Qui alla fine del mondo

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Qui alla fine del mondo
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non si nega a nessuno
p. 94
VIAGGI
Qui alla fine del mondo
91
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Lo stretto di Magellano
e gli isolotti Tucker, la baia
di Wulaia e Capo Horn.
Mare, ghiaccio, silenzio.
Sulle tracce di Charles Darwin,
tra Patagonia e Terra del Fuoco
testo di Christian Benna da Punta Arenas,
fotografie di Fabrizio Annibali
In crociera
da settembre
ad aprile
Le crociere
in Patagonia
organizzate da
Australis rievocano
il viaggio di Charles
Darwin attraverso lo
Stretto di Magellano
e il Canale di
Beagle (dal nome
della nave dello
scienziato inglese)
CILE
SUD
AMERICA
L’arrivo nel silenzio
Magellano l’aveva
chiamata Tierra de los
humos per via dei fumi
che arrivavano dagli
accampamenti indigeni;
oggi queste terre sono
pressoché disabitate,
nidi stagionali per
pinguini e cormorani.
Sopra e a sinistra:
Capo Horn, lo sbarco
dei turisti. Qui vive un
ufficiale della marina
cilena con la sua
famiglia, per governare
il faro nel punto più a
Sud del mondo; ogni
12 mesi, il cambio con
un altro militare. Nella
foto di apertura, il
promontorio dell’Isola
di Santa Cruz, uno
degli isolotti Tucker
92
Arrivano archeologi d’azione col carattere
di Indiana Jones e petrolieri che amano le
esplorazioni solo nella profondità dei mari;
imprenditori miliardari illuminati sulla
via di Damasco che donano i loro averi in
nome della natura e scienziati alla ricerca
della scoperta del secolo; le immancabili
spie e gli attori di intrighi internazionali. È
ricominciata la caccia al tesoro nei mari
del Sud. E ad annusare l’aria d’avventura
che si respira qui, alla fine del mondo,
nell’arcipelago della Terra del Fuoco, fra
lande desolate, cieli infiniti e un vento che
ti prende a schiaffi da mattina a sera, pare
quasi di essere tornati ai tempi – riaggiornati
– delle esplorazioni di Francis Drake e
Ferdinando Magellano, alle spedizioni
di Charles Darwin e del capitano Robert
FitzRoy, ai viaggi di Bruce Chatwin e ai voli
a rotta di collo di Antoine de Saint-Exupéry;
quando la terra promessa, per gli individui
con l’avventura nel sangue, si stendeva in
questo estremo lembo di terra diviso a metà
tra Cile e Argentina. E che oggi, dopo secoli ai
confini del mondo, si sposta rapido al centro
degli interessi globali.
Prima della faticosa costruzione del Canale
di Panama – che si concluse nel 1914 –, il
passaggio a Ovest verso l’Asia trovava nella
città di Punta Arenas il suo porto principale.
La capitale delle Magellane e dell’Antartide
cileno, ultimo centro della Patagonia, è
stata per quasi due secoli il punto principale
di collegamento tra Atlantico e i mari
del Sud. Merito di quel sogno inseguito
dall’esploratore Magellano (da cui il nome
dello stretto che divide Patagonia da
Terra del Fuoco), che riuscì in tre anni a
circumnavigare il mondo con una flotta di
venti imbarcazioni – anche se il comandante
morì sulla via di ritorno, nelle Filippine. Si
apriva la strada verso il Pacifico, chiamato
così in contrapposizione ai venti estremi
di Capo Horn; perché navigare in queste
acque non è semplice, neppure oggi. Come
testimoniano, per esempio, gli uomini della
Cruceros Australis, che ha imbastito una
flotta di agili navi da crociera (tra 100 e 300
posti) in grado di muoversi tra fiordi e ghiacci
e spingersi verso il tempestoso Capo Horn.
Fino al secolo scorso, mettersi in mare in
questa regione era un’impresa che spesso
costava la vita. Si stima che, tra il XVI e il XX
secolo, più di ottocento navi si siano perse
tra le onde. Pane per i continua a pagina 97
B4 Isola
Magdalena
B5
Oceano Atlantico
Punta A
Arenas
ARGENTINA
A1 Isolette Tuckers
Parco Nazionale
Tierra del Fuego
B3
A2 Ainsworth Bay
Ghiacciaio
Aguila
Ghiacciaio Pia A3
A4
Parco Nazionale
Alberto De Agostini
Oceano Pacifico
A5
B Ushuaia
B1 Wulaia Bay
Parco Nazionale
Capo Horn
Capo Horn B2
Gli itinerari alternativi (informazioni nel box a pagina 98)
A. Punta Arenas - Ushuaia
A
A1
A2 A3
A4
B. Ushuaia - Punta Arenas
B
B1 B2
B3
B4 B5
A6
A5 A6
Paese che vai... Animali che trovi
Pinguino di Magellano
Il primo a parlarne
fu il cronista del viaggio
di Ferdinando di Magellano,
Antonio Pigafetta, nel 1520:
«Un’oca silvestre», annotò.
Guanaco
Affine al lama, sui cento chili
di peso, 1,2 metri di altezza.
Vive fino a 20/25 anni.
Qui se ne trovano esemplari
particolarmente robusti.
Castoro
È stato introdotto nella
Terra del Fuoco dall’esercito
argentino negli anni 40.
Le sue dighe sono una
minaccia per l’ecosistema.
93
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“República Glaciar”
Lo scorso marzo
Greenpeace ha posto
la bandiera dello
“Stato dei ghiacciai”
in vetta alla montagna
Cerro de Olivares:
una provocazione per
raccontare quanto
la natura sia in
pericolo, minacciata
dalle estrazioni
minerarie e dalla
ricerca petrolifera.
Il Cile ospita l’82%
dei ghiacciai del
Sudamerica. Nella
Tierra del Fuego ci
sono i più imponenti:
come il Ghiacciaio Pia
(in queste foto), tra i
più grandi del mondo,
a poca distanza dal
Canale di Beagle
segue da pagina 93
denti dell’archeologo
Martin Vázquez, un Indiana Jones in
versione latina, già direttore dell’apocalittico
museo Fin del Mundo di Ushuaia, in
Argentina, che si è messo sulle tracce di una
ventina di galeoni spagnoli (già individuati)
che nel Settecento hanno ceduto ai venti
e alle burrasche. A duecento chilometri
dalle coste a Sud dell’arcipelago, il team di
Vázquez ha appena localizzato il mercantile
Purissima Concepciòn, colato a picco nel
1765. Non si tratta di una nave zeppa di oro e
pietre preziose, perché il carico era composto
di ceramiche e legno per la costruzione
di case e imbarcazioni; quindi, con ogni
probabilità, la missione non riuscirà a trovare
una sponda finanziaria nelle compagnie di
recupero di tesori sottomarini. Ma il lavoro di
Martin Vázquez va avanti, anche sulla terra
ferma, puntando a catalogare quattrocento
siti indigeni della Terra del Fuoco, il novanta
per cento di questi del tutto sconosciuti,
scomparsi a causa delle malattie che
portarono con sé i conquistadores.
C’è un altro rischio, però, per Martin
Vázquez e colleghi, ed è la corsa all’oro
nero che allunga i suoi tentacoli anche a
Capo Horn e dintorni. A queste latitudini
i nuovi esploratori non si chiamano più
Drake, Magellano o Pigafetta, ma hanno gli
acronimi delle società petrolifere quotate in
Borsa, a caccia di nuovi giacimenti. Con la
presidenta Cristina Kirchner, e prima con
il consorte Nelson, la parte argentina della
Terra del Fuoco ha coltivato l’ambizione
di diventare una sorta di Silicon Valley ai
confini del mondo. Investimenti ce ne sono
stati: da queste parti si confeziona buona
parte dell’elettronica dell’America Latina,
ma il protezionismo in salsa peronista – con
spruzzate di chavismo – della Casa Rosada ha
fatto fuggire a gambe levate molte imprese
straniere. Così ora, con una svalutazione del
peso a doppia cifra e a due passi dal secondo
default delle casse statali, la Kirchner prova
a seguire la strada dei cugini cileni, almeno
sul fronte delle concessioni petrolifere –
forse più per fare un dispetto agli inglesi
abbarbicati sulle ancora contese isole
Falkland, pronti a trivellare le coste delle
ex Malvinas.
Tutta l’area sta diventando un eldorado per
l’industria dell’oil & gas a caccia di nuovi
tesori offshore. GeoPark Holdings Limited
ha investito 100 milioni di dollari in nuove
esplorazioni tra Flamenco, Campanario
e Isla Norte; i francesi di Total guidano
un consorzio da 1,2 miliardi di dollari nel
più grande giacimento di gas offshore
d’Argentina; i canadesi Crown Point Energy
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«Selvaggia magnificenza…
Difficile immaginare
qualcosa di più bello
del blu dei ghiacciai»,
scriveva Charles Darwin
COME DARWIN
Per la realizzazione
di questo servizio
si ringrazia la
Cruceros Australis.
La società (si veda
la cartina a pagina
93) organizza due
crociere ispirate ai
viaggi dell’autore de
L’origine delle specie.
La prima da Punta
Arenas, in Cile, verso
Ushuaia, la città
più australe del
mondo, in territorio
argentino; l’altra
con tragitto inverso.
Dopo una notte di
viaggio, i passeggeri
salgono a bordo di
gommoni Zodiac per
sbarcare nella baia
di Ainsworth, che
si trova all’interno
del Parco Nazionale
Alberto De Agostini
(esploratore
italiano), in piena
Cordigliera Darwin.
All’interno della baia
è possibile visitare
una diga di castori e
avvistare una colonia
di elefanti marini.
A qualche decina di
miglia nautiche si
trovano l’isola della
Magdalena e l’isola
Tucker, abitate da
colonie di pinguini.
Navigando lungo
fiordi e ghiacciai, si
arriva alla Baia di
Wulaia, sulla costa
orientale dell’isola
di Navarino.
(www.australis.com)
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si preparano a nuove piattaforme, mentre
a Vacas Muertas in Patagonia si lavora sulle
estrazioni di shale gas. La regione ha bisogno
di posti di lavoro e solo pochi ambientalisti
alzano i cartelli di protesta.
Cambiando settore economico, vanno poi
ricordate le distese della Patagonia nelle
mani di due grandi investitori del tessile:
in Argentina ci sono le tenute dei Benetton,
tra i primi possidenti terrieri del Paese, e da
anni in contrasto con le rivendicazioni della
popolazione Mapuche; in territorio cileno c’è
Mr North Face, ovvero Doug Tompkins, che
in questi giorni ha deciso di cambiare rotta e
di donare le sue immense proprietà (94mila
acri) per la costituzione di un parco.
Il territorio, tuttavia, è anche una miniera
d’oro per gli scienziati. Proprio come lo era
per Charles Darwin che in quest’angolo di
mondo (dove spicca la Cordillera che porta il
Direzione Ushuaia
In alto: l’ufficiale in
seconda segue la
rotta sulla plancia di
comando; la direzione
è Ushuaia, la città più
australe del mondo.
Il centro (nella foto
grande) ha appena
56 mila abitanti, ma è
diventato una località
turistica rinomata in
tutto il Sudamerica,
e non solo per le
esplorazioni via mare,
tra Antartide, Malvinas
e arcipelago del Fuego:
nei pressi, infatti, sono
sorte diverse stazioni
sciistiche
suo nome), a bordo della Beagle, ha elaborato
la teoria dell’evoluzione delle specie poi
studiate alle isole Galapagos. Un mondo
di «scenari solenni – scrive lo scienziato
nel suo diario Viaggio di un naturalista
intorno al mondo – ghiacciai grandiosi che
arrivano al mare… selvaggia magnificenza…
difficile immaginare qualcosa di più bello
del blu dei ghiacciai». Navigando per i fiordi,
emergono i mille paradisi del naturalista.
Pinguini di Magellano, leoni marini,
cormorani imperiali e condor in assoluta
libertà, su un palcoscenico di paesaggi
rimasti intatti dall’ultima glaciazione –
circa 12mila anni fa –, protetti nei grandi
parchi nazionali Torres del Paine, Bernardo
O’Higgins, Tierra del Fuego e il Parco Alberto
Maria De Agostini. Lembi di una natura –
speriamo ancora a lungo – maestosa e senza
contaminazioni.