18 F55 - Easy News Press Agency

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18 F55 - Easy News Press Agency
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Stand
18 F55
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MdP-laConceria, il settimanale dell’area pelle
IN PRIMO PIANO
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Da Anteprima a Lineapelle
GLI ALTRI SERVIZI
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Retrospettiva futura
Hugo Boss: più stile
Più scarpe made in Usa
I nuovi mercati
La campagna d’Italia
Croce e delizia
Stato e banche latitanti
Interesse londinese
Vogliamo crescere
Pesante al ribasso
Dàgli ai ricchi
Al momento giusto
STAMPA QUOTIDIANA
7
Il meglio dai giornali internazionali
NEWS
39
Botta e risposta
Moda EM 360°
Nuovi stilisti
OPINIONI LIBERE
5
Troppe fi...
La nota di Angelo Penazzato
LA SITUAZIONE
41
ON LINE!
Europa / Resto del mondo
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Luca Fumagalli
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del Registro 28 luglio 1951 - Spedizione in
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(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1,
comma 1, DCB Milano
ASSOCIATO
La Conceria è titolare del copyright di
quanto pubblicato. Senza il permesso
scritto dell’editore la riproduzione, totale
o parziale, della rivista è vietata.
UNIONE STAMPA
PERIODICA ITALIANA
FEDERAZIONE ITALIANA
EDITORI GIORNALI
cover 32 6
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da Anteprima
Gruppi
francesi
nella
campagna
d’Italia
a Lineapelle
®
Marchio protetto di Clariant in molti paesi
Perché piclare quando puoi
conciare direttamente?
EasyWhite Tan – L’evoluzione della concia senza cromo
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opinioni libere 5
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OPINIONI LIBERE
di commentatori esterni
TROPPE FI...
TROPPE FI... Alt! Altro? Troppe fanciulle, gnocche,
veline, tette, escort; bisogna finirla! Si volti dall’altra
parte, libero come ognuna di loro. Allora, troppe
pastasciutte, cotolette, torte, bottiglie di prosecco e
chianti, salamelle, gorgonzole, frittate, merendine; qui
obesi e fuori affamati. Qualcuno la obbliga a
strafogarsi? No. Zitto, perciò. Guardi qua, troppe
porcellane, collane, posate d’argento, macchine di
lusso, tele d’autore, pellicce, borsette di pelli pregiate,
vesti griffate; insomma, uno spreco, coi poveri in
Africa. Smetta di comprarle oppure si ritiri in un
monastero; ma lasci in pace il prossimo, finché c’è
libertà. Insisto, troppe feste, vacanze, crociere,
spiagge, sciate, inaugurazioni, promozioni,
comunicazioni. Ripeto, ognuno è libero di scansarle.
Eppure, girano troppe copertine, facce sorridenti,
checche, cene, cerimonie, fotografie, gemme, coppie
dell’altra sponda. Le eviti. Anche le troppe testate,
performance, musiche, tv, radio, biciclette,
motociclette? O le troppe questue, raccolte,
mobilitazioni, dimostrazioni, bandiere, marce, code,
strette di mano, inchieste, accuse, scuse? Egregio
signore, siamo fermi allo stesso punto: la libertà. Io
non ne posso più, troppe griffe, etichette, interviste,
sfilate, serate, tavolate, marchette, bugie, balle, fatture
scontate. Che facciamo, eliminiamo l’economia di
mercato, respingiamo le nuove imprese e il loro
ricambio, cancelliamo la concorrenza e magari sopra
ci costruiamo un bel comintern con lei e comparielli?
Oddio, restare in pochi a fare il mestiere sarebbe mica
male e comunque ce l’ho pure con le troppe
associazioni (territoriali, nazionali, regionali),
organizzazioni sindacali, leghe di ecologi ed animalisti,
presidenze e vicepresidenze, direzioni e segreterie.
Basta, per favore. Scusi, un ultimo sassolino, troppe
fi… no, no, tranquillo è una parola diversa. Prego.
Troppe fiere. Bravo, così resta solo lei; mentre nella
nota a fianco un cliente lamenta l’assenza di novità
nelle fiere, praticamente significando che la domanda,
sulla quale viviamo tutti, ha bisogno di visitare,
confrontare, selezionare le merci con cui rifornirsi.
Per farlo, va dove c’è un’esposizione che le mette in
vetrina e in concorrenza, libera. Scusi, ma chi la
c.r. ❑
costringe a esporre? I competitor...
32/2012
LA NOTA
di Angelo Penazzato*
Molti degli stilisti che
ho incontrato in questi
giorni, a Milano e a
Parigi, mi sembravano
particolarmente
arrabbiati con i
conciatori. Ad
Anteprima, dicono, non
hanno portato novità.
In una fase difficile, nella quale tutti
all’interno della filiera dovrebbero dare il
massimo, non si può arrivare ad una
manifestazione che dovrebbe delineare le
tendenze senza disporre di alcuna proposta
innovativa. La tempistica, ovvero il fatto che
le aziende fossero da poco rientrate dalle
ferie, non costituisce una giustificazione. Va
detto però che la prima vittima di questa crisi
è proprio la ricerca stilistica. Basta osservare i
negozi: lo spazio dedicato al prodotto
ricercato è diminuito in maniera
esponenziale. Nel momento in cui mancano i
margini, la scelta è obbligata. I retailer
preferiscono puntare su pochi marchi sicuri,
riducendo le quantità e operando in maniera
più oculata. Questo spiega il successo delle
grandi firme più classiche, le code fuori dai
negozi di Vuitton e Chanel, la calca all’interno
dei department store negli shop-in-shop
degli stessi brand, i risultati eccellenti di
Ferragamo: parliamo di aziende che
garantiscono risultati commerciali basandosi
su prodotti consolidati. Attenzione però,
perché è proprio in momenti come questi che
bisogna fare ricerca. La ripresa presto o tardi
arriverà, premiando soltanto coloro che
hanno investito, che non sono rimasti fermi
ad aspettare la ripartenza: non sarà “a
pioggia”. Prendiamo come esempio Roberto
Del Carlo. Si è rinnovato commercialmente,
ha creato la partnership con Superga, ha
presentato collezioni convincenti… Se il
prossimo anno il mercato si risveglierà, è
chiaro che un’azienda come la sua ne
beneficerà. Per chi invece non ha scommesso
nell’innovazione, nelle partnership e nel
servizio al cliente, temo che non cambierà
nulla. Ecco perché mi auguro, a Lineapelle, di
trovare quelle novità che sono mancate ad
Anteprima.
* fondatore del calzaturificio I Guardi
bauce xpress
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stampa quotidiana 7
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STAMPA QUOTIDIANA
Affreschi e intrecci in pelle:
Bottega Veneta sbarca a
Bologna
H&M non tiene il passo
di Zara
Terzo trimestre sotto le attese e cambio di
strategia. Il titolo perde il 6%
Quotidiano Nazionale / 4 ottobre
Finanza & Mercati / 28 settembre
Scacco matto da Vuitton.
E Miu Miu lancia la pelliccia
con le macchie
Pittarello preme
l’acceleratore sul piano retail
Dopo l’espansione in Croazia è l’ora dello
sbarco in Slovenia. Intanto nel 2012 attesi
10 opening in Italia
Mf Fashion / 28 settembre
L’uomo misterioso di Hong
Kong riapre Gusella
Un cavaliere bianco asiatico interessato al
rilancio del marchio milanese di calzature
per bambino
Il Mondo / 28 settembre
Tessile e calzature made in
Italy, il 10% ha credenziali false
Il marchio della Riviera del Brenta presidia
il mercato del lusso
Il Messaggero / 4 ottobre
Etichette fuori norma, composizioni fasulle
CorrierEconomia / 1 ottobre
Ferrè, il j’accuse di Paris Group
Contratti d’affitto in sedi disdetti
anzitempo, una licenza capestro che può
bruciare il brand in Asia. Gli acquirenti
puntano il dito sui commissari
Affari & Finanza / 1 ottobre
Caovilla raddoppia e punta a
100 mila paia l’anno nel 2015
Chiudono le sfilate parigine con una
passerella sulla scala mobile
La Consob francese
sorveglia Lvmh
Per la scalata a Hermès
Furla scommette sul travel
retail e lancia a Milano il
nuovo concept
Il gruppo bolognese punta a chiudere il
2012 in crescita a doppia cifra e rafforza la
sua presenza nel Far East
Mf Fashion / 4 ottobre
La zona più piovosa della
terra per testare le scarpe
anfibie di Geox
I test effettuati nel villaggio di
Cherrapunjiee, nord dell'India
Il Sole 24 Ore / 28 settembre
Corriere della Sera / 2 ottobre
I retailer trovano un premio
nella produzione interna
Gucci, Prada e Ferrari
valgono 17 miliardi
La crescita del made in Usa
Interbrand, la classifica mondiale 2012
Financial Times / 28 settembre
Il Sole 24 Ore / 2 ottobre
Giorgio Presca è il nuovo a.d.
di Geox
Firenze lancia un polo al
servizio della pelletteria
Cambio della guardia, sostituisce Diego
Bolzonello
Reti d’impresa, la meccanica innovativa
taglia i costi di produzione
Rinvenuti 19 macchinari tutti in funzione,
1.500 calzature complete, 10 cliche'
contraffatti di metallo recanti il marchio
''Hogan'', 1.200 etichette ''marcate'' pronte
per la cucitura e 30 rotoli di pellame
Il Sole 24 Ore / 29 settembre
Il Sole 24 Ore / 2 ottobre
Asca / 4 ottobre
32/2012
Affari Italiani / 4 ottobre
Caserta: Gdf scopre fabbrica
clandestina scarpe 'Hogan', 3
arresti
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IN PRIMO PIANO
DA ANTEPRIMA A LINEAPELLE
Il test milanese è servito a perfezionare i campionari da esporre nella mostra
bolognese. È il completamento di un’offerta destinata allo scenario internazionale.
Eleganza e colore i temi forti della collezione autunno/inverno 2013-14
Andrea Guolo
BOLOGNA - Hanno lavorato fino all’ultimo
secondo per sorprendere il cliente. «Le
novità? Mi chiami domani, le sto ultimando»
ci dice Irene Priora, responsabile stilistica
Abip, a due giorni lavorativi dall’allestimento
dello stand. Ci riproviamo all’indomani:
ATTESI PIÙ COMPRATORI
DA ASIA ED EST EUROPA
«Quasi ci siamo, anche se, talvolta, le
ultimissime cose le inseriamo in collezione il
venerdì sera che precede la fiera» affermano
dalla conceria bresciana.
La frenesia in corso conferma come
Lineapelle sia l’appuntamento cruciale per i
fornitori di calzatura, pelletteria,
abbigliamento in pelle. Tra i padiglioni di
Bologna si decide il lavoro di una stagione
intera. Rispetto ad Anteprima, il primo test,
sono previsti aggiustamenti e innovazioni nel
L’area trend a Lineapelle di aprile. La fiera si tiene dal 9 all’11 ottobre
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campionario di chi espone: arrivare
con le stesse pelli, colori e rifinizioni,
significherebbe perdere il senso della
partecipazione. L’evoluzione, da
Milano a Bologna, è un’aspettativa
per chi compra e una necessità per
chi vende. In alcuni casi assistiamo
ad un adattamento dell’offerta sulla
base del target cliente. «Ad
a
b
c
d
Novità presentate ad Anteprima da Abip (a),
Montebello (b), Sirte (c), Vignola Nobile (d)
Anteprima – sottolinea Maurizio
Ingegno, commerciale Faeda – si
portano quasi esclusivamente articoli
di fascia alta, apprezzabili per
naturalezza e bellezza, adatti alla
clientela che in quel caso è composta
prevalentemente da grandi firme.
Lineapelle per noi rappresenta un
completamento, impone una
presentazione più completa di colori
e articoli per una clientela di massa
che vede Bologna come se fosse
un’anteprima. In pratica, cerchiamo
di sviluppare soprattutto le seconde
linee». La conceria con sede a
Chiampo esporrà nuovi stampati con
effetti macchiati e perlati, vernici con
stampe geometriche, effetti petrolio e
vintage. «A Lineapelle – continua – ci
aspettiamo una conferma su quanto
di buono è stato realizzato in fase di
presentazione. La mostra è
32/2012
importante per consolidare i clienti
storici e per acquisirne di nuovi
all’estero. In questo momento stiamo
puntando ad incrementare l’Asia e il
Nord America, dove peraltro siamo
già presenti. Ma ogni tanto riusciamo
ad acquisire compratori da Paesi un
tempo inaspettati».
Ci spostiamo in Toscana, dove la
conceria Sirte è intervenuta nella
collezione e porterà un paio di novità
rispetto ad Anteprima. «Lo stampato,
nostro di cavallo di battaglia, va verso
il cocco tridimensionale – annuncia
Alessia Tofanelli – In più, visto che lo
stile è decisamente orientato
all’elegante, abbiamo pensato di
inserire qualche alternativa sportiva,
per esempio un materiale liscio che
tende all’opacità. Per il resto,
porteremo ciò che c’era già ad
Anteprima, anche perché a Bologna
la clientela è diversa: aspettiamo i
marchi calzaturieri e alcuni
compratori asiatici a caccia di
materiali di fascia alta per il loro
mercato interno».
Abip, in attesa delle invenzioni
dell’ultimo minuto, ha sviluppato dei
laminati parziali e totali su una base
di vitello scamosciato, un
camouflage leopardizzato per
calzatura e pelletteria, tanto colore
(«Rosso e soprattutto viola»
premettono dall’azienda) e infine le
innovazioni all’articolo di punta,
Pony, sul quale sono state applicate
delle serigrafie nuove e dei disegni
non solo animalier, ma anche optical
tridimensionali. «L’evoluzione –
afferma Priora – avviene non tanto su
indicazione dei clienti, quanto per
idee nostre sulle quali cerchiamo di
investire».
Il tema stagionale di Montebello è la
“terapia”, anticrisi e antistress, che
si ricollega al concetto “anti-age”
presentato ad aprile per l’estivo.
Novità? «Abbiamo intensificato il
progetto Anteprima – afferma il
direttore commerciale Filippo
Brancati – con l’inserimento di
qualche articolo nuovo, in accordo
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con i clienti,
intervenendo su
aspetti
personalizzati.
Ritengo che sarà
un invernale
buono dal punto
di vista delle
quantità, con una
marcata tendenza
Alessandro Iliprandi alla scelta di
materiali
accessibili,
strategia
inevitabile se si
vuole aggredire il
mercato». La
crescita prevista
in Montebello
rispetto al 2011 è
di circa il 10%.
"Mannish
Salvatore Russo Legend" è la fonte
d’ispirazione per
Priante, già
lanciata con
successo a
Milano.
«Lineapelle –
racconta Luigi
Priante –
rappresenta
Luigi Priante
l'occasione per
proporre la
collezione ad un
pubblico internazionale più ampio e,
proprio perché nasce da solide basi
di ricerca stilistica, non diverge dalle
proposte portate ad Anteprima. La
differenza, piuttosto, si misura sotto
il profilo dell'immagine e della
comunicazione, con scelte di
ambientazione che valorizzano le
proposte e ne enfatizzano l'esprit,
poiché Lineapelle offre maggiore
libertà negli spazi e
nell'allestimento». Ottime le
aspettative per quanto riguarda i
clienti orientali. «La risposta
positiva che abbiamo raccolto dal
mercato asiatico già nella scorsa
stagione – sottolinea il conciatore
arzignanese – ci rende ottimisti:
attendiamo una conferma di
interesse per le nostre proposte e un
rafforzamento delle relazioni
commerciali con i partner cinesi. Ci
auguriamo inoltre che a questo
maggior interesse corrisponda
anche più fair play nella fase di
campionatura». Priante precisa:
«Spessissimo, per non dire sempre,
le nostre idee vengono "riproposte"
da concerie cinesi, alle quali i
visitatori asiatici si rivolgono,
portando i campioni presi in fiera,
con l'obiettivo di spuntare prezzi più
bassi. È ovvio che, in questo modo,
il nostro investimento in ricerca
viene vanificato e il mercato subisce
un appiattimento generale».
La fantasia di Nobile Vignola ha
partorito un nuovo tema per la
collezione invernale: il pelouche. «Dà
morbidezza, racchiude in un solo
oggetto le molte tematiche della
moda, il senso di calore umano e di
casa, la tenerezza del bambino –
racconta il responsabile creativo
della conceria Vignola Nobile – ed è
per questo che la nostra cartella
colori sarà caratterizzata da un
pelouche con un vestitino in pelle».
Quanto alle novità, Nobile spiega:
«Manca una direzione specifica nel
mercato, regna l’indecisione tra i
clienti, perciò ci adeguiamo, offrendo
un’ampia gamma di prodotti per
cogliere le opportunità che ci offrirà
la fiera. Utilizziamo Anteprima come
se fosse un test del nostro
campionario, per arrivare a Bologna
con l’offerta più o meno definitiva».
In casa Bonaudo la collezione con
relativa cartella colori è pronta da
tempo. «Sono ormai diverse stagioni
che le griffe selezionano gli articoli
della collezione invernale nel mese di
luglio – spiega Alessandro Iliprandi –
di conseguenza non abbiamo
apportato evoluzioni stilistiche in
quanto, avendo già completato il
catalogo invernale, non ci è possibile
applicare variazioni alla collezione».
C’è molta attesa per Lineapelle.
«Sicuramente rimane la fiera più
importante per il nostro settore,
quella in cui riceviamo il maggior
32/2012
numero di visitatori stranieri; in
particolare abbiamo nuove
aspettative dal mercato asiatico, in
quanto pochi clienti hanno visitato le
precedenti».
Enrico Chiesa, titolare dell’agenzia
milanese Italhide, concorda: «Il
timing di Lineapelle è quello giusto,
di conseguenza ci aspettiamo una
conferma dei risultati raccolti a
Milano. Le basi della collezione non
cambiano, manca il tempo
materiale per farlo, tuttavia
porteremo colori e rifinizioni nuove
sugli articoli già presentati: struzzi,
fianchi di caimano, il capretto
messicano che è diventato un
nostro classico, gli altri esotici
particolari per cui siamo
conosciuti». Aspettative?
«Prevediamo una crescita
dell’affluenza da Est Europa e Asia,
dubito invece che arriveranno
riscontri significativi da Europa e
Stati Uniti. Poi ci sono i produttori
del lusso, che a Lineapelle non
mancano mai. Siamo reduci da un
buon settembre, Anteprima è stata
ok, non possiamo lamentarci».
Più colore e rinnovata eleganza,
questi i temi che saranno sviluppati
nelle collezioni invernali. Per la
conceria Russo Umberto, specialista
del capretto, è oro colato. «Dopo
alcune stagioni di disinteresse –
spiega il titolare, Salvatore Russo –
osservo un ritorno anche da parte di
quei clienti che non avevano mai
inserito il materiale nelle loro
campionature, considerandolo da
cerimonia. Credo che, dopo anni di
vernici, questa sia la risposta alla
ricerca di certezze. Lo vedremo in
particolare sulla decolleté». E il
colore? «Chi sviluppava campionari
in sei tonalità, questa volta ne
propone almeno nove. Siamo lontani
dalle modalità del passato, quando si
proponevano soltanto tre colori più
uno, quello che andava di moda.
Oggi, pur mancando il colore
caratterizzante e predestinato, le
cartelle si sono ampliate» conclude
Russo.
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moda 13
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MODA
RETROSPETTIVA FUTURA
I temi forti dell’estivo in passerella, pulizia dei modelli e rigore delle forme,
influenzeranno le proposte dei materiali per l’invernale
Lorena Riflesso
MILANO - Mentre a Lineapelle si
sbizzarrisce la fantasia dei creativi.
decidono le tendenze
Un alternarsi di sperimentazioni,
dell’autunno/inverno 2013-14, le
giochi di colori, di luci, fantasie. La
sfilate milanesi e parigine
combinazione delle nappe con la
presentano in questi giorni le novità
seta o il tulle (Roberto Cavalli e
per la prossima primavera/estate.
Gabriele Colangelo per Genny in
Inevitabilmente i temi si intrecciano
primis), le drappeggiature di
e si evolvono, pur riguardando due
Ermanno Scervino, le leggerezze su
differenti stagioni. La pulizia dei
nappa di Fendi, per citarne solo
modelli e il rigore delle forme,
alcuni, rendono come gli stilisti
protagonisti nelle passerelle,
vogliano adattare i materiali ai propri
influenzeranno anche le collezioni
stili, plasmarli nelle loro mani.
dell’invernale che andrà in vetrina
Anteprima a Milano ha aperto le
tra dodici mesi. Questo vento di
porte alla stagione successiva, l’A-I
minimalismo è stato interpretato
2013/14, e conferma che continua la
secondo due linguaggi diversi: fra
ricerca sulle superfici naturali,
modelli del passato e del futuro in
valorizzate da tocchi nuovi o
colori vitaminici nelle sfilate
lavorazioni inusuali. Le lucentezze
milanesi (Fendi, Bottega Veneta,
delle nappe delle collezioni estive
Fay) e ridotto a pura forma nelle
subiscono un‘ulteriore evoluzione e
collezioni francesi (Lanvin,
sono valorizzate da sporcature, usate
Giambattista Valli, Dior, Mugler e
per movimentare le superfici e per
Balenciaga). Anche le classiche
introdurre l’elemento luce, con le
rouches o gli abbellimenti vari sono
polveri metalliche o le laminature
risultati moderati e proposti con
abrase. I punti luce diventano
tagli geometrici. Negli accessori si
importanti. Si gioca con i contrasti
segue la stessa linea: fra geometrie
sobri. Le laserature sono usate per
essenziali e dettagli ricercati si
alternare le superfici lavorate opache
conferma la voglia di pulizia. Le
con le vernici superlucide. La tintura
Fendi,
borse e le calzature, con la pelle
in capo diviene un modo per
primavera-estate 2013
bianca in pole position per la
amalgamare due effetti contrapposti,
stagione estiva, hanno profilature
ma non dissonanti fra loro.
vivaci oppure intrecci, laserature
In questi giochi di cangianze degli
pizzo e drappeggi che le rendono
effetti e di personalizzazioni dei
particolari ma mai eccentriche, come
materiali, i pull up continuano ad
le calzature con pelle drappeggiata
avere un loro spazio, così come le
presentate al Micam da Baldinini, i
tamponature, a mano e su prodotto
mocassini con laserature pizzo su pelle dei Fratelli Rossetti
finito. I nabuk e gli scamosciati restano il terreno di
o i sandali con profili in pelle laminata delle scarpe Ballin e
sperimentazione preferito per chi ama la bellezza e
Stuart Weitzman. E i materiali? Proprio su questi si
l’intensità dei colori su mani velluto.
❑
GEOMETRIE E RIGORE
ANCHE SUI MATERIALI
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calzatura 14-15
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CALZATURA
HUGO BOSS: PIÙ STILE
L’azienda tedesca, 1,4 milioni di paia prodotte (300 mila a Morrovalle),
punta su materiali semivegetali o conciati senza cromo. Il buyer Anton Magnani
avverte gli italiani: «India e Cina stanno crescendo»
Michele Fossi
BERLINO - Il
“guru della pelle”
in Hugo Boss è un
italiano. Si chiama
Anton Magnani,
da sette anni
ricopre il ruolo di
responsabile
creativo per
pelletteria e
calzatura o, se
vogliamo citare le
qualifiche ufficiali,
di “Senior Vice
President Shoes &
Leather
Accessories”
presso Hugo Boss
Ticino S.A. Ha
trent’anni di
Proposte maschili e femminili Hugo Boss per l’inverno in vetrina
carriera maturata
tra Bally, Clarks e
il brand da lui
fondato, Dryshod, con cui nel 1998 si aggiudicò il premio
“Best New Designer Award”.
«In questo periodo – rivela – credo di aver
impartito un’accelerazione ai contenuti
stilistici ed estetici della calzatura Hugo
Boss. Nel rispetto del dna dell’azienda,
ricerco una moda che, per la scarpa e per la
borsa da uomo, sappia essere “fuori dal
tempo”. Inseguo cioè un canone stilistico ed
estetico, che lavora su cicli temporali molto
più lunghi, sovrastagionali. Lavoriamo
certamente sulle forme della calzatura, che
nella tradizione della nostra azienda sono
particolarmente pulite, snelle, slanciate. Ma
32/2012
è soprattutto alla pelle che affidiamo il
nostro messaggio».
Fondata a Metzingen, Germania
meridionale, nel 1924, Hugo Boss è tedesca
in tutto, esclusa la pelle. Qui la lingua diventa
l’italiano. «Perché altrimenti avremmo
piazzato il nostro centro per lo sviluppo della
calzatura e della pelletteria proprio qui a
Coldrerio, nel Canton Ticino? La sua
posizione è strategica, a metà strada tra la
casa madre e l’Italia, dove produciamo
buona parte delle nostre calzature e da dove
provengono molti dei pellami per
accessori».
Il “made in Italy” di Hugo Boss riguarda
prevalentemente le prime linee della
calzatura uomo. «Su un totale di 1,4 milioni
di paia prodotte ogni anno dall’azienda, 300
mila dipendono dallo stabilimento di
Morrovalle, nelle Marche, con pellami 100%
italiani. La pelle Hugo Boss ha caratteristiche
ben precise: deve essere “pulita”,
trasparente”, mai appesantita da dettagli
inutili. Ci interessa soprattutto quella
ottenuta con conce semivegetali, che
lasciano la pelle scoperta. Questo perché,
almeno per l’alta gamma, è nostra tradizione
finire di trattare la pelle direttamente sulla
scarpa, a fabbricazione finita».
Dei 55 addetti alla produzione nello
stabilimento di Morrovalle, ben 22 operano
nel reparto finissaggio e si occupano di
somministrazione di creme, spazzolature,
ombreggiature e tamponature a mano. Lo
stabilimento in questione, acquistato nel
2005 da un licenziatario dell’azienda per
avere un maggior controllo sul prodotto
finale, è unico nel suo genere: «La
calzatura 14-15
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I NUMERI DI HUGO BOSS
FATTURATO 2012 (PRIMO SEMESTRE)
ADDETTI
FATTURATO SCARPE E ACCESSORI
SCARPE PRODOTTE
PELLETTERIA
Anton Magnani, il “guru” della pelle in Hugo Boss
PICCOLA PELLETTERIA
CINTURE
produzione delle calzature da uomo –
spiega – si svolge interamente
all’interno di un imponente salone di
3000mq, senza un solo pilastro; il
passaggio da una stazione produttiva
all’altra avviene attraverso carrelli
spinti a mano, evitando laboriose
consegne tra aziende diverse. Questo
garantisce assoluta flessibilità ai
nostri collaboratori, che possono così
concentrarsi al meglio sui dettagli
delle calzature, senza inutili
pressioni».
Se le calzature da uomo di alta fascia
si producono nelle Marche e quelle
da donna (200 mila in tutto) tra l’Italia
e la Spagna, le borse vengono invece
affidate a stabilimenti cinesi, con pelli
parzialmente importate dal nostro
Paese. Per la piccola pelletteria,
caratterizzata soprattutto da cinture
(un milione di pezzi l’anno), e per
parte della borsetteria, i materiali
sono acquistati da concerie cinesi e
indiane. «La loro qualità – assicura – è
da considerarsi tutt’altro che
scadente. Gli sforzi che queste
aziende asiatiche hanno profuso
negli anni stanno dando i loro frutti:
non ci sono dubbi, la qualità media è
notevolmente migliorata. Si tratta di
pellami adatti per realizzare manufatti
casual e sportivi, e non differiscono
ormai di molto dalle corrispondenti
pelli made in Italy impiegate in
questa tipologia di prodotto».
«Se invece parliamo della pelle di
alta qualità – sottolinea – l’Italia resta
di gran lunga sola al vertice, con una
netta superiorità in termini di
materia prima e tecnica. Ma il
primato dell’industria conciaria
italiana è dovuto soprattutto ad un
aspetto che troppo spesso vedo
messo in secondo piano: la ricerca.
Da voi si sviluppano i pellami più
innovativi, realizzati sperimentando
continuamente nuovi trattamenti e
tipi di concia. Se l’industria della
moda, dal livello premium come
Hugo Boss fino alla haute couture, si
rivolge ancora oggi alle concerie
italiane è per avere accesso a
materiali innovativi, di cui hanno un
gran bisogno per dare valore
aggiunto ai propri prodotti. Chi, per
via della crisi, ha tagliato il budget
destinato alla ricerca, si è dato a mio
avviso la zappa sui piedi».
Con un consumo annuale di oltre 750
mila mq di pelle conciata, non
stupisce che Magnani
vanti rapporti privilegiati
con le concerie.
«Lavoriamo con un
numero esiguo di realtà
storiche, dalla lunga
tradizione, come Del Modena,
Presina, e, per i camosci, Incas, Rosati
e Sciarada. Dati i numeri, siamo
ovviamente molto ascoltati e seguiti.
Tra noi e queste concerie esiste
un’interazione continua, un dialogo».
Molte delle discussioni – racconta – si
concentrano, da un po’ di tempo a
questa parte, su un argomento in
particolare: la riduzione dell’impronta
ecologica del prodotto finale.
1.092 milioni di euro
11 mila circa
223 milioni di euro
1,6 milioni di paia (di cui 420 mila in Italia)
250 mila borse (tutte prodotte in Asia)
350 mila pezzi (tutti prodotti in Asia)
1 milione di pezzi (50% prodotte in Italia)
«Questo è il futuro: il consumatore
esigerà sempre di più che i prodotti di
un certo livello siano fair, eticamente
corretti, non solo belli. Gucci lo ha
capito, noi non vogliamo essere da
meno. Il cromo, per il momento, è
ancora necessario per ottenere la
tipologia di pelle di cui abbiamo
bisogno per le nostre calzature.
Stiamo studiando però delle
metodologie per ridurre fortemente il
consumo di questo come degli altri
metalli pesanti usati comunemente in
pelletteria. L’obiettivo, nei prossimi
anni, è una concia metal-free, che
possiamo sperare di raggiungere solo
tramite una proficua collaborazione
con i fornitori».
Il futuro delle concerie italiane?
«Dipenderà da quanto, con la loro
ricerca di base, sapranno dare
risposte a questa richiesta del
IL PUNTO DI FORZA DELLA
CONCERIA ITALIANA È LA RICERCA
32/2012
mercato, che si farà di anno in anno
sempre più pressante, più difficile da
eludere» commenta il manager Hugo
Boss. Il loro punto di forza è la pelle,
materiale da cui l’uomo non si potrà
mai separare. «Alternative non se ne
intravedono all’orizzonte. Tuttavia il
consumo della carne, dato in calo un
po’ ovunque in Occidente,
comporterà delle problematiche per
l’acquisizione del prodotto».
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MERCATI ESTERI
PIÙ SCARPE MADE IN USA
Sono appena 30 milioni, su un totale circolante di 2 miliardi di paia l’anno, ma il ritorno
alla produzione interna è avviato (+7,9%). La manifattura si può rilanciare, manca
l’indotto. Ciò favorisce, euro permettendo, l’export della conceria italiana
Paolo Tartamella
La produzione di Edmonds Shoes viene realizzata in Wisconsin
NEW YORK - A fine settembre, l’associazione dell’industria
manifatturiera ha levato il suo grido di vittoria: i dati ufficiali
del 2011 annunciavano una diminuzione nelle importazioni
di calzature. È la prima volta nella storia che gli Usa
acquistano meno scarpe.
Di per sé il dato, -0,2%, è irrilevante per un Paese dove si
vendono oltre due miliardi di paia e nel quale la produzione
domestica non supera i 30 milioni di paia. Il trionfalismo
dell’associazione di categoria (Aafa, American Apparel &
Footwear Association) è dovuto al +7,9% di produzione
made in Usa. «Il 2011 è stato un anno positivo – esordisce il
presidente Aafa, Kevin Burke – caratterizzato dalla crescita
della vendite al dettaglio e della forza lavoro. L’anno ha
indicato anche una diversificazione della catena di
approvvigionamenti, che si è spostata dalla Cina verso altri
partner, inclusi quelli nazionali. Il governo – conclude – deve
continuare ad abbassare le barriere commerciali, inclusa
l’approvazione dell’Affordable Footwear». Quest’ultima è la
legge che abbatte le tasse d’importazione sulle scarpe a
basso costo e per bambini.
Torna in auge il glorioso settore calzaturiero del New
England? I numeri attuali appaiono di gran lunga
ridimensionati rispetto a quelli di un secolo fa, quando
proliferavano aziende con migliaia di dipendenti tra Maine e
Massachusetts. Sono un milione gli addetti del settore
calzaturiero negli Usa, di cui soltanto 188 mila nella
manifattura: il resto si occupa di commerciale, acquisti,
rapporti con i fornitori esteri, amministrazione. Ad ogni
modo il made in Usa sta recuperando posizioni da circa due
anni. Nate Herman, vice presidente Aafa, non ha dubbi:
«Fare scarpe all’estero è sempre meno attraente. Trasporti,
materiali e costo del lavoro sono ai massimi livelli storici, si
allungano i tempi di consegna per risparmiare carburante.
Per il nostro settore, che deve reagire con prontezza ai trend
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mercati esteri 16-17
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I NUMERI DELLA SCARPA STATUNITENSE
30 milioni di paia
PRODUZIONE 2011
+7,9%
INCREMENTO 2011/10
188 mila
ADDETTI DEL CALZATURIERO
38%
DAZIO ALL’IMPORT DI SANDALI
Fonte: Aafa
e alle esigenze del mercato, non può
funzionare». In questo contesto, come
si è notato alla Trend New York di fine
agosto, aumenta l’interesse dei
compratori statunitensi per i materiali
italiani, che sono in grado di
qualificare ulteriormente (euro
permettendo) l’offerta di manufatti
americani. La conceria locale infatti
non è in grado di assecondare le
richieste: se ne contano una trentina
appena, specializzate su nicchie come
il cordovan di Horween. Sono
particolarmente avvantaggiati i gruppi
conciari esteri che dispongono di filiali
e magazzini nel territorio
nordamericano.
Piligrim Shoes ha aperto la sua prima
fabbrica statunitense l’anno scorso.
Arkady Altksan, general manager
dell’azienda di Baltimora, spiega: «In
Cina domina l’incertezza, i costi
salgono ed è diventato difficile
controllare la logistica e la qualità,
specialmente per le aziende minori».
Diversi calzaturifici medio/piccoli
hanno scelto di ritornare in patria,
ricorda Colin Hall di Allen Edmonds,
prestigioso calzaturificio del
Wisconsin fondato nel 1922 – oggi
invece chi comincia lo deve fare da
zero». La meccanica ne è un esempio.
Due anni fa il sandalificio Vere ha
aperto una fabbrica sul lago
Michigan: «Intendevamo acquistare i
macchinari negli Usa – commenta
uno dei fondatori, John Eades –
attrezzature da cucitura e per
ornamenti sono state trovate, ma le
presse le abbiamo dovute recuperare
in Cina». Nel 2009 fu George Vlagos
(Oak Street Bookmakers) a
precipitarsi da Chicago nel Maine per
acquistare un piccolo calzaturificio in
liquidazione: «Siamo stati fortunati,
sono rimaste talmente poche
fabbriche...».
Il colosso americano della calzatura
con produzione interna è New
Balance. Uno dei vice presidenti,
John Wilson, spiega che «Esiste una
carenza di personale, visto che il
calzaturiero ha lasciato il Paese da
tanti anni. C’è bisogno di manager,
specialisti,
ingegneri
industriali,
semplici operai.
In più, i fondi
governativi per il training sono stati
stornati e indirizzati verso settori hightech». Ciò significa che le aziende
debbono interrompere la produzione
per l’istruzione professionale. «Ma nel
giro di sei/nove mesi si riconquista
efficienza – fanno notare da Allen
Edmonds – perché gli operai anziani
possono insegnare ai giovani». Di
certo, le amministrazioni locali,
soffocate da una disoccupazione
ancora vicina al 9%, sembrano molto
FAVORITI I GRUPPI CONCIARI PRESENTI
NEGLI USA CON MAGAZZINO
spinti dall’esigenza di abbreviare i
tempi di produzione, controllare
direttamente il prodotto, o
semplicemente per i maggiori costi
della manifattura asiatica. C’è anche
chi, come Alden in Massachusetts,
l’ha fatto per tradizione (l’azienda è
stata fondata nel 1884). Il rientro non è
stato indolore, c’è chi lo paragona a
quello di un atleta professionista che
decide di tornare all’agonismo dopo il
ritiro. «Un tempo avevamo tutto –
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disponibili a facilitare chi investe.
Vere, per esempio, è stata accolta a
braccia aperte dal Comune di Geneve
(stato di New York), dove le sono stati
offerti tassi minimi sul leasing degli
edifici, prestiti municipali e
sovvenzioni. Los Angeles è forse la
realtà metropolitana più aggressiva,
grazie ai mega investimenti
infrastrutturali (1,2 miliardi investiti
solo per il porto).
I vantaggi di un ritorno al made in Usa
è, secondo alcuni, ineguagliabile.
«Costruiamo un prototipo e lo
consegniamo entro un mese. Con una
produzione asiatica, parleremmo di
dodici settimane» afferma Tim Cronin
di Allen Edmonds. «New Balance offre
un’estesa selezione di misure – precisa
Wilson – producendo in Asia
saremmo costretti a un magazzino
diverso e a tempi lunghi di consegna.
Oggi riusciamo a consegnare in 24
ore». L’azienda della sneaker ha
cinque stabilimenti in New England.
Discorso simile a quello di Vere, che
riassortisce in tempi stretti senza
appesantire l’inventario e che
conquista quei clienti trascurati dalla
grande distribuzione, anche per
evitare il 38% di tassa d’importazione
sui sandali in tessuto dalla Cina.
Il futuro della scarpa made in Usa è
comunque opinabile. Se per Herman
«occorreranno sino a dieci anni»,
l’associazione dei clienti esprime dei
dubbi sull’effettiva possibilità di
realizzazione. Mat Priest, presidente
della Footwear Distributors and
Retailers of America, sostiene: «La
produzione domestica oggi non
include altro che modeste quantità di
sneaker e scarpe eleganti. Negli Usa
mancano le infrastrutture e i costi
sono proibitivi. Washington dovrebbe
ridurre le tasse per favorirla. Per un
prodotto indispensabile e quasi
interamente importato, l’americano
paga dazi altissimi, quasi il 70%. Non
prevediamo un’emigrazione di massa
della manifattura al di fuori della Cina.
L’Italia però ha l’opportunità di
appropriarsi di parte della produzione
cinese, perché agli occhi del
consumatore statunitense il made in
Italy è un valore alla vendita».
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MERCATO
I NUOVI MERCATI
L’est a Lineapelle, e non solo, con at nte new entry.
Il Sudamerica, ma senza brillare. Statiche e cedenti le presenze occidentali
Luca Fumagalli
MILANO - Siamo a Milano durante l’ultima edizione di Micam,
meno di un mese fa. Parliamo con uno dei responsabili
commerciali di un calzaturificio marchigiano, segmento alto,
produzione quasi esclusivamente da donna, brand piuttosto
noto, non quel che si dice una griffe, ma quasi. Chiediamo:
«Anche in questa edizione i russi l’hanno fatta da padrone?». La
risposta, in minima parte, ci sorprende: «No, da Mosca ne sono
arrivati, certo, ormai sono i buyer più importanti quasi per tutti.
Ma in tutta verità va detto che il mercato, in questa edizione più
che mai, ha messo in evidenza la presenza concreta di nuovi
compratori, provenienti da mercati che non hanno mai avuto
continuità o “quasi” nuovi. I buyer coreani sono diventati ottimi
clienti, molto orientati al lusso e al bello, i giapponesi, pur con
tutte le loro schizofrenie, pare stiano trovando una maggior
solidità rispetto al passato. Poi Thailandia, Vietnam, tanti altri
piccoli Paesi asiatici. Piccoli rispetto a quelli di cui sempre si
parla e ci si aspetta: la Cina, l’India, che ormai hanno acquisito
una posizione di mercato consolidata». Considerazioni simili le
abbiamo ascoltate, in netto anticipo, lo scorso aprile a Bologna,
Volti orientali all’ultima Lineapelle
durante Lineapelle: «Non facciamo più conto che, parlando di
Far East – diceva un conciatore veneto – ci riferiamo a Cina e
Giappone: a parte pochissime eccezioni, ormai i buyer
arrivano da tutti i Paesi di quell’area e anche da più vicino, dal
Medio Oriente fino alla Turchia, presenza storica, molto
altalenante, ma ago della bilancia su certe produzioni, come il
double face. E poi c’è tutta l’area sudamericana, non
dimentichiamocela». Sono parole che disegnano il
panorama di questo articolo: oggi il mercato vive una fase di
“seconda apertura”. Le produzioni di massa e non solo, da
quelle che erano le loro tradizionali patrie, hanno subìto
smistamenti delocalizzativi a favore di nuove nazioni, dove
abbondano incentivi e dove il costo del lavoro è ancora più
che accessibile. Da qui ne deriva la crescita di una nuova
generazione di buyer e la loro entrata sul palcoscenico di fiere
che, come Lineapelle, hanno un consolidato profilo
internazionale.
COSA SUCCEDE IN ASIA - Tra tutte le area del Far East, che
non siano Cina o Vietnam o Giappone, è forse quella della
Thailandia quella che mostra di essere alle prese con la
maggior propensione allo sviluppo, soprattutto calzaturiero.
Lineapelle lo dimostra: lo scorso aprile il gruppo di buyer
thailandese è pressoché emerso dal nulla, diretta
emanazione di un fenomeno di nuovo terzismo: una buona
percentuale delle scarpe lì prodotte hanno committenti
cinesi, le altre sono prodotte per esportazioni che, notizia di
poche settimane fa, a causa di una contrazione sui soliti
mercati occidentali (Usa e Europa, -28% e -16%
rispettivamente nei primi 6 mesi del 2012) stanno per essere
riposizionate verso destinazioni vicine. In particolare, i
maggiori investimenti calzaturieri tailandesi saranno
destinati alla conquista del mercato in Birmania (seppur
piccolo cresce a ritmi vertiginosi) e degli Emirati Arabi.
Necessità: disporre di materiali di buona qualità, prima di
tutto le pelli. Propensione “economica” su un’alttra piazza
calda del Far East, il Bangladesh, dove negli ultime stagioni il
settore della scarpa ha registrato tassi crescita superiori al
40%, puntando all’obiettivo (datato 2013) di superare il
miliardo di dollari di fatturato. Per chi produce il Bangladesh?
Quasi esclusivamente per le grandi catene commerciali
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mercato 20-21
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internazionali, in testa a tutte Wal Mart, per le quali realizza le
linee di private label.
Detto che la situazione più critica è quella di Taiwan, alle prese
con un tentativo di ricostituzione industriale della scarpa in
stretta collaborazione con le vicine Filippine, occorre parlare di
Indonesia e dei suoi due limitrofi giganti: Vietnam e Cina.
L’Indonesia produce per un export che fattura oltre 3,5 miliardi di
dollari, con tassi di crescita di circa il 9% annuo. Destinazioni
privilegiate: soprattutto America, nord e sud. Il Vietnam è
diventato da tempo terra di delocalizzazione per i terzisti cinesi
dei gruppi americani ed europei, esporta quasi il 90% di quel che
confeziona e lentamente sta cercando di innescare un processo
di parziale destinazione sul mercato interno della sua
produzione. Il “problema” è che nei negozi e nei mercati
vietnamiti domani la scarpa cinese, che sta vivendo un noto
processo di riconversione: più mercato interno, meno export. Le
percentuali confermano: nei primi sette mesi 2012 i calzaturifici
di Pechino hanno aumentato il loro export in valore del 10,6%. Il
resto del mondo farebbe i salti mortali dalla gioia: qui si
lamentano, perché l’incremento è inferiore del 13,4% rispetto
allo stesso periodo del 2011. A fronte di questo cedimento delle
esportazioni, i calzaturifici locali hanno cambiato strategia,
puntando sull’interno, alzando il tiro qualitativo, forti della
constatazione, suffragata da dati recenti (luglio 2012, fonte: il
gruppo bancario Hsbc), che i consumatori cinesi sono diventati
grandi consumatori di lusso: nel 2007 i loro acquisti coprivano il
7% del fatturato mondiale dell’alta gamma, oggi sfiorano il 25%.
COSA SUCCEDE IN SUDAMERICA - Brasile, soprattutto. Qui, nel
caso della calzatura, la congiuntura è molto problematica: nei
primi otto mesi 2012 l’export ha perso per strada quasi 200
milioni di dollari (-18%), pari a un decremento in volume del
5,2%. Parallelo l’aumento dell’import, quasi tutto asiatico: +16%.
Piuttosto acerbo l’approccio argentino, che punta a migliorare le
sue perfomance e raggiungere i 200 milioni di fatturato,
orientandosi in minima parte all’estero e privilegiando il mercato
locale. Il momento non è insomma dei migliori, come dimostra
anche la condizione dell’area pelle messicana, in fase calante da
anni a causa della violenta concorrenza cinese che prima ha
sottratto montagne di ordini alle locali maquiladoras, poi ha
invaso negozi e grandi magazzini con le sue scarpe di primo
prezzo, aggirando anche dazi e barriere alzate in tutta fretta per
contenere l’invasione. Niente da fare, a dimostrazione che il
coltello dalla parte del manico ce l’hanno sempre loro, gli asiatici.
POSTILLA - È africana. Non riguarda i Paesi dell’area
mediterranea, che da tempo frequentano con una tendenziale
costanza fiera come Lineapelle e che servono da terzisti molti
brand, soprattutto italiani e centroeuropei. Andiamo all’estremo
meridione, in Sud Africa, da dove si sta muovendo con maggio
agilità un buyer di fascia alta, un tempo radicato nell’automotive,
ora deviato su calzatura e, in minima parte, pelletteria. Presenza
interessante oggi, difficile dire quanto lo sarà in prospettiva. ❑
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mercato 22-23
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MERCATO
LA CAMPAGNA D’ITALIA
L’annuncio di Ppr, le probabili intenzioni di Lvmh, l’esistenza di marchi pronti per essere
acquisiti. Per i francesi siamo terra di conquista, a monte e a valle della filiera
Cesare Piccolo
PARIGI - Vogliono comprare tutto.
Hermès controlla ormai la filiera del
coccodrillo, dalla borsetta ai futures
sulle uova. Lvmh ha una liquidità
spaventosa e si assicura
manifatture, concerie (due in un
anno, Heng Long e Roux) e gruppi
del gioiello come Bulgari. Chanel si
è appena assicurato un guantificio
storico, Causse, portando a nove il
numero degli atelier che lavorano
per lui. Ora dovrebbe essere il turno
di Ppr. Lo ha annunciato, nero su
bianco, François-Henri Pinault,
amministratore della holding
Pinault-Printemps-La Redoute, in
un’intervista concessa a
CorrierEconomia. «Ci sono molte
aziende che soffrono i marchi più
potenti, pronti per nuove
acquisizioni». E ancora: «Gucci non
ci basta». Il che, detto da un
manager che parla poco e quando lo
fa non è mai per caso (altrimenti
non si sarebbe rivolto a un
quotidiano italiano), lascia
intendere che stiamo per assistere a
qualcosa di importante in Italia. Le
sue casse sono piene di soldi, è il
momento di fare shopping.
Immediatamente, gli analisti di
Aurel BCG hanno posto l’upgrade al
titolo, quotato attorno a 125 euro,
indicandone l’obiettivo attorno a
140. L’assenza di un annuncio a
breve, atteso dal mercato, ha
ridimensionato il valore delle azioni,
tornate sui 120 euro, complice
l’incertezza per le vendite future in
Asia, principale mercato di
I due rivali del lusso: Bernard Arnault e François-Henri Pinault
(nella foto con la moglie Salma Hayek)
destinazione dei suoi manufatti.
Resta una certa vaghezza sulle
intenzioni di Pinault. Da qualche
mese si parla di un’attenzione
particolare verso alcuni marchi
italiani, nello specifico di calzatura
da uomo, come risposta agli
investimenti del collega/rivale
Arnault, che ha potenziato l’azienda
specializzata controllata, Manifattura
Ferrarese. L’oggetto dei desideri
potrebbe essere Santoni, rumors
amplificato durante l’ultimo Pitti,
complice forse l’assenza del brand
marchigiano dalla Fortezza. L’altra
chiacchiera che circola in Francia è
che Ppr potrebbe, sempre sulla scia
delle operazioni di Lvmh, puntare
con decisione su orologeria e
oreficeria, acquistando realtà di
medie dimensioni, con un
investimento stimato tra i 200 e i 500
milioni di euro. In quest’ultimo
segmento di business, rilevano gli
32/2012
analisti, Pinault è decisamente in
ritardo. Da escludere infine la
strategia di diversificazione in hotel
e altri immobili di lusso,
incompatibile con la specializzazione
che caratterizza i suoi brand (una
catena di hotel Gucci, assicurano in
Ppr, non avrebbe senso). È assai più
probabile che qualcosa venga
acquisito, eventualmente tramite la
società della doppia G, a monte
della filiera. Del resto non sarebbe
una novità: Gucci negli ultimi dieci
anni ha comprato pelletterie,
calzaturifici e concerie (Caravel e
Blutonic in Toscana). Dovendo
scommettere su un nome da
annunciare alla stampa come prima
acquisizione del 2013, se non
addirittura l’ultima del 2012, gli
esperti della finanza francese non
hanno dubbi: Buccellati, prestigioso
gioielliere con boutique in place
Vendôme.
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La sede di Ppr a Parigi. Il gruppo sta preparando nuove acquisizioni
François-Henri Pinault, figlio del fondatore del gruppo, sta
completando la trasformazione di un gruppo nato dal
commercio e trasformatosi in player del lusso. Le Fnac
(Federazione nazionale d'acquisto dei quadri, antico sogno di
imprenditori trotzkisti che volevano mettere il consumo di
qualità a portata della classe media) chiudono una dopo l’altra
perché non generano utili. Ppr ha scoperto il lusso con Gucci
Group e ormai ha deciso: questo è il nostro business. Ha
quindi ceduto a Toyota il 30% del suo pacchetto azionario di
Cfao, specialista della distribuzione automobilistica e
farmaceutica sul continente africano, mantenendo (per ora)
appena un 12%, e si è assicurato Brioni, sartoria maschile
d’altissima gamma.
Bocche cucite al quartier generale parigino. Da noi avvicinati, i
dipendenti del gruppo si dicono all'oscuro di tutto. All’ufficio
stampa affermano addirittura che il gruppo “non usa
commentare le voci incontrollabili”, facendo finta di non aver
letto che si trattava di dichiarazioni esplicite del loro capo.
Sono dunque solo voci? “Capisca quello che vuole capire” è
la risposta della comunicazione. Intanto negli ambienti
francesi della moda (stampa specializzata, commercio, stile,
PPR SULLA SCARPA MASCHILE,
MA IL PRIMO ACQUISITO
POTREBBE ESSERE UN GIOIELLIERE
industria) non circola la benché minima voce di corridoio. E
allora perché rivolgersi proprio a un quotidiano italiano con
simili esternazioni? Forse, sostiene una nostra fonte, perché
Pinault voleva tendere la mano, far sapere che è pronto a
valutare le offerte di chi sta per essere avvicinato dallo
“squalo” più temuto, il rivale Arnault, che quando si muove lo
fa con decisione e spiazzando il mercato (v. Bulgari, comprato
in due giorni con annuncio alla domenica). I gruppi del lusso
sanno che è un buon momento per fare affari in Italia e quindi
ne vogliono approfittare. Terra di conquista? Questione di
punti di vista. Quello dei francesi è: noi siamo più bravi degli
stessi italiani nel capire e valorizzare i fiori all’occhiello del
made in Italy.
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mercato 24-25
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MERCATO
CROCE E DELIZIA
Le griffe? «Meno male che ci sono». Le griffe? «Pericoloso affidarsi solo a loro».
Alle prese col dilemma: meglio pochi, importanti, clienti oppure no?
Luca Fumagalli
MILANO - Roberto Tirloni, conceria Sicerp, ad Anteprima ha
rilasciato la seguente dichiarazione: «Quest’anno ci siamo
difesi grazie a loro (ndr: le griffe). Ciò comporta però un
aumento del rischio, perché possiamo contare su un numero
sempre più ristretto di clienti. Prendiamo quel che ci viene
offerto, per rimanere a galla». Altra voce, conceria Atema:
«In Italia non si riesce a riscuotere, o lavori con i brand
oppure guardi all’estero. Ma anche i brand stanno ritardando
i pagamenti». Per chiudere, Nuova Overlord: «Temiamo, per
i materiali di livello medio-alto incrementi del grezzo che
renderebbero più difficile mantenere il range tra i 40 e 60
euro al metro, come ci chiedono i clienti». Clienti che sono
I MANAGER DEL LUSSO NON TAGLINO
I COSTI DI FILIERA
SOLO PER ALZARE I MARGINI A BREVE
32/2012
proprio loro: le griffe. Eccoci al grande dilemma del
conciatore. Posto che se vai a Lineapelle su 100 concerie
che interpelli tutte quante sostengono di lavorare con i
brand del lusso, quelle che davvero lo fanno è giusto che
facciano affidamento su pochi rapporti di fornitura,
subendone le fortune, quando il mercato corre, e
rischiando pesanti ripercussioni, quando il mercato
scende? Oppure è meglio avviare la strategia opposta,
cioè diversificare il portafoglio ed esplorare i mercati che
promettono meglio (vedi Cina)?
Non è una domanda da liquidare in fretta. Tra le concerie,
c’è chi ha già scelto la strada della “riduzione del rischio”,
iniziando ad aprirsi ad altri clienti, spesso quelli che fino a
qualche edizione fa di Lineapelle venivano guardati con
diffidenza e tenuti fuori dagli stand, per timore che
copiassero a mani basse le ultime novità: andare in cerca
di compratori nuovi, con nazionalità non europea e non
nordamericana, ma preferibilmente cinese, sud coreana,
brasiliana. Strategia che, come è emerso ad aprile e
poche settimane fa ad Anteprima, genera
apprensione, perché «bisogna tenere la
guardia altissima e saper rischiare, accettare
garanzie da clienti che dobbiamo imparare a
conoscere e magari nascondono pericolosi
lati oscuri». Per molti questo gioco vale la
candela. Anche perché va bene fidarsi delle
griffe, ma è anche utile non prendere sotto
gamba il dibattito sul loro stato di salute. Ad
offrirci una chiave di lettura in questo senso è
uno dei più noti pellettieri di Scandicci, che
produce per sé e conto terzi, e dice: «Grazie al
lusso abbiamo lavorato a più non posso negli
ultimi mesi, talmente tanto da dover lavorare
anche il sabato, ma era inevitabile che
dovessero rallentare. Abbiamo la sensazione
che l’onda lunga della loro crescita non si sia
ancora esaurita e che in queste settimane
abbia avvertito un semplice rallentamento
fisiologico, anche se quando si fermano inizi
subito a preoccuparti. Ma siamo ottimisti, del
mercato 24-25
5-10-2012
15:31
Pagina 2
25
PRODUZIONE CONCIARIA ITALIANA PER
FASCIA DI PREZZO/CLIENTE (valore)
TOP 11,4%
ALTO 15,1%
ECONOMICO 12,0%
MEDIO-ALTO 30,8%
MEDIO 30,7%
Fonte / Unic
resto ci sono certi mercati che comprano senza problemi…». Il
riferimento è principalmente al consumatore cinese che, tra
boutique in patria e acquisti “turistici”, ormai è il maggior
compratore mondiale di lusso. Sempre che vero lusso sia,
visto che anche su questo tema esiste un dibatito ampio e
diversificato. Il lusso vero, quello accessibile a pochi, è un
mondo a parte, davvero selezionato a tutti i livelli della filiera.
Si tratta, come dice Claudia Chiari, docente di marketing dei
beni di lusso per la European School of Economics, di
“prodotti di lusso” e non di “brand di lusso”. Questi ultimi
sono quelli che hanno reso accessibili le loro collezioni a un
pubblico più vasto e rientrano in quel 25% circa di vendite
d’alta gamma della conceria italiana (dato 2011). Ma per
entrambe queste identità vale la sua seguente osservazione:
«È necessario che continuino a puntare sulla qualità. I
manager della moda e dell’alta gamma non devono tagliare i
costi della filiera di fornitura per alzare margini e profitti a
breve. In questo ambito la qualità non deve conoscere
deroghe». Tradotto nel gergo fieristico: non deve essere il
direttore commerciale a imporre un target price, ma semmai
discuterne dopo che lo stilista, il creativo o chi per esso ha
fatto le sue scelte. Non “il prezzo prima di tutto”, come invece
abbiamo assistito ad Anteprima. A fronte di tutto ciò, ecco la
spinta, o forse anche solo la tentazione, a cercare nuovi clienti,
stranieri, sempre ben posizionati, ma molto più “affamati”
delle griffe nel voler conquistare una fetta di mercato ben
riconoscibile.
Senza voler intorbidire le acque, ma solo per dimostrare
quanto può essere alto il livello di rischio dell’eccedere nel
selezionare la clientela, ecco un esempio che arriva dal
passato recente. Correva l’anno 2009 e il settore è contiguo a
quello conciario: i tessuti. Era un momento complicato, nel
quale il mondo della moda doveva vedersela con
un’escalation di disastri: la crisi dei tedeschi di Escada, il
commissariamento di It Holding, il caos del gruppo Mariella
Burani. I fornitori di tessuti, soprattutto quelli dell’area
comasca, si ritrovarono in una condizione difficile da
sostenere. Chi lavorava per It Holding si vide imporre il
taglio (almeno del 50%) dei pagamenti in sospeso, che
furono congelati per alcuni mesi nel caso di Escada
(che poi passò nella mani di Megha Mittal, nuora del
miliardario indiano Lakshmi Mittal). Il caso Burani, poi,
si è trascinato per lungo tempo. Ma interessante oggi è
ascoltare le parole pronunciate allora dai tessutai
lombardi: «Le maison in difficoltà hanno sospeso o
allungato i pagamenti. Come se già questo non
bastasse, alcune banche hanno congelato i loro crediti
con case di moda di primaria importanza e, invece di
trattare e saldare i fornitori, questi istituti hanno chiuso
i rubinetti. Un atteggiamento sconcertante nei
confronti di chi per decenni ha contribuito alla fortuna
delle più prestigiose passerelle. Se le cose non
cambieranno, sarà difficile tutelare quel che resta della
filiera». Chi aveva un portafoglio diversificato di clienti
è rimasto in piedi, chi basava la sua attività su poche,
selezionate, griffe ha fatto molta più fatica, spesso
dovendo gettare la spugna.
❑
32/2012
cronaca 26-27
5-10-2012
15:05
Pagina 1
26
CRONACA
STATO E BANCHE LATITANTI
Astarte, a quattro mesi dal terremoto, è ancora sotto le tende.
Non si è mai fermata, persa quella precedente, tra un mese si trasferirà nella nuova sede,
pagata con mutuo a prezzi di mercato. Aiuti da Bruxelles e non da Roma o oBlogna
Andrea Guolo
Stabilimento danneggiato e attività spostata nelle tende per Astarte
MIRANDOLA (MO) - A più di quattro mesi dal
terremoto, nulla è cambiato. Astarte sta sempre lì,
all’interno della tensostruttura, dove si trasferì
all’indomani della prima scossa, il 20 maggio.
L’azienda di accessori per pelletteria, come la
maggior parte delle imprese operanti nel
territorio colpito dal sisma, ha gettato il cuore
oltre l’ostacolo, sopportando il calore estivo (sotto
le tende, la temperatura superava i 50 gradi) e ora
l’umidità, che mette a rischio il funzionamento di
computer e altri apparecchi elettronici. L’attività
non si è mai fermata, neanche all’indomani della
seconda “botta” di magnitudo 5,8 verificatasi la
mattina di martedì 29 maggio. Modelleria e
32/2012
amministrazione stazionano nella tenda, le
vecchie lavoranti a domicilio continuano a
garantire le consegne come facevano prima del
sisma, anche se una buona metà lo fa dalla nuova
residenza provvisoria: la tendopoli. Nando Costa
Zaccarelli, titolare dell’impresa, pensava di poter
arrivare a Lineapelle, momento determinante per
la raccolta ordini, in altre condizioni. «Qui –
racconta con amarezza – il 97% delle strutture si
trova nella stessa situazione. A qualcuno è andata
peggio: non avendo la possibilità di ripartire, ha
dovuto smettere. Purtroppo, nel meccanismo
della ricostruzione, qualcosa si è inceppato».
Talvolta le responsabilità di un impasse possono
essere attribuite alla politica locale e al
disinteresse dei sindaci o, ancor più spesso, alla
volontà di ostacolare l’impresa (v. caso Baldinini).
A Mirandola, Cavezzo, Novi e negli altri paesi
colpiti dal sisma invece i cittadini difendono i loro
amministratori a spada tratta. Costa Zaccarelli
ritiene che la pastoia burocratica sia stata creata
tra Bologna e Roma. Ai tempi de L’Aquila furono
concessi 14 mesi di moratoria fiscale alle vittime
del sisma, che hanno inoltre beneficiato di un
credito dilazionato in dieci anni. Qui invece, in un
territorio ben più importante dal punto di vista
economico – dai paesi colpiti dal sisma, un bacino
di soli 40 km quadrati, dipende il 2% del pil
nazionale – è stato concesso un contentino di “no
tax” fino al 30 settembre, prorogato al 30
novembre soltanto per alcune categorie. Sono
arrivati i soldi dell’Unione Europea, 670 milioni di
euro («La più alta cifra mai stanziata da Bruxelles
per una calamità naturale» ricorda il titolare di
Astarte), vincolati però al rifacimento di alcune
opere pubbliche. È mancato lo Stato. Una parte
dei fondi destinati alle imprese sarebbero dovuti
servire a contenere il tasso di interesse dei
cronaca 26-27
5-10-2012
15:05
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27
finanziamenti
concessi dalle
banche agli
imprenditori,
che invece si
stanno
indebitando a
Nando Costa Zaccarelli
prezzo di
mercato:
come se non fosse stato un terremoto
a costringerli a investire in nuove
strutture; ma un capriccio, una mania
di grandezza in tempi che
richiederebbero maggior prudenza.
«Noi lo stiamo facendo a credito,
perché tra poco sarà inverno, e non ce
la sentiamo di far restare al freddo i
nostri dipendenti, che già hanno
sopportato disagi enormi
quest’estate, quando dalle 11 in poi il
calore era insopportabile. Inoltre, i
materiali che trattiamo sono troppo
sensibili alle variazioni climatiche per
poter continuare in questa
situazione». A metà novembre, se
tutto va bene, Astarte si trasferirà nel
nuovo stabilimento, distante 500
metri dall’attuale che dovrà essere
abbattuto, perché i danni subìti non
concedono possibilità di recupero.
Costruiranno a tempo di record una
struttura in acciaio e legno. Il Comune
nei mesi scorsi ha liberato e
urbanizzato alcune aree, Costa
Zaccarelli se ne è aggiudicata una e
adesso inizieranno i lavori, che
saranno ultimati entro un mese.
«Nessuno mi ha regalato nulla. Ho
comprato tutto a prezzo di mercato,
accendendo un mutuo senza la
possibilità di ottenere interessi
agevolati perché, pur essendo previsti
per legge, non sono stati fatti i decreti
attuativi che li avrebbero sbloccati. È
un po’ come partire da zero». C’è
fiducia? «Io penso di poter onorare il
debito con la banca, perché nella
storia di questa azienda tutti gli
investimenti sono sempre stati
ripagati dal lavoro. Ma è chiaro che,
causa terremoto, ripartiamo
svantaggiati rispetto alla concorrenza.
Io non pretendo che la comunità mi
ricostruisca l’azienda, chiedo solo che
mi si dia la possibilità di ripartire».
Lineapelle è un’occasione, che in
32/2012
Astarte non intendono lasciarsi
sfuggire, anche se il mercato si
presenta incerto: il top di gamma
continua a offrire soddisfazioni, in
particolare per l’export di manufatti
verso i nuovi mercati di consumo, ma
non mancano i segnali di contrazione
anche nella fascia più elevata di
prezzo. Eppure le difficoltà
congiunturali si affrontano, una
tragedia come il terremoto si può
anche superare, ma la burocrazia…
«A giugno – conclude Costa Zaccarelli
– pensavo che la risposta offerta dal
territorio, quel buon esempio di
capacità nella gestione della sciagura
fatto di impegno e non di urla,
avrebbe potuto smuovere chi di
dovere. Beh, forse era vero il
contrario. Non siamo arrabbiati,
siamo però molto delusi dallo Stato,
che si è dimenticato di noi, e anche
dalle banche che, con rare eccezioni,
si sono dimostrate ben poco
disponibili. Forse hanno pensato che
fossimo talmente bravi da potercela
cavare da soli, e questa è stata la
fregatura».
❑
redazionale bauce 6
5-10-2012
14:59
Pagina 1
LE AZIENDE INFORMANO
Bauce presenta la nuova e rivoluzionaria macchina per
pressare le pelli in wet-blue a 7 cilindri pressanti modello
BLUEXTREME ideale per pelli pieno spessore e pelli divise
in trippa. Progettata e brevettata sulla base di un’attenta
ricerca nei particolari e su 45 anni di esperienza nel settore
conciario, questa macchina è stata concepita tenendo
presente in fase di progetto delle seguenti caratteristiche
dettate dalla più moderna ed avanzata industria conciaria:
• ROBUSTEZZA ED AFFIDABILITA’
data dall’impiego di materiali di alta qualità utilizzati con
tecniche di costruzione tra le più avanzate
• POTENZA DI ASCIUGATURA
Ottenutadall’utilizzo di un sistema totalmente
idraulico con 7 cilindri di asciugatura disposti a
tripla calandra e con 3 pressioni differenziate
indipendetemente regolabili
• MASSIMA VELOCITA’
Velocità massima di lavoro di 30mt/min grazie
alla nuova pompa idraulica installata
• MANUTENZIONE RAPIDA
Grazie al nuovo sistema di cambio feltri ottenuto
ponendo come obbiettivo, già in fase di progetto, la
semplice sostituzione di tutti i componenti soggetti ad
usura, primo fra tutti la realizzazione di un rapido sistema
per la sostituzione dei feltri
• SEMPLICITA’ D’USO
Adatta all’impiego di personale non specializzato
automatizzando il centraggi odei feltri, il movimento del
cilindro stenditore e visualizzando sull’apposito quadro
comandi lo spessore della pelle e la velocita’ di lavoro.
Bauce introduce the revolutionary and new sammying
machine for wet-blue leather with 7 sammying cylinder
model BLUETREME ideal for full-thickness hides and hides
divided into pelts. Designed and patented on the basis of
careful research in detail and over 45 years of experience in
the tanning industry, this machine was conceived and
patented while keeping in mind during the planning phase
the following characteristics dictated by the most modern
tanning industry:
• STURDINESS AND RELIABILITY
Given by the use of high quality materials in combination
with the most advanced construction techniques
• DRYING POWER
Obtained by using a completely hydraulic
system having seven drying cylinder disposed
in triple calender and with three differential
pressures indipendently adjusted
• MAXIMUM SPEED
Maximum speed of 30 mt/min due to the new
hydraulic pump installed
• RAPID MAINTENANCE
Right from the initial planning phase, the simple
replacement of all the components subject to wear and
especially the realisation of a rapid and simple felt
replacement system, had been considered
• SIMPLICITY OF USE
That makes it suitable for use by unskilled personnel:
automation of felt centering and movement of the
spreader cylinder; the thickness of the hide and the speed
of the work are displayed on the control panel.
www.bauce.com
fiere estere 29
5-10-2012
15:08
Pagina 1
29
FIERE ESTERE
INTERESSE LONDINESE
Tornano a Londra le tendenze Lineapelle. Creativi e stilisti rispondono in mass
a,
i brand chiedono sempre più qualità italiana
Luca Fumagalli
LONDRA - I numeri parlano chiaro e la
dimostrazione è arrivata da quanto si è
visto a Londra lo scorso 25 settembre.
Location: Soho Hotel, nel cuore della città,
noto come uno degli hotel di design più
interessanti della capitale. Occasione: Trend
Selection, la presentazione delle tendenze
LONDRA È LA DECIMA DESTINAZIONE DEL
FINITO ITALIANO E CONTINUA A CRESCERE
Immagini dall’ultima Trend London
32/2012
moda per la stagione invernale 2013-2014.
Risultato: gran folla di stilisti e designer
(oltre 200), altissimo livello di interesse,
richiesta di tornare a gennaio con una
proposta ancor più selezionata di materiali.
Come dicevamo: non bisogna sorprendersi.
Il Regno Unito, nel primo semestre 2012, si
è posizionato al decimo posto nella
classifica dei migliori clienti del finito
italiano (2,6% la sua quota di mercato),
mostrando percentuali di crescita rispetto
allo stesso semestre del 2011: +23% in
valore, +21% in volume. A trainare gli
acquisti britannici sono le pelli ovine
(+28%), ma soprattutto la nicchia
extralusso del rettile, pressochè
raddoppiato in valore (in quantità la
crescita per entrambe le tipologie è
di circa il 19%).
Niente di più ovvio, osservando la
presenza a Trend London, dove
sono stati esposti 20 pannelli
contenenti le ultimissime novità,
proposti da un gruppo di aziende,
che hanno declinato le indicazioni
moda in funzione delle peculiarità
del mercato inglese. Sold out i due
seminari di approfondimento
stilistico.
Per Trend London si tratta di una
consacrazione. Approdata oltre
Manica 4 anni fa, l’evento ha
definito nel tempo la sua identità di
fascia alta, sia dal punto di vista
fashion che qualitativo, ponendo
come un appuntamento fisso per il
mondo creativo londinese.
Prossima edizione: fine gennaio
2013.
❑
cronaca 30-31
5-10-2012
15:07
Pagina 1
30
CRONACA
VOGLIAMO CRESCERE
Gli allevamenti di visone? In Italia sono 20, per un totale di 200 mila pelli l’anno; ma
nell’Ue oltre 7 mila. Il settore “tira” e crea occupazione. Animalisti e burocrazia li
ostacolano. Il 28 settembre, per la prima volta, porte aperte al pubblico
Andrea Guolo
CAPRALBA (CR) - Il primo blocco, sorvegliato
dai carabinieri, è posizionato al bivio con la
provinciale 19: se sei registrato passi,
altrimenti devi tornare indietro. Superato
questo, c’è una volante della Polizia
all’ingresso dell’azienda e un cellulare dei
carabinieri all’interno, più una folta
rappresentanza di protezione civile. Nessuna
calamità, siamo semplicemente in un
allevamento di visoni che ha deciso di aprire
le porte al pubblico. Un po’ di prudenza non
guasta. «È la prima volta per l’Italia – racconta
Maud Druart, delegata agli affari
internazionali dell’associazione europea del
settore (Efba), giunta da Bruxelles per
l’occasione – e qui, diversamente da quanto
accade in Danimarca, Norvegia e Svezia, i
Paesi dove proliferano queste farm, avevamo
L’allevamento Mi-Fo di Caprara
32/2012
qualche timore. Troppa stampa negativa
attorno al mondo degli allevamenti, troppe
proteste da parte di persone che non sanno di
cosa stanno parlando. È per questo che lo
stiamo facendo. Per dire alla gente: non
abbiamo nulla da nascondere, venite a
vedere».
Gli allevamenti scelti dall’Aiav (Associazione
italiana allevatori di visoni) per l’apertura al
pubblico di venerdì 28 settembre sono due,
entrambi in Lombardia: La Fioreria a
Montirone, provincia di Brescia, e Mi-Fo a
Capralba, che si trova a metà strada tra Crema
e Treviglio. Quest’ultimo produce circa 20 mila
pelli di visone l’anno ed è il più grande d’Italia,
con una quota di mercato prossima al 10%. È
gestito dal presidente nazionale della
categoria, Gianni Boccù. Vi si accede dalla
strada vicinale, attraverso un prato tenuto alla
perfezione: a sinistra c’è la casa dei Boccù, a
destra il vecchio deposito per la produzione
del mangime (oggi inutilizzato, il cibo per i
visoni viene acquistato all’esterno) e dietro,
chiusi all’interno di una serie di gabbie coperte
da un tetto e servite da una rete idrica (per
bere e per bagnarsi nei picchi della calura
estiva), ecco i visoni. Scordatevi le scene
terrificanti che ogni tanto girano per il web…
«Gli allevatori – racconta Boccù – hanno
investito in strutture, qualità di allevamento e
benessere animale. Lo hanno fatto perché
questa è un’attività che rende, con notevoli
potenzialità di sviluppo. Basti pensare che il
prezzo delle pelli battute all’asta, dal 2010 a
oggi, è aumentato del 20% annuo, con un
venduto pari al 100%. Ora puntiamo a
raggiungere la certificazione di qualità e del
benessere animale, un argomento che
potrebbe dare ulteriore sviluppo all’attività».
cronaca 30-31
5-10-2012
15:07
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31
Il presidente di Mi-Fo, Gianni Boccù
Un visone in gabbia
La scheda per la tracciabilità
In Italia gli allevamenti di visone sono
20, pochissimi se rapportati ai 7.200
presenti nel territorio Ue. Quando si
parla di potenzialità di crescita, il
pensiero vola alla domanda di capi in
pelliccia, generata principalmente da
Russia e Cina. Un’attività che, nella
sola Europa, crea 120 mila posti di
lavoro tra diretti e indiretti, 5 mila dei
quali sono riconducibili al nostro
Paese. L’aumento dei prezzi registrato
negli ultimi dieci anni è indicativo di
un gap tra domanda e offerta: avere
più pelli a disposizione
significherebbe creare ricchezza,
occupazione, surplus commerciale. Il
titolare dell’allevamento in questione
lo sta facendo. Ha acquistato un
terreno adiacente,
che sarà attrezzato nei
prossimi mesi con
strutture aggiuntive,
puntando a quota 25
mila pelli. «Per
l’alimentazione dei
visoni – afferma – noi
ricicliamo 1,6 milioni
di tonnellate l’anno di
sottoprodotti della
lavorazione di carne e
pesce a livello
europeo; già questo
dovrebbe essere un
Misure di sicurezza per la prima giornata a porte aperte
incentivo
all’allevamento.
Rispettiamo le idee di
biodiesel o per l’inserimento in
chi non è d’accordo con noi, purché
digestori. Da noi però, purtroppo, ci
non vadano contro le leggi. Invece in
sono degli ostacoli burocratici che non
passato è capitato di tutto: attacchi
ci permettono di recuperarle».
con bombe carta, acidi sulle auto,
La giornata, iniziata alle 10 del
guardiani sequestrati e minacciati,
mattino, si conclude verso le 4 del
case bruciate. Ad alcuni hanno perfino
pomeriggio. In allevamento sono
avvelenato i cani, questi che si
passati giornalisti, istituzioni
dichiarano animalisti, per poter aprire
(compresi i sindaci dei comuni
le gabbie indisturbati». Che poi, tra
interessati) e tanti studenti, giunti col
l’altro, un visone messo in libertà ha le
pulmino. Gli organizzatori sono
ore contate. Quando a Capralba ci fu
soddisfatti, questa volta nessun
un blitz animalista da Mi-Fo, non tutti i
attacco o contestazione. «Sono
capi lasciati liberi furono recuperati
particolarmente contenta per la
dall’allevatore. «La gente del luogo –
presenza delle scuole – conclude la
raccontano i Boccù – ci portava le
Druart – perché il futuro è di questi
bestiole morte a decine, travolte da
ragazzi, che adesso sanno che tutte le
auto o attaccate da altri animali».
informazioni diffuse dagli animalisti
Il visone nasce verso marzo e viene
tramite Facebook o Youtube non sono
processato tra novembre e dicembre,
vere». «Avevamo invitato, come
con il pregiato pelo invernale appena
generato. La
macellazione avviene
per asfissia, una morte
indolore, all’interno di
un box saturo di gas di
scarico. Una volta
scuoiato, la pelle viene
essiccata e quindi
spesso in passato, esponenti del loro
inviata alle case d’asta che ricevono,
schieramento – conclude Boccù –
suddividono per scelta, colore e
affinché si rendessero conto del livello
tipologia e infine le vendono. Le carni
di benessere animale. Ci hanno
attualmente sono destinate a
risposto: sappiamo che li trattate
inceneritore. «Vorremmo poter fare
bene, ma siamo contrari per principio.
come in Nord Europa – sottolinea il
E allora, se le cose stanno così, che ci
presidente degli allevatori – dove
possiamo fare?».
❑
vengono utilizzate per la produzione di
ANIMALISTI (SI FA PER DIRE)
CHE, PER LIBERARE I VISONI,
AVVELENANO I CANI
32/2012
materia prima 32-33
5-10-2012
15:56
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32
MATERIA PRIMA
PESANTE AL RIBASSO
I segnali negativi dalle case automobilistiche potrebbero condizionare le quotazioni di tori e
vacche europee, se poi la Cina ne importasse di meno... L’opinione di Francesco Matelli
Andrea Guolo
REGGIO EMILIA - Dopo tre anni di febbre
alta, il termometro della materia prima torna
a indicare una certa debolezza. «Le mie
previsioni dopo Lineapelle – afferma
Francesco Matelli, operatore specializzato
nelle bovine – sono di una correzione al
ribasso compresa tra il 5 e 10%, ma non per
tutte le tipologie».
L’analisi di Matelli, che dispone di
conoscenze approfondite sui mercati di
approvvigionamento statunitense,
scandinavo e sudamericano, prende il via
dalla situazione dell’offerta. L’industria della
carne, tra la scarsa marginalità di cui
beneficia e gli alti costi all’acquisto del
bestiame, ha
rallentato il ritmo
produttivo in
Europa, Nord
America e
Australia. In
controtendenza
Brasile e Cina,
che però sono
mercati protetti: il
grezzo da lì non
esce. C’è un terzo
aspetto da
evidenziare:
l’attività di alcuni
Paesi
mediorientali,
Turchia in testa,
nell’acquisto di
capi vivi allevati
in Europa e
Francesco Matelli
macellati al loro
interno. Lo fanno
per convenienza
32/2012
economica (sono Paesi in forte crescita e
hanno strutture produttive all’interno) e
motivi religiosi (l’abbattimento secondo il
metodo islamico, che i grandi macelli
europei preferiscono non gestire perché
appesantisce i costi). Si parla di un singolo
operatore turco che importa
settimanalmente mille capi di maschio
adulto francese e di una nave al mese di
bestiame vivo dall’America Latina. Si tratta
perciò di numeri importanti, che
paradossalmente stanno mettendo in
difficoltà le stesse concerie di Istanbul, alle
prese con un surplus di grezzo da smaltire e
che, a causa del protezionismo di Ankara,
non può essere spedito all’estero se non
come semilavorato o semiterminato. Sono
pertanto pelli sottratte al libero mercato, una
specie di trappola che ha obbligato la
conceria europea con ordini impostati su
determinate materie prime, con la necessità
di operare a partire dal grezzo, a pagare cara
la pelle, erodendo i margini.
Il fatto nuovo, che potrebbe avviare un
percorso in discesa, riguarda la domanda. È
stato il mercato dell’auto a sostenere le
quotazioni di pesante negli ultimi tre anni,
caratterizzati dal crollo dell’arredamento e,
più recentemente, dalle difficoltà per la
calzatura. Ora anche i grandi utilizzatori per
carrozzeria, cioè le case automobilistiche
tedesche, iniziano a emettere qualche
segnale negativo. «Per questo – afferma
Matelli – dopo Bologna possiamo
intravedere un cambiamento della situazione
di mercato, che tuttavia non definirei
drammatica, perché i fornitori hanno
comunque raggiunto delle posizioni di
vendita abbastanza lunghe e perciò, se le
materia prima 32-33
5-10-2012
15:56
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33
manchino i soldi, quanto per
il fatto che sono aumentati i
controlli». Quali potrebbero
essere le selezioni coinvolte?
«Escluderei – risponde
Volumi di pelli grezze esportate
Matelli – il vitello e in
dall’Italia verso la conceria cinese
generale la nicchia dell’alta
qualità destinata alle grandi
2012
2012/11
(primo semestre)
var%
firme del lusso, tuttora
caratterizzata da un buon
Bovine piccole
8.251 tonn.
+18%
livello di ordini
Bovine grandi
4.027 tonn.
-9%
a fronte di una
Totale bovine
12.278 tonn.
+8%
materia prima
scarsamente
Fonte / Unic
reperibile. Se
pure fossero trascinate
macellazioni restano sotto la media
in basso da tutto il
stagionale, non subiranno particolari
resto, saranno
pressioni a seguito di una domanda
comunque le ultime a cedere. Stiamo
ridotta. Occorre capire come si
parlando di materiali sui quali, a
comporterà la Cina, compratore
differenza della vacca, la concorrenza
determinante per il grezzo Usa e per
all’acquisto dei cinesi è meno
la vacca europea, che sembrava fino
agguerrita, perché il vantaggio
a qualche tempo fa inesauribile per
competitivo asiatico viene a pesare
assorbimento di pelli ma che invece,
meno se il prezzo di partenza è caro.
nelle ultime settimane, è
Conviene, per difendere il grezzo
caratterizzata da aperture di credito
europeo, tenerlo il più alto possibile».
meno fluide: non tanto perché
L’EFFETTO
SOTTRAZIONE
Uno sguardo infine alle strategie di
acquisto della conceria italiana.
«Molte piccole e medie imprese non
hanno più la capacità finanziaria per
fare scorta: ciò rilancia la figura
dell’intermediario, che può fare
magazzino e offrire al compratore, su
richiesta, un pagamento dilazionato. I
costi certamente aumentano, ma alla
conceria spesso conviene operare sul
I TURCHI IMPORTANO CAPI VIVI
E SOTTRAGGONO GREZZO
AL LIBERO MERCATO
32/2012
pronto piuttosto che acquistare stock
di pelli che non le servono, se non in
parte, per poi tenersi in casa tutto il
resto nell’incertezza della vendita. È
un rischio che sempre meno
conciatori intendono correre. Ecco
perché talvolta anche i gruppi più
strutturati fanno ricorso a questo tipo
di servizio».
❑
finanza 34-35
5-10-2012
15:16
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34
FINANZA
DÀGLI AI RICCHI
La super-tassa del 75% sui redditi milionari annunciata
in Francia, destinata a rientrare, ha spaventato il lusso.
Diversamente, dicono gli esperti, crollerebbe l’economia
Gbm
Prime proteste contro la politica fiscale di Hollande
32/2012
MILANO - Un provvedimento
“controproducente”. È questa l’analisi
immediata e più pacata che gli osservatori di
casa nostra riservano alla decisione del
governo francese, che ha pensato di istituire
una super-imposizione del 75% sulla quota di
reddito personale oltre il milione di euro.
Ha fatto scalpore il contestuale movimento di
Bernard Arnault, l’uomo più ricco di Francia,
che ha presentato richiesta di naturalizzazione
al Parlamento belga. Ma per un singolo di peso
e fortemente esposto in termini di visibilità,
che (smentendolo) prende provvedimenti per
“fuggire” dal capestro del fisco transalpino, è
un intero comparto – quello del lusso – che
rischia di venire travolto dalla svolta punitiva.
La realtà che preoccupa è la perdita di
competitività di un’Europa, che tende a
racimolare fondi, mettendo in discussione
intere filiere produttive o di servizi che sul
lusso (e dunque sulla disparità di ricchezze che
caratterizza la società) hanno costruito storia e
fortune.
«Personalmente non ho dubbi: si tratta di una
scelta che non potrà consentire al governo
francese di raggiungere il risultato che si era
prefisso», sostiene tranchant Roberto Corciulo,
commercialista e presidente di IC & Partners,
che con un network globale (ma eurocentrico)
sviluppa progetti per l’internazionalizzazione
delle imprese. «Il problema non è il futuro dei
“poveri” ricchi colpiti dal provvedimento del
governo francese – chiarisce – perché chi si
posiziona oltre una certa soglia non ha alcun
problema a dislocare i propri interessi dove gli
è più conveniente e ha gli strumenti per
ottimizzare la propria posizione fiscale,
cogliendo i vantaggi offerti da altri Paesi più
finanza 34-35
5-10-2012
15:16
Pagina 2
35
competitivi e accoglienti. A
rimetterci, invece, è il sistema
economico territoriale, che rischia
di subire pesantissime
ripercussioni».
Corciulo cita due esempi, perché «la
storia parla da sola». In tempi
recenti la Gran Bretagna è
intervenuta a modificare la
posizione fiscale dei cittadini
domiciliati e non residenti: anziché
permettere loro di pagare imposte
UK solo sul reddito percepito in
ambito britannico, escludendo i
redditi percepiti all’estero, avevano
ampliato la base contributiva
all’intero montante. «Si è visto uno
spostamento in massa di manager a
Malta o in Svizzera – ricorda il
tecnico – e ci sono stati cantoni
elvetici che hanno addirittura aperto
uffici a Londra, per supportare
questi ricchi manager nelle
operazioni di trasferimento. La
storia ci dice che, in generale, chi ha
introiti così rilevanti non può
efficacemente essere ‘ancorato’ a
un Paese».
Ancor più miope la scelta compiuta
dal governo italiano, ad esempio,
sulle imbarcazioni (la cosiddetta
tassa sugli yacht). Con l’intento di
colpire i ricchi, prima è stata
introdotto un balzello sullo
stazionamento, che però includeva
preventivati dall’esecutivo –
rimarca – mentre la nautica italiana,
fiore all’occhiello di un Paese
circondato dal mare, è crollata del
50%. L’acquisto di natanti è in
picchiata. E nel frattempo la Croazia
ringrazia, perché dall’Italia ha
ricevuto in regalo metà del
portafoglio derivato dallo
stazionamento degli yacht e da tutti
i servizi connessi, dalla
manutenzione all’accoglienza».
Corciulo parla dunque di un “effetto
perverso”, che non genera benefici.
«Si tratta di azioni demagogiche,
destinate solo ai giornali e poco
calibrate – afferma in conclusione,
citando en passant anche il mercato
delle auto di lusso –. Almeno una
patrimoniale, pur se poco
condivisibile, risulterebbe mirata,
precisa e molto chiara».
Una riflessione analoga viene da
Pier Francesco Alessi, presidente di
Finlife, società di corporate finance
con base a Padova, integrata nel
network Alliance of International
Corporate Advisors, che
provocatoriamente si chiede: dove
sarebbe finito lo spread italiano, se
Monti si fosse azzardato ad una
manovra di questo genere?
«La nuova finanziaria di Hollande –
sostiene – più che una manovra
anticrisi, è una sintesi di
un’ideologia politica, di
una soluzione per
l’elettorato più che per il
Paese. È evidente dalla
manovra nella sua
completezza, che propone
anche misure quali
abbassamento dell’età pensionabile
e un aumento dei contributi, con
limitati tagli al welfare state».
Nonostante l’impressione di
fermezza che il presidente francese
cerca di trasmettere sui media, nello
scenario più plausibile disegnato da
IL DECENTRAMENTO
DIREZIONALE SAREBBE
INEVITABILE
gli stranieri, i quali hanno spostato
la barca in un sol giorno dalle
darsene del Belpaese. Poi è stato
modificato, spostandolo sul
possesso. «Una scelta stupida,
purtroppo. Gli introiti sono stati
meno di un terzo di quelli
32/2012
Roberto Corciulo (IC&Partners)
Pier Francesco Alessi
Finlife, la “mannaia fiscale” calerà
sulle teste di un migliaio di francesi
appena, “per evitare
l’anticostituzionalità, ma soprattutto
la fuga all’estero dei manager a
capo delle più grandi società
francesi». Entrando in un’ottica più
tecnica, Alessi sottolinea come «in
un quadro di globalizzazione così
marcato, con grandi gruppi
multinazionali, la manovra potrebbe
rivelarsi dannosa, in quanto il
decentramento direzionale delle
grandi corporation e lo
spostamento delle più alte figure
manageriali rappresenta una
soluzione relativamente facile». ❑
interviste 36-37
5-10-2012
15:17
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36
INTERVISTE
AL MOMENTO GIUSTO
Alessandro Francioni parla di Lineapelle, («data azzeccatissima»), da cui attende
importanti conferme, dei distretti e della sua candidatura a Confindustria Pisa
Andrea Guolo
SANTA CROCE SULL’ARNO - È il fornitore di
shearling più ricercato dai grandi marchi del lusso.
Alessandro Francioni, titolare della conceria
Sanlorenzo, guarda con fiducia a Lineapelle, e non
soltanto perché si tratta dell’edizione dedicata alla
collezione invernale, la più importante per la sua
azienda. Nello stand si parlerà di novità, mercato,
prezzi e anche della candidatura, recentemente
annunciata, alla presidenza di Confindustria Pisa.
Che cosa si aspetta dalla fiera?
Credo che l’interesse sarà elevato, anche perché
quest’anno Lineapelle inizia in un momento
Alessandro Francioni, presidente della conceria Sanlorenzo
32/2012
perfetto, subito dopo la conclusione delle sfilate.
Una data azzeccatissima, che permette ai nostri
clienti più importanti di arrivare concentrati
sull’invernale, dopo essersi presi, com’è giusto,
alcuni giorni di ferie per smaltire le tensioni delle
loro presentazioni estive.
Con quali prospettive per gli ordini?
Ottime direi. Il lusso continua a tirare, e il nostro
settore oggi lavora prevalentemente per i clienti di
fascia top. È vero che la Cina appare abbastanza in
crisi, e alla conceria italiana che esporta
direttamente potrebbe derivarne una flessione; è
altrettanto vero che le grandi firme continuano a
vendere bene, in Asia e in Europa, soprattutto a
clienti cinesi. Basta vedere chi fa shopping nella
boutique di Gucci a Firenze… Perciò non prevedo
grossi cambiamenti per quanto riguarda i
consumi.
A Bologna si aspetta un incremento dei
compratori asiatici?
Quella della manifattura cinese è una strada che si
sta aprendo per diverse aziende. Nel mio caso, la
clientela locale opera per conto dei brand
occidentali, realizzando campioni o produzione
vera e propria, perciò la scelta viene fatta dagli
uffici stile italiani, europei e americani. Diversi
colleghi mi confermano comunque che
calzaturieri e pellettieri cinesi stanno comprando
materiali alla moda e di qualità.
È anche un modo per diversificare, perché il peso
delle firme sta diventando eccessivo e crea dei
rischi.
Anche questo mi viene segnalato. Personalmente,
lavorando sullo shearling che è un articolo
marginale perfino per i grandi marchi, già attuo
questa strategia: per raggiungere un fatturato
accettabile, devo fornire centinaia di clienti. C’è
invece chi, per tipologia di prodotto, è legato a
doppio filo con la griffe. Alla lunga, ciò determina
dei rischi. D’altronde, però, non ci sono
interviste 36-37
5-10-2012
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37
alternative. Senza le firme è dura,
anche in termini di certezza dei
pagamenti.
Come vede la conceria toscana, a
confronto con quella veneta e
campana?
Qui da noi la situazione è a macchia
di leopardo. Le aziende che hanno
saputo rinnovarsi, fanno ricerca,
sono propositive, hanno senz’altro
un futuro. Il 2012 non sarà un anno
brillante come il 2011, non
dimentichiamo però che arriviamo
da un biennio di crescita a due cifre,
con un giro d’affari complessivo già
superiore al periodo pre-crisi. Il
Veneto soffre la crisi
dell’arredamento, ma mi pare in
decisa crescita nell’automotive.
LE PRIORITÀ: ACCORDO DI
PROGRAMMA E POTECO
Solofra ha qualche difficoltà in più,
causa quotazioni alle stelle del
grezzo ovino.
Come sono i rapporti tra i distretti?
C’è un bel dialogo interno all’Unic.
Tutto è certamente migliorabile e da
intensificare, ma non esistono
32/2012
passato ha avuto una lunga e
importante presidenza, quella del
commendator Buoncristiani, e di
quello farmaceutico. La nostra è una
corsa decisa, ma allo stesso tempo
soft. Se non dovesse riuscire
vincente, non faremo le guerre, ci
metteremo al servizio e in linea con
chi dovrà gestire in futuro
l’associazione.
❑
LA ALBER CELEBRA 100
ANNI DI ATTIVITÀ E QUALITÀ
‘Perfect in every aspect’: da cento anni Rudolf
Alber produce utensili di alta qualità, con il costante obiettivo di fornire prodotti di qualità
perfetta sotto tutti gli aspetti.
L’Azienda Rudolf Alber quest’anno fa il bilancio di 100 anni di storia con l’attuale direttore
Sig. Florian Alber che fa parte della quarta generazione della famiglia Alber. Nel 1912 il fondatore Rudolf Alber iniziò a produrre lame a
nastro e la prima lama a spaccare ad alta efficienza venne prodotta pochi anni dopo. Oggi
in molte nazioni ‘ALBER’ è diventata sinonimo di ‘lame a spaccare’.
Le prime spaccatrici per pelli, prodotte nel
XIX° secolo, lavoravano con lama fissa e
quindi con una resa molto bassa in termini di
precisione e produttività. Le spaccatrici moderne tagliano con lame circolari e permettono di ottenere alta produttività e spessori della pelle molto sottili, anche di 0,5 mm senza
problemi.
Oggigiorno, focalizzando le specifiche richieste della clientela, la gamma delle lame Alber
è molto diversificata, e continua a migliorare
ulteriomente per durata e precisione di spaccatura. L’evoluzione delle caratteristiche dell’acciaio hanno permesso di ottenere risultati
di alto livello qualitativo, dove altre lame a nastro hanno dovuto rinunciare tempo prima.
Le lame Alber sono ottime per la spaccatura
di ogni tipo di pelle: per calzature, pelletteria,
interni auto, abbigliamento, arredamento, in
ogni fase di lavorazione: in Trippa, Wet Blue,
Wet White
ed a secco e sono caratterizzate da un’eccellente qualità e precisione nel taglio, nonchè
un’alta resa.
Lo stesso si può affermare per le lame destinate al taglio o alla spaccatura di TNT, gomma, sughero, materiali espansi, ecc. e per le
spaccapelli
La Alber, in occasione del centenario dalla
fondazione, sta promuovendo varie iniziative
nella sede di Ebersbach ed alle esposizioni di
Shanghai e Bologna: questi incontri saranno
occasione per ripercorrere il lungo cammino
dell’azienda e considerare insieme le future
prospettive.
LE AZIENDE INFORMANO
L’accordo di
programma
porterà ai
depuratori
industriali
(nella foto,
Acquarno a
S. Croce) le acque
civili di scarico
chiusure. Stiamo lavorando per
creare un fronte comune, il clima è
disteso e costruttivo.
Le sfide future del distretto
toscano?
In questo momento l’attenzione è
rivolta prevalentemente a due
progetti: l’accordo di programma
sulla depurazione delle acque e il
Poteco. Il primo purtroppo è
rimasto a lungo in stand-by, ora
però c’è stata una forte presa di
posizione del governatore Rossi,
anche nei confronti del ministero
competente, affinché si possa
ripartire e portare a compimento un
percorso che è iniziato nel 2004, con
già due modifiche apportate. Il
Poteco, la cui realizzazione è in
vista, sarà il fiore all’occhiello del
distretto e ci garantirà un futuro
attraverso la formazione e la
sperimentazione che, date le
dimensioni medie aziendali, gli
imprenditori non sono in grado di
attuare a piè di fabbrica. Qui
formeremo specialisti con laurea
breve in ingegneria e chimica
conciaria.
Com’è nata la sua candidatura
Confindustria Pisa?
Vorrei precisare che il candidato non
è l’imprenditore Alessandro
Francioni, ma il gruppo conciario
che ha indicato il suo past president
alla guida degli industriali. I tempi
erano maturi, dato il peso rilevante
del settore, per presentare una
candidatura alla guida dell’Unione.
La scelta è ricaduta su di
me per l’esperienza
accumulata nel passato
all’interno
dell’associazione di Pisa, di
cui sono anche stato vice
presidente.
Come andrà a finire?
I miei due concorrenti – e credo che
altri non ce ne saranno – sono
espressione dei settori edile, tra
l’altro un past president ed
esponente di un comparto che in
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news 39
5-10-2012
15:32
Pagina 1
39
LE NOTIZIE
BOTTA E RISPOSTA
IL SINDACO di Scandicci,
Simone Gheri, ha puntato il
dito contro la Regione
Toscana: «Non attua
politiche efficaci per le
aziende – ha affermato – sia
sul fronte della formazione,
sia per l'accesso al credito,
sia per la creazione di reti di
imprese nella pelletteria». In
una nota ha quindi precisato: «Il comparto andrebbe valorizzato
con un lavoro sincronizzato tra Regione, associazioni di
categoria, sindacati e istituzioni. Per gli imprenditori del distretto
c'é troppa burocrazia e questo non rende le imprese competitive
a livello globale. Anche la formazione deve essere valorizzata».
La risposta è arrivata da Gianfranco Simoncini, assessore
regionale alle attività produttive: «Stupiscono le affermazioni di
Simone Gheri. La Regione sostiene da sempre e in maniera
decisa il settore della pelletteria dal punto di vista dell’accesso al
credito, con la creazione di reti di imprese e con la formazione dei
dipendenti». Inoltre ha precisato che: «Entro la fine di ottobre
firmeremo un protocollo insieme alla Provincia di Firenze,
all’associazione delle Province (Upi), a Confartigianato, Cna,
Confindustria e sindacati, che prevede un piano di orientamento,
formazione e riqualificazione dei giovani inoccupati e degli
addetti del settore». ❑
MODA EM 360°
“LA MODA A 360 GRADI”. Questo il
titolo, tradotto in italiano, del lavoro
pubblicato da una bella e brava
ricercatrice brasiliana, Ilce Liger, che
ha studiato a Milano e ora si divide
tra Italia e Brasile dove tiene corsi e
consulenze per il settore moda. Il
sottotitolo, “design, materia prima e
produzione per il mercato globale”,
indica la modalità di lavoro
impostata da Liger, che ha
approfondito ciò che sta a monte
della filiera, visitando di persona
aziende tessili e conciarie, partecipando a fiere e convegni (tra cui
Anteprima e Lineapelle, a cui sono dedicate varie pagine) e
studiando le tendenze del settore appoggiandosi a Lp Fashion
Studio. Il risultato è un manuale completo, graficamente
accattivante, arricchito da utili schede tecniche e che offre al
lettore una formazione avanzata nel mondo della moda e dei
materiali. Info su www.ilceliger.com
❑
32/2012
NUOVI STILISTI
A CONCLUSIONE della settimana milanese della moda
primavera-estate 2013, i pareri sono buoni. I buyer
italiani si dicono soddisfatti
sia per l'organizzazione di
Cnmi-Camera nazionale della
moda italiana, sia per il lavoro
delle aziende e degli altri
attori della moda made in
Italy, in particolar modo gli
stilisti. Beppe Angiolini (nella
foto), confermato per la terza
volta presidente della camera
nazionale buyer, ha affermato
in un'intervista a Mf Fashion: «Accanto alle sfilate dei
grandi nomi si sta imponendo una nuova generazione
di stilisti con collezioni molto fresche e creative, capaci
di rispondere alle nostre esigenze commerciali e alla
voglia di nuovo e di bello che c'e' nell'aria».
❑
IN PASSERELLA
Elegantissima. Che
altro si può dire di
questa modella,
uscita in passerella a
Parigi, in occasione
delle sfilate che
presentavano le
collezioni per la
stagione estiva
2013? Che quel
che indossa
porta il marchio
dello stile di un
nome che ha
fatto la storia
della moda,
usando quel
rosso come un
bandiera:
Valentino. Qui
possiamo
ammirare un
soprabito in
pelle stretto
in vita da cintura
e lungo fin sotto il
ginocchio; scarpe con
tomaia trasparente e
zeppa in plexiglas; una
pochette da portare a
mano in rettile lucido e
❑
placca di metallo.
situazione 41
5-10-2012
15:33
Pagina 1
41
LA SITUAZIONE
MACELLAZIONI
2010
EUROPA
2012
STATI UNITI
BOVINE ADULTE
3,2
3,1
milioni di capi
3,0
2,9
2,8
2,7
2,6
2,5
2,4
Fonte / USDA
gen
feb
mar
apr
mag
giu
lug
Variazione ago 2012 su lug 2012: +7%
ago
set
ott
nov
dic
Variazione ago 2012 su ago 2011: -3%
REGNO UNITO
BOVINE ADULTE
300
280
migliaia di capi
MACELLO. All’interno stabili vacche e vitelli, meno vitelloni,
più vacche da latte. In Germania con l’autunno riprende
lentamente quota la macellazione, in attesa che i capi
raggiungano il peso idoneo. Gran Bretagna con attività
regolare ma patrimonio calante, dopo la chiusura di
importanti allevamenti e l’esportazione di capi vivi. Cedono i
consumi in Europa, che nel primo semestre ha ridotto del 6%
l’import di carni bovine extra Ue e del 32% le ovine.
GREZZO. Il detentore nazionale cede sui vitelli di seconda e
terza scelta, in cambio di aumenti per le pelli migliori. In
Germania i segnali negativi della carrozzeria rallentano la
domanda di toro e vacca pesante, senza conseguenze sulle
quotazioni per l’indisponibilità di prime scelte. In Baviera
qualcuno prova senza successo ad aumentare i prezzi di 10
centesimi sulle selezioni 50+. Arretra dai 10 ai 15 centesimi,
per assenza di domanda asiatica, la vacca di media qualità. In
ulteriore aumento le ovine spagnole.
CONCIATO. Lavoro per pelletteria, ordini per nappa ovina di
qualità, articolistica su base bovina di fascia media,
vegetalizzato per il vintage. Lieve diminuzione per la
domanda tedesca di carrozzeria. Conferme di vitello di
qualità e capra per tomaia.
2011
260
240
220
200
Fonte / Eurostat
180
gen
feb
mar
apr
mag
giu
lug
Variazione ago 2012 su lug 2012: -21%
ago
set
ott
nov
dic
Variazione ago 2012 su ago 2011: -6%
RESTO DEL MONDO
32/2012
VITELLI
160
150
migliaia di capi
Prezzi in ripresa per la maggior parte delle selezioni Usa. Le
Texas steers toccano il picco dei 92-93 dollari c&f, in linea
con le butt branded; un dollaro in più per le heavy native.
Resistono le vacche marchiate, guadagnando un dollaro in
alcuni casi. L’export statunitense al 20 settembre registra
vendite superiori agli stock accumulati e alle stesse
spedizioni in corso, con i maggiori detentori in abbondanza
di ordini ma disponibili ad aumentare i volumi in consegna
nel caso in cui il prezzo incontri le loro richieste.
Listini sotto pressione in Brasile, mentre in Argentina le
concerie si accontentano di quanto riescono a ottenere dal
compratore extracontinentale; non si prospettano
comunque riduzioni a breve delle quotazioni nei due Paesi
latinoamericani. La macellazione resta sostenuta, con
incrementi del 5,6% in Brasile (7,6 milioni di capi nel
secondo trimestre, secondo i dati Ibge) e una
concentrazione produttiva (67% del totale) negli stati di
Mato Grosso e Mato Grosso do Sul. Il wet blue viene
venduto a 48 dollari fob (22-24 kg, frigorifico) in Costa Rica e
a 54 dollari a Panama per selezioni più pesanti. Intanto in
Nuova Zelanda si rafforza il patrimonio bovino, 10,25 milioni
di capi a fine anno, con previsioni di macellazione a 4,1
milioni per capi dal giusto peso, grazie alle condizioni
climatiche idonee.
FRANCIA
140
130
120
110
Fonte / Eurostat
100
gen
feb
mar
apr
mag
giu
lug
Variazione ago 2012 su lug 2012: 0%
ago
set
ott
nov
dic
Variazione ago 2012 su ago 2011: -11%
NUOVA ZELANDA
OVINI
4,6
4,1
3,6
milioni di capi
(in collaborazione con hidenet.com)
3,1
2,6
2,1
1,6
1,1
0,6
0,1
Fonte / Statistics New Zealand
gen
feb
mar
apr
mag
Variazione ago 2012 su lug 2012: -19%
giu
lug
ago
set
ott
nov
dic
Variazione ago 2012 su ago 2011: -20%
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56029 S. Croce sull’Arno PI
Tel. +39 0571 35151
Fax +39 0571 34563
[email protected]
Filiale di Arzignano
Via Montorso 35
36071 Arzignano VI
Tel. +39 0444 686570
Fax +39 0444 484310
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