STVDI MEDIEVALI
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STVDI MEDIEVALI
STVDI MEDIEVALI SERIE TERZA Anno XLIV - Fase. III 2003 FONDAZIONE CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL'ALTO SPOLETO MEDIOEVO Sincronie di storia ecclesiastica torinese: canonici e riforma vescovile nel secolo XI Gli anni 1046 e 1047 contengono scadenze importanti per la storia della riforma ecclesiastica e per quella della vita religiosa torinese: la sinodo di Pavia - in cui l'imperatore Enrico III si fa sostenitore, nella funzione di « vicarius Christi» ehe di ll a poco gli fu riconosciuta, dei fondamentali principi riformatori (I) - e un diploma a favore dei canonici di Torino (in cui 10 stesso imperatore conferma tutte le loro prerogative e interviene sul loro ordinamento Il diploma a favore dei canonici e stato in prevalenza letto, finora, come testimonianza di un quadro patrimoniale di grande interesse: perehe attesta la fase delIa maturitä dell'espansione e perehe da elementi per sostenere una certa « complernentaritä » topografica delle presenze (di chiese, diritti, terre) dei canonici edeI vescovo di Torino e). Sono utili ulteriori riflessioni sulla figura di Enrico III e, piu specificamente, su quegli anni in cui si accostano, in profonda interazione, protagonisti diversi della storia dell'ltalia nordoccidentale: il capitolo cattedrale torinese, il vescovo di Torino Cuniberto, altre personalitä e fondazioni religiose ehe hanno avuto incidenza su quell'ämbito, i marchesi arduinici. Sull'atteggiamento; rispetto alIa riforma ecclesiastica, della dinastia arduinica - di e)). (I) Due passi della sinodo pavese in M.G.H., Constitutiones et acta publica imperatorum et regum, I, p. 116 sg., rieonosciuti eome tali da o. CAPITANI, Immunitä vescovili ed ecclesiologia in eta "pregregoriana" e "gregoriana". L'avvio de/la "restaurazione", Spoleto, 1966, p. 53, n. I; per il «vicarius Christi. efr. ibid., pp. 18·22. (2) M.G.H., Diplomata regum et imperatorum Germaniae, V, pp. 250-255, doe. 198a. (3) G. SERGI, Potere e territorio lungo la strada di Francia. Da Chambery a Torino [ra Xe X/II secolo, Napoli, 1981, p. 236. 1164 GIUSEPPE SERGI Olderico Manfredi fino al 1035 e, dopo, della figlia Adelaide - ha scritto pagine importanti Giancarlo Andenna (4), secondo il quale i decenni centrali del secolo XI hanno assistito a un tentativo, non duraturo ma riuscito, di interpretare nel senso di una « chiesa marchionale » il rapporto del potere civile con gIi enti reIigiosi della regione. E una lettura ehe ha in un certo senso reinterpretato - collocandola nella prospettiva di una nuova e ampia gamma di informazioni - l'idea di Ferdinando Gabotto secondo il quale c'era stata « concorrenza ,. fra marchesi e vescovi nella politica di favore verso chiese e monasteri (5). La correzione fondamentale della vecchia idea gabottiana riguarda dunque non l'interpretazione 'politica' delle fondazioni marchionali - ehe ne esce rafforzata - ma proprio il rapporto con i vescovi che risulta (e in questo Andenna ha accettato le correzioni della storiografia successiva) ispirato almeno a fasi di collaborazione, se si tiene conto della personalitä dei singoli vescovi ehe ressero la diocesi in queI periodo. Usiamo appunto questi episcopati per conferire una trama cronologica agli aspetti problematici della meta del secolo XI. II secolo si era aperto con il govemo episcopale di Gezone (6), ehe nei primi anni successivi al 1003 aveva fondato nella cittä di Torino l'abbazia di S. Solutore, ehe negIi anni seguenti, monastero 'vescovile' per eccellenza, divenne la piu importante cornunitä monastica torinese e punto di riferimento per le maggiori famiglie urbane. Proprio Gezone, forte del suo prestigio (papa Giovanni XVIII 10 aveva ad esempio inserito fra i presuIi incaricati di consacrare l'abbazia di Fruttuaria) aveva inaugurato forme di razionale convivenza con i marchesi arduinici. Dopo il 10tO-1011 il successore Landolfo, ehe era stato cappellano dell'imperatore Enrico 11, introduceva ormai spunti signorili nella sua autoritä ecclesiastica. Curö le presenze patrimoniaIi e dichiaro di aver munito di mura, castelli e torri le sue curtes e le sue (4) G. ANDENNA, Adelaide e la sua [amiglia fra politica e rifonna ecclesiastica, in La contessa Adelaide e la societä del secolo XI (Atti del Convegno di Susa, 14-16 novembre 1991), in Segusium, XXIX (1992), pp. 77-102. (5) T. ROSSI, F. GABOTIO, Storia di Torino, Torino, 1914 (Biblioteca della Societä storica subalpina, 82), p. 85 sgg. (6) Molte delle successive notizie sui vescovi di Torino si trovano, in piu ampia trattazione, in G. SERGI, Da Claudio a Landolfo: l'episcopato come nucleo di potenzialitä politiche e come fulcra culturale, in Storia di Torino, I: Dalla preistoria al comune medievale, Torino, 1997, pp. 405-408; ID.,/ vescovi di Torino nella convivenza con Ü potere marchionale, in Storia di Torino, I eit., pp. 444-449. SINCRONIE DI STORlA ECCLESIASTICA TORINESE 1165 chiese, minacciate e depauperate, negli anni precedenti, « non solum a paganis, verum etiam a perfidis Christianis, nee tantum ab extraneis, sed quod deterius est a compatriotis et filiis » 0: tra gli accusati, forse, c'era la stessa dinastia marchionale, ma, poiche non mancano indizi di collaborazione fra il potere laico e Landolfo (8), e lecito pensare ehe pesasse soprattutto il decennio 1015-1025, doe una fase (9) di momentanei rapporti cattivi di Olderico Manfredi con l'imperatore Enrico 11 (proprio quello dalla cui corte Landolfo proveniva) e anche di debolezza del marchese (con conseguente carenza di controllo sulle aristocrazie locali). Dopo Landolfo, ehe dunque aveva puntato a collaborare con i marchesi ma da posizioni di forza, tra il 1039 e il 1044, negli anni in cui l'arduinica Adelaide avviava le sue esperienze di governo affiancata dalIa madre e dai primi due mariti formalmente incaricati dell'ufficio marchionale eo), l'episcopio torinese fu retto con efficacia ma senza innovazioni dal vescovo Guido, ehe precedette il vescovo di Torino piu importante del secolo XI, Cuniberto, appartenente alIa potente famiglia milanese dei da Besate, e attestato la prima volta, neIl'anno iniziale del suo episcopato, proprio nella famosa sinodo di Pavia del 25 ottobre 1046 (11). E qui ehe il discorso della « chiesa marchionale » prende opportunamente il posto della vecchia idea del conflitto. Sia la contessa Adelaide sia il vescovo Cuniberto ebbero successivamente stretti rapporti con Enrico IV ed entrambi, se pur in misura diversa 2), furono in contatto con ambienti riformatori. Cuniberto e (7) Cartario della abazia di Cavour, a cura di B. BAUDIDI VESME,E. DURANDO, F. GABOITO, Pinerolo, 1900 (Biblioteca della Societä storica subalpina, 3, I), p. 9, doe. 2. Cfr. P. CANCIAN, 11 testamento di Landolfo: edizione critica, in 11 rifugio del vescovo. Testona e Moncalieri nella diocesi medievale di Torino, a cura di G. CASIRAGHI, Torino, 1997, pp. 31-44. (8) G. CASIRAGHI, La diocesi di Torino nel medioevo, Torino, 1979 (Biblioteea storica subalpina, 196), pp. 55, n. 189, 66, 126, 132; cfr, i eontributi di G. GANDlNO,11 testamento di Landolfo come affermazione di autocoscienza vescovile e di M. MONTANARI, Castelli e politica territoriale sulla eollina torinese nell'etä dei veseovo Landolfo, in Il rifugio dei veseovo cit., pp. 15-30,81-88. (9) G. SERGI,La vocazione di un capoluogo: la costruzione dinastico-territoriale di Olderico Manfredi, in Storia di Torino, I cit., p. 433 sgg. (10) ID., I con{ini del potere. Marche e signorie [ra due regni medievali, Torino, 1995, pp. 86-87. (11) Biografia completa in ID., L'aristocrazia della preghiera. Politica e seelte religiose nel medioevo italiano, Roma, 1994, pp. 181-185. (12) I placiti del Regnum Italiae, a cura di C. MANARESI, Ill, Roma, 1960 (Fonti per la storia d'Italia, 97), p. 336, doe. 438 (placito promosso da Enrieo IV a cui partecipa Cuniberto); AN- 1166 GIUSEPPE SERGI fu considerato interlocutore importante, anche se poco soddisfacente, da esponenti di entrambe le parti in confIitto. L'antiriformatore Benzone d'Alba (13) 10 esortö amichevolmente alIa lotta contro i patarini, ma si dimoströ poi deluso dal temperamento di Cuniberto, poiche evidentemente Benzone ne giudicava troppo morbidi gli interventi successivi ai propri appelli (14). Dal fronte opposto e qualehe anno dopo Pier Damiani indirizzö a Cuniberto una parte dei suoi interventi Contra intemperantes clericos, ineitandolo a estirpare il concubinato dei chieriei. Ma anche in questo caso doveva esserei preoccupazione per la tolleranza del vescovo se Pier Damiani deeise, paralIelamente, di ricorrere all'autoritä della contessa Adelaide, invitandola a vigilare sull'esecuzione dei suoi indirizzi es). Bonizone di Sutri (16) attribul alIa mancanza di coraggio la scarsa energia mostrata da Cuniberto nell'imporre nella diocesi torinese i principi rigorosi contro la simonia e il concubinato affermati nel 1059 da papa Niccolö Il nel coneilio romano a cui per altro Cuniberto aveva parteeipato (17). Ai riformatori e agli antiriformatori faceva eo modo interpretare come debolezza di carattere la consapevole moderazione del vescovo di Torino ehe non a caso un anno dopo, nel 1060, manifesto avversione al radicalismo e difese, insieme con i vescovi di Asti e di Novara, Guido da Velate, areivescovo di Milano, dalle accuse del patarino Arialdo 8). Di li a poco si vide con chiarezza ehe non era piu tempo di equidistanze. L'occasione per verificar10 fu l'elezione ad abate di S. MicheIe della Chiusa, ne! 1066, di Benedetto Il, convinto riformatore legato a Ildebrando, il futuro papa Gregorio VII. Cuniberto tentö di opporsi, rivendicando sono vicende note (19) - diritti vescovili sull'abbazia inserita nella sua diocesi. La chiesa romana era ormai molto piu vieina al movimento patarinico, e prima Alessandro Il poi Gregorio VII si e a cura di G. WAlTZ. Hannover. 1844 (M.G.H .• Scriptores, VI). p. 695 (per iI rnatrtmonio fra Berta, figlia di Adelaide e Oddone, ed Enrico, giovanissimo figlio di Enrico Ill). (13) Disponiamo ora dell'aggiomata ricerca di s. SAGULO. Ideologia imperiale e analisi poliliea in Benzone. vescovo d'Alba, Bologna. 2003. (14) SERGI. I vescovi di Torino cit., p. 445. (15) Ibid .• p. 446: ANOENN .... Adelaide e la sua [amiglia eil .• p. 93. (16) BONIZONIS EPISCOPI SUTRINI Liber ad amicum, a cura di E. DUMMLER. in M.GB .• Libelli de lite imperatorum et pontificum saec. Xl et XII conscripti, I. Hannover. 1891. p. 593 sg. (17) I. D. MANSI Saerorum conciliorum nova et amplissima collectio, XIX. Venezia, 1786. col. 897 sg. (18) ANOENN .... Adelaide e la sua [amiglia eil .• p. 89 sg.; SERGI.l vescovi di Torino eit .• p. 446. (19) SERGI. I vescovi di Torino eil .• p. 447 sg. N...L1ST... SAXO. SINCRONIE DI STORIA ECCLESIASTICA TORINESE 1167 espressero a favore dell'abate clusino. All'interno dell a famiglia marchionale torinese Cuniberto non pote piu contare sull'appoggio di Adelaide, ehe aveva ormai scelto per la riforma centralistiea romana, abbandonando in parte la politic a ecclesiastica del padre Olderico e dei suoi stessi primi anni eo). E vero ehe il marchese Pietro, figlio di Adelaide, si mantenne sulla linea storiea dell a famiglia, e accettö di compiere, nel 1078, due spedizioni arm ate contro l'abbazia della Chiusa (gli episodi piu famosi di quella controversial. Ma nell'agosto di quell'anno Pietro mort e, per Cuniberto, fu quasi obbligato il ritorno all'antico equilibrio, con l'obbedienza a una mediazione di Gregorio VII (novembre 1078), ehe imponeva riparazioni a entrambi i contendenti ma nella sostanza sanciva l'indipendenza del monastero dal vescovo di Torino l). Non solo equilibrio, ma anche realismo: ehe consend a Cuniberto di riprendere una normale politica diocesana in collaborazione con Adelaide e di essere considerato buon interlocutore sia da Enrico IV sia da Gregorio VII fino alla morte, nel 1081. La lunghissima durata del suo episcopato edel potere adelaidino fa SI ehe si veda, nell'arco di due vite in parte parallele, il passaggio fra due scenari quasi inconfrontabili: dall'imperatore «vicarius Christi» al primato papale. Non se ne rese forse conto il vescovo successivo Vitelmo, ehe sarebbe piaciuto a Ben2 zone per la sua testardaggine antiriformatrice ): ma non possiamo ehe giudicare un po' fuori del tempo le sue scelte e dobbiamo ora tornare, alle interessanti sincronie dell a fase fluida dell a meta del secolo XI. I canonici torinesi a cui si rivoIge Enrico III nel1047 sono quelli del Salvatore. Ma le ricerche di Giampietro Casiraghi 3) hanno dimostrato ehe il capitolo cattedrale si pub ritenere composito e comprensivo anche di coloro ehe - con variazioni nel tempo - servivano le chiese di S. Maria e di S. Giovanni, tutte inserite in un complesso di edifici adiacenti alIa cattedrale, prossimi alIa Porta Doranea, giu- e e e (20) ID.• La vocazione di un capoluogo cit., p. 441 agg. (2 J) ANOENNA. Adelaide e la sua famiglia cit., p. 97 sg.; G. SERGI, La produzione storiografica di S. MicheIe della Chiusa. Una cultura fra tensione religiosa e propaganda terrena, Borgone, 1982, pp. 124-127. (22) SERGI, La produzione storiografica eit, p. 80 sg.; ID., I vescovi di Torino cit., p. 448 sg. (23) G. CASIRAGHI, Chiese e canonici cardinali a Torino, in Rivista di storia e letteratura religiosa, XIX (1983), pp. 353-387; ID., Le strutture della diocesi, il Capitolo cattedrale, la cura d'anime, in Storia di Torino, I cit., p. 523 sgg. 1168 GIUSEPPE SERGI stamente definiti come una sorta di «quartiere episcopale» completato da un «castrum » ehe era appunto proprietä dei canonici 4). Proprio il diploma enriciano ci informa ehe la canonica del Salvatore era stata istituita dal vescovo Reguimiro nei primi anni del secolo IX e altre notizie le abbiamo, per i primi anni del secolo X, dal Chronicon Novaliciense, ehe cita il preposito Riculfo tra i personaggi ehe hanno contribuito all'accoglienza a Torino dei monaci in fuga dalla loro sede alpina es). Il complesso canonicale aveva vissuto, nella prima meta del secolo XI, una fase di potenziamento, in coerenza con il peso ehe andavano progressivamente assumendo le canoniche regolari riformate 6), ma anche per dinamiche locali. Con due atti del 1028 il marchese Olderico Manfredi (con il fratello Alrico, vescovo di Asti) donö la corte di S. Dalmazzo « ad locum ubi dicitur monte Electus» alla « canonica (...) domini Salvatoris » 7) (intervenendo anche sull'ordinamento della canonica) e la meta della corte di Buriasco a « presbiteris ( ) diaconibus (...) subdiaconibus et acolitis ceterisque eorum ( ) in basilicas domini Salvatoris et sancte Marie eiusque genitricis sanctique Iohannis precursoris domini atque Baptiste 8), s(c)itas intra hanc urbem Taurinensem ubi canonica in honore prefati Salvatoris est constructa » 9): conferma dell a centralitä del Salvatore e dell'articolazione complementare del complesso canonicale. Di nuovo alla « canonica domini Salvatoris » la famiglia marchionale donö nel 1029 il « vicum (...) Santena cum castello (...) cum capella infra eodem castro constructa in honore sancti Pauli » eo). e e e e e (24) Confermato da Enrieo Ill: M.G.H., Diplomata regum et imperatonIm Gennaniae, V, pp. 250-255, doe. 198a; efr. A. A. SETTlA,Fisionomia urbanistica e inserimento nel territorio (secoli IX-XIII), in Storia di Torino, I cit., p. 796. (25) Cronaca di Novalesa, a eura di G. C. ALESSIO, Torino, 1982, p. 235, ma, soprattutto, p. 240 (fragrn .. XXIII) e p. 242 (fragm. XXV). (26) C. D. FONSECA, Le canoniche regolari riformate dell'ltalia nord-occidentale. Ricerche e probleml, in Monasteri in alta ltalia dopo le invasioni saracene e magiare (Relazioni e comunieazioni presentate al XXXII Congresso storieo subalpino, Pinerolo, 6-9 sett. 1964), Torino, 1966, pp. 346-351; ID., Medioevo canonicale, Milano, 1970, pp. 162-170. (27) Le carte dell'Archivio del Duomo di Torino, a eura di G. SoRGHEZIO, C. FASOLA, Torino, 1931 (Biblioteea della Societä storica subalpina, 106), pp. 7-11, doe. 4. (28) Verso il cui culto era particolarmente impegnato il vescovo Landolfo: Rosst, GABOITO, Storia di Torino eit., p. 86, n, I. (29) Carte inedite e sparse dei signori e luoghi del Pinerolese [ino al 1300, a eura di B. VESME, E. DURANDO, F. GABOITO, Pinerolo, 1909 (Biblioteca della Societä storiea subalpina, 3fII), pp. 175-179, doe. 5. (30) Le carte dell'Archivio del Duomo cit., pp. 12-14, doe. 5. SINCRONIE DI STORIA ECCLESIASTICA TORINESE 1169 La rete di sostegno ai canonici risulta confermata nel 1035 dall'atto con cui un « Sufredus presbiter» concede la meta (l'altra?) dell a corte di Buriasco - ehe gli era stata venduta da Berta, vedova di Olderico - ad «altario illo qui est constructum intus ecclesia sancti Iohannis que colitur caput episcopii Taurinensis » altare presso cui «Maginfredi marchionis (...) quiescet cor1). Il sacerdote, evidentemente pus» personaggio di rilievo dell'entourage marchionale e di peso anche nella gerarchia ecclesiastica locale, dichiara « dispono ut a parte eodem altario sint ordinatis six presbiteris qui cotidie a deo et ad eodem altario deserviant et divinum officium faciant pro remedium anime predicte domine Berte cometisse et anime suprascripti domini Maginfredi marchioni et Adalrici sancte Astensis ecclesie pontificis sive anime domni Otdoni similiterque marchioni et pro remedium animarum avus avorumque suprascriptorum pontificis et marchioni seu cometisse sive Otdoni» C2). Longa manus, evidentemente, dell a contessa Berta, il prete Suffredo interviene anche sulle garanzie disciplinari ehe i chierici devono assicurare C3); con temporaneamente dichiara il consenso alle sue disposizioni da parte del vescovo (allora Landolfo), ehe per altro non deve intervenire nell'elezione dei chierici ehe via via sostituiranno i defunti, ma limitarsi alIa loro consacrazione C4). L'ultima attestazione risulta coerente con la formula con cui, nel diploma del 1047, Enrico III esclude l'intervento del vescovo nella vita patrimoniale dell a canonica: «nemo episcopus sed neque eiusdem episcopii presul (...) has prelibatae canonicae res audeat invadere diripere » es). Ma sarebbe sbagliato dedurre, da parte dei marchesi, un uso dei canonici in funzione concorren- e (31) Carte inedite e sparse cit., pp. 179-181, doe. 6. (32) Ibid., p. 180. (33) Ibid.: • si vero aliquis ex his sacerdotibus in aliquis gravis culpa implicatus fuerit tune a maioris parte ex his sacerdotibus fiat tarnen iuste correptus et si emendari nequiverit tune ab eadem maiors parte ex eisdem presbiteris soeietate ... et iamdicti sacris altaris officium fiat eiectum eousque perveniat ad veram confessionem et ad satisfacionum, sed tarnen antequam inde exeat et expulsus fiat bis vicibus vel tribus arnonicionern ilIi faciant ut per satisfacionem et per idoneam penitenciam cum consilio fratrum suorum se eorrigere valeat '. (34) Ibid.: • hee omnia eonstituo fieri cum eonsensu eorum pontifex eiusdem episcopii et quando contigerit ut aliquis ex hisdem sacerdotibus obierit et alium in eius loeo ordinari necesse fuerit non aliter fiet ordinatum nisi per electionem maioris parte sacerdotum de eadem altario eonstitutis et quando ab eis e1ectus fuerit episcopus eiusdem episcopii qui premium nullum inde sibi habere permitto ...•. (35) M.G.H., Dip/omata regum et imperatonlln Gennaniae, V, pp. 250-255. doe. 198a. GIUSEPPE SERGI 1170 ziale rispetto al vescovo: i rapporti sembrano normali, e in un atto non datato del vescovo Landolfo il « prepositus » Aldeprando e 6 fra i sottoscrittori ). Da un lato, dunque, quegli indizi sono da interpretare come normale manifestazione della politica di Enrieo III volta a contenere il potenziamento dei vescovi 7), dall'altra come prova della permanente distinzione fra il patrimonio della mensa vescovile e dei canonici 8), in anni in cui sul piano della gerarchia ecclesiastica edella vita religiosa qualehe dubbio esiste: e vero ehe due prevosti (Teuzo nel 1048 e poi Adamo nel 1065) sono sicuramente figure a se, elette dai canonici alloro interno 9), ma e vero anche ehe piu volte il vescovo stesso risultava « custos et prepositus » della canonica: anche se l'amministrazione dei beni canonicali non deve essere interpretata come prova della fusione fra i due patrimoni, sicuramente distinti. Con ogni probabilitä il vescovo Cuniberto (eletto, come s'e visto, nel 1046) e il medesimo Cuniberto ehe nel 1044 risultava prevosto del capitolo cattedrale (40): ma da un'attestazione del 1048 - quella relativa a Teuzo - sappiamo ehe non aveva mantenu to la precedente funzione, a differenza di Ogerio, ehe continuö a governare la canonica anche quando, neI 1075, era stato eletto vescovo di Ivrea (41). Nulla dunque e Ieggibile in termini di contrapposizione sernplice, di concorrenza a ruoli fissi. Il capitolo cattedrale probabilmente funzionava come collegio elettorale del vescovo (42), il vescovo talora guida anche il capitolo talora no, i marchesi hanno, con entrambi, rapporti ehe dipendono piu dalla veloce evoluzione della politica ecclesiastica di quei decenni ehe non da schiera- e e e e (36) Le carte dell'Archlvio del Duomo eit., p. 6. sg., doe. 3. (37) C. VIOLANTE, Aspetti della politica italiana di Enrico III prima della sua discesa in Italia (1039-1046), in Rivista storica italiana, 64 (1952), p. 298; CAPITANI, lmmunitä vescovili eit., pp. 75-120. (38) SERGI, Potere e territorio cit., pp. 236-238. (39) CASIRAGHI, Le strutture della diocesi cit., p. 528. (40) Ibid. (41) Ibid.; cfr, A. A. SETTIA, Cronotassi dei vescovi d'Ivrea, in Bollettino storico-bibliograjico subalpino, XCIII (1995), p. 256 sg. (42) Per indizi in tal senso del secolo XII err. A. D'ARRlGO,Progetto religioso e inserimento sociale dei capitolo cattedrale di Torino nei seeoli XI-XIV, Torino, 1997. dattiloscritto presso il Dipartimento di storia dell'Universitä di Torino, p. 38; per le tendenze generali err. E. DUPRE THESEIDER, Vescovi e citta nell'ltalia precomunale, in Vescovi e diocesi in Italia nel medioevo (see. IX-X/II). Atti del 11 Convegno di storia della chiesa in Italia (Roma 5-9 settembre 1961), Padova, 1964, pp. 60-70 e C. VIOLANTE, Ricerche sulle istituzioni ecclesiastiche dell'ltalia centrasettentrionale nel medioevo, Palermo, 1986, p. 54. SINCRONIE DI STORIA ECCLESIASTICA TORINESE 1171 menti predetenninati 0 da precise seelte strategiehe. Il diploma di Enrico III pub essere arrivato quando era ancora prevosto Cuniberto 0 quando giä c'era Teuzo: certamente fu una carta fondamentale per l'autonomia del capitolo, ma e probabile ehe - di la dalle intenzioni dell'imperatore - localmente non se ne facesse un uso contrappositivo. Negli anni seguenti la contessa Adelaide, interlocutrice sia di Benzone sia di Pier Damiani, si stava spostando su posizioni nettamente rifonnatrici. Cuniberto, dati i suoi rapporti, doveva guardare con interesse ad alcune idee riformatrici imperiali nel puntare - in alternativa al centralismo romano - alla vita comune del clero come rimedio alIa conuzione. E non e un caso ehe, fra 1063 e 1065, Cuniberto avesse ordinato canonico di Torino Nantelmo, un canonico di S. Lorenzo d'Oulx, sede sicuramente rifonnata (43). In quegli anni il vescovo di Torino stava ancora cercando un percorso preciso nella sua politica di equilibrio: siamo ancora lontani sia dal periodo piu nett amente antifonnatore degli anni Settanta edel conflitto con l'abbazia di S. Micheie (in cui, non dimentichiamolo, aleuni monaci erano in ogni caso schierati con lui e non con l'abate Benedetto 11(44», ma siamo anche lontani dalla rassegnata e collaborativa acquiescenza degli ultimi anni del suo episcopato (45). Non c'e dubbio che prima e dopo il diploma di Enrico III per i canonici, nel 1048 e nel 1054 (46), il vescovo Cuniberto da prova di voler potenziare particolannente il monastero cittadino piu legato alla protezione vescovile: S. Solutore. E monastero ehe nel corso del secolo XI risulta molto impegnato in potenziamenti patrimoniali, mentre il patrimonio canonicale appariva giä assestato e oggetto, per 10 piu, di disegni di riordino (47) ehe ancora a (43) FONSEC".Le canoniche regolari riiormate cit., pp. 346-347; Cfr. P. L. PATRl",La canonica regolare di S. Lorenzo d'Oulx ei De/fini: poteri /oeali e regionali a conironto (sec. XI-X/lI), in Esperienze monastiche nella val di Susa medlevale, a c. di L. PATRlA,P. TAMBURRlNO, Susa, 1989, pp.81-1I4. (44) WILLHELMI Vita Benedicti abbatis Clusensis, a cum di L. C. BETHMANN,in M.G.H., Scriptores, XlI. Hannover, 1856, pp. 197-203. (45) SERGI,I vescovi di Torino cit., p. 448. (46) Cartario della abazla di San Solutore di Torino, a cura di F. COGNASSO, Pinerolo, 1908 (Biblioteca della Societä storica subalpina, 44), pp. 22-24, doe. 10; pp. 25-26, doe. 11. (47) Proprio Cuniberto «de parte canonici domini Salvatoris • nel 1067 stipula una permuta per ottenere terre «ultra fluvio Padi (. ..) in loeo et fundo Carello '. cioe in un'area in cui il capitolo tendeva a specializzare la sua presenza: Le carte dell'Archivio del Duomo cit., pp. 14-16, doe. 7; per la collocazione della localitä scomparsa cfr. A. A. SETTlA,Insediamenti abbandonati sulla co/lina torinese, in Archeologia medievale, II (1975), p. 254. 1172 GIUSEPPE SERGI meta del secolo XII - come risulta dal diploma di Federico I per il vescovo Carlo (48) - mantengono un'ispirazione di complementaritä rispetto alIa topografia dei beni della mensa vescovile. S. Solutore e anche monastero ehe comincia, da alIora, a competere con il capitolo cattedrale nella funzione di sede ambita per la collocazione di membri delle principali famiglie torinesi: anche se e un ruolo meglio dimostrabile sulla base della documentazione successiva (49). Tuttavia il capitolo cattedrale continua a funzionare da sede collegiale di condensazione dei rapporti fra societä cittadina e cattedra vescovile, un elemento di equilibrio ehe condiziona, inducendo alla moderazione, le iniziative dei singoli presuli: anche per la capacitä di riflettere, al proprio interno e nel proprio ordinamento, gli sviluppi delIa politica ecclesiastica sovralocale, assorbendo principi di vita comune cari alla riforma e suggerendone le idee portanti allo stesso ordinario diocesano: ricordiamo ehe l'ordinazione canonicale di Nantelmo giä canonico a Oulx (50) era avvenuta aleuni anni dopo ehe la canonica ulciense era stata «riformata », anche per l'intervento del marchese Oddone edella moglie Adelaide, ehe nel 1057 avevano affermato la necessitä del celibato non ancora scontata per Oulx (SI). La fase di armonia fra l'imperatore Enrico In e la sede romana - precedente il 1061 e l'elezione pontificia di Anselmo da Bag. gio con il norne di Alessandro II (52) - produce una politica ecclesiastica non leggibile in termini netti. Quei rapporti buoni con Roma non risultano, infatti, paralleli a una posizione decisamente filovescovile: perehe il contenimento dei poteri temporali dei vescovi appare, per Enrico Ill, in continuitä con una parte della politica degli Ottoni cosl come e stata rivisitata dalla storiografia piu recente (53). Cost l'imperatore, otto anni dopo aver favorito il capitolo cattedrale torinese, aveva stipulato accordi per il matrimonio del figlio primogenito Enrico con Berta, figlia di Adelaide (48) SERGI, L'aristocrazia cit., p. 187. (49) ID., Nuclei di autonamia signorile e monastica ne! Torinese, in Storia di Torino, I cit., pp. 573-575. (SO) Sopra, n. 45. (51) ANDENNA, Adelaide e la sua {amiglia cit., p. 86 sg. (52) G. MICCOLI, La storia religiosa, in Storia d'ltalia, IIII: Dalla caduta dell'lmpero romana al secolo XVIII, I ,Torino, 1974, p. 492 sgg. (53) Sopra, n. 37. SINCRONIE DI STORIA ECCLESIASTICA TORINESE 1173 e di Oddone, sottolineando COS! iI suo occhio di riguardo per il potere civile torinese (54). Cuniberto si muove, in questo contesto e in quello - successivo e piu aspro, degli anni Enrico IV - non solo con la giä ricordata moderazione, ma anche con oscillazioni nette ehe dipendono dalla difficoltä di instaurare confini fra linee generali de] tempo: la ricchezza delle basi patrimoniali dei vescovi e le ambizioni episcopali verso diritti di giurisdizione civile; il lassismo verso usi prerifonnatori e l'alleanza con l'impero; la disponibilitä verso la riforma centralistica romana e la parallela tentazione di riforma vescovile, nuova negli obiettivi e vecchia nella difesa delle consuete gerarchie locali. Non e un caso ehe, mentre Cuniberto condivide le seelte di una sinodo romana del 1063 volta a presentare la vita comune come antidoto al matrimonio dei chierici (55), 10 stesso vescovo non si sia mosso nella sua diocesi con fenna determinazione, meritandosi la sospettosa considerazione di Pier Damiani (56). La lettura degli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta del secolo XI a Torino non contiene certo elementi per considerare contrapposti il mondo monastico e queIlo vescovile (57): ne nell'obso]eta ipotesi locale di monasteri favoriti dai marchesi e in quanto tali schierati contro i vescovi (58), ne sulla vecchia linea interpretativa di un generale movimento monastico precocemente «romano» e in quanto tale centralistico e antivescovile 9). Certamente un organo collegiale come iI capitolo poteva riflettere meglio, al proprio interno, nuove istanze rifonnatrici (60). Ma di quale riforma? La «chiesa marchionale » provvisoriamente realizzata dagli Arduinici sembrava collimare con alcune idee riformatrici imperiali nel puntare - con obiettivi piu limitati e in sostanziale alter- e (54) Sopra, n. 12. (55) ANDENNA, Adelaide e la sua (amiglia cit., p. 92; V. FUMAGALLI, 11 potere civile dei veseovi italiani al tempo di Ottone I, in I poteri temporali dei veseovi in ltalia e in Gennania nel me. dioevo, a cura di C. G. MOR, H. ScHMlDINGER, Bologna, 1979 (Atti delIa Settimana di studio, Trento, 13-18 settembre 1976), pp. 77-86. (56) SERGI, I vescovi di Torino cit., p. 446. (57) G. TABAcco, Spintualitä e cultura nel medioevo. Dodici percorsi nei territori dei potere e della [ede, Napoli, 1993, pp. 75-96. (58) Sopra, n. 5. (59) Nuova impostazione in G. M. CANTARELLA, I monaci di Cluny, Torino, 1993, p. 189 sgg. (60) Sopra, n. 45. 1174 GIUSEPPE SERGI nativa rispetto aI centralismo romano - sulla vita comune del dero come rimedio a vari aspetti della conuzione. Il vescovo Cuniberto, d'altra parte, certamente non era corrotto (e spesso, ormai 10 sappiamo, i vescovi filoimperiali non erano per ciö stesso simoniaci (61». Il suo progetto comune con i marchesi, suI piano ecclesiastico, ne frenava le ambizioni temporali (ehe infatti risuItavano rallentate rispetto agli anni di Landolfo), perehe non intendeva mettersi in competizione con i suoi assidui collaboratori laici. Il suo stretto rapporto (prima come prevosto, poi come vescovo) con i canonici della cattedrale fa si ehe maturi un'assidua consuetudine con la dimensione riformatrice della vita comune. Queste pratiche quotidiane (insieme con i giudizi non netti dell'antiformatore Benzone edel riformatore Pier Damiani) inducono a ritenere ehe la chiesa torinese di quegIi anni (sia il vescovo sia i canonici) abbia tentato di affermare - e non soltanto per i rapporti con i marchesi - un tipo di riforma «vescovile » assimilabile a esperienze renane (62). Diffidente verso l'atteggiamento eversivo dei patarini e di molti vallombrosani - considerati invece con simpatia negli ambienti romani dagli anni Sessanta in poi (63) - la chiesa torinese puntava sull'ordine 'interne', puntava a combattere dispersioni e conuzione rafforzando l'autoritä della gerarchia ecclesiastica della singola diocesi: secondo un modello ehe, fino aI papato di Gregorio VII, appariva anche esportabile. GIUSEPPE SERGI (61) Tra le ultime messe a punto G. M. CANTARELLA, Per una storia delle istituzloni ecclesiastiche nel medioevo, in Arti e storia nel medioevo, I: Tempi, spazi, istituzioni, a cura di E. CsSTELNUOVO e G. SERGI, Torino, 2002, pp. 383-386. (62) TABACCO, Spiritualitä e cultura cit., pp. 75-96; H. PATZE, Christenvolk und. Territorien », in La Cristianitä dei secoli Xl e XII in Occidente: coscienza e strutture di una societä, Milano, 1983, pp. 146-212; alia base di molte considerazioni successive c'e O. KÖHLER, Das Bild des geistlichen Fürsten in den Viten des 10., 1/. Und 12. Jahrhunderts, Berlin, 1935, p. 46 sgg.; G. CASIRAGHI, La collegiata di S. Maria: un tentativo di riforma vescovile, in 11rifugio del vescovo cit., pp. 45-80. (63) Per il superamento, solo negli ultimi anni di Alessandro 11, delle diffidenze romane verso i Vallombrosani, efr. Mrccou, La storia religiosa cit., p. 495 sg.