scheda di sala - - Teatro Comunale di Monfalcone

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scheda di sala - - Teatro Comunale di Monfalcone
Giovedì 14 gennaio 2016 ore 20.45
‘900&oltre
BARNABÁS KELEMEN
violino
JOSÉ GALLARDO
pianoforte
BÉLA BARTÓK (1881 – 1945)
Sonata n. 2 per violino e pianoforte
- Molto moderato
- Allegretto
LEOŠ JANÁČEK (1854 – 1928)
Sonata per violino e pianoforte
- Con moto
- Ballada
- Allegretto
- Adagio
***
BÉLA BARTÓK
Rapsodia n. 1
GEORGE ENESCU (1881 – 1955)
Sonata n. 1 per violino e pianoforte
- Allegro vivo
- Quasi adagio
- Allegro
Gli interpreti
“Artista dall’innata musicalità e dalle supreme abilità
tecniche” (The Guardian), il violinista ungherese
Barnabás Kelemen ha catturato l’attenzione della
critica musicale mondiale, anche grazie ai prestigiosi
riconoscimenti in concorsi internazionali come il Terzo
Premio al Queen Elisabeth Competition di Bruxelles 2001
e il Primo Premio all’International Violin Competition
di Indianapolis nel 2002 . Nel suo repertorio, che spazia
dalla musica classica alla musica contemporanea, si
ricordano numerose prime esecuzioni ungheresi e
mondiali, tra le quali i Concerti per violino e orchestra di
Ligeti e Schnittke e opere violinistiche della Gubaidulina
e di Kurtág.
Barnabás Kelemen collabora con orchestre
del calibro della BBC Symphony, la American
Symphony, la Helsinki Philharmonic, la Hong Kong
Philharmonic, la Filarmonica Nazionale Ungherese,
la Indianapolis Symphony, la London Philharmonic,
la Radiophilharmonie Hannover e la Yomiuri Nippon
Symphony, con direttori di fama mondiale come Olari
Elts, Iván Fischer, Sascha Goetzel, Vladimir Jurowski,
Zoltán Kocsis, Dmitri Slobodeniouk, Masaaki Suzuki,
Gábor Takács-Nagy e Krzysztof Urbanski.
Ha suonato alla Concertgebouw di Amsterdam e la
Carnegie Hall di New York con Zoltán Kocsis e Shai
Wosner.
Nel 2010 ha fondato il Quartetto Kelemen, (vincitore
della medaglia d’argento, del premio del pubblico e del
Musica Viva Grand Prize al Melbourne International
Chamber Music Competition 2011 e del Premio Paolo
Borciani di Reggio Emilia nel 2014), con il quale svolge
intensa attività concertistica.
La ricca discografia di Barnabás Kelemen, ha ricevuto
prestigiosi premi come il Diapason d’or per le Sonate
per violino e pianoforte di Brahms con Tamás Vásáry e
il Grand Prix du Disque 2001 dalla Liszt Society per le
opere di Liszt in duo con Gergely Bogányi. Tra le sue
incisioni più recenti si ricorda il Concerto n.1 di Bartók
con la Filarmonica Nazionale Ungherese.
Barnabás Kelemen suona un Guarneri del Gesù del 1742,
generosamente prestato dallo Stato d’Ungheria.
Nato a Buenos Aires, José Gallardo ha iniziato lo studio
del pianoforte all’età di cinque anni. Fin dagli anni della
sua formazione manifestò l’interesse e la passione per la
musica da camera. Grande influenza hanno avuto su di lui
musicisti come Menahem Pressler, Alfonso Montecino,
Karl-Heinz Kaemmerling, Sergiu Celibidache, Rosalyn
Tureck e Bernard Greenhause. Vincitore di numerosi
premi nazionali e internazionali, svolge intensa
attività concertistica. È stato invitato in importanti
festival, tra i quali ricordiamo Lockenhaus, Verbier,
Lucerna, Ludwigsburg, Schweitzingen,e al Rheingau
Musikfestival. Ha suonato in tutto il mondo con artisti del
calibro di Gidon Kremer, Linus Roth, Barnábas Kelemen,
Benjamin Schimd, Veronica Hagen, Miklos Perenyi,
nelle più importanti sale europee come la Philharmonie
di Berlino, Tonhalle di Zurigo, Teatro della Pergola di
Firenze e Accademia Santa Cecilia a Roma.
Ha inciso per la EMI, Haenssler, Challege Records,
Oehms Classics e Naxos e ha fatto molte produzioni
radiofoniche e televisive. È stato docente alla Facoltà di
Musica dell’Università di Magonza e dal 2008 insegna
presso il Centro Leopoldo Mozart dell’Università di
Augusta.
Note di sala
Béla Bartók, Sonata n. 2
Le composizioni per violino occupano un posto molto
importante nella musica da camera di Bartók. Le Sonate
n.1 e 2 per violino e pianoforte, rispettivamente del 1921
e 1922, vedono la luce dopo diverse esperienze giovanili
e sono seguite dalle due Rapsodie, dai 44 Duetti per due
violini, da Contrasts per violino, clarinetto e pianoforte e
dalla Sonata per violino solo del 1944, dedicata a Yehudi
Menuhin. Sarà proprio lo stesso Menuhin ad affermare
nel 1976 che Bach e Bartók sono stati i compositori che
hanno dimostrato di possedere la più intensa e profonda
conoscenza del violino. In questo vasto repertorio,
senza dimenticare i concerti per violino e orchestra, il
compositore ungherese esplora ogni possibilità tecnica
ed espressiva dello strumento, cercando un linguaggio
personale, sempre più libero da canoni tradizionali.
Sofferente verso il peso della tradizione ottocentesca,
verso quel nazionalismo cavalleresco e quel clima di
pessimismo eroico di tradizione liszt-erkeliana, Bartók
inizia a manifestare l’interesse e la passione per la ricerca
delle radici popolari della musica magiara e romena di
un’Ungheria più umile e reale, che lo porterà nel 1906
a pubblicare, insieme a Kodály, i 20 canti popolari
ungheresi con accompagnamento di pianoforte. Da
questo momento l’arte di Bartók intraprenderà un duplice
viaggio, quello della ricerca sia nell’ambito dell’arte
contemporanea e sia nell’ambito del canto popolare. Nel
recupero della musica popolare, il compositore, come
lui stesso afferma, sembra trovare la sua via d’uscita
dalla crisi ormai irreparabile dell’armonia romantica.
“Lo studio di tutta questa musica contadina era per me di
decisiva importanza, perché esso mi ha reso possibile la
liberazione dalla tirannia dei sistemi maggiore e minore
fino allora in vigore. Infatti, la più gran parte, e la più
pregevole, del materiale raccolto si basava sugli antichi
modi ecclesiastici o greci, o perfino su scale primitive. Mi
resi conto allora che i modi antichi ormai fuori uso nella
nostra musica d’autore non hanno perduto nulla della
loro vitalità. Il loro reimpiego ha permesso combinazioni
armoniche di tipo nuovo.”
Nelle Sonate il riferimento alla musica popolare è
evidente anche se ritmo, metrica e melodia puntano
su una visione più astratta, animandosi sull’esperienza
della pantomima Il mandarino meraviglioso del 1919,
composizione che insieme alle Sonate stesse e ai Quartetti
n. 3 e 4 rappresenta la punta più avanzata dell’arte
espressionista bartókiana. La Sonata n.2 si articola in
due movimenti. Un’introduzione dal carattere rapsodico
e riflessivo conduce, senza soluzione di continuità,
all’Allegretto, dal carattere ritmico molto decisivo.
Leoš Janáček, Sonata
La Sonata per violino e pianoforte di Janàček è la terza
da lui composta, ma l’unica a essersi conservata. Frutto
di una lunga rielaborazione, svoltasi tra il 1913 e il 1921,
la Sonata, che fu eseguita a Brno nel 1922, esprime in
maniera evidente i contraccolpi emotivi e psicologici della
Prima Guerra Mondiale, tra aggressività e introversione.
Partito da un’idea patriottica, come lui stesso affermò
“nella Sonata per violino e pianoforte, del 1914, la mia
mente eccitata percepiva i clangori [dell’acciaio affilato]”,
col passar del tempo l’entusiasmo fu sostituito da
sensazioni di ansia, sbalzi d’umore improvvisi e, insieme,
da una certa spigliatezza del mondo musicale popolare.
Il modello rimane quello della sonata ottocentesca,
trasfigurato dal linguaggio drammatico ed espressivo del
compositore cèco, che fin dagli anni della sua formazione,
studiò psicologia della musica e in particolare la
fisioacustica di Wundt e Helmholtz, con l’intenzione di
trovare una ragione al suo bisogno di liberare l’armonia
dalle ferree regole della tonalità. Ne ricavò la convinzione
che ogni accordo può succedere a un altro al di fuori
delle norme stabilite dalla concatenazione armonica,
purché corrispondenti alle esigenze dell’espressione
e della comunicativa. Scrive D. Müller: “Janàček ha
sempre insistito su questa idea fondamentale, che la
storia della musica non è altro, in fondo, se non la
storia della concatenazione degli accordi, ossia la storia
dell’adattamento del nostro orecchio alle dissonanze”.
Il bisogno continuo di ricerca di una nuova armonia lo
porterà nel 1886 a iniziare una ricerca sistematica sul
folklore moravo, in un ideale progetto di creazione,
secondo le sue stesse parole, di una “nuova musica
classica slava senza divisione fra cechi, russi e così via”.
In realtà Janàček, nella sua opera, ricorre raramente al
tematismo popolare precostituito, arricchendo, invece,
il proprio lessico nazionale di una originale inventiva
e di una anticonformistica apertura alle nuove spinte
armoniche.
Béla Bartók, Rapsodia n. 1
L’anno 1923 segna per Bartók un momento di svolta
nella sua vita artistica. Dopo una grave crisi personale,
divorzia dalla prima moglie per sposare ancora una volta
un’allieva, Ditta Pásztory. Essendo la giovane moglie
una brillante pianista, Bartók sarà indotto a riaccostarsi
alla carriera pianistica, in particolare al servizio della
propria musica. Le numerose tournées gli permettono
di farsi conoscere con successo all’estero anche come
compositore, potendosi così sottrarre, almeno in parte, a
quell’atmosfera di conformismo che avvolgeva il mondo
artistico e politico ungherese del primo Novecento. È nel
1928, periodo particolarmente fecondo per Bartòk, che
nascono le due Rapsodie per violino e pianoforte. Nello
stesso anno, infatti, vede la luce anche il Quartetto n. 4
mentre il Terzo Quartetto vince il “Premio Coolidge” a
Filadelfia, consacrando Bartók alla scena internazionale.
Dedicate rispettivamente ai violinisti József Szigeti e
Zoltàn Székely, le due Rapsodie ebbero da subito molto
successo. Della Rapsodia n. 1, eseguita per la prima volta
a Berlino il 22 ottobre 1929, Bartók ne rielaborò due altre
versioni, una per violino e orchestra e una per violoncello
e pianoforte. Richiamandosi a stilemi e melodie della
musica popolare ungherese, tanto indagati già all’inizio
del secolo, nelle Rapsodie Bartók imprime al discorso
musicale una tensione e un colore del tutto personali. La
Rapsodia n.1 è formata da due episodi. Il primo, Lassù
(Moderato), dal carattere cantabile, prelude a Friss
(Allegretto moderato) dall’andamento danzante, dove
i profili melodici sono sapientemente colorati da tinte
orientaleggianti.
George Enescu, Sonata n. 1
Compositore, direttore d’orchestra, pianista e violinista,
Enescu è una delle figure artistiche più importanti del
panorama musicale romeno del primo Novecento. Il
suo talento, che rivelò fin dalla tenera età doti musicali
eccezionali, lo portò a studiare con i grandi maestri
dell’epoca, prima in Moldavia, poi a Vienna e Parigi,
dove vinse nel 1889 il “Grand Prix du Conservatoire”.
Dopo un debutto entusiasmante come violinista, a Parigi
nel febbraio del 1900, Enescu intraprese un’incessante
attività concertistica. Si esibì in tutta Europa, anche come
pianista e direttore d’orchestra, a fianco di solisti come
Ravel e Bartók. In un’intervista del 1935, rivelerà di aver
abbracciato la carriera del concertismo per assicurarsi
l’indipendenza economica che gli avrebbe permesso di
dedicarsi alla sua vera passione, la composizione.
Nella Sonata op. 2, prima di tre Sonate per violino e
pianoforte, scritta nel 1897, la personalità del compositore
appare già delineata, anche se sono ancora evidenti gli
influssi dei suoi anni di formazione. Le sollecitazioni
folkloristiche dei precursori della “scuola nazionale”
rumena si mescolano alle influenze della scuola francese
di V. d’Indy e C. Debussy.
L’opera di Enescu occupa una posizione di rilievo nella
storia dell’arte rumena, avendo valorizzato il patrimonio
culturale, attraverso l’utilizzo e la rielaborazione dei canti
popolari. Per merito suo la musica rumena, aprendosi a
nuovi orizzonti, ha acquisito risonanza internazionale.
Sara Radin
Prossimo concerto
Giovedì 28 gennaio 2016 ore 20.45
In ricordo di Franco Rocco
Ensemble scherzi musicali
Nicolas Achten
baritono, chitarrone, maestro di concerto
Patrizio Germone violino
Eriko Semba lirone
Solmund Nystabbak arciliuto
Il pianto di Orfeo
Il mito di Orfeo nell’Italia del Seicento
Comune di Monfalcone
Area Servizi Culturali e Sociali - U. O. Attività Teatrali ed Espositive
con il contributo di
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Direzione Generale
per lo Spettacolo dal Vivo
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - Assessorato alla Cultura
Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia
in collaborazione con
Fazioli Pianoforti
Direttore artistico
Filippo Juvarra
Assessore alla Cultura
Paola Benes
Giovedì 14 gennaio 2016 ore 20.45
‘900&oltre
BARNABÁS KELEMEN
violino
Dirigente di Area
Paola Tessaris
JOSÉ GALLARDO
[email protected]
www.facebook.com/teatromonfalcone
www.teatromonfalcone.it
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