Il pronto soccorso anti-violenze
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Il pronto soccorso anti-violenze
Codice cliente: 5082295 Bergamo VENERDÌ 14 MARZO 2014 Il Cartellone Festival Film Meeting Nel finale anche la Bardot L’Accademia Carrara, è scontro sulle quote comunali Verso le elezioni Lista di sinistra in campo Gargano corre da sindaco A PAGINA 7 Tiraboschi A PAGINA 12 A PAGINA 6 Meteo bergamo.corriere.it Redazione: Piazza della Libertà 10 Tel. 035 411000 Fax 035 4110882 bergamo.corriere.it e-mail: [email protected] Oggi sab sole Vento: SW a 2 km/h Umidità: 57% 7° / 18° 8° / 19° 8° / 21° 7° / 18° nuvolo nuvolo sole nuvolo 18°C dom lun mar IMPIANTI CHIUSI, IL RILANCIO È POSSIBILE Picco di episodi al Giovanni XXIII. «È la punta di un iceberg, così i medici possono spezzare la catena degli abusi» LA STL E LE FERITE DELLA MONTAGNA Il pronto soccorso anti-violenze di DAVIDE SAPIENZA In un anno 260 casi. Femminicidi, piano di prevenzione negli ospedali N el 2006 in Val Sedornia, all’interno di un’area Zps (Zona protezione speciale) e nei confini di un inconsapevole Parco delle Orobie, alla montagna dell’Alta Valle Seriana fu inferta una grave ferita. La chiamarono «Pista del sole». Quell’impianto di risalita cambiò per sempre i connotati a una delle zone più particolari dell’arco prealpino. A Valbondione l’amministrazione comunale aveva ritenuto di «portarsi avanti» per realizzare il collegamento previsto dal progetto «comprensorio sciistico» che doveva unire Colere, Lizzola, Spiazzi di Gromo. Era autunno, tutto accadde in pochissimo tempo e all’insaputa di tutte le istituzioni preposte al controllo del territorio. Inquietante. Poi arrivarono i primi escursionisti della neve: rimasero scioccati da quest’opera la cui irregolarità fu poi ufficialmente appurata quando non serviva più. L’anno scorso, il Parco delle Orobie ha annunciato l’avvenuto ripristino grazie ai lavori iniziati da un iter di riparazione avviata dalla Comunità Montana Valle Seriana qualche anno prima. Ma solo dopo un esposto del Wwf. Quella pista resta il simbolo della lotta di venti associazioni riunite sotto il nome di Orobievive (sul loro sito ci sono tutti i documenti ufficiali), coordinamento che ha assunto un peso rilevante nella vicenda. La «Pista del sole» doveva fare da collegamento con quella che scendeva dal Pizzo di Petto: uno sciagurato progetto che avrebbe sventrato qualche decina di metri di roccia della vetta per una galleria di passaggio degli sciatori, sul Sentiero delle Orobie. Ciò avrebbe distrutto per sempre l’ecosistema del Lago di Spigorel (o Vigna Vaga), gioiello geologico sito in area carsica, divenuto più volte luogo di ritrovo di centinaia di «manifestanti» che pur di difendere un’idea di futuro diversa dall’anacronismo dei «comprensori sciistici integrati», quasi tutti in crisi sull’arco alpino, nonostante gli attacchi anche fisici subiti, hanno sempre e solo testimoniato camminando. A Valbondione nessuno aveva spiegato che costoro sono «a favore» di un’economia della neve legata anche agli impianti di risalita. L’esistente può essere implementato integrandosi con quell’universo in crescita esponenziale rappresentato da camminatori, scialpinisti, ciaspolatori. Basta andare in zona e contare: i numeri sono impietosi, ma la politica non conosce la geografia profonda e preferisce elargire promesse di sovvenzioni (il 20% del totale per il comprensorio). La Stl chiude e nessuno deve godere di questo. Perdere posti di lavoro perché chi amministra non ha l’immaginario adatto ad affrontare i tempi che cambiano, fa venire lo sgomento. Ora che la valanga politica è davvero scesa su Lizzola e Valbondione si prospettano tempi bui, ma si spera che possa nascere un dialogo pacifico e costruttivo perché la montagna qualche idea la offre sempre: basta pensare come lei, capirne i mutamenti e, come avviene da secoli, il rapporto uomoterritorio potrà rinnovarsi e aiutare chi ci vive e la presidia, a prosperare e vivere come merita. © RIPRODUZIONE RISERVATA di SIMONE BIANCO Le manovre eccezionali La psicologa Fidanzati e mariti troppo preoccupati della testimonianza che le loro compagne, o mogli, possono rendere ai medici dell’ospedale. «Tentano di non lasciarle mai sole e quindi di controllarle», è quanto racconta Simonetta Spada, responsabile di Psicologia clinica all’ospedale Papa Giovanni. Il pronto soccorso dell’ospedale di Bergamo nel 2013 ha curato 260 donne vittime di violenze domestiche e stupri. Il percorso protetto per le pazienti, cresciuto al Papa Giovanni negli anni, è ora applicato in tutti gli ospedali della provincia e anche i medici di base hanno seguito corsi di formazione per riconoscere i segni della violenza. «Non facili da cogliere — dice il direttore sanitario dell’ospedale, Laura Chiappa —, la prima grande difficoltà è convincere la donna ad aprirsi». A PAGINA 3 A PAGINA 2 «Gli aguzzini non lasciano sole le vittime» Il delitto di Cene «Impulsi aggressivi per l’effetto cocaina» Carcere per il killer di GIULIANA UBBIALI A PAGINA 4 Le prostitute: «In allarme quando arrivava la sua auto» di ARMANDO DI LANDRO A PAGINA 4 Il caso Arzago Dettori: «Prima si pronunci il Tribunale di sorveglianza» Monella, c’è l’ordine d’arresto Ma la procura prende tempo Palafrizzoni, gru da 72 metri per smontare un’altra gru P er smontare una gru nella stretta via Borfuro, ieri è stata installata in piazza Matteotti un’altra gru (nella foto Agazzi/Fotogramma), alta 72 metri: quasi 30 in più rispetto alla vicina Torre dei Caduti, che si ferma «solo» a 45 metri. Dalla gru davanti al Comune si è snodato un braccio lungo 60 metri e capace di sollevare fino a 5,5 tonnellate: passando sopra i palazzi, il braccio ha smontato, un pezzo per volta, la gru di via Borfuro. Un intervento eccezionale, che ha mobilitato 11 uomini per oltre dieci ore. La condanna definitiva di Antonio Monella, l’imprenditore di Arzago che ha ucciso un ladro, è arrivata alla Procura di Bergamo competente ad emettere l’ordine di arresto. Ma il procuratore ha deciso di prendere tempo, in attesa che il Tribunale di sorveglianza decida sulla richiesta degli avvocati di differimento dell’esecuzione. «Questione di giorni — dice —, per questo ho ritenuto ragionevole attendere». La chiusura di Lizzola Stl travolta dai debiti Già licenziati 6 lavoratori stagionali A PAGINA 7 Berbenni Il Comune risparmia sui calzini di SILVIA SEMINATI P A PAGINA 6 La famiglia che va di corsa In cinque e sono tutti runner A PAGINA 9 Spending review Per i dipendenti meno cravatte e divise. E devono durare di più alafrizzoni strizza l’occhio alla spending review e taglia le divise e gli accessori inutili dei suoi dipendenti. Qualche esempio? Gli ausiliari del traffico avranno in dotazione, ogni due anni, solo sei paia di calze collant blu estive e non più 12, mentre i messi comunali dovranno accontentarsi di un’unica cravatta blu, ogni triennio. Gli agenti motociclisti, invece, d’ora in poi potranno cambiare la fondina portapistola e il borsetto con tracolla solo quando saranno consumati. Gli Scanzi, due generazioni vincenti Piazza d’autore al Villaggio degli Sposi I libri più amati scolpiti nelle pagine di cemento di DANIELA MORANDI A PAGINA 5 Papà, mamma, due figlie e un figlio: sono gli Scanzi di Sovere, un’intera famiglia di runner, che ogni anno strappa almeno un trofeo. A PAGINA 11 Amaglio