30 - Buto On Line

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30 - Buto On Line
PAGINA 30
Cultura
Recensioni
Guido Gozzano
di Almo Paita
Domenica 3 agosto, nella magica atmosfera del Castello di Calice al Cornoviglio,
lo scrittore Almo Paita ha presentato il
suo ultimo lavoro: Guido Gozzano, la
breve vita di un grande poeta. L’opera
era già stata proposta alcuni giorni
prima nel programma delle serate estive
presso la biblioteca di Ceparana.
Almo Paita, del quale alcuni mesi prima
avevamo letto “Salvator Rosa, la
leggenda del pittore maledetto”,
continua a deliziarci con la sua prosa
chiara, scorrevole ed armoniosa le cui
pagine si leggono con facilità e trasporto
e con il desiderio di arrivare in fondo
all’opera senza interruzioni. In questo
libro Paita ci racconta la storia di Guido
Gozzano, poeta torinese nato nel 1883 e
morto nel 1916 il quale, pur nella sua
breve esistenza, ha vissuto intensamente
ed ha scritto composizioni che gli hanno
dato fama immortale. La sua vita è stata
caratterizzata fin dall’adolescenza da
una grave malattia, la tubercolosi, che
ne ha progressivamente minato il fisico
fino a portarlo alla fine a soli 33
anni.Guido ha sempre cercato di lottare
contro l’idea della possibile morte che
chiamava “la signora vestita di nulla”,
atteggiandosi ad una specie di ironia
esistenziale che appare frequentemente
nei suoi versi. Questa malattia non gli
permetteva concreti progetti di vita ed
ha condizionato negativamente anche la
sua storia d’amore con la poetessa “dalle
chiome viola” Amalia Guglielminetti,
che amava dolcemente ed era da lei
appassionatamente riamato. L’infanzia
era trascorsa fra Torino e la villa “del
meleto” ad Agliè Canavese, casa
immersa in un grande parco che è
sempre stata ricordata da Guido con
struggente nostalgia. I primi anni della
giovinezza, quando il male ancora non lo
prostrava, li passò per la maggior parte
nella città di Torino frequentando
convegni letterari, artisti ed un gruppo
di amici fra i quali Guido, sempre
elegante e signorile, spiccava nei salotti
mondani della città. Questa vita
abbastanza spensierata alla quale
facevano seguito anche le prime pubblicazioni di un certo successo, veniva
interrotta dalla definitiva conclamazione della gravità della malattia che, a
soli 24 anni, lo riduceva in uno stato di
salute preoccupante. Da allora il poeta,
pur con fasi di vita alterne fra speranze e
ricadute, passerà la sua esistenza alla
continua ricerca di località climatiche,
mare, montagna, campagna, che
potessero far reagire positivamente i suoi
“polmoni marci”, come lui stesso li
definiva. Negli ultimi anni di vita questa
ricerca lo porterà per mare a trascorrere
qualche mese in India, senza però
ottenere i miglioramenti sperati. Infine,
dopo essersi appassionato per qualche
tempo allo studio delle farfalle, “fiori
senza stelo”, scrivendo su questi insetti
anche un poema rimasto incompiuto,
dopo aver collaborato con grande partecipazione alla sceneggiatura di alcune
opere cinematografiche allora agli inizi,
moriva a Torino il 9 agosto 1916.
La poesia di Gozzano ricalca un po’, nel
modo di esposizione, la prosa di Paita: è
semplice e lineare anche se presenta
concetti profondi sempre espressi con la
massima chiarezza: leggendo i suoi versi
sembra di osservare un quadro perché
personaggi, ambienti e paesaggi
vengono dipinti con naturalezza,
sensibilità ed efficacia rappresentativa.
Valga per tutte la prima strofa sulla
partenza della madre “Un bacio. Ed è
lungi. Dispare / giù in fondo, là dove si
perde / la strada boschiva, che pare / un
gran corridoio nel verde.”. Sembra di
essere con il poeta, vedere quello che lui
vede e provare le sensazioni che lui
prova.
Nel libro, Paita, oltre al racconto della
vita del poeta e la presentazione delle
poesie più belle, ci descrive con grande
realismo la Torino del primo Novecento,
una città ancorata alle tradizioni
borghesi maturate nel periodo in cui era
capitale del Regno ma che già viveva i
fermenti preindustriali che avrebbero
portato all’affermazione di un diffuso
proletariato. Grande fermento anche dal
punto di vista culturale con i salotti
borghesi sempre frequentati dai migliori
artisti del tempo e con iniziative di
risalto nazionale.
Vivissimi complimenti ad Almo Paita
per avere scritto questa storia di grande
interesse umano ed artistico che
coinvolge a tal punto da farsi leggere
tutta d’un fiato.
Norberto Croce
LA GAZZETTA DEL VARA
Notiziario delle pro loco
“La Repubblica”: un abbaglio contro le 6000 pro loco
Spett.le Redazione de “La Gazzetta del
Vara”.
Sono
Jacopo
Cattaneo,
Presidente della Pro Loco “Ponte
Vecchio” di Borghetto Vara. Con questa
lettera desidero far conoscere a tutti i
lettori il breve articolo che è apparso su
“La Repubblica” il giorno 15 Agosto
2008 nel quale il giornalista Alberto
Fiorillo ha ingiustamente attaccato
l’operato delle quasi 6000 Pro Loco
sparse in tutto il territorio italiano.
L’articolo in questione è il seguente:
Lo “scandalo” di Pro Loco e Consorzi:
un ente promozionale ogni tre alberghi
Dopo anni di crescita ininterrotta, gli
stranieri in viaggio verso il nostro Paese
si sono fermati. Dal 2000 non crescono
più gli operatori del settore; da Confindustria a Federalberghi, sono concordi
nel denunciare che l’Italia non sa
vendere se stessa all’estero. Eppure gli
enti di promozione turistica non
mancano: tra APT, Pro Loco, consorzi
per la valorizzazione di questo o di quel
territorio ce ne sono più di 12 mila. In
pratica è come se ogni tre alberghi (in
tutto sono 33 mila) ci fosse una
struttura di public relation pagata con
fondi statali o degli enti locali. “Da noi
manca la capacità di fare marketing”
afferma Bernabò Bocca, presidente di
Federalberghi,
“l’intelligenza
di
vendere il prodotto Italia nel suo
insieme, anziché scatenare una sciocca e
improduttiva concorrenza tra campanili”. L’ultimo tentativo di aprire una
vetrina che promuovesse il Belpaese nel
mondo, il portale Italia.it realizzato dal
Ministero dei Beni Culturali, è fallito.
Costato 7 milioni, è stato chiuso a
gennaio,
dopo
un
anno
di
(contestatissima) attività. (Alberto
Fiorillo)
Non sono un giornalista e tantomeno
ricopro
importanti
posizioni
nell’Unione nazionale delle Pro Loco
d’Italia, però, pur riconoscendo che il
problema sollevato sia notevole e
richieda una discussione molto approfondita, ho pensato, insieme a molti
altri presidenti delle varie Pro Loco
italiane, che fosse importante rispondere all’ingiusto attacco del Signor
Fiorillo dal momento che sono state
duramente colpite delle associazioni che
hanno fatto del volontariato e della
promozione culturale e turistica un loro
punto fermo.
Io ho 25 anni e da 6 sono consigliere
della Pro Loco del mio piccolo paese, un
insieme di 500 persone, una decina di
cani e un po’ di galline che ormai
vecchie e stanche non fanno più
nemmeno quelle tre o quattro uova per
preparare lo zabaione al mattino
quando ti alzi. Sei anni fa, prima di
mettermi in lista come consigliere
dell’Associazione che oggi presiedo devo
dire il vero che ero anch’io molto
perplesso. Per chi non è addetto ai
lavori spesso non è facile comprendere
cosa sia e a cosa possa servire una Pro
Loco. Avevo seri dubbi che queste
associazioni potessero servire a
qualcosa: cosa puoi fare con tre soldi e
poca forza lavoro in un paese dove
nemmeno le galline fanno più il loro
dovere? Ero fermamente convinto che
le persone che allora vi spendevano il
proprio tempo non avessero avuto
nient’altro da fare, erano lì per passare
un po’ di tempo e mettere insieme un
po’ di gente, ogni tanto, con qualche
iniziativa
culturale
o
artistica.
Nell’estate del 2002, però, mi è capitato
di stare più a contatto con questi “quattro perditempo” (era così che li
definivo) che lavoravano nella Pro Loco
e ho sentito che forse sotto c’era
qualcosa di buono. Nel Novembre di
quello stesso anno sono diventato
segretario della Pro Loco ed è così
cominciato un percorso in salita che mi
ha portato a crescere fino a diventare
Presidente dell’Associazione e a
conoscere
il
fantastico
mondo
dell’UNPLI. Dopo alcuni anni ho
capito che quel qualcosa di buono che
avevo percepito tempo addietro era il
grande entusiasmo che quelle quattro
persone mettevano nel fare le cose,
anche le più piccole e insignificanti e il
profondo rispetto che avevano per il
loro paese e per le persone che in esso
vivono. Sembrava quasi che volessero
far fare delle uova da mezzo chilo
all’ormai famoso gruppetto di galline
vecchie. E oggi che comincio ad avere
una piccola esperienza da “prolochino”
posso garantire che non c’è stipendio
più grande che vedere le persone del tuo
paese partecipare ad una manifestazione, ad un evento, ad una giornata
commemorativa organizzata con mille
sacrifici e tante ore di lavoro gratuito di
persone che, con un eufemismo, potrei
definire eccezionali. Quando una
persona anziana, timidamente, mi
ferma per la strada e mi dice “grazie per
tutto quello che hai fatto per
Borghetto” faccio un sorriso, ringrazio
io per la partecipazione e mi allontano,
proseguo lungo la mia strada, dicendo “è
stato un piacere”; qualche metro più in
là, però, sono sincero, qualche volta mi è
quasi scappata una lacrima. Può darsi
che a questo punto qualcuno, leggendo
questa risposta al sopra citato articolo,
si chieda come mai a 25 anni mi spenda
così tanto per un paese con 500 anime e
il resto di animali già citati. Sicuramente
perché capisco che la Pro Loco molte
volte è un unico punto di aggregazione
esistente, perché tramite l’azione del
volontariato, che amo e rispetto profondamente in ogni sua forma, si riesce a
valorizzare un patrimonio culturale,
gastronomico, immateriale e tradizionale che altrimenti potrebbe andare
perduto per sempre, perché promuovere
il proprio territorio a livello turistico
crea un beneficio che indirettamente
coinvolge l’Italia intera.
Queste sono le parole con cui ho voluto
rispondere direttamente al Sig. Fiorillo,
ma allo stesso tempo mi rivolgo a tutti
coloro che possono avere dei dubbi
sull’operato delle Pro Loco. I miei
sentimenti e il mio entusiasmo finora
descritti devono essere moltiplicati per
6000 Associazioni, in ognuna delle quali
ci saranno una media di dieci consiglieri
che non percepiscono un euro, anzi,
posso assicurare che nella grande
maggioranza dei casi è più facile che i
consiglieri stessi spendano proprie
risorse economiche per portare a
termine nel migliore dei modi una
manifestazione o per promuovere nel
migliore dei modi il proprio territorio. Ci
tengo poi a sottolinearle che la valorizzazione della gastronomia locale e delle
sagre di prodotti tipici non danneggia
assolutamente le attività commerciali.
È vero che nel giorno in cui si svolge la
manifestazione i ristoranti, le pizzerie, i
negozi di gastronomia ecc... possono
registrare un calo delle presenze, ma
tante volte non si pensa a quanta gente
residente fuori comune partecipa a
questi eventi gastronomici. Molte di
queste persone, in special modo se si
sono trovate bene e se hanno degustato,
nonché in molti casi assaggiato per la
prima volta, prodotti tipici di qualità,
spesso ritornano anche durante il resto
dell’anno, prenotando nei locali che sono
presenti sul territorio e andando a
ricercare quelle specialità proposte
durante la sagra o la festa paesana. Per
non parlare poi delle serate in cui si
organizzano concerti o spettacoli di un
certo livello che richiamano centinaia di
persone anche da luoghi lontani le quali
prima di assistere allo spettacolo cenano
con la famiglia nelle pizzerie e nei
ristoranti che trovano in loco.
Con tutto questo rimane il fatto che è
necessario far crescere il coordinamento
tra i vari tipi di associazioni che
svolgono attività di promozione
turistica su tutto il territorio nazionale,
nonostante le Pro Loco stiano crescendo
molto anche in questo senso sfruttando
delle risorse gratuite rappresentate dal
volontariato.
Una cosa comunque è certa: offendere le
Pro Loco significa offendere un importante ramo del volontariato del nostro
Paese. La fatica che una Pro Loco fa per
arrivare in fondo a qualche progetto, ad
un evento, ad una qualsiasi iniziativa è
grande, richiede sacrificio, passione e
amore per il proprio territorio. Tante
volte solo per ottenere un briciolo di
credibilità e di rispetto è necessario
lottare per molto tempo, le nostre
Associazioni purtroppo non sempre
hanno l’appoggio di grandi testate
giornalistiche o di emittenti televisive;
quello che si riesce a costruire con le
persone e con le Istituzioni dello Stato è
frutto di tante ore di lavoro e, spesso, di
tante ore di nervoso. Attacchi come
quello sopra citato possono rendere
ancora più difficile il grande lavoro che
viene svolto dai “prolochini”, un lavoro
che modestamente, considero prezioso e
utile per la nostra splendida Italia. Mi
farebbe piacere iscrivere il Signor
Fiorillo alla mia Pro Loco o ad un’altra
qualsiasi, perché vorrei che potesse
toccare con mano la ricchezza di queste
Associazioni e delle persone che in esse
operano indistintamente da Nord a Sud.
Mi farebbe piacere potergli far conoscere
quel famoso gruppo di galline stanche
che fanno poche uova, ma con una tale
passione e un tale entusiasmo che diventano uova di mezzo chilo.
Jacopo Cattaneo
Astroradio FM 108
www. astroradio.it
summer
station 2007
email: [email protected]