FRANCESCO DI LAURO Un grande maestro artista sensibile

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FRANCESCO DI LAURO Un grande maestro artista sensibile
FRANCESCO DI LAURO
Un grande maestro artista sensibile “ cantore” della città di Pescara
Francesco Di Lauro è uno dei principali protagonisti
dell’arte figurativa della seconda metà del Novecento
abruzzese, che nelle sue opere è riuscito a coniugare
tradizione e modernità , raffigurando il mondo abruzzese
intriso di valori e consuetudini con uno stile originale ed
innovativo , caratterizzato da un audace uso del colore.
Profondamente riconoscente e legato alla propria terra ha
saputo rappresentare la “cultura” dello studio delle
proprie origini e dell’amore per le stesse riuscendo a
cogliere e trasporre sulla tela gli aspetti significativi della
vita quotidiana della gente.
Nasce a Guardiagrele il 12-2-1933 ma si trasferisce fin da piccolo con la famiglia a
Pescara città con cui stringe nel tempo un legame profondo, sincero, sanguigno.
Sin dalla più tenera età manifesta la sua passione per l’arte pittorica, passione che
non abbandonerà mai.
Conseguita la maturità presso il Liceo Artistico di Pescara usufruendo dei preziosi
insegnamenti di famosi e rappresentativi maestri abruzzesi, quali Misticoni,
Melarangelo e Gammelli ; pur prediligendo l’arte pittorica apre un colloquio con
altri linguaggi di attività espressive , è figurinista, ceramista pubblicista, , designer ,
e grafico. Lavora soprattutto nel suo studio di Pescara , lontano dal mercato
dell’arte, dove realizza dei veri e propri capolavori che si ispirano alla propria terra
, alla propria gente, alle generazioni di un Abruzzo lontano dai gesti semplici e vitali
dalla raccolta delle olive alla pesca.
E’ questo Abruzzo sano e solare che Di Lauro porta nel mondo : AL Museum of
Modern Art di New York , al Museo d’arte figurativa Puskin di Mosca , alla Galleria
d’arte Moderna di Roma , e ancora a Stoccolma , Parigi, Detroit, città in cui vive e
lavora per diversi anni , anche qui cogliendo gli aspetti significativi della vita
quotidiana della gente del luogo. L’arista muore a Pescara nel 1999.
LE SUE OPERE
La sua produzione copiosa densa di soggetti interessanti , resi con una figurazione
personale e fortemente espressiva, è conservata con amore dalla sorella Maria
Luisa.
Francesco era molto riservato, lavorava continuamente impegnandosi nella
pubblicità, nella ceramica, nel designer, ma le sue predilezioni erano la grafica e
soprattutto la pittura ad acrilico su tela.
Pur avendo partecipato ad importanti esposizioni e risieduto per due periodi distinti
in America , rare volte ha esposto in Abruzzo, tuttavia con successo.
Conduceva una vita semplice , operativa, solitaria ma ricca di riflessioni, ricordi,
letture, idee, progetti. Una personalità seria ma sfiorata dall’intelligente soffio
dell’umorismo, che permetteva al suo volto di assumere una espressione convincente
e umanamente vicina all’interlocutore. Ritrae sia nelle tinte dense del sole e della
terra bruciata sia nelle tinte chiare e profonde del mare con l’immediatezza di giochi
geometrici dai toni brillanti.
I suoi soggetti sono le “lavandaie dannunziane”, le
pescivendole, i castagnai, i braccianti e i pescatori
riscoprendo i valori della gente
contadina e operaia: lavoratori sia
singolarmente nella quotidianità
sia nel
lavoro collettivo
simboleggiato da cantieri e
campagne dense di uomini e donne
di un Abruzzo ‘vergine’
Lo hanno definito "l'ultimo cantore pittorico dell'emigrazione italiana. In quanto è
riuscito a trattare, sotto forma di un originale figurativismo, la tematica
dell'emigrazione, integrandola con le esperienze vissute direttamente.
I suoi dipinti appaiono di una semplicità fresca e disarmante densa di toni vivaci e
caldi, di figure umane e cose spesso accalcate, affidate ad una rappresentazione
elementare caratterizzata da forme grossolane e distorte, da un espressionismo quasi
grottesco. Ama le classi umili in primo piano in una visione prismatica in cui il
colore ferma il tempo ed unifica lo spazio e definisce l’essenza delle persone
rivendicando per loro l’eternità della rappresentazione . Gli uomini e le donne
vivono nella realtà dei toni , sono parte integrante dei colori, ne deriva un
atteggiamento giocoso dell’autore , che vivacizza il grigio del quotidiano e
l’uniformità della routine a cui sono legate le sue creature conferendo loro una
vivezza infantile e l’assoluta eguaglianza degli uomini , delle cose, delle piante ,
degli animali di fronte all’osservatore.
La maggior parte delle sue opere , esposte nel 2008 in una mostra al Museo delle
genti d’Abruzzo, sono state suddivise in tre sezioni .
Nella prima erano raccolti i quadri più grandi, quelli che raffigurano la veduta di
una città viva in funzione del mare. Tra le opere : “ Rematori ”, “ Paranze”, “ Molo
nord”, “ Gli innamorati” e la “ La sciabica”.
Alla prima sezione appartengono anche
due lavori legati tra loro e che si
riferiscono a una tematica storica e sociale
:
“ Pescara 31 agosto 1943” un dipinto
ispirato al primo bombardamento avvenuto
in città nel corso del secondo conflitto
mondiale; in primo piano delle donne e
degli uomini si aggirano attoniti tra i resti
di mura , sul retro emergono ,come da una
lontana reminiscenza, figure che si muovono tra forme architettoniche sconnesse
con gesti precisi e decisi e sembrano preannunciare quanto si vede nel quadro dal
titolo “ Cantiere” che rappresenta il momento successivo al disastro quando emerge
la volontà della ricostruzione per la quale degli uomini s’impegnano con febbrile
alacrità .
Nella seconda sezione intitolata “ Quando anche il piccolo formato è grande” erano
raccolte opere della stessa misura : cm. 30 x 40 e cm. 10 x 15, si tratta di tante brevi
e intense immagini di donne e uomini impegnati in attività diverse anche colti
in atteggiamenti di riposo o di meditazione.
La terza sezione riguarda “ Gabriele
D’Annunzio e la sua Pescara. Di Lauro
soprattutto attraverso la grafica,
rappresenta una città del primo
Novecento ancora divisa in Pescara
Porta
Nuova
e
Castellammare
proponendo le “sue” figure che , pur
indossando sempre gli stessi panni ,
vesti semplici, soprattutto per le donne
spesso ammantate, assumono ruoli
diversi in epoche varie.
In questo settore prendono largo spazio i disegni in bianco e nero e quindici
vignette a colori che l’autore dedica a Gabriele D’Annunzio che ritrae con la
maestria di un vero e proprio figurinista con le sue impeccabili divise e completi di
alta sartoria.
Si tratta di una sequenza di scene caratterizzate dall’ironia, dalla cura del
particolare, dalla vivacità dell’idea , dalla spigliatezza del segno.
Tra le opere dedicate alla sua città merita particolare menzione un dipinto dai colori
accesi ( acrilico 30x40) dedicato al santo patrono di Pescara Cetteo a cui dà
finalmente un volto e lo raffigura tra i torrioni di Porta Nuova e le paranze. “ Una
città, diceva Di Lauro, deve avere un’anima e l’immagine del patrono può servire a
riunire tutti i punti della città”.
Meritano menzione due piccoli capolavori : “La fanciulla che rimira la coccinella”
una deliziosa e amabile composizione e “ I ramai ” in cui si coglie , nella sua piena
misura, nella compressione impressa ai due personaggi, la forza non comune
dell’autore che si rivela come una delle componenti più rappresentative della sua
personalità.
Ma questa è solo una parte delle sua della sua produzione che comprende altre tele e
molti disegni e interessanti percorsi che meritano di essere conosciuti in
programmate esposizioni raccogliendo anche le opere che sono esposte a New Jork,
Mosca, Parigi, Stoccolma, Roma.
Dal carattere schivo , Di Lauro ha pagato la sua riservatezza con riconoscimenti
talvolta tardivi. Tuttavia oggi più che mai lasciando emergere una validità e uno
spessore che si rivelano senza tempo come prezioso lascito a questa città che lui ha
tanto amato. Tuttavia le opere di quest’artista , scomparso nel novembre di otto anni
fa, si impongono in maniera esponenziale , lasciando emergere una validità e uno
spessore che si rivelano senza tempo , come prezioso lascito a questa città che lui ha
tanto amato.
I documenti sono tratti da: “ Dizionario dei pittori”, “ Arte nuova oggi” ,
“ D’ Abruzzo”, “ Il Messaggero”, “ Il Tempo”, “ Il Centro”.
Le immagini sono tratte dal patrimonio fotografico di Maria Luisa Di Lauro che ne
autorizza la pubblicazione.
Ricostruzione storiografica a cura di Elisabetta Mancinelli email:
[email protected] tel. 0854210661