In Toscana in bicicletta di Silvia Montevecchi

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In Toscana in bicicletta di Silvia Montevecchi
Libera Universita' Autobiografia
In Toscana in bicicletta di Silvia Montevecchi
(ovvero: cosa non si fa per arrivare all'Archivio dei Diari!)
...La mia bicicletta ha circa due mesi di vita: una city bike rossa, 21 rapporti, con la quale ho fatto circa 130 km, un po' sui
colli bolognesi, un po' nei dintorni di Cereglio, e una quindicina su stupende, alte montagne marchigiane.
Siamo ad agosto, mese delle frenetiche vacanze collettive, che io mi spendo invece nel tranquillo, quasi soporifero
Appennino, tra letture sul prato e crescentine ai Prà.
Capita poi che con l'unico amico biciclista quasi fanatico, decidiamo di condividere alcuni giorni di comune vacanza, e
mischiarci ai consumi automobilistici con il solo uso dei nostri pedali.
Succede così che nell'ultima domenica del mese del rilassamento, noi saltiamo sulle nostre due-ruote e ci avviamo a
varcare l'Appennino. Partiamo da Cereglio. Niente di più facile: 11 km. di discesa, per arrivare alla strada del valico, la
statale Porrettana. Da lì… poi si decide: se ce la si vede brutta, si può sempre salire sul treno!
Mentre scendiamo i tornanti che arrivano a Vergato, la domenica mattina è quasi fredda, specie nei punti d'ombra. In
lontananza, le curve di Montovolo, parco regionale, tutto fittamente boscoso, e affascinante. Non manca una sosta per
una buona colazione.
All'orizzonte opposto, le punte di monte Salvaro, di monte Sole, altro parco naturalistico, di struggente memoria, per la
strage dell'ultima guerra, le rovine degli eccidi, il monastero di don Dossetti.
Sono zone ricche di storia e di leggende, così magicamente raccontate dalla cinepresa di Pupi Avanti, in film fantastici
quali il "Magnificat", o anche "La via degli Angeli". Una terra patria per Marconi, per Morandi (Giorgio, mentre Gianni è di
qualche valle più in là), nonché di Alessandro Haber.
Passiamo Vergato. La salita è appena percettibile. Montovolo si avvicina. Riola. I cartelli come al solito sembrano messi lì
da un operaio un po' distratto; anzi no, forse era solo un po' bevuto. La sera prima l'aveva passata a divertirsi e quando
deve segnare la strada è ancora barcollante, e ha uno strano concetto di numeri e distanze. Così prendi uno svincolo, e il
cartello ti dice che sei a 3 km da Riola. Fai 500 mt. e un altro cartello ti indica che i km. sono 5. Scoprirai poi che forse
l'operaio distratto e brillo probabilmente faceva la tua stessa strada, perché sono innumerevoli i cartelli che indicano una
strana idea delle distanze.
Non è che siamo molto preoccupati. Km più, km meno, in ogni caso abbiamo da pedalare. Sosta d'obbligo alla chiesa di
Alvar Aalto. Bisogna ammetterlo: per quanto ci si sforzi, non è che dall'esterno sia molto fotogenica. Bisogna anche
sforzarsi un po' per capire che è una chiesa. Dentro è molto meglio, ma c'è funzione, no: non posso entrare coi braghini
e mettermi a fare foto! Okay, niente scatti per Alvar Aalto, e proseguiamo la deviazione verso la mitica Rocchetta Mattei.
Cioè: un tempo era mitica. Quando le sue cupole e i suoi ghirigori arabeggianti facevano fantasticare mondi lontani. Oggi
purtroppo, è quasi un complimento dire che sia in stato d'abbandono. E francamente, mi piange un po' il cuore. Non so a
chi appartenga, ma faccio fatica a capire come si possa lasciare che una costruzione del genere vada in distruzione.
"Scriverò a Sgarbi!" (…qualcosa dovrà pur fare!) Metto in funzione finalmente la mia Nikon, e poi riprendiamo il passo.
Anzi, il pedale.
Altra leggera salita fino a Porretta, anche lei ormai mitica. Resa ulteriormente tale (per chi non la conoscesse già) dalle
avventure amorose d'inizio novecento, di quella nonna così ben espressiva che scrive alla nipote "Và dove ti porta il cuore".
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La sua atmosfera da cittadina termale, con le gelaterie sul corso, e gli alberi, e il giardinetto, è sempre per me dolce e
familiare. Mi si sommano qui così tanti ricordi… di amici di ogni età, di quelli che non ci sono più, dell'Appennino
come era una volta… Perché è qui, a Porretta, che comincia "la strada bella". Le macchine sono un po' meno
numerose. La montagna è più verde, e la salita si fa più ripida.
Il percorso comincia ad essere più ombreggiato e più fresco. L'ascesa è molto ben sopportabile, e le fontane sono
frequenti e stupendamente gelate. Non faccio che bere e passare la testa sotto i tubi delle sorgenti, per rinfrescarmi dal
caldo di agosto, che comunque si fa sentire, anche qui.
Ogni volta che faccio questa strada, non posso non pensare a Guccini, e alla sua Pàvana, a quei racconti così struggenti
delle "Croniche epafaniche", e ogni volta, immancabilmente, mi ritrovo a cantare o anche solo a evocare con la mente,
quei versi sapienti, sofferenti, di "Amerigo". "…E Pàvana un ricordo, lasciato tra i castagni dell'Appennino, l'inglese
un suono strano, che lo feriva al cuore come un coltello. E fu lavoro e sangue, e fu fatica uguale mattina e sera, per anni
da prigione, di birra e di puttane, di giorni duri, di negri e di irlandesi, polacchi ed italiani, nella miniera…"
La strada sale, sale, Pàvana ci regala i suoi tornanti. Il bosco è meraviglioso, il torrente anche. Si vorrebbe che il mondo
fosse tutto così.
Da Porretta al valico sono 15 km circa (non si sa bene, per via del solito addetto brillo…), dopodiché… gioia di
tutti i biciclisti: comincia la discesa! E sono altri 15 km di tornanti, tutti a scendere, nel solare paesaggio toscano, tra i
pendii costellati di pini e di cipressi, e viti e qualche ulivo, fino a Pistoia. La biforcazione a destra verso Montecatini, ma
noi andiamo dritto, al centro città, dove accoglie la tipica architettura toscana, con quei marmi alternati di bianco e grigio.
Senza accorgercene, abbiamo fatto più di 80 km. (questo non ce lo dice l'addetto brillo, ma il nostro conta-km, che
supponiamo più affidabile).
Ci facciamo un bel giro per la città, tra le piazze, il palazzo dei Capitani, le belle stradine e il Duomo... Qualche turista da
tutta Europa, i negozi con le bellissime cartoline di una regione meravigliosa che forse il buon Dio ha voluto regalare a
noi. E nel caldo silenzioso della piazza, non mancano neppure i consueti tossici fatti. Peccato. Ma qualcuno che sta male
c'è sempre. Anche ad agosto. Anche quando noi siamo in vacanza.
E' pomeriggio, non vogliamo stare a dormire qui. Saltiamo così su un "locale" che ci porta a Lucca. Bellissima, come
sempre. Tanto bella e vivibile che non sembra neppure una città italiana. Forse per questo si vedono più olandesi, inglesi,
americani,… che lucchesi.
Una città che sembra fatta per pedoni e biciclette. Tutta intatta, con le sue mura medievali, i suoi alberi e i viali che
ricordano un'atmosfera da passeggiate in carrozza e signore con l'ombrellino… Ci fermiamo qui.
Ricerca di un letto: la mia vecchissima guida segnala un albergo a 2 stelle. Lo troviamo, ma nel frattempo sono diventate
3. Ha un'entrata superlusso. Entro ugualmente, chiedo se c'è una stanza e a quanto: "Sì, c'è, 350.000". Okay, gli dico,
ma vorremmo spendere meno, sa indicarmi un posto? "Beh sì, a 300.000" (…non capirò mai perché la gente spende
tanto per dormire…) No, vede, proprio …ancora meno. E' gentilissimo, si mette al telefono. In un minuto fa
quattro chiamate, e ci trova la soluzione fantastica: appartamento in affitto, 150.000 per due stanze e bagno, la cucina
non ci serve. Ci arriviamo dopo essere riusciti a perderci nonostante le perfette indicazioni, ed è carinissimo, restaurato,
pieno centro, antico, solo per noi, incluso spazio chiuso per biciclette!
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Inevitabile una bella mangiata con farro alla lucchese!
Primo giorno andato.
Secondo giorno. (Tranquilli: non è la Genesi)
Ci godiamo l'intero giro ciclabile delle mura della città. Che nostalgia! Si, provo nostalgia come se ci fossi stata: per
un'atmosfera bohemienne, per un mondo che penso dovesse essere meno distrutto e volgare, meno aggressivo e
nevrotico e inquinato. L'architettura di questa città stupenda, con i suoi incredibili giardini, rigogliosi, fitti, antichi, non può
non farmi andare con la mente ad un tempo che fu. Non posso non provare una sorta di rimpianto. …Mi perdonino
gli storici. Non evoco con idealismo cieco anni in cui so bene che le masse morivano di fame ben più di oggi. Eppure,
l'oggi che vedo, e vivo, e odoro, e assaporo giornalmente, ha tanto di bello, ma così tanto di drammatico e di allucinante,
che un po' di rimpianto me lo concedo. Forse, avrei preferito rinunciare a Internet, ma avere ancora nel mio paese
foreste da attraversare, e paludi, e montagne con lupi e orsi, e laghi su cui navigare….
Questa città è letteralmente invasa dai turisti stranieri (forse anche loro hanno sensazioni simili alle mie?).
Passiamo qui tutta la mattina, la giriamo in lungo e in largo, la respiro a fondo. Ci mangiamo la buona focaccia tipica, e si
riparte. Ci hanno suggerito la Pisana Vecchia, per andare a Pisa, onde evitare le strade più trafficate. 20 km circa, tutti in
pianura, ma li facciamo molto lentamente, fermandoci spesso a fare foto. Costeggiamo delle belle colline, e la strada è
alberata per lunghi tratti. Nel pomeriggio raggiungiamo S. Giuliano Terme, e il barettino di un bel giardino pubblico ci fa
due ottimi piatti di pasta. Riempiamo le borracce all'immancabile fontana del giardino. Altri 7-8 km, e siamo in Piazza dei
Miracoli.
Sosta contemplativa. In senso metaforico ovviamente: c'è un casino… Però è una massa educata. Nonostante le
centinaia di persone presenti, il volume generale è inspiegabilmente basso. A volte bastano 10 persone in un ristorante
per fare un baccano insopportabile. Forse qui sono tutti ammutoliti perché esterrefatti. Dalla bellezza? Dal caldo? Dalla
torre che sembra cadere da un momento all'altro? Boh!
Foto rituale, con le nostre bici ben cariche. Ripartenza. Giro per la città. E prendiamo la statale per Cecina-Roma. Degli
amici ci aspettano, in una meravigliosa cascina sulle colline del Chianti pisano. Prima destinazione, Collesalvetti, a una
15ina di km. Non è una bella strada, è molto trafficata, ma è forse l'unica, o comunque la più diretta e veloce. Alcuni km
dopo Collesalvetti, virata a sinistra, e comincia la salita.
Basta lasciare una statale per assaporare subito un'altra dimensione. Queste stradine vanno in piccoli paesini. Sono
strette, e le macchine piuttosto rare. Si possono sentire gli uccelli, gli odori degli alberi, le campane che suonano.
E questi paesini hanno strani nomi femminili: Luciana, Laura, Lorenzana… Chissà da dove vengono? Queste colline
hanno forse un passato di belle fanciulle…? (no: il mio amico indigeno mi spiega poi che vengono dai nomi di
antichi eserciti romani…) Ancora qualche km di su-e-giù. Meraviglioso. In quest'orizzonte, che già conosco, c'è
qualcosa di sublime. Siamo arrivati. …ho amici che hanno saputo scegliere bene dove piazzarsi a vivere….
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E' ormai sera. Anche oggi abbiamo pedalato un bel po'. Il conta-km segna 75.
L'accoglienza è calda, come sempre qui. Per questo ci si viene. E' una grande cascina, con gente di tanti paesi, e di ogni
età, nipoti, nonni, bisnonni: 3 anni, 8, 20, 25, 37, 40, 55, 60, …89.
Un grande pergolato d' uva avvolge la lunga tavola, dove c'è sempre posto per una sedia in più. Cibo semplice, genuino,
e la mia adorata panzanella!
Secondo giorno andato.
Terzo giorno.
Dio sì è riposato al settimo giorno. Noi che non siamo Dio… ci siamo stancati molto prima! Passo praticamente tutto
il tempo a godermi una grande amaca, con un libro molto molto carino ("Une année en Provence", per i curiosi) mentre
gli altri si godono piuttosto la piscina. Ho bisogno di non fare assolutamente nulla. La posizione orizzontale, in mezzo agli
alberi, va benissimo! Qualche chiacchiera con la nonna, con gli amici, con i piccoli. Enrico che raccoglie le cacche di polli
e maiali; un po' di lotta con le zanzare; Marcheline con i bambini sempre addosso;…
Osservo, respiro, odoro e ascolto ogni momento, dal mattino presto sino al tramonto, quando di nuovo ci accoglie il
pergolato, con sotto tanti bimbi, e un profumato barbecue.
Terzo giorno andato.
Quarto giorno.
Ci lanciamo per l'avventura più lunga. …Riusciranno i nostri eroi a raggiungere in bicicletta la terra del mitico
Archivio Nazionale Diari? …
Essere a ovest della Toscana, guardare la cartina, registrare che la meta è all'estremo est e bisogna quindi attraversarla
tutta… è come dire di dover andare in Australia in barca. Si è presi un po' dal sogno, un po' dallo sgomento. E
poi…, con molta filosofia, si parte.
Da Lorenzana, strada per Casciana Terme. Stupenda. Tutte colline coltivate, arate, grigie o verdi, o a vitigni. Un
paesaggio arido e isolato, in cui è bello perdersi, e sentire solo l'aria e il silenzio e il sole.
Da Casciana Terme a Péccioli, e da qui a decidere: direzione sud o nord per raggiungere S. Gimignano?!? Tutti i locali,
senza esitare, ci consigliano nord, via Castelfalfi, mentre la strada via Volterra è molto più brutta e trafficata, non adatta
al cicloturismo. Okay!
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Qualcuno ci dice che Castelfalfi è molto bella e ottima per fermarsi a mangiare. Ci avviamo con questa meta come
obiettivo. Nessuno però ci ha detto le distanze (né noi le abbiamo chieste) e così… ci ritroviamo a fare una strada
meravigliosa, isolatissima, con sporadici cartelli di centri agrituristici e aziende venatorie, … ma di Castelfalfi
nessuna traccia! Continuiamo a pedalare, anche perché pare essere l'unica attività possibile in simili frangenti, e intanto
l'ora di pranzo si avvicina, e con lei il sole più cocente, e niente: nemmeno un paesino, né un borgo, né uno straccio di
caffè a cui chiedere informazioni. Dall'abituale densità di popolazione tipica dello Stivale, sembra essere improvvisamente
sbalzati in Scandinavia!
Sono quasi alla frutta. Abbiamo lasciato Péccioli da ore e non so quanti km. E' l'1.30 e non sappiamo quanto manca,
mentre il sole mi ustiona, la strada è tutta in salita e non c'è uno straccio d'albero a cui ripararsi !!! Sto quasi per abdicare
e supplicare un trasporto dal primo furgone che passi. Ma fermandomi spesso sotto i pochi cespugli che trovo, e
spalmandomi di crema protettiva, resisto alla crisi. Quando arriviamo sono le 2. Il paesaggio attraversato è meraviglioso,
e anche Castelfalfi meritava lo sforzo. Solo, non a quell'ora! Ci trattiamo bene, ci facciamo un bel riposino, quindi un giro
per il castello.
Pomeriggio, si riparte. Altri meravigliosi saliscendi per km. in un verde prolungato e solitario, raro davvero nel nostro
paese. Boscose riserve di caccia ci consentono km di fantastica, fresca ombra. Poi si comincia a scendere. E finalmente
…eccola là, con la sua meravigliosa aria medievale: San Gimignano.
Anche qui mi prende l'evocazione. Le immagini di vita medievale mi assalgono con grande gioia. Ma non sono immagini
di secoli bui, di caccia alle streghe. Sono solo movimenti di gente contadina, di donne con lunghi sottanoni, di vita di
borghi, di piccoli mercati. Inevitabile anche il raffronto con Assisi, che molto le assomiglia. Entrambe queste città, così
meravigliosamente conservate, con il loro sassi, le loro stradine. Mi sembra ancora di vederli passare di qui, i cavalieri, i
poveri, i mendicanti, i crociati,… Quanta storia.
Vedere questa città con le illuminazioni della sera, passare la notte qui, è un regalo stupendo.
85 km di saliscendi, e quella tappa sotto il sole che mi ha sfiancata! Ma è stato bellissimo, e lo rifarei. Una bella cena con
immancabile Vernaccia.
Quarto giorno andato.
Quinto giorno.
No. I nostri eroi non ce la faranno a raggiungere in bicicletta il mitico Archivio… Devo essere là tra due giorni, e un
giorno alle mie gambe non basta per attraversare tutto il Chianti… Peccato, ci tenevo davvero. Sarà per la prochaine.
Da San Gimignano, scendiamo sino a Poggibonsi. Qui, carichiamo la bici sul pullman. Dobbiamo cambiare alcune volte,
così ne approfittiamo per brevi giri in città, ed è così che ci ritroviamo ad aver fatto, i 5 giorni, ben 5 province toscane:
Pistoia, Lucca, Pisa, Siena e Arezzo. Non lo avremmo mai fatto se fossimo stati in macchina!
A Siena c'è un mare di gente. Ad Arezzo, molto bella, le prove per la Giostra del Saracino. Ovunque facciamo tante foto,
ma mai potranno anche solo dare un'idea della bellezza di tutto ciò che vediamo in questi giorni.
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Da Arezzo, l'ultimo tragitto in bus, e qui la sorpresa più bella della vacanza, una cosa che volevo fare da tempo: saliamo
fino al Santuario della Verna, passando così attraverso ecosistemi diversissimi, e troviamo da dormire presso il santuario!
Sono al massimo della felicità.
E' un'atmosfera stupenda. Giorno feriale, c'è poca gente. Le foresti Casentinesi, l'alito di San Francesco… Quante
cose in così pochi giorni…
E' sera, ed entro nella chiesetta interna, con le bellissime ceramiche sacre bianche e azzurre. Poco dopo, è l'ora del
Vespro, una fila di francescani arriva per la preghiera. Chiedo se posso restare, "Sì", gentilmente. E così quando
cominciano… mi accorgo di essere circondata da una ventina di monaci sloveni! Se seguire delle preghiere
comprendendone il significato è di per sé un'esperienza mistica, esservi in mezzo senza capirle, ma vibrando al solo
suono evocativo di voci e cori ben educati, lo è ancora di più. Perché l'evocazione ha un potere ben più forte della
comprensione; questa tocca la mente, l'altra tocca lo spirito.
Questo bagno di musica e voci dall'est europeo continua per mezz'ora, e io decido di rimanervi fino alla fine, e di
assaporarmelo tutto.
Ora di cena. Una grande sala, dove non si sa con chi si capita a mangiare. Una coppia veneta ci fa compagnia: anche lui
è un biciclista di lungo corso!
Vado a letto felice. Quinto giorno andato.
Sesto giorno.
Mi godo ogni centimetro di questo meraviglioso santuario! Al mattino presto, da sola, nella Grotta delle Stimmate. Che
sensazione pazzesca trovarsi in posti così antichi. Sapere che quelle pietre hanno così tanti secoli, e quegli strapiombi e
quelle spaccature, dove si dice che Francesco si rifugiasse poiché erano il frutto del terremoto causato dalla
crocifissione di Cristo. Questo il motivo che giustificava la sua "follia". Come il dormire in un posto così profondamente
umido, da entrare nelle ossa, e causare malattia e morte.
Siamo saliti per uno dei sentieri di questo che ora è Parco Nazionale. In silenzio, perché per me è un luogo sacro. E qua
e là, giovani solitari, con le Scritture, e un quaderno, in meditazione e preghiera.
E poi ancora, il Precipizio, e il Sasso Spicco.
A pranzo, per la prima volta dalla partenza, ci ha raggiunti la pioggia. Aspettiamo che diradi e ci "tuffiamo" velocemente
sui bellissimi 20 km di discesa che ci separano da Pieve Santo Stefano: "Città del Diario". Al cartello, non può mancare una
foto di rito.
Trovo gli amici dell'Archivio. Trovo Beppe del Colle, che ancora si congratula per il mio libro, e il prof. Clemente, e
Andrea di Roma, e Silvia di Terre di Mezzo …
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Una cena ufficiale a dir poco esagerata (non riuscirò a dimagrire neppure dopo una vacanza in bicicletta?!) e poi… la
meta della settimana (ma non del viaggio): la presentazione del "Sogno ostinato" al Premio Pieve 2001. Sono
esterrefatta: è quasi…un'ovazione! Quante parole belle su di me e sui miei scritti! Quasi quasi… avrei voluto
uscire, perché mi prendeva la commozione. Che bello sentirsi apprezzati e ben voluti! Non pensavo, mentre le scrivevo,
che quelle parole avrebbero raggiunto e riscaldato e fatto sognare e respirare così tante persone… Bello!
Ci si saluta con dolcezza. Sesto giorno andato.
Settimo giorno.
Ancora un incontro nella due-giorni del Premio Pieve. Mi dispiace andare via. Mi piace questo posto, questa gente,
quest'atmosfera. Ma le vacanze sono finite, ahimè, e lunedì si ricomincia coi pupattoli.
Alle 13, pullman per Arezzo. Ricarichiamo le nostre bici, e poi da lì, in treno, fino a San Rufillo. 300 i km. pedalati. E' stato
bello. Progetterò altre vacanze in bicicletta.
Grazie, al mio caro amico che ha diviso con me questa settimana, con fatiche e gioie, e tante cose belle viste insieme, e
amici incontrati, e banchetti, e vino.
4 Settembre 2001, Silvia Montevecchi
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