHE, COMMISSIONE DJ STORIA DELL'INDUSTRIA - SOVRINTENDENZA ARCHIVI­
Archivi di imprese industriali in Toscana. Risultato. di una prima
rilevazione condotta dalla Sovrintendenza Archivistica, Firenze 1982.
2 Per l'importanza storica e sociale che riveste il servizio municipalizzato e in genere la
gestione di pubblici servizi cfr., tra i contributi più recenti: R. FRANCO, La municipalizzazione
dei servizi pubblici in Italia, alcune note in margine alla legge 103/1903, in «Annali
dell'Istituto di Storia» [della Facoltà di magistero, Firenze] , II (1980-1981), pp. 183-228, e
AZIENDA MUNICIPALIZZATA TRASPORTI, Storia del trasporto pubblico a Genova, Genova
1980; G. NICOLETTI, A. PEDUSSIA, S. VENEZIANI , L 'azienda consorziale nelle alternative di
gestione dei servizi pubblici locali, Varese 1981 [d'ora innanzi, L 'azienda consorziale] .
3 Si può rilevare che questi archivi sono nel complesso tenuti in modo più soddisfacente
di altri archivi di impresa, in particolare, di quelli privati, sia per la coscienza archivistica in
genere più radicata negli amministratori che provengono dal settore pubblico, sia per la
maggiore incidenza su di essi dell'azione svolta dalle .soprintendenze archivistiche.
STlCA PER LA TOSCANA,
600
Le imprese municipalizzate e i loro archivi in Toscana
Renato Delfiol
Sulla base della vigente legislazione in materia' occorre distinguere le
imprese municipalizzate dagli organi facenti parte dell'amministrazione
comunale che perseguono fini analoghi sulla base delle disposizioni che
regolano l'assunzione dei servizi pubblici in economia; tale tipo di gestione
viene realizzato per i servizi di lieve entità e che non trarrebbero benefici
601
ma certo al vertice dell'apparato burocratico e investita di rappresentanza
di fronte a terzi.
Dal punto di vista pratico l'azienda può acquistare una certa autono­
mia nei confronti del consiglio comunale, perché quest'ultimo di fatto
incontra difficoltà nel contrastare pareri e scelte tecniche. Una certa
dalia istituzione di una azienda speciale. In questo caso l'amministrazione
indipendenza si realizza anche per la tendenza di ogni organismo - diffusa
interessata incarica della gestione dei servizi propri appositi uffici oppure
nella burocrazia - ad espandersi secondo proprie procedure interne.
bandisce un appalto cui concorrono imprese private.
Archivisticamente in questo caso non si crea alcun problema partico­
lare, in quanto la documentazione relativa viene conservata negli archivi
Così in un' azienda municipaIizzata toscana è invalsa la prassi di svin­
colare alcuni provvedimenti, quali quelli relativi agli avanzamenti del perso­
nale, al pagamento del lavoro straordinario, ed altri, dall'approvazione
dei rispettivi enti, ad esempio dei comuni. Qualche problema può sorgere
formale della commissione e quindi del consiglio comunale mediante parti­
invece per le aziende private appaltatrici che possono non versare agli enti
colare procedimento di insinuazione dei relativi atti, compiuti in via buro­
appaltatori la documentazione, soprattutto tecnica, in modo integrale.
cratica, nei registri delle deliberazioni della commissione amministratrice.
L'unico modo di salvaguardare queste carte consiste nell'individuare le
Nel caso dell'azienda consortile, cui partecipano vari comuni o altri
aziende relative e notificare i loro archivi in modo da imporre, almeno in
linea di diritto, una prassi corretta per l' eliminazione degli atti.
enti, risulterebbe estremamente difficoltosa la gestione dei controlli. Viene
Fra le strutture che vengono messe in atto nel caso di assunzione
così costituito un organismo sovralocale che può efficacemente rappresen­
diretta (cioè mediante azienda) del pubblico servizio, possiamo distinguere
tare gli interessi comuni e insieme effettuare quelle funzioni di controllo
in primo luogo le aziende municipalizzate in senso stretto, mero strumento
che nell'azienda municipalizzata di un singolo comune sono svolte dal
tecnico dell'amministrazione relativa, che di solito - come ad esempio per
consiglio comunale.
Il consorzio tra comuni che si viene così a formare è un ente dotato di
i comuni - non hanno personalità giuridica. II loro organo direttivo o
commissione amministratrice, viene nominato dal consiglio comunale cui
personalità giuridica pubblica. Organi ne sono l'assemblea formata dai
spetta anche il controllo preventivo sulle loro decisioni salvo nei casi di
rappresentanti dei vari enti territoriali, la quale elegge nel suo seno il
speciale urgenza per i quali esiste il procedimento di ratifica. Come rileva il
consiglio direttivo e il presidente nonché il segretario, il quale ultimo può
Bozzi, giuridicamente le decisioni delle commissioni amministrative sono
in sostanza delle proposte fatte al consiglio comunale al quale spetta la
identificarsi con il segretario generale del comune maggiore. La vigilanza
definitiva determinazione; anche le modifiche al regolamento speciale
dell'azienda sono di esclusiva pertinenza dell'organo comunale.
AI presidente della commissione è data a sua volta facoltà di adottare
provvedimenti, salvo ratifica della commissione, i� caso di urgenza. Terzo
organo delle aziende è il direttore, figura giuridicamente non ben definita,
amministrativo-contabile è affidata ai comitati regionali di controllo.
Sul rapporto tra consorzio e azienda consortile esistono due tesi
contrapposte: la prima, che renderebbe maggior ragione della situazione
che si determina sul piano archivistico, sostiene che tra i due enti si viene a
creare lo stesso rapporto che si determina tra comune e azienda: il
consorzio sarebbe un ente a sé stante, dotato di personalità giuridica
distinta dall'azienda e niente vieterebbe che un medesimo consorzio gestis­
4 La disciplina originaria, l. 29 maL 1903, n. 103, che disciplinava per prima l'assunzio­
ne da parte dei Comuni di pubblici servizi in regime di monopolio o di Concorrenza con i
privati, è attualmente sostituita dal Ld. 4 febbL 1923, n., 253, riprodotto nel T.U. approvato
con r.d. 15 otto 1925, n. 2578; ad esso non fece seguito il regolamento previsto dall'art. 31 e
pertanto è rimasto in vigore il regolamento alla legge del 1903, approvato con r.d. lO maL
1904, n. 108. Si confronti per i testi legislativi e il relativo commento, G. BOMBor, Codice della
municipalizzazione, Roma 1979; va tenuto presente, tra l'altro, il testo unico della legge
comunale e provinciale approvato con r.d. 3 maL 1934, n. 383, e successivamente modificato;
per il commento si rinvia anche alle voci Municipalizzazione dei pubblici servizi di A.
TROCCOLI, in Novissimo Digesto Italiano, val. X, Torino 1964; Gas (Il gas di città e le aziende
muncipalizzate del gas) di R. PICCININO, ib/d., val. VII, Torino 1961; Ente Comunale di
consumo di L. GIOVENCO, ibid. , val. VI, Torino 1960; Municipalizzazione deipubblici servizi
di G. BOZZI, in Enciclopedia del Diritto, val. XXVII , Milano, 1977; Consorzi di enti locali di
M. BERNARDI, ibid. , val. IX, Milano 1961; si è riscontrata utile, per i rinvii bibliografici,
CIRlEC, Bibliografia dell'impresa pubblica, Milano 1982.
se più aziende speciali istituite per differenti servizi.
La posizione opposta vede invece l'impossibilità di distinguere tra
consorzio e azienda che confluirebbero in un'unica personalità giuridica:
«ci troviamo - secondo il Bassi - di fronte a un unico ordinamento
consortile articolato in una pluralità di organi (assemblea, commissione
amministratrice e direttore dell'azienda speciale) cui è attribuita una
propria distinta ma unica personalità» '.
Il testo unico sulla municipalizzazione non fa cenno di un'altra forma
di gestione, la forma societaria6 . Essa, pur essendo atipica, viene sovente
5
L 'azienda consorziale, pp. 20 e 126-129.
6 Contro l'azionariato comunale si è espresso il Consiglio di Stato, sez. l a , decisione del
6 marzo 1956, n. 373.
603
Renato Delfiol
Le imprese municipa/izzate e i loro archivi in Toscana
messa in pratica in quanto presenta importanti vantaggi: il fatto che la
società per azioni, anche a partecipazione pubblica, si muova in base alle
nettezza urbana) di Firenze, per la Consiag di Prato, per l'ACIT (Azienda
norme del diritto privato consente una particolare snellezza delle procedure
consortile interprovinciale trasporti) di Pisa. In questi casi la situazione è
e una maggiore facilità nel reperire i finanziamenti.
analoga a quella della concessione a un impreditore privato; anzi in genere
602
A parte questi vantaggi, l'anomalia consiste nel fatto che la società per
azioni a capitale pubblico è il più delle volte produttrice di un servizio e non
ha il fine intrinseco previsto per le società di capitali, cioè il conseguimento
di un profitto.
situazione che si verifica per la Fiorentina Gas e l'ASNU (Azienda servizio
si è passati senza scosse da quest'ultima forma alla prima.
La gestione e il servizio « per conto» sono diffusi con frequenza ancora
minore; in questa ipotesi la titolarità del servizio rimane al comune
Nonostante ciò la semplicità della gestione della società per azioni, la
originario mentre la gestione nel comune nuovo associato riguarda solo
particolare snellezza nelle procedure di modifica dello statuto, ad esempio
per l'allargamento del servizio ad altri enti territoriali, e per lo stesso
l'aspetto tecnico del servizio. Anche qui il comune titolare assume la
cambiamento di oggetto sociale, la possibilità di assumere personale
esempio per l'Azienda del gas di Pisa nei confronti di alcuni comuni.
specializzato attraverso la trattativa di lavoro privata e quella di sfuggire ai
Abbiamo poi l'estensione del servizio che avviene dietro semplice nulla
puntuali controlli previsti nelle aziende municipalizzate e consortili posso­
no rendere ragione del successo di questa forma nella gestione dei pubblici
servizi, particolarmente presso i grandi comuni e per i servizi più importan­
ti (aeroporti, trasporti, gas, centrali del latte). In Toscana vi sono società
per azioni sia nella forma a partecipazione pubblica maggioritaria che in
quella a partecipazione minoritaria.
fattispecie di un imprenditore privato.
È
la situazione che si verifica ad
asta del comune interessato e in genere solo per le fasce di utenza limitrofe.
È una prassi che si verifica soprattutto nel settore dei trasporti urbani, con
estensione dei capilinea fino ai comuni viciniori.- Ancora un altro sistema è
rappresentato dalla «subfornitura» in cui un comune ottiene la sommistra­
zione di un bene (ad esempio l'acqua) da ridistribuire nelle proprie reti.
Si può individuare poi una forma intermedia tra quelle associative e le
Accanto ai vantaggi indicati non mancano sostanziali svantaggi: nel
altre, rappresentata dalla comunione, regolata dall'articolo 1 100 del codice
caso di servizi in concessione o gestiti in regime di monopolio o si viene a
civile, con la quale non si viene a creare un ente diverso; essa è però
realizzare una situazione anomala in cui il comune è contemporaneamente
raccomandabile solo quando sussista una strettissima affinità di interessi.
concedente e concessionario; inoltre, in caso di disavanzo di gestione la
responsabilità dei soci, come in tutte le società per azioni, rimane limitata
al loro apporto, e quindi il comune sarà obbligato a sanare il disavanzo
solo se è unico azionista. E ancora, sul piano tributario, le obbligazioni
emesse dai comuni sono esenti da imposte, non così quelle emesse dalle
società per azioni.
Vi sono difficoltà anche per quanto riguarda,il controllo politico su
questo tipo di impresa. A questo proposito vanno segnalate, sul piano
nazionale, interessanti esperienze per superare tali difficoltà: così a Milano
e a Brescia, pur con differenti sistemi, si è ottenuto che la minoranza
societaria rispecchiasse la minoranza presente nel consiglio comunale7•
Non ci risulta che esperienze del genere siano state realizzate in
Toscana.
La gestione del servizio pubblico può anche aversi attraverso altre
modalità che sona parzialmente messe in atto nella nostra regione: una
prima vede i piccoli comuni associati a comuni maggiori che già hanno
impostato la gestione del servizio che loro interessa.
Una seconda è rappresentata da forme non associative quali la
gestione in concessione affidata ad un'azienda municipalizzata già operan­
te nello stesso settore, in generale il comune contermine. È questa la
7 L 'azienda consorziale, pp. 34*35.
Organismi considerati affini alle aziende municipalizzate ma aventi
una struttura atipica sono gli enti comunali di consumo che possiedono
personalità giuridica propria. Sono - com'è noto - delle aziende munici­
palizzate istituite per assolvere a una funzione calmieratrice sui prezzi dei
generi di prima necessità nelle situazioni di crisi quali quella determinata
dagli ultimi eventi bellici.
Probabilmente la loro maggiore autonomia rispetto alle aziende muni­
cipalizzate in senso stretto è dovuta proprio al carattere di eccezionalità del
periodo in cui sono sorte. Con il normalizzarsi del mercato sono stati via
via soppressi; sul piano legislativo sono state eliminate le norme sulla loro
obbligatorietà nei centri di popolazione superiore a 200.000 abitanti e sulle
agevolazioni del credito. Attualmente i pochi enti esistenti operano in
concorrenza con le imprese distributrici private ed è venuta meno la
funzione calmieratricc'. Organi dell'ente comunale di consumo sono una
commissione amministratrice nominata dal consiglio comunale, il direttore
8 Già creati verso la fine del primo conflitto mondiale allo scopo di facilitare gli
approvvigionamenti dei generi alimentari, con la denominazione di Enti autonomi per i
consumi col d. 19t. 2 ago 1916, n. 926, sono stati successivamente soppressi col r.d.l. 1 4 dico
1933, n. 1961, e nuovamente istituiti dopo l'ultima guerra . La normativa vigente comprende il
dJ.c.p.s. 13 setto 1946, n. 90, il d.p.c.m. 1 1 otto 1956 e le modifiche introdotte con L 3 1 otto
1952, n. 1901, cfr. Gli Enti pubblici italiani, Milano 1972, p. 506. Si confronti anche R.
GRACILI, Gli Enti comunali di consumo, Grosseto 1968.
605
Renato Delfiol
Le imprese municipalizzate e i loro archivi in Toscana
tecnico il cui parere deve essere obbligatoriamente sentito in tutte le
deliberazioni e il segretario, che è un impiegato comunale di ruolo.
Nonostante che la legge del 1952 abbia riconosciuto in modo inequivocabi­
le l'esistenza della personalità giuridica degli enti di consumo, la dottrina è
ancora incerta se questa personalità debba intendersi come pubblica o .
come privata. In Toscana abbiamo due soli esempi di enti funzionanti, uno
a Prato (Firenze) e uno a Grosseto. Qnello di Firenze è stato recentemente
soppresso e il suo archivio è in corso di trasferimento presso l'Archivio
comunale.
del materiale prodotto 10. Come il suo autote, Raffaello TorriceIli, rileva,
non esistono nella legislazione sulla municipalizzazione norme esplicite
relative agli archivi o ai criteri di produzione e archiviazione dei
documenti, paragonabili ad esempio a quelle dettate per i comuni dal
testo unico della legge comunale e provinciale (r.d. 3 marzo 1 934, n. 383).
Tuttavia quali siano i documenti amministrativi fondamentali delle
aziende municipalizzate si può ricavare dagli articoli del testo unico sulla
municipalizzazione dei pubblici servizi del 1925 e del regolamento del
1904 sulla loro assunzione diretta da parte dei comuni, che trattano del
funzionamento dei vari organi e dei relativi rapporti tra essi e con il
comune.
Dallo spoglio sistematico di tali disposizioni, seguendo un'indicazione
. già data sommariamente dal Torricelli, e dalle osservazioni compiute negli
archivi delle aziende municipalizzate toscane si può ritenere che l'attività
dell'impresa municipalizzata dovrebbe dar luogo alle seguenti serie di
documenti:
604
Per passare dal piano istituzionale a quello più strettamente archivisti­
co occorre anzitutto osservare che in generale i documenti sono conservati
meglio presso le imprese municipalizzate vere e proprie che presso quelle a
conduzione societaria. La sensibilità archivistica è maggiore presso gli enti
a struttura pubblicistica e minore presso gli altri. Ciò è in fondo naturale in
quanto questi ultimi, valendosi dell'opera di funzionari provenienti preva­
lentemente dal settore privato, ignorano spesso le norme archivistiche del
d.p.r. 30 sett. 1963, n. 1409, e tendono ad applicare per la conservazione
degli atti, le prescrizioni dell'art. 2220 del codice civile, ove si stabilisce
l'obbligo della conservazione per dieci anni delle scritture contabili, delle
fatture, delle lettere ricevute e delle copie di quelle spedite.
Del resto una disciplina meno rigorosa per gli archivi privati deriva
direttamente dal diverso regime di tutela imposto dagli articoli 36-43 del
decreto citato. In sede poi di violazione della normativa, le conseguenze
sono assai diverse: possono rivelarsi molto pesanti per gli amministratori di
aziende pubbliche, in base al dettato del testo unico della legge comunale e
provinciale, richiamato dall'art. 7 del testo unico sulla municipalizzazione
del 1925 9, ma assai meno nel caso delle società private, mancando tra le
disposizioni della legge sugli archivi 30 sett. 1963,. n. 1409, l'accenno a
sanzioni specifiche.
In caso di inadempienza il privato (o la società) corre solo il rischio di
vedere messo in atto un deposito coattivo del proprio archivio presso
l'Archivio di Stato competente per territorio, procedura ovviamente ecce­
zionale e non generalizzabile. La tutelabilità dei documenti prodotti per
l'esercizio di un servizio pubblico pertanto rimane legata alla forma
giuridica del tipo di gestione adottato.
Il problema dell'archivio delle aziende municipalizzate è stato già
fatto oggetto di un contributo specifico, nato sulla base della preoccupa­
zione degli amministratori di un'azienda circa i termini di conservazione
9 Art. 259: «Gli amministratori e gli impiegati dei comuni, delle provincie e dei consorzi,
nonché delle istituzioni amministrate o dipendenti dagli enti predetti sono responsabili dei
danni recati, con dolo o colpa grave, all'ente o ai terzi, verso i quali l'ente stesso debba
rispondere (. . . )>>; art. 265: «L'azione per far valere la responsabilità nei casi previsti dagli
articoli 261 (. . . ), per quanto si riferisce ai danni, è di competenza dell'autorità giudiziaria e si
prescrive in cinque anni dal giorno nel quale avvenne il fatto dannosQ)>.
- Deliberazioni della commissione amministratrice (art. 6 del testo unico 1925, d'ora in poi
TU 1925 e art. 16 del Regolamento del 1904, d'ora in poi R 1904);
Sunti di deliberazioni da comunicare alla giunta comunale (art. 23 R 1904);
Lettere e/o protocolli di trasmissione delle delibere al consiglio comunale (art. 6 e 16 TU
1925);
Deliberazioni urgenti del direttore (art. 42 R 1904);
Fascicoli personali dei componenti la commissione amministratrice, contenenti nomine,
attestazioni di requisiti, provvedimenti di decadenza, ecc. (art. 5 TU 1925);
- Avvisi di convocazione della commissione amministratrice (art. 18 R 1904);
- Deleghe del presidente ed altri commissari (art. 19 R 1904);
- Autorizzazioni del sindaco alla consultazione dei verbali non soggetti a pubblicazione
(art. 25 R 1904);
Contratti (art. 33 R 1904);
Corrispondenza (art. 1 8 R 1904) e relativi protocolli; è firmata dal presidente se a nome
della commissione, altrimenti dal direttore. Comprende le sottoserie della corrispondenza
con autorità comunali, con autorità governative e generica.
Atti dei concorsi suddivisi in sottoserie riguardanti il direttore e gli impiegati;
Fascicoli personali del direttore e degli impiegati;
Atti relativi al personale (atti previdenziali, contabilità elementare, cartellini orario o fogli
di presenza, ecc.);
Ruoli degli stipendi del personale (art. 74 R 1904);
Bilancio preventivo economico e finanziario (art. 2 TU 1925), comprendente la tabella
numerica e dei salari del personale (art. 6 TU 1925);
Conto consuntivo (art. 2 TU 1925); gli atti contabili devono essere distinti per ogni
servizio nel caso di assunzione di più servizi come oggetto di un'unica azienda;
Registro di cassa (art. 6 1 R 1904);
Mastro della contabilità (art. 8 TU 1925);
- Altri strumenti contabili da cui risultino lo stato dei debiti e crediti tra azienda e Comune,
lo stato dei costi e ricavi del servizio, lo stato del conto di esercizio (art. 61·63 R 1904);
Ruoli delle entrate (art. 1 8 R 1904);
lO R. TORRICELLI, Gli archivi delle aziende municipalizzate, in «L'impresa pubblica.
Municipalizzazione» , 1977, pp. 34·38.
606
Renato Delfiol in Toscana
Ruoli delle uscite (art. 1 8 R 1904);
Mandati di pagamento (art. 18 e 74 R 1904);
Inventario dei beni mobili e immobili (art. 47 R 1904);
Documenti previsti dalle disposizioni sulla contabilità pubblica relativi alla presa in carico
e al collaudo delle attrezzature e dei beni mobili (art. 47 R 1904);
Bollettari di entrata e uscita per materie prime, materiali e prodotti dei magazzini (art. 47
R 1904);
Mandati delle anticipazioni (art. 60 R 1904);
Ruoli degli utenti (art. 73 R 1904);
Bollettari dei versamenti degli esattori (art. 73 R 1904);
Allegati al conto consuntivo (art. 77 R 1904) comprensivi dei seguenti atti: consuntivo
finanziario del tesoriere, riassunto dei conti tra azienda e Comune, prospetto del costo
unitario del servizio, situazione patrimoniale dell'azienda;
Relazione mensile del direttore alla commissione amministratrice sul funzionamento
dell'Azienda (art. 33 R 1904);
Relazione semestrale della commissione amministratrice alla giunta comunale sul funzio­
namento dell'Azienda (art. 124 R 1904);
Lettere di trasmissione delle medesime e/o protocollo speciale (art. 78 R 1904);
Relazione annuale della commissione amministratrice al sindaco allegata ai conti (art. 78
R 1904);
Verifiche bimestrali della cassa;
Verifiche bimestrali della contabilità;
Verifiche dell'andamento dell'uffido di direzione;
(queste ultime tre sono effettuate dal presidente della commissione a norma dell'art. 75
del R 1904 e trattenute in originale; la copia viene inviata al sindaco);
Lettere di trasmissione delle medesime e protocollo speciale;
Verifiche semestrali del sindaco sui medesimi oggetti (art. 126-152 R 1904) di cui sarebbe
opportuna la conservazione in copia presso l'archivio aziendale;
Verifiche straordinarie (art. 157 R 1904);
Atti inerenti la eventuale liquidazione dell'azienda.
Di fatto tuttavia alcuni di questi documenti, soprattutto quelli aventi il
carattere di verifica formale, non vengono generalmente neppure prodotti.
Al di là delle norme legislative si è instaurata in quasi tutte le aziende
municipalizzate una prassi unica che tende a non produrre se non le
scritture strettamente occorrenti per la gestione contabile.
Accanto agli archivi contenenti documenti amministrativi esistono
gli archivi tecnici che comprendono atti di vario tipo a seconda dei
diversi oggetti delle imprese e dei servizi amministrati; possono
contenere disegni tecnici, planimetrie delle reti distributive, degli itinerari
dei trasporti, eccetera. Di essi naturalmente è impossibile dare anche una
breve rassegna. Si può solo aggiungere che in pratica tali archivi sono
più rilevanti ove si gestiscono dei servizi di distribuzione (acqua, gas) e
molto meno per servizi di altri tipi, per esempio i trasporti o lo
smaltimento dei rifiuti con mezzi tradizionali. Per quanto riguarda le
reti esterne occorre osservare la bipartizione della documentazione tra le
serie generali delle planimetrie che nascono e si conservano sempre
presso l'azienda e una documentazione minuta (es. libretti dei lavori)
che viene continuamente prodotta dalle squadre di intervento. Tali atti
tendono ad essere eliminati quando non corrispondono più alla
Le imprese municipalizzate e i loro archivi in Toscana
607
situazione del momento, rendendo così più difficili eventuali studi futuri
sulla durata del servizio nel tempo.
Altra serie specifica presente nelle aziende di distribuzione è quella
dell'utenza, comprendente i fascicoli che si riferiscono ai singoli beneficiari
e comprendono di regola il contratto di base. Tale raggruppamento
documentario, che talvolta ha dimensioni cospicue e necessariamente tende
ad abbracciare in qualche caso centinaia di migliaia di dati, è quasi sempre
gestito con sistemi meccanizzati, dai classificatori elettroautomatici alle
tecniche di elaborazione elettronica. La riscossione avviene in genere
attraverso ruoli che vengono consegnati ogni anno all'ufficio di esazione e
poi ricevuti nuovamente in consegna una volta estinti. Ai ruoli corrispon­
dono poi scritture assai elementari (bollette e relativi mastri, cartoline di
autolettura, ecc.) che formano dei complessi quantitativamente assai
rilevanti ma poveri di informazioni.
L'attività dei consorzi dovrebbe invece dare luogo a una minore
articolazione di serie:
- Statuto (art. 170 R 1904);
- Regolamento speciale (art. 21 TU 1925, art. 182 R 1904);
Fascicoli personali dei rappresentanti, contenenti le nomine (art. 21 TU 1925 e art. 173 R
1904);
- Deliberazioni dell'assemblea consorziale (art. 179 R 1904);
- Referti degli avvisi di convocazione dell'assembea consorziale (art. 176 R 1904);
- Protocollo di trasmissione delle delibere ai Comuni consorziati (art. 179 R 1904);
Atti eventualmente inerenti la liquidazione del consorzio (art. 195 R 1904);
Corrispondenza e relativi protocolli;
_
_
Nelle aziende a struttura societaria i libri obbligatori a norma del
codice civile sostituiscono i libri delle deliberazioni del presidente e della
commissione amministratrice nonché quelli dell'assemblea consorziale.
Non esistono inoltre i ruoli e gli allegati ai consuntivi sono sostituiti dalla
semplice raccolta delle fatture.
Veniamo ora alla questione dello scarto, trattata più estesamente dal
Torricelli a causa delle preoccupazioni relative ai termini cronologici di
conservazione degli atti che costituiscono la maggiore fonte di interesse
archivistico sia nelle aziende municipalizzate che in quelle private. Salvo
casi sporadici presso aziende di grande importanza o tradizione, manca
ogni considerazione per i documenti anteriori agli ultimi dieci-vent'anni; le
carte precedenti vengono al massimo conservate per una specie di venera­
zione antiquaria suscettibile di estinguersi quando si determini una più
vantaggiosa destinazione dei locali che le contengono.
In proposito il Torricelli, pur riconoscendo l'esigenza della destinazio­
ne a fini culturali degli archivi d'impresa 1 1 , nega che l'archivio possa
essere considerato come facente parte del patrimonio delle aziende stesse.
Il
R. TORRICELLl, Gli archivi. . . cit., p. 34, nota 1 .
608
Renato Delfiol
L'archivio, via via che i suoi atti non risultino più utili, dovrebbe trovare
naturale collocazione entro l'archivio comunale. Si può obiettare all'ipote­
si del Torricelli che gli obblighi previsti dal d.p.L 1963, n. 1409, volti a
salvaguardare l'esistenza dell'archivio in quanto bene culturale, debbano
gravare slÙl'azienda. E ciò per i principi di organicità e provenienza, che
vedono le carte strettamente connesse con l'ente che le ha prodotte anche
quando ne sia venuto meno l'interesse amministrativo. Il versamento degli
atti presso un ente diverso e prima dello scioglimento dell'istituzione
originaria dovrebbe rimanere una procedura eccezionale. D'altra parte il
Torricelli stesso accenna a un progetto di archivio fiorentino della munici­
palizzazione entro il quale si verificherebbero indubbiamente condizioni di
consultabilità maggiori a tutto vantaggio della utilizzazione culturale.
Naturalmente gli scarti saranno sempre possibili, nell'osservanza della
procedura stabilita dall'art. 35 del d.p.L 1963, n. 1409.
Gli scarti potranno riguardare quei settori di documentazione contabi­
le che sono portatori di informazioni molto elementari e comunque
desumibili da altri atti. In particolare ritengo che l'eliminazione possa
Le imprese municipalizzate e i loro archivi in Toscana
609
ordini di servizio, eccetera. Sembra però ovVio che il termine «archivio»
usato dalla norma in vigore, laddove sancisce la tassatività dell'uso dell'e­
lenco di scarto, debba ritenersi comprensivo di tutta la documentazione
prodotta, quale che sia la natura e la finalità dei singoli documenti. La
scelta preventiva che in questo modo viene operata dalle aziende si risolve
in una procedura contraria ad una corretta utilizzazione dei documenti ai
fini storiografici. È un problema, questo, sul quale si riscontrano, da parte
degli amministratori, delle forti resistenze ad uniformarsi alle richieste
della Sovrintendenza.
Al difetto del massimario di scarto corrisponde però generalmente la
presenza di tabelle di classificazione e, in parte, di reperimento degli atti
nell'archivio. Non esiste alcuno schema unitario; né imposto dalla norma­
tiva né costituito in via empirica. Ogni azienda crea il proprio titolario sulla
base delle necessità dell'ufficio. Spesso anzi esso viene costituito grazie
all'interesse dell'impiegato addetto al protocollo. Tentare di condensare le
caratteristiche dei titolari in vigore è, almeno in questa fase, impossibile,
tuttavia non appare inutile rilevarne le principali. Qualche volta il titolario
comprendere, trascorsi i dieci anni di conservazione obbligatoria, gli
serve anche da inventario dell'archivio corrente e di deposito in quanto vi
fatture nonché la documentazione di supporto relativa all'utenza (matrici
tutto se questo presenta una consistenza limitata. Quasi mai il titolario è
allegati ai conti consuntivi (mandati di pagamento e riscossione) o le
di bollette, di biglietti, ecc.). Tali serie o gruppi di atti formano senz'altro
la documentazione più voluminosa e che pone in genere maggiori problemi
di spazio per la sua conservazione. Andrà invece conservata permanente­
mente la documentazione di carattere deliberativo, quella relativa al
personale, quella tecnica (eliminando quella più elementare come i piani
particolari degli interventi di manutenzione e i buoni di prelevamento dal
magazzino), quella contabile generale (bilanci e consuntivi, mastri e gior­
nali, ruoli), nonché il carteggio (eliminando quello relativo a solleciti,
segnalazioni guasti, richieste di autorizzazione di lav.ori di foutine, richieste
accolte di estensione del servizio, lettere di trasmissione).
Le operazioni di scarto sarebbero facilitate dalla formazione di
massimari anche se il loro uso, secondo la normativa vigente, non può
essere considerato alternativo alla presentazione degli elenchi di scarto alle
Sovrintendenze archivistiche per la relativa autorizzazione. A tutt' oggi
solo una percentuale trascurabile di imprese municipalizzate toscane ha in
uso un tale strumento. In genere non se ne valutano appieno le possibilità
di semplificazione del lavoro. Occorre certo dire, però, che la maggior
parte delle aziende toscane ha dimensioni tanto esigue che il problema dello
scarto non si è ancora posto in termini di urgenza. Ciò anche perché,
sono riportati anche i codici di collocazione del materiale relativo, soprat­
organico e si riferisce a tutti i tipi di documenti e di carteggi: per lo più
riguarda gli atti degli uffici di segreteria; altre ripartizioni amministrative
possiedono, soprattutto nelle aziende maggiori, titolari particolari oppure
organizzano i propri atti in base a criteri puramente empirici. Generalmen­
te tale strumento si presenta articolato sia per competenze secondo i vari
uffici scriventi (presidenza, direzione, ufficio movimento, ragioneria, uffi­
co utenti, ecc.) oppure riceventi (corrispondenza con la Regione, con il
Comune, ecc.) sia per materia (deliberazioni, concorsi, contratto di lavoro,
ecc.) con non più di due elementi di classificazione successivi; in un caso
viene impiegata la classificazione decimale.
Appare infine opportuno, a conclusione di questa nota, accennare al
problema della pubblicità, a scopo di stndio, degli atti delle imprese
municipalizzate. Nel corso dell'attività di rilevazione della Sovrintendenza
archivistica della Toscana è stata ipotizzata, da parte degli amministratori
di una azienda municipalizzata, la impossibilità di consentire la consulta­
zione, sia pure per fini di studio o di rilevazione da parte dell'organo di
vigilanza, dei propri atti, con la motivazione che l'azienda debba essere
considerata un mero strumento del comune, le cui deliberazioni non
mentre si tende a conservare tutti i documenti considerati «ufficiali» in
potrebbero essere date in visione o in copia a chicchessia senza il consenso
quanto previsti da norme specifiche, si elimina senza alcuna procedura
scritto del sindaco. Tale rilievo si basa sugli articoli 20 e 25 del regolamento
tutto un insieme di scritture interne che si producono invece in mole
sulla municipalizzazione approvato con Ld. lO marzo 1904, n. !O8. Mentre
piuttosto rilevante, non considerandolo parte dell'archivio, quali ad esem­
il primo articolo stabilisce che le sedute della commissione amministratrice
pio tabulati gestionali, giornali di spesa parziali, situazioni di cassa provvi­
non sono pubbliche, il secondo, al terzo comma, recita: «Dei verbali delle
sorie, copie di mandati, corrispondenza ritenuta di minima importanza,
deliberazioni che non siano soggette a pubblicazione non può essere
610
Renato Deljiol
rilasciata copia, consentita lettura o riferito il contenuto senza espressa
autorizzazione del Sindaco». Accanto a tale rilievo ne è stato espresso
anche un altro relativo alla inapplicabilità della vigente legislazione archivi­
stica agli archivi delle aziende municipalizzate in virtù di una condizione
giuridica intermedia di questi organismi, a mezzo tra pubblico e privato e
non dotati di personalità giuridica, non prevista dal d.p.r. 1963 n. 1409.
In merito a quest'ultimo rilievo occorre dire che non sembra ammissi­
bile. Lo spirito della norma emerge chiaramente dalla Relazione al decreto
nella quale, riguardo all'art. l si legge che «gli archivi sottoposti a vigilanz�
.
.
sono stati ricondotti alle due uniche categorie realmente eSIstentI: l ) archlVl
di enti pubblici diversi dallo Stato ( . . . ), 2) archivi di privati. È noto infatti
che il nostro ordinamento conosce solo due tipi di persone giuridiche:
pubblica e privata (tertium non datur» >. Pertanto <da dizione usata ricom­
prende, senza possibilità di dubbio, tutti gli archivi diversi da quelli dello
Stato esistenti sul territorio nazionale» 12 .
Se si ritiene che alle carte delle aziende municipalizzate, intese come
mero strumento del comune, sia applicabile la disciplina degli artt. 20 e 25
del decreto del 1904, la consultabilità sarà soggetta alle norme che la legg-:
archivistica fissa per gli archivi degli enti pubblici. Si può integrare semmaI
la procedura di richiesta di autorizzazione alla consultazione dei documenti
che andrà eventualmente indirizzata anche al sindaco del comune oltre che
al direttore dell'azienda. Questi, nella valutazione della richiesta, terrà
presente, oltre al principio della pubblicità dei documenti d'archivio,
sancito per gli enti pubblici dall'art. 24 del d.p.r. 1963, n. 1409, anche l'art.
22 del medesimo decreto con il suo riferimento ad ordinamenti particolari
che possono condurre ad eccezioni alla libera consultazione dei documenti.
RENATO DELFIOL
Sovrintendenza archivistica per la Toscana
1 2 MINISTERO DELL'INTERNO, La legge sugli archivi, Roma 1963, pp. 71-72.
LE FONTI ORALI PER LO STUDIO DELLA STORIA
INDUSTRIALE. IL CASO TOSCANO
Gli storici che hanno utilizzato, in Italia, le fonti orali, hanno di regola
concentrato la loro attenzione sul tema della soggettività. Ed è, questo, ben
comprensibile: una registrazione diretta con un protagonista del passato ci
interessa soprattutto perché ci mostra un primo piano di quel dato
individuo, mentre si autorappresenta. Di regola le fonti tradizionali della
storiagrafia sono ricche di dati fattuali, cioè di informazioni relative a
determinati eventi, ma sono anche molto più parche delle fonti orali nel
mostrarci direttamente i protagonisti di quegli stessi eventi. Talvolta
un'istituzione ci descrive un individuo, oppure, talaltra volta, possiamo
imbatterci in un epistolario, o in un diario, oppure in un memoriale od in
un'autobiografia: documenti, tutti, che costituiscono un'importante fonte
per lo studio degli individui storici concreti. Ma, di regola, si tratta di
documenti rari anche per gli uomini non comuni, e certamente rarissimi
per non dire inesistenti quando vogliamo studiare gli individui non eccezio­
nali. Le fonti orali, invece, mostrano subito il soggetto, prima ancora delle
cose delle quali l'intervistato parla; e questo anche per quanto riguarda
persone comuni. Questa, credo, rappresenta una delle fascinazioni più
forti della fonte; e spesso si afferma di perdonarle, per questo, le distorsio­
ni che produrrebbe sul racconto degli eventi passati.
Dicendo questo, tuttavia, ci si dimentica che ogni fonte rappresenta
una distorsione dell'evento; oppure, esprimendo lo stesso concetto con
altre parole, che l'evento non si dà mai senza uno o più soggetti che lo
esperiscano, così che conviene parlare di esperienze, tutte diverse, di un
evento che non è mai unico, per sè, piuttosto che parlare di distorsione.
Ma se si vuoI continuare ad usare questa espressione, allora bisognerà
am:nettere che ogni fonte distorce l'evento, perché nessuna potrà mai
rifletterlo in modo trasparente, senza elaborarlo.
La fonte orale si distingue dalle fonti tradizionali della storiografia per
essere stata prodotta nel presenie, invece che nel passato, ed essere quindi
fin da subito stata prodotta con l'obiettivo di studiare il passato, quando
invece la stragrande maggioranza delle fonti tradizionali, e scritte, furono
prodotte per servire a scopi pratici ed immediati, e solo successivamente
furono, per così dire, ripescate dagli storici, che le interrogarono in un
modo non previsto, avendo per obiettivo l'interpretazione del passato. Chi
raccoglie interviste, invece, e chi le concede, sono entrambi interessati fin
da subito alla ricostruzione di quanto è successo, e l'interpretazione è
quindi già presente nel racconto dell'intervistato (ma anche nelle domande
613
Giovanni Contini
Le fonti orali per lo studio della storia industriale
dell'intervistatore). Lo storico che utilizza le fonti orali deve quindi
ricavare la sua interpretazione dall'interpretazione del protagonista: ma
questo, come dicevo sopra, se aumenta le difficoltà del suo compito,
presenta il vantaggio di mettere in campo non solo l'antico «fatto», ma
anche il protagonista, o il testimone di quel fatto. Cioè mette in campo un
elemento che di solito viene sempre ricostruito partendo da rare tracce,
quando si utilizzano le fonti scritte tradizionali.
Per questo sarebbe un grosso errore considerare l'intervista come
semplice recipiente di informazioni su fatti, e tralasciare che il suo elemen­
to di maggiore ricchezza consiste proprio nel porre il soggetto al centro
dell'affresco.
Tuttavia la fonte orale fornisce anche tutta una quantità di informa­
zioni sui fatti ai quali i testimoni intervistati parteciparono, e sulle cose e le
attività della vita quotidiana di un tempo; a seconda del tipo di argomento
trattato, queste informazioni illuminano le cose delle quali effettivamente
si parla (sono attendibili, positive); oppure, pur facendoci capire chi è
l'informatore, come ragiona e valuta il passato e l'intervistatore che lo
interroga, .queste informazioni sono difficilmente utilizzabili per spiegare i
fatti, cioè la dimensione intersoggettiva. Tra queste due situazioni limite,
naturaJmente, l'oscillazione è continua, e nelle storie di vita si salta senza
posa dall'una all'altra.
Basandomi sulla mia ricerca, credo che si possa dire che la distanza tra
quella che fu l'esperienza passata ed il racconto di oggi è tanto maggiore,
quanto più l'evento che ci viene narrato si presta a funzionare da aneddo­
to, cioè a rappresentare (proprio nel senso del linguaggio teatrale) un
qualche principio ideologico, o politico, o religioso, oppure anche qualche
topos di una cultura popolare meno strutturata e coerente della politica,
della religione e dell'ideologia. Viceversa, credo che si possa dire che il
racconto corrisponde maggiormente all'esperienza passata, quando si
tratta di eventi che l'intervistato giudica scarsamente significativi. Tra
questi, quelli che si riferiscono alle pratiche lavorative (tecniche produttive,
cicli di lavorazione, tipi di prodotti; ma anche organizzazione informale
del gruppo operaio nella produzione) mi sembrano tra quelli che le fonti
orali possono contribuire maggiormente ad illuminare: si tratta di un lato
indubbiamente importantissimo della vita di chi racconta, ma proprio per
la- sua quotidianità, per la sua prosaicità, il narratore tende a considerarlo
unicamente suo, e poco degno di memoria. Spesso non comparirà nelle
storie di vita, tranne che a sprazzi, di nuovo per illustrare qualche principio
morale, o qualche verità politica o religiosa (tipico, a questo proposito, il
parlare di lavoro per esaltare il valore morale del lavoratore, cioè la sua
serietà disinteressata. . . in una parola, quella che viene chiamata l'etica del
lavoro), e sarà l'intervistatore a dovere insistere, ancora ed ancora, su
questo punto, fino a quando l'intervistato si rende conto che l'argomento
interessa veramente. Da questo momento, le informazioni si susseguiranno
numerose e precise, e si tratterà di informazioni attendibili, nel senso che
analoghe informazioni di provenienza orale e scritta le confermano in
molti punti, autorizzandoci a ritenerle vere anche quando non riusciamo
'
ad ottenere un riscontro positivo.
Vorrei, per illustrare quest'ultima qualità della fonte orale, parlare di
alcune ricerche di storia industriale, che si sono svolte o si stanno svolgen­
do in Toscana, ed alle quali ho partecipato o partecipo.
Una notevole quantità di interviste sono state compiute con operai
delle Officine Galileo, sia da me che dal Centro FLOG (l'organizzazione
culturale dei lavoratori Galileo).
Le due ricerche erano differenti; per quanto riguardava la mia, si
trattava di una ricerca storica, con un arco cronologico abbastanza delimi­
tato (dalla fine della guerra al 1958), basata, oltre che su quelle orali, anche
su tutte le fonti tradizionali disponibili, e con un ambito tematico di nuovo
alquanto definito: il rapporto tra pratiche lavorative, cultura del lavoro ed
ideologia politica postbellica. La ricerca che Boldini e Grifoni conduceva­
no per conto della FLOG aveva come tema la cultura operaia, e quindi i
due studiosi erano meno interessati alla delimitazione tematica e cronologi­
ca della ricerca, e cercavano invece di ricostruire lo specifico antropologico
delle Officine Galileo, nella sua varietà e nella sua trasformazione.
Nonostante questa differenza, che non si limitava all'ambito tematico
ma si estendeva anche alle tecniche di rilevazione dei dati (intervista libera
nel primo caso; intervista condotta utilizzando un questionario alquanto
ricco nel secondo) e nonostante che solo la seconda sia conclusa, entrambi i
gruppi di interviste costituiscono una massa documentaria notevolmente
omogenea, ed i risultati che si sono cominciati a trarne sembrano non
disprezzabili.
Gli operai della Galileo sembrano infatti aver esercitato un notevole
controllo informale sul lavoro (sulla quantità e sull' organizzazione del
lavoro), appoggiati e/o contrastati dalla gerarchia intermedia, a seconda
che i capireparto ed i capi officina si riconoscesserR nelle organizzazioni del
movimento operaio oppure si identificassero con la direzione aziendale.
Questo controllo sul lavoro non ha d'altra pare lasciato traccia scritta,
proprio per la sua caratteristica di pratica quotidiana scarsamente organiz­
zata da un discorso strutturato: il controllo era un fatto che accadeva, ma
non l'oggetto di discussioni che gli operai avrebbero avuto fra di loro
oppure con la controparte. La sua efficacia, anzi, è stata inversamente
proporzionale alle discussioni che ha saputo suscitare. Era un fatto, ma
appena la direzione tentava di parlame, gli operai ed i capireparto con loro
solidali negavano che esistesse.
Entrambe le ricerche, inoltre, mostrano un altro aspetto della vita di
fabbrica che non ha lasciato tracce scritte: il funzionamento pratico
dell'ideologia comunista dal dopoguerra alla fine del decennio Cinquanta.
Il «produttivismo operaio» ha suscitato e continua a suscitare una notevole
discussione storiografica. Il suo concreto modo di operare in fabbrica
appare molto ambiguo: gli operai infatti, anche per la presenza di una
612
615
Giovanni Contini
Le fonti orali per lo studio della storia industriale
direzione aziendale che resterà comunista per circa sette anni, sembrano
adoperarsi per una razionalizzazione del lavoro, appoggiando tanto
l'introduzione di un nuovo macchinario deskilling, quanto l'adozione di
un'organizzazione scientifica del lavoro. E questa prima faccia della
realtà è quella che ci ritorna dai documenti sindacali e dalle pubblicazioni
del periodo. Tuttavia al di sotto di questo atteggiamento, scopriamo
attraverso le fonti orali una sorda resistenza al processo di razionalizza­
zione, che ho chiamato sopra controllo sul lavoro; in alcuni casi,
troviamo anche un tentativo, da parte di alcune frange delle organizzazio­
ni operaie, di interpretare il prodnttivismo in modo opposto a quanto
facesse la direzione comunista: all'aumento produttivo non avrebbe
dovuto corrispondere né deprofessionalizzazione, né aumento della fatica
fisica o nervosa; beninteso la necessità di produrre sempre di più e sempre
più efficientemente non è mai posta in dubbio e non è dato trovare alcun
tentativo di organizzare, od anche solo di cavalcare, la spontanea
soldiering operaia. Tuttavia l'esistenza, anche solo in forma puntuale, di
una simile interpretazione, rende più facile la comprensione di quello
specifico periodo della storia del movimento operaio che va dalla fine
della guerra agli anni Sessanta. E questa maggiore ricchezza interpretativa
ci è offerta, in questo caso, unicamente dalla fonte orale, dal momento
che i periodici di redazione operaia, per fare un solo esempio, ci
forniscono l'immagine di una classe operaia completamente compatta
dietro la parola d'ordine del produttivismo, e bisogna dire che si tratta di
un'immagine alquanto irreale.
Ma, nel caso delle Officine Galileo, questa spia di una maggiore
complessità nel comportamento operaio rappresenta unicamente uno degli
aspetti che le interviste hanno illuminato.
Parlavo prima del controllo esercitato dalle maestranze sul loro lavo­
ro. Tuttavia l'informazione su questo punto specifico rappresenta solo una
parte infinitesimale della ben più vasta informazione sul processo lavorati­
vo. Nella vita quotidiana il conflitto (e conflitto, o almeno opposizione di
interessi è implicita nel concetto di controllo sul lavoro) sembra aver
giocato un ruolo molto minore. La massa delle informazioni è infatti
relativa al lavoro in quanto tale: descrizione del processo e informazione
circa i nomi delle diverse fasi del processo. Parlando di questi argomenti,
gli operai si dimostrarono estremamente minuziosi, estremamente eloquen­
ti, e molto poco conflittuali: la fabbrica che emerge dai loro racconti è
un'unità molto complessa, molto - si direbbe - amata; ed i parlanti
sembrano essersi identificati a fondo con i destini aziendali. Non è un caso
se la soldiering della quale parlavo sopra non appare spontaneamente
molto spesso, e in ogni caso mai troppo a lungo, nei loro racconti; e se la
critica alla direzione aziendale, e ai singoli dirigenti, è molto raramente
motivata da quello che potremmo chiamare odio di classe, e quasi sempre
invece si presenta in forma di critica all'incapacità dei dirigenti in questione
ad assolvere alla loro funzione. Hanno tradito l'azienda, per questo li si
critica. Anche il capitalismo, del resto, viene criticato soprattutto per una
incapacità a sviluppare le forze produttive.
Quest'ultimo aspetto (aconflittualità e descrizione minuziosa e parte­
cipata delle pratiche lavorative) diventa assolutamente dominante quando
si passa a studiare attraverso le fonti orali i piccoli, e specializzati, distretti
industriali che hanno fatto la storia industriale della Toscana, e che ne
costituiscono anche il più promettente futuro.
Parlerò, di nuovo, di due ricerche che conosco bene: la prima a
Montelupo, la seconda a Santa Croce sull'Arno. Nel primo distretto, si
sono prodotte a partire dal XIII secolo ceramiche e terrecotte; nel secondo,
ci si è specializzati nella concia della pelle e del cuoio, iniziando tra la fine
del XVIII e l'inizio del XIX secolo.
Le due ricerche presentano molte somiglianze: entrambe hanno come
committente l'amministrazione locale; entrambe sono nate per studiare le
tecniche produttive, e si sono successivamente estese ad un ambito più
vasto. Entrambe hanno esteso anche gli strumenti di raccolta delle infor­
mazioni, facendo uso non solo del registratore ma anche del videoregistra­
tore. Infine, i due distretti industriali studiati sono vicini, situati lungo il
corso del fiume Arno (Montelupo più a monte, Santa Croce più a valle), e
il fiume è stato fondamentale per i due distretti: nel primo caso, l'Arno ha
significato argilla e facilità di trasporti; nel secondo caso, acqua per le
lunghissime operazioni di concia, e di nuOVO facilità di trasporti, e di
mercato, dal momento che sulla foce del fiume si trova il porto di Livorno,
che ha voluto dire per Montelupo e Santa Croce una precoce apertura dei
mercati internazionali.
Per le due ricerche le fonti orali si sono mostrate, se possibile, anche
più importanti di quanto non fosse stato per la ricerca sulle Officine
Galileo: per queste ultime, dopo tutto, una documentazione scritta esiste,
mentre sarebbe utopico sperare di trovare materiale scritto quando si
·studiano piccole o piccolissime imprese artigianali o semiartigianali: perché
non si tratta neppure di distruzione, ma di mancata produzione di questo
tipo di documenti, per la stragrande maggioranza dei casi.
Invece la memoria conserva molto del passato: descrizioni dei proces­
si, ed informazioni circa i nomi delle diverse fasi produttive, degli
strumenti usati, e dei materiali che venivano impiegati; nomi che variano
appena ci si sposta di soli pochi chilometri.
Inoltre, i testimoni ci informano anche su quanto avveniva nei periodi
di mancata attività: quando, a Montelupo, l'operaio pagato non in denaro
ma in prodotto affittava un carro, od addirittura un carro merci, lo
caricava di terraglie, e si spostava, per venderle, in tutte le regioni d'Italia
(arrivando persino in Sicilia); o quando, a Santa Croce, il conciatore
disoccupato veniva assunto come bracciante dai contadini del circondario,
oppure emigrava ad Alessandria, dove costruiva mattoni, oppure in Fran­
cia, per la vendemmia . . .
E , dato che l a disoccupazione per lunghi periodi dell'anno era norma-
614
616
Le fonti orali per lo studio della storia industriale
Giovanni Contini
le per entrambe le produzioni, l'informazione su quanto avvenisse durante
quei mesi è essenziale. In parte, ci aiuta a capire per quale motivo in
entrambi i distretti industriali gli operai fossero così rapidi nel trasformarsi
;
in imprenditori, appena le condizioni-di mercato si facessero buone e così
rapidi anche ad abbandonare l'attività, quando il mercato non tira a più.
Se le piccole e piccolissime imprese fioriscono rapide come i fiori del
deserto a primavera, e sfioriscono con la stessa rapidità, questo non accade
solo perché le tecnologie si conservarono povere, così da essere economica­
mente accessibili a moltissimi; ma anche, e soprattutto, accade per la
specifica caratteristica degli operai del cuoio e della ceramica, che anche
quando lavorano in fabbrica non sono mai dei salariati puri, perché
vengono assunti e pagati da altri operai; perché lavorano a tempo parziale;
e perché, infine, durante i periodi di disoccupazione sono costretti a
cimentarsi con quel poverissimo tipo di imprenditorialità che è l'emigrazio­
ne, oppure la vendita in giro per la penisola dei loro manufatti; infine,
perché si trovano a vivere in un habitat caratterizzato dalla mezzadria di
'
nuovo un tipo di imprenditorialità povera e dalla storia plurisecolare.
Dall'informazione sulle tecniche, che le fonti audiovisive documenta­
no con una precisione avvincente e sbalorditiva, si passa a documenti orali
sulla più ampia vita economica dei distretti; di qui, l'informazione si
complica ulteriormente, e ricostruisce la vita dei paesi e delle famiglie.
Paesi fluviali, dicevo prima; ma non solo perché il fiume è l'anima
economica delle due microeconomie; l'Arno è importante perché sulI'Arno
si vive: in una Toscana contadina e terragna, montelupini e santacrocesi
sanno nuotare, pescare, manovrare un navicella per spostarsi lungo il filo
della corrente. Paesi poveri, perché mentre i contadini tutt'intorno non
mancano quasi mai di cibo, Montelupo e Santa Croce per lunghi periodi di
617
Nella prima parte di questo scritto dicevo che le fonti orali ed
audiovisive sono più importanti per la loro capacità di mostrare la
rappresentazione che gli individui danno di sé, che per le informazioni su
cose e fatti, anche se questa seconda qualità - ed ho cercato ora di
mostrarlo, molto rapidamente
-
è tutt'altro che trascurabile. Si può
tuttavia dire che la rappresentazione di sé non viene meno neppure quando
gli informatori parlano di argomenti <<oggettivi» quali sono le tecniche
produttive, le condizioni materiali -di -esistenza, i guadagni, l'alimentazio­
ne, le condizioni abitative, le malattie. Recitando di fronte alla telecamera
il lavoro della concia, o della rifinitura della pelle; oppure riproducendo la
costruzione di una pentola di coccio, o di un vaso al tornio, i vecchi operai
ci offrono non solo l'immagine del vecchio ciclo produttivo resuscitata, ma
anche e soprattutto un documento sul loro rapporto con il lavoro, sulla
loro capacità di personalizzare e far propria ogni tecnica, costruendo non
soltanto oggetti, ma la loro identità stessa di produttori.
Più in generale, ci mostrano come gli eventi e le cose non possano
esistere che in relazione ad un individuo che li percepisca, o li abbia
percepiti; e come siano astratti (e quindi costruiti da noi per capire)
concetti come «classe operaia», «ciclo produttivo», «distretto industriale»,
Oltre queste costruzioni ideali, e prima di esse, quando qualcosa successe,
si trattò sempre di qualcosa che capitò a qualcuno.
Anche se gli oggetti dell'esperienza furono simili, perché i cicli
produttivi, e molti degli altri aspetti che caratterizzano e vincolano la vita
dei singoli non variano molto, non fu necessariamente uguale l'effetto che
quegli oggetti produssero su chi percepiva.
Di fronte al variare dei racconti, del loro clima psicologico e del loro
universo di valori, non dobbiamo lamentarci per una pretesa distorsione
tempo fanno la fame, e rappresentano agli occhi dei più fortunati mezzadri
soggettiva del passato; perché mai niente successe in un passato compatto
due concentrati di braccianti, i più poveri tra chi lavora sulla terra. E
·
misere sono le condizioni di vita: a Santacroce, fino agli anni Venti di
mutevoli sono gli individui. Ma quel variare, oggi, dei racconti, costituisce
questo secolo, molte case hanno le finestre posteriori che si affacciano su di
uno stretto vicolo intransitabile, il «cacagno», dove i liquami scorrono a
cielo aperto: « . . . e mi raccontavano, quando io al principio mi meravigliai
a vedere 'ste cose qui, mi raccontavano che prima i contadini ci portavano
la paglia. Allora loro lo buttavano, addirittura nella paglia, perché si
;
formasse il concio . . . » (da un'intervista con il medico condotto del paese
?,on stupi�ce se gli uomini fuggono una casa inospitale, pe
.
raggmngere subIto dopo il lavoro (per ch, lavora in fossa, dieci ore con le
Angelini). Così
gambe immerse in acqua gelida e fetida) gli amici che bevono nella taverna,
oppure che scorrazzano per il paese, organizzati in «compagnie» di soli
maschi. Né stupisce lo stato della salute pubblica, molto peggiore di
quanto non sia nell'entroterra agricolo; la tubercolosi, il carbonchio
i
persino il tracoma continuano ad essere endemici fino agli anni Trenta d
questo secolo; e molti sana quelli che si ammalano per eccessivo consumo
di vino.
ed oggettivo, che la memoria oggi tingerebbe di colori mutevoli, come
uno specchio in certa misura fedele di quanto successe quando gli eventi,
dei quali oggi si parla, accaddero.
GIOVANNI CONTINI
Soprintendenza archivistica per la Toscana
Censimento e salvaguardia degli archivi industriali nel Lazio
CENSIMENTO E SALVAGUARDIA DEGLI ARCHIVI
INDUSTRIALI NEL LAZIO: PRIMI RISULTATI *
Gli studi di storia economica e, soprattutto, industriale in Italia
hanno fortemente risentito, fino alle soglie degli anni '80, della grave
carenza di fonti documentarie d'impresa. Questa situazione ha comporta­
to, data la maggiore disponibilità di alcuni istituto di credito (in
particolare della Banca d'Italia) a mettere a disposizione i propri archivi,
una concentrazione della ricerca sull'analisi dell'intreccio tra industria e
politica, mentre si è soprattutto trascurato lo studio degli aspetti
tecnico-imprenditoriali1• Risale ad anni recenti - e in parte coincide con
la significativa apertura al pubblico dell'archivio della Società Ansald02
- il risveglio dell'interesse degli studiosi di storia economica per le fonti
documentarie d'impresa e per i problemi della loro salvaguardia e
valorizzazione3•
* Si presentano qui i risultati, ancora parziali, di una indagine finanziata dal CNR sugli
archivi industriali del Lazio. Il lavoro è stato realizzato in stretta collaborazione con la
Soprintendenza archivistica per il Lazio e ha riguardato in prevalenza l'area della provincia di
Frosinone. Il proseguimento della ricerca prevede l'ulteriore approfondimento dei dati
raccolti e l'estensione dell'intervento a tutto il territorio regionale. Gli autori vogliono qui
ricordare che l'indagine di cui si dà conto, è frutto della intelligente iniziativa di Elvira
Gencarelli che non solo diresse con interesse e impegno notevoli tutte le fasi 'del lavoro, ma
condivise, con l'entusiasmo e il gusto delle realizzazioni concrete che le erano propri, anche
alcuni interventi sul campo. Per i suoi suggerimenti e le sue precise indicazioni di metodo e di
merito gli autori desiderano rivolgerle un sincero anche se ormai tardivo ringraziamento. Il
saggio è il risultato dell'elaborazione comune. Per quanto -riguarda la stesura, Alfredo
Martini ha scritto il capitolo «Ricerca storica e individuazione delle fonti archivistiche»,
Maria Guercio il capitolo «Analisi dei fondi documentari recuperati}) .
l La biografia di Giovanni Agnelli di Valerio Castronovo (Giovanni Agnelli, Torino
1971) è forse uno dei primi lavori che hanno affrontato l'analisi storica della classe
imprenditoriale anche utilizzando la documentazione aziendale. Di pochi anni successiva è
l'indagine sulla Società Terni condotta da Franco Bonelli (Lo sviluppo di una grande impresa
in Italia. La Terni dal 1884 al 1962, Torino 1975) sulla base del materiale documentario
superstite.
2 L'archivio storico delI'Ansaldo è stato costituito grazie a un complesso lavoro di
organizzazione e raccolta della documentazione aziendale e il recupero di fondi privati
relativi alla vita della società. La ricchezza del materiale conservato ha già consentito la
pubblicazione di uno studio sulla storia dell'impresa durante gli anni del fascismo. Cfr. P.
RUGAFIORI, Uomini macchine capitali. L 'Ansaldo durante il fascismo 1922-1945, Milano
1981.
3 Sulla spinta del nuovo interesse degli storici per le fonti archivistiche di impresa si è, ad
esempio, costituita presso il CNR la Commissione per la storia dell'industria, nell'ambito del
Comitato per le scienze economiche, sociologiche e statistiche. Notevole successo, hanno,
inoltre, raccolto i due convegni che si sono tenuti a Genova nel corso del 1982 sul tema degli
archivi industriali.
619
L'attenzione degli storici, unita al rinnov",to impegno delle Soprinten­
denze archivistiche nell'attività di vigilanza sugli archivi economici, costi­
tuisce la condizione indispensabile perché vengano colmate al più presto
alcune gravi lacune della nostra storiografia economica.
È in proposito opportuno sottolineare che, se il diverso sviluppo
industriale tra Nord e Sud ha prodotto una differente quantità di ricerche
in questo campo, molto ha pesato, nel determinare le carenze di cui si è
detto non solo nell'ambito degli studi meridionali, il grave stato di
abbandono di tutti gli archivi aziendali per i quali la normativa vigente
consente distruzioni decennali. Lo scarso materiale documentario che si è
salvato dagli scarti indiscriminati si è, peraltro, in molti casi, deteriorato
irreparabilmente per l'incuria dei proprietari, fino ad oggi alquanto insen­
sibili al valore della testimonianza scritta quale prezioso strumento di
interpretazione della propria storia.
Procedere a un completo e generale censimento degli archivi industria­
li del Lazio costituisce quindi, all'interno del quadro appena delineato, un
primo contributo in grado di far luce in un settore e per un'area territoriale
del tutto sconosciuti e trascurati che, tuttavia, fin dalle prime fasi dell'in­
dagine si sono rivelati di notevole interesse per la ricerca storica.
Il lavoro di censimento si è, d'altra parte, dimostrato, già nella fase
iniziale, impresa quanto mai complessa sia per la novità delle questioni
metodologiche da affrontare, sia per l'esigenza di articolare l'intervento
operativo in aree che presentassero caratteri di omogeneità nelle vicende
sociali e nello sviluppo economico.
In considerazione della dinamica dello sviluppo industriale che ha
coinvolto soprattutto la provincia di Frosinone, tale zona è sembrata la più
idonea all'avvio della nostra indagine, non solo per la numerosa presenza
di antiche fabbriche, ancora in buona parte in attività, ma anche per
l'interesse che le vicende sociali ed economiche del basso Lazio suscitano in
chi affronti la storia industriale dell'Italia centrale.
L'analisi preliminare della struttura industriale della provincia di Frosi­
none e in particolare della valle del Liri ha, infatti, evidenziato l'esistenza di
un antico insediamento di industrie tessili e cartarie che hanno costituito fino
agli anni '60 del nostro secolo il nucleo industriale più rilevante della regione4•
Fin dalla seconda metà del Settecento, Arpino, alla pari di altri centri
urbani collinari del regno delle Due Sicilie, iniziava a trasformarsi in un
importante centro manifatturiero per la tessitura e la fabbricazione di
panni di lana'.
CAMERA DEL LAVORO DI ROMA, Il Lazio, Roma 1954.
5 Cfr. A. LEPRE, Contadini, borghesi e operai nel tramonto deljeudalesimo napoletano,
4
Milano 1963; ID., La Terra di Lavoro nell'età moderna, Napoli 1978; A. DI BIASIO, La
questione meridionale in terra di Lavoro, Napoli 1976. Sulla «dotazione» industriale del
Mezzogiorno al momento dell'unificazione cfr. M. PETROCCHI, Le industrie del regno di
Napoli dal 1850 al 1860, Napoli 1955; F. MILONE , Le industrie d,e! Mezzogiorno aJJ'unifica­
zione dell'Italia, in Studi in onore di Gino Luzzato, val. III, Milano 1950, pp. 241-265.
l'!
l'
620
Maria Guercio - Alfredo Martini
Ragioni
tecniche
- innanzi tutto la presenza del fiume Liri,
utilizzabile come produttore di energia idraulica per le sue frequenti
cascate - favorirono tuttavia nei primi decenni del XIX secolo la
concentrazione di nuove iniziative manifatturiere ed industriali in paesi
direttamente situati lungo il corso del fiume, in particolare a Isola del
Liri.
Fu soprattutto però la disponibilità di capitali napoletani e francesi a
consentire il passaggio da una dimensione episodica ad un insediamento
articolato. Tali capitali contribuirono in maniera determinante al precoce e
crescente utilizzo di macchinari tecnologicamente avanzati soprattutto
nell'industria della carta6• Un salto qualitativo dell'intera struttura indu­
striale, allora nascente, venne determinato dall'introduzione della prima
macchina a ciclo continuo, in grado di trasformare con una serie di
operazioni connesse ed ininterro(te la pasta di legno in carta.
Proprio la qualità degli impianti, la favorevole posizione geografica,
la presenza di sufficienti infrastrutture, come strade e ferrovie, nonché il
rapido avvicendamento degli imprenditori locali con imprenditori tecnici e
con società settentrionali, garantirono · all'industria della carta il pieno
inserimento nella nascente Italia industriale'. Contemporaneamente lo
sviluppo dei rapporti aziendali, nel corso del primo decennio del Novecen­
to, rafforzò la posizione del proletariato di fabbrica e del movimento
operaio della zona'.
Per l'elevato livello tecnologico, per la dimensione degli impianti e per
la loro alta concentrazione l'insediamento industriale della valle del Liri
può essere, quindi, paragonato ad altre aree più note dell'Italia settentrio­
nale quali Schio o il Biellese9•
Censimento e salvaguardia degli archivi industriali nel Lazio
621
Ricerca storica e individuazione delle fonti archivistiche. - La com­
plessità delle vicende ora delineate ha quindi comportato un'indispensabile
delimitazione del campo d'indagine che, del resto, è stata anche imposta
dalle caratteristiche stesse della ricerca, la quale prevedeva interventi a
livelli assai diversificati. Oltre alla necessaria ricostruzione storica delle
trasformazioni economiche e sociali che hanno interessato queste aree dai
primi anni del XIX secolo, si è reso infatti necessario lo studio di fonti
documentarie indirette, prima di procedere alla fase, operativa in senso
stretto, di individuazione e di reperimento degli archivi economici supersti­
ti. Queste ultime operazioni hanno richiesto notevole impegno soprattutto
per la diffidenza che gli imprenditori hanno manifestato verso un'iniziativa
avvertita - anche se in modo non giustificato - in termini di intrusione e
di minaccia alla riservatezza della loro attività.
Nella convinzione, poi, che l'effettivo successo di un'azione di reperi­
mento non possa limitarsi alla raccolta di dati, ma debba garantire anche
una adeguata sistemazione del materiale documentario conservato, il
lavoro ha implicato - tutte le volte che la disponibilità dei titolari delle
imprese lo ha consentito - l'ordinamento e l'inventariazione degli archivi
recuperati. Tale sforzo ha comportato tuttavia un investimento di energia a
lungo termine, produttivo solo in un campo di indagine limitato territorial­
mente.
Per tutte le ragioni già ricordate e anche in vista di un impegno che
potesse giungere ad una conclusione sia pure parziale, ma quantorneno
significativa, si è ritenuta opportuna la riduzione dell'area oggetto di
questo primo intervento, inizialmente valutata su base regionale, ad una
sola provincia e, in particolare - come si è detto - al territorio attraversa­
to dal fiume Liri e noto già all'inizio dell'800 come la « Valle delle
industrie» .
6 Sull'industria della carta nel Mezzogiorno e nella Valle del Liri cfr. A. DELL'OREFICE,
L'avvio dell'intervento operativo ha richiesto un complesso lavoro di
L'industria della carta nel mezzogiorno d'Italia, 1800-1870: Economia e tecnologia, in
«Quaderni internazionali di storia economica e sociale», 1979, n. lO, pp. 383-459; A.
MARTINI, Industria della carta e proletariato di fabbrica a Isola del Liri nel XIX secolo, in
«Studi Romani», 1981, n. 3, pp. 196·214.
preparazione. Da un lato, infatti, si è trattato di includere nel censimento ,
economico e sociale. Per una diversa interpretazione cfr. A. DEWERPE, Croissance et
duzione e all'organizzazione di una attività aziendale, dall'altro si è
7 Tale ipotesi risulta suffragata da numerose indicazioni sia di carattere tecnologico che
stagnation protoindustrielle en Italie Meridionale: la Val/ée du Liri au XIX siécle, in
«Mélanges de l'Ecole Française de Rome», t. 93, 1981, fase. 1 , pp. 277-345.
8 Sull'organizzazione del movimento operaio e socialista nella zona e sulla sua importan·
za cfr. A. DI BlASIO, La questione meridionale. . . cit.; G. CIMMINO, Democrazia e socialismo
in Terra di Lavoro nell'età liberale: 1861-1915, Napoli 1974; A. ESTA, Le origini del
movimento socialista in Ciociaria, Frosinone s.d.; M. BERNABEI, Fascismo e nazionalismo in
Campania (/919·1925), Roma 1975.
9 Per una visione problematica dei processi di industrializzazione in Italia nel corso del
XIX secolo cfr. G. MORI, L 'industrializzazione in Italia, Bologna 1977. Si vedano, poi, le
opere sul Biellese di F. RAM:ELLA, Industria e trasformazioni sociali. Appunti per una ricerca
sui tessitori del Biellese, in «Quaderni Storici», 22, VIII, n. 1 (genn. 1973), pp. 192-201; ID., Il
problema della formazione della classe operaia in Italia. Il caso di un distretto industriale
nell'Ottocento; in «Classe», n. lO (1975), pp. 107·125.
e quindi, di individuare, oltre agli archivi degli operatori economici, anche
fondi archivistici particolari, quali ad esempio gli archivi di famiglie
(Lucernari, Viscogliosi, Lefebvre), collegati solo indirettamente alla pro­
ritenuto opportuno superare il limite della documentazione esistente presso
le aziende in attività per rintracciare, là dove era possibile, materiale
archivistico di imprese industriali che hanno cessato la produzione, oppure
i cui fondi si sono suddivisi e hanno preso strade differenti in seguito a
cambiamenti amministrativi o di proprietà.
È
stato pertanto necessario
studiare le vicende sociali ed economiche del Frusinate e ripercorrere per
grandi linee la storia, nelle sue diverse fasi, di questi insediamenti.
Questa operazione, che si è trasformata in una vera e propria ricerca
propedeutica e preliminare, ha consentito soprattutto di salvaguardare
fondi e talvolta interi archivi completi di biblioteca - come nel caso della
cartiera Boimond di Isola del Liri - del tutto sconosciuti, trascurati e in
622
Maria Guercio - Alfredo Martini
via di distruzione. Avvalendosi di un lavoro di ricerca, gIa avviato in
precedenza sulla storia sociale e politica della provincia, si sono affrontate
le vicende dell'industria moderna dall'iuizio dell'800 ai nostri anni '70
È stato soprattutto grazie al confronto tra censimenti, inchie�te,
relazioni e pubblicazioni statistiche periodichelO che si è potuto ripercorre­
re la dinamica dell'insediamento e dello sviluppo manifatturiero e, poi,
industriale, nel Lazio meridionale. La diversificazione di metodi e criteri di
censimento in Stati e per periodi differenti, pur rappresentando una
difficoltà, si è tuttavia rivelata indicatore significativo del mutare del
rapporto tra i criteri di valutazione dei sistemi statistici e le trasformazioni
nell'organizzazione industriale e nelle forme di rappresentanza politica.
Le fasi principali dello sviluppo delle industrie della carta e della lana
sono state ricostruite sulla base di alcuni indicatori quali la presenza degli
stabilimenti nel corso degli anni e la loro ampiezza, quantificabile attraver­
so il numero degli addetti occupati, il tasso di meccanizzazione e l'anda­
mento dei livelli produttivi. Dall'analisi e dall'aggregazione di questi dati,
desunti dai censimenti, dagli annuari industriali e da documenti di archivio
è stato possibile ricavare alcune mappe, cronologicamente determinate,
relative alla consistenza industriale della zona in periodi successivi e che
evidenziano non soltanto il numero degli stabilimenti presenti, ma anche il
loro valore economico. Le mappe, che illustrano graficamente la ricchezza
e la vitalità dell'area considerata, sono risultate anche un utile strumento
per la ricostruzione delle vicende imprenditoriali, relative ai passaggi di
proprietà delle diverse aziende e dei cambiamenti di localizzazione. Ciò ha
permesso il rinvenimento di interi archivi trasferiti presso altri stabilimenti
e in altre località.
Per quanto riguarda l'industria tessile sono state evidenziate due
situazioni contrapposte: da un lato una frammentazione delle aziende, per
lo più scomparse fin dai primi anni del '900, di cui si è persa ogni traccia
documentaria autonoma e della cui storia è possibile ritrovare materiale
esclusivamente presso gli Archivi di Stato e presso gli Archivi comunali;
lO
Si citano qui le fonti utilizzate più ampiamente nel corso della ricerca: CAMERA DI
ID. .
Rel�zioni al ministero de/l'Agricoltura, Industria e Commercio del regno d'Italia sdpra l;
statlstica e l'andamento industriale e commerciale delproprio distretto negli anni 1863-1865 e
1873-1874; MINISTERO DELL'AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO, Inchiesta ministeriale del
1876 sull'Industria della carta in Italia, in «Annali di statistica}}, s. II, voI. 18, Roma 1880;
ID., Notizie sulle condizioni industriali della provincia di Caserta, in «Annali di statistica}}, s.
IV, voI. 49, Roma 1889; ID., Statistica Industriale. Riassunto delle notizie sulle condizioni
industriali del regno, Roma 1906; MINISTERO DELL'AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO,
DIREZIONE GENERALE DELLA STATISTICA, Censimento degli opifici e delle imprese industriali al
lO �iugno 1911, volI. 1-5, Roma 1906; CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA, Annuario dell'indu­
stna della carta, 1906; ID., Annuario dell'industria della Carta, Roma 1910; ID., Annuario
dell'industria della carta, Roma 1913; ID., Annuario dell'industria della carta, Roma 1921;
MINISTERO DELL'ECONOMIANA/j{)N-\1 l'. Censimento industriale del 1927, Roma 1929; CAMERA
DI COMMERCIO DI ROMA, Annuario industriale di Roma e del Lazio, Roma 1938-1939 e 1941.
COMMERCIO DI CASERTA, Annuario di Terra di Lavoro 1863-1864, Caserta 1865·
Censimento e salvaguardia degli archivi industriali nel Lazio
623
dall'altra una esigua presenza di grandi stabilimenti che sono tutt'ora in
attività e che conservano in genere solo frammenti degli antichi fondi
archivistici, la maggior parte dei quali o è stata distrutta dai proprietari
medesimi nel corso dell'attività aziendale, oppure è andata dispersa
durante l'ultima guerra, come nel caso del lanificio D'Ambrosio di Isola
del Liri.
Più articolata e complessa è invece la situazione del settore cartario.
I primi industriali della carta che operarono nella zona apparteneva­
no a due diverse categorie: o erano grandi proprietari terrieri che
investirono parte dei profitti nella realizzazione di uno stabilimento
industriale, oppure erano mercanti e banchieri strettamente legati alla
corte napoletana. In entrambi i casi, per lungo tempo, l'archivio familiare
si è affiancato alla documentazione aziendale, integrandola. Tuttavia, fin
dalle origini, alcuni documenti entrarono a far parte stabilmente dell'ar­
chivio della fabbrica. Nel corso della ricerca si è, ad esempio, riscontrato
che presso gli uffici amministrativi delle imprese si rintracciano i libri del
personale anche a distanza di un secolo. Il processo di definizione, di
separazione e di autonomia dell'archivio di impresa rispetto a quello
familiare si accentuò verso la fine del secolo XIX, allorché i vecchi
proprietari (ad esempio i Lucernari, i Lefebvre, i Viscogliosi) iniziarono
ad affittare gli stabilimenti ad imprenditori settentrionali o a tecnici e
professionisti locali, che avevano maturato una esperienza di direzione
aziendale. Il fenomeno del diversificarsi della documentazione si sviluppò
variamente con il mutare della titolarità delle imprese. Così della cartiera
Anitrella, affittata per oltre uu secolo a sempre nuovi locatari, si è
conservata solo la documentazione esistente presso i proprietari, conti
Lucernari, e relativa ai contratti di affitto, alla struttura architettonica
dello stabilimento e degli impianti. AI coutrario, l'archivio della Società
Cartiere Meridionali, che dagli inizi del '900 ebbe la sede amministrativa
nell'Italia settentrionale, prima a Torino e poi a Milano, mentre gli
stabilimenti si trovavano a Isola del Liri, è in sostanza costituito dalla
corrispondenza, dai libri paga e dai libri matricola; mancano del tutto le
carte di natura finanziaria e quelle attinenti al complesso delle vicende
aziendali, conservate probabilmente presso la sede centrale. L'archivio
della cartiera Boimond, infine, si caratterizza per ' una maggiore comple­
tezza della documentazione storica, grazie al costante interesse che per
tutta la prima metà del '900 gli imprenditori dedicarono al consolidamen­
to e alla crescita dello stabilimento.
Un altro aspetto, emerso nel corso dell'indagine, che attiene alla
formazione di archivi di impresa, è la diffusione negli anni ' 30 delle società
anonime, riconducibili a singoli proprietari e ad alcune famiglie. Emble­
matico è a questo proposito il caso della famiglia Viscogliosi, che assunse
la gestione di più stabilimenti, organizzando l'impresa sulla base di una
struttura finanziaria di maggiore solidità. Ciò rispondeva all'esigenza di
una maggiore concentrazione della gestione aziendale e alla necessità di
Maria Guercio
624
�
Alfredo Martini
una ricapitalizzazione in grado di rafforzare le imprese, favorendo' più alti
livelli di investimento tecnologico e maggiore stabilità finanziaria".
La consistente presenza di capitali e di operatori economici di prove­
nienza settentrionale determinò anch'essa una ridefinizione societaria delle
aziende, con alcune conseguenze per la documentazione, che subì notevoli
dispersioni. Dopo la seconda guerra mondiale, le principali trasformazioni
riguardarono l'acquisto da parte dello Stato di alcuni importanti stabili­
menti della zona e i frequenti casi di fallimento, soprattutto di imprese di
medie dimensioni.
Questo ridimensionamento - che oggi appare irreversibile - del
centro industriale della Valle del Liri ha subito una progressiva accelerazio­
ne nel secondo dopoguerra in seguito all'intensificarsi del processo di
sviluppo e di concentrazione industriale intorno al triangolo Genova-Tori­
no-Milano e alle ricorrenti crisi del settore cartario, in crescente difficoltà
per la concorrenza dei paesi scandinavi.
Un altro fattore che ha influito in modo negativo sull'economia della
Valle a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, è stato lo sviluppo di
nuovi insediamenti in provincia di Frosinone, lungo l'asse autostradale
Roma-Napoli. Una delle conseguenze di questo processo - che ha interes­
sato anche le provincie di Rieti e di Latina - è stata, infatti, la crescente
emarginazione delle attività tradizionali dell'industria della carta e della
lana, a vantaggio dei nuovi settori del metalmeccanico, del chimico e del
farmaceutico1 2•
Per queste ultime industrie di recente insediamento la documentazione
individuata riguarda esclusivamente le vicende degli stabilimenti locali. Gli
archivi delle sedi centrali che rivestono ben altro interesse per la storia
economica sono in larghissima parte concentrati nelle regioni settentriona­
li.
Analisi dei fondi documentari recuperati. - Alcuni risultati significa­
tivi sono emersi già nella prima fase operativa del censimento. Dopo una
generale schedatura delle imprese costituite anteriormente alla seconda
guerra mondiale, che evidenziava i dati essenziali delle aziende (denomina­
zione sociale, data di fondazione, sede legale e sede degli stabilimenti, tipo
di attività produttiva), si è proceduto a una verifica dena reale consistenza
degli archivi individuati, che ha dato alcuni risultati significativi specie
nella zona tra Sora e Isola del Liri, dove si sono realizzati anche due
interventi di recupero di archivi industriali.
Censimento e salvaguardia degli archivi industriali nel Lazio
625
Le imprese con cui si sono avviati i primi ·contatti sono una ventina: si
tratta in gran parte di industrie del settore cartario, di cui - come si è già
avuto occasione di sottolineare - la zona è particolarmente ricca: Cartiera
Emilio Boimond, Cartiere Riunite Donzelli e Meridionali, Cartiera Ani­
trella (Anitrella, frazione di Monte San Giovanni Campano), Cartiera
Forze idrauliche del Liri di B. Viscogliosi, Cartiera Mancini Angelo,
Cartiera Laziale Costantini Giuseppe (Isola del Liri); Cartiera Cerrone
Francescantonio (Aquino). Si sono; peraltro, individuate anche industrie
tessili (il Lanificio San Francesco di Pignanelli e Gallone e il Lanificio
Loreto D'Ambrosio, entrambi di Isola del Liri), alimentari (Marinelli
Marcella in D'Agostini di Ferentino che risale al 1910, Mazzoleri Igino e
Figli di Veroli, Piacentini Vincenzo di Paliano, Pomella Felice di Tecchie­
na, Eredi Colazingari di Alatri); meccaniche (la società Mancini Generoso
e F .lli sorta a Isola del Liri nel 1890 e specializzata in fusioni in ghisa) e
chimiche (la ditta Fratelli Molino di Arpino e gli stabilimenti di Ceccano e
di Paliano, attualmente appartenenti alla Snia Viscosa).
Gli esiti del censimento si sono rivelati spesso deludenti. Gran parte
delle imprese hanno affermato di scartare tutta la loro documentazione
ogni dieci anni, in conformità alla normativa vigente (cosi il Lanificio S.
Francesco, il Cartonificio Tersigni e tutte le industrie alimentari interpella­
te); altre hanno perso il proprio archivio durante l'ultima guerra (il
lanificio D'Ambrosio e la cartiera Mancini Angelo). L'officina Mancini
Generoso di Isola del Liri ha conservato esclusivamente i libri matricola dal
1944.
Tra Sora e Isola del Liri, tuttavia, il censimento ha dato qualche
frutto, consentendo di ricostruire sin da ora una prima mappa dene fonti
archivistiche industriali superstiti che sono state tutte sottoposte al provve­
dimento di dichiarazione di notevole interesse storico da parte della
Soprintendenza archivistica per il Lazio. A Isola del Liri si sono rintracciati
gli archivi dene Cartiere Meridionali I l , della Cartiera Viscogliosil4, della
Cartiera Emilio Boimondl5, della Cartiera G.B. Mancini; ad Anitrella,
frazione di Monte San Giovanni Campano, è stato visitato l'archivio
13
Si tratta della serie completa dei registri copialettere dai primi anni del 1900 e di un
centinaio di contenitori di fogli di produzione che risalgono all'ultimo quarantennio, oltre ai
bilanci e ai libri matricola dei dipendenti che si conservano dal 1873. Del periodo a cavallo tra
1'800 e il '900 si sono trovati anche disegni di macchinari e mappe. Esiste, infine, interessante
Il
Cfr. G.
DELLA VALLE, L'industria della carta nel Lazio meridionale, in «Bollettino
della Società Geografica italiana», 1955, pp. 450-469.
12
Cfr. L 'industria manifatturiera del Basso Lazio, dell'Abruzzo e del Molise: sviluppo
neltultimo ventennio e struttura attuale, a cura di R. CERCOLI, Napoli 1977; Economia e
territorio nella provincia di Frosinone, Milano 1978; O. TAVONE, Decentramento industriale
nel Mezzogiorno d'Italia: il caso della provincia di Frosinone, Roma 1980.
materiale fotografico che risale agli anni della gestione Donzelli.
14
L'archivio contiene, oltre alla documentazione relativa all'ultimo decennio, un inte­
ressante nucleo di registri più antichi (ca. 100 pezzi per lo più relativi al primo dopoguerra):
registri di consumi, conti di produzione, libri paga, mastri, libri giornali, libri di conti
correnti, libro delle lavorazioni, libri dei creditori.
IS L'archivio, ordinato e inventariato, comprende 238 fascicoli relativi agli anni 18121967, 86 registri (1910-1969), un centinaio di mappe e progetti (1939-1962).
626
627
Maria Guercio - Alfredo Martini
Censimento .e salvaguardia degli archivi industriali nel Lazio
familiare dei conti Lucernari, proprietari della Cartiera Anitrellal6; ad
Arpino si è presa visione dell'archivio dell'antica tipografia Arpinate1 7; si è
avuta notizia che a Sora si conserva ancora parte dell'archivio storico della
cartiera Mancini.
Gli interventi di recupero realizzati riguardano l'archivio Lucernari e
l'archivio della Cartiera Boimond. Del primo sono state individuate alcune
cassette di documentazione relativa alla Cartiera Anitrella e di tale materia­
le si è effettuata una completa schedatura e un primo inventario. Le carte
della Boimond, che giacevano in pessime condizioni di conservazione in un
deposito umido e infestato dai topi, sono state disinfestate a cura del
Centro di fotoriproduzione, legatoria e restauro degli Archivi di Stato, che
ha anche provveduto al restauro di alcune lastre fotografiche, relative a
processi di lavorazione e ai macchinari. Si è successivamente proceduto
all'ordinamento e all'lllventariazione dell'archivio storico, che si trova ora
presso la Biblioteca comunale di Isola del Liri, insieme alla notevole
biblioteca tecnica della cartiera.
La ricchezza della documentazione rintracciata nel corso del censi­
mento, nonostante l'incuria di molti proprietari e le cattive condizioni di
conservazione, consente di individuare alcuni filoni di ricerca storica che lo
studio diretto delle fonti archivistiche recuperate potrà consentire di
approfondire ulteriormente.
Il materiale documentario di maggior interesse è senz' altro costituito
dall'archivio della società Boimond e in particolare da un'ampia raccolta,
per lo più in copia autentica, di decreti di concessione delle acque, di
convenzioni, contratti di acquisto, controversie relative ai più antichi
opifici e ai primi imprenditori che operarono nella zona: Raffaele Sorvillo,
Carlo Lefebvre, Carlo Antonio Beranger, che già agli inizi dell'800 aveva­
no avviato nella valle dal Liri una vera e propria attività industriale 18 •
Il gran numero di documenti relativi al riconoscimento e alla legitti­
mazione di derivazioni di acqua dal Liri e dal Fibreno, e soprattutto di atti
riguardanti i conflitti, le liti, le cause giudiziarie che coinvolsero gli
imprenditori locali per tutto il secolo XIX, offre l'immagine di una classe
imprenditoriale attiva e in forte concorrenza reciproca, specie nell'accapar­
ramento della forza idraulica prodotta dal fiume. Dagli atti ufficiali di
istruttoria e dai relativi allegati, oltre che dalle perizie del Genio civile,
emergono inoltre dati tecnici sugli stabilimenti, sugli impianti, sull'attività
produttiva di molte imprese, non solo del settore cartario, che permettono
di disegnare una mappa degli insediamenti industriali della valle.
Di notevole interesse è anche la documentazione tecnica (disegni,
planimetrie, relazioni) che, presente presso alcuni archivi di impresa (Boi­
mond e Cartiere Meridionali), fornisce indicazioni essenziali sulle trasfor­
mazioni e sui progressi tecnici che hanno mutato radicalmente il sistema
produttivo nella prima metà del '900.
Le vicende finanziarie e amministrative degli stabilimenti sono facil­
mente ricostruibili attraverso le carte contabili e le scritture sociali, mentre
gli archivi aziendali documentano in modo solo marginale le condizioni
della vita operaia in fabbrica: annotazioni sui libri paga, registri copialette­
re, che per lo più si riferiscono ai rapporti con i clienti, qualche fotografia,
costituiscono le sole fonti a disposizione.
16 Non esiste un vero e proprio archivio della cartiera, poiché la documentazione
amministrativa e contabile è rimasta presso le società affittuarie che si sono alternate nella
conduzione dello stabilimento. Presso la famiglia Lucernari, proprietaria della fabbrica, si
sono rintracciati numerosi fascicoli relativi all'attività della cartiera (contratti di affitto,
relazioni tecniche, corrispondenza con le società affittuarie dal 1873 al 1955).
17 L'archivio è costituito da una interessante documentazione, raccolta in una trentina
di pacchi e risalente ai primi decenni del '900, tra cui le scritture sociali, i libri cassa
(1912-1944), i libri paga (1913-1914), i libri dei creditori e dei debitori, i libri mastri, ordini di
lavoro e corrispondenza.
18 L'atto più antico, che risale al 6 luglio 1812, è costituito, infatti, dal decreto con cui
Gioacchino Murat, re di Napoli, concedeva a Carlo Antonio Beranger l'uso gratuito per dieci
anni del convento di S. Maria delle Forme per l'impianto di una cartiera.
Qualche considerazione conclusiva.
Il lavoro svolto e soprattutto
l'attività di recupero di alcuni archivi economici hanno messo in luce
l'esistenza di non poche difficoltà, la cui soluzione richiede un intervento
di carattere generale in materia, oltre che un mutamento di mentalità da
parte degli imprenditori. In particolare, gli scarti che hanno distrutto
preziosi patrimoni documentari, già gravemente danneggiati nel corso
dell'ultima guerra e che sono stati nella maggioranza dei casi determinati
da esigenze di spazio o da frequenti trasferimenti di sede, non potranno, ad
esempio, cessare fino a quando non verrà risolto in modo adeguato il
problema della conservazione degli archivi storici aziendali.
Il censimento in corso, oltre a costituire un interessante strumento di
sensibilizzazione degli imprenditori e degli amministratori locali sul valore
della documentazione di impresa, ha consentito di prospettare una soluzio­
ne radicale dene questioni ora indicate per quanto riguarda la Valle del
Liri. Il Comune di Isola del Liri ha, infatti, avviato, sia pure con notevoli
difficoltà, la realizzazione di un interessante progetto che prevede la
costituzione di un museo per la storia dell'industria in grado di raccogliere,
oltre alle testimonianze documentarie e fotografiche del processo di
industrializzazione della Valle, anche vecchi macchinari in disuso, recupe­
rati presso le industrie locali e in primo luogo presso la cartiera Boimond, il
cui edificio, sorto agli inizi del '900 in un'area di notevole suggestione
paesaggistica, dovrebbe diventare la sede del museo.
-
MARIA GUERCIO
Soprintendenza archivistica del Lazio
ALFREDO MARTINI
L 'archivio delle manifatture cotoniere meridionali
L'ARCHIVIO DELLE MANIFATTURE COTONIERE MERIDIONALI
L'archivio delle Manifatture Cotoniere Meridionali comprende docu­
mentazione di varie imprese che nacquero indipendenti e poi via via
confluirono in un'unica organizzazione societaria.
All'attuale denominazione Manifatture Cotoniere Meridionali si è
arrivati soltanto nel 1918. Precedentemente e per oltre un secolo le
denominazioni della società furono varie e ciascuna caratterizzò un deter­
minato periodo storico ed un determinato gruppo dirigente, sempre com­
posto da imprenditori svizzeri.
Infatti i maggiori insediamenti industriali nel settore tessile furono
realizzati in_Campania, con capitali svizzerP .
L'originaria società Schlaepfer Wenner e C. venne fondata nel 1835 ed
ebbe come azionisti: Corrado SchIaepfer, Federico Gruber, Alberto Wen­
ner, Giulio Zueblin2• Nel 1 840, nella valle dell'Imo, si costituirono due
grossi agglomerati industriali: la Fumagalli Escher e Co. e la Schlaepfer
Wenner e C.; la prima fu rilevata dal dinamico industriale Vonwiller, alla
cui morte, avvenuta nel 1856, il socio Aselmeyer subentrò nella direzione
dell'impresa. L'organizzazione produttiva della SchIaepfer Wenner e C. fu
articolata in maniera tale da coprire ampiamente tutte le fasi della lavora­
zione tessile. Esistevano all'interno dello stabilimento di Fratte, localizzati
in strutture ed officine diverse, i vari settori di lavorazione del tessuto:
filanda, tessitoria, biancheggio, tintoria, stamperia.
Negli anni immediatamente seguenti all'unità d'Italia, abolite le leggi
protezionistiche che garantivano il prodotto locale nei confronti di quello
internazionale e con la concorrenza dell'industria settentrionale nel settore,
si ebbe un periodo di notevole crisi. Per uscirne la Schlaepfer Wenner e C.
subì un processo di riorganizzazione interna, riguardante sia i metodi di
direzione, sia le fasi tecniche di produzione.
Alla morte di A. Wenner, avvenuta nel 1882, l'industria era di nuovo
in ripresa; ci fu l'ingresso di nuovi soci e un avvicendamento di personaggi,
sempre legati alle famiglie fondatrici.
Nel 1913 si operò la concentrazione di tutte le imprese tessili svizzere
operanti nella bassa valle dell'Imo, sotto la denominazione di « Società
Anonima Manifatture Cotoniere Rob. Wenner e C.»; infine nel 1918
nacque la « Spa Manifatture Cotoniere Meridionali» che riuni in sé la
totalità delle industrie tessili meridionali.
l J. DAVIS, Società e imprenditori nel Regno Borbonico 18is�1945, Bari 1977.
2 G. WENNER, L'industria tessile salernitana dal 1824 al 1918, Salerno 1953.
629
Parte della documentazione prodotta, relativa allo sviluppo dell'indu­
stria, è conservata nello stabilimento delle Manifatture Cotoniere di Fratte.
La parte più importante, cioè la documentazione ufficiale della società,
bilanci, statuti, mappe ed elaborati tecnici, documenti della famiglia
Wenner e della famiglia SchIaepfer, è conservata nell'archivio Wenner a
Kusnacht, nel cantone di Zurigo.
I lavori di riordinamento, tesi alla ricostruzione, fase per fase, della
documentazione dell'ente, interessano la parte conservata nell' Archivio
storico delle Manifatture Cotoniere Meridionali di Fratte, il quale fu
dichiarato di notevole interesse storico in data 23 febbraio 1983. La
documentazione si riferisce agli anni 1 835-1945.
Finora sono state individuate alcune serie principali, riguardanti sia la
documentazione prodotta dallo stabilimento originario con le varie deno­
minazioni, sia quella prodotta dalle singole unità di produzione specializ­
zate, interne ad esso. Se ne dà in appendice un elenco sommario.
MARIA ROSARIA STRAZZULLO
Soprintendenza Archivistica per la Campania
630
Maria Rosario Strazzu/lo
APPENDICE
ELENCO SOMMARIO DELLE SERIE
DELL'ARCHIVIO STORICO DELLE MANIFATIURE COTONIERE MERIDIONALI
«Prima Nota» , voll. 16, 1836-1873; «Cassa Schlaepfer Wenner e C.» , voll. 25,
1835-1916; vi sono inoltre: «Cassa della Filanda di Pellezzano», voI. 1 , 1877-1881, «Conto
Cassa» voI. 1 , 1874-1879; «Conto Cassa di Vonwiller e C,» voI. l , 1875-1885; «Conto di
vendita», volI. 5, 1859-1881; «Libro di vendita» . voll. 4, 1855-1869; «Vendite e Spedizioni» ,
voll. 9. 1869-1894; «Conto Corrente}), volI. S, 1837-1885; «Inventari e Bilanci S.W. e C,}},
voI. l, 1890-1907; «Spedizioni Filanda S.W. e C.», voI. l, 1907-1912; «Giornale della Cassa
S.W. e C.», voll. 4 1 , 1868-1914; «Giornale Schlaepfer Wenner e C.», voll. 38, 1835-1916;
«Giornale Filanda S.W. e C.}) volI. I l , 1875-1916; «Giornale Stamperia S. W. e C.}), voll. 16,
1872-1916; «Gran Libro Maestro», voll. lO, 1851-1865; «Libro Maestro S. W. e C.», volI. 32,
1865-1910; «Gran Libro», val. l , 1868-1873; «MastrQ» , voll. 2, 1909-1914; «Repertorio al
Libro Mastro», volI. 8, «Pandetta del Libro Mastro S.W. e C.}}, voll. 26; «Pandetta Libro
Maestro della Filanda», volI. 3, 1887-1891; «Vendita al dettaglio S.W. e C.» , volI. 3,
1894-1912; «Riscontro Manifatture S.W. e C.» , volI. 3, 1854-1895; «Scontro delle Droghe
S.W. e C.}), volI. 8, 1865-1916; «Magazzino delle droghe», voI. l , 1855-1859; «Calcolazioni
Filanda», voll. 2, 1898-1906; «Calcolazioni Stamperia» , voll. I l , 1889-1911; «Calcolazioni
differenth}, val. l , 1888-1889; «Distinte Spedizioni}), voll. 4, 1934-1936; «BrouilIon S.W. e
C.», voll. 28, 1869-1916; «Brouillon Filanda S.W. e C.», voll. 13, 1873-1916; «Diary», voli.
6, 1876-1893; «Libro Maestro Stamperia S.W. e C.», voll. 1 1 , 1872-1915; «Libro Mastro
Filanda S.W. e C.», voll. 12, 1874-1916; «Magazzino» voll. 40, 1927-1936; «Copialettere»,
voll. 176, 1845-1916; «Copialettere Confidenziale» voI. 1 , 1850-1879; «Copia Corrisponden­
za», voli. 526, 1860-1945; «Copialettere di Angri», volI. 5 1 , 1907-1917; «Statistiche», voli.
1 1 , 1920-1932; «Fonderia di Fratte», val. l , 1909-1911.
Altro materiale, oltre a 151 cassette contenenti documenti in completo disordine, è stato
provvisoriamente diviso in tre settori riguardanti: «Personale e rapporti di fabbrica», pezzi
126, 1856-1937; «Produzione», pezzi 137, 1876-1945; «Commercializzazione del prodotto)},
pezzi 154, 1857-1940.
Ci sono inoltre una biblioteca costituita da 595 volumi senza catalogo e una raccolta di
«Gazzette Ufficialh> rilegate in 264 volumi dal gennaio 1916 al dicembre 1942.
L'ARCHIVIO STORICO ANSALDO '
Per diverse e buone ragioni questo intervento non deve essere inteso .
come un consuntivo dell'attività svolta dall'Archivio storico Ansaldo dal .
momento della sua costituzione ad oggi: e ciò sia per l'ancor breve spazio
di tempo trasco.rso, sia perché il lavoro compiuto può essere giustamente
definito come un investimento a redditività differita, sia soprattutto perché
per stilare consuntivi è buona norma attendere i giudizi altrui, giudizi ai
quali, per l'appunto, si intende fornire materia.
In vista dell'incontro odierno ci si è interrogati su quali dovessero
essere ritenuti i momenti più significativi e, forse con qualche presunzione,
i tratti distintivi dell'esperienza compiuta.
Gli esiti di queste riflessioni sono condensati nei punti che seguono e
nel modo più incisivo possibile.
I . Le ragioni dell'iniziativa. - Non sembra davvero che sia necessa­
rio ricorrere a particolari argomentazioni per spiegare e legittimare la
costituzione da parte di un'impresa come l'Ansaldo, di un Archivio storico
nell'ambito della sua organizzazione aziendale: al massimo ci si potrebbe
esercitare nel chiedersi a quale altra soluzione essa poteva ricorrere, in via
alternativa, per perseguire gli stessi scopi e adempiere agli stessi doveri che
tale decisione hanno giustificato ' .
Può comunque essere di qualche interesse annotare che all'avvio
dell'iniziativa dell'Ansaldo concorsero sul finire degli anni '70 diverse
circostanze: stimoli provenienti dall'esterno, rappresentati dall'emergere di
specifici interessi per la storia aziendale 2, la presenza, all'interno dell'im­
presa, di interlocutori disposti ad accogliere tali sollecitazioni e a darvi un
seguito, suggestioni e riflessioni scaturite dalla preparazione di una mostra
storica che volle ripercorrere i 125 anni della storia aziendale 3, il fatto che
l'impresa stesse vivendo una sua particolare stagione, che la portava in
* Testo della relazione presentata al Convegno Beni Culturali, ricerca storica e impresa,
organizzato dalla società Ansa/do, Genova, 11 giugno 1982.
l [n generale a questo riguardo e in ordine di tempo si vedano: gli atti di una tavola
rotonda sugli archivi delle imprese industriali, organizzata nel 1972 dalla Direzione generale
degli Archivi di Stato, in «Rassegna degli Archivi di Stato», XXXIII (1973); un contributo
apparso nel n. l O dei Quaderni d'Italia Nostra, Roma 1973 (alle pp. 58-69: F. BONELLI, Gli
archivi degli operatori economicl) e, infine, il testo di un dibattito tenutosi in Finsider nel 1979
e pubblicato in «Rivista Finsider», 31 agosto 1979, pp. 5-11.
2 A quel periodo risalgono le ricerche di PARlDE RUGAFIORI per il volume Uomini,
macchine e capitali, Milano, Feltrinelli, 1981.
3 Cfr. il catalogo della mostra Ansa/do. Industria e Società, Genova, dicembre 1978.
633
Franco Bonelli
L'archivio storico Ansaldo
quel volgere di tempo a « ritrovare - come è stato detto - una sua unità
.
'
una sua strategIa, nUOVI onentamenti e dimensioni produttive nell'ambito
più incisiva rilevanza esterna rispetto a quello, già di per sé non trascurabi­
del gruppo IRI-Finmeccanica» 4.
le, costituito dalla funzione del Comitato scientifico, è rappresentato dal
fatto che l'Archivio storico assolve al compito di interlocutore dell'autorità
«cultura industriale» che, pur nelle sue dimensioni limitate, costituisce un
rispetto della legislazione archivistica in ordine alle procedure tecniche e
632
"
In altre parole è possibile interpretare la vicenda dell'Archivio storico
Ansaldo come un <<fatto aziendale» e nello stesso tempo « culturale» e di
tassello di un quadro più ampio e un indizio significativo della sua
Un secondo elemento istituzionale e pubblico di immediata e ancor
archivistica pubblica e si dà carico, in nome e per conto dell'azienda, del
amministrative che presiedono alla selezione e conservazione dei documen­
evoluzione.
ti di carattere storicd.
2. La formula istituzionale. - Cominciando dalla individuazione
della ralio che ha ispirato la scelta organizzativa adottata va notato che si è
vistica aziendale è rappresentato dalle regole che governano l'accesso da
cercata una soluzione volta a consentire di gestire nell'ambito aziendale un
bene patrimoniale - la documentazione di carattere storico - che noto­
riamente è oggetto di specifiche norme legislative per quanto concerne la
sua conservazione e il suo utilizzo.
L'Archivio storico si presenta infatti come una struttura aziendale nel
cui funzionamento sono presenti elementi istituzionali destinati ad assume­
re una specifica e contestuale rilevanza sia nell'ambito dell'organizzazione
aziendale sia verso l'esterno.
Già inserito in un servizio della direzione generale - il Servizio
pianificazione, studi e sistemi informativi - ed attualmente integrato
nell'ambito della segreteria generale del Raggruppamento Ansaldo, l'Ar­
chivio storico vede impostate e definite le direttrici della sua attività da un
Un ulteriore fattore di caratterizzazione pubblica della gestione archi­
parte del pubblico alla documentazione conservata nell' Archivio.
In concreto, rispettate talune condizioni che non sono dissimili da
quelle richieste per l'accesso agli Archivi di Stato, la consultazione dei
documenti è libera e non onerosa indistintamente per tutti coloro che si
trovano nella necessità di avvalersene per ragioni di studio '.
Infine, non può essere trascurato che un coordinamento preventivo
della gestione archivistica aziendale con la politica archivistica pubblica
viene assicurato, nel pieno rispetto delle sfere di competenza dell'autorità
archivistica pubblica e dei suoi doveri-poteri di controllo, dalla prevista
partecipazione in veste di osservatore del sovrintendente archivistico alle
riunioni del Comitato scientifico.
3. Il reperimento dei documenti. - Nella sua prima fase di attività
Comitato scientifico di cui fanno parte rappresentanti dell 'azienda, di enti
l'Archivio storico si è trovato impegnato in interventi straordinari diretti
pubblici, istituzioni culturali, istituti di ricerca 5.
residuati alle dispersioni e distruzioni verificatesi in passato per le più
costituiscono fondamentali momenti di verifica dell'attività dell' Archivio,
diverse e complesse ragioni.
L'esperienza ha dimostrato che le riunioni del Comitato scientifico
consentendo una visione dei problemi di gestione sganciata dalle suggestio­
ni del lavoro quotidiano o da ottiche contingenti o di breve periodo, senza
contare l'apporto, in termini di approcci e proposte, di persone di diversa
formazione ed esperienza.
4 Così nell'indirizzo di saluto dell'ing. D.L. Milvio, presidente amministratore delegato
dell' Ansaldo, all'inaugurazione dell'Archivio storico, Genova, 23 maggio
1980. Sulle premes­
La ristrutturazione
dell'industria termoelettromeccanica e nucleare a partecipazione statale: l'esperienza degli
ultimi dieci anni e i problemi aperti, in «Rivista di Economia e Politica Industriale>" n. 2,
se di questa nuova fase di sviluppo aziendale cfr. C. CASTELLANO,
1980; M. BUSSOLO, A. CAPRILE, R. COLOMBO, G. DE CESARE, F. MARASCHINI, G.P. PARODI,
Strategie e Struttura: il caso Ansa/do, Roma, Cedis, 1980.
5 Il Comitato scientifico risulta attualmente così composto: presidente prof. Pasquale
Saraceno, Istituto Ricostruzione Industriale; vice-presidente prof. Franco BoneIIi, docente di
ad individuare e ad acquisire in gestione i nuclei di documentazione storica
Trascurando un resoconto dettagliato delle diverse operazioni com­
piute a questo fine, riteniamo che sia istruttivo riflettere sul fatto che nel
perseguire questi obiettivi è risultato essenziale l'apporto di dipendenti
anziani ed ex-dipendenti: operai, tecnici e dirigenti.
In taluni casi si è trattato di informazioni che hanno consentito di
individuare l'ubicazione di materiale esistente nelle sedi più diverse e
talvolta insospettate; in altri casi la cooperazione si è tradotta nel versa­
mento di nuclei più o meno consistenti di carte sempre fino ad allora
scrupolosamente custodite come testimonianza significativa di partecipa­
zione alle vicende dell'impresa e!o delle organizzazioni dei lavoratori.
Insostituibile si è rivelato il corredo di nozioni e di riscontri che nel
frattempo si è venuto costituendo ad integrazione delle ricognizioni sui
storia eCOnomica dell'Università di Roma; prof. Attilio Sartori, assessore ai beni culturali del
luoghi di conservazione delle carte, sulle vicende dei singoli stabilimenti, su
camune di Genova; prof. Renato Monteleone, presidente del Centro ligure di storia sociale;
scorpori e accorpamenti, riassetti organizzativi e riconversioni.
prof. Lorenzo Caselli, direttore dell'Istituto ligure di ricerche economiche e sociali; ing.
Bruno Musso, segretario generale Raggruppamento AnsaIdo; ing. Giuseppe Bonzani, diretto­
re Stabilimento grandi turbine - Ansaldo; ing. Roberto Lauro, direttore Divisione generazio­
ne energia - Ansaldo; segretario prof. Carlo Castellano, condirettore generale Coordinamen­
to elettronica - Ansaldo. Partecipano ai lavori il dotto Guido Malandra, sovrintendente
archivistico per la Liguria, e la dott.ssa Gabriella Canepa, responsabile dell' Archivio storico.
Apposite procedure sono state attivate per consentire ali' Archivio
storico di accertare l'ubicazione, la consistenza e i caratteri della documen-
6
Cfr. il punto
644·645.
8 del Regolamento deWArchivio Storico Ansaldo, pubblicato alle pp.
634
L'archivio storico Ansa/do
Franco Bonelli
tazione, lo stato della sua conservazione, la titolarità della responsabilità
della custodia da parte di uffici e persone.
Tutto questo complesso di apporti, iniziative e accorgimenti ha con­
sentito di far decollare una sensibilità al problema archivistico e ha
precostituito le condizioni per lo svolgimento da parte dell' Archivio di un
secondo e fondamentale compito: la gestione diretta degli archivi, il loro
«trattamento» ai fini di inventariazione, la loro successiva immissione nel
patrimonio dei beni culturali a disposizione del pubblico.
Esaurita la fase di avvio caratterizzata dagli interventi straordinari di
cui si è detto, dedicata essenzialmente al salvataggio delle giacenze di
archivi disattivati, l'Archivio storico si appresta a realizzare le procedure
che devono assicurare il flusso dei documenti dagli archivi correnti
all'Archivio storico.
I! momento cruciale di tali procedure è rappresentato dalla selezione
dei documenti da definirsi di interesse storico e perciò da conservare
mediante la loro immissione nell'Archivio storico - con relativa inventa­
riazione - ovvero, in via alternativa, da destinare alla distruzione.
Alla dibattuta questione degli « scarti» non è qui possibile dedicare
spazio: diciamo che alla sua complessità in astratto corrisponde più di una
possibilità concreta di agevole soluzione solo che si sia disposti ad affron­
tarla in concreto e con realismo dettato da buon senso.
Fino ad ora l'Archivio storico Ansaldo non ha provveduto a scarti e
non si è trovato a doverne effettuare dal momento che ha trattato materiale
residuo di archivi andati in gran parte dispersi e distrutti, e al quale per
definizione viene assegnato un compito esclusivo di testimonianza sulle
passate realtà aziendali.
Ma in un futuro ormai prossimo procedure di scarto dovranno essere
attivate e vi si provvederà con le dovute intese con l'amministrazione
archivistica pubblica.
La gestione del passaggio delle carte dagli archivi correnti all'Archivio
storico è il terreno sul quale l'Archivio storico è chiamato ad assolvere più
palesemente e direttamente ad una funzione aziendale, essendo quella della
�
selezione dei documenti da conservare una operazione che non può essere
635
di limitarsi alla compilazione di un inventario sommario (una sola scheda
contenente indicazioni generiche sul contenuto di una intera scatola), sia
l'ipotesi di un inventario analitico del tipo di quelli realizzati dalla Fonda­
zione Luigi Einaudi di Torino per gli archivi di sua pertinenza - e che
vengono giustamente assunti a modello - si è andati alla ricerca di una
soluzione che consentisse: a) di realizzare una classificazione capace di
evidenziare il contenuto di ciascun documento o di un gruppo di documenti
relativi ad un solo argomento; b) di integrare tale classificazione con
apposite procedure di elaborazione elettronica delle informazioni così
raccolte, e ciò allo scopo di dotare l'Archivio di uno strumento capace di
ampliare le possibilità analitiche della ricerca, intesa quest'ultima in senso
non strettamente storico-economico.
Muovendo da questa opzione di fondo e attraverso riflessioni, esperi­
menti e talvolta non facili decisioni, si è pervenuti alla adozione di una
soluzione tecnico-organizzativa che, mentre consente di realizzare nel
medio periodo i due obiettivi sopra indicati, consentirà nel frattempo e a
breve scadenza una fruizione da parte degli studiosi del materiale conserva­
to presso l'Archivio, sulla base di una schedatura della documentazione
sufficientemente analitica ma di tipo tradizionale.
In concreto, è stata avviata la compilazione di schede che contengo­
no informazioni sul contenuto dei documenti (vedi Appendice n . l ) e che
sono suscettibili di un successivo perfezionamento in vista del loro
trattamento con procedure di elaborazione elettronica: si veda alla
Tabella l il facsimile della scheda di classificazione contenente dati da
inserire nell'elaboratore.
Sulla base di una valutazione della composizione del materiale a
tutt'oggi assunto in gestione si è proceduto all'individuazione di una serie
di blocchi documentari che a scadenze successive e a partire dal prossimo
settembre verranno messi a disposizione del pubblico.
Si comincerà con un primo contingente delle carte dell'archivio Perro­
ne, il cui contenuto servirà ad ampliare l'orizzonte delle ricerche relative
alla storia aziendale e della intera storia industriale italiana per gli anni
1910-1917.
È stata in tal modo intrapresa una strada che, attraverso successive
r alizzata isolatamente �ei luoghi stessi di produzione delle carte e da parte
tappe e grazie all'accumulo di esperienze e di capacità professionali,
vista tecnico, materiale ed anche psicologico per attuarla. Soprattutto nel
porterà ad un assetto definitivo e tecnologicamente avanzato dell'attrezza­
dI personale che non
SI
trova nelle condizioni più propizie, dal punto di
caso di un'impresa come l'Ansaldo, impegnata in gestioni tecnico-indu­
striali differenziate e geograficamente decentrate.
tura archivistica.
5. Microfilmatura.
-
Per la microfilmatura si è partiti dal presup­
posto che occorresse ricercare una soluzione intermedia tra le due estreme
4. Inventariazione dei documenti. - La cronaca dell'attività interna
è dominata fin
<c .
inside story»
e più radicali, rappresentate l'una da un modello di gestione tradizionale
sono dovuti affrontare per pervenire ad una scelta - che ovviamente si
avanzato che prevede l'archiviazione a mezzo microfiche§ di tutti i
dell'Archivio storico - la sua
.
-
dall'inizio dai quesiti metodologici e dai problemi di ordine pratico che si
voleva oculata - della formula di inventariazione dei documenti.
Accantonate per ragioni diverse sia l'ipotesi che avrebbe comportato
nel quale il ricorso al microfilm è assente e l'altra dal modello più
documenti.
Per esemplificare si ritiene di poter escludere la microfilmatura di
637
L'archivio storico Ansa/do
Franco Bonelli
636
intere serie di fascicoli relativi a dettagli di progetti tecnici, a capitolati per
costruzioni di navi, commesse varie, acquisti, situazioni giornaliere di
cassa, eccetera. Costituiscono invece materiale meritevole di microfilmatu­
ra la corrispondenza ai vertici dell'azienda, i prospetti contenenti dati
statistici già elaborati, documenti ad alto contenuto esplicativo e di
rilevanza generale, eccetera.
Ovviamente la scheda di catalogazione relativa conterrà sia l'indica­
zione dell'avvenuta microfilmatura che della collocazione della microfiche.
collaborazione a manifestazioni culturali, attività didattiche e mostre, ad
una attività informativa e di consulenza in tema di gestione archivistica.
Ai fini delle valutazioni che in questa sede interessano, si fa rilevare
che l'utenza dell' Archivio storico, nel periodo che comprende il biennio
1980-1981 ed il quadrimestre gennaio-aprile 1982, presenta la seguente
composizione: studiosi, giornalisti, personalità, n. 144; studenti universita­
ri, n. 34; collezionisti, modellisti, ecC., n. 48; scolaresche, n. 14.
_
Altri servizi forniti dall' Archivio storico:
collaborazione con le seguenti case editrici: Utet, Edizioni Ferro,
Sagep, De Agostini, Editori Riuniti, Electa Editrice, De Donato, Nuova
6. Le sezioni dell'Archivio.
Cei, Rosemberg & Sellier, Feltrinelli, ESI, Stringa Editore, Istituto Enci­
I. Sezione documentaria:
Questa sezione riunisce materiale prevalentemente scritto, apparte­
nente ad archivi e raccolte di diversa provenienza.
La situazione al 3 1 maggio 1 982 viene esposta nel prospetto pubblica­
to (Tabella 2).
clopedico Italiano, Curcio, Einaudi, Fabbri Editori;
_
collaborazione con i seguenti periodici e quotidiani: «Il Secolo XIX» ,
«Il Lavoro» , «L'Unità», «Fotografare», «Photo», «Ferrovie», «La Re­
gione», «La Manovella», «I Treni oggi», «Movimento Operaio e Sociali­
sta», «Vita e Mare»;
II. Sezione disegni:
La sezione comprende attualmente oltre 30.000 disegni tecnici riferen­
tisi alle diverse produzioni dell'Ansaldo; per la maggior parte sono databili
tra la fine del secolo scorso e gli inizi degli anni '40.
_
collaborazione con: Rete 2 e Rete 3 della RAI, Tivuesse, Telecittà;
_
promozione delle seguenti manifestazioni elo iniziative: inaugurazione
dell'Archivio (maggio 1980), presentazione del programma di elaborazione
dati «Mistral CII HB» (novembre 1980), promozione in collaborazione
Circa un centinaio di disegni, parecchi dei quali acquarellati su carta
con il Distretto scolastico di Sampierdarena di un ciclo di conferenze per gli
Recentemente, nell'ambito dello Stabilimento meccanico di Sampier­
tazione del volume Uomini, macchine e capitali di Paride Rugafiori
telata, risalgono ad epoche precedenti a partire dal 1855.
darena, sono stati reperiti altri disegni acquarellati in buone condizioni di
conservazione.
(giugno 1981);
_
Inoltre un notevole apporto è costituito dal materiale proveniente
dall'archivio Perrone dove sono state ritrovate anche numerOse planime­
trie di aree e fabbricati Ansaldo accompagnate in parecchi casi da relazioni
tecniche che ne permettono una corretta lettura.
La sezione riunisce circa 25.000 negativi, nella maggior parte lastre
originali, dalla fine del secolo XIX in poi; questo materiale offre una
panoramica delle molteplici attività svolte dall' Ansaldo nei diversi periodi
della sua storia.
Attualmente sono circa 2.500 i positivi - identificati e corredati di
scheda tecnica - a disposizione del pubblico; a questi vanno aggiunti 24
album fotografici provenienti dall'archivio Perrone; sono inoltre di prossi­
ma emissione circa 2.000 fotografie e sono state recentemente acquisite e in
fase di studio alcune migliaia di fotografie provenienti dagli archivi dello
stabilimento GH risalenti al periodo 1910-1960.
-
collaborazione alle seguenti manifestazioni e/o iniziative: corso bienna­
le delle ,< 150 ore»
sulla storia dell' Ansaldo e dell'industria genovese
organizzato dall'Istituto di Storia moderna e contemporanea dell'Universi­
tà di Genova (iniziato nel febbraio 1981), mostra fotografica itinerante
sugli «Anni Cinquanta» promossa dal Consiglio di fabbrica Ansaldo
(aprile 1981), mostra «Annitrenta»
III. Sezione fotografie:
7 . l servizi prestati al pubblico.
insegnanti delle scuole medie superiori di Genova (dicembre 1 980), presen­
L'Archivio storico si è trovato a
dover fronteggiare la domanda di servizi che hanno impegnato coloro che
�
�
vi operano in molteplici direzioni: dalla assistenza a studiosi laureandi
case editrici, giornali periodici e quotidiani e reti radiotel visive, all
promossa dal Comune di Milano
(aprile 1982), collaborazone con il Distretto scolastico della Valpolcevera
per la raccolta di testimonianze scritte e orali e materiale iconografico sulle
vicende dell'Ansaldo di Campi per la costituzione di un archivio presso il
distretto (luglio 1981), incontri con gli operatori dell'AMT preposti alla
costituzione dell' Archivio storico dell'azienda.
FRANCO BONELLI
Università di Roma
640
L 'archivio storico Ansa/do
Franco Bonelli
APPENDICE l
641
26. spago (3) 1914
27. treccia di rame per corrente elettrica (37) 1914
28. tubi speciali (2) 1914
29. trafilatura tubi greggi eseguita dalla «Società commercio e lavorazione metalli» (4) 1914
ESEMPI DI SCHEDE
30. tela smerlgliata (4) 1914
31. tubi di rame (4) 1914
SCATOLA N. 43
32. tubi di-ottone (1) 1914
Mercati esteri (l 909�1910)
33. tubi d'acciaio dalla società Mannesmann (5) 1914
34. tubi dalla Società Metallurgica Italiana (2) 1914
1. Russia - nota sul concorso per la vendita di navi (4) 1908-1910
35. tubi di rame (3) 1914
2. Portogallo � vendita navi alla marina portoghese, corrispondenza tra M. Perrone, Lazzaro
36. terra refrattaria (3) 1914
Ricci e A.M. Massari, agente dell'Ansaldo (34) 1910
3. Venezuela - presenza dell'Ansaldo sui mercati esteri, corrispondenza con A.M. Massari e
lettera di A. Rosales
(40) 1909� 191 O
4. Cile � visita dell'ammiraglio Lindor Perez agli stabilimenti Ansaldo (8) 1909
37. valvole (27) 1914
38. vetri retinati per tettoia (3) 1914
39. vetro in lastre (7) 1914
40. richiesta per tinteggiatura vetri lucernai (7) 1914
41. vernice e mastice (lO) 1914
42. zinco (3) 1914
SCATOLA N. 129
Stabilimento meccanico � lavoro straordinario degli impiegati (1913)
SCATOLA N. 233
1. Prospetti giornalieri con nome e cognome, qualifica, motivi e durata del lavoro, per il pe�
riodo l gennaio
�
30 giugno 1913 (463).
SCATOLA N. 230
Stabilimento meccanico � acquisti materiali e lavori � dalla lettera M alla lettera Z (*) (1914)
Stabilimento meccanico (1914)
1. Rapporti bimestrali sullo stato dei lavori in corso (con indicazioni sull'oggetto della
fornitura, committente, data di ordinazione, luogo e termini di consegna) dal gennaio al
novembre 1914 relativi al periodo I O novembre 1913
•
31 ottobre 1914; manca il bimestre
gennaio�febbraio 1914 (230)
1 . mattoni refrattari (3) 1914
2. modelli di legno per lavorazione affusti mortai (3) 1914
3. materiali elettrici (5) 1914
SCATOLA N. 241
4. mattoni refrattari e mattoni forti (lO) 1914
5. minio di piombo (6) 1914
6. mole (7) 1914
7. mole smeriglio (5) 1914
8. olio per turbine (3) 1914
9. olii diversi (82) 1914
lO. pietrisco e arena (5) 1914
Stabilimenti meccanico e artiglierie (1914)
1. Prospetti suddivisi per stabilimento, con dati giornalieri su impegni passivi (fornitore,
prodotto, importi unitari e complessivi, condizioni di pagamento) e sulle ordinazioni
ricevute (committenti, terzi o stabilimenti, oggetto della commessa, importi unitari e
complessivi) per il periodo gennaio�giugno 1914 (35).
11. punte elicoidali in acciaio (19) 1914
12. pezzi refrattari per forni (3) 1914
13. punte d'acciaio dalla «Fabbrica italiana di lime ed utensili» (4) 1914
14. piombo in pani (5) 1914
15. petrolio argentino (11) 1914
16. punte di Parigi (7) 1914
17. petrolio e benzina (8) 1914
18. ritrafilatura, in proprio, di barre per bulloni (27) 1914
19. ritagliatura lime affidata a terzi (9) 1914
20. rame in rottami (5) 1914
21. serbatoi dalla Soc. Tubi Mannesmann (2) 1914
22. sego (lO) 1914
23. strofinacci - lavaggio affidato a terzi (2) 1914
24. stagno (13) 1914
25. saldatura d'argento (13) 1914
(* )
Con indicazioni su prezzi e fornitori.
SCATOLA N. 3 1 5
Esposizione internazionale d i marina, igiene marinara, mostra coloniale italiana e mostra
italo�americana di Genova � partecipazione dell'Ansaldo (1914)
L lasciapassare per Mario Perrone (1) 1914
2. Comitato dell'Esposizione di Genova - trasmissione questionari (2) 1914
3. Caffaro n. 167 con articolo su Comitato degli Espositori (2) 1914
4. Comitato dell'Esposizione di Genova � richiesta di prolungamento orario di apertura del
padiglione Ansaldo (3) 1914
5. richiesta di clichés sull'Ansaldo all'Esposizione di Genova per pubblicazione sul Bollettino
del Collegio degli Ingegneri (12) 1914
6. fascicolo mancante
7. Università Popolare Genovese - richiesta di ingegnere per guida all'Esposizione (I) 1914
8. Prof. Ximenes - offerta di articolo sull'Ansaldo da pubblicare sul numero speciale
dell'Illustrazione Internazionale (2) 1914
9. allestimento padiglione (19) 1914
642
Franco Bone/li
10. W. Breken
(3) 1914
•
L 'archivio storico Ansa/do
armadi in ferro per operai e impiegati da esporre nel padiglione Ansaldo
I l . binario di raccordo per trasporto carichi pesanti (11) 1913
12. Esposizione di Genova - richiesta di offerta per Torneo Internazionale di Scherma
1914
(1)
13. trasmissione di bozze di cartelli per l'Esposizione (2) 1914
14. visita ai cannoni Vickers (2) 1914
15. contributo finanziario per l'Esposizione (13) 1914
16. gen. V. Carpi - richiesta di appuntamento con Mario Perrone (2) 1913
17. caldaia tipo «Ansaldo» da esporre (3) 1913
18. ritardi nelle consegne alla R. Marina causati dall'Esposizione (9) 1914
19. sistemazione locali riservati alle Officine Allestimento Navi (4 + disegno) 1914
20. T. Dell'Avo - offerta di esecuzione catalogo per l'Esposizione (2) 1914
21. decorazione padiglione Ansaldo (4) 1914
22. allestimento padiglione Ansaldo (1I1) 191I-1914
23. elenchi dei materiali da esporre
24. modello di nave e fotografie per il padiglione argentino (5) 1914
25. richiesta del guardiano del padiglione Ansaldo sig. O. Joris (9) 1914
26. straordinario del guardiano Donato Emilio (2) 1914
27. David Viale - incidente con il guardiano Donato Emilio (2) 1914
28. assunzione di guardiani per l'Esposizione (4) 1914
29. gratificazioni per il personale impegnatosi nell'Esposizione (11) 1914
30. Società A. Pensotti - impianto di panificio di bordo da esporre nel padiglione Ansaldo (5)
1914
31. fregio per il padiglione Ansaldo (3) 1914
32. Municipio di Genova - richiesta di imbandieramento per accoglienza Sovrani d'Italia (1)
1914
33. modelli di gru per Esposizione (2) 1914
34. Esposizione di Genova - richiesta di pagamento della prima rata di posteggio (4) 1914
35. Soc. Rambaud - fornitura gratuita della vernice necessaria alI'Ansaldo per l'Esposizione
(3) 1914
36. partecipazione allo speciale padiglione per il Porto allestito al Molo Giano (9) 1914
37. materiali d'artiglieria da esporre (7) 1914
38. disegni per l'Esposizione (19 + 2 disegni) 1914
39. scudo da 152 provato al Balipedio della Castagna destinato all'Esposizione (2) 1914
40. tubi anima da 381/40 per l'Esposizione (9) 1914
41. trasporto materiali per l'Esposizione (30) 1914
SCATOLA N. 437
Personale - retribuzione operai
APPENDICE
643
2
ARCHIVIO STORICO ANSALDO · REGOLAMENTO
Premessa
L'Archivio storico Ansaldo è costituito in Genova presso la sede dell'Ansaldo.
La presente normativa definisce i compiti e le funzioni istituzionali dell'Archivio storico;
delinea la sua struttura in sezioni di archiviazione e di ricerca; regola l'iter dei documenti dopo
che questi hanno compiuto la loro funzione presso le varie direzioni emittenti; stabilisce
modalità e tempi della loro archiviazione; disciplina la loro consultazione ed event ale
�
riproduzione; regola i rapporti con la Sovrintendenza archivistica; elenca la documentaztone
prodotta dall'azienda di competenza dell'Archivio storico.
Si tratta comunque di un primo «regolamento» che, prevedibilmente, verrà integrato e
progressivamente migliorato sulla base dell'esperienza acquisita dall'Archivio nel corso della
sua attività effettiva.
1 . Compiti e funzioni istituzionali
L'Archivio storico Ansaldo pone a disposizione della società i documenti relativi ad una
vicenda aziendale che è realtà e patrimonio del paese.
L'archivio è strumento
aperto di cultura e di riflessione e punto d'incontro e di
collegamento dell'azienda e di chi vi opera con il mondo esterno.
Compiti essenziali dell'archivio sono:
a) conservazione e classificazione permanente dei documenti aziendali con criteri e
strumenti avanzati, atti a renderne più agevoli la consultazione e lo studio;
.
b) azione continua di recupero di documentazione storica concernente le VIcende e le
attività dell'Ansaldo;
c) promozione di iniziative di ricerca e didattiche su temi inerenti alla storia, alle attività
dell'Ansaldo ed ai suoi rapporti con il paese e collaborazione ad iniziative esterne sugli stessi
argomenti.
2. Comitato scientifico
Il Comitato scientifico imposta e definisce le linee dell'attività dell'Archivio, i program­
mi di ricerca e studio, le iniziative pubbliche. Sono chiamati a far parte del Comitat
�
scientifico rappresentanti di enti pubblici, di istituzioni culturali, di istituti di ricerca e alcum
rappresentanti dell'Ansaldo.
(1915)
3. Struttura dell'Archivio storico
1. prospetti quindicinali, inviati dagli stabilimenti, intitolati «Mandato di pagamento per
le Competenze del Personale Operaio» con indicazioni su reparto, competenze, trattenu­
te, somma residua a pagarsi, per il periodo luglio-ottobre
1915 (104)
Nell'ambito del patrimonio storico conservato dall'Archivio sono stati individuati più
campi e sezioni di archiviazione e di ricerca.
Attualmente l'Archivio è strutturato in tre sezioni: sezione documentaria; sezione
fotografie; sezione disegni.
.
La prima riunisce il materiale prevalentemente scritto, le altre due la documentazIOne
iconografica.
.
Le tre sezioni costituiscono parti integranti di una stessa realtà; esistono tra loro legamI
di correlazione e interscambio, che verranno sviluppati e favoriti, al fine di facilitare ricerche
«incrociate» di documenti appartenenti a sezioni diverse.
All'attività delle sezioni già costituite, si affianca la promozione di iniziative didattiche,
aperte alla collaborazione degli operatori della scuola e degli esperti del settore, tese a
stimolare, presso alcune fasce giovanilì, una maggiore conoscenza del patrimonio culturale
conservato dall'Archivio.
644
Franco Bonelli
645
L 'archivio storico Ansa/do
4. Ricerca dei documenti nell'ambito aziendale; rapporti con le direzioni dell'Ansaldo
In Ansaldo sono previsti due livelli di archiviazione; i documenti restano presso le
direzioni per periodi precisati (2/5/10 anni) e legati alle esigenze interne; nell'Archivio storico
confluiscono i documenti più interessanti, che generalmente sono quelli per cui vi è l'obbligo
legale della conservazione per lO anni.
L'Archivio storico procede, tramite «moduli-questionario» appositamente studiati, a
verifiche annuali pressO le varie direzioni, tese ad accertare: caratteri e peculiarità della
documentazione; ubicazione dei nuclei di materiale; nominativi delle persone preposte alla
conservazione dei documenti; osservanza delle norme di legge che regolano la conservazione
dei documenti in seno all'azienda.
Sulla base delle indicazioni ricevute dalle varie direzioni aziendali, tramite questionario
e/o segnalazioni di altra natura, l'Archivio storico procede al recupero e all'acquisizione di
nuovo materiale.
Qualora nuove e più appropriate procedure di ricerca e di raccolta dei documenti si
riveleranno praticabili, verranno prese in considerazione.
La selezione del materiale di interesse dell'Archivio, elencato al punto lO, viene operata
di comune accordo tra l'Archivio stesso e le direzioni interessate.
Il materiale conservato presso l'Archivio storico è aperto alle richieste di consultazione e
riproduzione delle direzioni e dei dipendenti dell'Ansaldo.
5. Ricerca dei documenti al di fuori di aree Ansaldo
Al di fuori dell'azienda la ricerca viene orientata in direzioni molteplici e precisamente: a)
presso privati cittadini, ex dipendenti della società e non; b) presso archivi, musei, enti ed
associazioni culturali, fondazioni, biblioteche, fototeche, ecc. genovesi e nazionali; c) presso
archivi di società o istituti con i quali l'Ansaldo ha avuto o ha rapporti di collabor�one e
lavoro.
6. Rapporti con la Sovrintendenza archivistica: osservanza norme di legge
L'Archivio si pone come uno strumento per l'attuazione dei fini previsti dalla legislazio­
ne nazionale sul patrimonio archivistico; in particolare la documentazione risalente ad oltre
70 anni, conservata presso gli archivi, è tutelata dalla Sovrintendenza archivistica di Stato
ministero Beni culturali e ambientali, in base alle relative norme di legge (d.p.r. 30 sett. 1963,
n. 1409).
L'Archivio storico notifica periodicamente alla Sovrintendenza la consistenza del prow
prio patrimonio storico.
_
7. Criteri di inventariazione dei documenti
Dallo studio di ciascun documento e dalla connessione con altri, si perviene alla
costituzione di «cartelle ragionate», entità minima dell'Archivio.
Per la inventariazione e l'archiviazione le cartelle sono corredate da schede, ciascuna
comprendente chiavi di lettura. Ciò consente una ricerca molto articolata e lo studio
incrociato della documentazione.
La ricerca delle cartelle e dei documenti in esse contenuti è resa possibile da un
programma di elaborazione dati MistralwHISI.
Le fotografie sono catalogate singolarmente. Per ciascuna viene compilata una scheda
con le necessarie chiavi di lettura. Anche per la ricerca delle fotografie viene utilizzato il
programma di elaborazione dati Mistral.
8. Consultazione dei documenti
Per tutta la documentazione risalente ad oltre vent'anni la consultazione è consentita, per
mezzo di microfiches e appositi visori, presso la sede dell' Archivio dopo presentazione di
programma scritto di ricerca e/o documentate esigenze di studio.
Per l'autorizzazione a consultare documenti più recenti è necessaria volta per volta una
richiesta motivata indirizzata alla direzione dell'Archivio.
L'Archivio sarà aperto al pubblico due giorni per settimana (martedì e giovedì) secondo
'
l'orario fissato dalla direzione.
L'appuntamento deve essere concordato, almeno 24 ore prima, con la segreteria
dell'Archivio.
L'Archivio rimarrà chiuso al pubblico durante il periodo estivo (20 luglio 31 agosto) e
per le esigenze di sistemazione e di inventariazione.
I periodi di chiusura ed eventuali variazioni dell'orario di apertura saranno tempestivaw
mente resi noti.
w
9. Riproduzione dei documenti
Per la riproduzione dei documenti deve essere presentata richiesta scritta alla direzione
dell'Archivio.
Non è consentita riproduzione fotografica diretta di documenti, fotografie, disegni.
La riproduzione è effettuata tramite ditte specializzate operanti nel settore, con le quali
sono stipulate convenzioni, copia delle quali è disponibile presso la sede dell' Archivio.
lO. Materiale di competenza dell'archivio storico
lO.t.·Argomenti societari
Bilanci aziende Ansaldo
Verbali e atti notarili delle assemblee delle società Ansaldo
10.2. Documentazione ufficiale· delle società
Disposizioni generali
Disposizioni organizzative
Disposizioni interne
Norme operative
Verbali riunioni
Circolari e avvisi emessi dalle direzioni
Relazioni tecniche e studi
10.3. Attività delle società
Costituzione o acquisizione nuove società
Istituzione di nuovi stabilimenti o cessazione dei medesimi
Apertura di nuovi punti di vendita (filiali, agenzie, aree promozionali, ecc.)
Nuove costruzioni
Acquisizione o cessione di terreni e immobili
Situazione impianti
Costituzione di diritti reali
10.4. Personale
Contratti nazionali
Contratti interni
Provvedimenti al personale
Rapporti con i rappresentanti sindacali e di fabbrica
Materiale relativo all'attività sindacale (volantini, manifesti, comunicati)
Modalità liquidazione - paghe e stipendi
Situazione organici
Organigrammi
Pratiche riguardanti assunzioni e licenziamenti
Corrispondehza con il personale
646
Franco Bonelli
Copie schede di valutazione
Analisi elaborazione tempi standards
Cicli procedimenti lavorativi
Rapporti di lavorazione
Assicurazione viaggi, infortuni, eccetera.
10.5. Amministrazione e contabilità
Libri sociali
Libri inventari
Libro dei cespiti dei beni ammortizzabili
Documentazione registrazione movimento titoli e obbligazioni
Pratiche legali e notarili
Acquisti e vendite di terreni e immobili
Atti pubblici per la costituzione di diritti reali
Dichiarazione dei redditi
Concordati fiscali
Analisi di costo
Piani investimenti beni patrimoniali
Rendiconti industriali e commerciali
Pratiche assicurative varie
10.6. Acquisti / Vendite
Contratti d'opera. appalto, lavorazione, eccetera.
Registri
Statistiche vendite a valore e a quantità
Contratti annuali con i rivenditori
10.7. Periodici e notiziari editi dalle società
Riviste e pubblicazioni
Notiziari interni
10.8. Pubblicità I Pubbliche relazioni
Realizzazioni pubblicitarie
Partecipazione a mostre e a fiere
Documentazione fotografica dei principali avvenimenti aziendali
Stralci di giornali, riviste, ecc. con commenti e notizie ,di nostro interesse
Materiale concernente la formazione dell'immagine aziendale
10.9. Prodotti
Nuovi articoli
Cessazione di produzione
Brevetti, marchi, licenze
10.10. Listini, cataloghi, opuscoli, ecc.
10.11. Contratti di importanza nazionale e internazionale
10.12. Varie
10.13. Materiale iconografico (di particolare interesse storico)
Fotografie (negativi/positivi)
Disegni tecnici
Maggio 1980
L'UNIONE ITALIANA TRAMWAYS ELETTRICI (UITE)
DALLA PRIMA GUERRA MONDIALE
ALLA MUNICIPALIZZAZIONE '
Dalla documentazione esistente nell'Archivio
Sviluppo dell'UITE.
storico è possibile seguire la vita della Società UITE (Unione italiana tram­
ways elettrici), che ha gestito da sola per oltre 60 anni il trasporto pubblico
a Genova. Dal 1901, epoca in cui ha assorbito le aziende consorelle rima­
ste, al 1965, anno della municipalizzazione.
In questo arco di tempo si assiste a notevoli trasformazioni nel campo
del trasporto, sia a livello di parco veicoli, in quanto si passa dal tramway
a cavalli a quello elettrico e ad altri mezzi, quali il filobus e l'autobus. An­
che la rete viene estesa; aumentano i passeggeri trasportati e i mezzi impie­
gati sulle linee. Le due guerre segnano una battuta d'arresto nello sviluppo
della Società. Drammatica è la situazione della UITE nel 1945: al 31 dicem­
bre di tale anno la consistenza del parco è ridotta a 178 vetture motrici con­
tro le 535 possedute all'inizio del conflitto, il che significa una perdita di
oltre i 2/3 del materiale rotabile.
Anche se l'nrgenza del rinnovamento dei mezzi è grande, la Società si
scontra contro le limitate possibilità di consegna delle ditte costruttrici. An­
cora nel 1 949 il parco in dotazione è inferiore dell'8% rispetto a quello del
periodo pre-bellico, mentre il traffico passeggeri è superiore in '!1isura di
oltre il 40%.
Negli anni Cinquanta nasce un programma di riorganizzazione radica­
le del servizio, che parte dal presupposto che i mezzi tranviari vadano sosti­
tuiti gradualmente con quelli autofiloviari.
Si impongono in questi anni esigenze di servire nuove zone residenziali
arroccate nei dintorni della città e di creare collegamenti rapidi fra i poli
opposti della rete.
La eliminazione del tram dalle strade di Genova - iniziata nel 1956
- quando il parco è ancora çomposto di 437 unità, si concluderà il 26 di­
cembre 1 966 con la soppressione dell'ultima linea; anche il filobus si avvia
gradualmente alla pensione. Pertanto all'epoca della municipalizzazione la
VITE lascia all'AMT un parco che è composto di 572 autobus, 98 filobus,
94 tram.
-
Il presente regolamente risale al maggio 1980. È in corso di aggiornamento con la Sovrinten­
denza archivistica e pertanto non può essere assunto come definitivo in tutte le sue parti.
* Testo della comunicazione presentata al Seminario Salvaguardia e valorizzazione de­
gli archivi d'impresa, organizzato datrAzienda municipalizzata trasporti, Genova, 28-29 otto­
bre 1982.
648
Elisabetta Capelli
L'UITE dalla prima guerra mondiale alla municipalizzazione
Tabella A
impostato il suo programma di attività con una strategia d'avanguardia, rea­
lizzando una rete di trasporto urbano che travalica le divisioni amministra­
tive dell'epoca. La visione dei dirigenti e degli amministratori della AEG,
uno dei maggiori finanziatori della UITE, era quella di una azienda che,
individuato un ampio « bacino di traffico>, (secondo una concezione oggi
di grande attualità), si sviluppasse su un'area comprensoriale.
Basti pensare che l 'UITE programmò subito di investire con la sua rete
quella che solo una trentina d'anni più tardi sarebbe diventata la «grande
Genova», un'area, cioè, suddivisa in 20 comuni di 23.500 ettari, con un pe­
rimetro di 130 km (di cui 33,5 sulla costa e oltre 96 in zona montana).
I! significato di tale coraggiosa operazione si coglie considerando alcu­
ni dati, esposti nella Tabella B.
Km/vett. Passegg. trasp.
migliaia
migliaia
Popolazione
residente
Capitale
sociale
migliaia
in milioni
Anno
Vetture
1902
195 automotrici
72 rimorchi
34 tram a
cavalli
36 0mnibus
7.800
32.000
394
7
1918
402 automotrici
169 rimorchi
77 omnibus
9.600
85.000
548
23
1940
535 motrici di
grande capienza
78 rimorchi
25 filobus
lO autobus
24.000
121.000
674
45
1965
94 tram
98 filobus
572 autobus
37.000
236.100
848
2.975
L'ascesa e l'espandersi della UITE, visti per ovvie ragioni di tempo co­
sì velocemente, hanno comunque un riscontro nella Tabella A che ripropo­
ne, per grandi tappe, lo sviluppo della società.
Basta confrontare ad esempio i km/vettura percorsi con l'aumento della
popolazione servita, per rendersi conto come nei primi anni vi sia un au­
mento dei km/vettura maggiore dell'incremento della popolazione in quanto
la Società è tesa ad adeguarsi alla città. Questa espansione si arresta nei pe­
riodi delle due guerre per riprendere dopo, soprattutto negli anni Cinquan­
ta, epoca di grande sviluppo urbanistico. Addirittura i km della rete sono
30 quando nasce l'UITE, salgono a 1 1 4 nel 1901 con l'assorbimento della
Società FEeF (Ferrovie elettriche e funicolari) e TO (Tramways orientali di
Genova), raggiungono i 143 negli anni che seguono in cui la UITE è tesa
alla massima estensione. A questo proposito vanno fatte alcune considera­
zioni sul tipo di collegamenti che già all'inizio della propria gestione la So­
cietà ha intuito e realizzato e cioè la «dimensione comprensoriale» su cui
viene strutturata la rete.
Dimensione comprensoriale. - Fin dalla sua costituzione nel 1895 la
UITE, assorbendo le concessioni della Compagnia generale francese, ha
649
Tabella B
Superficie
Popolazione in migliaia di unità
Ettari
%
nel 1901
"70
nel 19I1
%
Area dell'attuale
Comune di Genova
23.500
100
377,6
100
465,5
100
Area del Comune di
Genova nel 1895
2.439
lO
219,5
58
265,5
57
90
158,1
42
200
43
Area dei 19 comuni
subordinati nel 1895 21.061
Si può affermare che l'intuizione del management della UITE indivi­
duò quella che è ancora oggi la struttura di base del bacino di traffico geno­
vese e predeterminò l'unificazione amministrativa del 1926.
Inoltre sono stati reperiti nei nostri archivi progetti (mai attuati) nei
quali veniva prospettata la possibilità di estendere le linee tranviarie fino
a località della Riviera di Levante, come Recco e Rapallo che distano dal
centro di Genova, rispettivamente, 1 8 e 25 chilometri.
La lunga marcia della municipalizzazione. - Un altro argomento de­
gno di analisi è quello che riguarda la municipalizzazione, che a ragione può
definirsi una lunga «marcia» . Così si è rivelato infatti il tormentato iter che,
dalla promulgazione della legge nel 1903, ha condotto la UITE alla munici­
palizzazione soltanto nel 1965, buona ultima fra tutte le aziende consorelle.
Basti pensare che a Torino la municipalizzazione è avvenuta nel 1 907, a Roma
nel 1910, a Bologna nel 1932, a Firenze nel 1945.
La documentazione inerente la municipalizzazione mostra le varie tap­
pe in cui si sono fronteggiati il Comune - teso fin dal 1909 al riscatto delle
linee - e gli amministratori della Società, sospettosi e pieni di timori.
651
Elisabetta Capelli
L'UITE dalla prima guerra mondiale alla municipalizzazione
Già nel 1 909 il Comune notifica infatti alla Società una deliberazione
della Giunta comunale per il riscatto di una linea, seguita dall'opposizione
di azioni a totale copertura da parte del medesimo. Si passa infatti da una
percentuale che dal 4,35 del 1 9 1 7 va al 22,34 del 1927, al 52,8 del 1937, al
650
degli amministratori e da una lunga vertenza.
90,5, al 93,6 degli anni Cinquanta e Sessanta.
Nel 1914 viene stilata infine fra Comune e Società una convenzione rias­
Tabella C
suntiva di tutte le scadenze di concessione, nella quale si stabiliva che la mu­
nicipalizzazione sarebbe avvenuta nel 1926. In effetti in tale anno il Comu­
Azioni in
ne inizia le operazioni tese ad acquisire in blocco la Società, stimata L.
68.000.000.
Insorgono però difficoltà burocratiche che intralciano l'iter previsto dal
Capitale
Aono
Comune il quale, a sua volta, ha problemi finanziari per il pagamento; per­
Valore delle
N.
possesso del
"70
del Comune
in
aziom in
delle
Comune
milioni
Llitaliane
azioni
di Genova
di Genova
2.000
4,35
ciò, invece di acquistare l'intera Società, il comune decide di assicurarsi il
1895
3.000.000
500
6.000
azionisti nel 1928. Negli anni successivi la pratica della municipalizzazione
1901
7.000.000
500
14.000
si arena. All'interno dell'UITE gli amministratori e gli stessi azionisti pri­
1904
15.000.000
500
30.000
1905
18.000.000
500
36.000
1917
23.000.000
500
46.000
1924
30.000.000
500
60.000
1927
30.000.000
500
60.000
13.403
22,34
1937
45.000.000
500
90.000
47.521
52,80
1944
90.000.000
500
180.000
1 15.535
64,19
1950
748.000.000
220
3.400.000
3.077.673
90,52
1963
2.975.000.000
125
23.800.000
22.517.000
94,61
1964
2.975.000.000
125
23.800.000
pacchetto azionario di maggioranza e così si presenta all'assemblea degli
vati hanno sempre guardato con sospetto e timori l'istituto della municipa­
lizzazione, per cui le incertezze del Comune agevolano tali posizioni di resi­
stenza. Favorevoli alla municipalizzazione si dimostrano invece l'opinione
pubblica, che vorrebbe godere di un migliore servizio, e lo stesso personale
che già nel 1914 protesta e si agita contro la nuova convenzione stipulata
fra Comune e Società.
Il problema viene ripreso nel 1945. Poiché però i pareri sono contro­
versi, il Comune preferisce alla fine seguire la strada già intrapresa prima
della guerra, dell'acquisto graduale delle azioni.
Nel 1958, finalmente, il consiglio comunale stanzia i primi fondi per
raggiungere l'obiettivo della municipalizzazione.
Si procede innanzitutto alla valutazione della consistenza patrimoniale
della Società.
È pure necessario raggiungere una transazione con gli azionisti di mi­
noranza, concordando le modalità per la valutazione dei beni sociali e otte­
nendo dagli stessi il recesso da tutte le vertenze giudiziarie in corso.
Va ricordato, a tale proposito, che la loro forza minoritaria (all'epoca
della municipalizzazione è del 5 "7.) non fiacca le aspettative nei riguardi della
Società. Anzi negli anni Cinquanta tutte le più importanti deliberazioni as­
sembleari della UITE vengono sistematicamente impugnate da questa spa­
ruta pattuglia.
Documentazione sulpersonale dipendente. - L'archivio, ereditato dal­
l'Azienda municipalizzata trasporti (AMT) e descritto alle pp. 654-665, con­
serva oltre 1 0.000 fascicoli, chiamati Fogli matricolari (a partire dalla costi­
tuzione della UITE fino all'epoca della municipalizzazione), nei quali sono
registrati il curriculum lavorativo e altri dati biografici di ciascun dipenden­
Nel corso dell'assemblea degli azionisti nel 1963, dopo aver constatato
te salariato (gli studi fatti, la data di assunzione, la qualifica, lo stipendio
una perdita di esercizio di 1 ,7 miliardi superiore al terzo del capitale socia­
o paga, l'iscrizione all'Istituto di previdenza, le promozioni, le onorificen­
le, si autorizza il consiglio di amministrazione a cedere al Comune l'azien­
da sociale in blocco.
Il 22 ottobre 1 964 viene firmato l'atto di cessione della Società UITE
al Comune di Genova e la società per azioni viene posta in liquidazione.
È interessante a questo proposito seguire nella Tabella C l'aumento del
capitale sociale - inizialmente sottoscritto da stranieri - il timido affac­
ciarsi del Comune nel 1917, il suo imporsi e la sua schiacciante supremazia
- saldamente salvaguardata ed aumentata con gli anni - con emissione
ze, gli encomi, le gratificazioni, i traslochi, le malattie, le aspettative e le
assenze, le punizioni, le indicazioni che concernono lo stato di servizio e
quelle relative alla cessazione del servizio).
È possibile, data la ricchezza del materiale, svolgere una serie di studi
particolari, relativi alla carriera percorsa, alle retribuzioni, al luogo di pro­
venienza.
Una ricerca di notevole interesse è quella sulla provenienza del perso­
nale, essa fornisce infatti dati interessanti sui movimenti migratori di forze
653
Elisabetta Capelli
L'UITE dalla prima guerra mondiale al/a municipalizzazione
lavorative che nella seconda metà del XIX secolo affluivano in Genova, pro­
medica e farmaceutica gratuita, fino ad arrivare alla costituzione di un fon­
652
venendo dall'entroterra ligure, addirittura da altre regioni.
do assistenziale a favore dei tranvieri pensionati.
A proposito invece delle lotte dei lavoratori, negli archivi dell'AMT esi­
Esistono pure i fascicoli personali di ciascun agente a partire dal 1925,
stono diversi raccoglitori, intitolati Scioperi e agitazioni, che documentano
anno in cui lo statuto della Cassa viene convertito in legge. Dal loro esame
con ricchezza di relazioni, memoriali, lettere, le rivendicazioni dei tranvie­
è possibile condurre un'analisi sulle malattie professionali della categoria.
ri, a iniziare dal 1895. Queste lotte culminano con i grandi scioperi dei pri­
mi del Novecento .
A conclusione di questa panoramica si può affermare che l'Archivio
fornisce, grazie alla sua completezza, un quadro ricco dei vari aspetti del­
Esiste un'ampia documentazione sull'inserimento dei tranvieri - con­
l'impresa, economici e finanziari; è possibile analizzare i rapporti che essa
tro il volere della direzione - nelle Leghe di miglioramento, promosse in
intesse col mercato (fornitori nazionali ed esteril, i legami con le istituzioni
quegli anni dalla varie classi di lavoratori per aderire alla Camera del lavo­
e gli enti pubblici, nonché la vita politica e sindacale, i temi sociologici e
ro; il « foglio di via» fornito dalla direzione ai più accesi fautori delle Leghe
sanitari relativi al personale, lo sviluppo urbanistico del territorio, che fan­
di miglioramento; i licenziamenti operati dalla Società in ritorsione agli scio­
peri, e così vià, fino al ben noto sciopero proclamato nel 1906. Esso è cono­
sciuto come « sciopero dei vetri» in quanto una delle rivendicazioni era quella
no da scenario e supporto al suo nascere ed espandersi nella città.
di ottenere l'applicazione dei parabrezza, anteriori e posteriori snlle vetture
per riparare il conduttore, esposto al vento e alle precipitazioni atmosferiche.
Le due guerre mondiali portano alla ribalta altri problemi, come la ri­
chiesta per l'indennità caro-viveri, l'assunzione di personale femminile in
sostituzione dei richiamati alle armi.
Va anche notato che a partire dagli anni Venti, la situazione politica
soffoca la vita sindacale e conduce i tranvieri nell'alveo del corporativismo
e di una ristretta normativa sindacale.
Solo nel 1945 si raggiunge un primo accordo che fissa le tabelle nazio­
nali di categoria ai fini di pervenire ad un trattamento normativo ed econo­
mico uniforme su basi nazionali, lasciando alle discipline aziendali unica­
mente gli istituti che non fosse stato possibile disciplinare nazionalmente
con criteri o misure di una certa uniformità.
Organizzazione dell'assistenza sanitaria. - Attraverso gli atti ammi­
nistrativi e l'ampia documentazione esistente nel fondo archivistico specifi­
co, denominato Cassa soccorso, è pure possibile condurre un'analisi sul­
l'assistenza sanitaria erogata e sulle malattie più diffuse nella categoria.
Esiste dal 1896 per il personale dei tramways della Società FEeF una
lega di mutuo soccorso che eroga aiuti con il denaro raccolto fra gli adepti.
Nelle rivendicazioni sollevate negli anni seguenti, viene ripetutamente
posto sul tappeto il problema della costituzione di una Cassa malattia effi­
ciente e funzionante.
Infatti - senza poterci addentrare nei particolari - si assiste, a parti­
re dal 1899, anno in cui viene costituita una Cassa soccorso con la parteci­
pazione dell'azienda, fino al 1914 - pietra miliare che segna la sua regola­
mentazione secondo le norme nazionali della legge dell'equo trattamento
- a un continuo perfezionamento delle norme su cui l'assistenza sanitaria
è basata: da un maggior contributo erogato dalla direzione, all'iscrizione
obbligatoria di tutto il personale, l'elargizione agli agenti di una parte di
stipendio o salario in caso di malattia o in caso di aspettativa; l'assistenza
ELISABETTA CAPELLI
Azienda municipalizzata trasporti Genova
Archivio storico della Unione Italiana Tramways Elettrici
ARCHIVIO STORICO DELLA UNIONE ITALIANA TRAMWAYS
ELETTRICI (VITE) POI AZIENDA MUNICIPALIZZATA
TRASPORTI (AMT) DI GENOVA *
La documentazione che si riferisce alla gestione del pubblico trasporto
esercitato dalla spa UITE dall'anno della sua costituzione nel 1895, alla
municipalizzazione della medesima, avvenuta nel 1965, è raccolta in oltre
21 .000 unità archivistiche, (fascicoli, libri, raccoglitori) suddivisi in 19
gruppi omogenei di argomenti.
Questa documentazione è in grado di offrire gli strumenti per procede­
re ad nna valutazione storica della Società nei suoi aspetti economici,
sociali e tecnici. Sono infatti conservate registrazioni di basilari avvenimen­
ti economici, finanziari e legali, documenti che illuminano sui rapporti con
gli istituti di credito, le decisioni relative al personale, le innovazioni
tecniche; come pure è presente un corredo non indifferente di corrispon­
denza, statistiche, dati tecnici e amministrativi, verbali, promemoria, in
grado di far luce sui processi decisionali e organizzativi della società.
Si tratta di una « memoria» che oggi si ritrova in tutta la sua gamma di
voci, grazie all'esistenza di un archivio generale che ha provveduto alla
conservazione delle pratiche relative soprattutto all'amministrazione della
società e grazie alla conservazione di altro materiale, cui gli uffici preposti
hanno doverosamente ottemperato. La documentazione, sistemata in loca­
li seminterrati dell'azienda, denuncia alcuni, peraltro modestissimi, vuoti
nella sua continuità, dovuti a danni inferti da alcune alluvioni e dagli
inevitabili deterioramenti causati da agenti atmosferici.
La rivisitazione dei documenti contenuti nell'archivio e la valutazione
del valore storico è avvenuta alcuni anni or sono in occasione della ricerca
di fonti per l'edizione di un volume dal titolo Storia delpubblico trasporto
a Genova, edito dalla stessa azienda, fino a sfociare nella determinazione
d'inventariare il materiale, salvaguardarlo e renderlo disponibile allo stu­
dio e alla ricerca.
L'atto ufficiale più recente, che segna pure l'inizio della « vita»
dell'Archivio storico, va riferito alla notifica del sovrintendente archivisti­
co per la Liguria inviata all'azienda all'inizio del 1 982, nella quale si
dichiara che l'archivio della spa UITE e gli archivi delle società precedenti
all'UITE (la Società ligure di trasporti, la Compagnia francese dei
* Testo della comunicazione presentata al Seminario Salvaguardia e valorizzazione degli
archivi di impresa, organizzato dall'Azienda municipalizzata trasporti,
1982.
Genova 28-29 ottobre
655
tramways, la Società di ferrovie elettriche e funicolàri e la Società anonima
dei tramways orientali) sono di notevole interesse storico e pertanto
sottoposti agli obblighi previsti dal d.p.r. 30 sett. 1963, n . 1409, in
particolare per quanto attiene ai doveri di conservazione, ordinamento,
inventariazione del materiale, disponibilità ad aprire l'Archivio alla ricerca
di studiosi, impossibilità di operare scarti senza la supervisione della
Sovrintendenza archivistica.
A maggior ragione pertanto, oltre che a seguire le esigenze sorte colla
redazione del libro, è apparsa la necessità, secondo quanto prescritto
dall'art. 38 del citato decreto, di procedere all'ordinamento e all'inventa­
riazione dei singoli documenti, e di permettere agli studiosi che ne facciano
motivata richiesta la loro consultazione.
Per procedere in un metodo di ordinamento fedele a quello della
società che lo creò e alla quale servì, si è reso necessario uno studio del
passato dell'archivio, per capire come esso si è formato, individuandone
l'organizzazione. È apparso subito evidente che i documenti dell'archivio
generale costituiscono una parte preponderante per numero e varietà di
argomenti (oltre 2.000 raccoglitori), ai quali vanno affiancati i fascicoli
individuali di tutto il personale che ha operato dal 1895 al 1 965 (circa
10.000 fascicoli ordinati in ordine alfabetico) e l'insieme della documenta­
zione del fondo tecnico, nel quale sono contenuti - accanto a documenti
scritti - disegni concernenti linee, vetture, fabbricati.
,
Alcuni fondi erano stati sistemati da anni in ubicazioni decentrate . E
stato possibile riunirli in parte nell'Archivio storico; è il caso del fondo
tecnico, che esisteva abbandonato e decentrato. Per altri - ad esempio il
fondo del personale - è parso più opportuno evitare uno spostamento, per
rispettare esigenze di consultazione ed operazioni di riordinamento effet­
tuate da parte degli uffici interessati, pur inserendo tutta la documentazio­
ne nell'inventario e nel catalogo dell'Archivio storico. Una parte infine si tratta dei libri paga e dei fascicoli individuali della Cassa soccorso
è
ancora decentrata, nei locali dell'Officina Guglielmetti, in attesa di poter
reperire spazio per un'idonea sistemazione.
Una scorsa all'ordinamento col quale si susseguono i 21 .000 fascicoli,
nella loro suddivisione in 19 gruppi omogenei, e alla indicazione del loro
contenuto offre già la possibilità di intuire come sia possibile analizzare i
vari aspetti che hanno caratterizzato la gestione della Società UITE (cfr.
Appendice l).
-
Elisabetta Capelli - Mauro Pedemonte
656
DESCRIZIONE DELLE SERIE ARCHIVISTICHE
Archivio storico della Unione Italiana Tramways Elettrici
657
La politica gestionale dell'UITE affonda le sue radici negli atti che la medesima Società
ha sancito, sia per quanto riguarda le convenzioni stipulate col Comune di Genova e Comuni
limitrofi, la Provincia, la Prefettura, per ottenere la concessione di linee in città e nei Comuni
Direzione e Amministrazione. - Si inizia dall'atto costitutivo della Società UITE,
stilato nel 1895, dai verbali del consiglio di amministrazione, del comitato esecutivo e delle
assemblee generali degli azionisti, dai bilanci, dalla corrispondenza degli amministratori, fino
a giungere alle operazioni necessarie per la liquidazione della Società in relazione alla sua
municipalizzazione avvenuta nel
1965, con le relative pratiche di inventariazione, l'assolvi­
mento degli obblighi finanziari coi titolari di azioni, l'incenerimento delle azioni il cui
numero ammonta a quell'epoca a
23.800.000. L'esistenza dell'UITE si chiude con l'atto di
cancellazione della Società dal registro delle imprese del Tribunale civile e dalla Camera di
commercio.
Si tratta di oltre 300 fascicoli nei quali è già contenuta la storia della Società, per quanto
riguarda la politica della gestione a livello decisionale, finanziario, amministrativo. Si
limitrofi sia con contratti stipulati per acquisti, cessioni, accordi col personale.
La serie delle convenzioni si apre con il contratto
13 gennaio 1877 «portante concessione
per lo stabilimento d'un servizio di vetture omnibus a cavalli sopra binari di guida in ferro a
partire da piazza Principe)), il quale segna l'inizio del servizio pubblico dell'antesignano del
tramway elettrico. Tale concessione viene fatta alla Compagnia francese dei tramways alla
1895. Esiste infatti l'atto notarile del 1897 col
quale la UITE è destinata a succedere nel
riconoscimento della cessione d'esercizio della Compagnia francese e trapasso alla Società
UITE. L'inizio della storia della galleria di Certosa si può desumere ad esempio dalla
convenzione stipulata fra il Comune e la Società UITE il
l'esercizio di una linea celere di
14 luglio 1899 per l'impianto e
tramways. Esiste infine in data più recente. 1923, la
convenzione relativa alla costruzione di una «Strada-Galleria da Piazza Zecca a Piazza
possono analizzare, in particolare, le operazioni di politica finanziaria che si incentrano
Corvetto e al raddoppio del binario tramviario sulla strada medesima)). La loro analisi
della legge sulla municipalizzazione per riscattare le concessioni, le manovre per appropriarsi
rivestito soprattutto agli inizi della gestione del servizio, attraverso l'esame dei rapporti
intorno al capitale sociale della Società: le pressioni del Comune, a cominciare dall'epoca
del pacchetto azionario di maggioranza; le posizioni degli azionisti privati e, soprattutto, la
presenza dei finanziatori stranieri.
È
noto che l'impianto delle prime linee di trasporto si
avvale anche a Genova, come in tutto il mondo, dell'appoggio di gruppi finanziari stranieri.
Nel
1895 l'intervento decisivo di un gruppo finanziario nel quale si fondono gli apporti della
AEG di Berlino, della Deutsche Bank della medesima città e di una banca di Zurigo (Bankfar
conduce a focalizzare il quadro delle funzioni che un'azienda di pubblico trasporto ha
giuridici ed economici intercorsi con gli enti erogatori di concessioni, lo studio dell'estensione
della rete di trasporto in relazione con la politica urbanistica dei comuni.
Contratti. - Nel campo dei contratti si risale al 1883, anno in cui la prima Società che ha
esercitato il trasporto pubblico a Genova con omnibus trainati da cavalli, la Società ligure di
Elektrische Unternehmungen, emanazione in campo svizzero della stessa AEG) fornisce i
trasporto - ormai oberata dai debiti e schiacciata dalla supremazia delle vetture che
dura incontrastata fino alla prima guerra mondiale e si conclude con la supremazia del
vetture omnibus e delle relative concessioni municipali e provinciali, nonché lo stabilimento
mezzi necessari per portare a termine le reti e la elettrificazione delle linee. Tale egemonia
Comune di Genova nel pacchetto azionario. Essa offre spunti per l'analisi degli apporti
finanziari stranieri e, in particolare, sulla strategia del capitale tedesco nella UITE.
Il fondo inoltre comprende i copialettere relativi alle lettere inviate dal consiglio di
amministrazione, dalla assemblea generale degli azionisti: in esse compaiono, oltre alle
convocazioni per le assemblee, lettere del presidente, gli annunzi che la Società era tenuta per
statuto a far comparire sulla «Gazzetta Ufficiale)), sul bollettino della Prefettura di Genova,
in un giornale della Svizzera e in uno della Germania.
Nel copialettere del consiglio di amministrazione è pure contenuta la corrispondenza, in
lingua tedesca, della Società di ferrovie elettriche e funicolari e della Società anonima dei
1897 - anno in cui tali società unificano le proprie amministrazioni 1901, allorché esse si fondono con la UITE. Altre unità archivistiche concernenti queste
tramways orientali dal
al
correvano su rotaie gestite dalla Compagnia francese - cede alla medesima l'esercizio delle
ove operava e tutto il materiale mobile.
I contratti che riguardano acquisti o cessioni di terreno o l'impianto di linee sono
documentati da disegni o planimetrie. Si possono citare a questo riguardo quelli stilati nel
1877 coi procuratori della Compagnia generale francese dei tramways, (parte di essi stilati in
lingua francese) per la vendita di beni stabili nella località della Lanterna e la concessione per
l'impianto dei binari e la costruzione di una galleria a San Benigno.
Protocollo partenza. Protocollo arrivo. Copialettere. - Un fedele specchio degli atti
amministrativi compiuti dalla Società si trova nei protocolli di arrivo e di partenza nei quali
sono indicati, oltre la data e la classifica aziendale, l'oggetto della lettera, nonché il
destinatario e il mittente. I libri del protocollo portano la data iniziale del
1924, il primo anno
società, e pertanto sempre in lingua tedesca, contengono relazioni e bilanci. In quest'ultimo
cioè in cui tale sistema viene applicato dalla UITE. Interessante notare pure come la
raccomandazioni e di appoggio, come pure, in particolari frangenti politici, iniziative di
vastissima di lettere di codice, semplificato, in seguito, a partire dal
stratori della Società.
in ordine cronologico, mentre gli originali delle lettere in arrivo sono inseriti, a seconda
caso in versione bilingue. Esistono pure copialettere riservati che contengono lettere di
allontanamento. Vengono indicate inoltre le gratifiche e gli indennizzi elargiti agli ammini­
Un peso importante nella vita della Società va ascritto ai soci detentori di azioni: esistono
i libri ove essi venivano iscritti e ove, all'occorrenza, si registravano le operazioni finanziarie
inerenti le azioni. Un altro tipo di documentazione riguarda i finanziamenti erogati dallo
Stato, i mutui contratti dalI'UITE; atti infine riguardanti dirigenti ed amministratori della
Società.
Per conoscere la consistenza patrimoniale della Società basta scorrere il libro degli
inventari ove a commento dei dati di bilancio sono registrati, per ogni anno di esercizio, tutti i
valori che si riferiscono alle attività e passività della gestione, dalla indicazione dei chilometri
di linea, dei terreni e degli stabili alla elencazione del materiale rotabile. Una analisi di questi
dati conduce alla composizione di un quadro preciso in cui prendono posto: evoluzione
tecnica dei mezzi, trasformazioni, sostituzioni di mezzi rotabili e modificazione degli impianti
e degli stabili usati dalla Società.
In campo finanziario i libri degli inventari offrono l'elenco dei debitori, l'elenco dei
depositi cauzionali, dei dividendi degli azionisti, le obbligazioni estratte, i creditori diversi.
classificazione dei documenti appare due anni più tardi nel
1926 e si avvale di una gamma
1965.
Le copie delle lettere in partenza inviate dalla Società (copia lettere o veline) sono raccolte
dell'argomento, nelle varie pratiche.
Esse offrono la gamma più varia delle operazioni che hanno toccato la Società nel suo
iter gestionale: fatture, richieste d'offerta per acquisto materiali, reclami circa il servizio,
sinistri stradali, infortuni del personale. Circa 70 unità archivistiche delle 740, quanto ne
conta la serie Copialettere, sono andate distrutte in seguito all'alluvione del 1970. Riguardano
i periodi 1917-1921 e 1930-1933.
Archivio tecnico. - Questa serie riveste una notevole importanza documentaria per lo
studio e l'analisi di una società chiamata a organizzare, impiantare e gestire il servizio di
trasporto pubblico. Soprattutto se si pensa che l'UITE, succeduta alla Compagnia francese
dei tramways, ha avuto il compito di sovraintendere alla elettrificazione delle linee nelle zone
concesse a tale compagnia (ponente e Val Polcevera), portando a compimento anche
l'operazione della costruzione e messa in esercizio della galleria di Certosa avvenuta nel
1908.
Né va dimenticato che nel 1902 la UITE, assorbendo l'esercizio delle ultime società a capitale
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Elisabetta Capelli
�
Mauro Pedemonte
straniero ancora operanti in Genova - la Società di ferrovie elettriche e funicolari e la Società
anonima dei tramways orientali - diventa l'unica detentrice del pubblico trasporto. Dalle 340
vetture presenti nel parco UITE nel 1902 si passa a un complesso di oltre 700 all'inizio degli
anni Cinquanta, fino a giungere alla soppressione del servizio tranviario operata agli inizi
degli anni Sessanta. Un arco di tempo nel quale è interessante studiare l'evoluzione dei mezzi
tecnici e lo sviluppo della rete, dalla scarna ramificazione delle linee - benché estremamente
importante per lo sviluppo delle attività cittadine - agli inizi del '900, ai collegamenti invece
esistenti negli anni Cinquanta e Sessanta che accompagnano lo sviluppo urbanistico della città
anche nelle zone collinari prospicienti Genova. Senza contare l'avvento di nuovi mezzi
accanto al tramway, quali il filobus e l'autobus e la loro dislocazione nei vari ambiti della
città, la convivenza sempre più difficile, fino alla totale soppressione del primo. Il materiale
contenuto in questo fondo è costituito da 160 raccoglitori con disegni tecnici, 450 raccoglitori
con relazioni e corrispondenza, 400 rotoli di disegni tecnici. Sono stati individuati documenti
di particolare interesse. Vi sono relazioni tecniche, studi, progetti, planimetrie di linee e di
costruzioni, disegni tecnici di vetture tranviarie, fIloviarie, automobilistiche e funicolari. Da
un primo esame a campione (l'inventariazione sistematica non è stata ancora compiuta) sono
emersi documenti di particolare interesse, fra i quali si possono, ad esempio, citare: profilo
planimetrico della linea di Sestri con tramways a cavalli della Compagnia generale francese
dei tramways (1890); planimetria della galleria Di NegroMCertosa (progetto 1905); disegni e
planimetrie relative alla costruzione di una linea metropolitana (progetto Cattaneo-Adorno
del 1934); disegni tecnici quotati di vettura tranviaria a 2 assi costruita nel 1916; disegni tecnici
particolareggiati del freno «a leva» di una vettura tranviaria (1 906); progetto della stazione
tranviaria di piazza De Ferrari (primi '900); planimetrie particolareggiate di tutte le linee
tranviarie (Genova-Voltri, Genova-Pontedecimo, Piazza Manzoni-Quezzi-Circonvaliazione a
monte, dal 1 902 al 1934); planimetria linea tranviaria da Recco a Rapallo (progetto degli anni
Venti); planimetria linea tranviaria da Pontedecimo a Mignanego (progetto degli anni Venti).
Sono inoltre conservati nel locale circa 20 volumi tecnici (libri e raccolte rilegate di riviste) tra
cui alcuni risalenti ai primi del '900.
Collaudi e autorizzazioni. - Strettamente collegato e dipendente, dagli studi e dai
progetti per l'impianto e l'esercizio dei trasporti pubblici vi è tutto il carteggio inerente i
contatti della Società UITE con gli enti e i ministeri competenti, per ottenere le necessarie
autorizzazioni. In questa serie è contenuta infatti la documentazione inerente le autorizzazio­
ni per l'esercizio del trasporto pubblico sulle varie linee, la revisione delle vetture, l'acquisto
stesso di autobus, la istituzione di linee o di sale d'aspetto, la istituzione (o modifica) di
percorsi e di orari di servizio. Non ultima, inftne, la abilitazione dei dipendenti alla guida dei
diversi mezzi della Società.
Ordini di Servizio. - La realizzazione del servizio, attraverso l'opera degli uomini e dei
mezzi, secondo le norme emesse dalla direzione, si può desumere scorrendo inoltre gli Ordini di
servizio la cui serie si conserva ininterrottamente dal 1897 . In quest'epoca gli ordini di servizio
portano ancora l'intestazione della Società di ferrovie elettriche e funicolari che, proprio in
quell'anno, aveva unificato l'amministrazione con la Società anonima dei tramways orientali.
L'intestazione della UITE -compare nel 1902, allorché la medesima subentra alle due società e
procede da sola nella gestione del pubblico trasporto. Gli ordini di servizio offrono una gamma
molto varia di norme impartite dalla direzione. Si va dalla materia tariffaria all'apertura di
nuove linee o tronchi; accanto si trovano istruzioni ai conduttori per il corretto uso di nuovi
dispositivi o nuove vetture; prescrizioni per la manutenzione e la riparazione delle vetture,
precauzioni nella guida da adottarsi in particolari situazioni (<<macaia», incroci pericolosi,
partenze delle vetture, passaggi al dazio). Vi sono inftne richiami al personale per motivi
disciplinari in seguito a lagnanze del pubblico che riguardano, in genere, la pigrizia o la
trascuratezza nel servizio, il contegno ineducato, la trascuratezza nell'indossare la divisa. I
richiami partono dalla direzione, a volte per sottolineare inadempienze alle norme di servizio,
fino a raggiungere veri e propri dictata minaccianti la destituzione, in occasione di scioperi. Ci
si riferisce in questo caso ai primi decisivi scioperi attuati agli inizi del '900 dai tranvieri.
Archivio storico della Unione Italiana Tramways Elettrici
659
Fogli matricolari. - La storia della vita aziendale di ciascun dipendente della Società
viene registrata invece - atto per atto - in fascicoli personali. riservati, denominati «fogli
matricolari». Essi sono indispensabili ai ftni di una indagine sociale, o sociologica, del
personale (provenienza dei salariati, precedente occupazione, famiglia, titoli di studio, area
geograftca. ecc.), in quanto in essi vengono registrati il cognome, il nome, la paternità, il
luogo di nascita, gli studi fatti, l'eventuale servizio militare, la data, la qualifica, lo stipendio
o paga ed ogni altra indicazione riguardante l'assunzione, l'iscrizione all'istituto di previdenM
za, l'avanzamento, le onoriftcenze, gli encomi, le gratificazioni, i traslochi, le malattie, le
aspettative e le assenze, le punizioni, le indicazioni che concernono lo stato di servizio e quelle
relative alla cessazione dal servizio. Essi sono ordinati - in sequenza alfabetica ed è possibile
riconoscere quelli che si riferiscono a dipendenti UITE (circa 10.200), in quanto l'Azienda ha
operato una diversa dislocazione per i fogli matricolari che si riferiscono a personale che è
andato in quiescenza entro il 1960 e l'operazione sta continuando per raggiungere il 1 965,
anno della municipalizzazione della Società.
Libri matricola. - I libri matricola invece - 13 unità archivistiche in tutto - contengo­
no i dati essenziali e riassuntivi della documentazione citata sopra. Per ciascun dipendente,
iscritto in ordine alfabetico e cronologico - a seconda dell'anno di assunzione - vengono
registrati le generalità, la data e luogo di nascita, le note personali: professione precedente,
stato civile, titolo di studio, eventuale servizio militare, la data di assunzione, il servizio,
qualifiche e successive variazioni; paga tabellare giornaliera e scatti biennali, cessazione dal
servizio (pensionati, deceduti, esonerati, licenziati); annotazione varie (richiami alle armi,
applicazioni di leggi).
Copialettere personale.
Una copia o velina delle comunicazioni fatte dalla Società ai
dipendenti nel corso della loro carriera, il cui originale è sistemato per ciascuno nel proprio
fascicolo matricolare, si ritrova ordinata con sequenza cronologica in una raccolta di 130
raccoglitori che portano la dicitura «copialettere personale». L'oggetto di tale corrispondenza
riguarda pertanto provvedimenti disciplinari, licenziamenti, esoneri, assunzioni, promozioni,
permessi.
-
Fascicoli individuali di Cassa soccorso. - Un altro tipo di fascicolo individuale si
riferisce allo stato di salute dei dipendenti ed alla assistenza prestata dalla Società attraverso
l'organo di assistenza - Cassa soccorso - di sua emanazione, operante come cassa mutua
unificata dal 1914 e rimasto attivo fino al 1978, anno della riforma sanitaria. Nei fascicoli
individuali sono contenute per ogni assistito documentazioni relative a visite mediche,
diagnosi, aspetti assistenziali, farmacopea, ed è possibile, attraverso il 10ro esame, trarre un
quadro delle malattie professionali dei tranvieri, l'infortunistica, le strutture assistenziali e
previdenziali.
Licenziamenti per motivi politici. - Un tipo particolare di licenziamento che la Società
ha operato nel corso della sua gestione riguarda i licenziamenti inflitti per motivi politici in
relazione a due circostanze precise. Si tratta innanzitutto della lotta antifascista opposta da
alcuni dipendenti ai dettami imposti dal potere e fatti propri dalla direzione; tale periodo
ricopre l'arco dal 1922 al 1937. In un secondo tempo, nel 1945, si assiste alla epurazione
operata dai Comitati di liberazione nei confronti di dipendenti iscritti al partito fascista. La
materia è trattata in 50 fascicoli. Per un esame più generalizzato dei licenziamenti operati
dalla Società nel corso della sua gestione è necessario invece esaminare i libri matricola, e
soprattutto i fogli matricolari, ove il licenziamento appare con causa motivata.
Libri mastri. - Alcuni di questi esemplari risalgono ancora alla gestione della Società di
ferrovie elettriche e funicolari e alla Società anonima dei tramways orientali. Si tratta di
pregevoli reperti storici, anche dal punto di vista della veste graftca, ave sono riportati alle
voci «dare,> e «avere" i dati contabili che, man mano che si va a ritroso nel tempo, acquistano
sapore storico. Basta scorrere i conti di cassa registrati per la cavalleria (cavalli acquistati nelle
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Elisabetta Capelli - Mauro Pedemonte
Archivio storico della Unione Italiana Tramways Elettrici
fiere o venduti), i profitti tratti per il trasporto di vagoni di concime nei paesi rivieraschi e
dell'entroterra, gli inventari riguardanti gli omnibus, i tramways a trazione animale, i
materiali rotabili, gli abiti per il personale, gli utensili, le attrezzature. E ancora: i conti del
magazzino di approvvigionamento, del magazzino dei foraggi, i costi per la costruzione di
immobili, l'apertura di nuove strade per consentire il passaggio ai mezzi di trasporto, la
completa attrezzatura di rotaie fino ad arrivare agIi anni Sessanta in cui, con la cosiddetta
«operazione rotaie��, esse sono state radiate dalle strade della città.
È interessante pure scorrere l'indicazione dei creditori. dei fornitori, le spese per
assicurazioni del personale e assicurazione incendi, le cauzioni del personale, imposte e
aggravi di ogni genere, il conto abbonamenti per il trasporto dei passeggeri, i salari al
personale. Altri particolari curiosi: ad esempio le entrate per il servizio dei trasporti funebri
(gestito dalla Compagnia francese dei tramways).
Vi compaiono inoltre gli introiti per le multe inflitte al personale per motivi disciplinari e
il loro versamento da parte della Società quali sussidi per il personale ammalato.
l'entità dei beni immobili, del macchinario, l'elenco delle linee gestite. Infine 14 fascicoli di
corrispondenza offrono ulteriori informazioni su questo periodo di gestione.
Libri giornale. - Nei libri giornale compaiono invece le registrazioni, effettuate
giornalmente, delle operazioni contabili, con l'elencazione dei conti da addebitare o da
accreditare.
Essi sono indispensabili per analizzare, ad esempio, l'«indottm) di una azienda di
pubblico trasporto, il ruolo dell'industria nazionale ed estera, attraverso l'esame delle
forniture, i prezzi, i nominativi di case, fabbriche ed industrie.
Libripaga.
Sempre nel ramo della contabìlità vanno annoverati anche i libri paga nei
quali, a partire dalla fine dell'800, compaiono tutti i nominativi dei dipendenti, corredati dalle
relative qualifiche e il conteggio, per ciascuno, delle giornate lavorate, le varie indennità, le
trattenute, lo stipendio o salario netto, con tabelle riassuntive a fine mese. Nei libri paga che si
riferiscono alle Società FEeF e TO le giornate lavorate dei tranvieri venivano evidenziate con
una barra rossa o nera a seconda che i medesimi operavano per l'una o l'altra società. Il loro
esame, collegato ad altre ricerche effettuate sui libri mastri, i libri giornale, i dati statistici,
offre spunti per un'analisi della dinamica salariale nella UITE e la composizione della forza
lavoro.
-
Dati statistici e risultati economici.
Un'ulteriore sintesi di alcune delle voci citate
appare infine in una raccolta di dati statistici, nella quale sono indicate cifre riguardanti i
risultati economici e le spese per il personale, molto interessanti anche se, purtroppo, limitate
nel tempo. Infatti solo dal 1937 al 1948 si può avere una raccolta di risultati economici che
offre uno specchio mensile dei proventi del traffico, le spese per il personale e generali, per la
manutenzione, l'energia, il combustibile, i diversi canoni, ecc. , mentre dal 1938 al 1943 una
diversa raccolta di dati statistici sull'esercizio indica mensilmente la situazione numerica del
personale, l'entità degli incassi, il numero dei viaggiatori trasportati, i chilometri percorsi, il
numero delle vetture in servizio.
-
Azienda autonoma autobus. - In un fondo separato si trovano 30 fascicoli nei quali è
raccolta la documentazione che si riferisce all'Azienda autonoma autobus, costituita dal
Comune nel 1925, cui affidare la gestione del servizio automobilistico, ritenuto troppo
oneroso e non redditizio dalla UITE che - accettata dapprima la gestione - rassegna in un
secondo tempo le dimissioni. Questa azienda è esistita fino al 1935, anno in cui la UITE la
assume definitivamente in carico allo scopo di perseguire un piano più organico di organizzaM
zione del trasporto nella città. La documentazione consiste essenzialmente in verbali della
commissione amministratrice dai quali è possibile evincere vari aspetti relativi all'esercizio, ad
esempio le deliberazioni per l'acquisto di autobus: Genova, prima fra le città italiane,
istituisce nel 1921 un servizio urbano di autobus. Vi compaiono inoltre note e dati sulla
gestione del personale, delle officine e dei depositi nella primitiva sede di via Papigliano e sulle
tariffe.
Dall'atto di cessione è possibile dedurre inoltre il numero delle vetture in dotazione,
Archivio generale. - Alle pratiche finora illustrate e appartenenti ad archivi tenuti da
uffici specifici, vanno aggiunti oltre 2.000 fascicoli raccolti nel tempo dall'archivio generale e
contenenti pratiche eterogenee.
La loro data iniziale risale al 1890, epoca delle concessioni di linee alla Società di ferrovie
elettriche e funicolari e alla Società anonima dei tramways orientali. È possibile ricostruire le
fasi salienti dell'esercizio di queste due società, costituitesi con la maggioranza del pacchetto
azionario straniero, attraverso la documentazione esistente nell'archivio: bilanci, atti costituM
tivi, pratiche relative ad acquisti, impianti di infrastrutture, controversie, corrispondenza fra
gli amministratori e i finanziatori.
Le rimanenti pratiche riguardano la Società UITE.
A questo proposito è stato eseguito un minuzioso esame per separare nettamente dal
periodo di gestione VITE, che giunge fino a1 1965, tutte le pratiche che dopo tale anno hanno
avuto un seguito ma che, com'è noto, non appartengono all'Archivio storico UITE facendo
bensi capo all'Azienda municipaIizzata trasporti (AMT).
È stato pure interessante cercare di ricostruire il metodo col quale sono state archiviate le
pratiche, che, col passare del tempo, sono aumentate considerevolmente di numero, richieM
dendo ulteriori «gruppi» nei quali trovare collocazione.
- Pratiche anteriori al 1925: una primitiva suddivisione, seguita fino al 1925, vede 82
fascicoli suddivisi nelle seguenti voci:
Ferrovie Elettriche e Funicolari (corrispondenza); Galleria Certosa; Consiglio di amminiM
strazione; Bollo straordinario e tassa di bollo; Poste-Telefono e Telegrafi; Scioperi ed
agitazioni; Provincia (corrispondenza); Progetti; Giunta comunale-Comuni vari; Servizio
tranviario; CauseMGiurisprudenzaMRicorsi e sentenze; Funicolare Castellaccio; Acquisto ComM
pagnia francese; Cooperativa combattenti-Servizio postale; CorniglianoMBorzoli M Camperia
del porto; Ispettorato trasporti e Prefettura; Galleria San BenignoMCoscia; Associazione
mutilati e invalidi di guerra; Ascensori; Controversia-Tramways Orientali - Compagnia
generale francese; Municipalizzate; Corrispondenza e convenzioni ferrovia; Assicurazioni
contro la disoccupazione; Cassa nazionale assicurati sociali.
Le pratiche inerenti tali voci sono state raccolte, come si accennava, in 82 fascicoli, e
sono state collocate seguendo il criterio cronologico di «Pratiche anteriori al 1925».
- Dopo tale anno la documentazione che si è susseguita ha ricevuto una nuova
classificazione, che è durata fino al 1950; è stata cioè suddivisa nei seguenti «gruppi»
contrassegnati da un numero romano:
III-Tariffe; IVMEsercizio; VMLinee filotranviarie; VIMFunicolari; VII-Vetture tranviarie;
VIII-Vetture filoviarie; IXMAutoveicoli (autobus); X-Circolazione stradale; XI M ChioschiMSaM
le d'aspetto; XII-Terreni-Fabbricati; XIIIMDepositiMOfficine; XIVMSottostazione di conversioM
ne; XVMEnergia elettrica; XVI-Materiali; XVII-Manutenzione impianti; XVIlIMPersonale;
XIX-Previdenza; XX-Banche e assicurazioni; XXIMImposte e tasse; XXII-Associazioni e
giornali; XXIII-Contributi diversi; XXIV-Dati statistici; XXV - Raccolta circolari; XXVI·
Varie; XXVIIMAutolinee in concessione a terzi; XXVIIIMLinee autobus.
- Pratiche rosse: infine dopo il 1950 i fascicoli contenenti pratiche omogenee non sono
stati più inseriti nei gruppi, ma archiviati in ordine cronologico, contrassegnati da un numero
progressivo «rosso» , per indicare che l'argomento trattato era definitivamente «chiuso» , non
più passibile di aggiunte o di prosecuzioni nel tempo.
- Pratiche verdi: altri fascicoli-sempre archiviati in ordine cronologico e contenenti
argomenti omogenei-portano invece sul dorso una numerazione progressiva «verde» per
significare che si tratta di un archivio di deposito di argomenti ancora attuali per l'azienda,
sistemati man mano nei fòndi per ragioni di spazio. Anche in questo caso si tratta del
materiale più eterogeneo, riguardante l'amministrazione della Società, racchiuso in circa un
migliaio di fascicoli.
,L'Archivio generale costituisce senza dubbio la prima fonte di ricerca per qualsiasi
argomento inerente l'UITE, anche se trattato in particolare nella documentazione contenuta
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Elisabetta Capelli - Mauro Pedemonte
Archivio storico della Unione Italiana Tramways Elettrici
in una serie specifica. Si spazia dalle lotte sindacali, agli aspetti normativi ed istituzionali del
servizio. Per non parlare del «ruolm> della Società nella città e nello sviluppo metropolitano,
con l'analisi dell'utenza potenziale e dello sviluppo urbanistico ed economico dell'area
genovese; la risposta della UITE con l'istituzione di linee, frequenze, tariffe e, di riflesso, sul
suo operato, le politiche degli enti locali e dello Stato.
L'UITE si sviluppa con la città, Genova cresce e si adegua alle esigenze del traffico;
l'analisi spazia dalla realizzazione delle prime strade (via Montaldo, zona Albaro-Sturla)
aperte o modificate, per far posto al tramway, alle più recenti infrastrutture, quali la
sopraelevata; dai primi studi, compiuti ai primi del '900 per dotare la città di una rete di
ferrovie metropolitane, alle modificazioni che tale progetto è andato assumendo negli anni,
fino a concretizzarsi nell'odierna realizzazione di una rete di metropolitana leggera.
Accanto, vi è materiale bastante per studiare l'«indotto» di un'azienda di pubblico
trasporto, e cioè, nel periodo 1895-1965, gli approvvigionamenti dell'VITE (materiale fisso,
materiale rotabile, utensili e attrezzi, vestiario), la dinamica, i prezzi, il ruolo dell'industria
nazionale e di quella estera.
Le stesse ricerche per analisi tecniche, riguardanti lo sviluppo della rete e l'evoluzione dei
mezzi di trasporto, devono rifarsi, nonostante la documentazione contenuta nel fondo tecnico
specifico, a pratiche e documenti contenuti nell'archivio generale.
depositi, officine), a cominciare da fotografie che risalgono al 1895, aI}.llo in cui l'attuale sede
sociale in via Montaldo era ancora appannaggio della Società di ferrovie elettriche e funicolari
e della Società anonima dei tramways orientali, e proseguendo nel tempo, accompagnati dai
reperti fotografici, è possibile documentarsi sulle trasformazioni che la medesima sede ha
subito, oppure assistere alla nascita dell'Officina grandi riparazioni Guglielmetti, rivedere
vecchi depositi, come quelli di Prato e di Nervi o assistere ai lavori di costruzione di moderne
rimesse, operati negli anni Sessanta, all'epoca della trasformazione del parco tranviario in
automobilistico come la rimessa di Sampierdarena o quella di Cornigliano. Non manca la
documentazione dei danni inferti agli stabili _dai bombardamenti subiti _dalla città durante la
seconda guerra mondiale. Compaiono accanto ai mezzi di trasporto vecchie strutture della
città costruite per permettere il passaggio al tramway (il tunnel di San Benigno, la galleria di
Certosa, il tunnel elicoidale di Sant'Ugo) fino alle più moderne infrastrutture come la
sopraelevata, ripresa in tutte le fasi del suo sviluppo, fino alla inaugurazione. Il personale
della VITE appare nelle prime foto ricordo scattate all'epoca della inaugurazione di nuove
linee tranviarie alla fine dell'80D, o in occasione di foto di gruppo scattate intorno a nuovi
prototipi di vetture (tramways, autobus). L'aspetto «lavoro» viene immortalato con le foto
del personale ripreso nelle diverse mansioni (cocchiere, conduttore, bigliettario, donne
bigliettario, raschino, pulitore, operaio, guardiano, impiegato, dirigente), come pure sono
riprese le diverse tappe della vita aziendale (premiazioni, inaugurazioni, cerimonie)
662
.
Alcuni echi della gestione del pubblico trasporto vèngono ripresi dalla
stampa, soprattutto quando la gestione riguarda grosse decisioni a livello di politica dei
trasporti fino a toccare i servizi nei dettagli e il disservizio lamentato dagli utenti. L'azienda
possiede a questo proposito un centinaio di registri dove sono stati raccolti nel tempo, ad
iniziare dal 1937, articoli tratti da giornali nazionali e cittadini, concernenti vari aspetti del
Ritagli stampa.
pubblico trasporto.
Riviste.
È stata pure eseguita una inventariazione delle raccolte di riviste esistenti che
- opportunamente riordinate e rilegate andranno a far parte della biblioteca dell'Archivio
-
-
storico.
Si tratta
di raccolte che riguardano pubblicazioni eminentemente teniche quali: «Tra�
sporti Pubblici», «Ingegneria elettrotecnica», «Ingegneria Meccanica�), «L'autolinea» , «Tra­
sporti Macchine», «FIeet Ownen�, «The Transport Journal», «Passenger Transporb�, «Elet*
trotecnica», «Revue de l'Association Française des Amis des Chemins de Fem, «Bus and
Coach»; oppure inerenti l'amministrazione o la gestione del pubblico trasporto, quali:
«L'Impresa Pubblica», «Politica dei Trasporti», «Municipalizzazione», «Notiziario Feder­
trasporti», ed altre ancora contenenti dati statistici del Comune di Genova o notizie e articoli
sulla città, pubblicati dalla rivista «Genova». Queste riviste, tranne alcuni reperti che
risalgono ai primi anni del '900, sono raccolte, pressoché senza interruzioni, ad iniziare dagli
anni Cinquanta.
Archivio fotografico.
Nel riordinamento della documentazione e dei fascicoli sono
estrapolate tutte le fotografie allegate. Esse, assieme ad altre già esistenti in raccolte,
cedute da privati, o frutto di alcune prime ricerche effettuate dall'Archivio storico, vengono a
documentare visivamente la storia della Società UITE e delle altre Società che l'hanno
preceduta, soprattutto per quanto riguarda l'evoluzione tecnica dei mezzi di trasporto:
compaiono prototipi di omnibus a cavalli, omnibus su rotaie, i primi tramways elettrici, le
vetture Castegini, le vetture '900 tipo Genova, filobus; gli autobus, dalle gloriose vetture degli
-
state
anni Venti-alcuni ancora con ruote piene-ai più sofisticati modelli che circolano a Genova
negli anni Sessanta; la funicolare del Righi e la funicolare Sant'Anna nella loro versione con le
vetture
più vetuste (per la funicolare Sant'Anna si tratta ancora di vetture con trazione ad
di Granarolo, gli ascensori. Numerose fotografie
acqua) a quelle più moderne; la tranvia
illustrano pure la loro vita nel tessuto urbano della città (traffico, inaugurazione nuove linee,
soppressioni del servizio tranviario, bombardamenti, incidenti, servizi particolari offerti in
periodi
di emergenza).
può seguire l'iter che hanno compiuto gli impianti aziendali (sede sociale,
Come pure si
.
-
ELISABETTA CAPELLI
-
MAURO
PEDEMONTE
Azienda Municipa/kzata Trosporti Genova
664
Elisabetta Capelli - Mauro Pedemonte
APPENDICE l
Titolo e contenuto
Serie
QUADRO SINTETICO DELL'ARcHIVIO UITE
Titolo e contenuto
Serie
Date
Verbali consiglio amministrazione
Verbali comitato amministrazione
Verbali comitato esecutivo
Verbali assemblee generali azionisti
Verbali del collegio dei sindaci
Bilanci VITE e allegati
10
Bilanci Soc. An. Tramways Orientali
Numero
unità
archivistiche
Epurazione
11
Libri dei soci
Convenzioni
Liquidazione VITE
Finanziamenti - Mutui
Libri inventario
2
Collaudi
1926-1965
65
13
Dati statistici esercizio
1938-1943
1955-1959
25
14
Azienda Autonoma Autobus
Funicolari
Atti Azienda Autonoma Autobus
Atti UITE
30
Verbali commissione amministratrice
1897-1901
1897-1901
1925-1937
Protocolli - Copialettere
1897-1965
1944-1965
1877-1923
1964-1972
1895-1965
1928-1972
230
15
Ritagli stampa
1937-1965
110
16
Libri matricola e
Foglt matricolari
1936-1965
1895-1965
13
10.000
17
Fascicoli individuah" Cassa soccorso
1926-1965
6.000
18
Libri paga
1899-1965
1.200
19
Archivio tecnico
1890-1965
1 .000
Disegni tecnici
Disegni tetnici
1877-1895
(160 raccoglitori)
(400 rotoli)
Relazioni e corrispondenza
Atti Società Ferrovie Elettriche e
Atti Soc. An. Tramways Orientali
1922-1965
12
Atti Compagnia Generale Francese dei
Tramways
(450
raccoglitori)
1890-1901
1890-1901
1925-1934
1895-1965
APPENDICE
3
Protocollo partenza
1924-1%5
100
ESEMPI DI Sq-lEDE DI INVENTARIAZIONE SOMMARIA
4
Protocollo arrivo
1924-1965
160
a) Fondo archivistivo: Direzione e amministrazione
5
Copialettere
1895-1965
740
Numero d'origine
6
Ordini di servizio
7
Pratiche archivio generale
Soc. Ferrovie Elettriche e Funicolari
Soc. An. Tramways Orientali
Azienda Autonoma Autobus
Ferrovia Genova - Casella
UITE
8
1893-1901
1894-1901
1925-1935
1950
1895-1965
Soc. An. Tramways Orientali
UITE
Risultati economici VITE
Copialettere personale
Gruppo
Data inizio
Data fine
882
341
29/111898
30/12/1901
Titolo
Contratto di divisione e di assunzione tra la Società Ferrovie Elettriche e Funicolari
30/12/1901 e la UITE
Sintesi
120
1895-1901
1895-1901
1895-1965
1937-1949
1934-1960
Numero di
2
inventario
65
2.500
Libri mostri - Libri giornale
Soc. Ferrovie Elettriche e Funicolari
9
1897-1965
20
80
Cassa soccorso
corrispondenza
1895-1965
1909-1949
1950-1958
1895-1972
1918-1972
1895-1965
Contratti
Numero
unità
archivistiche
Verbali. commissione amministratrice e
Copialettere (presidente - Amministratore delegato - Direttore)
1937-1945
1945-1950
Antifascismo
Bilanci Società Ferrovie Elettriche e
funicolari
Date
Licenziamenti per motivi politici
393
Direzione e amministrazione
665
Archivio storico della Unione Italiana Tramways Elettrici
- Convenzione tra �l Comune di Sampierdarena e la VITE per il passaggio delle concessioni
cedute dalla C.G.F�dei Tramways alla VITE
- Bilancio F.E. e F.
1901
- 29/111898
- Descrizione dei beni immobili, valori e contanti in dettaglio
- Assunzione di concessioni, d'occupazioni di sedi stradali e di esercizio di tranvie e ferrovie
145
(1901)
Elisabetta Capelli - Mauro Pedemonte
666
Archivio storico della Unione Italiana Tramways Elettrici
b) Fondo archivistico: Direzione e amministrazione
Numero d'origine
Numero di
inventario
Gruppo
52
667
d) Fondo archivistico: Direzione e amministrazione
Data inizio
Data fine
16/1111895
27/6/1901
Numero d'origine
42
G
Numero di
inventario
Gruppo
364
Data inizio
Data fine
6111/1964
10/211967
Titolo
Titolo
Cessione VITE al Comune di Genova-- Collegio arbitratori
Verbali delle Assemblee generali degli azionisti (ordinarie e straordinarie)
Sintesi
Sintesi
-
Bilanci 1896-1900
Retribuzioni dei dirigenti
Modifiche Statuto Sociale (Zurigo 1897)
Riparto utili
Aumento capitale sociale
c) Fondo archivistico: Direzione e amministrazione
Numero d'origine
19
fase. l
Numero di
inventario
Gruppo
Data inizio
Data fine
412/1946
2117/1965
304
- Deliberazioni del Comune sulla Commissione di arbitraggio (proroghe, anticipazioni di acconti, compenso), 1965-67
- Corrispondenza con gli arbitratoti
- Controversie con gli azionisti privati
- Determinazione del valore della UITE al 31/12/1963 (dettaglio)
- Resoconti riunioni Collegio arbitratore UITE-COMUNE
- Compensi arbitratori, 1966
- Elenco onere e spese liquidazione UITE
- Conferimento beni ex azienda DITE alla AMT (consegna atti originali di acquisto delle
"proprietà immobiliari), 1967
- Analisi e valutazioni dei liquidatori del patrimonio e di tutte le attività della UITE ceduti
al comune
- Relazione degli arbitratori circa la determinazione del prezzo di cessione dell'azienda UI­
TE al Comune di Genova (l i l pagg,).
e) Fondo archivistico: Direzione e amministrazione
Titolo
Numero d'origine
Numero di
inventario
42 H
365
Finanziamento dello Stato alle Aziende ferrotranviarie
Sintesi
- Circolari della «Associazione per i trasporti terrestri e la navigazione interna», della «Fe­
derazione Nazionale aziende municipalizzate di Trasporto (FEDERTRAM) per i finanzia­
menti del Ministro dei Trasporti dei veicoli e impianti distrutti durante la guerra.
- Dati inviati dalla UITE:
Consistenza efficienza del materiale mobile in dotazione al l o novembre 1947
Elenco del materiale rotabile distrutto - asportato - confiscato - requisito o danneggiato
per fatti di guerra
Consistenza al l o novembre 1947 degli impianti fissi ed elenco di quelli distrutti e danneg­
giati e non ancora riparati
Notizie generali sull'azienda e sull'esercizio
- Gazzetta Ufficiale
- Relazione sul programma di ammodernamento e potenziamento dei servizi autofilotranviari da attuarsi nel triennio 1953-1955
- Rassegna stampa della Confederazione della municipalizzazione «Conferenza stampa sui
trasporti urbani 1517/1965)},
Gruppo
Data inizio
Data fine
1/6/1965
19/1/1973
Titolo
Liquidazione Società UITE
Sintesi
- Criteri per la contabilizzazione delle operazioni UITE dal 1/1/1965 (inventari)
- Verbale di consegna dell'azienda UITE al Comune di Genova (15/9/1965). Allegati: stato
patrimoniale al 31/5/1965; rendiconto di gestione effettuata dall'azienda per mandato del
Comune dal 111/65 a1 3115/65; elenco libri, documenti e registri della UITE (gestione per
conto del Comune e gestione UITE in liquidazione; relazione relativa agli accertamenti ef­
fettuati in contraddittorio con i liquidatori).
- Elenco beni immobili (mappe catastali), 1965
- Verbale di accordo sindacale per il personale dipendente, 1969
- Corrispondenza con il Comune
- Rimanenze carburante e oli minerali (dettaglio)
- Rilevazioni contatori energia elettrica
- Pareri legali sulla determinazione del compenso ai liquidatori
Archivio storico della Unione Italiana Tramways Elettrici
Elisabetta Capelli - Mauro Pedemonte
668
APPENDICE 3
669
Fanno parte del Comitato scientifico membri esterni ed interni aU'Azienda con le attribu­
zioni che seguono.
Quali membri esterni, vengono nominate dalla Commissione amministratrice, persone che
ARCHIVIO STORICO AMT-STATUTO
Art. 1
- Istituzione
L'Azienda Municipalizzata Trasporti ha istituito, con decisione della Commissione am­
ministratrice del 1517/1980, ai sensi del d.p.r. 30 settembre 1963, n. 1409, una Sezione separa­
ta d'archivio, per la gestione dei documenti relativi ad affari esauriti da oltre 40 anni, con la
abbiano dimostrato interesse ai problemi storici e tecnici del trasporto.
All'interno dell' Azienda vengono nominati:
- il direttore generale o dirigente da lui delegato;
- un membro della Commissione amministratrice, preposto a tali problematiche, in qualità
di coordinatore;
- il capo dell'Ufficio documentazione e ricerche storiche, in qualità di segretario.
denominazione di Archivio storico AMT.
Art. 7
Art. 2
- Sede
L'Archivio storico ha sede in Genova, presso l'Azienda Municipalizzata Trasporti, via
Montaldo, 2.
- Convocazione del Comitato scientifico
Il Comitato scientifico si riunisce in seduta ordinaria, di regola, almeno 2 volte all'anno
e straordinariamente ogni qualvolta sia ritenuto necessario dal presidente, o su richiesta di al­
meno due membri.
Le riunioni si terranno presso la sede deU'AMT o presso altra sede indicata nella convo­
Art. 3 -
Scopi
L'Archivio storico si prefigge di:
a) provvedere alla conservazione e alla catalogazione del materiale storico esistente in Azienda;
b) promuovere iniziative per individuare e catalogare la documentazione esistente presso
altri enti, istituzioni o aziende;
c) consentire la consultazione dei documenti agli studiosi che ne facciano richiesta;
d) favorire la funzione didattica e di ricerca di tale materiale;
e) collaborare coi Servizi aziendali perché la conservazione della documentazione storica
cazione.
Per gli avvisi della riunione si osserverà almeno la decorrenza di un mese, indicando per
iscritto la data, l'ora e il luogo della riunione. il contenuto dell'OdG, richiedendo un rapido
riscontro alla data proposta. In caso di urgenza la notificazione può essere fatta con i mezzi
ritenuti più opportuni.
Per la validità delle sedute occorre la presenza della maggioranza dei membri compreso
il presidente. Il Comitato scientifico decide a maggioranza assoluta di voti dei presenti. In ca­
so di parità di voti prevale quello del presidente.
I verbali saranno trascritti su apposito registro e firmati dal presidente e dal segretario.
non sia fine a se stessa ma diventi strumento di studio e di riflessione per il presente: ed il futu­
Art. 8 -
ro dell'Azienda;
f) collaborare con altre aziende o enti per sostenere analoghe realizzazioni finalizzate alla
crescita civile e culturale dei cittadini;
I compiti per l'organizzazione e la gestione dell'Archivio storico, la realizzazione degli
scopi prefissati e di volta in volta individuati dal Comitato scientifico, sono di competenza
g) costituire un Museo storico;
h) mantenere un costante rapporto con la Sovrintendenza archivistica.
Art.
Compiti operativi
4 - Patrimonio storico
Il patrimonio storico in possesso dell'AMT è suddiviso nelle seguenti sezioni:
documenti
del Comitato operativo.
Esso è composto da personale interno all'Azienda - per un massimo di 6 membri - qua­
lificato nel settore delle relazioni interne ed esterne, o nei settori tecnici necessari per la realiz­
zazione delle finalità operative.
Membri del Comitato scientifico, per impegni precisi assunti, possono essere inseriti nelle
attività del Comitato operativo.
Il Comitato operativo elegge un segretario. Le riunioni si svolgono in media una volta
al mese, salvo urgenti necessità.
- fotografie
disegni
reperti (vetture, parti meccaniche, strumenti di lavoro).
Art.
l verbali vengono trascritti in apposito libro e firmati dal coordinatore e dal segretario.
Art. 9
5 - Organi dell'Archivio storico
Gli organi dell'Archivio storico sono:
il Comitato scientifico
-
Il presidente del Comitato scientifico
Il presidente è scelto fra le persone che abbiano svolto nel campo delle discipline storiche
attività di ricerca e di insegnamento.
Il presidente viene eletto dalla Commissione amministratrice aziendale.
- il Comitato operativo
Art. 6
Art. l O
- Comitato Scientifico
Il Comitato scientifico è composto dal presidente e da un massimo di 7 membri effettivi
che durano in carica fino alla scadenza del mandato della Commissione amministratrice.
Essi sono rieleggibili. Il mandato è a titolo gratuito.
Il vice presidente è scelto dalla Commissione amministratrice fra i membri del Comitato
scientifico.
Collabora col presidente nel seguire e coordinare le attività dell'Archivio storico.
In caso di dimissioni o di impossibilità ad espletare il mandato da parte di qualche com­
Art. 1 1
ponente, la Commissione amministratrice provvede alla sostituzione entro un mese.
Il Comitato scientifico ha tutti i poteri per impostare le linee di attività, definire i pro­
grammi di ricerca e di studio, individuare le iniziative rivolte all'esterno.
- Il vice presidente
- Il coordinatore
Si tratta dell'Amministratore cui è demandata particolare cura a seguire i problemi di ri­
cerca storica.
670
Elisabetta Capelli - Mauro Pedemonte
Ha il compito di fare da tramite fra le decisioni assunte dal Comitato scientifico e l'impo­
stazione pratica che ne consegue, organizzata dal Comitato operativo.
Il coordinatore deve essere sempre presente alle riunioni del Comitato operativo.
LA SEZIONE STORICA DELLA BANCA D'ITALIA.
Art 12 - L'ufficio documentazione e ricerche storiche
.
REALIZZAZIONI E PROSPETTIVE *
Si tratta dell'Ufficio aziendale cui la Commissione amministratrice con decisione del
3/6/1981 ha demandato il compito, fra gli altri, di organizzare e gestire l'attività dell'Archivio
storico nel suo complesso.
Solo dopo la metà degli anni Sessanta, tralasciando sporadici inter­
Art 13
.
-
Finanziamenti
Viene previsto un budget nel bilancio dell' AMT, sez. Affari generali.
Genova. 14 gennaio 1982
venti di riordinamento e sistemazione curati nel secondo decennio del
secolo, la Banca d'Italia ha avvertito l'esigenza di superare l'improprio
assetto in cui da tempo versava il proprio patrimonio archivistico per la
mancanza di una organica « politica degli archivi» .
A questo rinnovato interesse per le testimonianze delle vicende econo­
miche del nostro paese e del ruolo svolto dalla Banca concorrevano i coevi
orientamenti della ricerca storica in ambiente sia interno all'Istituto che
esterno, mentre il quadro istituzionale veniva proprio allora opportuna­
mente completato con l'emanazione della vigente legislazione archivistica
che impone, tra l'altro, agli enti pubblici l 'obbligo di costituire, nell'ambi­
to del proprio archivio, una sezione nella quale raccogliere i documenti di
più antica data, da mettere a disposizione anche di terzi interessati a
consultarli.
l . Costituzione della Sezione storica e fondi di maggior rilievo.
- Al
momento in cui si è intrapresa l'attuazione del progettato programma
inteso a creare la Sezione e.sistevano, sparsi in vari depositi dell' ammini­
strazione centrale della Banca e in stabili esterni, pure di proprietà
dell'Istituto, grosse quantità non ordinate di pratiche dal disparato conte­
nuto, la cui sopravvivenza era del tutto casuale - come dimostrano i
«vuoti» accertati in varie serie di documenti di rilevante interesse culturale
- e solo di rado appariva frutto di una scelta ragionata in cui un'ottica
strettamente aziendale faceva premio su qualsivoglia altro aspetto.
Con impegno ingrato, anche per lo stato delle carte, vennero effettua­
te a cura di personale munito del previsto diploma in archivistica, paleo­
grafia e diplomatica la cernita e l'enucleazione delle pratiche da immettere
nella Sezione storica, e di poi l'inventariazione dei documenti in appositi
repertori secondo criteri rispondenti ai dettami della dottrina archivistica,
adottando quelle modalità di selezione che ancora oggi si seguono una
volta maturati i termini di conservazione previsti per i vari tipi di carte, con
riguardo alle esigenze operative e alle eventuali istanze di tipo legale prima
dell'immissione delle carte medesime nella Sezione storica.
Non sono mancate acquisizioni dall'esterno, particolarmente signifi* Testo della comunicazione presentata al Convegno Beni Culturali, ricerca storica e
impresa,
organizzato dalla società Ansaldo, Genova, 11 giugno 1982.
Sergio Marzano - Benedetto Valente
La sezione storica della Banca d'Italia
cative per le rilevanti dimensioni del complesso e l'elevato interesse dei
documenti legati all'opera di due eminenti personalità: il fondo Beneduce,
che il nostro Istituto ha inserito nella Sezione alla fine degli anni Sessanta e
il fondo de' Stefani, attualmente in corso di riordinamento e inventariazio­
ne, recepito agli inizi del corrente anno (1982).
La Sezione è articolata in fondi, costituiti da insiemi di pratiche tra
loro legate o da vincoli di omogeneità funzionale (come si verifica nella
quasi totalità dei casi) ovvero da nessi istituzionali (archivi personali), che
abbracciano materie a volte alquanto diversificate.
Nonostante che le funzioni svolte dalla Banca d'Italia sino alla metà
degli anni '30 non avessero l'attuale ampiezza, alcuni fondi della Sezione
rappresentano oggi una fonte di prim'ordine per lo studio di vicende
economiche che hanno caratterizzato la nascita dello Stato industriale
italiano, anche in dipendenza della rarità e del carattere spesso inedito e
quasi sempre specialistico delle informazioni da essi desumibili, informa­
zioni che integrano, arricchiscono o confermano la conoscenza di dati e
situazioni tuttora all'attenzione della storiografia contemporanea.
Dei fondi che a questo riguardo presentano maggior interesse si
traccia di seguito un breve profilo.
Fondo Liquidazioni: inerisce, tra l'altro, all'amministrazione delle
attività che, all'epoca della costituzione della Banca d'Italia, rappresenta­
vano immobilizzazioni tecniche e all'amministrazione e liquidazione delle
sofferenze derivanti da operazioni ordinarie con altre banche o direttamen­
te con imprese verso la fine dell'800. Tale fondo non solo offre un ampio
panorama sulle crisi bancarie (fallimenti di banche ed istituti di credito
mobiliare) della fine del secolo scorso e di riflesso su taluni aspetti di
stampo socio-politico (es. quantificazione delle rendite fondiarie, urbaniz­
zazione ecc.), ma costituisce anche un insostituibile supporto di studio per
il fatto che allo stato non risultano esistere relativamente allo stesso
periodo fonti più omogenee e più complete di questa. Inoltre, nel momento
attuale in cui l'istanza storiografica sembra privilegiare le ricerche di
interesse locale, questo fondo per la sua struttura appare in grado di
soddisfare anche tale tipo di richieste.
Fondo Sconti ed Anticipazioni: analogamente al precedente, rispetto
al quale ha una collocazione cronologica di poco posteriore, riflette le
operazioni attive della Banca, per cui si presta ad essere supporto per
ricercatori interessati alla ricostruzione dello sviluppo economico italiano
nel primo quarantennio del ventesimo secolo.
Fondo Beneduce: acquisito alla Sezione nel 1968-1969, integra ed in
alcuni casi surroga i fondi della Banca. La quantità delle cariche concentra­
te nella persona di Alberto Beneduce rende questo archivio estremamente
prezioso soprattutto per la sua idoneità a consentire la ricostruzione dei
maggiori processi decisionali in materia finanziaria ed economica di tutto il
ventennio fascista.
Fondo de' Stefani: immesso nella Sezione all'inizio del 1982, contri-
buisce ad accrescerne le capacità documentali e ,consente anche, senza
influire sulle caratteristiche specialistiche della stessa, di approfondire le
motivazioni dell'opera svolta dall'eminente personalità, oltre che nel
campo della ricerca economica, anche nell'ambito politico durante l'intero
arco della sua vita pubblica (1914-1968) sia in veste di protagonista, nel
periodo ministeriale, sia in qualità di autorevole consigliere nei tempi
successivi.
In conformità anche alle previsioni del regolamento dell'Archivio
centrale della Banca d'Italia, approvato dal ministero per i Beni culturali e
ambientali, alla Sezione storica dovrà affluire in tempi molto prossimi
quella parte dell'archivio dei membri del direttorio dell'Istituto che contie­
ne le carte sinora non consultate - ma già riordinate e inventariate - di
più remota data fino al 1930 (ne risulteranno pertanto esclusi i documenti
dell'ultimo cinquantennio) mentre si colloca un po' più lontana nel tempo
- anche per le imprescindibili operazioni di cernita, riordinamento e,
quando del caso, di restauro delle carte - la prevista acquisizione degli atti
relativi all'esercizio della funzione di vigilanza bancaria.
672
673
2. La metodologia di gestione della Sezione storica. - Tra i profili di
metodologia gestionale va ricordata l'opera di riordinamento e sistemazio­
ne dei documenti, avviata a suo tempo, ricostruendo - sulla base degli
organigrammi dell'Istituto reperiti in archivio e posti in successione crono­
logica - le funzioni che la Banca d'Italia, nel suo insieme e nelle sue
'articolazioni operative, ha svolto nel corso del tempo. La successiva cernita
ed aggregazione delle carte, condotta lungo il filo di tale ricostruzione, ha
reso possibile innanzi tutto restituire un volto del tutto soddisfacente ai
fondi che non risultavano aver subito interventi epurativi sostanziali
(Banca Geisser, Compagnia Fondiaria, Consorzio Esquilino I ), e di poi
assicurare anche ai fondi conservati meno bene una sistemazione coerente
con le funzioni svolte nel tempo dall'unità operativa dalla quale proveniva
il corrispondente carteggio.
Un altro delicato compito assolto dalla Sezione riguarda la compila­
zione di schede e repertori relativi ai documenti conservati in ciascun
fondo, non solo in ottemperanza ad una specifica previsione della legge
archivistica, ma anche per poter proficuamente orientare la consultazione
del materiale d'archivio da parte dei ricercatori interessati.
Per questo tipo di attività, ancora oggi svolta con mezzi tradizionali, è
già previsto l'impiego di apparecchiature elettroniche in grado non solo di
snellire il lavoro di inventariazione ma anche di offrire vari benefici, quali
una maggior analiticità dei rapporti - a conferma di esperienze già fatte in
passato - ed una consistente abbreviazione dei tempi di individuazione dei
documenti da consultare.
l Trattasi di carteggi, provenienti dal cessato Servizio liquidazioni della Banca, relativi
ad immobilizzi tecnici contratti con gli enti citati.
674
Sergio Marzano · Benedetto Valente
La sezione storica della Banca d'Italia
Data la loro particolarità, può essere utile accennare ai criteri operati­
dell' Archivio centrale della Banca d'Italia ci consente di veder ormai
vi seguiti per la riorganizzazione del fondo Beneduce e del fondo Introna.
superata l'indispensabile fase di riassetto amministrativo del settore, e si
Il primo è un vero e proprio archivio personale di grandi dimensioni, al
configura come solida premessa per tradurre in atto il fine chiaramente
quale non è sembrato fruttuoso, oltre che scevro da rischi, applicare un
espresso dalla relazione al d.p.L 30 set!. 1963, n. 1409, secondo il quale « la
metodo analogo a quello seguito per gli atti costituiti dalle unità operative,
funzione della conservazione non si esaurisce in' una materiale custodia, ma
realizzando un quadro delle cariche ricoperte da Beneduce e collegando
implica un complesso lavoro di ricerca, ordinamento, inventariazione,
alle stesse i vari documenti. A questo tipo di riordinamento, che avrebbe
illustrazione, ecc., che mira a fare degli archivi istituzioni concretamente al
richiesto l'impiego di specialisti per un periodo di tempo piuttosto lungo e
servizio della scienza storica».
sarebbe stato inevitabilmente assai complicato, si è preferito un altro
In questa ottica l'Istituto tende ad una maggiore valorizzazione della
genere di intervento, procedendo dapprima ad un inventario manuale con
propria Sezione storica, in armonia anche con le chiare finalità di questo
il quale identificare, in una sorta di quadro sinottico, le partizioni degli atti
convegno, sostanzialmente attraverso due vie: a) l'arricchimento delle
(fascicolo, sotto fascicolo, ecc.) per effettuare poi la redazione di un
inventario elettronico in cui fossero esposti in rubrica i dati significativi
rilevanti (nomi principali, materie trattate). Il risultato ottenuto, ormai
sperimentato da molti ricercatori, si è rivelato soddisfacente, tanto da far
675
fonti da mettere a disposizione della ricerca storica; b) il perfezionamento
:
degli strumenti informativi, che consentono di ricomporre in ideale unità le
carte sparse in diversi fondi di archivio, a volte anche di enti diversi.
Per quanto riguarda il primo aspetto, il bisogno di seguire una linea di
ritenere superflue ulteriori elaborazioni.
accrescimento nasce, tra l'altro, dall'ésigenza di completare i carteggi
breve periodo ed è composto da una quantità limitata di atti, comprende
Sezione in quanto conservati in complessi archivistici gestiti autonoma­
Anche il complesso denominato fondo Introna 2, che abbraccia un
documenti alquanto eterogenei (dagli studi di un progetto di assegno di
stato, alla liquidazione della Banca italiana di credito e valori, liquidata
subito dopo la Banca italiana di sconto, nel 1924). In questo caso la minor
mole delle carte, rinvenute in maniera disordinata, ha consentito un
intervento particolareggiato di ricostruzione dei carteggi attraverso la
formazione di alcune serie documentarie, secondo le funzioni della Banca e
gli incarichi assolti dal titolare, e la compilazione di un inventario su
supporto magnetico.
Il quadro degli interventi gestionali può essere completato con un
breve accenno all'opera svolta per la conservazione delle carte: un'oppor­
tuna misura di salvaguardia è stata attuata fin dagli inizi degli anni '70
sottoponendo a microfilmatura tutti i documenti della Sezione allo scopo
di evitare qualsiasi rischio di usura, danno, dispersione (i ricercatori
ricevono infatti in consultazione le bobine di microfilm e non i documenti
storici con quelli che a suo tempo non è stato possibile immettere nella
mente nell'ambito dell'Istituto.
Il completamento delle fonti interne coinvolge altresi i documenti, a
volte di rilevante interesse storico locale, disponibili ncllc filiali della
Banca, la cui rilevazione e conservazione è fin dall'origine assicurata da un
sistema di epurazione diretto dal centro. Non solo, ma in una visione che
sconta il perfezionamento del servizio di documentazione, il perseguito
disegno di accrescimento è volto a realizzare le più opportune integrazioni
anche con eventuali fonti esterne all'Istituto, gestite da enti che intendano
muoversi su un piede di reciprocità.
Si è già accennato alle ormai prossime acquisizioni documentali
ottenute all'interno dell'amministrazione centrale (archivio del direttorio e
della vigilanza per il periodo anteriore all'ultimo cinquantennio); corri­
sponde alla medesima logica l'integrazione della Sezione storica con copie
di documenti, di pertinenza di dipendenze della Banca, che presentino
originali) .
aspetti interessanti per la ricerca scientifica. Verso la fine del 1981 sono
pervenute dalla Banca di Genova e dalla Banca Nazionale degli Stati Sardi,
riordinamento e la microfilmatura prima della restituzione al luogo di
Più di recente è stato invece curato il restauro delle numerose carte
che dopo una permanenza prolungatasi per decenni in armadi lignei e senza
aerazione erano state attaccate da germi patogeni; l'intervento ha consenti­
to di recuperare quasi per intero quei preziosi fondi.
3. Recenti realizzazioni e prospettive per il prossimo futuro. - L'ap­
stati acquisiti dall'archivio della nostra sede in Genova - per curarne il
provenienza - documenti attinenti a locali rappresentanze del Consorzio
per sovvenzioni su valori industriali, dell'IMI e delI'IRI riferiti alla società
Ansaldo, alla Banca italiana di sconto ed a numerose altre imprese
industriali e commerciali presenti in questa città dagli anni '20 in poi,
documenti che sembrano configurarsi come fonte alternativa e nello stesso
provazione recente, da parte dei competenti organi, del regolamento
tempo integrativa rispetto a quelle dell' Ansaldo medesima.
2 Nicolò Introna ricoprì nell'istituto le seguenti cariche: ispettore generale dal 1919 al
1928; vice direttore generale dal 1928 al 1944; commissario straordinario dal 1944 al 1945;
direttore generale dal 1945 al 1946.
recuperare quanto resta dell'archivio della Banca agricola italiana, le cui
In questo momento la Sezione risulta impegnata nel tentativo di
carte risulterebbero sparse in varie filiali del nostro Istituto.
Ma l'obiettivo di arricchire vieppiù il patrimonio storico archivistico
676
Sergio Marzano - Benedetto Valente
della Banca non può essere scisso da un parallelo affinamento degli
strumenti informativi necessari per individuare e di poi reperire pronta­
mente, tra le documentazioni disponibili, quelle che meglio si attaglino a
ciascun argomento di studio. In una visione più ampia, che tende anche a
travalicare i confini di appartenenza dei singoli archivi, si fa strada
l'esigenza di creare appropriati canali di divulgazione, presso tutti gli
ambienti interessati, della qualità e del potenziale scientifico delle risorse
documentali esistenti in Italia.
È auspicabile che ciò avvenga sulla base di un coordinamento che
preveda reciproci flussi informativi per la più approfondita e contempora­
nea conoscenza di tutte le fOllti concernenti lo stesso argomento, a
beneficio "della generalità degli studiosi.
La recente pubblicazione, da parte del ministero per i Beni culturali e
ambientali, di una Guida generale degli Archivi di Stato italiani rappresen­
ta una iniziativa oltremodo stimolante per il miglioramento degli strumenti
conoscitivi; a breve lasso di tempo questo convegno organizzato dalla
società Ansaldo, alla quale va il nostro ringraziamento, offre a noi tutti
un'insuperabile opportunità di incontro e dibattito sui problemi alla cui
soluzione sono generosamente impegnati coloro cui è affidata la conserva­
zione della «memoria storica del Paese».
SERGIO MARZANO - BENEDETTO. VALENTE
Banca d'Italia
IL FONDO MAZZONIS DELL'ARCHIVIO DI STATO DI TORINO:
L'ARCHIVIO DI UNA MANIFATTURA TESSILE
Il 6 agosto 1965 il Tribunale di Torino, in accoglimento dell'istanza
presentata dal socio accomandatario Ernesto Mazzonis, ammetteva alla
procedura di amministrazione controllata la società in accomandita sem­
plice Manifattura Mazzonis di Ernesto e C., corrente in Torino, via S.
Domenico, n. 1 1 . L'apertura dell'iter giudiziario, destinato a culminare
con la liquidazione della società, tuttora in corso, era seguito, a breve
distanza, dalla cessazione di ogni attività produttiva del gruppo Mazzonis.
Tramontava così, malinconicamente, la storia quasi secolare di una delle
più importanti industrie tessili piemontesi, specializzata nella tessitura e
nella stampa di cotonami, che comprendeva tre opifici (Bianchina alla
periferia di Torino, Pralafera e la Stamperia in Val Pellice) e che era giunta
nei momenti di massima espansione ad occupare migliaia di operai,
costituendo, anzi, l'asse portante dell'economia nelle valli valdesi. In tali
circostanze l'archivio aziendale, privato ormai di significato operativo,
sarebbe stato probabilmente disperso e distrutto se la famiglia Mazzonis,
intuendo la possibilità che esso assumesse un diverso «valore d'usQ» , non
avesse optato in favore della sua conservazione. Sensibilità culturale,
orgoglio di famiglia, la stessa amicizia che legava Ernesto Mazzonis ad
alcuni funzionari della Soprintendenza archivistica concorsero felicemente
nel determinare la donazione delle carte all'Archivio di Stato di Torino.
Per comprendere la struttura del complesso documentario, quale è
risultato dalla quotidiana attività produttiva e commerciale del gruppo
industriale, occorre, in primo luogo, tenere presente la fisionomia generale
del cotonificio Mazzonis. Quest'ultimo, pur avendo assunto, in una fase
della sua storia, il moderno assetto di una società anonima, era sempre
rimasto, nella sostanzà, un'azienda familiare, a conduzione fortemente
accentrata. I criteri informatori della gestione aziendale, più vicini alla
logica prudente del buon padre di famiglia che alle spinte efficientistiche di
un razionale apparato industriale, si riflettevano nelle modalità di conser­
vazione dell'archivio. In esso i documenti attestanti la vita dell'azienda e i
suoi rapporti con l'esterno venivano raccolti secondo criteri empirici. Ogni
documento, una volta prodotto o pervenuto, fosse esso registro contabile,
copialettere, fattura, ordinazione, andava a raggiungere le carte cui era
legato da un nesso di natura funzionale, e ciò allo scopo di facilitarne, ove
necessario, il rapido reperimento. D'altra parte, l'archivio dell'industria
era collocato nello stesso edificio che ospitava la sede legale della società:
un palazzo nobiliare settecentesco, ben lontano dai requisiti di un moderno
678
Il fondo Mazzonis detrarchivio di stato di Torino
Felicita De Negri
centro direzionale, nel quale l'angustia degli spazi incoraggiava l'affastel­
lamento delle carte che nell'ottica aziendale erano considerate meno im­
portanti.
All'atto della donazione l'archivio Mazzonis era privo di inventario e
di altri strumenti di corredo; lo stesso verbale di consegna si limitava a
registrare, con inevitabile approssimazione, l'entità numerica complessiva
delle scritture. Innegabilmente, il trasporto nei locali dell'Archivio di
Stato, avvenuto con l'ausilio di mezzi di fortuna, aveva scompaginato il
materiale documentario; tuttavia, nel corso di una prima ricognizione del
complesso archivistico è stato ancora possibile scorgere le linee fondamen­
tali dell'ordinamento originario. Una parte delle carte si presentava,
infatti, aggregata in grossi blocchi, ognuno dei quali, ad un primo esame,
risultava individuato ed unificato al suo interno da un legame operativo:
da un lato le lettere ricevute dall'azienda, che in alcuni casi erano ancora
raccolte nelle cassette originali, dall'altro i registri contabili, dall'altro
ancora gli atti societari e le scritture relative agli stabilimenti, anch'essi
riuniti in c�ssette. Più confuse, invece, la configurazione e le reciproche
connessioni dei restanti documenti, alcuni dei quali apparivano casualmen­
te giustapposti, mentre altri, come ad esempio i copialettere, già si
ponevano, in prospettiva, come elementi costitutivi di una serie. Si è quindi
deciso di procedere alla schedatura di ogni singola unità archivistica,
avendo cura di rispettare i raggruppamenti documentari che erano stati
rilevati. Nella scheda veniva annotato il soggetto produttore del documen­
to, l'oggetto dello stesso, gli estremi cronologici, le eventuali sigle classifi­
catorie e ogni altro dato di interesse archivistico.
Sin dalle prime battute, sono emersi alcuni dati relativi alla tipologia
dei documenti, che hanno trovato successiva conferma. L'archivio Mazzo­
nis comprende, da un lato, le carte prodotte dagli uffici di direzione che
avevano sede in Torino, dall'altro i documenti posti in essere dagli
stabilimenti e poi trasmessi alla direzione per essere verificati e approvati.
Mentre questi ultimi riflettono soltanto aspetti determinati della vita di
fabbrica, non è pervenuta la documentazione concernente il disbrigo di
affari di importanza fondamentale nel funzionamento di uno stabilimento
industriale, quale, ad esempio, la gestione ordinaria del personale. Tale
lacuna documentaria non è casuale, né è imputabile a consapevole volontà
di censura; al contrario, la struttura stessa del gruppo Mazzonis ha
determinato una selezione spontanea delle carte. Infatti, l'esistenza di tre
opifici industriali, costituenti un ciclo produttivo integrato ma geografica­
mente eccentrici, imponeva che al ruolo di coordinamento e di controllo
svolto dalla direzione di Torino si accompagnasse una moderata autono­
mia di funzionamento dei singoli stabilimenti. Alcuni compiti erano perciò
demandati agli organi direttivi periferici e si esaurivano nell'ambito della
potestà decisionale ad essi accordata, senza che i dirigenti torinesi fossero
sollecitati ad intervenire e senza che la documentazione relativa fosse
inviata a Torino. In conseguenza di ciò, i settori di attività la cui gestione
679
non oltrepassava i confini degli stabilimenti si riflettevano unicamente
nelle carte che gli stabilimenti stessi mantenevano in Iaea, mentre di essi
non recavano traccia le scritture conservate in via S. Domenico. Ebbene,
proprio il patrimonio documentario che esisteva presso i tre opifici non è
compreso nel fondo donato all' Archivio di Stato ed è andato probabilmen­
te disperso con la smobilitazione degli impianti.
Alle caratteristiche peculiari dell'importante industria cotoniera va
pure fatta risalire la presenza nell'archivio aziendale di carte che rinviano
agli interessi dei Mazzonis non in qualità di soci della ditta ma nella veste di
privati cittadini. La scelta di mantenere l'azienda, quanto a direzione e ad
effettiva proprietà, entro un orizzonte rigorosamente familiare si tramutò
per i Mazzonis, forse ancor più che per altre dinastie impreuditoriali, in
uno stile di vita esclusivo, in cui i due ambiti di attività, quello privato e
quello lavorativo, si sovrapponevano, fin quasi a confondersi. La costitu­
zione della società anonima Manifattura Mazzonis, nel 1905, non deve
trarre in inganno. Essa mirava, è vero, a ridurre, più efficacemente di
quanto accadesse nella precedente società iu nome collettivo Paolo Mazzo­
nis fu G.B., le responsabilità patrimoniali e personali dei soci. Tuttavia
l'atto di fondazione della società per azioni ribadiva il carattere familiar
dell'azienda, aggiungendo, onde evitare ogni dubbio, che le azioni nou
�
Correvano « verun pericolo di negoziazione in borsa» l . A suggello dell'i­
dentità fortemente individuata del gruppo industriale era posto il palazzo
in via S. Domenico, sede legale della ditta, dimora di Paolo, il fondatore
delle fortune dei Mazzonis, e centro, ancora per lunghi anni dopo la sua
morte dell� vita familiare. Anche i terreui su cui sorgevano i due più
:
.
antIchI stablhmentl, la Stamperia di Torre Pellice e la filatura, tessitura e
tintoria di Pralafera, risultavano, all'inizio del secolo, proprietà in parte
della ditta e in parte dei fratelli Mazzonis, Ettore, Cesare, Federico ed
Ernesto. E proprio alla stregua di atti che certifichino la consistenza di un
patrimonio familiare e la sua evoluzione, nell'archivio aziendale si ritrova­
no, conservati ordinatamente nella loro successione cronologica, i docu­
menti che ripercorrono le vicende degli opifici, attestando i passaggi di
proprietà dei terreni e degli stabili, le fasi costruttive di essi, le successive
modifiche. Del resto, Paolo, al culmine della sua fortunata carriera, non si
era accontentato della semplice nobilitazione, ma aveva voluto essere
insignito del titolo di barone e aveva fatto sì che, attraverso il predicato « di
Pralafera» 2, la corona baronale si radicasse in una realtà concreta, quasi
eco di antichi domini feudali. In quel modo Pralafera aveva cessato di
rappresentare soltanto un elemento costitutivo di un organismo industriale
e si era legato ndis� olubilmente al cognome e alla vita della famiglia.
!
Le carte dI pertmenza personale e familiare sono tutte, tranne qualche
�
ARCHIVIO DI STATO,D,I TORINO [�'ora innanzi �ST], Archivio Mazzonis, C l / l , b. l .
.
subalpmo, COpia dattIloscritta conservata presso l'Archivio
A. MANNO, Il patnZlato
di Stato di Torino,
sub voce.
Felicita De Negri
Il fondo Mazzonis dell'archivio di stato di Torino
rara eccezione, di tipo contabile; segno evidente che del pagamento delle
spese di famiglia si occupavano gli stessi impiegati cui era affidata la
contabilità dell'azienda. Nel campo della corrispondenza, invece, la sepa­
razione fra la sfera del privato e quella del lavoro era netta: l'archivio
Mazzorns, a differenza di altri archivi industriali 3 , conserva soltanto le
lettere, spedite o ricevute, della ditta che trattano argomenti e problemi
inerenti all'attività produttiva. Esse si sono rivelate molto utili per rico­
struire l'evoluzione societaria della Mazzonis. Prestando attenzione, in
particolare, all'intestazione della ditta mittente o destinataria delle missive,
è stato possibile distinguere quattro diverse ragiorn sociali (Gio. Frisetti e
Comp.ia, Fratelli Mazzorns e C., Paolo Mazzonis fu G .B., Marnfattura
Mazzonis), operanti in periodi successivi o concomitanti. Con l'ausilio
degli atti di società, alcuni dei quali reperibili nell'archivio dell'azienda, e
degli atti notarili si sono poi chiariti i rapporti di filiazione e di interdipen­
denza.
Della Paolo Mazzonis fu G.B. e della Marnfattura Mazzonis si è in
parte già detto. In entrambi i casi, all'origine del patto societario troviamo
due gravi lutti familiari, largamente prevedibile il primo, improvviso e
prematuro il secondo, che sollecitarono i parenti superstiti a definire i
rispettivi interessi nel campo del lavoro. Solo un breve intervallo di tempo
separò la morte di Paolo, capostipite della dinastia, dalla costituzione della
società in nome collettivo Paolo Mazzonis fu G.B. fra i figli ed eredi
Ettore, Cesare, Federico ed Ernesto 4. Più laboriosa, invece, appare la
nascita della società anortima per azioni Martifattura Mazzonis, cui però la
scomparsa dell'ancor giovane Ernesto impresse un'accelerazione decisiva.
Al mutamento della formula societaria i fratelli Mazzonis pensavano già
da tempo, non sfuggendo loro né l'analoga tendenza manifestatasi in
aziende consimili, né le mutate e crescenti difficoltà connesse all'attività
imprenditoriale. L'imprevisto squilibrio che l'ingresso dei figli ancora
minorenni di Ernesto 5 introdusse nel gruppo proprietario valse tuttavia a
rompere ogni indugio. L'eco delle discussiorn familiari sul futuro dell'a­
zienda giunge fino a noi con immediatezza, attraverso la lettura degli atti
costitutivi della società. « Nel funzionamento di una società anonima - vi
si legge fra l'altro - viene a stabilirsi una gerarchia di poteri e di attitudini
nella quale si può fare posto ad un numero considerevole di persone . . .
senza gli inconvernenti troppo ovvi che si avrebbero fra altrettanti soci in
nome collettivo tutti eguali nei doveri come nei diritti» 6. Inoltre il
frazionamento del capitale sociale in azioni consentiva di preparare <d
mezzi per l'eventuale realizzazione pronta e facile della quota di interessen-
za di alcuno dei soci», nel caso in cui - evento questo certo non auspicato
dai fondatori della nuova società, ma che pure era necessario considerare
- si martifestassero defezioni dalla compagine aziendale. Volontà di
tenere il passo con i tempi, dunque, e lungimirante previsione degli eventi
probabili della famiglia; l'una e l'altra, tuttavia, non escludevano nei
successori di Paolo l'attaccamento alla tradizione; contestuale alla costitu­
zione della società anonima era, infatti, la decisione di mantenere in vita la
vecchia ditta di famiglia, la Paolo Mazzonis, onde evitare <<io spreco di un
nome . . . che forma il vanto - così si esprimeva il notaio rogante - dei
signori Mazzonis» 7. Da quel momento, perciò, essa operò in parallelismo
con la Martifattura, risultando intestataria del cotornficio Bianchina, uno
dei tre opifici dei quali era stata fino al 1905 proprietaria esclusiva. Gli altri
due stabilimenti (Pralafera e Stamperia) vennero invece scorporati in
favore dell'anonima.
Allorché, con evidente orgoglio, i Mazzorns sottolineavano la tradi­
zione e il credito della Paolo Mazzonis, non esageravano, in verità, né
l'antichità né la buona fama della ditta. Le origini di essa risalivano
indietro nel tempo, fino al 1845, anno in cui il futuro imprenditore Paolo
Mazzorns costituì «una società in nome collettivo per il commercio dei
cotoni, lini e lane in Torino» 8 con Pietro Rosso e Giovanni Frisetti, per i
quali aveva già lavorato nella veste di commesso e di viaggiatore di
commercio. Il patto societario, sotto la ragione sociale Gio. Frisetti e
Comp.ia, venne rinnovato alla sua prima scadenza, nel 1852, e successiva­
mente nel 1856. In questa data, però, prese posto accanto ai vecchi soci
anche Federico 9, fratello di Paolo. Dopo soli due anni Paolo e Federico
divennero i titolari di una società in nome collettivo, la F.lli Mazzonis e
Comp.ia, che sorgeva sul tronco della ditta Frisetti, ereditandone i beni e
l'attività lO . Frisetti e Rosso rimasero soci ed anzi il primo dei due, pur
lasciando al più giovane Paolo la direzione effettiva, deteneva la maggio­
ranza del capitale sociale. Di lì a poco, morto Federico Mazzonis, la società
fu disciolta. Rosso e gli eredi di Federico preferirono essere immediata­
mente liquidati, senza attendere il compimento dell'iter procedurale; que­
st'ultimo continuò quindi per i soli Frisetti e Paolo, fra i quali furono divisi
i beni societari I l .
Nel frattempo un passo decisivo sulla via della trasformazione del
vecchio negozio di filati e tessuti in una impresa industriale era stato
compiuto. In realtà, già la ditta Frisetti non si limitava a vendere i prodotti
finiti in Torino e nel Piemonte, ma si preoccupava altresì di somministrare
la materia prima a lavoranti a domicilio o a piccoli artigiani disseminati
680
3 Possiamo ricordare ad esempio l'archivio dell'azienda tessile lombarda F.lli Caprotti,
studiata di recente dal Romano, cfr. R. ROMANO, I Caprotti, Milano 1980.
4 AST, Tribunale di Torino, Atti società, 1885, voI. III, p. 2.
5 Ibid., 1905, voI. IV, p. 1 .
6 AST, Archivio Mazzonis, C III, b . l .
7
8
9
lO
Il
Ibidem.
AST, Tribunale di Torino, Atti società, 1843-1845, p. 220.
Ibid 1856. p. 200.
Ibid., 1862, p. 301.
AST, Notai Torino, 2 0 versamento, F. A/basto, 1864, voI. I, p. 245.
.•
681
Felicita De Negri
Il fondo Mazzonis delrarchivio di stato di Torino
nella provincia torinese e a farli lavorare per proprio conto. Ciononostan­
te, il salto di qualità si produsse quando la Fratelli Mazzonis diede inizio
alla costruzione di un opificio industriale nei pressi di San Germano
Chisone 12. All'atto della spartizione del capitale sociale, esso, con annessi
«beni e ragioni d'acqua», venne assegnato a Paolo, che consolidò nella
ditta Paolo Mazzonis fu Giovanni Battista la precedente società (1864) 13.
Nello stesso anno la filanda, nonostante le gravi difficoltà del mercato
internazionale, cominciò a funzionare.
Successivamente gli interessi di Paolo si spostarono verso la Val
Pellice che presentava, rispetto al primitivo insediamento industriale, i
vantaggi di un più facile collegamento con Torino, uniti alla larga disponi­
bilità di energia idraulica e di manodopera. L'incendio della filatura di San
Germano, nel 1 892, avrebbe favorito la sua vendita e quindi il definitivo
disimpegno dei Mazzonis da quella zona 14. In Val Pellice, Paolo, anziché
costruire ex novo uno stabilimento, preferì comprare i principali opifici già
esistenti (la . stamperia di Federico Mylius, situata in Torre Pellice 15 e la
filatura e tessitura di cotone Malan, localizzata nel comune di Luserna Sau
Giovanni, regione Pralafera 1 6) e adattarli alle esigenze del nuovo impulso
produttivo con trasformazioni solo parziali. Indirizzo, questo, che non
sarebbe stato abbandonato dai suoi successori, i quali acquistarono e
aggiunsero via via al nucleo originario altri edifici. nati con destinazioni
eterogenee, senza introdurre in essi modifiche strutturali rilevanti. L'intero
complesso industriale sarebbe così sopravvissuto per oltre mezzo secolo,
subendo a più riprese rimaneggiarnenti, ma conservando inalterate nella
sostanza le caratteristiche costruttive originarie. Fece eccezione a questa
prassi il cotonificio Bianchina, la cui edificazione, su di un terreno alla
periferia di Torino, fuori della cinta daziaria (1 896), fu ispirata ai dettami
della moderna tecnica 17.
Unico proprietario, dunque, di un piccolo impero industriale, Paolo
raggiunse nel giro di pochi anni un saldo potere economico ed un'invidiabi­
le posizione sociale. Alla sua morte lasciò ai figli un consistente patrimonio
ed un nome ormai circondato, nel mondo industriale non meno che nella
buona società, da generale rispetto. La ditta da lui fondata come consoli­
dataria della disciolta Fratelli Mazzonis e Comp.ia gli sopravvisse a lungo
- lo abbiamo già visto - trasformandosi nel 1885, anche da un punto di
vista formale, in una azienda industriale 1 8 e continuando a gestire in
prima persona il cotonificio Bianchina dopo la fondazione dell'anonima
(1905). Bisogna attendere il 1 923 perché si produca un'ulteriore innovazio-
ne: lo stabilimento di Torino fu affittato dalla .Paolo Mazzonis alla
Manifattura Mazzonis 19. In tal modo, la più vecchia delle due società
cessò di prendere parte attiva al processo produttivo ed acquistò nel
gruppo Mazzonis una diversa funzione, che potremmo definire di riserva
patrimoniale. A questo punto, l'assetto societario è ormai definito. Le
successive traversìe aziendali e familiari, con il conseguente recesso di
alcuni dei soci, introdussero modifiche nella consistenza del capitale
sociale e nella veste giuridica della società; non mutarono, invece, fino al
1 964, né la ragione sociale né l'organizzazione interna dell'azienda.
La breve cronistoria delle vicende del gruppo tessile che abbiamo testé
tracciata è ben lontana dall'avanzare pretese di esaustività. Essa si propo­
ne, semplicemente, di fissare i momenti essenziali dell'evoluzione societa­
ria, allo scopo di chiarire i criteri seguiti nel corso del lavoro di inventaria­
zione e le motivazioni delle scelte compiute. Seguendo i dettami del metodo
storico, la ricostruzione della genesi e dello sviluppo dell'azienda è avanza­
ta di pari passo con la schedatura del materiale documentario e ha
contribuito, in misura determinante, alPesatta comprensione del significa­
to dei documenti ed alla identificazione della natura degli stessi. Terminata
poi la prima fase del riordinamento, le carte hanno ricevuto una sommaria
sistemazione in riferimento alle scansioni che i mutamenti dell'assetto
societario produssero nella vita dell'industria e nella configurazione del
suo archivio. Quest'ultimo rispecchia le trasformazioni della organizzazio­
ne societaria, sia nell'ordine materiale in cui una parte delle carte è stata
rinvenuta (la corrispondenza delle ditte Frisetti e F.lli Mazzonis, ad
esempio, era distinta anche fisicamente da quella della Paolo Mazzonis e
della Manifattura), sia nelle caratteristiche intrinseche della documentazio­
ne conservata, tanto più diversificate con il passaggio da una società
ali'altra quanto più il cambiamento della veste giuridica della società
comportò un mutamento sostanziale di indirizzo. Così l'avvio dell'attività
propriamente industriale, identificabile con la nascita della Paolo Mazzo­
nis, si riflette nella produzione di documenti che si distinguono per varietà
e complessità dalle scritture relative alle ditte antesignane, ancora orientate
in senso prevalentemente commerciale. AI contrario, non è dato di rilevare
una differenza di qualità significativa fra i documenti delle due società
consorelle (Paolo Mazzonis fu G.B. e Manifattura Mazzonis), se non per la
documentazione attinente agli obblighi specifici che la legge impone alle
società per azioni.
I documenti sono stati dunque suddivisi in grossi blocchi, ognuno dei
quali corrispondente ad una delle società individuate: Gio. Frisetti e
Comp.ia, Fratelli Mazzonis, Paolo Mazzonis fu G.B. e Manifattura Maz­
zonis. Il criterio di assegnazione delle carte all'una o all'altra società si è
fondato sul concetto di ente produttore; si è cioè ritenuto che ogni società,
nel corso della sua pluriennale attività, avesse posto in essere un
682
12
13
14
15
16
Archivio Mazzonis, B II/l, b. 1 .
Notai Torino, 2 ° versamento, F. Albasio, citato.
AST, Archivio Mazzonis, B II/l, b. l .
lbid., C VIII, b. l .
lbid., C III/ l , b. l .
17 lbid., C IV/ l , b. l .
18 AST, Tribunale di Torino, Atti società, 1885, voI. III, citato.
AST,
AST,
19 ARCHIVIO NOTARILE DISTREITUALE DI TORINO, Notaio C. Teppati, rogito.
683
684
Felicita De Negri
Il fondo Mazzonis dell'archivio di stato di Torino
685
certo numero di documenti, alla stregua di una pubblica istituzione o di
Torre Pellice. Alcuni affari, fra i quali i rapporti con i fornitori e i clienti,
una casata nobiliare. Fin qui, grazie alle notizie raccolte sulla storia del
erano trattati direttamente dalle sezioni. Ne risultano, in tal modo, tre fasi
gruppo industriale e dei suoi antesignani, il lavoro di ordinamento non ha
nella produzione dei documenti riconducibili agli opifici, alle sezioni e
posto particolari difficoltà. Più problematico, invece, si è rivelato il
infine alla direzione. Non conosciamo l'esatta data di nascita delle sezioni;
tentativo di ricostruire il modo di funzionare degli enti produttori. Trattan­
tuttavia, appare logico ipotizzare, anche sulla base di alcuni indizi docu­
dosi di aziende a struttura elementare (Gio. Frisetti e Comp.ia e Fratelli
mentari, che essa si collochi intorno alla fine dell'800, quando la costruzio­
Mazzonis) o a conduzione familiare (Paolo Mazzonis fu G.B. e Manifattu­
ne in Torino del cotonificio Bianchina fece sorgere la necessità di un
ra Mazzonis), è riuscita vana la ricerca di disposizioni normative che ne
collegamento con lo stabilimento di Pralafera, situato in Val Pellice. In
codificassero l'organizzazione interna. Né è stato possibile sopperire all'as­
ogni caso, gli atti della sezione cotonificio, come pure quelli della sezione
senza di regolamenti e di circolari facendo ricorso agli atti costitutivi delle
stamperia si sono conservati soltanto a partire dagli anni '30.
società, poiché questi fissavano soprattutto la veste giuridica dell'azienda,
Dopo il 1905, nonostante la costituzione di una nuova società, i nessi
trascurando invece gli aspetti attinenti alla sua configurazione e al suo
funzionali all'interno dell'apparato produttivo permasero immutati. La
funzionamento. Le sole fonti disponibili sono state allora rappresentate
distinzione tra Paolo Mazzonis fu G.B. e Manifattura Mazzonis inerisce,
dall'archivio stesso e dalla testimonianza di un componente della famiglia
lo ripetiamo, più alla sfera delle relazioni giuridico-formali che a quella dei
Mazzonis, Ernesto, l'unico superstite della terza generazione, che aveva
partecipato in prima persona alla direzione dell'azienda e che è stato a
rapporti produttivi, essendo identici in entrambi i casi la proprietà, il
capitale e la direzione. Gli stessi atti costitutivi della società anonima 20
insistono sul significato di mobilizzazione solo parziale dell'azienda fami­
questo riguardo più volte consultato.
liare che essa rivestiva. La famiglia Mazzonis, sensibile al disorientamento
Gli interrogativi concernenti le più antiche società Gio. Frisetti e Com­
p.ia e Fratelli Mazzonis si sono risolti rapidamente, in quanto l'uniformità
e all'allarme che la trasformazione della società in nome collettivo in
della documentazione superstite (la corrispondenza) non ha lasciato alter­
un'anonima avrebbe potuto provocare negli ambienti economici, preferì
native: si è provveduto ad elencarla in ordine cronologico, facendo seguire
conservare esistenza autonoma alla ditta Paolo Mazzonis, in considerazio­
la corrispondenza della ditta Fratelli Mazzonis a quella della Gio. Frisetti
ne del fatto che essa rappresentava un sicuro punto di riferimento per una
senza rimarcare il cambiamento della ragione sociale. Infatti, anche dopo il
vasta e affezionata clientela. La ripartizione che ne scaturì degli impianti
1856, data della costituzione della Fratelli Mazzonis, clienti, fornitori e gli
stessi soci continuarono ancora per qualche anno a riferirsi al nome più
conosciuto di Giovanni Frisetti e d'altra parte la nuova ditta, come attesta
:)
industriali fra la vecchia ditta e la nuova, mentre si poneva, da un lato,
come un accorgimento teso a sanzionare anche formalmente la permanen­
za della Paolo Mazzonis fu G.B., dall'altro rispondeva a ragioni di
la documentazione, mantenne con la vecchia piena identità di interessi e di
prudenza; non a caso, lo stabilimento più moderno e suscettibile di
attività. L'attenzione si è quindi concentrata sull'esame del patrimonio
sviluppo, Bianchina, fu assegnato alla società in nome collettivo (Paolo
documentario della Paolo Mazzonis e della Manifattura Mazzonis. Come
si è già detto, l'archivio aziendale di cui l'amministrazione archivistica è
Mazzonis fu G.B.), Pralafera e Torre Pellice, invece, per i quali, a giudizio
degli stessi Mazzonis, « l'alea è più forte)} 21 , toccarono alla società anoni­
venuta in possesso non comprende tutti i documenti posti in essere dal
ma (Manifattura Mazzonis). Tenendo conto dell'ordine cronologico in cui
complesso industriale, ma soltanto quelli conservati negli uffici di direzio­
le società Mazzonis si succedettero alla guida degli opifici, alla Paolo
ne di Torino. Essi hanno però una duplice provenienza: parte è stata
Mazzonis fu G.B. andrebbero riferite le carte di Pralafera e di Torre Pellice
prodotta in loco dalla direzione stessa, parte invece, è frutto dell'attività
fino al 1 905 e quelle di Bianchina fino al 1923 , alla Manifattura Mazzonis i
specifica degli stabilimenti e la sua presenza al centro risponde a necessità
documenti dei periodi seguenti. La continuità delle serie ha invece imposto
di controllo. Inoltre, le carte pertinenti alla direzione rimandano ad
di riunire tutti gli stabilimenti sotto il comune denominatore della Manifat­
un'articolazione interna, connessa con la fisionomia particolare del com­
tura Mazzonis. Unica eccezione, lo stabilimento di San Germano Chisone
plesso industriale, disaggregato quanto a localizzazione degli impianti, ma
che, essendo stato venduto prima della nascita della società per azioni,
costituente un organismo produttivo unitario. Esigenze di economia di
appartiene in esclusiva alla Paolo Mazzonis fu G.B . .
gestione imposero infatti, abbastanza presto, la creazione di strutture
intermedie che rendessero più agevoli i rapporti fra il centro e la periferia e
riferirei a due categorie di documenti che hanno origini e caratteristiche
favorissero, al tempo stesso, i contatti fra i due opifici. più direttamente
diverse: da un lato, come già si è detto, abbiamo gli atti che, posti in essere
interdipendenti, Pralafera e Bianchina. Di tali strutture la prima, denomi­
nata sezione cotonificio, raggruppava sotto di sé questi ultimi due stabili­
menti, la seconda, invece, indicata come sezione stamperia, si occupava di
Quando parliamo di « carte pertinenti agli stabilimenti» intendiamo
20 AST, Archivio Mazzonis, C III, b. 1 .
21 Ibidem .
Felicita De Negri
686
dagli opifici, sono stati quindi trasmessi agli organi centrali di via S.
Domenico per fini connessi all'organizzazione aziendale, dall'altro le
scritture che si riferiscono, invece, agli stabilimenti in quanto beni patrimo­
Il fondo Mazzonis dell'archivio di stato di Torino
687
sua caratteristica 24, seguiva da vicino la prassi operativa del complesso
industriale nel suo svolgersi quotidiano. Ne consegue che, anche se non è
possibile identificare una corrispondenza simmetrica fra serie documentarie
�enti costruttivi. I printi, per riprendere la terminologia del Valenti 22,
ristiche omogenee enucleati nel corso dell'ordinamento rimandano all'esi­
stabilimenti, le seconde sono state prodotte e selezionate in vista della
conservazione o raccolte a posteriori dai proprietari degli impianti indu­
dei compiti cui era preposto l'ufficio di contabilità, dei quali, anzi, ogni
niali risultanti da una trama complessa di compravendite e di successivi
inte
rappresentano «i sedimenti» della quotidiana routine operativa degli
striali (non soltanto i Mazzonis ma anche i loro predecessori) allo scopo
evidente di documentare i titoli di proprietà e di conservare memoria delle
operazioni compiute per modificare ed arricchire il patrimonio. Queste
ultime testimoniano aspetti significativi non della vita di fabbrica ma delle
iniziative imprenditoriali della famiglia Mazzonis. Al tempo stesso, com­
prendendo anche atti riguardanti altre imprese analoghe, precedenti o
e strutture produttive, tuttavia i raggruppamenti di documenti con caratte­
stenza di settori o branche di attività determinate. Ad esempio, le fatture, i
libri di cassa, i giornali, i bilanci, i mastri appaiono altrettante espressioni
serie può rappresentare una fase; allo stesso modo, un ufficio apposito si
preoccupava di vagliare e di riporre le lettere spedite dai clienti e dai
fornitori e provvedeva all'inoltro della corrispondenza in partenza, conser­
vandone la minuta in appositi copialettere; né le cose andavano diversamen­
te per gli acquisti di materie prime, per i rapporti con i compratori, per la
spedizione dei manufatti, dei quali erano responsabili settori diversi. Natu­
coeve costituiscono una fonte importante per la storia dell'industrializza­
'
zione in Piemonte. Alla documentazione scritta sono allegati numerosi
ralmente, quando distinguiamo gli uffici e individuiamo le competenze
disegni di edifici, di impianti, di macchinari, cui potrebbero attingere
carattere squisitamente familiare dell'azienda. All'interno di essa, la ripar­
ricerche di archeologia industriale. La documentazione riflettente, invece,
l'attività degli stabilimenti in senso proprio ci è pervenuta per via mediata,
attraverso le sezioni e la direzione, in virtù delle molteplici funzioni di
raccordo, di controllo e di verifica da queste esercitate. Anzi, proprio in
dipendenza del grado di maggiore o minore intervento della sezione nella
vita degli organismi ad essa sottoposti, la documentazione si presenta più o
meno consistente e completa. Nel caso della Stamperia, un'ingerenza
puntuale e costante della sezione nella vita dell'unico stabilimento dipen­
dente è resa superflua dall'assenza delle gravi difficoltà di collegamento
operativo esistenti invece per la sezione cotonificio. Ne consegue che le
testimonianze lasciateci dall'opificio di Torre Pellice, per il tramite della
sezione, sono scarse e lacunose.
A questo punto, restavano da individuare le branche di attività nelle
quali, in concreto, si p.splicò e si articolò la vita produttiva delle consorelle
Paolo Mazzonis e Manifattura Mazzonis. L 'archivio aziendale ha fornito
ancora una volta gli strumenti per condurre a buon fine l'indagine. Come è
noto, la struttura di un archivio dipende, innanzitutto, dal sistema di
archiviazione e di memorizzazione prescelto dall'ente produttore 23. A
differenza della coeva documentazione posta in essere dagli uffici pubblici,
le scritture dell'archivio Mazzonis non recano traccia dell'esistenza di uno
schema categoriale a priori (titolario) che soprintendesse alla classificazio­
ne degli atti, fin dal momento del loro prendere vita. Questi ultimi, man
mano che venivano prodotti, si disponevano secondo un ordine ·che
abbiamo già qualificato come empirico, il quale, proprio in virtù di questa
22 F.
specifiche di ciascuno di essi, dobbiamo pur sempre tenere presente ii
tizione dei compiti, anche a causa del numero ridotto di dirigenti e di
impiegati, non escludeva una intercambiabilità di uomini e di ruoli.
Non sempre, comunque, lo stato di conservazione dell'archivio Maz­
zonis al momento del riordinamento ha consentito una ricostruzione
agevole di serie e di settori. Il fondo constava, è vero, in buona parte di
documenti che recavano ancora intatti o leggibili i nessi originari, ma
comprendeva, altresì� molte scritture che giacevano in disordine. Se nel
primo caso è stato possibile riportare alla luce l'ordinamento primitivo o,
più semplicemente, rispettarlo, nel secondo caso, formulate alcune ipotesi,
sulla scorta dei suggerimenti che le carte stesse offrivano, si è poi cercato di
raccogliere notizie in altre sedi, con l'ausilio delle quali controllarle e
verificarle. In questa fase del lavoro la « memoria orale" di Ernesto ci è più
volte venuta incontro con cortese disponibilità.
È probabile che il modo di funzionare dell'azienda fosse mutato
nell'arco di un periodo pressoché secolare, anche se le caratteristiche
peculiari di essa, conservandosi immutate nel tempo, come abbiamo più
volte rimarcato, favorirono il permanere delle strutture piuttosto che la
loro trasformazione. In ogni caso, l'ordinamento dell'archivio Mazzonis
rispecchia l'organizzazione interna del complesso industriale così come si
articolava nel secondo dopoguerra, sia perché a questi anni appartiene la
maggior parte della documentazione superstite, sia perché le scritture più
poi ricevuto nel
antiche, pur ammettendo che in origine fossero state diversamente ordina­
te, hanno
seno stesso dell'archivio aziendale un nuovo
assetto, modellato su quello degli atti più recenti. La divisione per settori di
competenza taglia verticalmente il complesso documentario, intersecando-
VALENTl, Riflessioni sulla natura e struttura degli archivi, in «Rassegna degli
Archivi di Stato», XLI (1981), pp. 9-37.
23
Ibidem.
24 C. PAVONE, Ma è poi tanto pacifico che l'archivio rispecchi l'istituto?, in «Rassegna
degli Archivi di Stato», XXX (1970), pp. 145-49.
Felicita De Negri
688
Il fondo Mazzonis dell'archivio di stato di Torino
689
si con le scansioni orizzontali di esso e atteggiandosi in maniera diversa a
Si segnala inoltre l'esistenza di un troncone dell'archivio Mazzonis che
seconda degli ambiti di attività delle società e dei livelli organizzativi. Così
è tutt'ora a disposizione dell'autorità giudiziaria e che non potrà essere
la Paolo Mazzonis fu G.B., in conseguenza del suo limitato intervento
acquisito fino alla conclusione della liquidazione. Nulla sappiamo né della
nella vita degli stabilimenti, è priva di un ufficio del personale, che invece si
sua consistenza né dei documenti che ne fanno parte; è logico tuttavia
ritrova, per quanto riguarda l'ordinaria amministrazione, nei tre opifici e,
presumere che essi siano relativi all'attività produttiva e contabile dell'ulti­
limitatamente agli affari straordinari, nella direzione della Manifattura. Il
mo periodo di vita dell'azienda.
Resta ancora da dire qualche parola sulle lacune documentarie dell'ar­
settore che controlla specificamente l'andamento della produzione è pre­
sente soltanto nelle sezioni e negli stabilimenti, ai qnali ultimi sono
pertinenti, in esclusiva, i documenti relativi agli impianti. Un ufficio di
contabilità non è assente in nessuno dei tre livelli, mentre le ordinazioni e le
spedizioni riguardano solo gli stabilimenti e le sezioni, le quali poi si
occupano in particolare dei rapporti con i fornitori.
Oltre le scritture prodotte dalla Paolo Mazzonis, dalla Manifattura e
dalle ditte loro antesignane, nel fondo pervenuto all'Archivio di Stato sono
state ritrovate anche carte relative all'attività di società a prima vista
estranee al gruppo Mazzonis, delle quali è stato quindi necessario appurare
i rapporti con l'impresa torinese, al fine di giustificarne la presenza
nell'archivio aziendale. Tali nuclei documentari riguardano la Manifattura
di Pont, la ditta di trasporti Sozzi e la srl L. Chiola e Comp.ia. Le storie
della Manifattura Mazzonis e della Manifattura di Pont corrono su strade
parallele. Nel 1906 i Mazzonis costituirono con altri cotonieri la società
anonima Cotonificio di Lucento, che acquistò gli stabilimenti Orco e
Soana di Pont Canavese 25. Dopo pochi mesi, la ragione sociale si tramutò
in Manifattura di Pont società anonima. Alcuni anni più tardi (191 1)
l'azienda fu costretta ad� attuare una consistente riduzione di capitale,
causata dalla crisi del settore cotoniero e dai forti immobilizzi di capitale
per rinnovamento dei macchinari. In quel frangente, la Manifattura Maz­
zonis finanziò la ripresa della Pont e ne divenne la maggiore azionista,
ponendo Ettore e, alla sna morte, Ernesto alla direzione� 26 . Tuttavia, la
Manifattura Pont mantenne nei confronti della Mazzonis piena indipen­
denza, sia formale che sostanziale. Infatti l'archivio Mazzonis conserva
della Manifattura di Pont soltanto i documenti posteriori al 196 1 , quando,
per ragioni economiche, la Manifattura Mazzonis incorporò di fatto la
Pont, trasformandola in Sezione Pont. Quanto poi alla ditta Sozzi, si
tratta di una società di trasporti in cui uno dei soci della Mazzonis, in
chivio Mazzonis. Alcune di esse, che interessano aspetti anche significativi
della vita aziendale, si giustificano, come abbiamo più sopra cercato di
spiegare, alla luce delle caratteristiche strutturali dell'impresa . Ve ne sono
però altre che riguardano piuttosto l'ambito temporale. Da un punto di
vista cronologico, la documentazione si divide in due tronconi, coprendo
in prevalenza da un lato la fine del sec. XIX e l'inizio del XX (corrispon­
denza delle ditte Frisetti, Fratelli Mazzonis e Paolo Mazzonis; impianti e
produzione di Pralafera, Bianchina e Stamperia), dall'altro gli anni '40 e
'50 del '900. Al pari di ogni altro archivio, ma in maniera pregnante, in
virtù della natura dell'ente produttore, l'archivio Mazzonis costituiva « uno
strumento di gestione e di autodocumentazione operativa» 27 . Le carte
prodotte, una volta che fosse venuta meno la loro utilità pratica, venivano
eliminate, ad eccezione di quelle scritture che dovevano essere conservate
per disposizione di legge, come gli statuti e i verbali della società anonima o
che possedevano rilevanza documentaria in senso proprio, come gli atti di
proprietà dei terreni e degli stabilimenti e le scritture contabili o che, infine,
potevano rivestire, anche a distanza di tempo, una rinnovata funzione
operativa, come i contratti per la costruzione degli opifici e i successivi
ammodernamenti. Non sappiamo se la pratica degli scarti nell'archivio
aziendale fosse in qualche modo codificata, così da procedere ad essi
periodicamente, con sistematicità, o se, invece, avveniva irregolarmente.
sulla spinta di motivazioni occasionali. Quali che fossero i criteri che
guidavano la scelta delle scritture da eliminare, gli scarti, mentre hanno
intaccato le serie documentarie relative alle società Mazzonis, quasi tutte
mutile per i primi quarant'anni del '900, non sembrano aver coinvolto il
patrimonio documentario delle ditte più antiche, Frisetti e Fratelli Mazzo­
nis, acquisito dalla Paolo Mazzonis nel momento in cui subentrò loro in
qualità di consolidataria.
seguito ritiratosi dall'azienda di famiglia, assunse una partecipazione. La
Al termine del lavoro di inventariazione, il complesso documentario è
Sozzi eseguiva, per conto della Manifattura trasporti di filati e di tessuti.
risultato comprendere circa duemila buste. In considerazione della plurali­
La srl Chiola era invece una fabbrica di compressori che i Mazzonis
tà dei soggetti che hanno prodotto le carte, si è preferito spezzare la
comperarono nel 1945 per venire in aiuto di un parente, non più interessato
numerazione, tenendo presente l'articolazione in società, sezioni ed uffici
negli affari del gruppo, che versava in cattive condizioni economiche. I tre
del fondo archivistico. Si è assegnata ad ognuna delle società una lettera
fondi, la cui consistenza si limita a poche buste, sono stati inventariati
dell'alfabeto, distinguendo con un numero romano progressivo i livelli
separatamente, mantenendone l'identità.
organizzativi eventualmente presenti all'interno di esse. Ad esempio, la
25
AST, Atti società, 1906, voI. I, p. 156.
26 AST, Atti società, 1 9 1 1 , voI. IV , p. 25.
Manifattura Mazzonis è indicata con la lettera C, la direzione con la sigla C
27 F. VALENTI, Riflessioni... citato.
690
Felicita De Negri
I, la sezione Cotonificio e gli stabilimenti Pralafera e Bianchina con le sigle
C n, C III, C IV, la sezione Stamperia e la fabbrica di Torre Pellice hanno
invece come referenza C V e C VI, la Sezione Pont C VII. La numerazione
delle buste ricomincia da uno con il mutare del soggetto produttore, sia
esso società, sezione o stabilimento 28. Nell'ambito poi di ciasun soggetto
la divisione in settori di attività è rimarcata da una sequenza di numeri
arabi; per ritornare all'esempio precedente, rammentiamo che la direzione
comprende la contabilità (C II2), la corrispondenza (C l/3), ecc., mentre
l'ufficio di contabilità della sezione Cotonificio è contrassegnato con C
1I/3, quello di corrispondenza con C Il/4 eccetera.
FELICITA DE NEGRI
Archivio di Stato di Napali
NOTA INTRODUTTIVA ALL'INVENTARIO
DELLE CARTE STRINGHER *
l. Le «Carte Stringher» sono una raccolta di lettere, appunti ed altri
documenti che si trovavano nello studio del governatore della Banca
d'Italia Bonaldo Stringher al momento della sua morte, il 24 dicembre
1930; lo studio era al primo piano del Palazzo della Banca, all'angolo delle
vie Nazionale e Mazzarino. Dette carte erano contenute in vari mobili: una
cassaforte, uno stipo a cassetti, altri due stipi piccoli, e nei cassetti di una
grande scrivania. Nei giorni immediatamente susseguenti alla morte tutte le
carte contenute in quei mobili furono consegnate dal commendatore
Vincenzo Azzolini, allora direttore generale, e di lì a poco governatore
all'ingegner Diego Stringher, uno dei figli di Bonaldo Stringher residente �
Roma. Quando la famiglia Stringher nel periodo immediatamente successi­
vo si trasferì dall'appartamento di via Mazzarino in un altro appartamento
in piazza Monte Grappa, le carte vi furono trasportate ed una stanza fu
dedicata a contenere i mobili in cui esse poi furono conservate. Ivi, tra
l'autunno del 1934 e la primavera del 1936, chi scrive a più riprese si
adoperò per mettere un po' d'ordine in quelle carte. Intorno al 1938 la
famiglia si trasferì in un appartamento in via Angelo Secchi 1 5 ed una
speciale scaffalatura vi fu fatta fare nella stanza dedicata ai libri, per
contenere queste carte. Un ulteriore lavoro per mettervi un po' d'ordine fu
ripreso da chi scrive nell'inverno 1943-1944.
2. In questi primi tentativi di ordinamento furono seguiti i seguenti
�riteri: rispettare lo stato di fatto nei casi, purtroppo non molto frequenti,
28 La successione delle buste è la seguente: Gio. Frisetti e Compagnia, poi Fratelli
Mazzonis (cat. A) buste 1�137 (1836-1 862); Paolo Mazzonis fu G.B. (cat. B/I) buste 1-168
( 1865-1955); S. Germano Chisone (cat. BIlI) buste 1-2 (1861-1902); Manifattura Mazzonis
(eat. CII) buste 1-690 (1905-1955); Sezione Cotonificio (cat. CIII) buste 1-341 (1935-1960);
Pralafera (cat. C/III) buste l-59 (1859-1960); Bianchina (cat. e/IV) buste 1-157 (1 896-1958);
Sezione Stamperia (cat. CIV) buste 1-318 (1937-1960); Torre Pellice (cat. C/VI) buste 1·8
( 1860.1955); Sezione Pont (cat. e/VII) buste 1·2 (1961·1963); Famiglia Mazzonis (cat. D)
buste 1.9 (1870·1964); ditta Sozzi (cat. E) buste 1·5 (1950-60); L. Chiola e C. (cat. F) busta 1
(1951-1954).
m CUl le carte erano contenute o in buste o in cartelle e sulle quali Stringher
aveva indicato il nome di un corrispondente, o di un argomento e
possibilmente la data; distinguere, nella approssimazione di un ordinamen­
to cronologico, alcune epoche che hanno corrisposto a fasi ben caratteriz­
zate della vita di Stringher. Le epoche individuate come criteri di prima
ripartizione cronologica del materiale furono le seguenti:
Anni anteriori al novembre 1900: si tratta del periodo antecedente alla
nomina di Stringher a direttore generale della Banca d'Italia. Questo
periodo comprende gli studi, l'entrata nell'Amministrazione dello Stato
l'attività presso i ministeri dell'Agricoltura e commercio, delle Finanze, deÌ
* Le «Carte Stringher» sono state depositate dagli eredi di Bonaldo Stringher presso la
Banca d'Italia con !'intesa che esse «vengano conservate neWArchivio storico della Banca
d'Italia e che ne venga opportunamente consentita la consultazione da parte degli studiosi»
(B.S.).
Bona/do Stringher
692
Tesoro, presso il Consiglio di Stato, la elezione a deputato al Parlamento
Nota introduttiva all'inventario delle Carte Stringher
693
quale riforma Stringher prese parte attiva come segretario e poi membro
nella primavera del 1900 e la nomina a sottosegretario alle Finanze.
delle rispettive Commissioni reali. Per la completezza della documentazio­
Dal novembre 1900 al luglio 1914: è questa la prima fase del lungo periodo
ne e per la vasta informazione soprattutto sulla attività industriale nelle
durante il quale Stringher fu a capo della Banca d'Italia. Sono questi gli
rispettive epoche, queste carte hanno una certa importanza.
anni nei quali, come è ben noto, la storia d'Italia ha avuto una sua
- Istituto nazionale delle assicurazioni. Si tratta di un voluminoso
particolare omogeneità: la ripresa liberale, lo sviluppo economico e in
gruppo di carte riguardante questo Istituto, del quale Stringher fu uno dei
particolare quello industriale, in un periodo nel quale il personaggio
promotori e presidente fino alla sua trasformazione nel 1923. Su questa
politico più influente fu senza dubbio Giolitti; quella omogeneità si ritrova
sezione dell'archivio si avrà occasione di ritornare più avanti.
anche nella partecipazione di Stringher a quella fase di avvenimenti che si
svolgevano nel paese.
Dal luglio 1914 al giugno 1919: è il periodo della prima guerra mondiale,
sebbene per l'Italia i termini estremi furono il maggio 1915 ed il novembre
1918. Invero il mondo cambiò immediatamente nei primi giorni dell'agosto
del 1914; e per quanto riguardava la Banca d'Italia si presentò immediata­
mente la necessità di provvedimenti eccezionali, in una situazione del tutto
diversa da quella del periodo precedente. Il regime economico, monetario e
bancario che venne ad istituirsi durante la guerra non cessò immediatamen­
te al termine dell'ostilità. Inoltre, subito dopo, nel gennaio 1919, Stringher
fu chiamato a reggere il ministero del Tesoro nel gabinetto Orlando-Sonni­
no che cadde nella seduta della Camera dei deputati del 1 5 giugno 1919.
Questo periodo corrisponde dunque alla fase eccezionale dovuta alla
guerra.
Dal giugno 1919 al dicembre 1930: questo periodo comprende la ripresa
dell'attività di Stringher alla Banca d'Italia come direttore generale (e come
governatore allorché questa carica fu istituita nel 1928), dunque dalla
caduta del ministero Orlando alla morte di Stringher; un periodo assai
movimentato, in una temperie economica, sociale e politica alquanto
diversa da quella prevalente dell'anteguerra.
3. Nell'ambito di ciascuna di queste ripartizioni cronologiche fu
ritenuto opportuno suddividere le carte a seconda del settore di attività a
cui si riferiscono, individuando i settori come segue:
- rapporti con il governo, con ministri e parlamentari e con i
ministeri, in particolare con quelli finanziari;
affari riguardanti la Banca d'Italia;
- affari riguardanti le altre banche ed il sistema bancario in genere;
- affari riguardanti gli operatori economici ed in particolare gli
industriali;
- carte riguardanti gli scritti e gli eventi della vita di Stringher;
- altre attività svolte da Stringher nel campo civico e culturale.
Anche dopo la ripartizione sotto i titoli suddetti rimaneva una certa
quantità di carte, più o meno suddivise in cartelle, che riguardano due
particolari argomenti:
- Dogane. Si tratta di documentazione relativa alla riforma dogana­
le del 1887 e successivi aggiornamenti fino al 1919; alla preparazione della
4. Un riordinamento finalmente. sistematico e accurato si iniziò nel
gennaio 1972 ad opera di Franco Bonelli e di chi scrive. I criteri di massima
che erano stati seguiti nel precedente approssimativo riordinamento furono
in complesso ritenuti validi e furono quindi confermati, con alcune
maggiori precisazioni come risulta dall'acclusa tabella. Le carte dunque
sono divise in un certo numero di sezioni indicate ciascuna con un numero
di tre cifre (in cui la prima indica il periodo o la categoria extra-cronologi­
ca). Nell'ambito di ciascuna sezione le carte sono poi state distribuite in
foscrcoli e poi ulteriormente in sottofascicoli. Il sottofascicolo costituisce la
più analitica ripartizione. Solo eccezionalmente quando il sottofascicolo
risultò voluminoso e articolabile, fu ulteriormente suddiviso in inserti
contrassegnati con lettere dell'alfabeto: a), b), c) eccetera.
.
5. Per stabilire l'appartenenza di una carta a questo archivio e per
indicarne la precisa collocazione fu provveduto un piccolo timbro di ferro,
da applicare opportunamente ad ogni documento, fatto a forma di croce,
così che si dispone di uno spazio separato in ciascuno dei quadranti. In un
quadrante vi è la dicitura « Carte Stringhef» ; in un altro quadrante l'indica­
zione della sezione (ciò che fornisce anche l'indicazione del periodo crono­
logico, come abbiamo visto); un'altro quadrante ancora porta !'indicazio­
ne del fascicolo e sottofascicolo; un'altro quadrante infine porta l'indica­
zione del numero d'ordine del singolo documento nell'ambito del rispettivo
sottofascicolo ' . La tecnica di classificazione seguita risulta d'altra parte
evidente anche da una semplice scorsa dell'inventario analitico 2 .
6. Nel corso del riordinamento (1972-1981), alle carte pervenute come
si è detto furono apportate alcune aggiunte: fotocopie delle lettere di
Stringher provenienti dall'archivio Sonnino di Montespertoli; fotocopie
provenienti dall'archivio dell' Associazione nazionale per gli interessi del
Mezzogiorno d'Italia; altri archivi minori; raccolta di scritti pubblicati su
Stringher successh,amente alla sua morte; schede bibliografiche degli scritti
1 Ciò significa, ad esempio, che una citazione come 101.6.01 .46 si riferirà ad una lettera
di Battista Zanutta a Stringher individuata con il n. 46 , progressivo nell'ambito del
sottofascicolo 01 (Corrispondenti: maestri e condiscepoli), del fascicolo 6 (Altri corrispon­
denti), della Sezione 101 (Biografica: attività nell'Amministrazione, Parlamento e Governo,
1854-1900). La numerazione ricomincia da capo a livello di ciascun sotto-fascicolo.
2 L'inventario delle «Carte Stringher» verrà pubblicato a parte tra i «Quaderni della
Rassegna degli Archivi di Stato».
Bona/do Stringher
694
di Stringher; collezione completa dei suoi scritti negli originali o, in difetto,
l
I
I
pressoché completa si ha sulla conversione della rendita dello Stato italiano
Vanno infine ricordati i « copialettere», rilegati, nei quali le copie delle
dal 5 '70 al 3,5% condotta con successo, ed in modo che si è ritenuto
lettere non seguono alcun ordine nè di data nè di materia; non potendo
esemplare, nel 1906. I carteggi con i capi delle grandi banche circa i loro
quindi distribuire queste carte nelle rispettive sezioni fu necessario istituire
rapporti con la Banca d'Italia sono certo una utile documentazione sulla
una sezione ad hoc.
ora ricostruire come segue. Anzitutto quelle carte erano state deliberata­
mente conservate da Stringher, le più antiche per decenni, e in alcuni casi
sottoposte, come si è accennato, a un principio di classificazione in buste o
cartelle, per materia trattata o per nome di interlocutore. Da questo si
poteva arguire l'intenzione di Stringher che quelle carte non andassero
distrutte, ma conservate per servire, chi sa, per eventuali «memorie» che
Stringher, una volta ritirato dalla vita attiva, avesse ritenuto di redigere
(come è noto non ne ebbe il tempo). Secondariamente quell'archivio,
.1
I
il
I
I
I
-il
I
i
ancorché come archivio privato del capo della Banca d'Italia, e per cosi
ni; e probabilmente la scelta era stata fatta in considerazione della espe­
economica dell'Italia nel periodo considerato, è appena necessario ricor­
rienza che Stringher aveva potuto acquisire nella pubblica amministrazione
dare che esso ha compreso: il tempo del formarsi delle strutture dello
e nella sua posizione di direttore generale della Banca d'Italia. Il nuovo
Stato unitario e moderno, sopra quelle arcaiche e provinciali che le
istituto fu costruito ab imis da Stringher con la collaborazione di Alberto
avevano precedute (anni '70); la riforma doganale che contribui all'avvio
guerra (1914- 1 9 1 9); la crisi bancaria ed industriale del dopoguerra, e il
riassetto monetario (anni '20).
9. Delle vicende di questo così lungo periodo, alcune hanno nell'ar­
chivio una documentazione abbastanza particolareggiata e completa da
giustificare l'attenzione dei ricercatori che vi fossero interessati. Citiamo, a
titolo di esempio, le inchieste doganali e le relative analitiche indagini sui
singoli settori dell'economia, circa le quali si dispone qui di una documen-
Stringher (contenute in due cartoni) e carte che si possono definire come di
ordinaria amministrazione di quell'Istituto (altri nove cartoni).
della nuova politica che si intendeva realizzare nel campo delle assicurazio­
carte e quindi nel loro ordinamento. Per quanto riguarda la storia
di capitale (primi 14 anni del nuovo secolo); la economia e la finanza di
state divise in due parti: carte che più direttamente riguardano l'attività di
pubblico. Invero fu a Stringher che il governo aveva affidato l'attuazione
8. Si è dunque ravvisata una utilità nella conservazione di quelle
l'Italia, tipicamente sprovvisto di adeguati meccanismi di accumulazione
Circa le carte riguardanti l'Istituto nazionale delle assicurazioni,
sentano due momenti di rilievo nella sua esperienza di imprenditore
periodo considerato.
finanziamento delle fondamentali industrie pesanti, in un paese come
lO.
l'INA, di cui si è detto sopra, è opportuno un cenno particolare. Esse sono
tratta di vicende nelle quali Stringher ebbe una parte preminente e rappre­
dell'economia, della moneta, o della banca in Italia durante il lungo
unitario e moderno (anni '90); il risanamento delle finanze pubbliche ed il
il periodo successivo, quello del risanamento bancario e industriale, ed
infine del riassetto monetario.
dell'Istituto venne data una impostazione diversa da quella iniziale. Si
to del materiale utile, e cosi pure qualunque ricercatore in tema di storia
tra, destinata a divenire prevalentemente industriale (anni '80); la crisi del
zionabili comportava, necessariamente, una sua strategia ed una sua
tecnica, e di esse vi è qui una qualche documentazione. Analogamente per
1 9 1 1 al 1913, e l'altro periodo, gli anni 1922 e 1923, nel quale all'attività
ritenuto lecito distruggerlo. Infine un eventuale biografo vi avrebbe trova­
molteplice antico sistema bancario e la sua soluzione in un sistema
storia del finanziamento delle industrie pesanti. Una economia di guerra e
come tale sottratta al mercato, di fronte ad esigenze indiscutibili e indila­
La prima parte riguarda il periodo istitutivo dell'INA, gli anni dal
lungo periodo, era anche parte della storia della Banca d'Italia, e non si è
della trasformazione di una economia prevalentemente agricola in un'al­
tazione che forse è difficile trovare maggiormente completa altrove. Gli
generale del Tesoro, sono pure di qualche interesse. Una documentazione
altrimenti di interesse biografico, provenienti dall'archivio di famiglia.
vano la decisione che era stata presa, che quelle carte andavano conservate.
. I motivi, anche se non completamente coscienti al momento, si possono
695
<<ÌncunablÙa» della Banca d'Italia, allorché Stringher era alla direzione
in fotocopia; infine fotocopie di alcuni documenti anagrafici o scolastici o
7. I criteri di ordinamento accennati più sopra, naturalmente, segui­
Nola introduttiva all'inventario delle Carte Stringher
Beneduce. L'impostazione ideologica e la pratica realizzazione che quelle
J
I
\!
,
,
I
I
carte testimoniano riguarda quindi direttamente Stringher. Analoghe con­
siderazioni possono farsi circa l'altro gruppo di carte, quelle relative al
periodo 1922-1923. Per questi motivi le carte contenute in questi due
cartoni, come testimonianza di attività direttamente svolta da Stringher
fanno parte della sua biografia, anche come capo della Banca d'Italia; si è
ritenuto pertanto che esse dovessero conservarsi insieme alle altre sue carte.
La seconda parte di queste carte riguarda invece operazioni di ordina­
ria amministrazione dell'INA. Esse, come le altre, si trovavano, al momen­
to della morte di Stringher nel suo studio della Banca d'Italia; evidente­
mente a motivo del fatto che spesso l'esame dei documenti, le firme, i
colloqui riguardanti l' INA avevano luogo, per praticità, in quello studio.
Si è ritenuto che queste carte avrebbero trovato una più appropriata
collocazione negli archivi dell'INA. La presidenza dell'INA si è dichiarata
d'accordo su questo criterio ed ha accettato il deposito di quelle carte con
Nota introduttiva all'inventario delle Carte Stringher
Bonaldo Stringher
696
697
l'impegno di custodirle in un suo archivio storico e di consentirne la
bile di cose positive o negative, senza dubbio quella classe era una « classe
consultazione agli studiosi. AlI'INA è stata altresì fornita la fotocopia di
responsabile» .
tutte le carte i cui originali sono conservati nei due primi cartoni suddetti.
14. Un aspetto ancora, certamente non il più importante, è infine
Lo storiografo può dunque trovare utile scorrere queste carte.
quello biografico. La vita di Stringher all'infuori dell'energia e del tempo
Il.
Così pure l'economista, teorico o impegnato, che ritenesse utile soffermar­
si sulle tecniche che si sono escogitate nell'affrontare i vari problemi, e le
dedicato al lavoro non presenta particolare interesse, se non nell'essere
abbastanza tipica di una certa mentalità borghese secondo la quale sareb.
conseguenze positive o negative delle decisioni adottate. Si pensi, per
bero valori positivi il bene pubblico, non privo di un certo animus che si
esempio, alle tecniche di finanziamento dell'industria pesante in assenza di
diceva - ed era - patriottico, il comportamento da persone oneste, il
un vero e proprio mercato mobiliare; ai problemi di bilancia dei pagamen­
lavoro; e il merito come giusta stregua per la valutazione sociale. Nè questo
ti, continuamente presenti; agli antenati del regime che successivamente
modo di pensare e di sentire era eccezionale; al contrario era largamente
sarebbe stato chiamato del gold exchange standard; alla tecnica, risultata
diffuso tra gli interlocutori ed i corrispondenti presenti in queste carte,
positiva, della conversione di un diffusissimo titolo di Stato; al concetto ed
come risulta da innumerevoli lettere. Potrà stupire, ma è pure una caratte­
alla tecnica della tutela dei depositanti Ìn presenza di crisi bancarie; ai pro e
contro di una politica di deflazione; e, al contrario, ai tentativi, non
coscientemente formulati, ma intuitivamente in embrione, di strumenti
tecnici che successivamente sarebbero stati denominati « keynesiani» .
12. Una documentazione di questo genere testimonia rapporti con
varie specie di interlocutori e corrispondenti. In primo luogo i membri del
goveno e del parlamento; i grands commis de l'état soprattutto dei dicasteri
economici; gli economisti, cultori puri o pubblicisti. La posizione centrale
che la Banca d'Italia era venuta ad assumere, e forse anche alcune
caratteristiche della personalità del suo capo, hanno fatto sì che sul tavolo
di questi e, successivamente, tra le sue carte, lasciassero traccia questioni e
vicende di carattere generale, di interesse civico e culturale. Giova forse
ricordare l'appartenenza di Stringher alla Accademia dei Lincei, i suoi
scritti di carattere economico, la sua appartenenza determinante, in una
certa fase, alla « Dante Alighieri» , un movimento che non fu senza
conseguenze nell' animus e nella stessa politica dell'inizio del secolo; e
infine la sua partecipazione a varie attività civiche umanitarie e culturali.
1 3 . È forse anche su quest'ultimo aspetto della lettura di queste carte
che varrebbe la pena di soffermarsi. In un periodo così lungo, di così
fondamentali trasformazioni, di vicende anche drammatiche e in presenza
di una estensione così vasta di interlocutori e corrispondenti, queste carte
hanno anche un certo interesse come testimonianza di costume. Ci si
riferisce soprattutto al periodo precedente la guerra del 1914, periodo
abbastanza omogeneo dal punto di vista culturale e, in senso più generale,
etico. Il ricercatore che fosse curioso di approfondire le sue conoscenze su
come era, come pensava e come agiva un certo numero di persone, esso
pure abbastanza omogeneo e coerente da meritare di essere definito come
« classe dirigente» del paese, potrebbe trovare qualche utile indicazione in
queste carte. Forse potrebbe rilevare come la caratteristica di quella classe
fu di essere « dirigente» non tanto perché di fatto i suoi privilegi le
consentivano il « potere» , quanto per il sentimento di responsabilità che le
imponeva dei «doveri»; così che, per il bene o per il male, come responsa-
ristica di gran parte di queste carte, anche di quelle di carattere tecnico,
l'esservi presente il Risorgimento e le ideologie che ne erano state il
presupposto e che si consideravano ancora valide. Non si discute se quel
modo di sentire fosse migliore o peggiore òi altri, diversi, che successiva­
mente hanno prevalso. Se ne accenna qui solamente per indicare il qualche
interesse che uno storico potrebbe trovare nello SCOrrere queste carte.
BONALDO STRINGHER
Nota introduttiva a/l'inventario delle Carte Stringher
Bonaldo Stringher
698
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PROSPETTO RIASSUNTIVO DELL'INVENTARIO DELLE "CARTE STRINGHER»
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Descrizione (a)
PARTE I: 1854-1900
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Biografica: attività nell'Amministrazione.
102
4
635
Attività svolta presso i ministeri delle Finan­
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PARTE II: 1900-1914
6-8
8-9
9-11
12
12-14
14-15
16
17
18
201
202
203
204
205
206
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208
209
18
19
210
211
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4
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2
1249
523
1461
206
1 1 04
565
270
778
314
Banca d'Italia
Governo
Operazioni finanziarie
Altri istituti di emissione
Banche e banchieri
Affari
Pubblicistica
Legislazione sugli istituti di emissione
Questioni doganali: Commissione per i l regi­
me economico doganale (1901-1904)
264
1277
,
Biografica e bibliografica
Copialettere
PARTE III: 1914-1919
20
20
20
21
21
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§
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6
ze e del Tesoro (1882-1898)
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101
Parlamento e Governo (b)
301
302
303
304
305
1
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2
242
242
280
275
216
Banca d'Italia
Governo
Banche e questioni monetarie
Ministero Orlando (gennaio-giugno 1919)
Biografica e bibliografica
PARTE IV: 1 919-1930
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Sezione
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APPENDICE
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22
401
23-25
25
25
26-27
28
28-29
29-33
402
403
404
405
406
407
408
4
599
Corrispondenza con il Governo e la Pubblica
Amministrazione (1919-1922)
6
4
3
2
6
1752
111
193
777
555
498
2005
Banca d'Italia
Puhblicistica
Operazioni finanziarie
Cambi e questioni monetarie
Banche e altri istituti finanziari
Legislazione bancaria (1923-1928)
Biografica e bibliografica
700
Bona/do Stringher
PARTE V: Altre attività (1874-1930)
33-34
35-36
501
502
5
4
1090
1575
Attività clÙturali
Attività civiche
ARCHIVIO STORICO DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA *
PARTE VI: Dogane
37-38
39-40
601
602
5
2
(c)
(d)
41-50
603
12
(e)
Tariffe doganali del 1877 e precedenti
Commissione per il regime economico-doga­
nale (1900-1906)
Commissione Reale per lo studio del regime
economico-doganale e dei trattati di commer­
cio (1913-1920)
. Il Monte dei Paschi di Siena trae la sua origine dal Monte della Pietà
istituito nel 1472 dal Consiglio generale della campana del comune di Sie­
na. Dopo le gravi traversie della guerra del 1552-1559 che·portò alla fine
dell'indipendenza della Repubblica senese, entrata poi a far parte del nuo­
vo Stato mediceo (il Ducato di Firenze e Siena, poi Granducato di Tosca­
na), il Monte della Pietà fu ristrutturato dal nuovo regime, con maggiore
PARTE VII: Istituto Nazionale delle Assicurazioni
(1911-1923)
51
52
52
701
702
703
2
2
(f)
169
(g)
Costituzione e nomina (1911-1923)
Gestione (1913-1922)
Varie e riforma del 1922-1923
(a) In assenza di altre indicazioni a fianco dei titoli delle singole «Sezionb}, deve intendersi che
la datazione dei documenti ivi riuniti è compresa entro l'intervallo temporale indicato nel
titolo delle diverse «Parti».
(b) Tra la documentazione di interesse strettamente biografico sono comprese alcune carte
relative ai periodi successivi (nomine e onorificenze).
(c) Documentazione a stampa (atti dell'inchiesta, atti parlamentari, pubblicazioni varie).
(d) Atti dell'inchiesta, a stampa, e pubblicazioni varie.
(e) Documenti istitutivi e leggi, fl. 56 documenti (603. 1.01); Corrispondenza, 1911-1915, n.
100 documenti (603.9.03) e altra documentazione a stampa (atti dell'inchiesta, memorie e
pubblicazioni varie).
(f) n. 1 1 1 documenti e documentazione a stampa (ritagli di giornali, testi di legge, pubblica­
zioni varie).
(g) n. 191 documenti e documentazione a stampa.
autonomia dagli organi politici di Siena (1568). Ed è proprio da tale data
che il Monte dei Paschi - costituito nel 1624 accanto al Monte della Pietà
che ne divenne da allora una sezione - conserva le proprie serie archivisti­
che: la documentazione riferita agli anni precedenti trovasi presso l'Archi­
vio di Stato di Siena, al quale fu versata assieme a tutte quelle di pertinenza
dell'antica Repubblica senese.
Il ricco materiale relativo agli anni 1568-1872 (circa 3 .000 pezzi) fu si­
stemato dal prof. Federigo Melis, che pubblicò nel 1956 il relativo inventa­
rio nell'opera Archivi Storici delle Aziende di Credito, ABI, Roma 1 956,
voI. II.
A partire dal dicembre 1974 l'Archivio storico del Monte dei Paschi
è aperto agli studiosi, che possono, per il momento, consultare le serie rela­
tive agli anni coperti dall'inventario Melis.
I problemi più gravi - per una corretta gestione dell'Archivio storico
del Monte dei Paschi - si sono posti per la documentazione relativa agli
anni successivi al 1872, data di una importante revisione statutaria dell'Isti­
tuto che, ormai inserito nel nuovo Stato unitario, iniziò su quelle basi la
sua espansione che lo doveva portare, in oltre un secolo, agli attuali livelli.
Come è ovvio, l'archivio - che è lo specchio della vita della Banca - ha
pienamente risentito della accresciuta mole di documentazione prodotta da
un organismo in espansione. I frequenti cambiamenti nelle procedure am­
ministrative e contabili, conseguenza delle variazioni organizzative dell'a­
zienda bancaria e delle sue sezioni (Credito fondiario, Cassa di risparmio,
Monte pio) hanno nel tempo determinato una notevole produzione di ma­
teriale di non facile classificazione che si è andato accumulando negli anni
con gravi difficoltà di selezione e riordinamento.
L'introduzione delle procedure eIettrocontabili prima, elettroniche suc­
cessivamente, ha fatto sorgere nuovi problemi per la gestione dell'Archivio
storico del Monte dei Paschi, cosi come - è ovvio - per tutte le moderne
* Testo della comunicazione presentata al Convegno, Beni Culturali, ricerca storica e
impresa, organizzato dalla società Ansaldo, Genova, Il giugno 1982.
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702
R. Rocchigiani
aziende non solo bancarie. La produzione di materiale ha assunto un ritmo
tale da porre in primo piano gli ostacoli determinati da carenze di spazi da
destinarsi alla conservazione delle serie e a tutte le procedure di selezione
e di inventariazione.
La predisposizione a tal fine di un razionale massimario di scarto resa
necessaria dalIa normativa archivistica (d.p.r. 30 sett. 1963, n. 1049) e sol­
lecitata dalla Soprintendenza archivistica per la Toscana, è stata messa allo
studio e - attraverso il superamento di molte e non piccole difficoltà ha potuto essere portata a termine in tempi abbastanza contenuti. Tutta l'am­
plissima modulistica prodotta dai vari uffici e dal Centro elaborazione dati
è stata vagliata per individuare ciò che è meritevole di essere conservato per
il passaggio alla separata Sezione di archivio (Archivio storico). li proget­
to, sottoposto all'organo amministrativo della Banca, è stato poi approva­
to con decreto del ministro per i Beni culturali e ambientali in data 20 feb­
braio 1980, divenendo così operativo e dando all'Archivio storico un indi­
spensabile e razionale strumento per selezionare preventivamente il mate­
riale che, decorsi i 40 anni dal suo esaurimento ai fini pratici, dovrà esservi
versato ed essere messo a disposizione degli studiosi.
è l'inventaria­
Un altro grave problema - attualmente allo studio
zione delle serie che, come abbiamo detto, si sono venute accumulando nel
tempo. L'arco cronologico coperto da questa documentazione - all'incir­
ca gli anni 1872-1940 - è di particolare importanza per la vita del Monte
dei Paschi, passato da istituto a carattere prevalentemente locale a banca
con diffusione extraregionale, riconosciuta come Istituto di credito di dirit­
to pubblico nel 1936.
Il valore storico del materiale conservato presso il Monte dei Paschi,
per la più approfondita conoscenza della vita economica e sociale specie del­
l'area di più antico insediamento (all'incirca le attuali province di Siena e
Grosseto, che costituivano lo Stato senese) è certo rilevante, anche se non
ancora adeguatamente considerato.
I registri delle deliberazioni del magistrato preposto alI'istituto (ora de­
putazione amministrativa), conservati senza lacune dal 1568, costituiscono,
insieme alle altre fondamentali serie archivistiche una fonte di primaria im­
portanza per una più profonda conoscenza - non più solo événementielle
- della vita dell'area senese nei secoli successivi alla perdita dell'autono­
mia politica da parte dell'antica Repubblica, le cui tradizioni bancarie, ben
note per i secoli XIII e XIV, hanno trovato nel Monte dei Paschi una singo­
lare continuità, pur in forme istituzionali profondamente diverse.
-
R.
ARCHIVIO STORICO DELLA BANCA COMMERCIALE
ITALIANA *
L' archivio storico della Banca commerciale italiana, attualmente in
corso di riordinamento, sarà aperto agli studiosi presumibilmente nei primi
mesi del 1984.
Tra i fondi archivistici di maggior interesse in esso conservati si
segnalano:
Otto Joel (1856-1916), fondatore della Banca (IO ottobre 1 894),
membro della direzione centrale (1 894), amministratore delegato (1908) e
vice presidente (1915-1916). Il fondo comprende le carte e alcuni copialet­
tere (Banca generale di Credito e Banca commerciale italiana).
Giuseppe Toeplitz (1866-1938), funzionario della banca (1895), diret­
tore della sede di Napoli (1898-1900) e Venezia (1900-1903), condirettore
della sede di Milano (1906), direttore centrale (1906- 1 917), amministratore
delegato (1917-1933) e vice presidente unico (1933-1937).
li fondo comprende l'archivio della segreteria e le serie di copialettere.
Ettore Conti (1871-1972), consigliere (1918), vice presidente (1920) e
presidente (1930-1945) della banca.
Il fondo comprende copialettere.
Raffaele Matlioli (1895-1973), direttore centrale della banca (1931),
amministratore delegato (1933) e presidente (1960-1972).
Il fondo comprende corrispondenza sua, della sua segreteria, dei suoi
principali collaboratori, della direzione centrale (1926-1970).
Banca Commerciale Italiana
Verbali del Comitato di Milano (1894-1897), del Comitato italiano
(1897-1900) e del Comitato locale (1900- 1 9 1 8); verbali del Comitato centra­
le (17 settembre 1 900 - 27 marzo 1918); archivio della segreteria generale
(1 894-1917); archivio dell'ufficio finanziario.
ROCCHIGIANI
BERNARDO CRIPPA
Monte dei Paschi di Siena
Banca commerciale italiana
*
Testo della comunicazione presentata al Convegno Beni Culturali, ricerca storica e
impresa, organizzato dalla società Ansa/do, Genova, 11 giugno 1982.
Enel: riorganizzazione dei servizi di archivio
705
la documentazione propriamente storica, in quanto riferita agli atti
costitutivi delle imprese elettriche, alle concessioni ministeriali relative alle
prime utilizzazioni idroelettriche, agli stati patrimoniali, alle relazioni di
bilancio, agli originari contratti di fornitura, alle registrazioni e atti
ENEL: RIORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI DI ARCHIVIO.
FORMAZIONE DELL' ARCHIVIO STORICO
•
tecnici relativi all'entrata in servizio degli impianti. Esistono infatti
documenti risalenti all'800, attestanti fatti importantissimi sui primi
sviluppi dell'industria elettrica: si fa cenno ad alcuni di questi. L'8 marzo
1883 nella centrale di S. Radegonda vengono messe in azione due dinamo
Parlare di archivio storico dell'Enel è sotto un certo aspetto termine
improprio; troppo recente è infatti, nel senso storico, l'inizio di vita
dell'ente che, costituito, come è noto, alla fine del 1962, ha di fatto nella
sostanza continuato, sia pure ispirandosi a nuovi criteri politici ed econo­
mici di gestione più aderenti alla propria personalità di ente pubblico
economico, l'attività delle imprese elettriche private, per legge allo stesso
trasferite.
Ma senza dubbio di enorme interesse storico è invece la documentazione ereditata da queste imprese, soprattutto oggi nella attualità ricorrente di
«programmi e piani energetici», nel senso di poter riandare ad un passato
ancora molto recente e verificarne, attraverso lo studio degli atti, gli
enormi progressi tecnologici, le sofferte motivazioni delle scelte energeti­
che, la rapida evoluzione organizzativa, la complessità e la difficoltà dei
rapporti con l'utenza, con gli organi della pubblica amministrazione
centrale e decentrata.
È intuibile, però, come problemi più urgenti e pressanti,
nella varietà
delle situazioni determinata dal contemporaneo trasferimento ad un'unica
unità di oltre 1 . 200 imprese private, fra grandi, medie e piccole, ciascuna
inserita in un diverso contesto sociale, con una propria organizzazione
tecnica e amministrativa e la contemporanea necessità di indirizzare subito
i criteri di gestione al perseguimento dei fini pubblici dalla legge istitutiva
assegnati all'Ene!, abbiano impedito, in questo primo ventennio di attività,
la formazione ed il continuo aggiornamento di un completo archivio
storico , nel quale raffigurare, attraverso appropriate ed ordinate raccolte
di documenti, l'evoluzione dell'industria elettrica nel nostro paese .
Questo è comunque lo scopo finale che ci si propone di raggiungere ed attualmente è in corso di avanzata impostazione, ed in alcune sedi di
pratica attuazione, nell'ambito degli adempimenti suggeriti dal ministero
per i Beni culturali e ambientali, per il censimento delle imprese industriali
ed in particolare sulla base della fattiva e proficua collaborazione offerta
dalla Sovrintendenza archivistica per il Lazio - una rilevazione sull'ubica­
zione e consistenza degli archivi del!'ente, estesa fino agli uffici ed agli
impianti più decentrati; detta indagine costituirà la base, grazie all'indivi­
duazione particolareggiata delle giacenze in archivio, per identificare tutta
* Testo della comunicazione presentata al Convegno Beni culturali, ricerca storica e
·
impresa, organizzato dalla società A nsa/do, Genova, Il giugno 1982.
«Jumbo» ed il 28 giugno 1883 inizia, con quattro generatori, il regolare
servizio di alimentazione della prima rete di illuminazione in Europa.
Negli anni immediatamente successivi al 1883 le realizzazioni di impianti
di produzione di energia elettrica si vanno moltiplicando in tutta Italia:
nel 1885 a Tivoli <da prima centrale idroelettrica in Italia»; nel 1886 a
Roma e Messina; nel 1887 a Palermo, Terni e Treviso; e poi, a Torino,
Livorno, Avellino, Pordenone, Bassano, Siracusa. Esempio significativo
dello sviluppo della distribuzione elettrica in una grande città con
molteplici quartieri è quello di Roma, dove già nel 1886 viene realizzata la
prima rete nrbana a corrente alternata monofase a 1 .800 volto A queste
iniziative si aggiunge nel 1891 la prima trasmissione su scala industriale di
corrente alternata dalla centrale idroelettrica di Tivoli, rinnovata e
potenziata, a Roma, mediante una linea di 26 km a 5.000 volt, monofase;
l'impianto di Larderello, nato originariamente come stabilimento per la
produzione di acido borico ed utilizzato successivamente, a seguito di
ricerche geologiche effettuate nel sottosuolo, per la produzione di energia
elettrica prodotta da soffioni boraciferi, ed altre.
È intento dell'Ene!, una volta sistemato e opportunamente inventaria­
to tutto il materiale storico documentario, attesa l'importanza dello stesso
per la storia economico-industriale de! nostro paese, studiarne con i
competenti organi del ministero per i Beni culturali e ambientali la più
idonea raccolta e la più opportuna valorizzazione.
Nel frattempo il primo obiettivo, già in parte utilmente raggiunto, è
stato quello di uniformare, in materia di gestione degli archivi, i diversi
procedimenti seguiti; ed infatti, inizialmente, in mancanza di disposizioni
organizzative precise e di strutture adeguate, ogni sede di compartimento
ha iniziato ad operare, nell'urgenza dei problemi contingenti, con mezzi,
uomini e attrezzature ereditate dalle grosse aziende già operanti nel
territorio, quali ad esempio: la SIP per Torino, l'Edison Volta per Milano,
la SADE per Venezia, la SELT-Valdarno per Firenze, la SRE per Roma, la
SME per Napoli, la SGES per Palermo e la Carbosarda per Cagliari.
Pertanto si è ritenuto opportuno sviluppare una serie di azioni ed
interventi per impostare un piano organizzativo inerente ai servizi di
archivio secondo criteri di efficacia, di economicità e soprattutto di
uniformità, al fine di consentire lo sviluppo in maniera dinamica e
moderna dell'informazione.
Fra le iniziative promosse la principale è stata quella di costituire un
Franco Ortore
706
gruppo di studio, il cui obiettivo è quello di porre le basi per un articolato
piano di intervento.
Quanto sopra, tenuto conto anche degli obblighi dettati all'Enel dal
d.p.r. 30 setto 1963, n. 1409, in materia di ordinamento, conservazione e
scarto degli atti e documenti d'archivio (vedi art. 30 e 35), e delle possibilità
offerte dall'applicazione del d.p.c.m. 1 1 sett. 1974 pubblicato nella G. U.
n. 306 del 25 novembre 1974, con il quale sono state emanate, in
applicazione dell'art. 25 della legge n. 1 5 del 4 gennaio 1968, le norme in
materia di fotoriproduzione sostitutiva dei documenti d'archivio.
I! gruppo di studio ha avuto come incarico la formazione del « Piano
di classificazione e massimario di scarto generale» degli atti e documenti
d'archivio per aree di attività che risulterà particolarmente utile sia per
rendere più omogenea ed accessibile l'enorme massa di documentazione
acquisita e continuamente prodotta, sia per operare degli scarti autorizzati
per tutta quella massa di carteggi di nessuna utilità ai fini operativi e di
alcun interesse ai fini storici.
A tale scopo, al fine di ottenere tutti i chiarimenti necessari per il
corretto iter procedurale previsto per la presentazione e l'applicazione del
suddetto titolario-massimario di scarto, si sono resi necessari una serie di
contatti con il ministero per i Beni culturali ed ambientali e con le
competenti Soprintendenze archivistiche.
Nel corso di detti contatti sono state evidenziate, in particolare per
quanto riguarda le esigenze operative dell'ente, le difficoltà effettive
incontrate circa la corretta applicazione della normativa prevista in materia
di fotoriproduzione sostitutiva; al riguardo, è stata rappresentata l'oppor­
tunità di rendere più elastico, con una serie di deroghe e modifiche,
peraltro rese possibili da emissioni di circolari ministeriali, il ricorso al
procedimento.
Sempre in materia di gestione e formazionè degli archivi sembra
opportuno, da ultimo, un breve cenno alle applicazioni che sulla stessa
possono derivare in riferimento a tutta la serie di normative previste
attualmente per la tenuta della documentazione di archivio, risultanti
anacronistiche e notevolmente inadeguate per la moderna organizzazione
aziendale, con particolare riguardo ai nuovi sistemi di registrazione e
trasmissione della corrispondenza (elettronici o in microfilm).
A tale proposito risulta significativa la sentenza di condanna adottata
recentemente dal Tribunale di Firenze avverso dipendenti Ene!, i quali
avevano commesso illeciti di registrazione su libri di protocollo della
corrispondenza presso una segreteria di zona, fra i pochi uffici ancora
sprovvisti di microfilmatrici. È di tutta evidenza come in questo caso la
sanzione per la palese violazione sia stata possibile solo in funzione della
presenza ancora, quanto mai rara, di un tradizionale e da teI11po superato
sistema di registrazione.
Sorge pertanto naturale una domanda: le disposizioni legislative anco­
ra oggi vigenti hanno ampiezza interpretativa tale da garantire il rispetto
Ene/: riorganizzazione dei servizi di archivio
707
'
delle necessarie formalità di registrazione in riferimento a sistemi ancora
più avanzati della nticrofilmatura, per esempio in materia di « posta
elettronica» ?
I! caso di cui si è fatto cenno, e più in generale la continua evoluzione
tecnico-organizza.tiva nella gestione aziendale, fenomeno oggi più noto con
la definizione di « automazione del lavoro d'ufficio» , appalesano dunque
la necessità di un parallelo aggiornamento normativo, esteso a tutto
il
campo delle disposizioni legislative in materia di tenuta degli archivi da
parte di enti pubblici ed imprese private.
FRANCO ORTORE
Enel
Archivio della fondazione Luigi Einaudi di Torino
NOTA SULL'ARCHIVIO DELLA FONDAZIONE LUIGI EINAUDI
DI TORINO
La finalità principale dell'archivio della Fondazione Luigi Einaudi di
Torino è la conservazione e valorizzazione del materiale documentario ad
esso affidato. I fondi archivistici che vi sono custoditi, che ammontano a
circa 350.000 carte, provengono tutti da donazioni di privati e hanno
caratteristiche diverse. Accanto ad archivi prevalentemente costituiti da
corrispondenze epistolari, come quello di Luigi Einaudi o quello di
Francesco Saverio Nitti, sono conservati presso la Fondazione i documenti
raccolti da Paolo Thaon di Revel negli anni 1935-1943, durante la sua
attività di ministro delle finanze, nonché l'archivio di Agostino Rocca, già
amministratore delegato dell' Ansaldo e della Dalmine; quest'ultimo fondo
contiene una vasta documentazione relativa, oltre che all' Ansaldo e alla
Dalmine, anche ad aziende come Ilva, Terni, Finsider, Cornigliano e
Sofindit, per il periodo 1 93 1 - 1 945. I fondi Rocca e Thaon di Revel hann�
in comune un carattere spiccatamente tecnico e sono pervenuti entrambI
alla Fondazione con un loro ordinamento originale a soggetto, in parte
lacunoso.
La Fondazione ha provveduto a suo tempo, negli « Annali» del 1968,
1972, 1974 e 1977, a pubblicare gli inventari analitici degli archivi ad essa
affidati; non è quindi il caso di soffermarsi a descrivere in dettaglio �
materiale documentario in essi contenuto . Vale però forse la pena di
accennare ai principali criteri messi in pratica al momento di dare la
sistemazione definitiva all'archivio Rocca, che, tra i vari fondi custoditi
dalla Fondazione, è il più attinente alla storia delle imprese industriali.
Il fondo Rocca constava, al momento della donazione, di 76 dossiers
numerati, recanti un titolo originale e ordinati a soggetto, nonché di un
gruppo di carte miscellanee senza titolo e non ordinate. La numerazione
originale della serie era lacunosa, in quanto una parte dell'archivio era
andata perduta in precedenza.
L'ordinamento del fondo ha avuto luogo sulla base di due concetti
fondamentali: la conservazione della fisionomia originaria dell'archivio e
la descrizione inventariale analitica di ogni singolo documento. Così i titoli
originali dei dossiers sono stati conservati e i raccoglitori sono stati
rinumerati partendo da uno (in quanto la numerazione primitiva era
lacunosa), conservando però l'ordine di successione preesistente. All'inter­
no di ciascun dossier il materiale è pervenuto non schedato e senza
numerazione, ma in ordine per argomento, per lo più in cartelline recanti
un titolo originale. Il nostro intervento è consistito nel dare un ordine
I
i
I
I
709
cronologico ai documenti contenuti nei raccoglitori e ai raccoglitori tra
loro e nello schedare analiticamente i singoli documenti, numerandoli poi
progressivamente. Gli allegati non sonO mai stati disgiunti dal documento
principale che li accompagnava e, in mancanza di una successione indicata
esplicitamente, sono stati sistemati in ordine di data. Le carte miscellanee
sono state ordinate cronologicamente e raggruppate in un mazzo a parte.
Ciascun documento è stato descritto con una scheda comprendente nell' or­
dine: autore, titolo, luogo, data, descrizione. I nomi di autori di lettura
incerta sono stati indicati per esteso seguiti da un punto interrogativo posto
tra parentesi; i nomi ricavati dal testo tra parentesi quadre; i nomi e le date
desunti da altri documenti dello stesso fondo tra parentesi quadre, con il
debito rimando in descrizione; i nomi e le date di attribuzione incerta tra
parentesi quadre con punto interrogativo. I documenti senza titolo recano
un titolo redazionale e quelli senza autore sono schedati sotto il titolo.
Nella descrizione al piede della scheda di ciascun documento sono indicati:
natura del documento (manoscritto, dattiloscritto ecc.), numero di carte e
pagine, nonché eventuali correzioni, postille o sigle nel testo; sono inoltre
segnalati in ordine alfabetico i nomi dei mittenti e destinatari (o destinatari
per conoscenza) delle lettere con più di tre mittenti o destinatari (e con
destinatari per conoscenza). I periodici sono stati schedati con testata tra
virgolette, città di edizione (sempre in italiano) tra parentesi tonde, annata
progressiva, numero, data, pagine, descrizione.
Allo scopo di facilitare la consultazione del fondo, è stato infine
compilato un indice dei nomi citati, pubblicato insieme con l'inventario.
Per quanto riguarda la struttura e organizzazione dell'archivio della
Fondazione, esso è aperto alla consultazione dei documenti da parte di
studiosi debitamente autorizzati e che documentino le proprie ragioni di
studio; l'apertura al pubblico ha luogo cinque giorni alla settimana (lune­
dì-venerdì) dalle 9 alle 17; la fotocopiatura del materiale d'archivio consul­
tato è ammessa, purché entro limiti ridotti; il personale dell' archivio è a
disposizione degli studiosi per quanto riguarda delucidazioni circa la
struttura dei fondi archivistici esistenti, la consegna del materiale richiesto,
lettura di grafie poco chiare ecc.; il personale esegue inoltre sempre il
controllo del materiale restituito dopo la consultazione.
Infine, una copia di tutti gli inventari d'archivio pubblicati dalla
Fondazione è in possesso della Sovrintendenza archivistica per il Piemonte,
a cui è stato consegnato a suo tempo anche un prospetto generale relativo
al materiale ancora in fase di ordinamento.
(Notizia a cura della Fondazione Einaudi)
Appunti per un archivio storico ltalimpianti
APPUNTI PER UN ARCHIVIO STORICO ITALIMPIANTI
•
La nostra azienda si è posta in anticipo il problema dell'archivio stori­
co. È una società giovane, ma caratterizzata da una crescita particolarmen­
te veloce per cui in poco tempo ha realizzato molte cose. Ha perciò preferi­
to affrontare l'argomento con un piano.
La traccia per la raccolta delle testimonianze riguarda sia l'evoluzione
produttiva, organizzativa e commerciale aziendale, sia altri fatti salienti av­
venuti.
Il «piano. regolatore» del nostro archivio storico è sintetizzato nello sche­
ma d'insieme allegato, la cui interpretazione non percorre sempre rigida­
mente la rotaia conduttrice, ma è aperta alla necessaria flessibilità, richie­
sta ora dalle situazioni ora dalle sfumature secondo il caso.
A questo fine intendiamo seguire, laddove possibile, un concetto di de­
centramento di parti dell'archivio onde evitare inutili duplicazioni.
Il risultato di questo principio sarà un corpo ideale costituito da un nu­
cleo centrale concreto, completato da un insieme selezionato e inventariato
di elementi dislocati. Ad esempio, l'elenco ragionato dei disegni più impor­
tanti o di altro materiale nticrofllmato prescelto, sempre disponibili alla chia­
mata di un tasto.
Saranno annotati con particolare riguardo i momenti di espansione nel
mercato italiano e nel mondo, quali la costituzione di società collegate o
controllate, od anche più semplicemente di flliali, uffici e punti di riferi­
mento operativi.
Si documenterà selettivamente l'avanzamento tecnologico, le innova­
zioni, il progredire del know-how, i brevetti, le licenze attive ed in generale
ogni conquista scientifica; inoltre ciò che può condurre ad un atto commer­
ciale importante per le prospettive dell'azienda, come gli accordi di colla­
borazione, tipo joint venture, consorzi e simili. Infine tutto quanto costi­
tuisca un punto di forza per la strategia della competizione suI mercato.
Saranno registrati gli avvenimenti di particolare rilievo riguardanti
la proiezione dell'immagine aziendale nell'ambiente cittadino, nazionale ed
estero.
Citiamo, ad esempio, alcuni dettagli esistenti: riprese fotografiche, mi­
crofllm, documenti e fllm di momenti significativi della storia di un impianto,
dalle trattative alla firma del contratto, ai disegni e specifiche principali,
all'apertura del cantiere, opere civili, fornitura di componenti, montaggi,
* Testo della comunicazionepresentata al Convegno Beni Culturali, ricerca storica e im­
presa, organizzato dalla società Ansa/do, Genova, Il giugno 1982.
711
fino all'entrata in esercizio, all'inaugurazione, ai campioni delle prime pro­
duzioni.
L'esigenza di un archivio storico è già abbastanza matura all'Italim­
pianti. Lo testimouIano il numero doppio speciale della « Rivista Italimpian­
tÌ» , già uscito nell'ottobre 1978, dedicato alla storia dell'azienda (n. 1 1112)
e più tardi la pubblicazione della discussione avvenuta nella tavola rotonda
« La memoria aziendale» (n. 17).
L'uomo è al centro della produzione e del lavoro. L'archivio storico
è il fllo d'Arianna che lo conduce. Guardare al passato con apertura serve
a trarre forza dalle esperienze positive vissute, a non ripetere eventuali er­
rori e contribuisce a ntigliorare il futuro.
ARMANDO CORSO - MARIA TERESA MUCCIOL!
ltalimpianti
712
Armando Corso
�
Maria Teresa Muccioli
APPENDICE
Appunti per un archivio storico ltalimpianti
6. Storia delle principali commesse
PIANO DELL'ARCHIVIO STORICO ITALIMPIANTI
•
•
Argomento
Storia dell'azienda
Espressione
È allo studio la preparazìone di un libro (v.
anche n. l l/12 della «Rivista Italimpianti»)
1 . Origini
•
•
•
Esigenze, motivazioni, studi
Fondazione (Cosider)
I primi anni (da Cosider a Italimpianti)
Fotografie, cimeli, documenti, statuti, bilanci.
Articoli, interviste, numero speciale «Rivista
Italimpianti»
2. Evoluzione delle strategie impiantistiche
•
•
•
•
Aspetti economico-finanziari
Aspetti commerciali
Aspetti produttivi
Aspetti sociali
•
•
•
Creazione di società controllate, collega­
te, filiali ed uffici
Accordi di collaborazione commerciale.
Comunicati stampa.
Statuti delle controllate e collegate.
Fotografie, documenti vari.
Articoli su «Rivista ItalimpiantÌ» ,
4. Evoluzione organizzativa
•
Inquadramento
•
Funzioni
•
•
Sistemi informativi e per la progettazione
e la gestione
Metodologie produttive
Organigrammi, funzionogrammi, comunica­
zioni e ordini di servizio. Direttive, procedu­
re, cariche sociali.
Relazioni organizzative,
Verbali del Comitato di produzione,
Articoli «Rivista Italimpianti>�
5 . Evoluzione tecnologica
•
Innovazione
•
Know-how
•
Ricerca e sviluppo
•
Proprietà industriale
Apertura cantiere, opere civili, fornitura e arrivo componenti, montaggi
Training di personale del cliente
Prove, avviamenti, collaudi, consegna
•
Inaugurazione ed inizio dell'esercizio
7. Evoluzione delle relazioni industriali
Documenti di qualificazione, studi di fattibi­
lità, offerte.
Contratti, verbali, accordi (consorzi, joint ven­
ture, commesse con /eadership Italimpianti).
Disegni, modelli, plastici.
Fotografie, film-documentari.
Comunicati stampa.
Reportage su «Rivista Italimpianti» .
Accordi sindacali aziendali.
Programmi e attività di formazione.
Dibattiti su «Rivista Italimpianti»,
8. Immagine aziendale
Piani a lungo e medio termine. Budget. Bilan­
ci. Relazioni e promemoria. Editoriali ed ar­
ticoli «Rivista Italimpianti». Verbali del Co­
mitato commerciale e del Comitato di produ­
zione. Documentazione varia.
3. Evoluzione commerciale
Momenti di espansione sul mercato
Trattative fino alla firma del contratto
Progettazione
•
•
Verbali del Comitato ricerca e sviluppo e del
Comitato di produzione. Brevetti, licenze at­
tive, budget e commesse interne di ricerca e
sviluppo, accordi di collaborazione scientifi­
ca, studi, relazioni tecniche, memorie presen­
tate a convegni e pubblicate su riviste tecniche.
Accordi di collaborazione progettuale e realiz­
zativa. Fotografie, film-docwnentari, disegni.
Modelli e plastici.
Stampa
•
Pubblicità
•
Mostre e fiere
•
•
•
713
Sponsorizzazioni
Visite
«Rivista Italimpianti», notiziario, marchio e
logotipo, linea personalizzata Italimpianti (og­
getti), beni di patrimonio aziendale, arte e cul­
tura.
Presenza in conferenze e tavole rotonde.
Interviste, redazionali, stralci, annunci e co­
municati stampa.
Materiale promozionale.
Monografie, opuscoli, album disegni tecnici.
Premi ricevuti, riconoscimenti, referenze.
L 'archivio del Centro ligure di storia sociale
715
sto tipo di organismi, c'era qualche individuo che non voleva che andasse
perduta la traccia delle vicende degli uomini e allora, non sapendo dove met­
tere « quella roba», decideva di darla a Perillo, quando ancora non si pone­
va il problema di aprire un archivio storico.
L'ARCHIVIO DEL CENTRO LIGURE DI STORIA SOCIALE *
Il Centro era visto dunque quasi come deposito di una spazzatura un
po' privilegiata o come un centro di raccolta di <<nostalgia" . Infatti una del­
le pecche fondamentali delle organizzazioni che fanno della politica attiva
Dalla sua fondazione, nel 1955, ad opera di Gaetano Perillo, militante
è lo scarso amore per il proprio passato. La pressione dei fatti presenti e
comunista e uomo di cultura, il Centro !igure di storia sociale ha affrontato
la ovvia proiezione nel futuro fanno sÌ che tutto ciò che non fornisca infor­
con metodo il problema della creazione, prima, e della diffusione, poi, del
mazioni di immediata utilità e che raramente supera l'arco dei quindici an­
patrimonio di storia che si era accumulato alle spalle del movimento ope­
ni - se pensiamo che non senza motivo il Labour Party britannico ha isti­
raio ligure. E il metodo, in questo caso, voleva dire: ricerca e conservazione
tuito l'archivio storico per la documentazione anteriore agli ultimi sedici anni
delle fonti di quel tipo di storia locale; formazione e aggregazione di stu­
- è considerato inutile, ingombrante e quindi da buttare.
diosi con quegli interessi e diffusione del prodotto culturale che essi veniva­
Tutto ciò che in questo processo tumultuoso viene salvato lo è soltanto
no realizzando attraverso un organo apposito, una rivista storica. La bi­
per l'interesse di qualche singolo, che, il più delle volte, non è il massimo
blioteca specializzata era infine l'altro strumento indispensabile per opera­
responsabile dell'organizzazione, ma è un qualche funzionario intermedio
re nel senso voluto.
o di base e che quindi non ha, pur con tutta la buona volontà, la possibilità
L'archivio di documenti quindi, che è, come tutti gli addetti ai lavori
di raccogliere sistematicamente tutto quello che - anche solo a suo giudi­
sanno, il primo strumento necessario, anche perché apparentemente di più
zio e non ancora secondo canoni di scientificità - l'organizzazione produce.
facile utilizzazione, era presente nel programma del fondatore del Centro
I limiti di questo nucleo fondamentale del fondo Perillo dell'archivio
ed era però concepito con quei limiti con cui era nato il Centro stesso, de­
del Centro ligure di storia sociale risentono quindi dei limiti degli uomini,
terminati sostanzialmente dall'obiettivo di recuperare le vicende di un mo­
ma anche dei limiti della politica culturale in senso lato delle organizzazio­
vimento ricco come quello genovese. Storia di uomini, dunque, e infatti nel
ni, che non hanno, se non molto recentemente, scoperto anche l'importan­
nucleo originario dell' archivio si raccolgono storie di militanti dei partiti
za politica attuale di avere un'immagine di sé che non nasca da stereotipi
operai e degli attori più o meno in vista dei momenti fondamentali , cosÌ
di parte e da retoriche senza fondamento. E il concetto di archivio nasce
come della continuità di quella storia. L'amore di Perillo per quelle vicende
anche da questo tipo di consapevolezza, nasce forse anche dalla crisi delle
e per la storia come strumento per divulgarle è evidente dai documenti che
organizzazioni, che scoprono così di non sapere che cosa in realtà sono e ,
egli raccolse, che affiancano il personaggio di rilievo a quello più oscuro,
con difficoltà e approssimazioni, accettano che si faccia strada l a necessità
i documenti dell'organizzazione formale come il sindacato a quelli di strut­
di un archivio storico.
ture più informali come i gruppi spontanei formatisi nelle varie occasioni.
Il Centro ha continuato, morto Perillo, a risentire di questi ritardi cul­
Il suo interesse era tale che fece anche un'altra operazione importante per
turali perché il suo archivio è una struttura un po' anomala: non è infatti
un archivio: il ritaglio di giornali, che, naturalmente, essendo originati da
certo l'archivio dei documenti prodotti dal Centro, ma è l'archivio delle or­
una scelta individuale e destinati inizialmente a lui stesso o a pochi altri,
ganizzazioni e dei fenomeni studiati dal Centro. La vita di tale struttura di­
univa pezzi rari, preziosi e introvabili a pezzi ovvi e di più facile reperibilità.
pende quindi, essendo nata nella maniera anomala che ho sopra illustrato,
Però in questo modo chi volesse avere una prima documentazione sul
soprattutto dalla volontà delle organizzazioni, che in essa trovano raccolta
come, sul chi e sul quando delle vicende del movimento operaio ligure, e
già parte della propria vita (e sono i sindacati genovesi, il partito socialista
intendo con ciò partiti e organizzazioni della sinistra, col partito socialista
e il partito comunista), di volerla considerare ancora come una struttura
in testa, seguito da quello comunista, ma anche dai gruppuscoli e natural­
adeguata alle necessità di conservazione della propria storia. Così, sempre
mente dalle organizzazioni sindacali e di resistenza, ma anche dalle società
senza sistematicità, è stata stipulata una convenzione con la Camera del la­
di mutuo soccorso e dai consigli di gestione e da talune commissioni inter­
voro di Genova e con la CGIL regionale, secondo la quale il materiale che,
ne, nel fondo raccolto da lui lo troverebbe.
E ciò anche perché, pur nel disinteresse generalizzato nell'ambito di que* Testo della comunÌCazione presentata al Convegno Beni Culturali, ricerca storica e im­
presa, organizzato dalla società Ansa/do, Genova, 11 giugno 1982.
a giudizio di questi due organismi, andava conservato, lo sarebbe stato nel­
la sede del Centro e la sua sistemazione finanziata con un contributo annua­
le. Al Centro competeva soltanto la sistemazione di tale materiale e non dun­
que la sua scelta. Ciò ha fatto sì che la documentazione convogliata in tal
modo nella sua sede soffrisse di tutti i limiti già segnalati e anche di qualcu-
717
Adele Maiella
L 'archivio del Centro /igure di storia sociale
no in più: se infatti la documentazione proveniente dalla FIOM provinciale
classificazione è stato la provenienza del materiale, cioè l'organizzazione,
di Genova, passata al vaglio della COlL, è ricca, va anche detto che si pre­
la categoria, l'ente o il partito politico di cui il documento è emanazione.
Questo criterio, se adottato con materiale già organizzato per uffici (che
716
senta in maniera complessa proprio per quelle caratteristiche di scelta indi­
viduale e troppo soggettiva.
avesse quindi mantenuto la collocazione originaria secondo la logica di uti­
Nella relazione del giovane Amedeo Rossi, che ha curato la sistema­
lizzazione da parte del sindacato), avrebbe permesso di seguire l'attività sin­
zione dell'archivio, così leggiamo: <<I dossiers in questo caso erano già or­
dacale nelle sue diverse ramificazioni e nel suo sviluppo storico, giustifican­
ganizzati quasi tutti all'origine, per cui si è deciso, per salvaguardare l'o­
do tra l'altro la presenza di un gran numero di documenti di natura non
mogeneità e logica collocazione del materiale, di mantenere inalterata que­
strettamente sindacale (come è stato fatto nel caso dell'Archivio storico della
Camera del lavoro di Milano). Nel nostro caso si è trattato di una scelta
sta disposizione. Non si sono attuati grossi rimaneggiamenti se non nella
posizione di fascicoli relativi alle vertenze individuali (un tempo ordinate
in base al cognome degli operai interessati ed ora ordinate alfabeticamente
per azienda) e, mancando ogni precisa indicazione su come i fascicoli si tro­
vassero divisi per uffici, si è dovuto seguire per tutti i documenti una rior­
ganizzazione in linea di massima per argomenti. Questo fatto, se da un lato
obbligata, l'unica che permettesse di dare un minimo d'ordine al materiale,
mentre un'impostazione per argomenti avrebbe comportato una maggior
dispersione e viceversa un' eccessiva forzatura riassuntiva, non avrebbe te­
nuto conto della perplessità tematica di gran parte dei documenti. Nel caso
del lavoro di selezione si è deciso di conservare anche documenti non esclu­
garantisce una maggior fedeltà alla fonte originaria, dall'altro può risultare
sivamente sindacali, provenienti cioè da fonti diverse, per trasmettere, at­
in certi casi dispersivo. Ad esempio sotto la voce "documenti FIOM nazio­
traverso il fondo della Camera del lavoro, un quadro più fedele possibile
nale" si troveranno raccolti in dossiers documenti provenienti dalla FIOM
della prospettiva di intervento del sindacato che un archivio appunto sinda­
nazionale, ma anche appunti manoscritti del ditigente che questi dossiers
cale, anche se ricostituito, non può non rispecchiare. Questa scelta ha por­
utilizzava. Può anche capitare che in un dossier dal titolo "Congresso re­
tato naturalmente ad aumentare, al momento della schedatura del materia­
gionale" non si trovino documenti sul congresso regionale ma solo mate­
le, il numero delle buste contenenti documenti vari, mantenuti peraltro fisi­
riale vario che presumibilmente serviva al funzionario interessato per la pre­
camente ai margini rispetto al nucleo centrale più propriamente sindacale
parazione del congresso medesimo».
e presumibilmente di maggiore interesse immediato. Comunque la divisio­
Ci sono anche altri limiti, come ad esempio la scarsa rilevanza e quan­
ne in fascicoli dovrebbe agevolare l'utilizzazione anche di questi documenti
tità dei documenti relativi al periodo 1968-1969 e in generale la presenza
da parte di eventuali ricercatori, che anzi in qualche caso potrebbero trova­
decisamente marginale dei documenti di carattere politico rispetto a quelli
re in questo archivio fonti extra-sindacali. Si tratta in massima parte di ma­
teriale piuttosto recente, relativo al periodo 1968-1980, con qualche rara ec­
di tipo legale anuninistrativo. Nonostante le lacune e l'apparente dispersi­
vità il materiale FIOM è assai ricco e utile soprattuto per quanto riguarda
cezione di documenti sparsi risalenti intorno alla metà degli anni Cinquan­
gli anni chiave, dal 1946 a tutti gli anni Sessanta. Si trovano uniti alle prati­
ta. La natura dell'archivio, condizionata da vicissitudini in fase di raccolta,
che legali le buste paga, rapporti epistolari tra sindacato e datori di lavoro,
e il periodo considerato definiscono immediatamente interesse e limiti del
lettere manoscritte inviate da operai e da parenti di operai, dati sul tessera­
mento, dati sulle elezioni delle commissioni interne. Si può avere anche una
re potenziale dei documenti accatastati presso tutti gli organismi coi quali
sorta di completamento della storia di singole aziende, come Ansaldo e Ital­
il Centro ha forme di convenzioni, ormai sanzionate da una prassi, sia pos­
fondo: è auspicabile che per superare tali limiti e per rendere attuale il valo­
sider, oppure dell'attività delle loro commissioni interne. Il tutto, pur non
sibile far affluire al Centro la totalità della documentazione conservata, an­
avendo carattere di sistematicità, costituisce comunque una necessaria e uti­
teriore a quella dell'archivio corrente. Il limite dell'archivio corrente potrebbe
aggirarsi sui quindici anni; sarebbe opportuno inoltre attribuire il compito
lissima integrazione di altre fonti.
Il fatto che la scelta del materiale derivi da raccolte individuali operate
su fondi personali di taluni funzionari è ancor più evidente e mostra tutti
della scelta dei documenti da conservare a chi compie l'opera di ordinamento
della parte più antica.
i limiti con cui ancora viene condotta questa politica culturale nel fondo
Esiste poi nel Centro un altro archivio che parte come quello sopra de­
proveniente dalla Camera del lavoro. Infatti non si tratta dell'archivio vero
e proprio della Camera del lavoro di Genova, bensì della massa eterogenea
scritto da un nucleo originario raccolto dal suo fondatore ed è l'archivio
di documenti, diversi sia per contenuto che per provenienza, in cui sono
confluiti presumibilmente parte di archivi di singoli dirigenti, comunicazio­
fotoiconografico. All'origine c'è una raccolta di ritratti di personaggi, talu­
ni molto noti, che costituiscono solo una testimonianza della militanza po­
ni ed atti amministrativi interni, materiali di varia natura. Si è cercato di
litica di Perillo, affiancati a quelli di amici e militanti molto meno noti, sui
quali contemporaneamente egli raccoglieva quella documentazione biogra­
ovviare a tali caratteristiche partendo dalla scelta della loro definizione, che
fica di cui si è detto. È sempre il dato della militanza che soprattuto presie­
è caduta sul termine " miscellanea" , mentre l'elemento discriminante della
de alla scelta delle immagini operata da Perillo, così per gli anni Cinquanta
718
Adele Maiello
le aspre lotte dei lavoratori genovesi sono tutte o quasi rappresentate. Ci
sono anche le famose occupazioni delle fabbriche Ansaldo, Ilva, S. Gior­
gio.
È questo uno dei nuclei fondamentali dell'archivio;
un altro nucleo è
quello delle foto del lavoro nel tempo, uomini e macchine, uomini senza
macchine in interni ed esterni sempre suggestivi. Il patrimonio di immagini
FILT-CGIL: ESPERIENZE E PROPOSTE *
si è poi arricchito delle foto di occasioni di mobilitazioni di massa di questa
nostra recentissima storia, poche sugli anni Sessanta, molte degli anni Set­
tanta, (manca purtroppo quasi del tutto la testimonianza sul giugno-luglio
1960, tutto materiale sequestrato). Quando poi abbiamo deciso di continuare
questa raccolta, valorizzandola coi contributi provenienti dalla Regione, ab­
biamo inserito in questo patrimonio immagini della quotidianità del lavo­
ro, come un filmato sul lavoro dei carbonai nel porto degli anni Trenta,
che costitnisce un pezzo unico, ripescato, ricostruito e donato al Centro da
due amatori di filmog,afia, che hanno così mostrato di comprendere appie­
Come Federazione lavoratori dei trasporti - CGIL, la nostra maggiore
preoccupazione era e rimane quella di non dare l'impressione di intervenire
solo per « onore di firma» , senza perciò valutare se le cose esposte risultano
in sintonia con l'argomento e la tematica oggi in questione.
Dopo attenta, e ci pare anche scrupolosa, meditazione, abbiamo
convenuto che anche un'analisi che assuma come punto di ricerca il modo
di atteggiarsi, l'esperienza di una organizzazione come la nostra rispetto a
no il senso del lavoro paziente, anche se discontinuo e disomogeneo, che
questi temi, una certa validità può assumerla; se non altro, per spronarci in
cendo a Genova.
un nostro patrimonio che è parte fondamentale di un momento culturale di
dal 1955 il Centro, con tanta memoria storica, ma con pochi mezzi sta fa­
futuro a una maggiore attenzione nel compito di difesa e mantenimento di
non marginale interesse.
ADELE MAIELLO
Centro ligure di storia sociale - Genova
Questo perché il sindacato è un soggetto che è calato e opera giorno
per giorno in generale nella vita sociale, politica, economica del paese e,
più in particolare (con la propria articolazione e vita democratica, partico­
larmente diffusa nei diversi territori e zone) nei diversi settori produttivi,
interagendo così negli avvenimenti: in· definitiva nel « fare storia» .
Il sindacato FILT-CGIL ha quindi ben presente quanto sia importan­
te il mantenimento del proprio patrimonio storico, dal momento che
rappresenta in Liguria decine di migliaia di lavoratori operanti in un
settore particolarmente importante per l'attività economica del paese,
quello dei trasporti, appunto, dove troviamo lavoratori con forti e salde
tradizioni « di classe» e di lotta: portuali, ferrovieri, autoferrotranvieri,
marittimi e di altri dal più recente inserimento quali i lavoratori del
trasporto merci e la gente dell'aria. Categorie quindi, le prime, la cui
presenza risale a prima degli albori del secolo e le cui vicende rivivono
attraverso varie « fonti» o «reperti» (anche di materia non sindacale) il
più delle volte non precisamente catalogati e sistemati e quindi non
facilmente rintracciabili.
Per evitare di trarre qualcuno in inganno, diciamo subito che il nostro
sindacato non possiede un archivio storico propriamente inteso (documenti
ordinati, inventariati e disponibili alla immediata consultazione della col­
lettività), anche se con buona volontà abbiamo potuto riunire un patrimo­
nio non indifferente.
Vì sono ragioni diverse e per certi versi comprensibili che ostano ad
una compiuta e rigorosa opera di archiviazione:
* Testo della comunicazione presentata al Convegno Beni Culturali. ricerca storica e
impresa, organizzato dalla società Anso/do, Genova, 11 giugno 1982.
i
li
li
li
li
li
ffI
. ·
i
720
Franco Invernizzi - Danilo Oliva
a) Una tale opera richiederebbe (ed avrebbe richiesto nel passato) un
impegno continuativo di una parte consistente del cosiddetto « quadro
tecnicO» , non consentito dallo stato delle nostre finanze e dal tempo a
disposizione dell'organizzazione nel suo complesso. Inoltre il nostro sinda­
cato, preso nell'ingranaggio e nella complessità dei problemi quotidiani, è
più stimolato e spinto a fare, a guardare avanti che a riflettere su se stesso
ed a specchiarsi sulle cose già fatte.
b) La FILT -CGIL accorpa oggi i sindacati richiamati dopo una
lunga fase durata anni che ha visto diversi trasferimenti di sedi durante i
quali parte del materiale è andato via via disperso a favore delle cose di
maggiore attualità; a parte questo occorre dire che le varie categorie oggi
confluite nella FILT hanno assegnato un'opera e un'importanza diversa a
seconda anche della mentalità e della formazione culturale dei propri
gruppi dirigenti e dell'importanza che essi attribuivano o meno al
problema della classificazione, mantenimento, trasmissione del patrimo­
nio storico.
c) Infine è la stessa struttura organizzativa e contrattuale del sindaca­
to in Italia che rende questo compito arduo. Siamo in presenza, come noto,
di una struttura a più livelli sia «orizzontali» che «verticali» e ciò rende
particolarmente difficile « fotografare», « fissare» giorno per giorno un'at­
tività che vive nei consigli di delegati, negli attivi, nei direttivi e nelle lotte
che hanno controparti e stati vertenziali differenti.
Ciò non significa assolutamente che - presi dai problemi della
quotidianità, dalie esigenze e sollecitazioni del movimento - la FILTCGIL non sia cosciente dell'importanza del mantenimento e della valoriz­
zazione della propria «memoria storica».
È un compito questo che - al contrario - reputiamo della massima
importanza, specie in un'epoca quale quella attuale, ave si assiste a
profonde trasformazioni e dove la stessa classe operaia è soggetta a più
influssi e sollecitazioni anche esterni al mondo del lavoro . Non si possono
quindi lasciare decadere le tracce delle lotte, delle iniziative sulle quali si
sono fondati e rafforzati quei profondi valori (solidarietà di classe,
attaccamento e valorizzazione della propria professionalità, coscienza di
una funzione e di un ruolo nazionale, attaccamento alle istituzioni demo­
cratiche, volontà di trasformazione delle strutture economiche e sociali)
che hanno consentito al movimento dei lavoratori di collocarsi in veste di
protagonista nella storia del paese, conseguendo successi ed avanzate sul
terreno civile e su quello politico, economico e normativo.
Il ricambio, il rinnovamento dei nostri gruppi dirigenti sollecitato
tanto dal « salto generazionale» che il tempo impietoso impone, al pari di
considerazioni di carattere prettamente politico ed organizzativo, ci sprona
a recuperare gli eventuali vuoti.
Tramite quali strumenti vive quindi, pur nell'empirismo, la «memoria
storica» del sindacato a fronte delle difficoltà sopra accennate?
Gli atti dei congressi, opportunamente raccolti, sono una traccia
FILT-CGIL: esperienze e proposte
721
valida per recuperare lo stato del dibattito, le problematiche, le risoluzioni
adottate, la linea politica prescelta.
I contratti, opportunamente classificati e confrontati uno all'altro, ci
danno il senso delle innovazioni, delle conquiste economiche e normative e
delle trasformazioni intervenute nell'organizzazione del lavoro.
Sotto questo profilo - tenendo conto che la FILT cura circa 50
contratti nazionali con tutti i relativi. integrativi - questo materiale è fatto
oggetto di particolare attenzione.
Esistono pubblicazioni varie, (prodotte dal CAP, dal sindacato, dalle
compagnie portuali) che consentono il recupero di « spezzoni di storia» di
non marginale interesse.
La Camera del lavoro di Genova ha curato inoltre un volume ove
sono rintracciabili altri momenti che focalizzano l'attività, la lotta dei
portuali e dei marittimi in particolare, in determinate fasi storiche del
paese sottolineando il contributo fornito da queste categorie alla causa
dei lavoratori.
Momenti di recupero storico vengono altresì sviluppati con particolari
manifestazioni, ad esempio in occasione degli anniversari della fondazione
degli organismi autogestiti o di particolari momenti, come nel caso della
lotta dei 120 giorni del ramo industriale.
La « fonte orale» è tutt'oggi percorribile tramite l'intervento del
sindacato pensionati e dei lavoratori particolarmente sensibili ai problemi
suesposti.
Inoltre, diamo particolare importanza a due strumenti delle attività
sindacali: l'informazione (riviste, pubblicazioni) e la formazione. Nei corsi
sindacali, in particolare, dedichiamo molto spazio del programma all'ana­
lisi storica del movimento sindacale e della FILT-CGIL stimolando gli
stessi lavoratori a contribuire a questo lavoro. Manteniamo . inoltre le
relazioni scritte e le registrazioni che entrano a fare parte di quel materiale
che mettiamo a disposizione dei ricercatori, dei lavoratori che ci interpella­
no per lo svolgimento delle loro indagini.
Per terminare, avanziamo una proposta alle istituzioni ad ogni livello
(dalla Regione Liguria all'Università di Genova, dalla Camera di commer­
cio a1Ia Sovrintendenza archivistica) affinché siano assegnate almeno due
borse di studio per: verificare il patrimonio documentario tuttora esistente;
colmare le lacune delle fonti scritte o iconografiche con una ricerca delle
fonti orali (che riteniamo di valore inestimabile pur sapendo che nella fonte
orale il rigore scientifico corre a volte il rischio delle divagazioni soggetti­
ve). Siamo però certi che lo storico della nostra città in particolare saprà
distinguere la realtà dal mito.
Lo stesso mito, inoltre, potrebbe sempre più diventare realtà se anche
l'immenso patrimonio che sappiamo in mano ai privati potesse diventare
pubblico ed aperto alle richieste degli studenti e dei ricercatori.
A questo proposito, siamo certi che la stessa storia della marineria
genovese ed italiana ne trarrebbe immenso vantaggio.
I
J
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'!­
I
l
722
Franco lnvernizzi - Danilo Oliva
La FILT-CGIL Liguria, da parte sua, ribadisce la disponibilità ad
offrire il proprio contributo, con l'impegno dei propri dirigenti e garanten­
do l'accessibilità al materiale di cui è in possesso.
FRANCO INVERNIZZI DANILO OLIVA
•
FILT-CGIL
PRIMO APPROCCIO PER LA COMPILAZIONE
DI UNA BIBLIOGRAFIA RAGIONATA SUL PORTO DI GENOVA *
In epoca romana il primitivo porto di Genova si presentava come un'in­
senatura naturale ristretta allo specchio acqueo ad ovest del colle di Sarza­
no, secondo un breve arco litoraneo sotteso da una corda di circa mezzo
chilometro tra la penisoletta del Molo vecchio ed il Capo di Arena, nella
zona chiamata in seguito Mandraccio. Già all'epoca di Strabone Genova
veniva chiamata «emporio dei ligurÌ» .
Da questo embrione nel Medioevo prese forma l'immagine portuale.
Lo sviluppo e la storia del porto si intrecciano per tutto il Medioevo e fino
al 1700 con le vicende economiche, politiche e sociali della Repubblica di
Genova, dei Caravana e delle Compere di San Giorgio, ed è attraverso l a
documentazione relativa a questi soggetti che si è sostanzialmente «studia­
ta» la storia del porto.
Con la rinascita dell'economia di scambio, susseguente all'anno mille
ed al silenzio dei traffici protrattosi dalla caduta dell'impero romano all'al­
to Medioevo, nei secoli XI e XII Genova dà le prime importanti risposte
in termini di opere marittime e portuali al crescente, primario ruolo eserci­
tato in tutto il Mediterraneo.
Da qui ha inizio l'intervento diretto dell'uomo ad adattare l'ambiente
naturale. Fin dal XII secolo si trovano indicazioni di una vera e propria strut­
tura portuale che risponde ad un disegno preordinato ed annuncia la vita
di un organismo autonomo.
Nel XII secolo è configurato pienamente il primo complesso organico
di grandi opere portuali, infrastrutturali e protettive, fino al primo nucleo
storico del Molo vecchio, opera emblematica, realizzata a più fasi e dichia­
rata « opera» dopo il 1245 e come tale destinata a ricevere lascito in ogni
testamento. Fu costruita in seguito la darsena, dinanzi alla spiaggia di Prè,
divisa in tre bacini: l'arsenale, a ponente ed oggi riempito, destinato alla
costruzione di navi; la darsena delle Falee; la cosiddetta darsena del vino
o «bacino commerciale».
Risale al medesimo periodo (1260) la costruzione del palazzo del Ma­
re, divenuto poi palazzo San Giorgio, allora sede del capitano del popolo
Guglielmo Boccanegra, fatto poi sede delle dogane e dell'esattoria delle ga- .
belle, quasi un tesoro dello Stato prefigurante l'avvento dell'Ufficio di San
Giorgio, e diventato, infine all'inizio del 1 900, sede del Consorzio del porto.
*
Testo della comunicazione presentata al Convegno Beni Culturali, ricerca storica e im­
presa, organizzato dalla società Ansa/do, Genova, Il giugno
1982.
724
725
Antonio Orlando
Per una bibliografia ragionata del porto di Genova
A cominciare dal XIV secolo, sempre più si intrecciano nella storia di
Genova e si condizionano lo sviluppo dei traffici marittimi, la prosperità
crescente e l'espansione e l'arricchimento del porto .
Intorno al XVI secolo Genova, rilevante potenza mediterranea, tocca
l'apice anche deIla sua potenza finanziaria intrattenendo rapporti di carat­
tere creditizio con le maggiori corti europee.
Il traffico portuale mostra un ritmo ascensionale per tutto il Cin­
quecento, con punte massime nel 1555 e nel 1592, dovute al trasporto del
grano.
Il prolungamento del Molo vecchio non riesce in quegli anni ad elimi­
nare la pericolosità delle mareggiate provocate specialmente dal libeccio: ce­
lebre quella del 1613. Altre due rovinose tempeste nel 1630 e nel 1636 im­
pongono lo studio di nuove soluzioni.
S'inizia così nel 1638, con finanziamento del Banco di San Giorgio,
la costrnzione del Molo nuovo, ultimato in quattro anni, opera essenziale
che definisce la conformazione dello scalo e libera finalmente l'intera rada
genovese dalla furie del libeccio. L'opera è progettata e realizzata con tec­
niche costruttive sorprendentemente moderne, quali l'adozione di cassoni
riempiti con calce e pietre ed affondati su di una precostituita platea di pie­
tre, secondo un priricipio ancor oggi impiegato. La sua riuscita avrà grande
risonanza anche all'estero e ad essa si ispireranno gli architetti inglesi per
la costruzione del molo di Tangeri, tuttora considerata l'opera maggiore del­
l'ingegneria marittima anglosassone del Seicento.
Grazie alle nuove opere il porto riacquistò successo e vide aumentati
i propri traffici, ovviamente manifestando una crescente necessità di aree
per lo stoccaggio delle merci. In questa luce si deve vedere la creazione, a
partire dal 1608, del porto franco, con nuovi magazzini che si aggiungono,
anno dopo anno, al primitivo nucleo fino a raggiungere il numero di ben
355 nel 1799, ridando nuova vita al secolare approdo genovese. Zuccheri,
caffè, cacao, spezie, porcellane esotiche, seterie lionesi tornano a riempire
i magazzini del porto.
Bisogna attendere la caduta della Repubblica genovese ad opera di
Napoleone nel 1797 e l'annessione di Genova al Regno sardo (1815) per­
ché nel 1821, a seguito di un tremendo fortunale che causò ingentissimi
danni, s'inizi il prolungamento del Molo vecchio parallelamente al Molo
nuovo.
Fino a questi anni le pubblicazioni sul porto sono rarissime ed hanno
comunque carattere sporadico a raffronto con l'ampia documentazione ma­
noscritta, in buona parte ancora inedita, conservata presso l'Archivio di stato
e l'Archivio storico del Comune.
Un primo contributo per la formazione di una bibliografia ragionata
sul porto di Genova sarà pubblicato in uno dei prossimi numeri del mensile
del Consorzio autonomo del porto, « Porto e Aeroporto di Genova», che
ha già pubblicato nel numero di novembre del 1978 un « Contributo per una
bibliografia sui porti del Mediterraneo» della dott.ssa Maria Giuseppina Lu-
cia dell'Università di Genova. Del resto la rivista del Consorzio, fin dal suo
nascere alI'inizio di questo secolo con la nascita dell'ente, non solo ha sem­
pre registrato fedelmente tutti i problemi e le novità portuali, ma ha anche
curato l'aspetto storico della problematica portuale e dei trasporti. Non a
caso la rivista dal 1980 ha iniziato attraverso una nuova rubrica « Mari e
porto di Genova nei secoli» una stimolante collaborazione con l'Associa­
zione ligure di archeologia e storia navale e con !'Istituto di storia della cul­
tura materiale al fine di contribuire al recupero di quella «cultura maritti­
ma» di cui Genova è stata protagonista nei secoli.
DalIa seconda metà del XIX secolo la rivoluzione industriale arriva sulle
coste del Mediterraneo, in particolare in Italia, con un ritardo di un secolo
circa, rispetto ai tempi delle sue origini. Esplode, quanto meno nel regno
di Sardegna, nel decennio cavouriano precedente alla unificazione del re­
gno d'Italia (1861), e si sviluppa, in queste parti dell'Europa, pressoché con­
testualmente all'affermarsi della navigazione a vapore ed alla sostituzione
del vapore alIa vela. Un processo, quest'ultimo, che si realizza, per la gran
parte, nella seconda metà dell'800 e nel primo scorcio dell'attuale, fino alla
prima guerra mondiale.
Al giro di boa della metà del secolo il porto di Genova giungeva dopo
un lungo periodo di stasi iniziato con la restaurazione post-napoleonica e
l'annessione della Repubblica al regno di Sardegna, e superato con l'affer­
marsi delle idee del libero scambio. Ma già negli anui precedenti il fermento
deIle idee e deIle iniziative - che, a Genova, fra l'altro, portava alla fonda­
zione dell'istituto che darà origine alla Banca d'Italia - aveva proposto in
modo perentorio il problema del potenziamento del porto franco, nel con­
testo più ampio del rammodernamento e sviluppo del porto.
Tuttavia, le alternative tecniche progettuali, e, soprattutto, la mancan­
za di mezzi e stanziamenti, mantennero ancora a lungo il porto in una si­
tuazione di infrastrutture insufficienti e di costante pericolo di congestione,
come le lamentele deIla clientela marittima e terrestre del porto dell'epoca
- che chi scorre le annate del « Corriere Mercantile» di quei tempi può pres­
soché quotidianamente rilevare - documentano eloquentemente. E questo,
nonostante che l'altra grande innovazione intervenuta nei trasporti - la fer­
rovia - fosse giunta in porto già nei 1853, e nonostante i progetti di aper­
tura di nuovi valichi attraverso le Alpi.
Era, quella costituita dai decenni fra il 1850 e il 1880-90, l'epoca in cui
i grandi porti europei gettavano le basi del loro sviluppo moderno, con opere
di grande impegno finanziario e tecnico: Rotterdam con la « nuova idro­
via» cominciata nel 1866, che doveva risolvere il problema dell'accesso al
mare, e con i primi tre grandi bacini del porto attuale (Binnenhaven, Entre­
potshaven, Spoorweghaven); Anversa con lo sbocco della navigazione sulla
Schelda, e addiritturà con una decina di bacini per il traffico, dal Katten­
dijk del 1860-1869 all'Amerique del 1887; Amburgo con sette bacini per il
traffico aperti fra il 1886 e il 1891. Londra, che era partita prima, in quel
periodo costruì nuovi bacini di traffico nel gruppo Indian and Millwall e
726
Antonio Orlando
Per una bibliogrqfia ragionata del porto di Genova
nei Royal Docks, e iniziò l'apertura di Ti/bury. Marsiglia già prima della
Del 1 9 1 6 è la presentazione, da parte dell'ing. Coen Cagli, capo del­
l'ufficio tecnico del Consorzio, di un nuovo progetto di ampliamento por­
tuale che si può considerare il primo vero piano regolatore, base dei futuri
metà del secolo aveva avviato la costruzione della Joliette.
Come si vede, i grandi porti dei nostri giorni sono anzitutto quelli che,
proprio un secolo fa, si adeguarono, con opere di grande respiro, alle esi­
genze dell'espansione industriale e alle grandi innovazioni in campo marit­
timo e dei trasporti.
Genova corse certamente il rischio di rimanere tagliata fuori dai gran­
di sviluppi moderni, travagliata da discussioni e alternative progettuali che
fornivano alle amministrazioni centrali buoni motivi per non destinare i mezzi
fmanziari necessari al porto, e per dirigere queste risorse altrove.
Giunse, tuttavia, alla fine del 1875, la donazione del duca di Gallie­
ra, che mise a disposizione 20 milioni di lire oro per il radicale potenzia­
mento del porto, e pose fine, con la scelta del progetto Parodi, alle di­
scussioni.
Gli anni di realizzazione del nuovo porto coincisero - come si è detto
- col decisivo affermarsi della navigazione a vapore e con la possibilità
per le navi di raggiungere dimensioni e quindi entità di carico ben superiore
a quelli dei velieri, ad accresciute velocità.
Nel contempo il decollo industriale dell'Italia settentrionale, con
accresciuta richiesta di importazioni in massa delle merci di base: carbo­
ne, cotone, lana, ecc., fece sì che si realizzasse un accelerato incremento
dei traffici portuali con la conseguenza che gli «accosti» da poco appre­
stati minacciavano di giungere a rapida saturazione e si riproponevano
i problemi a cui si era creduto aver dato « soluzione per almeno mezzo
secolo».
Si confermava cosi l'importante verità secondo la quale la realizzazio­
ne di infrastrutture portuali avviene sempre per soddisfare una ingente do­
manda «arretrata» di traffico cosicché, a opere ultimate, il traffico aumen­
ta rapidamente e arriva ben presto a saturare la nuova capacità. Il movi­
mento merci del porto di Genova, che era di circa 800 mila tonnellate nel
1 876, giunge a 2,7 milioni di tonnellate nel 1891 ed a 4,8 milioni all'inizio
del secolo XX, nel 1 902.
La convinzione che il porto richiedesse a breve tempo un nuovo salto
in avanti era ormai cosi diffusa che indusse l'ing. Giaccone a presentare
nel 1892 un piano di massima di ampliamento portuale, verso ponente,
sino al torrente Polcevera, colmando così una lacuna del piano Parodi,
che non accompagnava lo studio con la previsione di adeguate possibilità
di sviluppo .
Nell'ottica di questa problematica si inserì pienamente il Consorzio del
porto, istituito con legge del 1 903 ed alla sua iniziativa, congiunta a quella
privata, furono dovuti altri importanti lavori comprendenti, tra l'altro, il
completamento del bacino della Lanterna, l'inizio dello sbancamento del
promontorio di San Benigno, la costruzione della linea ferroviaria lungo
il bacino di Sampierdarena e l'apertura della grande arteria di comunica­
zione fra Genova e Sampierdarena.
727
�
ampliamenti, il quale prevedeva il nuovo bacino davanti a Sampierdarena
in prosecuzione del bacino della Lanterna fino alla foce del Polcevera
'
l'ampliamento del porto verso Levante.
La realizzazione del bacino di Sampierdarena, secondo il piano regola­
tore definitivo dell'ing. Albertazzi, ebbe inizio nel 1 930 e fu resa
possibile
dal prolungamento della diga foranea fino alla foce del torrente
Polcevera
(1932).
Inoltre il Consorzio autonomo, in previsione dei futuri sviluppi del traf­
fico, incaricava (1929) lo stesso ing. Albertazzi di elaborare un piano
di lar­
ga massima che indicasse le possibilità concrete di un ulteriore accrescim
en­
to del complesso portuale.
Verrà così proposto , per la prima volta, un ulteriore ampliamento ver­
so ponente sino al litorale di Voltri (vedi GIOVANNI BORZANI, Cento
anni
di pianificazioni e costruzioni marittime al porto di Genova 1877-1977, in
« Porto e Aeroporto di Genova» , giugno 1 978).
Una ricerca documentaria e bibliografica sul porto riconduce a diverse
fonti: oltre ai già citati Archivio di Stato e Archivio storico del
Comune
alla Biblioteca universitaria, alla Biblioteca civica Berio, alla Bibliotec
a ci
vica Lercari, alla Biblioteca della società ligure di storia patria, alla Biblio­
teca dell'Istituto di storia della cultura materiale, all'archivio e alla
biblio­
:
;
teca del Consorzio autonomo del porto alla biblioteca della Camera
di com­
mercio, purtroppo ancora chiusa.
La bibliografia di prossima pubblicazione da parte di « Porto e Aero­
porto di Genova» vuole essere un primo approccio ed un primo lavoro
pronto ad essere proseguito ed ampliato. Prende in considerazione
gli an­
ni dal 1841 al 1 97 1 . Se la scelta del termine a quo è motivata dalla
man­
canza di una specifica bibliografia, il termine ad quem del 1971 è giustifi­
cato dal fatto che gli anni Settanta hanno portato radicali trasforma
zioni
nei traffici e nelle tecnologie dei trasporti e del porto, aprendo
una fase
tuttora in atto alla quale si stanno dedicando solo adesso studiosi,
ricerca­
tori ed esperti.
Si apre quindi anche una nuova fase culturale, di una cultura non
ac­
cademica o non solo accademica ma viva e vissuta, dei protagonisti
del mon­
do marittimo e portuale.
Si pensi al profondo travaglio « culturale» che gli operatori portuali stan­
no vivendo a seguito della rivoluzione tecnologica del trasporto marittim
o
e della sua integrazione col trasporto terrestre. Rivoluzione e integrazi
one
che ormai appartengono all'ieri e che sempre più cogentemente
impongono
a tutti i soggetti la ricerca di un nuovo modo di essere coerente con le nuove
realtà e l'invenzione di « figure» nuove adatte ad un domani che ormai
è
oggi.
Una nuova cultura, quindi, di cui crocevia è il porto sia in quanto
ver-
728
Antonio Orlando
tice dell'intero sistema dei trasporti, sia per i suoi rapporti di necessaria in­
terdipendenza con la città.
Da qui l'impegno del porto-impresa per il recupero di una tradizione
storico-cuiturale proiettata però verso il futuro.
ANTONIO ORLANDO
CQnso�iQ autonomo del porto di Genova
DOCUMENTI
BENI CULTURALI, RICERCA STORICA E IMPRESE
•
INTERVENTO D'APERTURA DEL CONVEGNO ORGANIZZATO DALL'ANsALDO
I
La risposta, largamente positiva, al nostro invito è certamente una
conferma preliminare dell'interesse e dell'attualità (anche in un momento
difficile come quello che stiamo vivendo) dei molti temi e dei moltissimi
problemi che si propongono nell'incontro di oggi all'analisi e alla discus­
sione.
Una presenza così numerosa e qualificata realizza già, consentitemi di
affermarlo con soddisfazione, l'obiettivo primario di questo convegno ,
promosso dall'Archivio storico Ansaldo a due anni dalla sua apertura al
pubblico.
Tale obiettivo era quello di riunire, direi per la prima volta in Italia,
per un utile e aperto confronto, tutti i possibili interessati alle fonti
archivistiche aziendali: istituzioni pubbliche, imprese, fruitori.
Il ministro dei beni culturali, ono Vincenzo Scotti, che interverrà nel
pomeriggio, a chiusura dei nostri lavori, testimonierà con la sua presenza
l'importanza che le istituzioni pubbliche assegnano alla promozione degli
archivi storici aziendali.
Sono inoltre presenti il prof. Renato Grispo, direttore generale del­
l'Ufficio centrale per i beni archivistici e numerosi soprintendenti archivi­
stici.
Il prof. Grispo ci parlerà della politica archivistica in Italia e, in
particolare, delle prime importanti iniziative avviate per promuovere la
conoscenza, la conservazione e l'utilizzazione degli archivi d'impresa.
Il prof. Giorgio Mori, docente di storia economica contemporanea
all'Università di Firenze, che fa parte della categoria assai vasta e articolata
dei fruitori di fonti archivistiche d'impresa, terrà la relazione introduttiva
al convegno, sul tema « Archivi aziendali e storia dell'industria» .
*
Testo dell'intervento d'apertura del Convegno Beni Culturali, ricerca storica e impre­
sa, organizzato dalla società Ansa/do, Genova, Il giugno
1982.
In tale sede sono state presentate le re/azioni che seguono, tutte pubblicate in questo
numero della «Rassegna»:
FRANco BONELLI, L'Archivio Storico Ansaldo; VALERIQ CASTRONOVO, Progetto per la
valorizzazione degli archivi delle imprese a partecipazione pubblica in Italia; OITFRIED DA­
SCHER, Gli archivi economici e aziendali in Europa e in America; RENATO GRISPO, Gli archivi
economici in Italia; GIORGIO MORI, Archivi aziendali e storia dell'industria.
In questo numero sono state pubblicate anche tutte le comunicazioni. come segnalato per
ciascuna di esse con asterisco.
Daniele Luigi Mi/via
Beni culturali, ricerca storica e imprese (Convegno Ansa/do)
È inoltre nostro ospite graditissimo il prof. Ottfried Dascher di
Dorttnund, presidente dell'Archivio storico di Vestfalia e del Comité des
archives d'entreprises, organismo che opera in seno al Consiglio interna­
zionale degli archivi e che coordina, a livello mondiale, le attività relative
alla ricerca in questo campo. Il prof. Dascher, che è considerato uno dei
massimi studiosi di storia dell'industria, traccerà un sintetico panorama di
quanto si sta facendo oggi nel mondo per conservare e valorizzare il
patrimonio archivistico economico e aziendale.
È per noi un grande onore avere qni il prof. Dascher, la cui presenza
vale tra l'altro a sottolineare con forza l'esigenza di sviluppare rapporti
sempre più stretti tra ricerca scientifica, operatori economici e operatori
archivistici di paesi diversi, avendo presenti, come motivo di raffronto e di
studio, le più qualificate iniziative che si attuano a livello internazionale.
Su altre iniziative concrete che, in questo campo, si stanno promuo­
vendo nel nostro paese interverrà il prof. Valerio Castronovo, docente di
storia contemporanea all'Università di Torino e presidente della Commis­
sione di studio per la documentazione storica dell'attività dell'impresa
pubblica in Italia, costituita per iniziativa del ministro delle partecipazioni
statali, ono De Michelis.
Il nostro convegno vede infine un'ampia presenza, al di là delle nostre
stesse aspettative, di aziende, enti, istituzioni e fondazioni che custodisco­
no fonti archivistiche d'impresa, già attivate o potenziali. È questo,
evidentemente, il campo che esige il maggior impegno e un'attenzione
rivolta non soltanto alle singole realtà, ma anche alla possibilità di
promuovere e sviluppare collegamenti e confronti per mettere in comune le
esperienze fatte e per meglio risolvere le ricorrenti difficoltà.
Sono qui presenti imprese e istituzioni che hanno già costituito o
stanno costituendo o riordinando i loro archivi storici. Esse porteranno il
contributo prezioso delle loro esperienze, alle quali noi aggiungeremo
quelle maturate in Ansaldo in questi due anni, periodo troppo breve,
peraltro, perché se ne possano trarre indicazioni di significato generale.
Ve ne parlerà il prof. Franco BoneIli, vice presidente del comitato
scientifico del nostro Archivio storico.
Vi sono poi altre imprese, e sono le più numerose, che dispongono di
patrimoni archivistici potenziali. Sono i «giacimenti culturali» da scoprire,
da salvare, inventariare e valorizzare come fonti istituzionalizzate di
conoscenza e di ricerca.
Un compito tutt'altro che facile, sul quale non spetta certo a me
dissertare. Posso solo ricordare che, se da un Iato esso richiede certamente
l'impostazione di una adeguata politica legislativa, esige dall'altro, ed è
forse il punto fondamentale, la sensibilizzazione degli operatori economici
all'importanza della funzione storica e sociale degli archivi d'impresa.
Permettetemi, a questo proposito, di riandare brevemente alle motiva­
zioni che hanno spinto noi dell'Ansaldo a costituire un Archivio storico.
Credo di ricordare bene che il primo impulso che ci mosse, prima
ancora di conoscere la reale consistenza dei nostri fondi archivistici e di
valutarne le possibilità di utilizzazione, fu semplicemente la preoccupazio­
ne di preservare qualcosa che servisse a documentare le vicende di una
grande azienda con più di un secolo di storia. Se esistevano delle «carte» da
conservare, dovevamo farlo innanzitutto per non sentirei un giorno colpe­
voli di non averci pensato in tempo.
Certo, subito dopo ci chiedemmo che cosa questo sarebbe costato . e
cominciammo a porci degli obiettivi e dei limiti abbastanza precisi.
Ma devo confessare che una valutazione del rapporto costo-benefici e
dell'uso dell'archivio ai fini di crescita di notorietà e di promozione della
nuova immagine aziendale che stavamo costruendo proprio in quel perio­
do, non fu tra i primi pensieri. Recuperare la dimensione storica (ma nella
sua interezza, con successi e crisi, luci e ombre) ci sembrò piuttosto
indispensabile per la comprensione stessa dei nostri nuovi contenuti
aziendali.
Ci stavamo, in altre parole, ponendo un problema di « cultura indu­
striale» . Sentivamo l'esigenza di ricostruire un retroterra di consapevolezza
del passato, che poteva avere riflessi positivi nel presente e forse ancor più
nell'avvenire dell'azienda.
Non tutte le imprese hanno alle spalle una storia lunga 130 anni,
complessa, talvolta drammatica, come l'Ansaldo. Ma tutte hanno una
storia, o l'avranno in futuro. I documenti che la raccontano sono informa­
zione. Una specie di informazione la cui conservazione è ritenuta (come
effettivamente è) costosa e ingombrante.
Si tratta inoltre di un tipo di informazione generalmente inutile o di
scarso rilievo ai fini dell'aumento di potere di chi guida l'azienda. Credo
siano queste le ragioni fondamentali e molto umane, o comunque coerenti
con la logica aziendale corrente, dello scarso interesse per la costituzione di
archivi storici d'impresa.
Ma se non dà potere alle persone, la storia aziendale, quale che sia il
suo svolgersi, per il fatto stesso di essere stata vissuta, carica l'impresa di
uno spessore e di un contenuto che possono tradursi in un'indubbia utilità
sociale.
Personalmente, trovo giusto che le vicende, le azioni, le scelte azienda­
li, una volta allontanate nella prospettiva del tempo dalle persone che ne
sono state protagoniste, vengano offerte nella loro totalità alla libera
valutazione e al giudizio degli studiosi e dell'opinione pubblica.
Se la trasparenza dell'azienda e del suo management, all'interno e nei
rapporti con il mondo esterno, è un'esigenza fondamentale nell'agire di
ogni giorno, e anzi una delle condizioni essenziali per la credibilità
dell'impresa in una società complessa, a maggior ragione dobbiamo crede­
re che lo stesso criterio valga per le attività del passato.
Ritengo peraltro che, in una società industrializzata e ben organizzata,
alle imprese spetti prevalentemente il compito di comunicare di sè il
proprio presente, o comunque quanto è giudicato indispensabile e utile per
732
733
Daniele Luigi Mi/via
734
favorirne la vita, lo sviluppo, la conoscenza; mentre ad apposite istituzio­
ni, protette da leggi adeguate e finanziate sia dai poteri pubblici sia dalle
imprese stesse, dovrebbe essere assegnata la funzione di conservare la
documentazione storica aziendale, a disposizione di tutti.
Tale suddivisione di ruoli non è completamente utopistica: sembra
anzi sia già attuata con successo in taluni casi, sia pur tra comprensibili
difficoltà, in paesi di grande cultura industriale.
Penso di interpretare il pensiero della maggioranza di voi se affermo
SALVAGUARDIA E VALORIZZAZIONE DEGLI ARCHIVI
DI IMPRESA
PRESENTAZIONE DEI TEMI DEL SEMINARIO ORGANIZZATO
DALL'AzIENDA MUNICIPALIZZATA TRASPORTI DI GENOVA'
che anche in Italia le imprese dovrebbero operare affinché ciò possa
realizzarsi sollecitamente, facendosi carico, in questa attesa, del compito di
conservare la documentazione più significativa della propria passata attivi­
tà, anche oltre i termini richiesti dalle norme o suggeriti dall' utilità e dalla
consuetudine.
Oggi è molto di moda parlare di « sponsorizzazione culturale» . Il più
delle volte, con tale espressione ci si riferisce a pur auspicabili investimenti
nell'effimero (altro termine molto d'attualità) che possano da un lato
gratificare pubblici sempre più desiderosi di richiami intellettuali e dall'al­
tro qualificare le immagini aziendali. La nostra proposta è che le imprese
sponsorizzino in una certa misura anche se stesse, investendo nella propria
storia.
Non abbiamo da offrire elementi che consentano di valutare una
possibile redditività, certamente differita, di tali investimenti. Ripetiamo
tuttavia che crediamo nella loro utilità, innanzitutto per la conoscenza
della storia economica e industriale del nostro Paese, ma sicuramente
anche per lo sviluppo di un modo in un certo senso diverso e nuovo di
vedere, dal suo stesso interno, la vita dell'impresa.
DANIELE LUIGI MILVIO
Presidente - Amministratore delegato Raggruppamento Ansa/do
Penso che questo seminario sia un momento di approfondimento e di
confronto su un tema che può vantare in Italia almeno un decennio di
qualificato dibattito. Dalla « tavola rotonda» organizzata dalla « Rassegna
degli Archivi di Stato» nell'ottobre del 1 972, alle riunioni promosse dalla
Commissione di storia dell'industria del Consiglio nazionale delle ricerche,
al convegno indetto a Genova dall'Archivio storico Ansaldo nel giugno
scorso, vi è stata tutta una serie di tappe significative, mentre nel Paese
venivano maturando alcune interessanti iniziative di costituzione vera e
propria di archivi d'impresa. Al Comitato scientifico deIl'AMT è parso
opportuno organizzare questo incontro di lavoro per persone che, a vario
titolo, hanno una diretta competenza o una diretta responsabilità di archivi
d'impresa per valutare il punto della situazione, per scambiarsi informa­
zioni ed esperienze, per vedere se è possibile formulare una sorta di
programma comune per il futuro. Si tratta, dunque, di discutere di
questioni molto concrete.
Spesso nei precedenti dibattiti si è verificata una contrapposizione tra
* Testo de/l'intervento d'apertura del Seminario Salvaguardia e valorizzazione degli
archivi di impresa tenuto a Genova, 28-29 ottobre 1982.
In tale sede sono state presentate le relazioni e le comunicazioni che seguono, solo in
parte pubblicate in questo numero:
GIORGIO DORIA, Salvaguardia e valorizzazione degli archivi di impresa. Presentazione
dei temi del Seminario organizzato dall'Azienda municipalizzata trasporti di Genova;
ERNESTO AVEGNO, Il ruolo delle regioni e degli enti locali per la tutela e la valorizzazione degli
archivi di impresa; EMILIO BARLOCCO, Informatica e archivi di impresa; LUIGI BORGIA,
Individuazione degli archivi di impresa in Toscana; ELISABETTA CAPELLI, L'unione italiana
tramways elettrici (UITE) dalla prima guerra mondiale alla municipalizzazione; PETER HERT­
NER, L'Unione italiana tramways elettrici dalla fondazione alla prima guerra mondiale;
GUIDO MALANnRA, Formazione degli archivisti specializzati negli archivi di impresa; CLAU­
DIO PAVONE, Situazione degli archivi di impresa nella legislazione italiana; ROBERTO ROMANO,
Lo storico e gli archivi di impresa: un'esperienza; ELISABETTA CAPELLI - MAURO PEDEMONTE
Archivio storico dell'Unione italiana tramways elettrici (VITE) poi Azienda municipalizzat�
trasporti (AMT) di Genova; BENEDETTO VALENTE, Istituzione, ordinamento e conservazione
degli archivi di impresa; HORST A. WESSEL, Gli archivi di impresa in Germania. Risultati e
prospettive; STUART J. WOOLF, Gli archivi di impresa in Gran Bretagna; Mozione approvata
all'unanimità alla chiusura del Seminario organizzato dall'AMT.
La pubblicazione degli Atti completi del Seminario è in corso di stampa a cura
dell'Azienda municipalizzata trasporti.
Salvaguardia e va/artzzazione degli archivi di impresa
Giorgio Doria
736
la tesi (per lo più proveniente da certi ambienti dei ricercatori) « accusato­
ria», riassumibile nel concetto «in Italia non si è fatto niente» e la tesi
« difensiva» (per lo più sostenuta da esponenti della pubblica amministra­
zione), che affermava che nonostante molte difficoltà si erano fatti « grandi
progressi».
Credo sia opportuno, per la produttività dei nostri lavori, superare
questa sterile antinomia e partire proprio dalla presa d'atto di quanto di
nuovo è avvenuto in questo decennio: da parte degli studiosi (la costituzio­
ne della citata Commissione, ora Gruppo di coordinamento, del CNR, e le
sue iniziative; le ricerche fatte negli archivi d'impresa da diversi autori di
importanti opere, libri e saggi); da parte della pubblica amministrazione
(per esempio, il pregevole censimento degli archivi d'impresa effettuato
dalla Soprintendenza archivistica per la Toscana, o la costituzione della
Commissione per la documentazione storica dell'attività dell'impresa pub­
blica in Italia presso il ministero delle Partecipazioni statali). Va constatata
anche una crescita della sensibilità culturale dei detentori degli archivi (enti
e imprese) che si è concretata nella apertura alla ricerca di diversi archivi
storici e in progetti che prevedono l'ordinamento e la fruizione di altri
archivi.
Se perciò non dobbiamo sottovalutare, o peggio ancora ignorare,
quanto è stato fatto, anzi se dobbiamo farne tesoro e studiare le varie
esperienze per trarne utili indicazioni per la nostra attività, dobbiamo - se
vogliamo restare ancorati alla realtà e non vivere di illusioni - avere anche
la chiara consapevolezza dei limiti e della episodicità dei risultati consegui­
ti. E per acquisire questa consapevolezza credo che il metodo comparativo
sia ancora quello che funziona meglio.
Ecco quindi il ruolo che avranno le quattro relazioni introduttive,
relazioni prestigiose sia per la personalità degli autori sia per l'impegno del
tema: la situazione italiana verrà posta a confronto con quella di tre
Nazioni (Gran Bretagna, Germania Federale e Francia), tre Nazioni a noi
vicine, mille volte più progredite dell'Italia nel settore che qui ora ci
interessa, la conservazione e la valorizzazione degli archivi d'impresa.
La verifica del gap esistente tra la nostra e la loro « anzianità»
d'impegno in questo campo , tra f rispettivi risultati conseguiti, non solo ci
sarà di stimolo in senso Iato, ma ci fornirà insegnamenti ricavati da
esperienze compiute, da ostacoli superati, da soluzioni già adottate; tutto
ciò, credo, ci darà quindi un grande contributo per definire meglio e più
rapidamente la nostra <<fase progettuale» e per poter affrontare poi con più
chiarezza quella «operativa».
Dopo questo approccio di vasto respiro dovremo infatti immergerci
nel vivo dei problemi, vorrei dire, «immediati» che ci si propongono
quotidianamente: per i singoli temi vedremo come poter migliorare la
nostra operatività e quali iniziative si possono mettere in cantiere nel tempo
più breve possibile e con la massima produttività.
Si impone, intanto, un rapido aggiornamento del quadro legislativo,
737
affinché, nel quadro dei « beni culturali», gli archivi d'impresa trovino la
loro giusta collocazione, a pari dignità con gli altri patrimoni storico-arti­
stici del nostro Paese. Debbono essere subito perfezionate le leggi che
stabiliscono incentivi per la conservazione e la valorizzazione degli archivi:
non è infatti tollerabile quanto purtroppo spesso avviene in Italia, e cioè
che provvedimenti, lungamente studiati, ragionevoli e che già raccolgono
un consenso generalizzato da parte di tut.te le forze culturali e da parte della
stragrande maggioranza delle forze politiche, attendano per anni (a volte
per lustri) di essere definitivamente approvati dal Parlamento.
Sarà poi affrontato il complesso tema dell'<<Ìndividuazione» e del
«censimento» degli archivi d'impresa.
Non dovrebbe sussistere a questo proposito alcuna immotivata que­
stione di protagonismo su chi debba detenere la leadership delle operazio­
ni; è infatti necessaria la partecipazione di tutti. E ancora una volta
l'esperienza insegna: il successo del censimento toscano è dovuto alla
cordiale collaborazione instaurata fra la Soprintendenza (e cioè, pubblica
amministrazione), le imprese e gli studiosi. Tutte e tre queste componenti
sono fondamentali e, su un piano di assoluta parità, sono chiamate
ciascuna a svolgere un proprio insostituibile ruolo.
Desidero perciò cogliere l'occasione per elevare un plauso caloroso per
l'iniziativa assunta proprio in questi giorni dall'Associazione degli indu­
striali della provincia di Genova, di effettuare un primo censimento degli
archi:i co,,: documentazione anteriore al 1945 esistenti presso le imprese
assocIate. E una testimonianza genovese di quella crescita di sensibilità a
cui abbiamo accennato. Spero che vi siano nel corso dei nostri lavori
ulteriori occasioni per ritornare su questa iniziativa dell'Associazione
industriali e, mi auguro, anche su altre che vanno maturando nell'ambito
di enti e imprese della nostra città.
È
fin troppo ovvio constatare che è impossibile scindere la fase del
« censimento» dalla prospettiva di poter conservare e valorizzare le fonti
archivistiche individuate. Forse è giunto il momento di porre termine a
un'annosa contrapposizione tra le diverse ipotesi <<istituzionali>>: quella che
auspica l'accentramento negli Archivi di Stato, quella che prevede il
decentramento presso le imprese, quella infine che prospetta una concen­
trazione zonale presso enti o istituzioni a ciò preposte. Non pare sensato
indicare un supposto modello ottimale che valga per tutto il territorio
nazionale e per tutte le aziende (pubbliche e private, grandi e piccole); in un
Paese così poco monolitico e così refrattario al dirigismo centralizzatore
come il nostro, ogni imposizione di un « modello»
sarebbe destinata a
diventare un freno, un ostacolo. Invece l'obiettivo da perseguire ci pare
quello di suscitare e stimolare, sia pure in modo coordinato, tutte le
iniziative che presentino la garanzia della serietà d'intenti. Del resto, anche
a questo proposito, ci giunge un insegnamento dalle esperienze di quanto
avviene nelle tre Nazioni i cui rappresentanti svolgeranno qui le relazioni:
in tutte e tre queste Nazioni è venuta infatti maturando una molteplicità di
738
Giorgio Doria
Salvaguardia e va/orizzazione degli archivi di impresa
739
soluzioni, la cui varietà, lungi dall'essere di impedimento per la ricerca
storico pUÒ essere realizzata solo attraverso un uso sapiente dello strumen­
storica, costituisce invece la condizione senza la quale certe volontà e certe
to informatico.
risorse non si sarebbero mai mobilitate.
Si impone quindi una sempre più stretta integrazione tra la cultura
Andrebbe dunque, anche per l'Italia, prospettato un ventaglio di
degli storici e degli archivisti da una parte e quella degli informatici
possibili vie da percorrere, così da offrire una gamma ragionevolmente
dall'altra, per poter raggiungere una reciproca consapevolezza delle esigen­
articolata di alternative, per non scoraggiare alcuna iniziativa valida.
ze della ricerca storica e delle potenzialità insite nelle sofisticate macchine.
Versamenti.ad Archivi di Stato (ove questi dimostrino disponibilità di
Vi è infine un argomento destinato a divenire di sempre maggiore
spazio e di personale e diano garanzie di una sollecita inventariazione e
attualità nella misura in cui si andrà estendendo (cosa che tutti auspichia­
fruibilità), conservazione presso l'azienda, costituzione di centri di raccolta
mo) la rete degli archivi d'impresa: la formazione di archivisti specializzati.
zonali a cura di associazioni imprenditoriali pubbliche o private, affida­
Non è certo un tema nuovo per coloro che sono qui riuniti; già dieci anni fa
mento a Enti locali (singoli o consorziati) con finanziamenti delle Regioni:
nella ricordata «tavola rotonda» veniva rilevata l'utilità di arricchire la
sono tutte soluzioni accettabili che, ove vengano attuate, debbono racco­
preparazione di una determinata categoria di archivisti con una più appro­
gliere la collaborazione convinta di tutte le forze interessate (aziende,
fondita conoscenza dei problemi di economia imprenditoriale e il professor
pubblica amministrazione, studiosi).
Stuart Woolf, in quella occasione, informava come in Gran Bretagna fin
Non sarebbe corretto negare che a questo tipo di impostazione
dal 1969 l'Associazione degli archivisti avesse inserito corsi dedicati agli
« pluralistica» sono collegati anche dei rischi, il maggiore dei quali, mi
archivi delle imprese nel curriculum di studio dell'archivista. Ora, dopo
pare, stia nel pericolo della disomogeneità, della disparità di metodi di
tanti anni, questo è uno di quei campi in cui in Italia non si è fatto il
gestione scientifica degli archivi. Per evitare tali rischi, ci appare sempre
minimo passo avanti. Ci auguriamo perciò che da questo seminario possa
maggiormente esaltata l'utilità di momenti (come questo) di confronto di
scaturire la spinta decisiva per passare finalmente alla fase di attuazione,
esperienze, di scambio delle informazioni, di sforzo per mettere a punto
intorno ad un progetto operativo.
una comune linea, appunto, di gestione scientifica.
Abbiamo detto all'inizio che era intenzione del Comitato organizzato­
E ancora più indispensabile diviene perciò l'efficienza delle istituzioni
re che questo incontro si concludesse con un documento per raccogliere il
che intendono svolgere funzioni di coordinamento delle varie iniziative
frutto dei nostri lavori con proposte, suggerimenti e risultati di esperienze.
(come il Gruppo per gli studi di storia dell'industria del CNR o la
A questo fine proporrei che venisse designata una commissione per
Commissione per la documentazione storica presso il ministero delle
presentare nella mattina di domani una bozza di mozione da discutere .
Partecipazioni statali) e di quelle che sono preposte alla tutela degli archivi
eventualmente emendare e correggere e poi approvare. I nomi che propon­
(dall'Ufficio centrale per i beni archivistici alle Soprintendenze archivisti­
go sono quelli dei proff. Mario Abrate, Stuart Woolf, Peter Hertner e del
che).
dot!. Guido Malandra, Soprintendente archivistico per la Liguria.
Dalla convergenza fra il grado di disponibilità dei detentori degli
archivi e la capacità di imprimere un coerente indirizzo da parte delle citate
istituzioni deriverà la bontà del servizio reso agli studiosi.
Ci pare quindi utile fare uno sforzo per mettere a punto alcune
indicazioni generali su problemi molto concreti, quali ad esempio i metodi
di schedatura, la modalità degli scarti, per assicurare la continuità dell'ar­
chivio storico, la pubblicizzazione degli inventari, le strutture organizzative
aziendali, ecc.
È
sembrato interessante anche affrontare un tema nuovo, ancora
pieno di incognite, ma che è sempre più difficile eludere: quello dell'uso
degli «elaboratori» nella gestione degli archivi storici d'impresa: si tratta,
intanto, di vedere in che misura e con quali procedure sia oggi realistico ed
economico trasferire un inventario o un catalogo su supporto magnetico e
come questo problema si porrà domani, tenendo conto dell'evoluzione
della strumentazione elettronica; bisogna poi prendere atto che in certe
aziende un numero sempre maggiore di dati viene già ora archiviato
solamente su supporto magnetico, per cui la «continuazione» dell'archivio
GIORGIO DORlA
Università di Genova
Salvaguardia e va/oriuazione degli archivi d'impresa
741
(problemi di spazio, di personale ecc.) più che a resistenze di ordine
generale.
Pur partendo, quindi, dalla consapevolezza che è necessario nel nostro
paese dare uu big push all'azione di salvaguardia e di valorizzazione degli
SALVAGUARDIA E VALORIZZAZIONE
archivi d'impresa e alla loro sistemazione per il futuro, sembra opportuno
DEGLI ARCHIVI D'IMPRESA
impostare tale azione con spirito pragmatico, tenendo conto della grande
MOZIONE APPROVATA ALL'UNANIMITA' ALLA CONCLUSIONE DEL SEMINARIO *
varietà delle situazioni.
Questa carta programmatica non vuole, quindi, definire rigidi modelli
Considerazioni introduttive al problema degli archivi di impresa in
Italia.
La discussioue sul tema degli archivi di impresa è stata avviata nel
-
nostro Paese da una tavola rotonda organizzata a Roma, nell'ottobre
�
1 972 dalla « Rassegua degli Archivi di Stato» , un incontro con il quale si
cerc va di rispondere ad un' esigenza assai sentita dagli studiosi, quella di
poter disporre di fonti primarie, in un momento nel quale era chiara�ent�
avvertibile una notevole crescita dell'interesse storiografico verso I terru
dello sviluppo industriale.
Chiamati a consulto, storici, archivisti e responsabili di imprese
concordavano in quella sede sul fatto che l'opera di tutela, salvaguardia e
ordinamento degli archivi azieudali era ancora tutta da compiere. L'unico
esempio al quale buona parte degli iutervenuti si richiamava, portaudol?
a modello, era quello della Banca d'Italia. Lo stesso Franco Bonelh,
estensore delle note introduttive alla tavola rotouda, avverteudo la
necessità che la discussione non rimauesse limitata ad un ristretto gruppo
di addetti ai lavori ma divenisse oggetto di una più vasta sensibilità,
pubblicava considerazioni sull'argomento per i « Quaderni di Italia
nostra» (1973).
.
.
Dimenticato per alcuni anni, il problema è tornato all'attenzIOne dI
studiosi, archivisti e imprese grazie all'opera della Commissioue di storia
dell'industria del Cousiglio uaziouale delle ricerche, che a questo tema ha
dedicato gran parte del proprio lavoro, in particolare organizzando due
incontri con i Sovrintendenti archivistici regionali (il primo a Firenze nel
�
settembre 1979 e il secondo a Roma nel marzo 1981) per sollecitare indagini
in questa direzione, impegnandosi a pubblicarne i risultati. La ricerc
.
condotta in Toscana ed appena pubblicata costituisce uu buon esempIO del
traguardi raggiungibili con un impegno serio e attentameute programmato.
Nel giugno di quest'anno infine il convegno organizzato a Genova
dalla società Ansaldo (Beni culturali, ricerca storica e impresa, Genova,
giugno 1982) in occasione dell'apertura del proprio archivio storic?
II
�a
mostrato come l'atteggiamento delle aziende verso questo problema SIa In
via di decisa e positiva evoluzione e che se diffidenze ed ostacoli ancora
permangono, devono essere imputati a motivazioni di carattere materiale
* Testo approvato nel Seminario Salvaguardia e valorizzazione degli Archivi d'impresa,
organizzato dall'Azienda municipalizzata trasporti, Genova 28-29 ottobre 1982.
di una strategia, ma intende limitarsi a dare indicazioni e suggerimenti per
una serie di iniziative articolate ma anche opportunamente coordinate e
tendenti ad un comune obiettivo.
Individuazione e censimento degli archivi.
-
A questa opera vanno
chiamate a concorrere con pari dignità tre componenti fondamentali: la
pubblica amministrazione (l'Ufficio centrale per i beni archivistici e le
Sovrintendenze archivistiche), le forze imprenditoriali private e pubbliche,
gli studiosi. Ogni programma che non coinvolgesse queste componenti su
un piano paritetico sarebbe destinato al fallimento o, quanto meno , a
incontrare notevoli difficoltà.
Per quanto riguarda l'Ufficio centrale per i beni archivistici sembra
opportuno rifarsi . agli impegni programmatici annunciati dal direttore
generale, prof. Renato Grispo, nella sua relazione al convegno promosso
dall'Ansaldo a Genova 1' 1 1 giugno 1982.
Per quanto riguarda le Sovrintendenze, potrebbe essere messo in
cantiere, in maniera graduale, un programma di repertori degli archivi
d'impresa in ambito regionale anche d'intesa con studiosi, forze industriali
e Regione.
Per quanto riguarda le forze imprenditoriali, sarebbe auspicabile che
le associazioni imprenditoriali (Confindustria, Intersind, o Partecipazioni
statali, Cispel, Assobancaria, Federazioni o Leghe delle cooperative)
assumessero o riprendessero specifiche iniziative per sensibilizzare le im­
prese associate al problema. Tali iniziative possono essere: il semplice
invito rivolto ai propri associati per la salvaguardia del materiale archivisti­
co che è facoltativo conservare (i documenti che hanno più di l O anni); il
suggerimento, sempre rivolto agli associati, di segnalare alle Sovrintenden­
ze archivistiche il materiale esistente in azienda; l'impostazione di un vero e
proprio programma per realizzare in prima persona un censimento degli
archivi e delle imprese associate; iniziative dirette alla formale istituzione di
archivi storici di impresa, laddove essi esistano solo come parte degli
archivi correuti, e alla creazione di centri zonali o regionali per la raccolta
di archivi storici d'impresa; un intervento di stimolo per la crescita di
archivisti destinati all'archivio corrente, affinché siano in grado di gestire
anche il materiale in formazioue dell'archivio storico.
Per quanto riguarda gli studiosi, è opportuno sollecitare anche sempli­
ci segnalazioni o più dettagliate descrizioni dei fondi archivistici dei quali
742
743
Salvaguardia e valorizzazione degli archivi d'impresa
Salvaguardia e va/artuazione degli archivi d'impresa
siano venuti a conoscenza dnrante le loro ricerche al Gruppo nazionale di
coordinamento per gli studi di storia dell'industria del CNR e alle Sovrin­
tendenze archivistiche; è inoltre auspicabile un rinnovato impegno dei
docenti universitari nell'assegnare tesi di laurea sulla storia delle imprese e
degli imprenditori.
Il Gruppo nazionale di coordinamento per gli studi di storia dell'indu­
stria del CNR dovrebbe esercitare una costante opera di stimolo, di
consulenza e di verifica operativa per tutte le iniziative.
Per l'azione di individuazione degli archivi è opportuna la più ampia
collaborazione tra Sovrintendenze archivistiche, Istituti universitari e i vari
enti e associazioni che si occupano di storia economica o di storia
industriale (per esempio, i gruppi che studiano l'archeologia industriale).
Si possono fare dne ipotesi di iniziative per l'individuazione degli
archivi d'impresa, di cui una su base territoriale e l'altra per settore.
a) Su base territoriale: è comunque indispensabile la stretta collabora­
zione tra Sovrintendenze e associazioni imprenditoriali pubbliche e private.
Si tratta di concordare di volta in volta, in relazione alle diverse
situazioni locali (provinciali e regionali) delle Sovrintendenze elo delle
associazioni, quale delle due componenti prende l'iniziativa e quali quote
di lavoro si assumono le due componenti con la eventuale collaborazione di
ricercatori.
b) Su base di settore: determinati enti o associazioni (per esempio le
Partecipazioni statali, la CISPEL, le organizzazioni cooperative, alcune
associazioni imprenditoriali di categoria) possono avere interesse a pro­
muovere nel loro ambito un'azione intesa a valorizzare una rete di archivi
d'impresa su scala nazionale. Un progetto del genere va appoggiato e
dovrebbe essere anche coordinato con l'attività del Gruppo nazionale di
coordinamento per gli studi di storia dell'industria del CNR. Per ciascuna
delle iniziative di settore è opportuno che funzioni di coordinamento e di
guida vengano svolte da un apposito comitato scientifico, in cui siano
rappresentate le tre componenti già citate. Si auspica perciò che vengano
quanto prima promosse concrete operazioni in tal senso da parte della
Commissione per la documentazione storica dell'attività dell'impresa pub­
blica in Italia, costituita presso il ministero delle Partecipazioni statali.
Sembra quanto mai opportuna una tempestiva informazione del
patrimonio archivistico attualmente o potenzialmente disponibile per la
ricerca. Questo obiettivo si può realizzare creando la effettiva possibilità di
dare notizia, anche in prima battuta, dei nuovi archivi storici d'impresa,
che si rendano accessibili agli studiosi o che comunque contengano mate­
riale interessante, sulla « Rassegna degli Archivi di Stato» e su un apposito
bollettino pubblicato dal Gruppo nazionale di coordinamento per gli studi
di storia dell'industria del CNR, ovvero in una specifica rubrica che
compaia regolarmente su una rivista storica di primaria importanza.
È altresì opportuna la pubblicazione di un registro degli archivi
d'impresa, sempre a cura del Gruppo nazionale di coordinamento per gli
studi di storia dell'industria del CNR, da aggiornare periodicamente con
schede essenziali per ogni archivio, contenenti: nome, indirizzo e caratteri­
stiche dell'impresa; breve descrizione dell'archivio (uno schema da usare
come riferimento, per quanto perfezionabile o modificabile, potrebbe
essere quello della Sovrintendenza archivistica per la Toscana).
Un'opera da programmarsi nel tempo sarebbe quella di una collana di
volumi degli inventari a stampa dei più importanti archivi d'impresa:
l'opera potrebbe essere finanziata congiuntamente dal CNR e dalle imprese
interessate.
Problemi legislativi e della pubblica amministrazione.
Un aiuto
determinante all'opera di valorizzazione degli archivi d'impresa può e deve
essere fornito con una più adeguata disponibilità di risorse finanziarie ai
competenti settori della pubblica amministrazione.
Per esempio l'attuale consistenza del personale delle 1 8 Sovrintenden·
ze archivistiche (137 unità, dai dirigenti ai custodi) è vergognosamente
sottodimensionata rispetto alle reali esigenze. Proprio mentre da più parti
si va conclamando una più diffusa sensibilità sul tema degli archivi
d'impresa è necessario che anche in sede legislativa si dimostri una analoga
adeguata sensibilità. Si ritiene perciò urgente l'approvazione di leggi che
stabiliscano dene concrete forme di aiuto da parte dello Stato per coloro
che operano per rendere ordinati e accessibili gli archivi. In particolare ci si
riferisce:
-
l) all'opportunità di modificazione dell'articolo 2220 del codice civi­
le, in modo che non venga più consentita in modo indiscriminato la
distruzione delle scritture contabili e di altri importanti documenti azienda­
li, senza che venga effettuata alcuna selettiva operazione di cernita e di
scarto;
2) alla proposta di legge d'iniziativa parlamentare che prevede norme
per la concessione di contributi finanziari a privati o a enti di diritto
privato che siano proprietari o detentori di archivi dichiarati di notevole
interesse storico per la conservazione, l'inventariazione e la valorizzazione
degli archivi stessi;
3) all'articolo 15 del disegno di legge Scotti per la tutela dei beni
culturali che stabilisce contributi dello Stato a privati e enti non territoriali
non aventi scopo di lucro per l'uso pubblico e l'accesso degli studiosi ai
loro archivi;
4) al disegno di legge sul regime dei beni di rilevante interesse
culturale (già approvato dal Senato) che prevede per persone fisiche o
giuridiche dotate di archivi storici notificati la detraibilità dal reddito delle
spese sostenute per la manutenzione dei beni e per le erogazioni fatte per
scopi culturali, il pagamento delle imposte dirette o dell'imposta di
successione mediante la cessione di beni culturali, agevolazioni in caso di
donazioni di beni culturali allo Stato o ad enti pubblici territoriali.
744
Salvaguardia e valorizzazione degli archivi d'impresa
Istituzionalizzazione, ordinamento e gestione.
745
Salvaguardia e va!oriuazione degli archivi d'impresa
Nell'ipotesi in cui
Per stabilire gli orari e le altre norme di consultazione sarebbe utile
l'impresa intenda conservare presso di sé l'archivio storico, è opportuno che
elaborare dei regolamenti quanto più possibile omogenei che tenessero
venga costituito un comitato scientifico per sovrintendere alla sua gestione,
nella dovuta considerazione le esigenze dei ricercatori e dei quali venisse
-
formato da rappresentanti della Sovrintendenza, dell'azienda e da studiosi.
data la massima pubblicità. Tra le norme dei regolamenti di consultazione
L'archivio storico può essere, a seconda dei casi inquadrato, o come
andrebbero anche precisati criteri obiettivi per la parte «riservata», in
parte dell'Ufficio studi dell'azienda, o come una sezione dell'archivio
modo che pur nel rispetto di tutte le disposizioni legislative non vengano
corrente, o come un Archivio storico, organizzato come un vero e proprio
poste in ess�re restrizioni accidentali, episodiche, dannose per lo sviluppo
ufficio staccato.
della ricerca.
Una operazione che va impostata contestualmente alla istituzionaliz­
Negli archivi storici si nota spesso la tendenza a ritardarne la accessibi­
zazione dell' archivio storico è la ricerca e la successiva concentrazione di
lità fino a che non sia avvenuta la redazione di un inventario dettagliato:
tutto il materiale archivistico, quasi sempre esistente nelle aziende di una
sarebbe auspicabile che gli archivi venissero resi disponibili per la ricerca il
certa dimensione, che si trova presso uffici o sezioni staccate o periferiche.
più rapidamente possibile (basta un inventario sommario e una adeguata
Per dare un indirizzo qualificato e quanto più possibile omogeneo, è
sorveglianza nella stanza di consultazione).
opportuna la redazione di un testo che dia indicazioni sulle modalità
dell'ordinamento degli archivi. L'atteso Manuale per gli archivi d'impresa,
edito dal Comitato internazionale degli archivi d'impresa, può rappresen­
tare un valido supporto in tal senso.
In particolare andrebbero suggeriti: a) i criteri per un inventario
sommario in cni venga effettuata una razionale individuazione del materia­
L 'uso degli elaboratori nella gestione dell'archivio.
-
Il coinvolgi­
mento sempre più profondo degli strumenti informatici nella gestione delle
imprese, ed il previsto trend di crescita di tale informatizzazione, presenta­
no una realtà, e propongono un futuro, la cui storia apparterrà sempre
meno a1Ia carta.
le per fondi e per serie; b) i criteri per un inventario più dettagliato; sarebbe
Questa constatazione pone di fronte a due aspetti strategici: l'istituzio­
probabilmente utile indicare come esempio un tipo di schedatura (come
nalizzazione degli archivi informatici, la loro gestione e collocazione
quella usata per l'archivio storico dell'Ansaldo) nella quale per ogni pezzo
nell'ambito degli archivi storici d'impresa; l'utilizzazione dello strumento
(scatola, registro, raccoglitore, ecc.) siano indicate: collocazione, fondo e
informatico come supporto attivo alla gestione ed alla ricerca.
serie di appartenenza, caratteristiche del pezzo con date d'inizio e di fine,
La collocazione degli archivi informatici nell'ambito degli archivi
sintesi del contenuto in modo da evidenziare l'argomento dei singoli gruppi
storici d'impresa comporta la necessità di creare legami tra due mondi le
omogenei di documenti.
cui culture non hanno, fino ad oggi, avuto punti di contatto.
Per i criteri di redazione delle schede per ogni pezzo è opportuno
Nascono pertanto le problematiche relative a : formazione del persona­
tenere presente l'ipotesi di inserimento di tutti i dati nell'elaboratore,
le, al fine di consentire lo svilupparsi di un dialogo su basi comuni; organiz­
affrontando fin dall'inizio della loro redazione i problemi connessi al
zazione dei rapporti e delle interazioni, per definire delle modalità di com­
linguaggio da usare.
portamento che assicurino uno sviluppo integrato degli archivi operativi e di
A! fine di fornire elementi di valutazione per facilitare preventivi di
quelli storici; gestione, catalogazione, disponibilità e scarto degli archivi. La
spesa e di impiego di risorse umane e per temporalizzare i programmi
nuova natura dei supporti e degli strumenti ripropone questi temi classici in
organizzativi, si possono ipotizzare (sulla base delle esperienze già compiu­
termini diversi, alterando i criteri con cui devono essere approntati.
te) tempi variabili in media di una-due ore per compilare ciascuna delle
suddette schede.
L'utilizzazione dello strumento informatico come supporto attivo alla
gestione ed alla ricerca è condizionato dall'analisi di tre fattori: l'influenza
Un problema delicato è quello degli scarti. Per assicurare una effettiva
del costo degli strumenti; l'influenza del costo della rilevazione delle
continuità all'archivio storico e per garantirne lo sviluppo, è necessario che
informazioni; la disponibilità di algoritmi che consentano l' accesso alle
la direzione dell'impresa dia subito disposizione attraverso opportuni
informazioni attraverso rappresentazioni che, prescindendo da struttura­
ordini di servizio a tutti gli uffici affinché cessi l'attuale sistematica e
zioni fisiche predefinite, forniscano visioni logiche dinamiche. A questo va
costante distruzione di materiale che, pur non avendo più nessun interesse
aggiunta la necessità di disporre di linguaggi che contengano costruzioni
per l'azienda, ha però rilevanza storica.
Con una periodicità da definire gli scarti andrebbero operati da una
semantiche capaci di cogliere le interrogazioni nella forma più vicina a
quella espressa dall'utilizzatore.
commissione composta da rappresentanti della Sovrintendenza archivisti­
ca, dell'azienda (con la presenza, ave ci siano, dei responsabili sia dell'ar­
chivio corrente che di quelli dell'archivio storico) e di storici.
Formazione degli archivisti specializzati.
Già dieci anni fa (tavola
rotonda organizzata dalla «Rassegna degli Archivi di Stato» nel 1972 e
-
747
Salvaguardia e va/oTiuazione degli archivi d'impresa
Salvaguardia e valorizzazione degli archivi d'impresa
articolo di BoneIIi su « Quaderni di Italia nostra» dei 1 973) veniva lamenta­
to il distacco tra il contenuto della formazione culturale e professionale
dell'art. 7 lettera a) del d.p.r. 1 4 genn. 1 972, n. 3, che conferisce appunto
alle regioni competenze in ordine agli archivi storici affidati agli enti locali;
dell'archivista di tipo tradizionale e le esigenze che scaturiscono dalla
tale soluzione risolverebbe, in alternativa agli eventuali impedimenti degli
gestione di un moderno archivio d'impresa: contemporaneamente si auspi­
Archivi di Stato, il problema delle piccole e medie aziende, per le quali
746
cava allora un aggiornamento nella preparazione degli archivisti e una loro
l'onere economico e organizzativo dell'istituzionalizzazione e della gestio­
specializzazione per gli archivi d'impresa. Purtroppo si deve constatare che
ne di un archivio storico non sarebbe sopportabile.
nell'arco di un decennio non si sono fatti progressi in questo campo.
Sarebbe perciò opportuno passare finalmente alla impostazione di un
Verso nessuna di tali ipotesi va assunto un atteggiamento aprioristico
e astratto di ostilità o di favore: tutte e tre le ipotesi presentano infatti degli
aspetti più o meno positivi.
programma e alla sua realizzazione.
Si ritiene che per gli archivisti preposti agli archivi d'impresa (conser­
vati presso le aziende o depositati presso istituzioni pubbliche) sia indispen­
L'opportunità che l'una o l'altra debbano prevalere dipende caso per
caso da situazioni locali e da ragioni molto concrete.
sabile avere, accanto alle nozioni generali tecniche e giuridiche in materia
Ogni sforzo deve tendere a realizzare in una data circostanza la
archivistica, solide conoscenze di: storia economica dell'età industriale con
soluzione ottimale affinché gli archivi d'impresa siano resi funzionali e
particolare riferimento alla realtà nazionale e regionale; economia azienda­
fruibili per la ricerca.
le; ragioneria e contabilità aziendale (bilanci, scritture contabili, ecc.);
diritto commerciale e diritto del lavoro. A tal fine l'Ufficio centrale per i
beni archivistici di concerto con il Gruppo nazionale di coordinamento per
gli studi di storia dell'industria del CNR potrebbe stendere un progetto-ti­
po di corso di formazione indicandone il programma, la durata, il corpo
docente, le fonti di finanziamento. I corsi potrebbero avere un carattere
interregionale e iniziare nelle aree più dotate di archivi d'imprese. Alla
frequenza dei corsi potrebbero essere interessati anche funzionari delle
Sovrintendenze e degli Archivi di Stato che ritenessero utile aggiornare o
integrare la propria preparazione professionale.
Conservazione degli archivi.
-
Per la conservazione degli archivi
d'impresa si propongono tre ipotesi fondamentali:
- il mantenimento presso l'azienda stessa: questa soluzione presenta
indubbi vantaggi per le migliori possibilità che offre per trasferire il
materiale (opportunamente selezionato) dall'archivio corrente all'archivio
storico; resta però una soluzione realizzabile soprattutto da parte di
aziende di notevole dimensione; ovvero il versamento agli appositi centri
zonali o regionali organizzati dalle associazioni imprenditoriali, al fine di
conservare, ordinare e valorizzare gli archivi storici di quelle aziende
piccole e medie che non ritenessero opportuno sostenere l'onere finanziario
derivante dalla gestione di un archivio storico;
- il versamento presso un Archivio di Stato: soluzione che potrebbe
offrire il vantaggio di una riduzione dei costi di gestione, della omogeneità
della direzione culturale e di una maggiore funzionalità nei confronti
dell'utenza; è noto però che non tutti gli Archivi di Stato, a causa delle note
carenze di spazi e di personale, possono garantire questi vantaggi;
- l'affidamento attraverso una convenzione agli enti locali (o a
consorzi di enti locali previsti dall'art. 30 ultimo comma del d.p.r. 30 sett.
1963, n. 1409), i quali potrebbero avvalersi per la conservazione, l'inventa­
riazione e la gestione degli archivi di finanziamenti della Regione ai sensi
748
749
Salvaguardia e va/artuazione degli archivi d'impresa
Salvaguardia e valorizzazione degli archivi d'impresa
PARTECIPANTI AL SEMINARIO
dei Navires - Genova; ing. Augusto PedulIà, Archivio storico Azienda Municipalizzata
Trasporti - Genova; ing. Bruno Sessarego, Archivio storico Azienda Municipalizzata Tra­
SOVRINTENDENZE ARCHIVISTICHE E ARCHIVI DI STATO
sporti - Genova; ing. Emilio Barlocco, Archivio storico Azienda Municipalizzata Trasporti
_
Genova; sig. Francesco Villavecchia, Archivio storico Azienda Municipalizzata Trasporti
_
:
Dott. Francesca Morandini, Sovrintendenza archivistica per la Toscana; dott. Guido Gentile,
Genova sig. Franco Gimel1i, Archivio storico Azienda Municipalizzata Trasporti _ Genova;
per il Piemonte; dott. Nicola Vassallo , Archivio di Stato di Cuneo; dotto Ugo Fiorina,
Erminia Ferriani, Archivio storico Azienda Municipalizzata Trasporti - Genova; sig. Mauro
Sovrintendenza archivistica per il Piemonte; dotto Diego Robotti, Sovrintendenza archivistica
Archivio di Stato di Pavia; dotto Guido Malandra, Sovrintendenza archivistica per la Liguria;
dotto Maria Silvia Carbone Jacopino, Sovrintendenza archivistica per la Liguria; dotto Maria
dott. ElIsabetta Capelli, Archivio storico Azienda Municipalizzata Trasporti - Genova; dott.
Pedemonte, Archivio storico Azienda MunicipaJizz�ta T�asporti - Genova.
Francesca Negro, Sovrintendenza archivista per la Liguria.
RICERCATORI E STUDIOSI
REGIONE ED ENTI LOCALI
Dott. Martino Pozzobon, Milano; dotto Luciano Segreto, Firenze; dott. Danilo Cabana,
Genova; dotto Marco Doria, Genova.
Dott. Luigi Fogagnoli, Regione Lombardia; dott. Maria Laura Trapletti, Regione Lombar­
dia; dotto Ernesto Avegno, Regione Liguria; dott. Angelo Cifatte, Comune di Genova; dotto
Franco Musso, Comune di Genova.
UNIVERSITA'
Prof. Stuart J. Woolf, Università deIl'Essex - Colchester; prof. Mario Abrate, Università di
Torino; prof. Renata Allio, Università di Torino; dott. Paride Rugafiori, Università di
Torino; dott . Rosalba Canetta, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; prof. Giorgio
Rumi, Università di Milano e Archivio storico Banca Commerciale Italiana - Milano; prof.
Enrico DecIeva, Università di Milano e Archivio storico Banca Commerciale Italiana Milano; dotto Duccio Bigazzi, Università di Milano e Fondazione FeltrinelIi - Milano; prof.
Roberto Romano, Università di Milano; prof. Claudio Pavone, Università di Pisa; prof.
Romano Coppini, Università di Pisa; praf. Giorgio Mori, Università di Firenze; dott. Michele
Lungonelli, Università di Firenze; prof. Peter Hertner, Istituto Universitario Europeo - Badia
Fiesolana; dotto Franco Amatori, Università di Urbino; praf. Lucio Avagliano, Università di
Salerno; prof. Paola Massa Piergiovanni, Università di Genova; prof. Clara Lucirredi,
Università di Genova; prof. Adele Maiella, Università di Genova; prof. Giorgio Doria,
Università di Genova; dotto Maria Stella Rollandi, Università di Genova.
ENTI, ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI E SINDACALI, IMPRESE, ARCHIVI STORICI D'IMPRESA
Dott. Horst A. Wessel, Gesellschaft fur Unternehmensgeschichte - Colonia; dott. Stefania
Martinotti Dorigo, Fondazione Einaudi - Torino; dott. Giovanna Guidi, Ufficio sistemi di
documentazione della Confindustria - Roma; dott. Daniela Cippitelli, IPACRI - Roma; dott.
Giulio Maria Bertini, Unione industriali - Torino; ing. Gian Franco Migone, Associazione
degli industriali - Genova; sig. Silvino Quatrida, CISL Regionale - Liguria; sig. Federico
Paoluzzi, CISL Regionale - Liguria; sig. Paolo Arvati, CGIL Regionale - Liguria; dott.
Benedetto Valente, Archivio centrale della Banca d'Italia - Roma; dotto Gemma De Meneghi,
Consorzio Autonomo del Porto - Genova; dott. Luigi Barbera, Archivio Storico del Credito
Italiano - Milano; dotto Vanna Vignola, Azienda Autonoma Servizi Municipalizzati - Vercelli;
dotto Mauro Micheli, Consorzio Pistoiese Trasporti - Pistoia; dotto Andrea OttanelIi,
Consorzio Pistoiese Trasporti - Pistoia; dotto Armando Botto, Cassa di Risparmio di Genova
e Imperia - Genova; rag. Luigi Cognatti Mele, Cassa di Risparmio di Genova e Imperia Genova; dott. Gabriella Canepa, Archivio storico Ansaldo - Genova; dott. Alessandro
Lombardo, Archivio storico Ansaldo - Genova; dott. Giampaolo Gandolfo, Italsider Genova; ing. Silvano Recine, Italimpianti - Genova; ing. Sebastiano Frixa, Italimpianti Genova; dott. Patrizia Revolfato, Italimpianti - Genova; dott. Bianca Jacobelli, Italimpianti ­
Genova; ing. Fernando Attorna Pepe, Bureau Veritas Régistre International Classification
ARCHIVI DI IMPRESA
ACCESSIBILI ALLA CONSULTAZIONE
ARCHIVI DI IMPRESA CONSERVATI
NEGLI ARCHIVI DI STATO ITALIANI
*
L'elenco si riferisce agli archivi degli enti pubblici pervenuti negli
Archivi di Stato per deposito o per versamento a seguito di estinzione, e
agli archivi privati pervenuti per acquisto, deposito o dono.
Sono elencati alfabeticamente, nell'ambito di ciascun Istituto in cui
sono conservati, gli archivi di aziende, consorzi, ditte e istituti di credito,
nonché quelli di famiglie e persone di cui sia esplicitamente segnalata
l'attività commerciale e imprenditoriale nella Guida generale degli Archivi
di Stato Italiani e negli aggiornamenti pubblicati nelle annate della « Rasse­
gna degli Archivi di Stato» 1982 e 1983.
Si è ritenuto opportuno inserire anche le Camere di commercio l e i
fondi archivistici che testimoniano attività manifatturiere, mercantili e
agricole del periodo preindustriale.
Non sono stati invece segnalati gli archivi di uffici centrali e periferici
dello Stato che interessano la storia economica, né, in particolare, i
tribunali nei quali è possibile reperire documentazione delle imprese. Così
pure non sono stati inseriti gli archivi delle corporazioni di arti e mestieri,
né quelli dei Monti frumentari, dei Monti di pietà e dei Monti di credito su
pegno e, in genere, delle opere pie con finalità socio-assistenziali, da cui
derivano alcuni moderni istituti di credito e di previdenza o che hanno
gestito grandi patrimoni fondiari.
.. A cura di Lucia Moro del/'Ufficio centrale per i beni archivistici.
l Nell' ordinamento dello Stato unitario le Camere di commercio ed arti furono regola­
mentate con L 20 lu. 1862, n. 680. La 1. 1 8 apr. 1926, n. 731 istituì i Consigli provinciali
dell'economia, poi Consigli dell'economia corporativa, che assorbirono le Camere di com­
mercio e altri istituti operanti nel settore dell'agricoltura. Ricostituite con d.l. 19t. 21 sett.
1944, n. 315, le Camere di commercio hanno assunto la denominazione attuale di Camere di
commercio, industria, artigianato e agricoltura con l. 26 sett. 1966, n. 792.
Archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato italiani
754
ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO
Agenzia Stefani, bb.
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI BARLETTA
93 (1928-1951).
Banca Giovanni Tedeschi di Minervino, reggo
Archivio dell'amministrazione Torlonia, bb.
579 e reggo 563 (1800-1956).
Associazione nazionale consorzi provinciali tra macellai (CONSOCARNI),
Cassa di risparmio di Barletta, reggo
pacchi
4
(1940-1954).
Banca d'Italia, relazioni e bilanci di società private e banche estere, a stampa, pezzi
2 (1886-1895).
123 (1880-1917).
Consorzio manutenzione stradale, strade vicinali, reggo
59 (1924-1980).
590
(1853-1973).
BERGAMO
Condotte d'acqua, pacchi 800 ca.
(1880-1955).
Ente autonomo Esposizione universale di Roma (Ente BUR), pezzi
Azienda municipalizzata delle funicolari e tranvie elettriche di Bergamo,
971 (1936-1945).
Ente nazionale acquisti importazioni pellicole estere (ENAIPE), pacchi
Ente nazionale distillazione materie vinose (ENADISTIL), pacchi
Ente nazionale energia elettrica (ENEL), pezzi
reggo
106
(1909-1950).
33 (1937-1957).
37 (1937-1952).
4.000 (1865-1963).
Ente nazionale industrie turistiche e alberghiere (ENITEA), pacchi
Ente naZionale metano, b.
755
Archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato italiani
8 (1930-1957).
BOLOGNA
Camera di commercio di Bologna, bb.
485, voll. 357 e mazzi 75 (1803-1960, con docc.
dalla Ime del sec. XVIII).
1 (1940-1943).
Ente stampa e aziende giornalistiche del soppresso partito nazionale fascista, bb. e pacchi 28
BRESCIA
(1945-1960).
Enti economici dell'agricoltura, pacchi
32 (1937-1957).
Gestione raggruppamento autocarri (GRA), bb.
2 (1947-1948).
Istituto per lo sviluppo dell'edilizia sociale (ISES), bb.
Opera nazionale combattenti, pezzi
1.217 e reggo 259 (1959-1973).
Camera di commercio poi Consiglio provinciale dell'economia corporativa di Brescia, bb.
327 (1920-1932).
Consorzio provinciale dei macellai, bb.
46 e reggo 3 (1941-1946).
20.000 ca. (1917-1950).
Ufficio italiano dei cambi di Roma, pezzi
CATANIA
281 (1931-1959).
Enti posti in liquidazione dei quali saranno versati gli archivi: Ente ausiliario di assistenza
sociale; Ente colonizzazione Puglia d'Etiopia; Ente colonizzazione Romagna d'Etiopia; Ente
colonizzazione Veneto d'Etiopia; Ente costruzioni esercizi acquedotti (ECEA); Ente finanzia­
rio consorzi agrari (EFINCA); Ente nazionale importazione esportazione film (ENIEF); Ente
72 (1863-1906).
Cassa dì risparmio principe Umberto, reggo
Istituto per lo sviluppo dell'edilizia sociale per la Sicilia (ISES), sede di Catania, bb.
332
(1959-1974).
turistico alberghiero della Libia (ETAL); Ente zolfi italiani (EZI); Fondazione per la
sperimentazione agraria; Istituto autonomo per le case economiche e popolari nell' Africa
CATANZARO
Orientale Italiana (AOI-IACEP); Istituto cotoniero italiano (ICI); Ufficio nazionale statistico
economico dell'agricoltura (UNSEA); Uffici provinciali autotrasporti CUPA); Associazione
tra gli enti economici dell'agricoltura (ANEEA); Azienda carboni italiani (ACaI); Azienda
Stabilimento metallurgico di Mongiana, bb.
88 (1761-1876).
miniere Africa Orientale,(AMAO); Azienda ligniti italiana (ALI); Cassa unica di preyidenza
dei dirigenti e degli impiegati della gestione raggruppamento autocarri (CUP); Centro per lo
CHIETI
sviluppo economico di Trieste; Comitato carboni; Comitato nazionale per la produttività;
Consorzi provinciali macellai (COPROMA); Consorzio nazionale tra distillatori di spiriti di
2a categoria; Ente approvvigionamento carboni (EAC).
Camera di commercio poi Consiglio provinciale dell'economia corporativa di Chieti, b.
e reggo
29 (1863-1928).
ARCHIVI DI STATO
COMO
BARI
Camera di commercio di Bari, bb.
517 e voll. 651 (1811-1946).
Camera di commercio di Como, bb.
Camera di commercio di Lecco, bb.
507, reggo e voll. 290 (1787-1927).
245 e reggo 275 (1863-1933 con docc. dal 1840).
Consorzio provinciale agrario, fasce. 24 (1914-1919).
COSENZA
Istituto per lo sviluppo dell'edilizia sociale (ISES), ufficio regionale della Puglia e Basilicata,
bb.
240 (1956-1974).
Camera di commercio di Cosenza, bb.
124 (1864-1875).
756
Archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato italiani
. Archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato italiani
CREMONA
757
GENOVA
Carte riguardanti la Latteria sociale di Acquanegra Cremonese e la Fabbrica di tegole di
Gaspare Cremonesi, bb. 6 e reggo 13 (secc. XIX-XX).
Banco di S. Giorgio, regg., bb. e filze 33.500 ca. (secc. XIV-XIX).
Naviglio della città di Cremona, scatole, volI. e reggo 347 e pergg. 8 (1432-18957.
Camera di commercio di Genova, bb. e voll. 588 (1805-1917).
Naviglio Pallavicina, scatole 142 (1500-1931).
GROSSETO
Provincia, ex tranvie provinciali, bb. 72 (1880-1930).
Tranvie cremonesi, cartella 1 (1934-1954).
Consorzio acquedotti della Fiora, bb. 30 (1938-1958).
FERRARA
Camera di commercio di Ferrara, bb. 872 e reggo 205 (1802-1953).
IMPERIA
Strafforello Domenico, ditta olearia, reggo 24 (I780�1829).
FIRENZE
LA SPEZIA
Camera di commercio, arti e manifatture di Firenze, reggo e bb. 1 .506 (l7oo�1817).
Canevaro di Zoagli, fasce. 606 (1813-1961): contiene documentazione relativa all'attività
commerciale in Perù.
Camera di commercio di La Spezia, bb. 168 e reggo 144 (1902-1956).
Compagnia mercantile olandese di Livorno , reggo e bb. 49 (1619-1633).
Del Bene, reggo e bb. 89 (l277�1606): costituito in massima parte da documentazione
riguardante la compagnia mercantile.
LATINA
Consorzio di bonifica di Latina, fasce. e reggo 3.493 (1921�1970).
Fattorie Serristori, pezzi 1.791 (l520-1975).
Consorzio deUa bonificazione pontina, bb. e pacchi 91, reggo 142 e cassette 60 (I756�1946).
Libri di commercio, reggo 2.510 (1413 � sec. XIX).
Opera nazionale combattenti, Ispettorato agro pontino, bb., pacchi e reggo 781 e ff. 300 ca.
(1930�1970, con docc. di data anteriore).
Marzi Medici, Tempi e Vettori, reggo e filze 281, pergg. 227, cartelle 4 e rotoli 2 (secc.
XIII-XIX): l'archivio Tempi è costituito in gran -parte da carte relative all'attività
bancaria (secc. XVI-XVIII).
LECCE
Ricasoli di Brolio, reggo e bb. 2.746 (secco XIV-XX): carte di fattorie e aziende agricole.
Riccardi, reggo e filze 889 (1303 - sec. XIX): contiene carte relative ad attività commerciali.
Consorzio provinciale macellai, bb. 2 (1939-1946).
LIVORNO
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI PRATO
Datini, reggo e filze 1.193 (l361�141 1, con docc. fino aI 1443).
Mazzoni, imprenditori lanieri, bb. lO (1792-1844).
Bassano, commercianti di mercerie e tessuti, b. 1 (1807�1936).
Cantieri navali «Orlando spa��, Sezione tecnica, pezzi 25.500 ca. (1881-1942).
LUCCA
FOGGIA
Consorzio provinciale macellai, pacchi 29 (1941�1943).
Consorzio provinciale trebbiatori, pacchi 3 (1941-1946).
Banca Bertolli, pezzi 3.872 (sec. XX).
Camera di commercio di Lucca, fasce. 10.826 (1925-1942).
Consorzio agrario provinciale, filze 1 .072 (1904-1975).
FORLÌ
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI CESENA
Compagnia dei mulini di Cesena, voli, regg., bb. e fasce. 654 (1476-1890).
MACERATA
Azienda elettrica municipale di Montelupone, volI. e bb. 21 (1911-1940).
Aziende artigiane e commerciali diverse, volI. 57 (1492-1784).
758
Archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato italiani
Camera di commercio di Macerata, bb. 236 (1 863-1939).
Saline di S. Angelo in Pontano, reg. 1 ( 1807-1808).
MANTOVA
Camera di commercio di Mantova, bb. e reggo 2.225, bb. (1786-1936).
Consorzio provinciale macellai, bb. 4 e prot. 1 (1940-1945).
Archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato italiani
759
PAVIA
Camera di commercio di Pavia, bb. 60 (1764-1860).
PERUGIA
Aziende di commercio, reggo 108 (1374-1793).
Consorzio di bonifica per la sistemazione del lago Trasimeno, reggo 224 e bb. 295 (1885-1983).
Società fabbrica mantovana di concimi di Gambarara, pezzi 37 (sec. XX).
MASSA
Bernieri Giuseppe. bb. 3 (l835-1898): carte riguardanti cave e la ferrovia privata di
Carrara.
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI FOLIGNO
Azienda commerciale Gregorio Piermarini e figlio, reggo 210 (1675-1686; 1758-1889).
PESARO
MILANO
Motomeccanica Bianchi, bb. 19 (1967-1972).
MODENA
Camera di commercio, arti e manifatture, filze 23 e reggo 26 (1 802-1814).
Camera di commercio poi Consiglio provinciale dell'economia corporativa di Pesaro, bb.
398 (1809-1937).
PESCARA
Banca d'Italia, carteggio, bb. 38 (1913-1940).
Consorzi, filze 22 e reggo 54 (1629-1800).
Consorzio provinciale macellai, pacchi 13 (1941-1946).
NAPOLI
Carafa di Roccella, fasci e val!. 359 e pergg. 275 (1313 - 1950): comprende carte relative
all'amministrazione delle ferriere di Fabrizia in Calabria.
Rea! compagnia delle assicurazioni marittime, fasci e voll. 166 (1751-1803).
Ruffo di Scilla, fasci e volI. 713 e pergg. 53 (1335 - 1880, con docc. in copia del sec. XII):
contiene documentazione relativa all'amministrazione delle zolfare di Gabarra, Apaforte
e Salusia.
NOVARA
Bollati, bb. 20 e reggo 4 (1815-1936): comprende l'archivio della manifattura Bollati di
Romagnano Sesia.
Cantina Porazzi, reggo I l (1880-1908).
PISA
Ordine dei cavalieri di S. Stefano , filze, bb. e reggo 7.600 ca. (1562-1859, con docc. dal
1455): contiene circa 1.500 unità relative alla gestione del patrimonio fondiario dell'ordine
e in particolare di 14 fattorie.
PISTOIA
Vivarelli Colonna. reggo 1.420 e fasci 1.350 (secc. XIV-XX): documentazione relativa alla
gestione della cartiera, alla conduzione delle aziende agrarie e all'attività mercantile.
RAVENNA
Fabri di Ravenna, bb. 2 (1724-1852): carte relative ad attività mercantile e alla proprietà
fondiaria.
Cassa di risparmio di Novara, reggo 36 (1 852-1870).
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI VERBANIA
Azienda Commerciale Maurizio Pizzigoni di Intra, reggo 12 (1861, 1893-1907).
Cotonificio Bianchi, bb. 12 (secc. XVII-XIX).
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI FAENZA
Consorzio di bonifica della bassa pianura ravennate di Lugo, bb. e reggo 996 ( 1805-1937).
Opera del canale naviglio Pasolini-Zanelli, bb., reggo e volI. 592 (1788-1904).
760
Archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato italiani
Archivi di impresa conservati negli Archivi di Stato italiani
REGGIO EMILIA
Sergardi, Biringucci, Spannocchi, reggo e bb. 369 (131 5-1929): contiene documentazione
Beltrami, Rineri ed altri, reggo e mazzi 66 (1493-1819): contiene documentazione della
ditta Beltrami, specializzata nella lavorazione dei drappi di seta.
761
relativa all'amministrazione agricola.
Venturi-Gallerani, reggo e bb. 102 (1413 - sec. XX): la documentazione riguarda l'industria
per l'estrazione del ferro.
Camera di commercio di Reggio Emilia. reggo e mazzi 1.332 ( l803-1944).
Officine meccaniche Franci, reggo e bb. 1 1 , disegni 2.806 (1845 - sec. XX): manìfattura
oggetti in ferro battuto.
ROMA
TERNI
Camera di commercio di Roma, bb. 42 (1831-1871).
Consorzio privato Acqua Mariana di Roma, bb. e reggo 46 (1820-1950).
Iutificio Centurini, pezzi 142 (1944-1970).
Consorzio umbro-Iaziale per l'incremento e la tutela della pesca, bb. e reggo 120 (1944-1979).
Società Terni, bb. e reggo 318 (1884-1932): comprende anche l'archivio della Società italiana
per il carburo di calcio . acetilene e altri gas.
Castellani, reggo 162, fascc. 32 e bb. lO (1804-1933): orafi.
ROVIGO
TORINO
Consorzio per la bonifica Padana-Polesana. bb. 858, reggo e voll. 186, mappe 2.073
(1805-1940, con docc. dal sec. XV).
Lanificio Bona di Carignano, pezzi 62 (sec. XX).
Manifattura Mazzonis, mazzi, reggo e voli. 6.000 ca. (seconda metà del sec. XIX-1956).
Consorz;io di bonifica Valdendro-Medio Polesine, bb. e voll. 75 e mappe 196 (1556-1955).
Naviglio d'Ivrea, mazzi 79 (1468-1820).
Rumianca spa. pezzi 1.500 ca. (191 5-1980).
SIENA
UDINE
Archivio dell'Ospedale di S. Maria della Scala, reggo e bb. 4.052 (secco XIV-XVIII):
contiene l'archivio dell'amministrazione delle grance, reggo e.bb. 1.859 (1524-1790 con
docc. fino al 1825).
Istituto per lo sviluppo dell'edilizia sociale (ISES), fascc. 264 e reggo 50 (1970-1974).
Azienda agraria Canonica di Certaldo, reggo e bb. 189 (1604-1898).
VENEZIA
Bandini Policarpo, bb. 16 (1790-1874): documentazione riguardante costruzioni strade
ferrate della Toscana e industrie estrattive.
Amministrazione valle da pesca Dogado-Montiron, pezzi 7 (1785-1976).
Bianchi Bandinelli, bb. 956 (1558 - sec. XX): azienda agricola.
Camera di commercio di Venezia, bb. e reggo 2.600 ca. (1806-1971).
Bologna, Buonsignori, Placidi, reggo e bb. 204 (1505-1952): contiene carte relative all'ammi­
nistrazione agricola.
Passi, reggo 61 (1845-1921): aziende agricole.
Brancadori, regg o e bb. 533 (1433-1885): comprende documentazione dell'azienda agricola.
Camera di commercio poi Consiglio provinciale dell'economia corporativa,
bb.
VERONA
635
(1863-1942).
Collegio Tolomei, reggo e bb. 903 (1628-1880): la quasi totalità della documentazione
Camera di commercio, arti e manifatture poi Camera di commercio di Verona, volI. 93
(1804-1866, con docc. fino al 1930).
riguarda l'amministrazione della tenuta.
Grisaldi del Taia, reggo e bb. 681 (secc. XV-XIX): comprende documentazione relativa
all'azienda agricola.
Origo, reggo e bb. 334 (1537-1905): comprende documentazione relativa all'amministrazione
agricola.
Piccolomini-Clementini-Adami, reggo e bb. 258 (1573-1916): contiene documentazione di
aziende agricole.
Piccolomini, Clementini, reggo e bb. 764 (1382-1938): contiene documentazione dell'ammini­
strazione agricola.
Rotellini, bb. 15 (1785-1904): la documentazione riguarda soprattutto la società per lo
sfruttamento delle cave di argilla.
VICENZA
Camera di commercio di Vicenza, bb. 1 1 (1813-1817).
Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico
ARCHIVI DI IMPRESA DICHIARATI
DI NOTEVOLE INTERESSE STORICO
*
L'attività ispettiva delle Sovrintendenze archivistiche, istituite nel
1963 si è rivolta in un primo momento agli archivi di impresa soltanto in
modo sporadico, per una serie di motivi: innanzitutto la cronica caren.z� di
personale in rapporto alla vastità dei settori di compete�za; la �e�esslta cl!
conoscere a fondo l'immenso patrimonio documentano costItUItO daglI
archivi di famiglie nobili e dagli archivi degli enti pubblici, in particolare
quelli dei comuni; la minore richiesta di informazioni da parte degli
studiosi di storia economica.
Tuttavia alcuni importanti archivi del settore, quali ad esempio quelli
della FIAT, della Pirelli, della Società delle Terme di Montecatini, er�no
già stati visitati nel corso degli anni '60 e primi anni '70, m� a qu�ste pr�m�
ispezioni non aveva fatto seguito un programma orgamco dI ultenon
visite.
Nel 1978 l'amministrazione archivistica, d'intesa con la Commissione
per la storia dell'industria del Consiglio nazionale delle ricerche, avviò un
programma di rilevamento sistematico degli archivi di impresa a cura del
personale delle Sovrintendenze. A tale scopo furono inizialmente scelte
nove Sovrintendenze (Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia-Ro­
magna, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia) cosiddette pilota, cui si aggiun­
sero, nel 1983, i rimanenti nove Istituti.
Nella fase iniziale del rilevamento ( 1979) si presentarono alcune
difficoltà in rapporto alla capillarità dell'indagine, difficoltà dovute sia
alla già ricordata carenza di personale che alla naturale diffidenza degli
operatori economici nei confronti di funzionari dello Stato che esercitava­
no un poiere di vigilanza, seppure stabilito per legge.
Inoltre è da considerare che alcune grandi imprese, che più di altre
avrebbero potuto disporre di mezzi per la conservazione e sistemazione del
proprio archivio, spesso non vi avevano provveduto in quanto i costi
relativi erano considerati improduttivi a tutti gli effetti.
Occorre anche ricordare che la disposizione del codice civile (art.
2220) in materia di conservazione delle scritture societarie, stabilendo un
periodo di soli dieci anni, non ne ha facilitato di certo la sopravvivenza.
Date queste premesse, si sono avuti risultati non omogenei: in alcuni
casi si è potuto emettere un cospicuo numero di dichiarazioni di notevole
interesse storico; in altri, la mancanza di sensibilità dell'operatore econo* A cura di Irma Paola Tascini de//'Ufficio centrale per i beni archivistici.
763
mico O ragioni di opportunità non hanno consentito di andare oltre la
visita ispettiva; in altri ancora l'opera della Sovrintendenza si è concretata
nel recupero di importanti complessi documentari industriali (ad esempio
l'archivio della Rumianca in Piemonte).
Nel contempo l 'attività di vigilanza si è rivolta anche ad altri settori
determinanti per la conoscenza della storia dell'economia e dell'industria
quali ad esempio gli archivi della Banca d'Italia e degli istituti di credito I e
gli archivi sindacali 2.
I dati che si pubblicano sono stati desunti dalle relazioni inviate
periodicamente dai sovrintendenti all'Ufficio centrale per i beni archivisti­
ci; poiché lo scopo è quello di fornire un primo strumento di ricerca a
carattere nazionale degli archivi degli operatori economici dichiarati di
notevole interesse storico, si è cercato di uniformarne al massimo la
descrizione, evitando di fornire dati troppo puntuali, in assenza di ulteriori
verifiche. Notizie più circostanziate sui singoli archivi dovranno perciò
essere richieste alla Sovrintendenza archivistica competente. Le Sovrinten­
denze sono anche in possesso di dati relativi ad archivi ispezionàti per i
quali non sia stato ancora perfezionato il provvedimento di dichiarazione
di notevole interesse storico.
Per quanto riguarda la Toscana rimane fondamentale la pubblicazio­
ne Archivi di imprese industriali in Toscana, Firenze 1982, a cura della
Sovrintendenza archivistica e del Consiglio nazionale delle ricerche, cui
occorrerà comunque fare riferimento per una maggiore e più dettagliata
informazione, anche se ovviamente molti dati sono stati aggiornati in
seguito a successive ispezioni ed altri archivi di impresa sono stati notificati
in questi ultimi tre anni.
Per la Nuova ltaisider si ricorda la pubblicazione Archivio storico
Nuova Italsider, Genova 1985, a cura di Luciano Segreto.
Si segnala inoltre che la Sovrintendenza archivistica per il Lazio ha in
corso di elaborazione una guida degli archivi economici di Roma e del Lazio.
L'elenco che segue si riferisce solo ad archivi privati '. dal momento
che per quelli prodotti da enti pubblici - per i quali vige l'obbligo della
costituzion� della Sezione separata d'archivio con la documentazione
anteriore all'ultimo quarantennio - non è possibile al momento fornire
dati sistematici. Anche per questi archivi sono attualmente in corso presso
alcune Sovrintendenze indagini e censimenti.
l Per la Banca d'Italia, la cui Sezione storica dell'archivio è aperta al pubblico, sono
stati approvati dall'Ufficio centrale per i beni archivistici il regolamento e il massimario di
scarto sia per gli atti dell'amministrazione centrale che per quelli delle filiali; per il Banco di
Sicilia, l'archivio storico era stato già dichiarato di particolare importanza nel 1973; per vari
istituti di credito sono in atto censimenti e ispezioni.
2 È del settembre 1984 la pubblicazione di M. COSTA e M. MAGRI, L'archivio sindacale.
Tito/ario e regolamento per le Camere del Lavoro della Lombardia, cui la Sovrintendenza
archivistica per la Lombardia ha fornito la collaborazione tecnica.
3 Nell'elenco la data in corsivo, tra parentesi, segnalata dopo ciascun fondo, è quella
della dichiarazione di notevole interesse storico.
Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico
Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico
764
SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER IL PIEMONTE E LA VALLE D'AOSTA
Associazione dell'Industria laniera italiana, Biella, 1877-1960 (20 genn.
Schiapparelli spa, Torino, 1824-1981
1984).
765
Società italiana di siderurgia e meccanica (SIDERMEC), l pezzo, 1952.
Società littoranea di elettricità, l pezzo, 1933.
Società lucana per imprese elettriche, pezzi 23, 1914-1964.
(25 nov. 1983).
Società meridionale azoto, pezzi 3, 1940-1966.
SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA LIGURIA
Fornicoke spa, Vado Ligure (SV), 1897-1950 (16 giu.
1982). Comprende archivi aggregati.
Nuova Italsider spa (ex ILVA), Genova, pezzi 100, 1905-1973
(1983).
Archivi aggregati:
Acciaierie e ferriere nazionali, pezzi 6, 1926-1954.
Alti forni, fonderia e acciaierie di Piombino, pezzi 5, 1907-1918.
Carte ingegnere Alessandra Carlini, pezzi 8.
Cementerie litoranee s.a., pezzi 4, 1925-1932.
Società partecipazione aziende minerarie, pezzi 5, 1950-1952.
Società partecipazioni industriali e commerciali (SPAICO), pezzi 4, 1948-1952.
Società siderurgica di Savona, l pezzo, 1 906-191 7.
Stabilimento delle cementerie litoranee s.a., l pezzo, 1919-1940.
Stabilimento di Genova, BoIzaneto, pezzi 62, 1930-1950.
Stabilimento di Portoferraio, pezzi 6 1 , 1897-1954.
Unione esercizi elettrici, pezzi 37, 1905-1964.
Società «A. Campanassa», Albisola (SV), secco XVIII-XIX (9 mar.
Società Ansaldo spa, Genova, pezzi 2.933, 1853-1 970
1983).
(8 otto 1979; 26 mar. 1982): presso
Consumatori combustibili e ghise spa (già Consorzio CAM), l pezzo, 1939-195 1 .
l'Archivio storico sono conservati l'archivio Perrone e alcuni archivi privati minori .
Cornigliano spa, pezzi 1 7 , 1948-1961.
Società Artistico Vetraria, Altare (SV), archivio presso il Museo della Società, secco XIX-XX
Impresa Sabina di navigazione s.a., pezzi 2, 1936-1968.
(24 otto /979).
Istituto case per lavoratori dell'industria siderurgica (ICLIS), pezzi 7, 1962-1971.
Istituto di credito industriale, l pezzo, 1927-1935.
SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA LOMBARDIA
Monferro, costruzioni e montaggi strutture in ferro, pezzi 4, 1953-1966.
Società acquedotti della Versilia, pezzi 5, 1925-1967.
Società anonima acciaierie venete, pezzi 4, 1929-193 1 .
Società anonima altiforni, fonderie, acciaierie e ferriere Franchi-Gregorini, pezzi 5 ,
1917-1929.
Società anonima delle ferriere italiane, pezzi 1 1 , 1883-1918.
Società anonima ferriere di Voltri, pezzi 9, 1899-1930.
Società anonima fratelli Sanguineti, pezzi 6, 1941-1943.
Società anonima siderurgica commerciale (SIDERCOM), l pezzo, 1951-1976.
Società anonima stabilimento Silvestro Nasturzio, Sampierdarena, pezzi 7, 1942-1943.
Società Elba di miniere e alti forni, pezzi 13, 1899-193 1 .
Alfa Romeo spa, Milano, pezzi 50.000, secco XIX-XX
(1981).
Amministrazione della tenuta agricola di Artimino, archivio presso Università Bocconi,
Milano, pezzi 550
(l97fJ).
Ansaldo Divisione Breda, Milano, 1892 - sec. XX, bb. 50 ca., disegni 3.000 ca., raccoglitori di
fotografie 100 ca. (1983). Il materiale documentario proviene dagli archivi della Breda
Aereonautica (ora cessata); Breda Ferroviaria (ora Ferroviaria Breda Pistoiesi, spa);
Breda Elettromeccanica (ora Ansaldo Divisione !taltrafo); Breda Termomeccanica e
Locomotive (ora Ansaldo Divisione Breda).
Badoni spa, Lecco (CO), secco XVIII-XX, disegni 150.000
ca.
Bastogi IRBS spa, Milano, 1868-1963, reggo e bb. 1 . 900 ca.
(1981): lavorazione del ferro.
(1983).
Consorzio agricolo-irriguo della Muzza, Lodi (MI), secco XIV-XX, bb. e reggo 290; sec.
XVIII, mappe 15
(/983).
Società elettrica della Campania, pezzi 29, 1906-1964.
«Corriere della Sera» spa, secco XIX-XX
Società elettrica di Teramo, l pezzo, 1926-1937.
Cucirini Cantoni Coats spa, Milano, secco XIX-XX, registri 114; disegni 1 .000 ca.; altro
Società esercizi siderurgici e metallurgici, pezzi 4, 1921-1922.
materiale di consistenza imprecisata
(1976).
(1981).
Società ferrovie marchigiane, pezzi 8, 1922-1966.
ErcoleMarelli Elettromeccanica Generale spa, Milano, secco XIX-XX, pezzi 3.500 ca. (1981).
Società generale pugliese di elettricità, pezzi 23, 1912-1964.
Fabbrica d'Armi Pietro Beretta spa, Gardone Val Trompia (BS), secco XVIII-XX, pezzi 2.000
Società idroelettrica dell'Ossola, pezzi 9, 1917-1966.
Società immobiliare Borgo, pezzi 2, 1940-1964.
Società immobiliare ligure, l pezzo, 1919-1923.
Società italiana acciaierie Cornigliano (SIAC), pezzi 34, 1934-1967.
Società italiana gestioni immobiliari per azioni, l pezzo, 1961-1966.
ca.
(/983).
FILA (Fabbrica Italiana Lapis e Affini) spa, Pero (MI)), sec. XX, pezzi 1 .000 ca.: la
documentazione integra quella conservata a Firenze
Industrie Pirelli spa, secco XIX-XX
(1980).
(1972).
Monteponi-Montevecchio spa, attualmente ad Iglesias presso l'Archivio storico comunale,
secco XIX-XX
(1972).
766
Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico
Saint-Gobain Fabbrica Pisana spa, Milano, secco XIX-XX, pezzi 6.000 ca. (1981).
Touring Club Italiano spa, Milano, 1870 - sec. XX, archivio fotografico (1977).
Villa d'Este spa, amministrazione, Cernobbio (CO), secco XVI-XX (i970).
Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico
767
Associazione industriale e commerciale dell'arte della lana spa, Prato (FI), pezzi 150 ca.,
dal 1886 (1983).
Autostrade, concessioni e costruzioni autostrade spa, Roma, pezzi 12.000 ca., 1956-1981:
archivio ubicato presso gli uffici di Firenze della Direzione generale (1981).
SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER IL VENETO
Acciaierie di Piombino - Italsider di Marghera, Venezia-Marghera, dal 1918 (1983).
Azienda agraria «I Busini», Rufina (FI), reggo 157, 1 803-1960 (1983).
Belforte Editore Libraio srl. Livorno, pezzi 300 ca., 1938-1981 (1981) .
Billimatec spa, Scandicci (FI), pezzi 2.520 ca., 1974-1979; archivio tecnico, pezzi 60.000 ca.,
1962-1979 (/979).
Arturo Junghans spa, Venezia, dal 1923 (1983): industria meccanica.
Azienda del Consorzio Trasporti Veneziano (ACTV), Venezia, sec. XX (1983).
Cantieri Navali e Officine Meccaniche di Venezia (CNOMV) spa, 1919-1970 (1983).
Consorzio per i Merletti di Burano, Burano (VE), secco XIX-XX (1981): scuola dei merletti.
Dolomit srl, Cibiana di Cadore (BL), sec. XX (1983): fabbrica di occhiali.
Fonderia Daciano Colbachini, Padova, dal 1745 (1984) .
Breda costruzioni ferroviarie spa, Pistoia, pezzi 2.320 ca., 1950-1979; archivio fotografico
(1979).
Cantieri Navali Luigi Orlando spa, Livorno, pezzi 2.100 ca.; disegni, lucidi, lastre fotografi­
che, pezzi 29.600 ca. (1965). La documentazione fotografica è conservata presso Foto
Novi - via Ricasoli 118, Livorno; la sezione tecnica dell'archivio
l'Archivio di Stato di Livorno.
è depositata presso
Carlo Telara Marmi, ditta individuale, Carrara, pezzi 1.000, dal 1943 (1983).
Lanerossi spa, Schio (VI), secco XIX-XX (1972).
Cartiera Enrico Mfignani spa, Pescia (PT), pezzi 1.850 ca. • 60 casse con numero imprecisato
Maritan-Borgato e C. srl, sec. XX (1983): trasporti.
Società «Luigi Bevilacqua)} srl, Venezia, secco XIX-XX (1985): industria tessile.
di unità, 1862-1979; archivio tecnico, pezzi 50, 1950-1979 (1979).
Casa Editrice Adriano Salani spa, Firenze, pezzi 70 ca., 1906-1981; archivio tecnico (1981 e
1984).
SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER IL FRIULI-VENEZIA GIULIA
Casa Editrice Felice Le Monnier spa, Firenze, archivio fotografico, pezzi 15.524. Documenta­
zione dal 1966 a1 1980 (1980). La documentazione anteriore a1 1966 è andata distrutta per
cause belliche e naturali (49 reggo copialettere del fondatore per gli anni 1844-1866 e il
Assicurazioni Generali spa, Trieste, dal 1831 (1983).
Carteggio Le Monnier sono conservati presso la Biblioteca Nazionale Centrale di
Distillerie Stock spa, Trieste, settore estero, secco XIX-XX (1984).
Firenze).
Galvani Ceramiche, Pordenone, pezzi 200 ca., dal 1 8 1 1 (1984).
Consorzio Agrario Provinciale di Siena, 1904-1983 (1984).
Lloyd Triestino di Navigazione spa, Trieste, dal 1836 (1984): settore armatoriale, assicurati­
Consorzio per la Centrale del latte di Firenze spa, pezzi 1 .300 ca., 1951-1981 (1981).
vo, editoriale.
Consorzio produttori latte sr1, Firenze (1981).
Stock spa., Trieste, settore interno, secco XIX-XX (1984).
Cooperativa lavoratori officina fonderia Cure srl, Scandicci (FI), pezzi 600 ca., 1955-1980
(/981).
SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER L'EMILIA ROMAGNA
Cooperativa Emilia-Veneto srl, Bologna,
sec. XX.
(1984), comprende 55 archivi di
cooperative'di consumo.
Cooperativa muratori «Lorenzo Nottolini)) srl, Lucca, pezzi 350 ca., 1902-1980 (1981).
Costruzioni Callisto Pontello spa, Firenze, pezzi 550 ca., 1966-1979; disegni esecutivi, pezzi
4.000 ca., 1966-1979 (1979).
Cucirini Cantoni Coats spa, Milano . Archivio ubicato presso la sede sociale a Milano e, in
«Il Giornale d'Italia», Bologna, pacchi 170 ca., sec. XX (1980).
parte, presso la direzione commerciale e lo stabilimento sito in Acqua Calda (Lucca).
Scritture sociali e amministrativo-contabili, 1905-1979; archivio tecnico, pezzi 3.000 ca.,
Società Elettrica Romagnola, Ravenna (8 giugno 1964)
Studio fotografico «Bandieri William»), Modena, secco XIX-XX (28 setto 1982).
Studio fotografico «Orlandini Umberto e figli)), Modena, secco XIX-XX (14 setto 1982).
Terme di Porretta spa, Porretta Terme (BO), secco XIV-XIX (17 setto 1968).
1904-1979; archivio fotografico, 1923-1979 (1981).
Dalmine spa, Piombino (LI), stabilimento di Ischia di Crociano, Piombino, pezzi 2.200 ca.,
1966-1983; 28 scatole di schede; archivio disegni, pezzi 16.000 ca. «(1983).
Editoriale «Il TirrenO}) spa, Livorno, pezzi 32.100 ca., sec. XIX-1980 (1980).
Emerson Electronics spa, Firenze, dal 1965 (1982 e 1984).
SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA TOSCANA
Acciaierie di Piombino
spa,
Piombino
(LI),
pezzi 6.000 ca.,
1970-1980 e archivio
fotografico (1979): documentazione societaria, relativa agli anni 1907-1918, si trova
presso la sede delI'ltalsider a Genova.
FAP (Ferrovie Alto Pistoiese) spa, Pistoia, 1916-1982 (1983).
Fattoria di Badia a Coltibuono, Gaiole in Chianti (SI), secco XIX-XX (1982).
Fattoria Bini, località Terraio, Empoli (FI), pezzi 86, 1802-1937 (1984).
Fattoria Minucci, Radda in Chianti (SI), pezzi 300 ca., 1769-1973 (1982),
Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico
Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico
768
Fattoria di Montefioralle, Greve in Chianti (FI), pezzi 60 ca., 1906-1974 (1982).
Fattoria di Selvapiana-Rufina (FI), reggo 297, 1872-1924 (1982).
Ferrovia Massa Marittima - Follonica spa, Massa Marittima (GR), 1856-1979 (J983).
769
Industrie Buitoni Perugina spa, Perugia, stabilimento di S. Sepolcro (AR), pezzi 600 ca.,
1969-1979 (1979).
Industrie grafiche Vincenzo Lischi e figli sas e Nistri Lischi editore, Pisa, pezzi 400 ca.,
1947-1980 (1980).
Figaia e Dell'Amico spa e IMA (Industria Marmi Apuani) spa. Carrara. pezzi 500 ca., dal
Industrie PireHi spa, Milano, Azienda Card Metallico, sede di Figline Valdarno, pezzi 2.350
ca., 1960-1980 (1979).
FILA (Fabbrica Italiana Lapis e Affini) spa, Pero (MI). Archivio uhicato parzialmente presso
la sede di Firenze. pezzi 1 .200 ca., 1930-1978 (1980).
Istituto sieroterapico vaccinogeno toscano « Sdavo», Siena, pezzi 1.000 ca., fasce. 150,
disegni e piante 425 ca., 1924-1979 (1979).
Fior del Monte Amiata di Ampelio Governi e figli soc, Seggiano (GR), pezzi 150, 1973-1980
Lanificio Caugioli, Prato (FI), pezzi 1 .650
1920 (/983).
(1980).
Fiorentina gas spa, Firenze, pezzi 7.800 ca., 4 casse di schede, fotogrammi 100, 1973-1980
(1980): comprende documentazione della Société civile pour Eclairer, pezzi 20, fine sec.
XIX, e dell'Italgas, 1954-1972.
La Fondiaria, compagnia di assicurazioni e riassicurazioni spa, Firenze. Settore amministrati­
vo-contabile e settore tecnico, 1879-1980 (1981).
Fratelli Alinari IDEA (Istituto di Edizioni Artistiche) spa, Firenze, pezzi 2.360 ca. e lastre
fotografiche 120.000 ca.• 1880-1980 (1980).
Fratelli Franchi snc, Prato (FI), 1941-1979 (1979).
Furrer Giuseppe spa, Avenza, Carrara, pezzi 550 e 3 casse, dal 1961 (1983).
Giacomo Konz e C. sas, Arezzo, pezzi 638, secco XIX-XX (1979).
Gilardini spa - Divisione Whitehead Motofides, Torino: archivio presso stabilimenti di
Livorno e Marina di Pisa, pezzi 4.000 ca., 1955-1980 (1980).
Gori e Zucchi spa, Arezzo, pezzi 1.200 ca., 1968-1979 (1979).
ca.,
1885-1979 (1981).
Lanificio Pecci sas, Campi Bisenzio (FI), 1906-1979 (1981).
Lebole Euroconf spa, Arezzo, pezzi 12.000 ca., 1961-1980 (1979).
Gruppo SMI - LMI - GIM - SIM - ltalrame - Metalrame, Firenze (1980):
SMI (Società Metallurgica Italiana spa), 1886-1980.
GIM (Generale Industrie Metallurgiche spa), pezzi 520 ca., 1920-1980.
LMI (La Metalli Industriale spa), pezzi 42.000 ca., 1939-1980; Stabilimento di Campo
Tizzano, pezzi 10.000 ca., 1 9 1 1 -1980; Stabilimento di Limestre, pezzi 8.400 ca.,
1940-1980; Stabilimento di Fornaci di Barga, pezzi 1 .400 ca. e fotogrammi 500 ca.,
1915-1980.
Longinotti spa, Firenze, pezzi 2.500 ca., 1970-1980; disegni 30.000 ca., 1950-1980 (1981).
Malesci spa, Firenze, pezzi 1.260 ca. e casse 32, 1968-1981 (1981).
Marchesi L. e P. Antinori spa, di Pietro Antinori, Firenze, pezzi 2.400 ca., 1953-1980 (J979).
A. Menarini sas, Firenze, pezzi 4.150 ca., 1915-1981 (1981).
Gover spa, Firenze, pezzi 1 .000 ca., 1966-1979 (1981 e 1984).
La miniera spa, Firenze, miniera di rame di Caporciano, Montecatini Val di Cecina, pezzi 800
ca .• 1830-1970 (1980).
Grafiche Meini srl, Monteriggioni (SI), scritture sociali e amministrative, archivio tecnico,
pezzi 5.080 ca., 1976-1980 (1980).
Molino a cilindri Fratelli Pardini spa, S. Pietro a Vico (LV), pezzi 2.000 ca., 1949-1980
Gruppo editoriale Giunti, Firenze (1981):
Montedel - Montedison Elettronica spa, Pomezia (Roma) , Divisione OTE (Officine toscane
(1981).
Casa editrice Giunti Marzocco spa, Firenze, pezzi 500 ca., 1906-1980.
Casa editrice Aldo Martello-Giunti Editore spa, Firenze, pezzi 40 ca., 1973-1980.
elettromeccaniche) Firenze, pezzi 3.900 ca., 1954-1979, cui vanno aggiunte le scritture
sociali di cui è imprecista la consistenza (1979). I libri sociali si conservano dal 1969 presso
la sede centrale della Società a Pomezia.
Casa editrice Giacomo Agnelli srl, Firenze, pezzi 30 ca., 1947-1980.
«La Nazione)) spa, Bologna, sede di Firenze, 1953-1979, archivio di redazione, pezzi
64.600, di cui 48.600 fotografie (1979).
Casa editrice Me/Di Sviluppo srl, sede legale Milano, domicilio fiscale Firenze, pezzi 35
ca., 1973-1980.
Casa editrice Giunti Barbera spa, Firenze, pezzi 200 ca. e 150 inserti, 1852-1980.
INDENI spa (già Società mercurifera Monte Amiata e Società Siele), Abbadia S. Salvatore
(SI) (1981): archivio stabilimento minerario di Abbadia S. Salvatore, pezzi 2.800 e fasce.
36.000 ca., 1872-1979; archivio tecnico, pezzi 2.000 ca., secco XIX-XX.
Archivi aggregati:
Casa di cura privata «Monte Amiata», pezzi 150 ca., 1928-1974.
Stabilimento minerario del Siele, pezzi 2.000 ca., 1852-1974.
Industria Ceramica Ironstone, Società cooperativa per azioni a responsabilità limitata, S.
Giovanni Valdarno (AR): documentazione 1932-1979 e microfilm di tutti i modelli
prodotti dal 1971 (1979): distrutta per motivi bellici la documentazione relativa agli anni
1866-1931.
Nuova Edificatrice spa, Milano, già Società anonima edificatrice fiorentina, reggo 2 1 e bb. 19,
dal 1849, (1982): archivio ubicato presso la sede di Firenze.
La Nuova Italia Editrice spa, Firenze, pezzi 260, cassette 124 e 2 scatole con numero
imprecisato di fascicoli, 1927-1981 (1980) . Danneggiato dall'alluvione del 1966.
Nuovo Fabbricane Filitex spa., Prato (FI), 1928-1979 (1979) .
Nuovo Pignone spa, Firenze, 1973-1979. Altra documentazione per gli anni 1965-1972, presso
l'archivio sussidiario di Massa Marittima (1979). Rinvenuti successivamente e notificati
nel 1984 gli Atti del Pignone, 1842-1974, pezzi 25; una raccolta di disegni e lastre
fotografiche; il volume Storia del Pignone� 1842-1942.
Officine Galileo spa, Firenze. Scritture amministrativo-contabili, 1907-1979; archivio deposi­
to disegni, 1920-1974, contenuti in 720 cassette e 1 . 000 custodie metalliche per rotoli
(1979).
Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico
Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico
770
Officine Meccaniche Apuane spa, Mulazzo (MS), pezzi 250 ca.,
tecnico 1 970-1980 (1980).
1968-1980; archivio
Officine meccaniche ferroviarie pistoiesi spa, del gruppo Aerfer (Industrie aerospaziali
meridionali spa, Napoli), pezzi 1.123 ca., 1949-1979 (l979). Dal 1981 l'archivio si trova
presso la sede dell'AerfeT.
Officine Michelucci Pistoia. Archivio di 333 lastre fotografiche, fine sec. XIX - inizi XX, che
SAFM, (Società Anonima Fornace di Mezzomiglio-Chianciano), pezzi 3, 1 927-1947.
SAVA, (Società Autoservizi Val d'Ambra), pezzi 2, 1920-1941.
STE, (Società Tranvie Elettriche - Carrara), pezzi 2, 1941-1947.
Società Senese, pezzi 2, 1941-1947.
Amiternum (L'Aquila), pezzi 2, 1 9 1 2 ; pezzi 3, 1 934-1935.
riproducono manufatti artistici in ferro (l982). L'archivio è di proprietà della Cassa di
SATA, (Società Albanese Trasporti Aut�mobilistici-�irana), pezzi 2, 1940-1941.
Risparmio di Pistoia e Pescia.
Autoamiata, pezzi 4, 1915-1930.
OTE Biomedica spa, Firenze, pezzi 2.020 ca., 1969-1979; archivio tecnico: disegni, schemi di
montaggio, pezzi 10.000 ca., 1954-1969 (1979).
Pastificio Maltagliati spa, Massa e Cozzile (PT), pezzi 4.160 ca., 1942�1980 (1980).
771
SAB, pezzi 3, 1923-1 930; pezzi 6, 1 9 1 9-1933.
Società per la linea Siena-Massa Marittima, pezzi 3, 1913-1919.
STUI (Sviluppo trasporti urbani interurbani, spa), pezzi LODO, 1960-1980.
Piaggio e C. spa, Genova, archivio tecnico e archivio del personale ubicati presso il Centro
SMA (Segnalamento, Marittimo Aereo) spa, Firenze, pezzi 350 ca., 1943-1980; archivio di
RAMA (Rete Automobilistica Maremmana Amiatina spa), Grosseto, pezzi. 1 .500 ca. e l O
Società Anonima Costruzioni Ferroviarie e Meccaniche (SACFEM), Arezzo, pezzi 570 ca.,
operativo di Pontedera e il deposito di Buti, 1945-1980 (1980).
casse con numero imprecistao di documenti, 1913-1982 (1982).
Razzoli DKF spa, Prato (FI), 1 954-1979 (1979).
SALT (Società Autostrada Ligure-Toscana) spa, Camaiore (LU), pezzi 3.300 ca. e archivio
tecnico, pezzi 7.000 ca., dal 1961 (1983).
SIETTE (Società Impianti Elettrici Telefonici, Telegrafici, Edili) spa, Fìrenze, pezzi 20.000
ca., 1945-1981 (1982).
SIP (Società italiana per l'esercizio telefonico) spa, sede regionale Toscana ed agenzia di
Firenze, Firenze, pezzi 6.000 ca., dal 1967 (1983).
SITA (Società italiana trasporti automobilistici) spa, sede regionale Toscana ed agenzia di
Firenze: pezzi 4.000 ca., 1912-1981, (1981).
Archivi aggregati:
SAV (Società Automobilistica Veneta), pezzi 9, 1906-1941 .
produzione (Progetti), pezzi 65.000 (1980).
1908·1979 (1979).
Società anonima Industriale Marmi d'Italia (SAIM), Carrara, pezzi 296, sec. XVI-1979
(1979).
Società Anonima Italiana del vetro d'ottica (SAlVO) spa, Firenze, pezzi 25.000 ca.,
1 928-1979 (1979).
Società anonima SancholIe Henraux spa, Querceta, Seravezza
1821-1978 (1964
e 1979), industria.
(LV),
pezzi 1 .700 ca.,
Società ceramica italiana Richard Ginori spa, Milano. Archivio ubicato presso Museo di
Doccia, Sesto Fiorentino, fine sec. XVIII - inizi sec. XX (1980).
Società cooperativa artieri dell'alabastro srl, Volterra, 1894-1980 (1980).
Società editoriale Firenze, in liquidazione, già Casa editrice O.c. Sansoni spa, Firenze,
scritture sociali e amministrativo contabili, pezzi 6 e scatole 650, 1 933-1979; archivio dei
contratti, 1873-1976; fototeca pezzi 28.400 (1967).
SAS (Società Automobilistica di Schio), pezzi 13, 1 9 1 9-1946.
Società esercizio Carapelli spa, Firenze, p�zzi 2.500 ca.; archivio fotografico, daI 1 954 (1983).
SAIM (Società Autotrasporti Italia Meridionale), pezzi 14, 1 9 1 9-1942.
Società ferrovia marmifera spa, Carrara, pezzi 1.000 ca., 1874-1979 (1982).
SATAS e SPATAS (Società Anonima Trasporti Automobilistici Sardi), pezzi 15,
1917-1945.
Autoservizi Basilicata, pezzi 6, 1919-1928.
Officine meccaniche Tortorelli, (Siena), pezzi 2, 1925-1928.
SAVET (Società Automobilistica della Val di Taro), pezzi 5, 1 9 1 9-1936.
STET (Società anonima Tranvie Elettriche Toscane di Pisa), pezzi 9, 1930-1 947).
STES, (Società Tranvie Elettriche), pezzi 12, 1 9 1 1-1948.
SPAL, (Società per le Autolinee Liguri), pezzi 5, 1935-1936.
Tranvie Elettriche della Toscana, già Società elettrica toscana, pezzi 2, 1900-1947.
SITET, l pezzo, 1943.
Autolinee Ottaviani, pezzi l , 1943.
Servizi automobilistici Lorenzini (Siena), pezzi 4, 1922-1931.
ALSA, pezzi 5, 1914-1915.
Società anonima Veggetti & C., pezzi 2, 1922-1923.
Società italiana biossido di titanìo spa (SIBIT), Milano. Stabilimento di Scarlino (GR), pezzi
1 .400 ca., 1864-1981 (1981).
Società italo-britannica
L. Manetti - H.
Roberts spa, Firenze, archivi amministrativi contabili
1 968-1979; archivio microfotografico delle fatture e ordini di pagamento 1968-1979
(1979).
Solmine
spa,
Milano,
(1981). Centro operativo di Scarlino (GR), pezzi 3.650 ca.,
1 973-1980; Azienda agraria di Massa Marittima, pezzi 1.000 ca., sec. XIX-1980; Miniera
di Niccioleta, pezzi 50, 1973-1980; archivio tecnico, pezzi 1 . 000 ca., 1936-1980; Miniera di
Boccheggiano, pezzi 200 ca., 1973-1980; archivio tecnico; Miniera di Gavorrano, pezzi
850 ca., 1 963-1980; archivio tecnico, pezzi 300, sec. XIX-1980.
Archivi aggregati, già della Società anonima Montecatini poi Montedison:
Miniera di Gavorrano, pezzi 700 ca., 1889-1966.
Miniera di Isola del Giglio, pezzi 160,sec. XIX-1957; piante topografiche miniera e terreni
sovrastanti, pezzi 100 ca., fine sec. XIX-1950.
Miniera dell'Isola d'Elba, pezzi 300 ca., 1 956-1960.
Atti relativi a varie miniere (Gavorrano, Fenice Capanne, Giglio, Manciana S. Pietro),
pezzi 700 ca., sec. XIX-1965.
772
Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico
Miniera di Bagnare, pezzi 400 ca., 1950-1974; archivio tecnico: piante, plammetrie,
atlante dei sondaggi, pezzi 150 circa.
(1983).
Stabilimento Italsider di S. Giovanni Valdarno, S. Giovanni Valdarno (AR), pezzi 1.200 ca.,
1946-1978
(1979).
Stabilimento Salvay di Rosignano, Rosignano Marittimo (LI)
Cooperativa di S. Donato in Poggio (Tavarnelle Val di Pesa)
Cooperativa di S . Giovanni Valdarno
Cooperativa di S. Lucia (prato)
Cooperativa di S. Polo in Chianti (Greve)
Cooperativa di S. Quirico di Vernio
Cooperativa di Sesto Fiorentino
(1979).
Sugherificio del Tirreno spa, Firenze, pezzi 100 ca., 1966-1979
Cooperativa di Tavarnelle Val di Pesa
(1979).
Cooperativa di Tobbiana (Prato)
Superpila spa. Firenze, pezzi 2.000 ca., 1917-1981; disegni, pezzi 1 .680 ca., 1963-1979
(1979).
Terme di Montecatini spa, Roma. Archivio ubicato in Montecatini Terme (PT), pezzi 2.450
ca., 1960-1981; numero imprecisato di fascicoli contenuti in 165 casse, 55 cassette, 50
pacchi
Cooperativa «La Rinascita», S. Piero a Sieve
Cooperativa «I Rinascenti»
Stabilimento industriale cartotecnico di Castello spa; Stabilimento tipografico già C. Civelli,
Firenze, pezzi 3 .200 ca., dal 1931
773
Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico
(1965, 1969, 1972, 1979).
pezzi 1 . 100 ca., dal 1937; archivio tecnico pezzi 400 ca.; -archivio delle pubblicazioni
(1983).
Unicoop srI, Firenze (1982). Scritture sociali, 1863-1980:
Cooperativa «l'Alleanza» di Prato (FI)
Cooperativa Unione Operaia di Colonnata (Sesto Fiorentino)
Cooperativa «Unità del Popolo», S. Francesco (Pelago)
Società Cooperativa di Mutuo Soccorso di Bagno a Ripoli
Società Cooperativa «La Vittoria» di Narnali (Prato)
Tipografia E. Ariani e L'Arte della Stampa della Armando Paoletti spa, Bagno a Ripoli (FI),
Tipografia Niccolai, Pistoia, reggo 138 e numero imprecisato di fascicoli, dal 1871
Cooperativa «L'Unione», Figline Valdarno
Unicoop, Toscocoop e Coopetruria
Scritture amministrativo-contabili, pezzi 10.700 ca., 1893-1981; centro di elaborazione dati;
archivio dei manifesti; fotografie, 1950-1970.
(1982).
Archivio aggregato: Società operaia di S. Casciano Val di Pesa.
Unione Industriale Pratese, Prato, pezzi 800 ca., dal 1913
(1983).
Cooperativa dell'Antella, Bagno a Ripoli
Cooperativa di Carraia, Calenzano
SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LE MARCHE
Cooperativa casa del lavoratore italiano di fiesole
cooperativa casa del popolo di fiesole
Cooperativa <lella casa del popolo di Gavinana
Cartiere Miliani spa, Fabriano
Cooperativa di Castello, Firenze
(AN),
secco XVIII-XIX (l
ago 1964).
Cooperativa di Chiesanuova, Prato
Cooperativa «La Concordia», Quinto (Sesto Fiorentino)
SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER IL LAZIO
Cooperativa di consumo popolare, Montevarchi
Cooperativa dei ferrovieri di Firenze
Cooperativa le Fontanelle, Prato
Arpinate Stampa srI, Arpino (FR), sec. XX.
(1981).
Cooperativa «Le Fornacelle» di Montemurlo
Azienda Tabacchi Italiani spa, Roma, sec. XX
Cooperativa «La Fratellanza» , Pontassieve
Banco di Santo Spirito, Roma, 1605-1892, voll. e reggo 901
Cooperativa Fratellanza operaia di Querceto (Sesto Fiorentino)
Cooperativa di Galciana, Prato
Cooperativa di Grassina (Bagno a Ripoli)
Cooperativa «Italia Nuova» , Quinto (Sesto Fiorentino)
Cooperativa di Legnaia, Firenze
Cooperativa di Mezzana, Prato
(1964).
Cartiera E. Boimond spa, Isola del Liri (FR), 1959-1976, bb. 600 ca.
(1981).
D'Ambrosio Loreto spa, Isola del Liri (FR), 1900-1963
(1981).
Cooperativa del Madonnone, Firenze
Distilleria Viterbium snc, Viterbo, pezzi 100 ca., dal 1930, (1983).
Cooperativa del mercato centrale di Firenze
«L'Erma di Bretschneider» spa, Roma, dal 1946
Cooperativa operaia di S. Casciano Val di Pesa
(1980).
Cartiere Riunite Donzelli e Meridionali (CRDM) spa, Isola del Liri Superiore (FR), dal 1873
(1981), editoria.
(1981).
Cooperativa del Padule, Sesto Fiorentino
Esso Standard Italiana, Roma, secCo XIX-XX,
Cooperativa di Peretola, Firenze
Fabbrica di Fiammiferi Giovanni Fabiani, Formia (LT), pezzi 30 ca., dal 1939,
Cooperativa di Ponte a Ema (Bagno a Ripoli)
Cooperativa popolare di consumo, Le Caldine - Fiesole
Cooperativa «Il Popolo» - Dicomano
Cooperativa del popolo, Rifredi (Firenze)
Cooperativa del popolo di Compiobbi (Fiesole)
Cooperativa «Presidio Popolare», Galluzzo (Firenze)
Cooperativa di Rignano sull'Arno
Cooperativa di Rimaggio - Rosai (Bagno a Ripoli)
Cooperativa «La Rinascita» - Barberino di Mugello
(1983).
Forze Idrauliche del Liri spa, Cartiera B. Viscogliosi e F.llo, Isola del Liri (FR), 1945-1960
(1981).
Giulioli Innocenza e Figli, Gallese Scalo (VT), 1944-1970, reggo 53
Istituto farmacologico Serono spa, Roma, dal 1906
(1982): ceramica.
(1985): comprende gli archivi della
Società anonima Pirear, 24 regg., 1927-1963 e Società italiana colori e smalti, fasce. 9,
1918-1922.
Italcable - Servizi Cablografici, Radiotelegrafici e Radioelettrica spa, Roma, dal 1921
(1982).
774
Archivi di impresa dichiarati di notevole interesse storico
L 'attività degli Archivi
•
Lanificio «Luna Emilio», Rieti, pezzi 300 ca., dal 1930 (1983).
Lucernari Giacomo, Monte San Giovanni Campano (FR), 1873-1954 fase. 80 (1981); archivio
della cartiera Anitrella.
IN ITALIA
Magazzini Generali, Roma, pezzi 200 ca, dal 1908, (1981).
Mila-tex - Manifattura Italiana Lane e Affini spa, Roma, 1939-1982, reggo 67 (1983).
Officina «Taba Fitat», Roma, disegni 100 ca., dal 1913 (1982): meccanica.
Officine meccaniche e fonderie G. Meloni, Roma, pezzi 300 ca., 1923-1974 (1980).
Pallini Liquori spa, Roma, prima metà sec. XX (1981).
Paone Domenico spa, Formi� (LT), prima metà sec. XX, fasce. 7 (1983): industria alimenta­
re.
A seguito delle manifestazioni culturali realizzate per il centenario della morte di
Giuseppe Garibaldi, l'Archivio di Stato di Torino ha riproposto, in sede locale, la mostra
«Garibaldi nella documentazione degli Archivi di Stato e delle Biblioteche Statali», organiz�
zata a suo tempo a Roma dall'Archivio centrale dello Stato.
La rassegna, composta essenzialmente da materiale fotografico e rivolta soprattutto alle
scuole, è stata allestita presso la Biblioteca nazionale di Torino dal 2 al 31 maggio 1984.
Il Pensiero Scientifico srl, Roma, reggo lO e fascc. 500 ca., dal 1946 (1982): editoria.
• • •
Salomone Luigi spa, Roma, secCo XIX-XX (1981): arti grafiche.
Sili e Magazzini Generali di Civitavecchia spa, Roma, 1920-1983, pezzi 228 (1983).
Società Italiana Acque e Terme, Anguillara (RM), 1909-1980, -pezzi 212 (1981): imbottiglia­
mento dell'acqua Claudia.
Società Italiana per le Condotte d'Acqua, Roma, 1880-1950, bb. 779 (1985).
Tipografia Fratelli Strabioli, Bracciano (RM), 1903-1981 (1981): comprende l'archivio dell'Associazione artigiani di Bracciano, 1947-1981.
Università dei Marmorari, Roma, 1406-1966, pezzi 442 (1969).
Università di Arti e Mestieri, Roma, secco XV-XIX, pezzi 1 .000 (1976).
Università e Nobile Collegio degli Orafi, Gioiellieri ed Argentieri dell'Alma Città di Roma,
Roma, sec. XVI (l971).
Vinolearia Centro-Sud srl, Formia (LT), 1945-1960, reggo 16 (1983).
SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA CAMPANIA
L'Archivio di Stato di Pavia ha collaborato con la biblioteca universitaria, l'archivio
civico, i musei civici, la bibliotéca Bonetta e l'università di Pavia all'allestimento della mostra:
«Vie, viaggi e viaggiatori nel Pavese dai romani ai giorni nostri», promossa dall'Amministra­
zione provinciale della città. Come specificato nell'introduzione al catalogo, il tema è stato
scelto dai responsabili didattici e dagli insegnanti perché forniva l'occasione di presentare ai
giovani, in forma piana e di facile comprensione, un'ampia scelta di materiale bibliografico e
documentario, capace di suggerire agli studenti tracce per ulteriori ricerche, da svolgere in
ambito locale.
La sola sezione relativa alle «Vie terrestri e fluviali» è stata.composta con documenti
archivistici, reperiti nei fondi degli istituti di Pavia che hanno collaborato all'iniziativa e negli
Archivi di Stato di Parma e Milano.
Il catalogo, opera di diversi autori tra cui il dotto Ugo Fiorina, direttore dell'Archivio di
Stato di Pavia, riunisce anche, in una sezione «Documenti», una breve scelta di fonti
archivistiche e narrative.
La mostra è rimasta aperta nei periodi 12 maggio � 30 giugno e 15 settembre - 15
novembre 1984.
Ansaldo Trasporti spa, Napoli , pezzi 5.000 ca., 1944�1980 (1983).
• • •
Centro Studi per la Tarsia Sorrentina, Sorrento, secco XIX-XX (1984).
Cirio spa, Napoli, pezzi 7.000 ca., 1900-1980 (1983).
Manifatture Cotoniere Meridionali spa, Fratte (SA), pezzi 1.200 ca. e 151 casse, 1835-1945
(23 febbr. /983).
Strega Alberti Benevento (SAB) spa, Benevento, 1875-1982 (1983).
SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA PUGLIA
Associazione Industriali, Bari, bb. 203. 1945-1981.
Casa editrice Giuseppe Laterza e figli, Bari, 1901-1973 (28 giu. 1974).
SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA SICILIA
Non sono state effettuate dichiarazioni di notevole interesse storico per archivi privati, mentre
è stata effettuata l'unica dichiarazione di particolare importanza per l'archivio di un ente
pubblico ai sensi dell'art. 3 1 , lettera e) del d.p.r. 30 sett. 1963. n. 1409: Banco di Sicilia.
Palermo, volI. 11.000 ca., 1551 - 1940 (l8 mago 1973).
Ai colleghi riuniti a Grosseto dal l al 4 giugno 1984 per partecipare al XXI congresso
dell'Associazione nazionale degli archivisti italiani, l'Archivio di Stato di Grosseto ha
presentato una rassegna di documenti sul tema: «Il recupero funzionale delle Terme di Roselle
(secoli XVIlI�XIX). Un aspetto della politica sanitaria nel territorio grossetano», che è
rimasta aperta fino al 30 giugno.
Sono stati esposti 93 atti, dal 1761 al 1899, provenienti dai fondi Comune di Grosseto,
(l
Camera di soprintendenza comunitativa, Commissario regio della Provincia inferiore senese,
Ufficio dei fossi e coltivazioni, Ingegnere ispettore di compartimento (Acque e strade),
Estimo di Grosseto e cinque disegni ottocenteschi in acquarello, reperiti nel fondo Catasto
toscano poi italiano (Antico catasto). Attraverso la lettura di tali documenti era possibile
seguire la storia dell'edificazione del complesso termale, dai primi progetti predisposti sotto il
granducato di Ferdinando III, alla sua apertura al pubblico nel 1824 e ai successivi lavori di
manutenzione e ampliamento, eseguiti a varie riprese per tutto l'arco del secolo .
Nel catalogo. edito dall'Archivio di Stato, con il contributo dell'Amministrazione
provinciale di Grosseto, le schede dei documenti sono precedute da una nota storica, a firma
di Enrico Maria Beranger e Maddalena Corti, che ripercorre le vicende illustrate dalla
* Rubrica a cura di Antonella Mulè.
L'attività degli Archivi
L'attività degli Archivi
776
777
documentazione esposta, fornisce numerose informazioni sui reperti archeologici delle anti­
mostra: «Ebrei a Genova. Esposizione fotografica di documenti archivistici dal XII al XVIII
che Terme che sorgevano nella località in epoca romana e accenna alle poche fonti attestanti
secolo», presentando 70 riproduzioni di documenti'tratti da fondi dell'antico archivio segreto
lo sfruttamento delle qualità terapeutiche delle acque nei secoli precedenti al XVIII.
comunale e deglì archivi fiotarile e del Banco di San Giorgio, conservati nell'Archivio di Stato
di Genova.
Gli atti, disposti in ordine cronologico, testimoniavano l'antichità dell'insediamento
• • •
ebraico a Genova, precedente di secoli alla diaspora sefardita, e l'atteggiamento di tolleranza
generalmente mantenuto dalle autorità locali nei confronti della comunità, i cui membri
Ad iniziativa dell'Archivio di Stato di Lucca e con la collaborazione dell'Archivio di
Stato di Massa, della Biblioteca statale di Lucca e della Soprintendenza ai beni ambientali,
architettonici, artistici e storici per le province di Pisa, Lucca, Livorno e Massa Carrara,
è
stata organizzata una mostra documentaria ed iconografica sul «Principato napoleonico dei
Baciocchi a Lucca (1805-1814). Riforma dello Stato e Società».
La mostra si
poterono quindi svolgere un ruolo importantissimo
nella
vita commercìale della città e delle
sue colonie orientali.
L'esposizione era illustrata da un breve catalogo, edito grazie al contributo della Cassa di
risparmio di Genova e Imperia.
è tenuta in Palazzo Mansi ed è stata realizzata con l'apporto di
• • •
documentazione proveniente dai seguenti istituti: Archivi di Stato di Lucca, Modena, Pisa e
Firenze, Biblioteca statale di Lucca, Biblioteca universitaria di Pisa, Opificio delle pietre dure
di Firenze, Gabinetto disegni e stampe di Firenze, Istituto musicale Boccherini di Lucca,
Soprintendenza archeologica di Firenze, Gipsoteca Bartoliniana di Firenze, Museo Stibbert di
Il 26 giugno 1984 nella sede dell'Archivio di Stato di Roma ha avuto luogo la
presentazione del volume di G. BASCAPÈ · M. DEL PIAZZO - L. BORGIA,
mentazione è stata concessa in prestito dai conti Pecci Blunt e dai professori Euro Guidi e
Insegne e simboli.
Araldica pubblica e privata medievale e moderna, Roma 1983.
Il volume è stato illustrato al numeroso pubblico dai professori F.S. Pericoli Ridolfini e
Giuseppe Massa di Massa.
A. Pezzana Capranica del Grillo.
Firenze, Museo civico Revoltella di Trieste, Museo napoleonico di Roma, Museo civico di
Prato, Gipsoteca Canoviana di Treviso, chiesa parrocchiale di Chianni (Pisa). Altra docu­
L'iniziativa
è stata accolta con estremo favore dalla opinione pubblica ed ha ottenuto
consenso ed appoggi dagli enti locali e da istituti di credito.
• • •
La mostra è rimasta aperta dal 9 giugno al 15 novembre 1984 e di essa è stato pubblicato
il catalogo.
In concomitanza di questa manifestazione e sullo stesso tema storico, si è tenuto un
'
Convegno internazionale di studi tra il 10 e il 12 maggio 1984, al quale hanno partecipato
docenti universitari italiani e stranieri, che hanno affrontato le qu�stioni storiche sorte al
momento in cui l 'instaurazione del principato faceva cessare di esistere l'ultimo degli stati
cittadini rimasti in Italia.
Gli argomenti dibattuti hanno avuto come oggetto le riformi istituzionali centrali e
periferiche avviate sull'intero territorio del Principato (Lucca, Massa Carrara e Piombino) nel
quadro delle leggi napoleoniche; ma hanno anche affrontato i problemi inerenti ai rapporti
tra Stato e parrocchie, visti nella prospettiva di organizzazione del contado.
La mostra documentaria ha inteso integrare e completare le tematiche che erano state
discusse durante i lavori del Convegno cosicché le sezioni, nelle quali era articolata, hanno
avuto come temi: la riforma delle istituzioni centrali e periferiche, l'istruzione pubblica, la
monetazione, il Comitato d'incoraggiamento dell'agricoltura, commercio e industria, l'edito­
ria, l'assetto viario del territorio, l'urbanistica come progetto di una nuova immagine della
La serie delle mostre documentarie allestite annualmente dall'Archivio di Stato di
Venezia
è stata proseguita nel 1984 con un'esposizione dal tema: «Cartografia, disegni,
miniature delle magistrature veneziane». Oggetto della rassegna, come specificato nella
presentazione del catalogo, era la verifica dell'importanza data dalle magistrature veneziane
all'immagine, vista come strumento di informazione (piante, schizzi, disegni allegati alle
pratiche di ufficio od alle relazioni degli ambasciatori), ma anche come veicolo di contenuti
simbolici, soprattutto nelle ricche miniature che impreziosiscono la prima carta di molti
registri.
I 218 pezzi archivistici dal secolo XIV al XVIII prescelti per l'esposizione sono stati
individuati consultando un particolare strumento di corredo presente in Archivio e continua­
mente incrementato: lo schedario e la riproduzione fotografica di un cospicuo numero di
disegni, contenuti in diverse serie.
Criterio espositivo non
è stato l'ordine cronologico, che avrebbe aumentato il rischio di
città capitale, le sedi dei principi, il mecenatismo di corte, il destino dei beni culturali, con
ridurre la mostra ad una rassegna aneddotica di gusto estetico ed antiquario, ma l'ordinato
è stato dedicato
elenco delle magistrature centrali della Repubblica, ciascuna seguita da una breve scheda
all'immagine che i principi volevano offrire di sé ai loro sudditi attraverso l'iconografia
esplicativa delle sue competenze ed illustrata dalle immagini più significative che si erano
particolare riguardo alle arti minori e alle opere dell'artigianato. Un settore
ufficiale, la vita a corte, la protezione delle arti e il mecenatismo.
potute rintracciare nei documenti da essa prodotti, opportunamente commentate nelle
didascalie. I curatori della mostra hanno cosi potuto raggiungere il secondo obiettivo che si
erano proposti nell'ideazione della rassegna: «raccontare per immagini e per sommi capi la
• * •
Organizzato dall'Amministrazione archivistica italiana unitamente al Comùne, si
struttura dell'Archivio, che di massima rispecchia quella del governo e dell'amministrazione
è
svolto a Genova dal lO al 1 5 giugno il Il congresso internazionale «Italia Judaica».
Vi ha partecipato una folta rappresentanza di studiosi di storia ebraica.
Alla cerimonia inaugurale hanno presenziato l'ambasciatore israeliano in Italia, il
rabbino capo di Roma Elio Toaff e il direttore generale degli Archivi di Stato italiani prof.
Renato Grispo. La prolusione è stata tenuta dal prof. Giuseppe Sermoneta dell'Università di
Gerusalemme.
L'Archivio di Stato e la Comunità israelitica di Genova hanno allestito per l'occasione la
veneziana».
La risposta del pubblico è stata assai favorevole: circa 6.000 persone hanno visitato la
mostra, che è rimasta aperta dal 30 giugno al 7 ottobre 1984, con una proroga di una
settimana sulla data di chiusura inizialmente prevista. Visite guidate per gruppi o associazioni
culturali sono state tenute settimanalmente.
Il catalogo, edito a cura dell'Archivio di Stato stesso, è arricchito da illustrazioni e
completato dagli indici finali, relativi ai nomi di luoghi e di persone ed alle sessanta
magistrature e fondi archivistici da cui sono stati tratti i documenti esposti.
778
L 'attività degli Archivi
L 'attività degli Archivi
* * *
• • •
779
Nell'ambito delle manifestazione celebrative del quarto centenario della morte di San
Nel quadro delle iniziative di sostegno al CIBAL (Centre international d'information sur
Carlo Borromeo, la Sezione di Archivio di Stato di Varallo ha curato, in collaborazione con il
les sources de l'histoire balkanique et méditerranéenne), si è svolto dal i o a1 26 ottobre 1984,
Comune, l'allestimento di una mostra dedicata a «Il Sacro Monte di Varallo».
presso l'Archivio di Stato di Perugia, uno stage di paleografia, diplomatica e cronologia per
I 130 documenti esposti sono tratti dall'archivio del Sacro Monte e da quelli del
Seminario di Varallo e dei marchesi d'Adda nonché dal fondo
Vice prefettura, tutti e tre
conservati presso la Sezione di Archivio di Stato . Le vicende del santuario vi appaiono
stranieri. Vi hanno partecipato tredici studiosi provenienti dall' Albania, Cecoslovacchia,
Grecia, Bulgaria, Jugoslavia, Israele.
È stata la terza esperienza di corsi del genere, dopo
quelli tenutisi a Roma nel 1979 ed a Venezia nel 1981.
documentate a partire dalla seconda metà del secolo XVI. quando, dopo un periodo di
ristagno dovuto presumibilmente all'inaridirsi delle risorse finanziarie tradizionali, e peggio­
• • *
rato dal sorgere di dissensi con la comunità di Varallo, la ripresa, resa possibile dall'interven­
to della nobile famiglia d'Adda, portò a consistenti modifiche architettoniche dell'intero
complesso, dettate dalla forte tensione religiosa di quegli anni ed attuate con il diretto
interessamento del card. Borromeo.
L'Archivio di Stato di Reggio Emilia ha allestito nei propri locali da1 6 al 24 ottobre 1984
una mostra documentaria sull'«Emilia francescana�� , articolata in quattro sezioni: insedia­
Il termine cronologico finale della mostra è dato dal manoscritto contenente la minuziosa
ricostruzione della storia del Sacro Monte basata sullo spoglio di fonti documentarie, opera di
Pietro Galloni, edita nel 1904.
menti; cultura; attività sociali; viaggi e missioni.
Sono stati esposti 156 pezzi originali provenienti dagli Archivi di Stato di Modena, Parma
e Reggio Emilia, dalle biblioteche comunali dell'Archigin:qasio di Bologna e «A. Panizzi» di
Nel catalogo, curato da Maria Cagna Pagnone della Sezione di Archivio di Stato e
Reggio, dalla Biblioteca estense di Modena e da numerosi conventi francescani dell'Emilia.
pubblicato dallo stesso istituto. i regesti dei documenti sono disposti in ordine cronologico e le
La mostra è nata nel contesto di un ampio progetto iniziato nel 1978 dall'Archivio di
vicende di cui essi forniscono la testimonianza sono ricordate nella breve premessa e in un
Stato di Reggio Emilia e dalla Società reggiana di studi storici: l'inventario dei fondi e dei
saggio di Guido Gentile, sovrintendente archivistico per il Piemonte e la Valle d'Aosta: «La
manoscritti relativi ai francescani, reperibili negli archivi e nelle biblioteche dell'Emilia
storia del Sacro Monte nei documenti. Note per una lettura della mostra». L'indice dei nomi e
Romagna. Primo risultato di tale lavorO è la pubblicazione, avvenuta contemporaneamente
all'inaugurazione della mostra, di una guida-inventario relativa al solo territorio che costituì il
un'ampia scelta di riproduzioni completano l'opuscolo.
La rassegna è rimasta aperta dal 21 luglio al 4 novembre 1984 ed
è stata visitata da oltre
7.000 persone e da alcune classi delle scuole medie cittadine.
ducato estense: ARCHIVIO DI STATO DI REGGIO EMILIA - SOCIETÀ REGGIANA DI STUDI STORICI,
Emilia francescana. Inventario delle fonti archivistiche e bibliografiche manoscritte, Reggio
Emilia 1984, corredato dagli indici.
* * •
L'Archivio di Stato di Pistoia ha contribuito all'incontro internazionale di studi «Pistoia
e il cammino di Santiago. Una dimensione europea della Toscana medioevale», svoltosi a
Pistoia dal 28 al 30 settembre 1984, allestendo l'esposizione dei 13 pezzi più significativi tratti
dall'archivio dell'Opera di San Jacopo. Tale antica istituzione, risalente al sec. XII, svolse,
accanto a quelle assistenziali e devozionali connesse al culto del Santo, particolarmente
sentito nella città, rilevanti funzioni di magistratura civica, fino alla sua soppressione
decretata nel 1777 dal granduca Pietro Leopoldo. Il suo archivio, ricco di oltre mille pezzi,
è
conservato presso l'Archivio di Stato cittadino, il cui contributo al convegno è il risultato di
un lavoro svolto in collaborazione con la Società pistoiese di storia patria, da anni interessata
allo studio delle vicende storiche collegate al culto del Santo nella città ed al passaggio dei
pellegrini diretti al santuario spagnolo di Compostela.
Il catalogo della mostra, edito dall'Archivio di Stato di Pistoia e curato dalla direttrice
dell' Archivio, Rosalia Manna Tolu, e da Lucia Gai e Giancarlo Savino, della Società
pistoiese di storia patria, fornisce per ciascun pezzo una completa descrizione codicologica,
una scheda informativa breve ma ricca di notizie ed i riferimenti bibliografici. L'opuscolo
è
completato da un breve saggio di Rosalia Manno Tolu: «Limosine date a chi va a Santo
Jacopo di Galicia», che espone i risultati di uno studio svolto a titolo di sondaggio, nei
registri di entrate e uscite dell'Opera per il periodo 1350-1450: la progressiva importanza
assunta dalle offerte ai pallegrini nel bilancio dell'istituto trova in essi un puntuale riscontro
documentario.
L'esposizione, che aveva come titolo: «L'apostolo San Jacopo in documenti dell'Archi­
vio di Stato di Pistoia» ed era stata allestita nel Palazzo dei Vescovi, sede del convegno, ha
• • •
Nel salone Roero di Cortanze presso la sede dell'Archivio di Stato di Asti è stata 'allestita
una mostra didattica dal titolo: «L'Archivio: una finestra sulla storia��.
L'esposizione, a carattere documentario e bibliografico, si è articolata in due distinte
sezioni. La prima, contenuta in cinque bacheche, era dedicata all'illustrazione della famigli;:t
Roero (con particolare riferimento al ramo dei marchesi Roero di Cortanze) ed ha voluto
essere un riconoscimento dell'importanza della donazione dell'intero patrimonio storico-cul­
turale della famiglia: l'archivio (comprendente oltre 70 mazzi e più di 250 pergamene dal XIII
al XX secolo), la biblioteca (ricca di circa 1700 unità dal XVI al XX secolo), nonché ritratti di
famiglia e incisioni (con opere dal XVII al XX secolo).
La seconda sezione (compresa in quattro bacheche) è stata dedicata alla storia di San
Damiano d'Asti, uno dei comuni·più rilevanti della provincia, di cui l'Archivio possiede 'una
documentazione alquanto varia, pur se non particolarimente antica.
Una suggestiva documentazione fotografica sulle dimore dei Roero e sui più antichi
monumenti di San Damiano d'Asti è stata collocata su pannelli posti lungo il percorso
espositivo ad integrazione del discorso svolto attraverso i documenti.
L'esposizione, inizialmente prevista per il periodo dal 14 al 27 ottobre 1984,
è stata
prorogata fino al 22 dicembre per soddisfare le richieste del pubblico.
• • •
è rimasta aperta fino al 2 1 ottobre 1984
Contemporaneamente all'inaugurazione della nuova sede, avvenuta il 1 5 ottobre 1984
per consentire l' afflusso di un pubblico più ampio, in coincidenza con la settimana
alla presenza delle massime autorità cittadine e provinciali e con la partecipazione del
internazionale degli Archivi. In tale occasione sono. state organizzate visite guidate per le
direttore generale per i Beni archivistici, prof. Renato Grispo, l'Archivio di Stato di
scolaresche.
Caltanissetta ha presentato una mostra documentaria su «Momenti di storia nissena»,
riscosso un lusinghiero successo tra gli studiosi ed
L'attività degli Archivi
L 'attività degli Archivi
imperniata su 66 documenti, emblematici di alcuni aspetti e significati della società nissena dal
catalogo curato da Marzio Dall'Acqua dell'Archivio di Stato di Parma e pubblicato a ,cura
780
sec. XVI al sec. XIX.
La mostra documentaria, che si è conclusa il 24 novembre 1984, era illustrata da un
dell'istituto archivistico.
catalogo curato da Claudio Torrisi.
• • •
. . ,
In occasione della Settimana internazionale degli archivi, indetta dal Consiglio interna­
zionale degli archivi e promossa in Italia dal 15 al 21 ottobre 1984 dal ministero per i Beni
culturali e ambientali, numerosi istituti archivistici hanno allestito mostre documentarie con
finalità prevalentemente didattiche.
Ne riportiamo l'elenco, specificando che molte di esse sono state frutto di proficua
collaborazione con gli enti locali e con istituti culturali: Archivio di Stato di Ancona: «Le fonti
documentarie�� (ottobre-novembre 1984); Archivio di Stato di Arezzo: «Memoria e fonti della
memoria: da Piazza Grande all'Archivio» (15-25 ottobre 1984); Archivio di Stato di Avellino:
«La funzione degli Archivi di Stato per un recupero della storia delle comunità locali» (15-28
ottobre 1984); Archivio di Stato di Cosenza: «Storia della Chiesa in Calabria» (6-25 ottobre
1984); Archivio di Stato di Foggia «Cinque secoli, un archivio» (15-31 ottobre 1984); Archivi
di Stato di Genova e Palermo: «Rapporti tra il Regno di Sicilia e la Repubblica di Genova nei
secoli XII-XVI (15-21 ottobre 1984); Archivio di Stato di Grosseto: «L'Archivio di Stato come
fonte di ricerca e cultura}) (ottobre 1984-giugno 1985); Archivio di Stato di Macerata: «Mostra
di codici, documenti, sigilli e cimeli» (15-21 ottobre 1984); Archivio di Stato di Massa: «Fonti
di archivio e didattica della storia�� (15-21 ottobre 1984); Archivio di Stato di Pesaro: «Grafia e
storia�� (15-27 ottobre 1984); Archivio di Stato di Reggio Calabria: «La scuola a Reggio
nell'8DO attraverso i documenti d'archivio» (15-21 ottobre 1984); Sovrintendenza archivistica
per l'Abruzzo e il Molise: «Gli archivi come fonte di ricerca storica. L'attività della Sovrinten­
denza archivistica in Abruzzo» (29 ottobre - 1 5 dicembre 1984). Gli Archivi di Stato di
Benevento, Brescia, Brindisi, L'Aquila, La Spezia, Sassari, Siracusa, Ragusa, Torino e Verona
e le Sezioni di Archivio di Stato di Modica, Varallo e Ventimiglia hanno predisposto, per la
medesima occasione, rassegne dei pezzi archivistici più significativi tratti dai fondi conservati.
• • •
L'Archivio di Stato di Parma ha allestito una mostra storico-documentaria dedicata a
«Correggio e il suo tempo». Nella ricorrenza del 450° anniversario della morte dell'artista si
sono voluti presentare alcuni aspetti della società e della cultura parmensi nella prima metà
del sec. XVI e documentare le più importanti realizzazioni del Correggio e della scuola
pittorica locale di quegli anni, che annovera tra i suoi membri artisti del livello del
Parmigianino.
Sono stati esposti un centinaio di documenti e disegni originali tratti da diversi fondi
dell' Archivio di Stato di Parma e le fotografie degli atti di battesimo dei figli del Correggio,
tratte dai
781
microfilms dei registri battesimali del Battistero di Parma (1459-1800), conservati
presso l'Archivio di Stato.
Segnaliamo in particolare, perché tema inedito per la storiografia parmense e raramente
affrontato nelle mostre documentarie, una campionatura di 25 documenti provvisti di sigilli,
che sono stati presentati quale fonte iconografica all'interno della sezione «Segni e problemh�,
dedicata alla vita culturale della società parmense.
La rassegna, inaugurata il 20 ottobre 1984 in concomitanza con la presentazione degli
imponenti lavori di restauro e consolidamento dell'Ospedale vecchio, sede dell'Archivio di
Stato, eseguiti a cura del Comune di Parma, si
è conclusa il 24 novembre 1984 ed è stata
visitata da numeroso pubblico.
Ne è previsto l'allestimento nel Palazzo dei Principi a Correggio dal lO al 3 l marzo 1985.
Affianca la mostra, ampliandola nei 'contenuti e nella problematica affrontata, il ricco
L'Archivio di Stato di Pisa ha allestito nei propri locali una mostra didattica dal titolo:
«La festa, la rappresentazione popolare, il lavoro. Momenti della cultura e della tradizione in
territorio pisano, secco XVI-XIX» .
Il materiale documentario esposto proveniva dagli Archivi di Stato di Pisa, Firenze,
Lucca e Massa; dall'Archivio arcivescovile di Pisa; dalle biblioteche Marucelliana, Nazionale
e Riccardiana di Firenze e Universitaria di Pisa e dal Gabinetto dei disegni e delle stampe degli
Uffizi di Firenze. I circa 90 documenti prescelti avevano lo scopo di illustrare particolari
allestimenti di feste e processioni a carattere devozionale o di celebrazione laica, alcune
espressioni della tradizione popolare del secolo scorso e, infine, le forme di insediamenti
rurali nella campagna pisana, visti come manifestazioni di attività lavorative extra-urbane,
volte alla modifica e all'adattamento del territorio.
La mostra era divisa in quattro sezioni, ciascuna introdotta nel catalogo da una breve
monografia redatta da ricercatori del Dipartimento di storia delle arti dell'Università di Pisa:
«Le feste religiose a Pisa nel Seicento», di C. Casini e F. Paliaga; «Pisa tra mito e storia nelle
feste granducali cinque-seicentesche», di S. Renzoni; «Autorità politiche e clero di fronte al
canto del maggio», di F. Franceschini; «Insediamenti rurali. Note di filologia del territorio}),
di I. Campari.
Il catalogo, edito a cura dell'Archivio di Stato di Pisa, è introdotto da una premessa del
direttore dell'istituto, Vittorio Biotti, che affronta la problematica connessa allo svolgimento
di attività didattiche da parte degli Archivi: la manifestazione era infatti specificamente
indirizzata alle scuole.
La mostra
è stata inaugurata il 20 ottobre 1984, in coincidenza con la Settimana
internazionale degli archivi, e si è conclusa il 30 novembre 1984.
, . .
L'attività di ricerca e valorizzazione delle fonti cartografiche relative al territorio
pugliese, intrapresa a partire dal 1980 dall'Archivio di Stato di Bari, ha avuto una prima
realizzazione nell'allestimento della mostra documentaria «Barletta tra il grano e la sabbia: i
progetti per il porto», realizzata in collaborazione con la Sezione d.i Archivio di Stato di
Barletta.
L'esposizione ha avuto luogo dal 20 ottobre al 20 novembre 1984 presso la Galleria del
Teatro Curci a Barletta ed ha inteso fornire un contributo allo studio dell'ingegneria civile
napoletana e del dibattito culturale che ne ha affiancato lo sviluppo tra la seconda metà del
sec. XVIII e la fine del XIX.
La prima sezione illustrava «L'architettura dei porti nel Regno di Napoli», permettendo
anche di seguire l'evoluzione delle conoscenze idrografiche e della formazione culturale del
personale tecnico ed il perfezionarsi dei macchinari e delle tecnologie; la seconda sezione,
dedicata a «La città e il grano», restringeva il campo di indagine alla città di Barletta - di cui
venivano analizzate le opere di fortificazione militare e la distribuzione dei depositi commer­
ciali - ed alla formazione del sistema viario nel nord Barese nel XIX secolo, che dette grande
impulso allo sviluppo dei traffici commerciali della città. Nella terza sezione: «I progetth�,
venivano presentati e discussi gli studi tecnici elaborati e le modifiche realizzate per il
miglioramento del porto.
La documentazione esposta, in gran parte materiale cartografico, comprendeva circa 150
pezzi originali provenienti dagli Archivi di Stato di Bari e di Lecce, dall'archivio comunale di
Barletta (depositato presso la locale Sezione di Archivio di Stato), dalla Biblioteca civica e dal
Museo civico e pinacoteca di Barletta; erano inoltre presentate una cinquantina di riproduzio-
782
L'attività degli Archivi
ne fotografiche di atti conservati presso l'Archivio centrale dello Stato, l'Archivio di Stato di
Napoli, le biblioteche nazionali di Bari, Napoli e Venezia e le Soprintendenze ai beni artistici e
storici eli Bari, Firenze e Napoli. Completava l'esposizione un plastico settecentesco del
castello di Barletta, opera di Giovanni Carafa duca di Noia, in possesso della Soprintendenza
ai beni ambientali, architettonici, artistici e storici per la Puglia.
II catalogo, pubblicato dall'Archivio di Stato di Bari e dalla Sezione di Archivio di Stato
di Barletta, è stato curato da Gregorio Angelini dell'Archivio di Stato di Pescara e, per la
parte relativa ai progetti del porto, da Maria Rosa Perna, Vito Savino e Filomena Seccia
dell' Archivio di Stato di Bari.
• • •
La Sovrintendenza archivistica per le Marche ha organizzato dal 22 al 26 ottobre 1984
l'VIII Corso di archivistica a Loreto in collaborazione con l'Archivio di Stato di Ancona, il
Centro di- storia e cultura di Loreto e l'archivio storico della Santa Casa di Loreto.
Finalità dell'iniziativa è illustrare a tutti gli interessati (impiegati o aspiranti all'impiego
presso archivi di enti pubblici o privati, possessori di archivi privati, studenti universitari,
responsabili degli archivi di enti locali) le metodologie e le problematiche degli archivi
sottoposti alla tutela delle sovrintendenze archivistiche e di quelli degli archivi conservati, a
vario titolo, presso gli Archivi di Stato.
• • •
L'Archivio di Stato di Salerno ha allestito una mostra di carattere essenzialmente
didattico su «lI brigantaggio postunitario in provincia di Salerno», esponendo 120 riprodu­
zioni di documenti tratti dai fondi Prefettura, Tribunale civile e correzionale e Corte di assise
di Salerno.
La mostra, realizzata da un gruppo di lavoro costituito da personale dell'istituto, si è
tenuta dal 27 ottobre al 4 novembre 1984 nel comune di San Cipriano Picentino e
successivamente, il 24 novembre ed il 15 dicembre 1984, nei comuni di Pellezzano e Sarno.
Un breve catalogo redatto dagli organizzatori è stato stampato a cura del comune di San
Cipriano Picentino.
• • •
L'Archivio di Stato di Rieti ha realizzato una ricerca su uno dei più importanti aspetti
della storia economica e sociale della Sabina, quello della questione ferroviaria tra Ottocento
e Novecento.
Parte dei risultati del lavoro sono stati presentati in una mostra storico-documentaria
tenutasi a Contigliano (RI) dal 28 ottobre all' l i novembre 1984 nel quadro delle manifesta­
zioni organizzate dall'amministrazione municipale per ricordare il centenario dell'inaugura·
zione della ferrovia Terni-Rieti-L'Aquila.
Durante il 1985 la mostra sarà allestita, in forma completa, nei locali della nuova sede
dell'Archivio di Stato di Rieti. Nell'occasione verranno presentati il catalogo della mostra e
un volume che sintetizza i risultati della ricerca svolta tra l'altro presso l'Archivio centrale
dello Stato e presso gli Archivi di Stato di Roma, Perugia, Napoli, Ascoli Piceno, L'Aquila,
Terni, oltre naturalmente quello di Rieti.
• • •
Dal 6 al 25 novembre 1984 l'Archivio di Stato di Foggia ha allestito la mostra
L 'attività degli Archivi
783
documentaria «Le vie della transumanza», che è stata ospitata dal Comune nel Palazzetto
dell'arte ed ha avuto il patrocinio delle amministrazioni comunale e provinciale.
In essa sono stati presentati documenti che hanno illustrato la complessità e
l'importanza del fenomeno storico della transumanza, caratterizzato dalle periodiche
migrazioni delle greggi verso i pascoli del Tavoliere di Puglia lungo appositi percorsi
denominati tratturi: questi hanno rappresentato per secoli anche il solo mezzo di
trasmissione di una cultura e di una civiltà pastorale che non trovano riscontro in nessuna
altra parte d'Italia.
Il percorso espositivo andava dalla metà-del XVI alla fine del XIX secolo, presentando
150 documenti. tratti dai seguenti fondi dell'Archivio di Stato di Foggia: Dogana delle pecore
di Foggia; Intendenza di Capitanata; Tavoliere di Puglia; Reintegra dei tratturi; Prefettura;
Direzione del servizio di custodia e degli affitti dei tratturi; Amministrazione del Tavoliere.
Il catalogo della mostra, edito a cura dell'Archivio di Stato, è arricchito da numerose
illustrazioni e da un'appendice dedicata ai «Percorsi delle vie armentizie del Tavoliere di
Puglia», curata dal direttore dell'istituto, Pasquale di Cicco.
• • •
L'Archivio di Stato di Varese, in collaborazione con la Società gallaratese per gli studi
patri, ha curato la sezione documentaria della mostra «L'Alto Milanese all'epoca di Carlo
Borromeo: società e territorio», allestita dal 30 novembre 1984 al 15 gennaio 1985 nelle due
sezioni di Gallarate e Busto Arsizio. La rassegna, organizzata in coincidenza con il convegno
«L'Alto Milanese all'epoca di Carlo e Federico Borromeo: società e territorio», promosso
dalla Società gallaratese per gli studi patri, dal Dipartimento di ingegneria per il recupero
edilizio e territoriale del Politecnico di Milano e dal comune di Busto Arsizio, comprendeva
un'ampia esposizione di quadri e oggetti artistici.
La sezione documentaria era costituita da 47 mappe provenienti dal fondo Atti catastali
dell'Archivio di Stato di Varese e da 70 documenti riguardanti le pievi di Angera, Besozzo,
Busto Arsizio, Gallarate, Gavirate, Somma Lombardo, Varese. Questi ultimi sono stati
individuati negli Archivi di Stato di Milano; nell'archivio pievano della Basilica di S. Maria
Assunta di Gallarate; negli archivi prepositurali della basilica di S . Vittore di Varese, di S .
Agnese di Somma Lombardo, dei SS. Alessandro e Tiburzio di Besozzo e infine nell'archivio
della Società gallaratese per gli studi patri.
Nel libro-catalogo della mostra, uscito come numero monografico della «Rassegna
gallaratese di storia e d'arte» , XXXVII (1984), n. 124, i regesti dei documenti sono stati curati
da Pier Luigi Piano, dell'Archivio di Stato di Varese, e la «Nota per una metodologia delle
fonti. Avviamento ai documenti esaminati per la mostra» è a firma di Andreina Bazzi,
direttrice dell'Archivio.
L'Archivio di Stato di Varese ha inoltre allestito una mostra commemorativa su Paolo
Besozzi, architetto e disegnatore molto attivo nella provincia di Varese durante la prima metà
di questo secolo, il cui archivio è depositato presso l'Archivio di Stato.
L'esposizione, dal titolo «Nulla dies sine linea. Paolo Besozzi, testimone del suo tempo
(1870-1952» )0, è stata patrocinta dai comuni di Laveno Mombello e Varese e presenta studi e
progetti di diverse costruzioni civili di Laveno e Mombello e schizzi e ritratti che testimoniano
l'eclettismo e la vivacità dell'artista.
Pur non trattandosi di documenti d'archivio in senso stretto, i 97 pezzi esposti hanno
fornito un'interessante testimonianza di costume ed un contributo alla storia locale, valoriz­
zando un fondo «atipico}) dell'Archivio di Stato di Varese.
La mostra è stata inaugurata il 20 ottobre 1984, in concomitanza con la Settimana
internazionale degli archivi, ed è rimasta aperta fino al 30 dicembre 1984; verrà allestita nel
prossimo aprile a Villa Frua, edificio settecentesco del comune di Laveno Mombello, e forse
successivamente a Busto Arsizio.
L 'attività degli Archivi
784
• • •
In occasione del 52° Congresso dell'Istituto per la storia del Risorgimento, la Sovrinten­
denza archivistica per l'Abruzzo e il Molise in collaborazione con gli Archivi di Stato di
L'Aquila, Chieti, Teramo, con la Soprintendenza per i beni ambientali architettonici artistici
e storici, con la Regione Abruzzo-Soprintendenza ai beni librari e con l'Istituto per la storia
L 'attività degli Archivi
dicem�re 1984
785
� ne è prevista la conclusione il 16 maggio 1985; ha riscosso ampio successo di
pubbhco, favonto anche dalla pubblicità fattale dalla stampa e dalla radio locale.
:
L'Archivio di Stato ha curato in particolare la ricerca, la schedatura, la regestazione e la
presentazione nel catalogo di 18 documenti originali tratti dai fondi Notarile e Cessato
catasto, di cui sono state esposte riproduzione fotografiche.
del Risorgimento-Comitato di Pescara, ha allestito una mostra storico-documentaria di
• •
fotografie: «Giustizia e polizia nell'Abruzzo Risorgimentale. Proposta di studi».
La mostra è rimasta aperta dal1'8 al 24 novembre 1984 ed è stata visitata prevalentemente
da scolaresche.
• • •
L'Archivio di Stato di Terni ha organizzato una mostra documentaria sul tema:
«Documenti e immagini della memoria storica. Terni attraverso i catasti dell'Archivio di
Stato: 1783-1961» , allestita presso la sala XX Settembre, e inaugurata il 29 novembre 1984
•
Presso l'Archivio di Stato di Roma il lO dicembre 1984 è stato inaugurato
il 1070 anno
accademico della Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica, alla
presenza del direttore
g�nera1 pe� i �e
archivistici, prof. Renato Grispo, che ha personalmente consegnato i
diploml agli allievl che avevano superato gli esami nella sessione estiva 1984.
�
�
La prolusione iniziale, sul tema «Réflexion sur la cooperation internationa
l des Archi­
ves}}, è stata tenuta dal dr. Charles Kecskeméti, segretario esecutivo del Consiglio
internazio­
nale degli archivi.
alla presenza del direttore gene�ale per i Beni archivistici, prof. Renato Grispo, e delle
massime autorità locali.
• •
La mostra è rimasta aperta fino al 7 dicembre e ha registrato un notevolissimo afflusso di
•
visitatori.
Il materiale esposto, conservato nell' Archivio di Stato, comprende 16 mappe (1854-1915)
L'Archivio di Stato di Lecce ha organizzato una mostra storico-documentaria dal titolo
recentemente restaurate e 15 registri (1783-1961) provenienti dal fondo Cessato catasto che
«La questione demaniale in Terra d'Otranto nel XIX secolo», allestita presso il Museo
l'Ufficio tecnico erariale ha versato in più riprese.
provinciale Sigismondo Castromediano dal 15 dicembre 1984 al 3 1 gennaio 1985.
Il catalogo, redatto a cura di Aldo Ricci e Cesare Massoli, è stato pubblicato con il
L'esposizione ha inteso promuovere una conoscenza più approfondita della realtà locale
contributo del Comune di Terni, dell'Amministrazione provinciale e della Cassa di risparmio
attraverso l'analisi di un momento storico particolarmente significativo per la formazione
dell'assetto economico-sociale di Terra d'Otranto, comprendente all'epoca le attuali tre
di Spoleto .
L'Archivio di Stato ha inoltre collaborato all'allestimento della mostra fotografico-do­
province di Brindisi, Lecce e Taranto.
Umbria, dalla Provincia e dal Comune di Terni, dalla Terni SpA e dalla Confederazione
Sono stati esposti circa 500 documenti tratti dai fondi: Feudi e comuni, Intendenza di
Terra d'Otranto, Prefettura, Archivi notarili, e archivio privato della famiglia Gallone di
sindacale CGIL-CISL-UIL per celebrare il centenario della' fondazione della Società Terni.
Tricase.
cumentaria «Terni 1884-1984. Dalla storia al museo della città» , promossa dalla Regione
La manifestazione ha evidenziato il rapporto costante fabbrica-città che ha caratterizzato
La ricerca documentaria, partendo dall'eversione della feudalità nel regno di Napoli,
. dalIa legge 2 agosto 1806, ne ha esaminato l'attuazione lungo l'arco del secolo. Sono
sanCIta
nuovi studi e nuove iniziative, prima fra tutte la realizzazione del museo di storia moderna
stati così individuati quattro aspetti del problema, che hanno dato origine ad altrettante
la storia ternana negli ultimi cento anni, offrendo nello stesso tempo spunti e proposte per
sezioni della mostra, volte rispettivamente ad illustrare: le prestazioni ed i diritti pretesi dai
della città.
La documentazione è stata reperita principalmente negli archivi storici del comune di
feudatari e l'attività della Commissione feudale istituita per dirimere le controversie sorte in
Terni, della Società Terni e dello Jutificio Centurini, tutti depositati presso l'Archivio di
seguito all'eversione; la «divisione in massa» dei demani ex feudali ed ecclesiastici e la
Stato.
liquidazione dei diritti promiscui tra più università su uno stesso fondo; la «quotizzazione»
Cesare Massoli e Bruno Giancarlo dell'Archivio di Stato hanno. in particolare, curato
l'allestimento di una delle sezioni della mostra, dal titolo: «La nuova provincia di Terni» ,
basandosi su documentazione conservata negli Archivi di Stato di Terni e di Perugia e
tra tutti
!
�
citt dini de� demani divenuti comunali ed infine le usurpazioni compiute dagli ex
.
feudatart e daI notabilI, che per tanta parte vanificarono l'attuazione delle leggi eversive.
Nel catalogo della mostra, curato dall'Archivio di Stato di Lecce, ciascuna sezione è
preceduta da una breve nota introduttiva.
nell'Archivio centrale dello Stato.
La mostra, allestita nei locali dell'ex officina Bosco, è stata inaugurata il 29 dicembre
1984 e rimarrà aperta per circa sei mesi.
• • *
L'Archivio di Stato di Sassari ha collaborato con le Soprintendenze archeologica ed ai
beni ambientali, artistici e storici per le province di Sassari e Nuoro e con il comune di Ozieri
all'allestimento della mostra fotografica «Il Monte Acuto. L'uomo, la natura, la civiltà» che
ha inteso presentare, attraverso una ricca serie di immagini, il territorio e l'attività umana
della Comunità montana sarda che prende il nome da un picco roccioso situato nell'agro di
Berchidda, chiamato appunto «Monte Acuto».
La rassegna, esposta nell'ex convento di S. Francesco di Ozieri, è stata inaugurata il I O
• • •
Nella ricorrenza del 500 anniversario dell'istituzione del Parco nazionale del Circeo
�
l'Archivio di Stato di Latina ha allestito una mostra dal titolo «Fonti documentarie per u
cinquantenario: il Parco Nazionale del Circeo», inaugurata il 22 dicembre 1984 presso la
Scuola forestale di Sabaudia.
La mostra, che si protrarrà fino al lO marzo 1985, tende ad illustrare l'evoluzione del
rapporto uomo-ambiente, documentando l'assetto impresso nelle diverse epoche storiche al
territorio, che nel 1934 è stato inquadrato nel Parco nazionale del Circeo.
Il materiale esposto è articolato in sei sezioni: territorio: economia e conservazione
(1720-1983); boschi e bonifiche· (1669-1949); malaria (1810-1947); San Felice (1 134-1933);
L 'attività degli Archivi
. L 'attività degli Archivi
786
Terracina: economia e colonizzazione
787
(1816·1942); collina e palude; risorse ed uso
nadonal de conservaci6n y microfiImaci6n documentaI 'y bibliografica di Madrid, per
è in corso di pubblicazione con
procedimenti tecnici e dei materiali usati soprattutto nel settore del restauro dei documenti.
(1541-1949).
Il catalogo della mostra, curato dalI'Archivio di Stato,
acquisire diretta conoscenza dell'organizzazione dell'Istituto, delle sue attrezzature, dei
finanziamento della Regione Lazio.
• • •
• • •
Il segretario generale del CIBAL (Centre international d'information sur les sources de
Il Centro di fotoriproduzione, legataria e restaurO degli Archivi di Stato ha portato a
termine il restauro delle novanta mappe del Catasto gregoriano,
urbano dell'Archivio di Stato
di Roma.
Per l'occasione è stata programmata per il prossimo anno scolastico
1985-86 una mostra
didattica, già in corso di allestimento.
l'histoire balkanique et méditerranéenne) proL Nikùlai Todorov ha visitato nella prima metà
di maggio l'Ufficio centrale per i beni archivistici. Nel corso degli incontri si
è discusso delle
reciproche relazioni tra l'Amministrazione archivistica italiana e il CIBAL stesso, per
concretizzare il progetto in corso di una guida delle fonti archivistiche italiane interessanti i
paesi balcanici.
Il soggiorno si è concluso con una visita ad alcuni Archivi di Stato della Sicilia.
• • •
ALL'ESTERO
La dr.ssa Enrica Ormanni, ispettore generale archivistico , ha partecipato, quale membro
della delegazione inviata dal ministero dei Beni culturali e ambientali, alla IV conferenza dei
ministri europei responsabili degli affari culturali, indetta dal Consiglio d'Europa a Berlino,
La dr .ssa Francesca Morandini, sovrintendente archivistico per la Toscana, ha compiu­
dal 23 al
25 maggio 1984, sul tema «Culture et Technologies de communication».
to, dal
2 all' I l maggio 1984, la revisione dell'inventario del fondo Diplomatische Vereinigte
Akten Ausserdeutschen Staaten, Abtei/ung ltalten dell'Haus-Hof und Staatsarchiv di Vienna.
I documenti erano stati schedati nel corso di varie missioni, dal 1973 al 1979, e la dr.ssa
Morandini sta completando e perfezionando il lavoro, per predisporne la stampa tra le
pubblicazioni degli Archivi di Stato.
• • •
Dal lO al 24 giugno
1984 il dr. Franco Rossi, dell'Archivio di Stato di Venezia, ha attuato
la ricognizione dei fondi documentari italiani conservati nell'archivio dell'Istituto per la storia
• • •
del movimento operaio di Lubiana ed ha iniziato l'inventario analitico dell'archivio del
Partito nazionale fascista, Federazione dei fasci di combattimento di Lubiana, di cui ha
schedato le prime tredici buste.
La dr.ssa Paola Carucci e il dr. Fausto Pusceddu, direttori rispettivamente delle divisioni
Studi e pubblicazioni e Documentazione archivistica dell'Ufficio centrale per i beni archivisti­
• •
ci. ed il dr. Lorenzo ManDino, deIIo stesso Ufficio centrale, hanno partecipato ad una
riunione del Bureau del Centre international d'information sur les sources de l'histoire
•
sui fondi interessanti i paesi balcanici conservati negli archivi dei ministeri degli esteri europei
Il prof. Giuseppe Pansini, direttore dell'Archivio di Stato di Firenze, si è recato, dai 9 al
25 giugno 1984, a Cracovia, per completare lo studio su «La rivoluzione polacca del gennaio
1863 e l'Italia», attraverso l'esame della documentazione conservata presso l'Archivio di
e statunitensi, che si terrà nel
quella città e la Biblioteca Czartorisky, e individuare gli atti di interesse italiano conservati
baIcanique et méditerranéenne w CIBAL, svoltasi a Siviglia dai 6 al lO maggio 1984. Nel corso
della riunione è stata, tra l'altro, definita l'organizzazione di una conferenza internazionale
1986 in una città tedesca. Il dr. Fausto Pusceddu è stato
nominato vice-presidente del CIBAL.
presso quest'ultimo istituto.
• •
• • •
Dal
9 al 16 maggio 1984 la dr.ssa Lucia Principe, direttore della divisione Tecnologia
•
Il dr. Pietro Burgarella, direttore dell'Archivio di Stato di Catania e la dr.ssa Grazia
archivistica dell'Ufficio centrale per i beni archivistici, e la dr .ssa Vincenza Grillo, dello stesso
Fallico, direttore dell'Archivio di Stato di Palermo, hanno effettuato, da12 al
Ufficio centrale, hanno visitato l'Archivio generale di Turusi e svolto una prima indagine per
una missione di studio rispettivamente nell'Archivo Historico Nacional di Madrid e nell'Arw
19 luglio 1984,
l'individuazione delle fonti di interesse italiano là conservate. Hanno inoltre iniziato la
chivo GeneraI di Simancas.
In tale periodo i due funzionari hanno proseguito una ricerca iniziata da diversi anni e
regestazione degli atti reperiti.
orientata alla individuazione e selezione delle fonti utilizzabili per lo studio dei rapporti tra
• • •
Il giorno I l maggiO
1984 una delegazione del Centro di fotoriproduzione, legataria e
restauro degli Archivi di Stato, guidata dal direttore, dr. Antonio Papa, ha visitato il Centro
Sicilia e Spagna, con particolare attenzione al materiale concernente l'attività dei Parlamenti
siciliani, il Sacro Regio Consiglio di Sicilia ed il Consiglio d'Italia a Madrid.
• • •
L'attività degli Archivi
788
Il dr. Antonio Fiori, dell'Archivio centrale dello Stato, ha svolto, dal 14 al 28 luglio 1984,
una ricerca delle fonti docUmentarie riguardanti l'Italia nel periodo risorgimentale conservate
negli istituti archivistici di Cracovia.
Nell'ambito di tale ricerca è stato possibile rintracciare 35 do�umenti conservati in una
busta dell'archivio della famiglia Potocki. Si tratta per lo più di lettere di uomini politici.
letterati e artisti italiani. probabilmente inedite.
L 'attività degli Archivi
Stato di Pistoia, ha proseguito l'esame nell'Archivio nazionale di Parigi della documentazio­
ne concernente il dipartimento dell'Arno nel periodo napoleonico (1808-1814), già iniziato nel
corso di una precedente missione. Non potendo compiere lo spoglio esaustivo del consistente
materiale conservato, la dr .ssa Manna Tolu ha preferito iniziare con alcuni saggi orientativi,
ed ha poi concentrato l'attenzione sulle serie che apparivano particolarmente interessanti,
anche in vista del possibile acquisto dei microfilm d'integrazione.
• • •
Nel corso della missione di studio svolta a Vienna dal 20 al 30 luglio 1984, la dr.ssa
Daniela Ferrari dell'Archivio di Stato di Mantova ha ricercato la documentazione cartografi­
ca relativa al territorio di Mantova conservata nell'Haus-Hof und Staatsarchiv e nel
Kriegsarchiv. In particolare ha individuato, in questo secondo archivio, 121 disegni militari
ottocenteschi inediti, che permettono di ricostruire integralmente la situazione delle fortifica­
zioni mantovane e delle mura di cinta della città, oggi scomparse; ha altresì compiuto la
schedatura delle prime 64 carte.
789
• • •
La dr .ssa Giovanna Tanti, dell'Archivio di Stato di Massa, ha compiuto, nell'Archivio
nazionale di Parigi e nell'archivio del ministero degli Affari esteri francese, una ricerca volta
all'individuazione ed all'esame del materiale documentario relativo al territorio di Massa
Carrara nel periodo 1806-1814.
Nell'Archivio nazionale sono state rintracciate notizie riguardanti l'estrazione ed il
commercio dei marmi di Carrara ed il carteggio tra Elisa Baciocchi e Napoleone, di estrema
importanza per ricostruire il ruolo assegnato al territorio di Massa Carrara dopo l'annessione_
al Principato di Lucca nel 1806; nell'Archivio del ministero degli Affari esteri sono stati
• * •
Dal 9 al 23 agosto 1984 la dr.ssa Vincenza Grillo ed il dr. Antonio Dentoni-Litta,
esaminati i tre volumi relativi a Lucca del fondo
La missione ha avuto luogo dal 3 al 17 settembre 1984.
dell'Ufficio centrale per i beni archivistici, hanno dato inizio alla schedatura delle Lettere e
* * •
commissioni di Ponente (1566-1 802) della serie XXVII, Lettere e commissioni, dell'HistOl'Yski
Arhiv di Dubrovnik, particolarmente interessanti per la- ricchezza di notizie relative ai
rapporti commerciali della città adriatica con l'Italia.
Corrispondenza politica, contenente le
relazioni inviate da importanti personalità del governo lucchese.
Nell'ambito di una ricerca volta all'individuazione di fonti per la storia economica e
sociale del periodo francese a Napoli, la dr.ssa Maria Rosaria Barbagallo de Divitiis, della
* * *
Il dr. Carlo Paganini, direttore dell'Archivio di Stato di Milano, ha proseguito a Parigi,
dal 16 al 30 agosto 1984, la ricerca nell'archivio del ministero degli Affari esteri francese, già
iniziata con una precedente missione e finalizzata all'individuazione del materiale documenta­
rio interessante il territorio milanese. Ha esaminato in particolare gli atti relativi al periodo
1796-1805, allo scopo di integrare per quanto possibile o altrimenti ricostruire la documenta­
zione - in gran parte riguardante la repubblica cisalpina -, andata perduta a seguito della
sollevazione del popolo milanese nell'aprile 1814, successivamente alla caduta di Napoleone.
Sovrintendenza archivistica per la Campania, si
è dedicata, dal lO al 22 settembre 1984, alla
schedatura analitica di due archivi privati conservati presso l'Archivio nazionale di Parigi. Le
Papiers Roederer (I806MI808) comprendono un carteggio ed altra documentazione relativa al
ministro delle finanze di Giuseppe Bonaparte e costituiscono un'ottima fonte per approfondi­
re il sistema dell'amministrazione finanziaria e fiscale del regno di Napoli e il fondamento
dell'imposta fondiaria. Ancora più interessante è l'archivio personale dello stesso re Giuseppe
Bonaparte, rimasto fino dal 1813 in possesso dei duchi di Wellington e solo recentemente
acquisito dall'Archivio nazionale di Francia. Tale documentazione, che ha inizio con i1 1806,
è raccolta in 37 buste, e fornisce un quadro vivace e dettagliato della personalità del re e dei
principali avvenimenti accaduti nel breve ma intenso periodo in cui fu sovrano a Napoli.
* * *
* • *
Dal 31 agosto al l O settembre 1984 la dr.ssa Gigliola Fioravanti, dell'Archivio centrale
Dal 16 settembre al 7 ottobre 1984 il dott. Ugo Cova, direttore dell'Archivio di Stato di
dello Stato, ha compiuto uno stage a Budapest, presso la Filmoteca nazionale, dipartimento
Trieste, ha proseguito il lavoro di rilevazione ed inventariazione delle fonti archivistiche
dell'Archivio nazionale magiaro, con lo scopo di conoscere la formazione, l'organizzazione e
riguardanti la Venezia Giulia esistenti presso il Kriegsarchiv di Vienna, completando lo
le finalità di tale settore dell'Amministrazione archivistica ungherese.
L'istituto ha il compito di individuare, raccogliere e conservare in micrafi/m tutte le fonti
documentarie riguardanti direttamente o indirettamente la storia dell'Ungheria a partire
dall'età feudale; tale funzione risulta particolarmente necessaria per quella nazione, che ha
assistito nel corso dei secoli alla scomparsa o alla dispersione, per eventi militari e politici, di
gran parte del proprio patrimonio documentario.
• * *
Dal
2 all ' l I settembre 1984 la dr.ssa Rosalia Manno Tolu, direttore dell'Archivio di
spoglio della serie
Croatica (1578-1743) del fondo Inner6sterreichischer Hofkriegsrat (Consi­
glio aulico dell'Austria interiore), ricco di materiale documentario di carattere militare su
Trieste. La ricerca ha portato all'individuazione di oltre 200 fascicoli, per ciascuno dei quali è
stata redatta una scheda riassuntiva del contenuto.
Al fine di saggiare la potenzialità del Kriegsarchiv per ulteriori, eventuali ricerche di
materiale documentario riguardante la Venezia Giulia, il dr. Cova ha inoltre eseguito, sempre
con esito ampiamente positivo, esami a campione nell'imponente fondo del Wiener Hofkrieg�
srat (Consiglio aulico di Vrenna) , vero e proprio dicastero centrale della guerra, i cui atti
vanno dal 1557 al 1848, e nella raccolta di mappe e schizzi denominata Kartensammlung, una
voce molto consistente della quale è dedicata alla città di Trieste e ad altre località minori della
Venezia Giulia.
790
L 'attività degli Archivi
L 'attività degli Archivi
• • •
Mapas, Planos y Dibujos, ed ha portato all'acquisizione di numerosi documenti e mappe
791
riprodotti in fotocopie e catalogati.
Dal 17 al 21 settembre 1984 ha avuto luogo a Bonn il X congresso internazionale degli
La missione ha avuto luogo dal l O al 13 ottobre 1984.
Archivi, cui hanno partecipato oltre 1 .000 archivisti provenienti da più di 100 paesi.
L'Amministrazione archivistica italiana era rappresentata dal direttore generale, praf. Rena­
• • •
to Grispo, e da un folto gruppo di archivisti. Il tema del congresso era «La sfida agli archivi:
responsabilità accresciute e risorse limitate».
Dopo il saluto delle autorità, ha tenuto il discorso di apertura Carlos Wyffels, presidente
La prof. Maria Luisa Lombardo, dell'Archivio di Stato di Roma, si è recata, dal l O al 25
del Consiglio internazionale degli Archivi; Hans Boorns, presidente dell'Archivio federale
ottobre 1984, a Parigi per esaminare il -materiale archivistico romano conservato presso
tedesco, ha introdotto il tema del congresso, sottolineando le responsabilità via via crescenti
l'Archivio nazionale, in quanto facente parte degli archivi papali trasferiti a Parigi da
per gli archivisti, di fronte al proliferare delle istituzioni che producono masse sempre più
Napoleone. La missione ha avuto principalmente lo scopo di integrare l'inventario del fondo
ingenti di documentazione.
Questo tema è stato ripreso negli interventi della prima giornata dei lavori. Nella seconda
giornata è stato affrontato l'argomento delle tecniche di gestione della documentazione.
Le comunicazioni della terza giornata sono state dedicate ai problemi della fonnazione
del personale, specie in rapporto alla specifica professionalità richiesta dallo svolgimento
degli effettivi compiti di gestione.
La quarta giornata è stata dedicata al tema degli scambi di documentazione tra i diversi
paesi, resi più agevoli dal perfezionamento delle tecniche reprografiche.
Nel corso dei lavori Hans Booms è stato nominato presidente del Consiglio internaziona­
le degli archivi e sono stati definiti i nomi dei componenti dei diversi organismi costituiti
all'interno del CIA: comitato esecutivo: presidente Booms, membro italiano Grispo; comita­
to per la formazione professionale: presidente Cook, membro italiano Paganini; comitato per
l'infonnatica: presidente Buchmann, membro italiano Ormanni; comitato per la conservazio­
ne e il restauro: presidente Crespo Nogueira, membro italiano Principe; comitato per la
reprografia: presidente Weil, membro italiano Grillo; comitato per la sigillografia: presidente
Scufflaire, membro italiano S. Ricci; comitato per gli archivi delle imprese: presidente
Coppejans Desmedt, membro italiano Caprioli; comitato per gli archivi della letteratura e
dell'arte: presidente Elias, membro italiano Ciocca; gruppo di lavoro per gli archivi
audiovisivi: presidente Kula, membro italiano Papa; gruppo di lavoro per gli archivi
dell'architettura: presidente e membra italiano Mannino; gruppo di lavoro per l'edilizia:
presidente Duchein; sezione per le associazioni professionali degli archivisti: presidente
Ermisse; commissione per le pubblicazioni: Walne; commissione per lo sviluppo degli archivi:
Kamba.
È
stato inoltre deciso che la Francia ospiterà a Parigi i lavori dell'XI congresso
internazionale.
• • •
La dr .ssa Maria Laura Jona, sovrintendente archivistico per il Friuli-Venezia Giulia, si è
recata a Vienna dal 24 settembre al 14 ottobre 1984 per proseguire la ricerca, già iniziata da
alcuni anni, delle fonti relative all'ex Litorale austriaco (Trieste, Gorizia ed Istria) conservate
presso i dicasteri centrali dai quali dipendevano le magistrature statali triestine. In particolare,
sono stati individuati e sommariamente descritti 250 piante e disegni della Kartensammlung
del Hofkammerarchiv, confluiti in quella serie dal fondo
Kommerz-Litorale (1749-1813).
• • •
Il dr. Gabriele Nori, dell'Archivio di Stato di Parma, ha svolto, nell'Archivo generaI di
Simancas, una prima indagine volta all'individuazione del materiale relativo al ducato di
Parma e Piacenza, i cui stretti legami con la Spagna risalgono al trattato segreto con cui, nel
1556, Ottavio Farnese riconosceva la dipendenza feudale del suo Stato dai sovrani di quel
regno. La ricerca è stata compiuta nelle sezioni Secretarfa de Estado,
Secretarfa de Guerra e
Camera Urbis dell'Archivio di Stato di Roma con la ricognizione di diciotto registri
(1400-1500) di tale fondo rimasti a Parigi.
• • •
Le dott.sse Adriana Carnevale ed Elisa Allocati Tramontano della Sovrintendenza
archivistica per la Campania hanno effettuato dal 17 al 28 ottobre 1984 una ricerca
neU'archivio storico di Spalato (Historijski Arhiv u SpIitu) per individuare la documentazione
archivistica di interesse italiano là conservata.
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
•
793
Acquisti
Carte Cannarsa, Cremonesi, Diamanti Spampanato, Finzi, Gasparini, Griffini,
ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO
Pisenti, Salvi, Spinetti, Suster, con materiale a stampa, 1897�1978, bb. 37.
Versamenti
Archivi di Stato
CONSIGLIO DI STATO
- Adunanze delle sezioni, 1919-1952, bb. 1 .264.
ALESSANDRIA
MINISTERO DELLA DIFESA
Direzione generale dei lavori del demanio e dei materiali del genio, 1930-1961, bb.
156.
Direzione generale delle costruzioni, delle armi e degli armamenti aeronautici e
spaziali, 1965-1980, bb. 632.
Versamenti
PRETURA DI OVADA
- Sentenze civili e penali, 1835-1939, voll. 128.
MINISTERO DELLE FINANZE
- Commissione tributaria centrale. 1942-1943; 1945-1955, bb. 1.319.
ANCONA
MINISTERO DI GRAZIA E GIUSTIZIA
- Raccolta originale delle leggi e dei decreti, 1982-1984, bb. 9.
MINISTERO DELL'INTERNO
Gabinetto, 1964-1967, reggo 42, bb. 339, cassette 74.
- Direzione generale dei servizi civili: atti di enti socio-assistenziali, 1943-1958, bb. 4.
MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
Direzione generale del personale e degli affari generali e ammlllistratlVl: verbali
consiglio di amministrazione, consiglio di disciplina, personale (sussidi, premi,
decreti), 1937-1948, reggo 8, bb. 48.
Direzione generale per l'istruzione secondaria di primo grado: fascicoli nominativi
del personale insegnante, 1918-1924, bb. 57.
Direzione generale per l'istruzione classica, scientifica e magistrale: relazioni esami
di maturità con protocolli e rubriche, 1965-1978, reggo 16, bb. 66.
Direzione generale per l'istruzione tecnica: personale del ministero dell'Agricoltura,
industria e commercio, 1918-1924, bb. 20; personale del ministero dell'Educazione
nazionale,
ante 1936, bb. 20; relazioni dei presidi della commissione di abilitazione
tecnica, 1966-1967, bb. lO.
Direzione generale per l'istruzione universitaria: decreti relativi al personale docente
universitario, 1849-1900, reggo 98; 1932-1945, bb. 128; leggi, rapporti con istituti di
Versamenti
UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI FABRIANO
Ruoli ricchezza mobile, 1968-1972, bb. 5 .
Ruoli complementare, 1968-1972, bb. 5 .
Ruoli terreni, 1970-1974, bb. 20.
Catasto urbano fabbricati: volture, pacchi 110; registri delle partite, reggo 122;
matricole po�sessori fabbricati, reggo 54.
Nuovo catasto urbano: volture, bb. 13; schede delle partite in 45 raccoglitori;
matricole possessori fabbricati, reggo lO.
Catasto rustico terreni: schede delle partite in 80 raccoglitori; matricole possessori .su
schede, pacchi 70.
UFFICIO DI LEVA DI ANCONA
Liste di leva di Ancona, classe 1913, reggo 43.
- Liste suppletive dei riformati e rivisitati di Ancona, classe 1913, un registro.
- Liste dei riformati e rivisitati di Pesaro, classe 1913, un registro.
DISTRETTO MILITARE DI ANCONA
- Ruoli matricolari con rubriche, classi 1900-1912, reggo 189.
GIUNTA REGIONALE MARCHE - SERVIZIO TRASPORTI
- Ministero dei trasporti - Direzione compartimentale delle Marche, 191 5-1977, bb. 58.
ricerca, Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), Comitato nazionale per l'energia
nucleare (CNEN) e CERN, 1964-1974, bb. 148.
Ispettorato per l'educazione fisica e sportiva: decreti relativi al personale docente e
non docente di educazione fisica, 1884-1925, reggo 54.
Depositi
- Archivio privato Salmoni, sec. XX .
MINISTERO DEL TESORO - UFFICIO LIQUIDAZIONI
- Opera nazionale combattenti, 1919-1975, pacchi 15 .000.
Depositi
Ente nazionale energia elettrica (ENEL): documentazione concernente la Soc.
CONIEL, la Soc. INTERAMA, la Soc. Mediterranea di elettricità, la SIAL, la SIT,
la SRE, la STI, la Soc. Terni, la Soc. Trasimeno, l'Unione esercizi elettrici,
1865-1963, pezzi 4.000 circa.
*
Rubrica a cura di Antonella Mulè.
AREZZO
Versamenti
TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI AREzzo
Vicario di Arezzo: atti e lettere segrete, 1771-1775, una filza.
Ruota civile di prima appellazione di Arezzo: giornale dei cursori, 1816-1818, un
registro; elenco dei sottoposti dimoranti nel compartimento aretino, un registro.
Tribunale collegiale di prima istanza di Arezzo: ordini e rescritti, 1848-1858, filze 2;
giuramenti dei notai, 1839-1859, una filza; registri generali del movimento delle
794
Versamenti. trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
cause nella Cancelleria penale, 1842·1865, reggo 3 1 ; protocollo per la trascrizione
Versamentl� trasferimenti. depositi, doni e acquisti: 1984
795
UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI ASTI
Matricole terreni, imposte dirette ordinarie e straordinarie, 1942-1966, bb. e reggo lO
delle cartelle d'incanto, un registro.
Tribunale civile e penale di Arezzo: verbali di giuramento di pubblici funzionari,
(elenco di versamento).
1862-1899, una filza; sentenze di vendita, 1866-1913, fllze 16; corrispondenza,
1882-1886, filze 2; ricorsi e decreti. 1900-1901, filze 2; sentenze ed atti della
commissione arbitrale per gli infortuni agricoli, 1924-1943, filze 9; sentenze ed atti
D ani
della magistratura del lavoro, 1930-1942, filze 6; infortuni sul lavaTo, 1938-1941, una
Prof. Giacinto Grassi: atti di causa fra Giovanni Battista Roero e don Oppecino
filza; atti della commissione provinciale per l'applicazione di sanzioni a carico di
Roero, 1583, un fascio.
fascisti, 1945-1946, una filza; registro matricola dei funzionari delle preture, un
registro.
AVELLINO
CORTE DI ASSISE DI AREzzo
Processi penali conclusi, 1866-1931, bb. 163.
Verbali di dibattimento, 1866-1913, filze 25.
Sentenze, 1866-1884, filze 3 .
Atti dei ricorsi in cassazione, 1866-1874, filze 2.
Verbali di composizione del giurì, 1866-1870, una filza.
Versamenti
UFFICIO DI LEVA DI SALERNO
- Liste di leva, classe 1913, reggo 9 (inventario).
Nomine dei giurati, 1866-1920, bb. 7.
Registri generali dei processi, 1866-1890, reggo 2.
BARI
Varie, dal 1923, una busta.
Versamenti
D on i
Archivi delle famiglie Ferrini Baldini e Rossi Redi: atti vari riguardanti affari
patrimoniali, vertenze processuali, testamenti, carteggi pubblici e privati, componi­
menti poetici e notizie genealogiche, sec. XVIII-1959, bb. 15.
QUESTURA
- Atti del casellario giudiziario, informazioni e disposizioni di massima, 1908-1979,
bb. 577.
INTENDENZA DI FINANZA
- Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti, 1861-1912, volI. 219.
Acquisti
ISPETTORATO PROVINCIALE DELL'ALIMENTAZIONE
Stanziamenti del Consiglio generale del Comune di Arezzo , 1427, docc. 4.
Provvedimenti della Gabella del vino di Firenze, 1427, docc. 2.
Copia di provvisione del Comune di Firenze a favore del convento di Sargiano, 1422,
- Atti amministrativi, 1945-1976, bb. 600.
ISPETTORATO AGRARIO COMPARTIMENTALE
- Sussidi . 1934-1980. bb. 2.300.
ISPETTORATO PROVINCIALE DELL'AGRICOLTURA
un documento.
Lettere a Girolamo Bacci, 1654-1655, pezzi 25.
Lettera a Benedetto Falconcini, 1732, un pezzo.
Ricevuta a Francesco Allegrini per incisione di una Madonna, 1758, un pezzo.
Lettere e componimenti poetici di Antonio Guadagnali, 1827-1856, pezzi 13.
Ritratto di Antonio Guadagnoli: una litografia.
- Carte amministrative e contabilità, 1956-1980, bb. 2.400.
UFFICIO METRICO PROVINCIALE
- Ruoli degli utenti pesi e misure, saggio e marchio metalli preziosi, 1965-1978, bb.
1.702.
SOPRINTENDENZA AI BENI LIBRARI
- Contributi e carte contabili, 1927-1977, bb. 240.
DISTRETTO MILITARE DI BARI
ASCOLI PICENO
- Ruoli matricolari, 1908-1909, reggo 30.
ENTE NAZIONALE ASSISTENZA LAVORATORI (ENAL)
- Leggi, regolamenti, sanità e contabilità, 1940-1979, bb. 42.
Versamenti
ISPETTORATO PROVINCIALE DELL'AGRICOLTURA
- 1928-1980, reggo e bb. 1.267 (elenco).
Trasferimenti
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI TRANI
DISTRETTO MILITARE DI ASCOLI PICENO
- Ruoli matricolari con rubrica, classe 1913, reggo 16 (elenco).
Ente comunale di assistenza di Adelfia, 1890-1978, bb. 5 1 .
Ente comunale d i assistenza d i Altamura, 1874-1974, b b . 355.
Ente comunale di assistenza di Casamassima, 1537-1977, bb. 309.
ASTI
Versamenti
UFFICIO DEL REGISTRO DI NIZZA MONFERRATO
- Serie diverse, 1631-1890, bb. e regg o 14 (elenco di versamento).
Ente comunale di assistenza di Giovinazzo, 1902-1978, bb. 54.
Ente comunale di assistenza di Gravina di Puglia, 1830-1975, bb. 250.
Ente comunale di assistenza di Grumo Appula, 1937-1977, bb. 32.
Ente comunale di assistenza di Noicattaro, 1880-1978, bb. 95.
Ente comunale di assistenza di Palo del Colle, 1890-1974, bb. 130.
Ente comunale di assistenza di Poggiorsini, 1959-1979, bb. I l .
Versamenti, trasferimenti, depositi. doni e acquisti: 1984
796
Ente comunale di assistenza di Polignano a Mare, 1935-1974, bb. 50.
Ente comunale di assistenza di Rutigliano, 1937-1974, bb. 105.
Ente comunale di assistenza di Sammichele di Bari, 1937-1978, bb. 68.
Ente comunale di assistenza di Santeramo in Colle, 1863-1978, bb. 195.
Ente comunale di assistenza di Triggiano, 1689-1974, bb. 26.
Ente comunale di assistenza di Turi, 1892-1978, bb. 32.
Ente comunale di assistenza di Valenzano, 1778-1978, bb. 94.
Ente comunale di assistenza del soppresso comune di Canneto di Bari, 1722-1935,
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
797
BENEVENTO
Versamenti
ENTE NAZIONALE ASSISTENZA LAVORATORI (ENAL)
- bb. 95.
BERGAMO
bb. 34.
Ente comunale di assistenza del soppresso comune di Mantrone, 1802-1929, bb. 9.
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI BARLETTA
Versamenti
QUESTURA
- Persone pericolose per la sicurezza nazionale, 1903�1943, bb. 66 (indice onomastico) .
UFFICIO DISTRETrUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI PONTE SAN PIETRO
- Catasto fabbricati, 1905�1962; catasto terreni, 1903-1964, reggo 136 (inventario).
Trasferimenti
UFFICIO DISTRETrUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI ROMANO DI LOMBARDIA
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI TRANI
TRIBUNALE DI BERGAMO
- Catasto fabbricati, 1905-1962, reggo 114 (inventario).
Ente comunale di assistenza di Bisceglie, 1922-1977, bb. 37.
Ente comunale di assistenza di Molfetta, 1554-1978, bb. 358.
Ente comunale di assistenza di RuvO di Puglia, 1937-1978, bb. 171.
Cassa di risparmio di Barletta, 1880-1917, reggo 123.
Banca Giovanni Tedeschi di Minervino, 1886-1895, reggo 2.
Consorzio manutenzione stradale, strade vicinali, 1924-1980, reggo 59.
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI TRANI
- Registri di stato civile di Bergamo e provincia, 1866-1900, pacchi 1 .574.
COMUNE DI BERGAMO
Ente nazionale assistenza orfani lavoratori italiani (ENAOLI), 1947-1978, regg. , bb.
e pacchi 1.915 (elenco).
Doni
Sig. Antonino Mori di Firenze: carte della famiglia Zanchi di Bergamo, 1717- 1 8 1 1 ,
pezzi 7 (inventario).
BOLOGNA
Versamenti
Versamenti
PRETURA DI ANDRIA
- Referendum 1981, liste maschili e femminili, bb. 188.
DISTRETTO MILITARE DI BOLOGNA
- Ruoli matricolari, classe 1913, reggo 41 (elenchi).
CORTE DI APPELLO DI BOLOGNA
Trasferimenti
- Sentenze penali, 1932�1947, voll. 66 (elenco di versamento).
- Sentenze civili, 1932-1952, volI. 270 (elenco di versamento).
ARCHIVIO DI STATO DI BARI
- Stato civile, 1809-1865, fasce. 14.000.
BELLUNO
Versamenti
UFFICIO PROVINCIALE DEL LAVORO E DELLA MASSIMA OCCUPAZIONE
Controversie di lavoro, 1945-1975, bb. 22 (inventario).
- ControlIo sulle cooperative, 1945-1976, bb. 14 (inventario).
- Protocolli generali, 1945-1976, reggo 47 (inventario).
ARCHIVIO NOTARILE DISTRETTUALE DI BOLOGNA
Atti notarili, testamenti, volumi di copie di atti pubblici, 1839-1882, bb. 8, voll.
1.661 (inventario).
Depositi
Fondazione Collegio Bertocchi di Bologna: atti amministrativi e miscellanee,
1852-1911 (con antecedenti del 1434) , pezzi 89 (inventario).
Istituto Buon Pastore di Bologna: atti amministrativi e miscellanee, 1854-1962 (con
antecedenti del 1663), pezzi 31 (inventario).
BOLZANO
UFFICIO DI LEVA DI BELLUNO
- Liste di leva, classe 1913, reggo 9 (inventario).
DISTRETTO MILITARE DI BELLUNO
- Ruoli matricolari con rubrica, classe 1912, reggo lO.
Versamenti
DISTRETIO MILITARE DI BOLZANO
- Fogli e ruoli matricolari, classi 1912-1913, pacchi 8 1 .
798
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
BRESCIA
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
799
UFFICIO DI LEVA DI CATANIA
- Liste di leva, classe 1913, pezzi 25 (elenco).
DISTREITO MILITARE DI CATANIA
Versamenti
- Fascicoli personali, classi 1850-1890, pezzi 1 3 1 (elenco).
PRETVRA DI VEROLANUOVA
Atti processuali civili e penali, sentenze civili; carteggio e affari di culto, 1804-1929,
pezzi 600 circa.
CATANZARO
Depositi
Versamenti
Ospedale di Brescia: commenda di Garda, secco XVII-XX, reggo 29, volI. 15, mappe
21 (integrazione del precedente deposito dell'archivio dell'ospedale).
Dr.ssa Angela Gallia: archivio privato del praf. Giuseppe Gallia, secco XVIII-XX,
bb. 24.
COMUNE DI GEROCARNE
Liste elettorali di sezione, 1953, 1954, 1958, 1959, 1965, 1967, 1969, 1972, 1974,
1977, 1978, 1979, 1980, bb. lO.
Acquisti
CHIETI
- Investitura feudale, 9 mar. 1394, una pergamena.
Versamenti
BRINDISI
UFFICIO TECNICO ERARIALE
Partitari e matricole del cessato catasto fabbricati dei comuni del distretto di imposta
di Ortona, secco XIX-XX, reggo 64 (elenco) .
Versamenti
Partitari e matricole del cessato catasto fabbricati dei comuni del distretto di imposta
di Lanciano, secco XIX-XX, reggo 126 (elenco) .
UFFICIO METRICO PROVINCIALE
- Carteggio, 1935-1960, bb. 3; registri, 1947-1978, bb. 37 (inventario).
ASSOCIAZIONE NAZIONALE FAMIGLIE CADUTI E DISPERSI IN GUERRA
- Atti amministrativi e contabili, 1927-1981, bb. 89 (elenco di versamento).
DISTRETTO MILITARE DI CHIETI
- Ruoli matricolari con rubrica, classe 1913, reggo 17 (elenco).
PRETURA DI ATESSA
- Corti locali di Casalbordino e Torino di Sangro: «obligationes penes acta" ,
1748-1805 (con annotazioni posteriori sino al 1807), volI. 2.
CAGLIARI
PRETURA DI CHIETI
Sentenze correzionali del giudicato circondariale di Chieti, 1858-1859, pacchi 2.
Sentenze civili e commerciali, 1876-1918, volI. e pacchi 54 (elenco).
Versamenti
Sentenze penali, 1867-1910 (con precedenti dal 1860 del giudicato circondariale e del
ARCHIVIO NOTARILE DISTRETTUALE
Atti tra vivi in originale, copie di atti pubblici registrati, repertori, 1817-1879, reggo
7, volI. 229 (elenco di versamento).
giudicato mandamentale), pacchi, volI. e bb. 35 (elenco).
Registri delle udienze penali, 1897-1899, reggo 3.
Verbali delle udienze penali, 1904, un volume.
TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI CHIETI
CAMPOBASSO
Tribunale di prima istanza, 1808-1817 (con precedenti dal 1796 e seguiti al 1852), bb.
e pacchi 33 (elenco).
Tribunale civile, 1817-1945 (con precedenti dal 1806), bb., pacchi, voll., e reggo 1.215
Versamenti
circa.
Gran corte criminale, 1822-1856, voll. e reggo 37 (elenco).
PREFETTURA
- Gabinetto, 1916-1944, bb. 96 (elenco di versamento).
UFFIdO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIREITE DI BOIANO
- 1855-1961, reggo 214, bb. 41 (elenco di versamento).
DIREZIONE PROVINCIALE DELLE POSTE E TELEGRAFI
- 1854-1950, reggo S, bb. 48 (inventario sommario).
Tribunale correzionale e penale, 1863-1948, bb., pacchi, volI . e reggo 1 .343 (elenco).
Ufficio di istruzione civile, 1942-1950, bb., pacchi, voll. e reggo 19.
Ufficio di istruzione penale, sec. XIX-1943, bb., pacchi, volI. e reggo 161.
Stato civile, 1866-1900, reggo 3.582 (elenco).
Corte di assise di Chieti, 1862-1946 (con precedenti dal 1860), bb., pacchi, volI. e
reggo 326 (elenco).
Archivi diversi, 1793-1951, bb., pacchi, volI. e reggo 600 circa.
CATANIA
Depositi
Versamenti
Ufficio del genio civile: opere realizzate con il contributo dello Stato, 1946-1982, bb.
UFFICIO TECNICO DELLE IMPOSTE DI FABBRICAZIONE
549, pacchi 2 e una scatola (elenco e schedario); opere realizzate con il contributo
- Atti contabili , 1958-1959, pezzi 4 (elenco).
dello Stato e fondi propri, 1968-1974, una busta (elenco e schedario); opere a totale
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
800
carico dello Stato, 1947-1980. bb. 265 e una scatola (elenco schedario); terremoto del
1 3 gennaio 1915, 191 5-1930, una busta (elenco); terremoto del 26 settembre 1933,
1933-1963, bb. 145 (elenco); perizie, 1933-1943, reggo 19 (elenco); registri elenco
domande, 1934-1943, reggo 5 (elenco); sussidi riparazioni ai fabbricati privati.
1934-1943, un registro; segnalazioni di manodopera, 1933-1939, reggo 2 (elenco)
Sig.ra Anna Zampaglione Spataro di Roma: attestato rilasciato a Angelo Giannini,
con lettera di quest'ultimo a Defendente Zambra, 1833, con annotazione del 1871.
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI LANCIANO
Depositi
Sig. Gerardo Berenga di Roma: 1762, una pergamena; prima metà sec. XVIII-1963,
bb. e scatole 26.
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
801
UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI CREMONA
- Catasto fabbricati: partite e matricole dei possessori, 1880-1950, reggo 230 (elenco).
RAGIONERIA PROVINCIALE DELLO STATO
- Registri appartenenti alla Cassa depositi e prestiti: conti individuali, 1876-1962, regg ,
82 (elenco).
TRIBUNALE DI CREMONA
- Registri di stato civile per i mandamenti di Cremona e Casalmaggiore, 1866-1905,
reggo 12.191 (elenco).
COMITATO AMMINISTRATIVO ISTITUZIONI PUBBLICHE DI ASSISTENZA E BENEFICENZA DI CREMONA
- Ente comunale di assistenza di Cremona: carteggio, repertori, rubriche, 1910-1953,
reggo 17 (elenco). (Continuazione di un precedente versamento).
CONSORZIO PROVINCIALE PER LA LOTTA CONTRO I TUMORI
Carteggio amministrativo e sanitario, delibere, bilanci, 1935-198 1 , bb. 31, un pacco
(inventario).
Depositi
Comune di Cremona: carteggio, delibere di giunta, protocolli, repertori. disegni,
1868-1946, reggo e volI. 697, bb. 2.175, disegni 6 per complessive tavv. 59 (inventario
sommario).
Consorzio per l'incremento dell'irrigazione nel territorio cremonese: Naviglio della
città di Cremona, sec. XVI con atti degli anni 1329-1440, un registro; archivio del
Naviglio Pallavicina, 1657-1 829, voll. 30, disegni 4 (inventario).
Comitato amministrativo istituzioni pubbliche assistenza e beneficienza di Cremona:
Istituto elemosiniere e opere pie aggregate, carteggio e registri contabili, 1876-1964,
bb. 5, reggo 12 (continuazione di precedenti depositi).
Provincia: materiale fotografico per mostre, 1976-1983, pezzi 600.
COMO
Versamenti
UFFICIO DI LEVA DI COMO
- Liste di leva, classe 1912, regg, 19.
Acquisti
- Pergamene, 1393-1525, pezzi 6.
COSENZA
Doni
Prof. Rosanna Ghisi di Cremona: fotografie in bianco e nero, 18 X 24, dedicate a
immagini votive su edifici e in cortili di Cremona, dette «Santelle», 1983, pezzi 4 1 .
Sig. Luigi Briselli di Martignana Po (CR): fotografie in bianco e nero, 30 x 40,
raffiguranti «Vecchi mestieri in Val Padana», 1979, pezzi 20.
Versamenti
UFFICIO DEL GENIO CIVILE
- 1907-1964, bb. 778 (elenco).
Acquisti
Archivio nobiliare Gerenzani: 1444-1584, pergamene 68; 1725-1775, pezzi cartacei 7.
Lettera patente di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, che conferma ai fratelli
Granelli, cittadini cremonesi, le esenzioni fiscali e le immunità già concesse dai suoi
predecessori, Luino., 30 otto 1475, una pergamena.
Patente di cavaliere dello Speron d'oro concessa da Francesco Visconti già vescovo
di Cremona, Roma, 22 genn, 1680, una pergamena.
Lettera testimoniale di Alessandro Litta, arcivescovo di Lepanto, già vescovo di Cre­
mona, per una reliquia di S. Antonio da Padova, Cremona, 23 apro 1751, un pezzo,
Fotografie in bianco e nero, riguardanti gli ex monasteri di Cremona, 1970, pezzi 30.
Diapositive a colori relative al Duomo di Cremona (serie didattica), 1984, pezzi 1 18 .
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI CASTROVILLARI
Doni
Sig. Giuseppe Bruno di Castrovillari: platea del Sacro Monte di Pietà, 1746, un
volume cartaceo.
P. Francesco Russo, O.M.: platea del monastero di S. Chiara in Castrovillari, 1858,
un volume cartaceo.
CREMONA
CUNEO
Versamenti
QUESTURA
- Fascicoli cat. 18 C (prostitute), 1942-1958, bb. 23.
COMMISSARIATO DI PUBBLICA SICUREZZA DI CREMA
- Fascicoli di categorie diverse, 1948-1977, bb. 9 (elenco).
Doni
Regione Piemonte: raccolta di materiale bibliografico proveniente dal soppresso
Ispettorato provinciale dell'agricoltura, sec. XX, volI. 1.699.
!
802
I
[
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
I
I
ENNA
I
Versamenti
INTENDENZA DI FINANZA
- Danni di guerra, 1943-1978, fasce. 276.
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
803
ENTE COMUNALE DI ASSISTENZA DI ASCOLI SATRIANO
- Deliberazioni, atti amministrativi e contabili, attività assistenziale, protocolli,
1937-1977, pezzi 200.
ENTE COMUNALE DI ASSISTENZA DI CARPINO
- Monte frumentario: deliberazioni, atti amministrativi e contabili, 1866-1978, pezzi
105.
ENTE COlvruNALE DI ASSISTENZA DI ROSETO VALFORTORE
- Deliberazioni, corrispondenza, atti contabili, buoni per sussidi, 1954-1977, pezzi 50.
FERRARA
ENTE COMUNALE DI ASSISTENZA DI TORREMAGGIORE
Deliberazioni, atti contabili, buoni per sussidi, protocolli, 1870-1978, pezzi 3 1 7
(elenco d i versamento).
Versamenti
UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI CENTO
- Cessato catasto urbano di Cento e zone limitrofe (comuni di Cento, Mirabello e
Sant'Agostino), 1877�1972. reggo 153 (inventario sommario).
Sig. Alfonso Castiglione: materiale documentario e bibliografico appartenuto alla
UFFICIO DISTRE'ITUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI PORTOMAGGIORE
famiglia Cappelli.
Cessato catasto urbano di Portomaggiore e zone limitrofe (comuni di Argenta,
Ostellato,
Portomaggiore,
Masi ToreIlo e
Voghiera),
Doni
1865�1972,
reggo
143;
Dr. Pasquale di Cicca: annate 1936 e 1937 de «Il riccio}).
1942- 1972, mappe 606 (inventario sommario).
FORLI'
Doni
Avv. Mario Baldi di Ferrara: carte della famiglia Vendeghini di Ferrara, 1394-1748,
Versam enti
pergg. 1 l 1 ; 1474-1878, bb. 5 (inventario analitico) .
PREFETTURA
- Atti comunali, 1905-1921, bb. 276.
TRIBUNALE DI FORLI'
FIRENZE
Sentenze, decreti, ordinanze, cause civili, volontaria giurisdizione, fallimenti, ricorsi
e altra documentazione, 1860-1945, reggo e bb. 1.538.
Versamenti
UFFICIO TECNICO ERARIALE
Depositi
Antico catasto terreni, 1805-1942, reggo 2.854, bb. 190, fogli di mappa 5.223 (elenco;
inventario dei registri).
- Comune di Forlì: deliberazioni e carteggio, 1926-1960, reggo e bb. 709.
Depositi
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI RIMINI
Sig. Gianfranco Corsi-Cicori: lettere di membri della famiglia Ricasoli e di don
Placido Cicori, 1852-1871, pezzi 30.
Versamenti
UFFICIO DEL GENIO CIVILE
Acquisti
- Opere edilizie per danni di guerra, 1945-1972, pacchi 350 circa.
- Mappe dei vicariati del granducato di Toscana, 1776, mappe lO.
BIBLIOTECA COMUNALE DI SANT'ARCANGELO DI ROMAGNA
Atlante del terratico del convento dei Frati minori conventuali di Rimini, 1790-1796,
un registro.
FOGOIA
FROSINONE
Versamenti
INTENDENZA DI FINANZA
- Cassa del Mezzogiorno, Demanio marittimo, tratturi, Fondo culto e altra documen­
tazione, 1938-1973, pezzi 358 (elenco).
PRETURA DI MONTE SANT'ANGELO
- Sentenze civili e penali, fascicoli civili, registri, 1814-1939, pezzi 553 (elenco).
ENTE COMUNALE DI ASSISTENZA DI APRICENA
Deliberazioni, atti amministrativi e contabili, attività assistenziale, protocolli,
1926-1978, pezzi 158 (elenco).
V e r s a m e n t iUFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI SORA
- 1966-1977, pezzi 199 (elenco di versamento).
RAGIONERIA PROVINCIALE DELLO STATO
- 1864-1973, pezzi 460 (elenco di versamento).
DIREZIONE PROVINCIALE DEL TESORO
- 1930-1983, pezzi 942 (elenco di versamento).
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
804
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
805
ISPETTORATO PROVINCIALE DEL LAVORO
GROSSETO
- 1965-1978, pezzi 340 (elenco di versamento).
ARCHIVIO NOTARILE DISTRETIUALE DI CASSINO
- Testamenti .chiusi, 1679-1858, pezzi 88.
Versamenti
PROVVEDITORATO AGLI STUDI
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI GUARCINO
- Edilizia scolastica (cat. A 25), 1936-1971, pezzi 49.
- «Gazzetta ufficiale» , 1936-1971, pezzi 62.
UFFICIO DI LEVA DI PISA
- Liste di leva, classe 1913, reggo 24.
Versamenti
DISTRETTO MILITARE DI GROSSETO
- Ruoli matricolari con rubrica, classe 1913, reggo 5.
AsILO UMBERTO I
- Documentazione del sec. XX, bb. 8.
GENOVA
D ani
Sig. Stefano Radaelli di Milano: manoscritti riguardanti il dipartimento dell'Ombro­
ne e le dogane ed i porti di Livorno, Orbetello e Portoferraio, 1799-1871, cc. 17 con
timbri prefilatelici.
Versamenti
IMPERIA
COMMISSARIATO DI PUBBLICA SICUREZZA PRESSO LA DIREZIONE COMPARTIMENTALE DELLE FF.SS.
DI GENOVA
- Fascicoli di pregiudicati, 1943-1944, bb. 60 (inventario).
PRETURA DI SESTRI PONENTE
- Procedimenti civili e penali con rubriche, 1931-1970, reggo e fascc. 199 (elenco).
DrSTREITO MILITARE DI GENOVA
- Fascicoli e ruoli matricolari con rubriche, classe 1913, pezzi 47 (inventario).
Versamenti
PROVVEDITORATO AGLI STUDI
Documentazione relativa alle scuole di Porto Maurizio, 1921-1951, pezzi 65 (inventa­
rio).
ARCHIVIO NOTARILE DISTRETTUALE DI CHIAVARI
Atti pubblici, privati ed esteri; testamenti olografi e segreti, 1345-1855, filze, volI. e
fasce. 13 .601 (inventario).
Acquisti
- Archivio della famiglia Bianchi di Lavagna, 1500-1800, pezzi 27 (inventario).
Depositi
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI SAN REMO
Archivio della fedecommesseria della famiglia Giustiniani di Genova, 1429-1954,
pezzi 283.
Versamenti
TRIBUNALE DI SAN REMO
Fascicoli penali, 1848-1900, pezzi 286 (inventario).
GORIZIA
Versamenti
Fascicoli fallimentari, 1927-1941, bb. 322 (inventario).
Corte di assise di San Remo: fascicoli procedimenti penali, 1896-1930, bb. 49
(inventario).
Biblioteca giuridica, 1647-1874, pezzi 407 (inventario).
PREFETTURA
- Verbali di seggi elettorali, 1975-1980, bb. 4 1 .
ISERNIA
PRETURA D I GORIZIA
Atti civili, 1929-1939, bb. 19.
- Atti penali, 1931-1932, bb. 23.
Versamenti
UFFICIO DEL REGISTRO DI ISERNIA
Registri, 1862-1943, reggo 1 19.
Doni
Successioni con indici, 1863-1943, fasci 5 1 6 e bb. 206.
Dr. Bruno Musini della Tipografia sociale di Gorizia: carte sciolte, sec. XVIII, una
busta.
Archivio professionale deU'avv. Massimiliano De Claricini, 1926-1960, bb. 15 (inte­
grazione di una precedente donazione).
Denunce di usufrutto, 1878-1947, bb. 7.
Atti privati, 1899-1944, bb. 23.
Atti pubblici, 1924-1943, bb. 15.
(Documentazione comprendente anche queUa dei soppressi Uffici del registro di
Agnone e Venafro).
806
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
L'AQUILA
LECCE
Versamenti
Versamenti
DISTREITO MILITARE DI L'AQUILA
UFFICIO PROVINCIALE DEL LAVDRO
- Ruoli matricolari di L'Aquila e Sulmona con rubriche, .classe 1913, reggo 22.
807
- Ministero delle corporazioni: libretti di lavoro, 1936-1939. pezzi 36.
PRETURA DI LECCE
- Processi penali, 1949-1953, fasce,. 42_,
Depositi
PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI LECCE
Famiglia Dragonetti de' Torres: archivio familiare, secco XV-XX, pergg. 32, bb. 45,
Registri generali dei reati, 1915-1946, reggo 82.
voli. 170, stampe 6, un clichè, stemma di famiglia, riviste.
Pandette relative ai fogli ed ai registri generali dei reati, 1915-1945, reggo 26.
Folli: fascicoli personali, 1821-1878, bb. 149.
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI SULMONA
Folli: registri, 1921-1978, reggo 19.
TRIBUNALE DI LECCE
Fascicoli penali, 1931-1942 bb. 355.
Fascicoli di istruttorie penali, 1931-1949, bb. 264.
Versamenti
Registri generali del giudice istruttore penale, 1931-1947, reggo 7.
Processi civili, 1942-1952, bb. 375.
UFFICIO DI CONCILIAZIONE DI SULMONA
- Sentenze e verbali, 1893-1945, bb. 88, voli. 55.
PRETURA DI SULMONA
- Sentenze civili e penali, 1943, reggo 2, bb. 3, volI. 3.
Soppressa Pretura di Castelvecchio Subequo: fascicoli e sentenze civili, 1941-1945,
una busta .e un volume.
Sentenze civili, 1931-1955, voll. 208.
Sentenze penali, 1931-1942, voll. 48.
Sentenze originali contro l'Istituto nazionale previdenza sociale (INPS), 1935-1940,
una busta.
Sentenze magistratura del lavoro, 1938-1942, una busta.
Copie di decreti, 1931-1942, bb. 20.
Espedienti, 1931-1940, bb. 22.
Depositi
Tassazioni, 1931-1938, bb. 1 1 .
- Avv. Lando Sciuba: catasti di Sulmona, secCo fine XV-XVI, volI. 5.
Fallimenti, 1950-1962, bb. 175.
Verbali diversi, 1931-1942, bb. 22.
Verbali di prova, 1931-1942, bb. 22.
LA SPEZIA
Verbali di avaria, 1931-1955, una busta.
Verbali di incidenti, 1937-1940, bb. 5.
Verbali in giuramento di periti e parti, 1939-1940, reggo 2.
Versamenti
Verbali di interrogatori, 1937-1940, bb. 4.
Vertenze agrarie, 1937-1949, bb. 9.
CAPITANERIA DI PORTO DI LA SPEZIA
- Liste di leva, classi 1911-1913, reggo 3.
Registri sezione agraria, 1947-1949, reggo 5.
Istanze iscrizione albo consulenti, 1942-1950, una busta.
Istanze gratuito patrocinio, 1943-1949, bb. 4.
LATINA
Versamenti
PUBBLICO REGISTRO AUTOMOBILISTICO
- Schedario, 1935 ca.-1980 ca., pacchi 102.
PRETURA DI GAETA
CORTE DI APPELLO DI LECCE
Registri generali penali, 1938-1952, reggo 8 .
Registro sentenze penali, 1952-1955, u n pezzo.
Registro generale penale - sezioni minori, 1933-1946, un pezzo.
Registri generali delle riabilitazioni penali, 1931-1951, reggo 3.
Registro generale delle sentenze straniere, 1955-1965, un pezzo.
Registro generale della Corte di Assise, 1921-1931, un pezzo.
- Soppressa Pretura di Ponza - Sezione staccata di Ventotene: campione penale,
1899-1928, bb. 2 (elenco di versamento).
COMUNE DI PROSSEDI
LUCCA
Archivio del soppresso Ente comunale di assistenza, 1941-1979, bb. 21 (elenco di
versamento).
Trasferimenti
ARCHIVIO DI STATO DI ROMA
- Opera pia Pacifici De Magistris di Sezze, 1893-1902, un registro.
Versamenti
UFFICIO TECNICO ERARIALE
Catasto: supplemento alla tavola indicativa del comune di Barga e tavola di stima del
comune di Lucca, parrocchia di Pieve di Sesto (sez. P), sec. XIX, pezzi 2.
808
Versamenti. trasferimenti. depositi, doni e acquisIi: 1984
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
Do ni
809
MASSA CARRARA
- Sig. Giuliano Magherini: tre racconti sulla Resistenza, scritti da N. Tucci.
Versamenti
MACERATA
DISTRETTO MILITARE DI MAsSA CARRARA
- Ruoli e fascicoli matricolari con rubriche, classi 1907·1909, pezzi 198.
Versamenti
DISTRETTO MILITARE DI MACERATA
MATERA
- Ruoli matricolari, classe 1913, reggo 1 6 .
COMUNE D I MACERATA
- Archivio dell'Asilo Ricci di Macerata, 1868-1970, bb. 137.
Versamenti
PREFEITURA
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI CAMERINO
Consiglio di Prefettura, 1945-1965, una busta.
Personale, 1926-1969, bb. 33.
Sanità, 1828-1961, bb. 25.
Versamenti
Contabilità comunale, degli enti pubblici di assistenza e beneficienza e delle opere
pie, 1906-1973, bb. 315.
UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIREITE DI SAN SEVERINO MARCHE
- Vecchio catasto terreni del distretto di San Severino, 1860·1942, volI. 310, mappe
366.
Assistenza e beneficienza, 1927-1967, bb. 287.
Fogli annunzi legali, 1929-1965, bb. 20.
Registri di spedizione della corrispondenza, 1955·1960, reggo 3.
COMUNE DI MUCCIA
- Soppresso Ente comunale di assistenza di Muccia, 1942·1978, bb. 20
Soppresso Uffi( : ) ..,rovinciale dell'assistenza postbellica, 1932·1968, bb. 89 (elenco
di versamento).
Soppressa Opera nazionale per gli orfani di guerra (ONOG)
•
Comitato provinciale
di Matera, 1 919·1974, bb. 43.
MANTOVA
PUBBLICO REGISTRO AUTOMOBILISTICO
- Schedario, 1926·1972, bb. 92 (elenco di versamento).
Versamenti
TRIBUNALE DI MATERA
- Affari penali, 1840·1943, bb. 1.011 (elenco di versamento).
QUESTURA
- Affari civili, 1933·1966, bb. 1 1 7 .
- Sec. XX, reggo 23, fasce. 223.
- Affari diversi, 1823-1964, b b . 376.
UFFICIO TECNICO ERARIALE
- Mappette beni di 2a stazione dei comuni di Bozzolo, Castel Goffredo Commessag.
�
gio, Mariana (oggi Mariana Mantovana), Redondesco, Rivarolo ( ggi Rivarolo
Mantovano), Roncoferraro e Sabbioneta, sec. XIX, ff. 8 .
ISPETTORATO PROVINCIALE DEL LAVORO
- Corsi normali e agricoli per apprendisti, 1958·1972, bb. 25 (inventario).
DIREZIONE PROVINCIALE DELLE POSTE E TELEGRAFI
- Atti amministrativi, contabilità, concorsi, 1965·1972, reggo 8 (inventario).
AsILI INFANTILI DI CARITA' STROZZI E VALENTI GONZAGA
- Amministrazione del soppresso istituto, 1837·1979, reggo 1 1 , bb. 1 17 (inventario).
Giudice istruttore, 1821·1964, bb. 1.352.
Giudice di sorveglianza, 1926-1977, bb. I l .
Corte di Assise del circolo di Potenza e Matera, 1859·1969, reggo 8 , bb. 298.
Giudici del circondario di Ferrandina, Matera, San Mauro Forte, Stigliano, Tricari·
'
co, 1860-1862, bb. 9.
Stato civile, 1868·1900, bb. I l .
REGIONE BASILICATA · UFFICIO PROVINCIALE DELL'AGRICOLTURA DI MATERA
Soppresso ispettorato provinciale dell'agricoltura: statistica, incentivazione, trebbia·
tura. ammasso del grano e dell'olio, piccola proprietà contadina, registri diversi,
1930-1975, reggo 147, bb. 1.612.
Depositi
MILANO
Camera di commercio: atti di amministrazione con protocolli, bb. 7.281.
Associazione nazionale famiglie degli emigrati (ANFE)
•
Sede di Mantova: ammini­
strazione, 1978, una busta (inventario).
Sig.ra Enrica Canneti di Mantova: carte Chizzoni, sec. XIX, cc. 8 (inventario).
Versamenti
DISTRETTO MILITARE DI MONZA
D o ni
Ruoli matricolari, 1888-1889; 1891·1893, reggo 33.
Sig.ra Luigia Morselli di Mantova: documentazione relativa alla casa sita in via
Chiassi, n. 38, 1830·1932, una busta (inventario).
Fogli matricolari, 1890�1895, pezzi 92.
Ruoli matricolari del Distretto militare di Monza e del soppresso Distretto militare di
Bergamo, 1889·1 890; 1894-1895, reggo 7 1 .
Iì
I
l
811
DIREZIONE PROVINClALE DELLE POSTE E TELEGRAFI
D oni
i
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
Versamenti, trasferimenti, depositi. doni e acquisti: 1984
810
Libreria filosofica Kairòs: documenti del 1625, pezzi 8.
- Sec. XX , bb. 15.
LICEO CLASSICO «CARLO ALBERTO»
- Corrispondenza, 1852-1912, bb. 16.
ARCHIVIO NOTARILE DISTRETTUALE DI NOVARA
A c q u i s t,i
I
Miscellanea notarile, secco XVII-XVIII, bb. 4.
Pergamene, 18 genn. 1407; 26 ott. 1480; 2 9 genn. 1483; 16 1u. 1764; 3 0 mago 1851,
Atti originali, 1818-1883, pezzi 1.176.
docc . 5.
Copie di atti pubblici e scritture private degli Uffici del registro di Novara,
Manoscritti, secco XV-XVIII, pezzi 6.
Borgomanero, Oleggio, Orta Novarese (oggi Orta San Giulio) e Romagnano Sesia,
Un documento cartaceo, sec. XVII.
1870-1 8.83, pezzi 609.
COMUNE DI ROMAGNANO SESIA
- Pretura e precedente giudicatura di Romagnano Sesia, 1792-1923, bb. 66.
MODENA
Doni
Versamenti
Prof. Amedeo Bellini di Milano: progetto dell'arch. Alessandro AntoneHi per la
ISTITUTO D'ARTE «A. VENTURI»
chiesa parrocchiale di Ghemme, 1860, un disegno.
- Archivio, 1786-1941, pezzi 209 (inventario).
Ing. Arialdo Daverio di Alagna Valsesia: progetto dell'arch. Alessandro Antonelli
UFFICIO DI LEVA DI MODENA
per la cupola di S. Gaudenzio, 1883, un disegno.
- Liste di leva, classi 1912-1914, reggo 141 (elenco di versamento).
DISTREITO MILITARE DI MODENA
- Ruoli matricolari con rubriche, classe 1913, reggo 41 (elenco di versamento).
Dep ositi
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI VERBANIA
Versamenti
Deputazione di storia patria per le province modenesi: archivio Carandini, secco
XVI-XIX, pezzi 90 (elenco).
TRIBUNALE DI VERBANIA
Atti di istruzione, 1931-1942, pezzi 208.
Stato civile, 1866-1899, pezzi 165.
D oni
Conte Alberto Galvani: carte della famiglia Galvani, secco XV-XIX, pezzi 32
(inventario)
Depositi
- Asilo infantile di Verbania lntra: archivio, 1840-1931, pezzi 48.
NAPOLI
D oni
Prof. Andrea Cavalli di Verbania: miscellanea di documenti della famiglia Cavalli,
Versamenti
1629-1867, una busta.
CORTE DI APPELLO DI NAPOLI
Registri generali delle riabilitazioni, 1942-1954, reggo 7.
ORISTANO
Fascicoli e sentenze delle riabilitazioni penali, 1943-1954, cartelle 205 (pandette).
Sezione istruttoria: procura generale, 1934-1951, cartelle 1 8 .
Sezione istruttoria: sentenze penali, registri generali, registro della Camera di
consiglio, registro delle misure di sicurezza, 1940-1953, reggo IO, volI. 40 (pandette).
Sezione minorenni: registri generali, 1934-1953, reggo 3 .
Versamenti
ISPEITORATO PROVINCIALE DEL LAVORO
Sezione minorenni: sentenze penali, 1940-1953, volI . 1 2 (pandette) .
Pratiche di vigilanza relative a rapporti di lavoro nei settori: domestico, agricolo,
Corte di assise di Napoli: sentenze, 1943-195 1 , voll. 80.
edilizia in economia; pratiche di ispezioni eseguite nei settori: commercio, industria,
artigianato, 1960-1970, bb. 78.
DrSTREITO MILITARE DI ORISTANO
NOVARA
- Ruoli matricolari con rubriche, classi 1906-1909, reggo 22.
COMUNE DI CUGLIERI
Versamenti
UFFICIO DEL REGISTRO DI BORGOMANERO
- Successioni, 1916-1943, bb. 153.
Soppressa pretura di Cuglieri: verbali di udienze e dibattimento di cause civili,
penali, commerciali e di volontaria giurisdizione; sentenze, indici e rubriche alfabeti­
che; stato iscrizioni ipotecarie; fascicoli declaratorie di amnistia e riabilitazione;
ruoli; «Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti>}, sec. XX , bb. 400.
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
812
PADOVA
813
Depositi
Famiglia Odetti di Marcorengo: archivio gentilizio Malaspina di Varzi, secco XIII­
XIX, cartelle 59.
Versamenti
UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI PADOVA
Cessato catasto terreni, 1903-1969, reggo 1 . 146 (inventario sommario).
- Cessato catasto fabbricati, 1865-1962, reggo 507 (inventario sommario).
- Fogli di mappe, 1895-1961, ff. 1.581 (inventario sommario).
Acquisti
- Quietanze, 1423 e 1426, docc. 2.
PRETURA DI PADOVA
- Cause penali e 'civili, esecuzioni mobiliari, piccoli fallimenti, tutele cessate,
PERUGIA
1929-1940, bb. 43 (inventario sommario).
TRlBUNALEDI PADOVA
Procedimenti penali nominativi e contro ignoti, 1925-1945, con alcune buste del sec.
XIX, bb. 651 (inventario sommario).
Versamenti
PREFElTURA
Protocolli e rubriche. 1930-1960, reggo 420.
D oni
- Corrispondenza con comuni ed opere pie, 1900-1960, bb. 380.
Sig.ra Maria Beatrice Rodighiero di Padova: archivio della soppressa Casa di cura
Rodighiero: cartelle cliniche, registri dei ricoveri, visite, rubriche alfabetiche, 19251958, bb. 49 (inventario sommario).
. - Conti consuntivi di comuni ed opere pie, 1950-1960, reggo 2.000.
QUESTURA
- Pratiche amministrative, 1927-1960, fasce. 1 .730.
TRIBUNALE DI PERUGIA
- Sentenze civili e penali, 1809-1940, voll. 689.
PALERMO
Versamenti
CORTE DI APPELLO DI PERUGIA
- Statistiche, 1%3-1973, bb. 6.
Depositi
PREFETTURA
Facoltà di agraria dell'Università di Perugia: archivio della Società economico
- Gabinetto: 1926-1945, bb. 272 con rubriche e protocolli.
agraria, poi Comizio agrario circondariale di Perugia, 1838-1940, reggo 32, bb. 65
DISTRETTO MILITARE DI PALERMO
(inventario).
Ruoli matricolari con rubriche del Distretto militare di Trapani e Palermo,
1873-1890, reggo 164 (inventario).
Fascicoli matricolari dei sottufficiali in congedo del Distretto militare di Trapani e
Doni
Palermo, 1910-1913, bb. 223 (inventario corredato da rubrica).
Rev.do Oreste Bertagna: Confraternita di S. Omobono. 1661, una pergamena.
UNITA' SANITARIA LOCALE 59 DI PALERMO
I
Arciconfraternita della redenzione dei captivi, 1569-1867, bb. e reggo 568 (elenco di
versamento).
Acquisti
- Carte
della
famiglia
Bourbon
del
Monte,
secco
XVII-XVIII,
lettere
18.
PARMA
PESARO
Versamenti
PREFETIURA
- Carteggi con enti ecclesiastici di Parma e provincia, 1886-1957, bb. 1 1 .
PROCURA DELLA REpUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI PARMA
- Registri di appelli, sentenze, grazie, affari generali, rubriche. 1880-1975, bb. 202.
Acquisti
- «Statuta Ducatus Urbinh>, sec. XVI, un codice membranaceo.
SEZIONE m ARCHIVIO DI STATO DI FANO
PAVIA
Versamenti
UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI VIGEVANO
- Volture. 1877-1961, pacchi 248.
Depositi
Comune di Fano: diploma di Cesare Borgia al Comune di Fano, lO dico 1502, una
pergamena.
lt
[
!
Versamenti, trasferimenti. depositi. doni e acquisti: 1984
BI4
Versamenti, trasferimenti, depositi. doni e acquisti: 1984
PESCARA
Versamenti
815
PORDENONE
Acquisti
UFFICIO TECNICO ERARIALE
- Volture catasto terreni, 1927-1963, bb. 629.
Privilegio dogale, 29 giu. 1389; mandati dogali, 29 clic. 1507 e 1 sett. 1523; conferma
Depositi
di una sentenza, 28 1u. 1615; donazione, lO setto 1616, pergg. 5.
Istituto per la storia del Risorgimento - Comitato provinciale di Pescara: carteggio
RAGUSA
della famiglia De Caesaris di Penne, bb. 2.
Acquisti
Versamenti
- Documenti della famiglia Trasmondi di Penne, secco XV-XVI, pergg. 4.
UFFICIO DEL REGISTRO DI RAGUSA
Corporazioni religiose soppresse di Ragusa, Monterosso Almo e Comiso, 1545-1868,
PIACENZA
bb. e reggo 64.
Curia giuratoria di Ragusa, 1615-1618, un registro.
Riveli di Comiso, 1811-1816, reggo 3 .
Versamenti
Atti della serie fondo per il culto, 1866-1910, bb. 8 .
UFFICIO DI LEVA DI PIACENZA
UFFICIO DEL REGISTRO D I VITTORIA
- Liste di leva con rubriche, classe 1913, reggo 155.
ARCHIVIO NOTARILE DISTRETTUALE
Atti amministrativi e notarili in originale; testamenti; atti esteri; gride e bandi; atti e
registri vari; copie di atti notarili provenienti dall'Ufficio del registro, 1678-1884,
pezzi 2.976 (elenco di versamento).
Denunce di successione, 1862-1942, bb. 225.
- Registri di atti pubblici, privati e giudiziari, 1862-1942, reggo 313.
- Tavole, indici, partitari, 1877-1942, reggo 177.
PRETURA DI RAGUSA
Fascicoli civili e penali, 1941-1943, bb. 29.
Sentenze civili e penali, 1941-:1943, reggo 4.
Depo siti
Volontaria giurisdizione, 1910-1940, bb. 25.
Comune di Piacenza: ente comunale di assistenza e precedenti istituzioni assistenziali
soppresse, 1573-1977 (con docc. dal 1511), pezzi 2.612.
Liste elettorali del comune di Ragusa, 1979-1983, pezzi n. 878.
PRETURA DI MODICA
Cassa di risparmio di Piacenza: Monte di pietà di Piacenza, 1490-1928, pezzi 545 con
Fascicoli civili e penali, 1923-1963, bb. 274.
alcune pergamene (inventario sommario); Monte di pietà di Fiorenzuola d'Arda,
- Volontaria giurisdizione, 1942-1970, bb. 35.
1586-1967, pezzi 200 (elenco).
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI MODICA
Do ni
Sig. Francesco Gulieri di Piacenza: registri di imbreviature del notaio Matteo
Visconti di Piacenza, 1492-1523, reggo 8.
PISA
Versamenti
Archivio della contea di Modica, 1496-1783, reggo 25 (inventario).
[Recupero di carte di fatto in possesso di privati].
D oni
Prof. Ottavio Banti: «Indice degli Ordini riguardanti l'insigne Ordine di S. Stefano
RAVENNA
dal 22 dicembre 1817 . . . », un registro.
Versamenti
PISTOIA
Depo siti
- Istituti raggruppati di Pistoia: carte del Conservatorio degli orfani e della Pia casa di
lavoro Conversini, sec. XVIII-1907, pezzi 730 (elenco).
UFFICIO DEL MEDICO PROVINCIALE
- Carteggio, contabilità, protocolli, 1960-1972, bb. 95, reggo 56, timbri metallici 5 .
PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI RAVENNA
- Esecuzioni penali, 1901-1939, reggo 6.
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
Versamenti, trasferimenti. depositi. doni e acquisti: 1984
816
SEZIONE DI ARCHIVIO DI STATO DI FAENZA
Depositi
Comune di Faenza: carteggio amministrativo, protocolli, indici, raccolta manifesti,
1921-1940, bb. 773, voli. e reggo 1 1 8 .
817
ENTE COMUNALE DI ASSISTENZA DI MONTENERO SABINO
- Compagnia di S. Cataldo: deliberazioni, corrispondenza, libri dei frutti dei censi e
altre rendite, 1871-1894, reggo 19.
- Congregazione di carità: deliberazioni, protocollo, 1905-1935, reggo 3 .
- Deliberazioni, corrispondenza, bilanci, 1935-1978, b b . 34.
- Miscellanea, 1890-1970, pacchi 3 .
Depositi
REGGIO CALABRIA
Versamenti
SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA PER LA CALABRIA
Archivio della soppressa Società anonima tranviaria di Reggio Calabria, dal 1912,
reggo 13, fasce. 25.
�rch�vio com�nale di Borbona: libri dei consigli, 1569-1807, reggo 13; libri di
mtrOito ed eSIto, 1679-1744, reggo 3 ; archivi aggregati, 1829-1873, fasce. 110;
1910-1940, bb. 4.
Ente provinciale per il turismo di Rieti: archivio fotografico, 1940-1960, clichés
1 .000, fotografie 500 circa.
Sig. Domenico Petrini: biblioteca della famiglia Petrini , volI. 2.000 circa.
ROMA
REGGIO EMILIA
Tras ferim e n ti
Versamenti
ARCHIVIO DI STATO DI MACERATA
SEZIONE DI POLIZIA STRADALE DI REGGIO EMILIA
- Prefettura degli archivi notarili, sec. XVIII, reggo 2.
- Fascicoli relativi ad incidenti stradali, 1955-1972, bb. 47.
Acquisti
DIREZIONE PROVINCIALE DEL TESORO
- Fascicoli relativi al servizio Cassa depositi e prestiti, fine sec. XIX-1950, bb. 205.
UFFICIO DISTRElTUALE IMPOSTE DIRETTE DI REGGIO EMILIA
Dichiarazioni uniche dei redditi (a campione) e accertamenti sui profitti di regime,
1946-1958, bb. 43.
Soppresso Ufficio delle imposte dirette di Correggio: atti catastali e pratiche relative
a profitti di regime, fine sec. XVIII-1968, reggo e bb. 483.
- Archivio Odescalchi di Bassano di Sutri, 1390-1917, pezzi 415 (acquisito a titolo di
deposito nel 1982).
Archivio Odescalchi di Bracciano, pezzi 600 circa.
Archivio Odescalchi di Palo, pezzi 200 circa.
Carteggi del duca Giulio Lante della Rovere e di mons. Alessandro Lante della
Rovere, 1812-1836, lettere 50.
ROVIGO
RIETI
Versamenti
PREFETTURA
- Bilanci, sussidi, spedalità, miscellanea, 1948-1971, bb. 149.
Versamenti
ISPETTORATO PROVINCIALE DELL'AGRICOLTURA
- Atti e documenti relativi al piano verde, 1962-1970, bb. 44.
UFFICIO METRICO PROVINCIALE
- Corrispondenza, 1932-1943, una busta.
QUESTURA
Div. II: fascicoli non permanenti di polizia giudiziaria e reati vari, 1960-1969. bb.
128.
Pratiche di pregiudicati deceduti da oltre 40 anni. bb. 12.
Depositi
Unità sanitaria locale n. 30: cartelle cliniche, registri di sala e altri registri, 1936-1959,
bb. 216.
INTENDENZA DI FINANZA
- Atti diversi. 1939-1959, bb. 8.
SASSARI
UFFICIO TECNICO ERARIALE
- Mappe del catasto gregoriano, inizio sec. XIX, ff. 161 .
PRETURA DI ORVINIO
- Atti civili e contenzioso civile, 1880-1917, bb. 35.
Versamenti
QUESTURA
- Fascicoli relativi alle categorie A4 e Al2, 1971-1973, pacchi 23.
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
818
Versamenti, trasferimenti, depositi, doni e acquisti: 1984
UFFICIO DI LEVA DI SASSARI
_
Liste di leva, classi 1911-1913, reggo 15.
DISTRETTO MILITARE DI SASSARI
_
Rubriche degli anni 1903-1906, reggo 4.
819
SONDRIO
Acquisti
- Instrumentum /ocationis, 1382, una pergamena.
TARANTO
SAVONA
Versamenti
Versamenti
ENTE NAZIONALE ASSISTENZA ORFANI LAVORATORI ITALIANI (ENAOLI)
DISTRETTO MILITARE DI SAVONA
- Un fascicolo personale, classe 1905.
- Atti diversi, 1958-1979, pezzi 105 (elenco).
- SEDE PROVINCIALE
Doni
SIENA
Sigg. Cosimo e Cataldo Acquaviva: carteggio privato, 1900-1970, pacchi 4 (elenco).
Versamenti
TERAMO
UFFICIO TECNICO ERARIALE
Cessato catasto, 1834-1942: campioni con supplementi, reggo 916; tavole indicative
con supplementi, reggo 375; matricole dei possessori, reggo 40; tipi di frazionamento,
bb. 74; correzioni geometriche, bb. 30; atlanti, pezzi 49; fogli di mappe 1 .963
(completamento di un precedente versamento).
ARCHIVIO NOTARILE DISTRETTUALE
Atti notarili, 1830-1882: atti tra vivi con indici generali e repertori, reggo 2, bb. 294,
fasce. 1.483; atti di ultima volontà con repertori e indici, reggo 2, bb. 48, fasce.
1 .444; protocolli di copie di atti tra vivi e di ultima volontà, reggo 483; copie di atti
privati autenticati, reggo 28; copie di atti amministrativi, reggo 12 (si tratta degli atti
dei notai che hanno cessato la loro attività negli anni compresi fra il 1873 ed il 1882).
Versamenti
ISPETTORATO PROVINCIALE DELL'AGRICOLTURA
- Richieste contributi, 1967-1976, pacchi 387 (elenco di versamento).
PRETURA DI BISENTI
Affari penali, 1900-1945, bb. 1 17 (elenco di versamento).
Affari civili, 1880-1945, bb. 76 (elenco di versamento).
Sentenze penali, 1817-1945, volI. 82 (elenco di versamento).
Sentenze civili, 18 10-1944, voll. 143 (elenco di versamento).
Sentenze di conciliazione, 1810-1905, volI. 12 (elenco di versamento).
Tutele, 1865-1945, bb. 4 (elenco di versamento).
Campione penale, reggo 3 1 .
Campione civile, reggo 4.
Doni
Registri generali, 1914-1944, reggo 8 (elenco di versamento).
Prof. Giulio Barsini di Siena: biblioteca di testi riguardanti la storia e l'arte senese,
Rubrica alfabetica penale, 1927-1935, un registro.
seèc. XVI-XX, voll. e opuscoli 1 .063.
Rubriche alfabetiche civili, 1915-1942, reggo 2.
DISTRETTO MILITARE DI TERAMO
SIRACUSA
- Ruoli matricolari, classe 1913, reggo lO (elenco di versamento).
Versamenti
INTENDENZA DI FINANZA
- Fondo per il culto, 1903-1941, pezzi 507.
TERNI
Versamenti
UFFICIO DISTRETTUALE DELLE IMPOSTE DIRETTE DI TERNI
UFFICIO DI LEVA DI SIRACUSA
- Liste di leva, classe 1913, reggo 19.
TRlBUNAL� DI SIRACUSA
- Cause civili, 1942-1959, fase. 416.
Cessato catasto urbano di Terni e comuni limitrofi, 1948-1961, reggo 189 (inventa­
rio).
PROCURA DELLA REpUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI TERNI
- 1887-1980, r