18 F55 - Easy News Press Agency
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Pad Stand 18 F55 5-10-2012 322012sommario sommario 32 16:48 Pagina 1 MdP-laConceria, il settimanale dell’area pelle IN PRIMO PIANO 8 Da Anteprima a Lineapelle GLI ALTRI SERVIZI 13 14 16 20 22 24 26 29 30 32 34 36 Retrospettiva futura Hugo Boss: più stile Più scarpe made in Usa I nuovi mercati La campagna d’Italia Croce e delizia Stato e banche latitanti Interesse londinese Vogliamo crescere Pesante al ribasso Dàgli ai ricchi Al momento giusto STAMPA QUOTIDIANA 7 Il meglio dai giornali internazionali NEWS 39 Botta e risposta Moda EM 360° Nuovi stilisti OPINIONI LIBERE 5 Troppe fi... La nota di Angelo Penazzato LA SITUAZIONE 41 ON LINE! Europa / Resto del mondo Aggiornamenti quotidiani di cronaca e attualità: clicca www.laconceria.it per leggere le news dell'area pelle Redazione Andrea Guolo Luca Fumagalli Ivana Basso Anno CXIX Editore La Conceria S.r.l. Via Brisa, 3 20123 Milano Tel. 02-8807711 Fax 02-865732 www.laconceria.it [email protected] Direttore Responsabile Abbonamenti Pubblicità [email protected] [email protected] [email protected] Abbonamenti 2012 Italia - annuale - semestrale - quadrimestrale Europa Extra-Europa e e e 150 180 155 e 280 e 290 S. Mercogliano [email protected] Fotolito Erregi S.r.l. Stampa Grafiche Milani Spa Pubblicazione settimanale autorizzata dal tribunale di Milano - Uff. Stampa n. 2406 del Registro 28 luglio 1951 - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano ASSOCIATO La Conceria è titolare del copyright di quanto pubblicato. Senza il permesso scritto dell’editore la riproduzione, totale o parziale, della rivista è vietata. UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA FEDERAZIONE ITALIANA EDITORI GIORNALI cover 32 6 5-10-2012 15:01 Pagina 1 da Anteprima Gruppi francesi nella campagna d’Italia a Lineapelle ® Marchio protetto di Clariant in molti paesi Perché piclare quando puoi conciare direttamente? EasyWhite Tan – L’evoluzione della concia senza cromo verso un mondo più verde. Grazie a questa eccezionale tecnologia, il Granofin® Easy F-90 di Clariant fornisce un processo di concia più ecocompatibile e sicuro per un’ampia gamma di pellami. Goditi la sensazione di esser parte di questa evoluzione: la prospettiva più verde di una concia senza pickle. • Più snello: Totale eliminazione della basificazione e del piclaggio • Più pulito: Senza piclaggio – niente sali e scarichi meno inquinanti • Più sicuro: Processo semplice senza possibilità di errori Clariant SE, Sede secondaria in Italia, Business Unit Leather Services, Via Manzoni 37, Palazzolo Milanese (MI), Phone: +39 02 36314.1. Sede centrale: Clariant International Ltd, Muttenz, Switzerland, Phone: +41 61 469 72 83 www.clariant.com / www.clariant.it What do you need? 105_11FC_2047_EasyWhiteTan_204x268_i.indd 1 05.09.11 16:47 opinioni libere 5 5-10-2012 15:28 Pagina 1 5 OPINIONI LIBERE di commentatori esterni TROPPE FI... TROPPE FI... Alt! Altro? Troppe fanciulle, gnocche, veline, tette, escort; bisogna finirla! Si volti dall’altra parte, libero come ognuna di loro. Allora, troppe pastasciutte, cotolette, torte, bottiglie di prosecco e chianti, salamelle, gorgonzole, frittate, merendine; qui obesi e fuori affamati. Qualcuno la obbliga a strafogarsi? No. Zitto, perciò. Guardi qua, troppe porcellane, collane, posate d’argento, macchine di lusso, tele d’autore, pellicce, borsette di pelli pregiate, vesti griffate; insomma, uno spreco, coi poveri in Africa. Smetta di comprarle oppure si ritiri in un monastero; ma lasci in pace il prossimo, finché c’è libertà. Insisto, troppe feste, vacanze, crociere, spiagge, sciate, inaugurazioni, promozioni, comunicazioni. Ripeto, ognuno è libero di scansarle. Eppure, girano troppe copertine, facce sorridenti, checche, cene, cerimonie, fotografie, gemme, coppie dell’altra sponda. Le eviti. Anche le troppe testate, performance, musiche, tv, radio, biciclette, motociclette? O le troppe questue, raccolte, mobilitazioni, dimostrazioni, bandiere, marce, code, strette di mano, inchieste, accuse, scuse? Egregio signore, siamo fermi allo stesso punto: la libertà. Io non ne posso più, troppe griffe, etichette, interviste, sfilate, serate, tavolate, marchette, bugie, balle, fatture scontate. Che facciamo, eliminiamo l’economia di mercato, respingiamo le nuove imprese e il loro ricambio, cancelliamo la concorrenza e magari sopra ci costruiamo un bel comintern con lei e comparielli? Oddio, restare in pochi a fare il mestiere sarebbe mica male e comunque ce l’ho pure con le troppe associazioni (territoriali, nazionali, regionali), organizzazioni sindacali, leghe di ecologi ed animalisti, presidenze e vicepresidenze, direzioni e segreterie. Basta, per favore. Scusi, un ultimo sassolino, troppe fi… no, no, tranquillo è una parola diversa. Prego. Troppe fiere. Bravo, così resta solo lei; mentre nella nota a fianco un cliente lamenta l’assenza di novità nelle fiere, praticamente significando che la domanda, sulla quale viviamo tutti, ha bisogno di visitare, confrontare, selezionare le merci con cui rifornirsi. Per farlo, va dove c’è un’esposizione che le mette in vetrina e in concorrenza, libera. Scusi, ma chi la c.r. ❑ costringe a esporre? I competitor... 32/2012 LA NOTA di Angelo Penazzato* Molti degli stilisti che ho incontrato in questi giorni, a Milano e a Parigi, mi sembravano particolarmente arrabbiati con i conciatori. Ad Anteprima, dicono, non hanno portato novità. In una fase difficile, nella quale tutti all’interno della filiera dovrebbero dare il massimo, non si può arrivare ad una manifestazione che dovrebbe delineare le tendenze senza disporre di alcuna proposta innovativa. La tempistica, ovvero il fatto che le aziende fossero da poco rientrate dalle ferie, non costituisce una giustificazione. Va detto però che la prima vittima di questa crisi è proprio la ricerca stilistica. Basta osservare i negozi: lo spazio dedicato al prodotto ricercato è diminuito in maniera esponenziale. Nel momento in cui mancano i margini, la scelta è obbligata. I retailer preferiscono puntare su pochi marchi sicuri, riducendo le quantità e operando in maniera più oculata. Questo spiega il successo delle grandi firme più classiche, le code fuori dai negozi di Vuitton e Chanel, la calca all’interno dei department store negli shop-in-shop degli stessi brand, i risultati eccellenti di Ferragamo: parliamo di aziende che garantiscono risultati commerciali basandosi su prodotti consolidati. Attenzione però, perché è proprio in momenti come questi che bisogna fare ricerca. La ripresa presto o tardi arriverà, premiando soltanto coloro che hanno investito, che non sono rimasti fermi ad aspettare la ripartenza: non sarà “a pioggia”. Prendiamo come esempio Roberto Del Carlo. Si è rinnovato commercialmente, ha creato la partnership con Superga, ha presentato collezioni convincenti… Se il prossimo anno il mercato si risveglierà, è chiaro che un’azienda come la sua ne beneficerà. Per chi invece non ha scommesso nell’innovazione, nelle partnership e nel servizio al cliente, temo che non cambierà nulla. Ecco perché mi auguro, a Lineapelle, di trovare quelle novità che sono mancate ad Anteprima. * fondatore del calzaturificio I Guardi bauce xpress 2-10-2012 17:25 Pagina 1 stampa quotidiana 7 5-10-2012 15:33 Pagina 1 7 STAMPA QUOTIDIANA Affreschi e intrecci in pelle: Bottega Veneta sbarca a Bologna H&M non tiene il passo di Zara Terzo trimestre sotto le attese e cambio di strategia. Il titolo perde il 6% Quotidiano Nazionale / 4 ottobre Finanza & Mercati / 28 settembre Scacco matto da Vuitton. E Miu Miu lancia la pelliccia con le macchie Pittarello preme l’acceleratore sul piano retail Dopo l’espansione in Croazia è l’ora dello sbarco in Slovenia. Intanto nel 2012 attesi 10 opening in Italia Mf Fashion / 28 settembre L’uomo misterioso di Hong Kong riapre Gusella Un cavaliere bianco asiatico interessato al rilancio del marchio milanese di calzature per bambino Il Mondo / 28 settembre Tessile e calzature made in Italy, il 10% ha credenziali false Il marchio della Riviera del Brenta presidia il mercato del lusso Il Messaggero / 4 ottobre Etichette fuori norma, composizioni fasulle CorrierEconomia / 1 ottobre Ferrè, il j’accuse di Paris Group Contratti d’affitto in sedi disdetti anzitempo, una licenza capestro che può bruciare il brand in Asia. Gli acquirenti puntano il dito sui commissari Affari & Finanza / 1 ottobre Caovilla raddoppia e punta a 100 mila paia l’anno nel 2015 Chiudono le sfilate parigine con una passerella sulla scala mobile La Consob francese sorveglia Lvmh Per la scalata a Hermès Furla scommette sul travel retail e lancia a Milano il nuovo concept Il gruppo bolognese punta a chiudere il 2012 in crescita a doppia cifra e rafforza la sua presenza nel Far East Mf Fashion / 4 ottobre La zona più piovosa della terra per testare le scarpe anfibie di Geox I test effettuati nel villaggio di Cherrapunjiee, nord dell'India Il Sole 24 Ore / 28 settembre Corriere della Sera / 2 ottobre I retailer trovano un premio nella produzione interna Gucci, Prada e Ferrari valgono 17 miliardi La crescita del made in Usa Interbrand, la classifica mondiale 2012 Financial Times / 28 settembre Il Sole 24 Ore / 2 ottobre Giorgio Presca è il nuovo a.d. di Geox Firenze lancia un polo al servizio della pelletteria Cambio della guardia, sostituisce Diego Bolzonello Reti d’impresa, la meccanica innovativa taglia i costi di produzione Rinvenuti 19 macchinari tutti in funzione, 1.500 calzature complete, 10 cliche' contraffatti di metallo recanti il marchio ''Hogan'', 1.200 etichette ''marcate'' pronte per la cucitura e 30 rotoli di pellame Il Sole 24 Ore / 29 settembre Il Sole 24 Ore / 2 ottobre Asca / 4 ottobre 32/2012 Affari Italiani / 4 ottobre Caserta: Gdf scopre fabbrica clandestina scarpe 'Hogan', 3 arresti primo piano 8-9-11 5-10-2012 15:36 Pagina 1 8 IN PRIMO PIANO DA ANTEPRIMA A LINEAPELLE Il test milanese è servito a perfezionare i campionari da esporre nella mostra bolognese. È il completamento di un’offerta destinata allo scenario internazionale. Eleganza e colore i temi forti della collezione autunno/inverno 2013-14 Andrea Guolo BOLOGNA - Hanno lavorato fino all’ultimo secondo per sorprendere il cliente. «Le novità? Mi chiami domani, le sto ultimando» ci dice Irene Priora, responsabile stilistica Abip, a due giorni lavorativi dall’allestimento dello stand. Ci riproviamo all’indomani: ATTESI PIÙ COMPRATORI DA ASIA ED EST EUROPA «Quasi ci siamo, anche se, talvolta, le ultimissime cose le inseriamo in collezione il venerdì sera che precede la fiera» affermano dalla conceria bresciana. La frenesia in corso conferma come Lineapelle sia l’appuntamento cruciale per i fornitori di calzatura, pelletteria, abbigliamento in pelle. Tra i padiglioni di Bologna si decide il lavoro di una stagione intera. Rispetto ad Anteprima, il primo test, sono previsti aggiustamenti e innovazioni nel L’area trend a Lineapelle di aprile. La fiera si tiene dal 9 all’11 ottobre 32/2012 primo piano 8-9-11 5-10-2012 15:36 Pagina 2 9 campionario di chi espone: arrivare con le stesse pelli, colori e rifinizioni, significherebbe perdere il senso della partecipazione. L’evoluzione, da Milano a Bologna, è un’aspettativa per chi compra e una necessità per chi vende. In alcuni casi assistiamo ad un adattamento dell’offerta sulla base del target cliente. «Ad a b c d Novità presentate ad Anteprima da Abip (a), Montebello (b), Sirte (c), Vignola Nobile (d) Anteprima – sottolinea Maurizio Ingegno, commerciale Faeda – si portano quasi esclusivamente articoli di fascia alta, apprezzabili per naturalezza e bellezza, adatti alla clientela che in quel caso è composta prevalentemente da grandi firme. Lineapelle per noi rappresenta un completamento, impone una presentazione più completa di colori e articoli per una clientela di massa che vede Bologna come se fosse un’anteprima. In pratica, cerchiamo di sviluppare soprattutto le seconde linee». La conceria con sede a Chiampo esporrà nuovi stampati con effetti macchiati e perlati, vernici con stampe geometriche, effetti petrolio e vintage. «A Lineapelle – continua – ci aspettiamo una conferma su quanto di buono è stato realizzato in fase di presentazione. La mostra è 32/2012 importante per consolidare i clienti storici e per acquisirne di nuovi all’estero. In questo momento stiamo puntando ad incrementare l’Asia e il Nord America, dove peraltro siamo già presenti. Ma ogni tanto riusciamo ad acquisire compratori da Paesi un tempo inaspettati». Ci spostiamo in Toscana, dove la conceria Sirte è intervenuta nella collezione e porterà un paio di novità rispetto ad Anteprima. «Lo stampato, nostro di cavallo di battaglia, va verso il cocco tridimensionale – annuncia Alessia Tofanelli – In più, visto che lo stile è decisamente orientato all’elegante, abbiamo pensato di inserire qualche alternativa sportiva, per esempio un materiale liscio che tende all’opacità. Per il resto, porteremo ciò che c’era già ad Anteprima, anche perché a Bologna la clientela è diversa: aspettiamo i marchi calzaturieri e alcuni compratori asiatici a caccia di materiali di fascia alta per il loro mercato interno». Abip, in attesa delle invenzioni dell’ultimo minuto, ha sviluppato dei laminati parziali e totali su una base di vitello scamosciato, un camouflage leopardizzato per calzatura e pelletteria, tanto colore («Rosso e soprattutto viola» premettono dall’azienda) e infine le innovazioni all’articolo di punta, Pony, sul quale sono state applicate delle serigrafie nuove e dei disegni non solo animalier, ma anche optical tridimensionali. «L’evoluzione – afferma Priora – avviene non tanto su indicazione dei clienti, quanto per idee nostre sulle quali cerchiamo di investire». Il tema stagionale di Montebello è la “terapia”, anticrisi e antistress, che si ricollega al concetto “anti-age” presentato ad aprile per l’estivo. Novità? «Abbiamo intensificato il progetto Anteprima – afferma il direttore commerciale Filippo Brancati – con l’inserimento di qualche articolo nuovo, in accordo bang studio final touch qua lity Automatic bundles rolling up machine GER Elettronica s.r.l. - Italy - www.gerelettronica.com adv_istituzionale la conceria_rollone/rollpack.indd 1 24/09/12 18.05 primo piano 8-9-11 5-10-2012 16:49 Pagina 3 11 con i clienti, intervenendo su aspetti personalizzati. Ritengo che sarà un invernale buono dal punto di vista delle quantità, con una marcata tendenza Alessandro Iliprandi alla scelta di materiali accessibili, strategia inevitabile se si vuole aggredire il mercato». La crescita prevista in Montebello rispetto al 2011 è di circa il 10%. "Mannish Salvatore Russo Legend" è la fonte d’ispirazione per Priante, già lanciata con successo a Milano. «Lineapelle – racconta Luigi Priante – rappresenta Luigi Priante l'occasione per proporre la collezione ad un pubblico internazionale più ampio e, proprio perché nasce da solide basi di ricerca stilistica, non diverge dalle proposte portate ad Anteprima. La differenza, piuttosto, si misura sotto il profilo dell'immagine e della comunicazione, con scelte di ambientazione che valorizzano le proposte e ne enfatizzano l'esprit, poiché Lineapelle offre maggiore libertà negli spazi e nell'allestimento». Ottime le aspettative per quanto riguarda i clienti orientali. «La risposta positiva che abbiamo raccolto dal mercato asiatico già nella scorsa stagione – sottolinea il conciatore arzignanese – ci rende ottimisti: attendiamo una conferma di interesse per le nostre proposte e un rafforzamento delle relazioni commerciali con i partner cinesi. Ci auguriamo inoltre che a questo maggior interesse corrisponda anche più fair play nella fase di campionatura». Priante precisa: «Spessissimo, per non dire sempre, le nostre idee vengono "riproposte" da concerie cinesi, alle quali i visitatori asiatici si rivolgono, portando i campioni presi in fiera, con l'obiettivo di spuntare prezzi più bassi. È ovvio che, in questo modo, il nostro investimento in ricerca viene vanificato e il mercato subisce un appiattimento generale». La fantasia di Nobile Vignola ha partorito un nuovo tema per la collezione invernale: il pelouche. «Dà morbidezza, racchiude in un solo oggetto le molte tematiche della moda, il senso di calore umano e di casa, la tenerezza del bambino – racconta il responsabile creativo della conceria Vignola Nobile – ed è per questo che la nostra cartella colori sarà caratterizzata da un pelouche con un vestitino in pelle». Quanto alle novità, Nobile spiega: «Manca una direzione specifica nel mercato, regna l’indecisione tra i clienti, perciò ci adeguiamo, offrendo un’ampia gamma di prodotti per cogliere le opportunità che ci offrirà la fiera. Utilizziamo Anteprima come se fosse un test del nostro campionario, per arrivare a Bologna con l’offerta più o meno definitiva». In casa Bonaudo la collezione con relativa cartella colori è pronta da tempo. «Sono ormai diverse stagioni che le griffe selezionano gli articoli della collezione invernale nel mese di luglio – spiega Alessandro Iliprandi – di conseguenza non abbiamo apportato evoluzioni stilistiche in quanto, avendo già completato il catalogo invernale, non ci è possibile applicare variazioni alla collezione». C’è molta attesa per Lineapelle. «Sicuramente rimane la fiera più importante per il nostro settore, quella in cui riceviamo il maggior 32/2012 numero di visitatori stranieri; in particolare abbiamo nuove aspettative dal mercato asiatico, in quanto pochi clienti hanno visitato le precedenti». Enrico Chiesa, titolare dell’agenzia milanese Italhide, concorda: «Il timing di Lineapelle è quello giusto, di conseguenza ci aspettiamo una conferma dei risultati raccolti a Milano. Le basi della collezione non cambiano, manca il tempo materiale per farlo, tuttavia porteremo colori e rifinizioni nuove sugli articoli già presentati: struzzi, fianchi di caimano, il capretto messicano che è diventato un nostro classico, gli altri esotici particolari per cui siamo conosciuti». Aspettative? «Prevediamo una crescita dell’affluenza da Est Europa e Asia, dubito invece che arriveranno riscontri significativi da Europa e Stati Uniti. Poi ci sono i produttori del lusso, che a Lineapelle non mancano mai. Siamo reduci da un buon settembre, Anteprima è stata ok, non possiamo lamentarci». Più colore e rinnovata eleganza, questi i temi che saranno sviluppati nelle collezioni invernali. Per la conceria Russo Umberto, specialista del capretto, è oro colato. «Dopo alcune stagioni di disinteresse – spiega il titolare, Salvatore Russo – osservo un ritorno anche da parte di quei clienti che non avevano mai inserito il materiale nelle loro campionature, considerandolo da cerimonia. Credo che, dopo anni di vernici, questa sia la risposta alla ricerca di certezze. Lo vedremo in particolare sulla decolleté». E il colore? «Chi sviluppava campionari in sei tonalità, questa volta ne propone almeno nove. Siamo lontani dalle modalità del passato, quando si proponevano soltanto tre colori più uno, quello che andava di moda. Oggi, pur mancando il colore caratterizzante e predestinato, le cartelle si sono ampliate» conclude Russo. ❑ moda 13 5-10-2012 15:31 Pagina 1 13 MODA RETROSPETTIVA FUTURA I temi forti dell’estivo in passerella, pulizia dei modelli e rigore delle forme, influenzeranno le proposte dei materiali per l’invernale Lorena Riflesso MILANO - Mentre a Lineapelle si sbizzarrisce la fantasia dei creativi. decidono le tendenze Un alternarsi di sperimentazioni, dell’autunno/inverno 2013-14, le giochi di colori, di luci, fantasie. La sfilate milanesi e parigine combinazione delle nappe con la presentano in questi giorni le novità seta o il tulle (Roberto Cavalli e per la prossima primavera/estate. Gabriele Colangelo per Genny in Inevitabilmente i temi si intrecciano primis), le drappeggiature di e si evolvono, pur riguardando due Ermanno Scervino, le leggerezze su differenti stagioni. La pulizia dei nappa di Fendi, per citarne solo modelli e il rigore delle forme, alcuni, rendono come gli stilisti protagonisti nelle passerelle, vogliano adattare i materiali ai propri influenzeranno anche le collezioni stili, plasmarli nelle loro mani. dell’invernale che andrà in vetrina Anteprima a Milano ha aperto le tra dodici mesi. Questo vento di porte alla stagione successiva, l’A-I minimalismo è stato interpretato 2013/14, e conferma che continua la secondo due linguaggi diversi: fra ricerca sulle superfici naturali, modelli del passato e del futuro in valorizzate da tocchi nuovi o colori vitaminici nelle sfilate lavorazioni inusuali. Le lucentezze milanesi (Fendi, Bottega Veneta, delle nappe delle collezioni estive Fay) e ridotto a pura forma nelle subiscono un‘ulteriore evoluzione e collezioni francesi (Lanvin, sono valorizzate da sporcature, usate Giambattista Valli, Dior, Mugler e per movimentare le superfici e per Balenciaga). Anche le classiche introdurre l’elemento luce, con le rouches o gli abbellimenti vari sono polveri metalliche o le laminature risultati moderati e proposti con abrase. I punti luce diventano tagli geometrici. Negli accessori si importanti. Si gioca con i contrasti segue la stessa linea: fra geometrie sobri. Le laserature sono usate per essenziali e dettagli ricercati si alternare le superfici lavorate opache conferma la voglia di pulizia. Le con le vernici superlucide. La tintura Fendi, borse e le calzature, con la pelle in capo diviene un modo per primavera-estate 2013 bianca in pole position per la amalgamare due effetti contrapposti, stagione estiva, hanno profilature ma non dissonanti fra loro. vivaci oppure intrecci, laserature In questi giochi di cangianze degli pizzo e drappeggi che le rendono effetti e di personalizzazioni dei particolari ma mai eccentriche, come materiali, i pull up continuano ad le calzature con pelle drappeggiata avere un loro spazio, così come le presentate al Micam da Baldinini, i tamponature, a mano e su prodotto mocassini con laserature pizzo su pelle dei Fratelli Rossetti finito. I nabuk e gli scamosciati restano il terreno di o i sandali con profili in pelle laminata delle scarpe Ballin e sperimentazione preferito per chi ama la bellezza e Stuart Weitzman. E i materiali? Proprio su questi si l’intensità dei colori su mani velluto. ❑ GEOMETRIE E RIGORE ANCHE SUI MATERIALI 32/2012 calzatura 14-15 5-10-2012 14:56 Pagina 1 14 CALZATURA HUGO BOSS: PIÙ STILE L’azienda tedesca, 1,4 milioni di paia prodotte (300 mila a Morrovalle), punta su materiali semivegetali o conciati senza cromo. Il buyer Anton Magnani avverte gli italiani: «India e Cina stanno crescendo» Michele Fossi BERLINO - Il “guru della pelle” in Hugo Boss è un italiano. Si chiama Anton Magnani, da sette anni ricopre il ruolo di responsabile creativo per pelletteria e calzatura o, se vogliamo citare le qualifiche ufficiali, di “Senior Vice President Shoes & Leather Accessories” presso Hugo Boss Ticino S.A. Ha trent’anni di Proposte maschili e femminili Hugo Boss per l’inverno in vetrina carriera maturata tra Bally, Clarks e il brand da lui fondato, Dryshod, con cui nel 1998 si aggiudicò il premio “Best New Designer Award”. «In questo periodo – rivela – credo di aver impartito un’accelerazione ai contenuti stilistici ed estetici della calzatura Hugo Boss. Nel rispetto del dna dell’azienda, ricerco una moda che, per la scarpa e per la borsa da uomo, sappia essere “fuori dal tempo”. Inseguo cioè un canone stilistico ed estetico, che lavora su cicli temporali molto più lunghi, sovrastagionali. Lavoriamo certamente sulle forme della calzatura, che nella tradizione della nostra azienda sono particolarmente pulite, snelle, slanciate. Ma 32/2012 è soprattutto alla pelle che affidiamo il nostro messaggio». Fondata a Metzingen, Germania meridionale, nel 1924, Hugo Boss è tedesca in tutto, esclusa la pelle. Qui la lingua diventa l’italiano. «Perché altrimenti avremmo piazzato il nostro centro per lo sviluppo della calzatura e della pelletteria proprio qui a Coldrerio, nel Canton Ticino? La sua posizione è strategica, a metà strada tra la casa madre e l’Italia, dove produciamo buona parte delle nostre calzature e da dove provengono molti dei pellami per accessori». Il “made in Italy” di Hugo Boss riguarda prevalentemente le prime linee della calzatura uomo. «Su un totale di 1,4 milioni di paia prodotte ogni anno dall’azienda, 300 mila dipendono dallo stabilimento di Morrovalle, nelle Marche, con pellami 100% italiani. La pelle Hugo Boss ha caratteristiche ben precise: deve essere “pulita”, trasparente”, mai appesantita da dettagli inutili. Ci interessa soprattutto quella ottenuta con conce semivegetali, che lasciano la pelle scoperta. Questo perché, almeno per l’alta gamma, è nostra tradizione finire di trattare la pelle direttamente sulla scarpa, a fabbricazione finita». Dei 55 addetti alla produzione nello stabilimento di Morrovalle, ben 22 operano nel reparto finissaggio e si occupano di somministrazione di creme, spazzolature, ombreggiature e tamponature a mano. Lo stabilimento in questione, acquistato nel 2005 da un licenziatario dell’azienda per avere un maggior controllo sul prodotto finale, è unico nel suo genere: «La calzatura 14-15 5-10-2012 14:56 Pagina 2 15 I NUMERI DI HUGO BOSS FATTURATO 2012 (PRIMO SEMESTRE) ADDETTI FATTURATO SCARPE E ACCESSORI SCARPE PRODOTTE PELLETTERIA Anton Magnani, il “guru” della pelle in Hugo Boss PICCOLA PELLETTERIA CINTURE produzione delle calzature da uomo – spiega – si svolge interamente all’interno di un imponente salone di 3000mq, senza un solo pilastro; il passaggio da una stazione produttiva all’altra avviene attraverso carrelli spinti a mano, evitando laboriose consegne tra aziende diverse. Questo garantisce assoluta flessibilità ai nostri collaboratori, che possono così concentrarsi al meglio sui dettagli delle calzature, senza inutili pressioni». Se le calzature da uomo di alta fascia si producono nelle Marche e quelle da donna (200 mila in tutto) tra l’Italia e la Spagna, le borse vengono invece affidate a stabilimenti cinesi, con pelli parzialmente importate dal nostro Paese. Per la piccola pelletteria, caratterizzata soprattutto da cinture (un milione di pezzi l’anno), e per parte della borsetteria, i materiali sono acquistati da concerie cinesi e indiane. «La loro qualità – assicura – è da considerarsi tutt’altro che scadente. Gli sforzi che queste aziende asiatiche hanno profuso negli anni stanno dando i loro frutti: non ci sono dubbi, la qualità media è notevolmente migliorata. Si tratta di pellami adatti per realizzare manufatti casual e sportivi, e non differiscono ormai di molto dalle corrispondenti pelli made in Italy impiegate in questa tipologia di prodotto». «Se invece parliamo della pelle di alta qualità – sottolinea – l’Italia resta di gran lunga sola al vertice, con una netta superiorità in termini di materia prima e tecnica. Ma il primato dell’industria conciaria italiana è dovuto soprattutto ad un aspetto che troppo spesso vedo messo in secondo piano: la ricerca. Da voi si sviluppano i pellami più innovativi, realizzati sperimentando continuamente nuovi trattamenti e tipi di concia. Se l’industria della moda, dal livello premium come Hugo Boss fino alla haute couture, si rivolge ancora oggi alle concerie italiane è per avere accesso a materiali innovativi, di cui hanno un gran bisogno per dare valore aggiunto ai propri prodotti. Chi, per via della crisi, ha tagliato il budget destinato alla ricerca, si è dato a mio avviso la zappa sui piedi». Con un consumo annuale di oltre 750 mila mq di pelle conciata, non stupisce che Magnani vanti rapporti privilegiati con le concerie. «Lavoriamo con un numero esiguo di realtà storiche, dalla lunga tradizione, come Del Modena, Presina, e, per i camosci, Incas, Rosati e Sciarada. Dati i numeri, siamo ovviamente molto ascoltati e seguiti. Tra noi e queste concerie esiste un’interazione continua, un dialogo». Molte delle discussioni – racconta – si concentrano, da un po’ di tempo a questa parte, su un argomento in particolare: la riduzione dell’impronta ecologica del prodotto finale. 1.092 milioni di euro 11 mila circa 223 milioni di euro 1,6 milioni di paia (di cui 420 mila in Italia) 250 mila borse (tutte prodotte in Asia) 350 mila pezzi (tutti prodotti in Asia) 1 milione di pezzi (50% prodotte in Italia) «Questo è il futuro: il consumatore esigerà sempre di più che i prodotti di un certo livello siano fair, eticamente corretti, non solo belli. Gucci lo ha capito, noi non vogliamo essere da meno. Il cromo, per il momento, è ancora necessario per ottenere la tipologia di pelle di cui abbiamo bisogno per le nostre calzature. Stiamo studiando però delle metodologie per ridurre fortemente il consumo di questo come degli altri metalli pesanti usati comunemente in pelletteria. L’obiettivo, nei prossimi anni, è una concia metal-free, che possiamo sperare di raggiungere solo tramite una proficua collaborazione con i fornitori». Il futuro delle concerie italiane? «Dipenderà da quanto, con la loro ricerca di base, sapranno dare risposte a questa richiesta del IL PUNTO DI FORZA DELLA CONCERIA ITALIANA È LA RICERCA 32/2012 mercato, che si farà di anno in anno sempre più pressante, più difficile da eludere» commenta il manager Hugo Boss. Il loro punto di forza è la pelle, materiale da cui l’uomo non si potrà mai separare. «Alternative non se ne intravedono all’orizzonte. Tuttavia il consumo della carne, dato in calo un po’ ovunque in Occidente, comporterà delle problematiche per l’acquisizione del prodotto». ❑ mercati esteri 16-17 5-10-2012 15:27 Pagina 1 16 MERCATI ESTERI PIÙ SCARPE MADE IN USA Sono appena 30 milioni, su un totale circolante di 2 miliardi di paia l’anno, ma il ritorno alla produzione interna è avviato (+7,9%). La manifattura si può rilanciare, manca l’indotto. Ciò favorisce, euro permettendo, l’export della conceria italiana Paolo Tartamella La produzione di Edmonds Shoes viene realizzata in Wisconsin NEW YORK - A fine settembre, l’associazione dell’industria manifatturiera ha levato il suo grido di vittoria: i dati ufficiali del 2011 annunciavano una diminuzione nelle importazioni di calzature. È la prima volta nella storia che gli Usa acquistano meno scarpe. Di per sé il dato, -0,2%, è irrilevante per un Paese dove si vendono oltre due miliardi di paia e nel quale la produzione domestica non supera i 30 milioni di paia. Il trionfalismo dell’associazione di categoria (Aafa, American Apparel & Footwear Association) è dovuto al +7,9% di produzione made in Usa. «Il 2011 è stato un anno positivo – esordisce il presidente Aafa, Kevin Burke – caratterizzato dalla crescita della vendite al dettaglio e della forza lavoro. L’anno ha indicato anche una diversificazione della catena di approvvigionamenti, che si è spostata dalla Cina verso altri partner, inclusi quelli nazionali. Il governo – conclude – deve continuare ad abbassare le barriere commerciali, inclusa l’approvazione dell’Affordable Footwear». Quest’ultima è la legge che abbatte le tasse d’importazione sulle scarpe a basso costo e per bambini. Torna in auge il glorioso settore calzaturiero del New England? I numeri attuali appaiono di gran lunga ridimensionati rispetto a quelli di un secolo fa, quando proliferavano aziende con migliaia di dipendenti tra Maine e Massachusetts. Sono un milione gli addetti del settore calzaturiero negli Usa, di cui soltanto 188 mila nella manifattura: il resto si occupa di commerciale, acquisti, rapporti con i fornitori esteri, amministrazione. Ad ogni modo il made in Usa sta recuperando posizioni da circa due anni. Nate Herman, vice presidente Aafa, non ha dubbi: «Fare scarpe all’estero è sempre meno attraente. Trasporti, materiali e costo del lavoro sono ai massimi livelli storici, si allungano i tempi di consegna per risparmiare carburante. Per il nostro settore, che deve reagire con prontezza ai trend 32/2012 mercati esteri 16-17 5-10-2012 15:27 Pagina 2 17 I NUMERI DELLA SCARPA STATUNITENSE 30 milioni di paia PRODUZIONE 2011 +7,9% INCREMENTO 2011/10 188 mila ADDETTI DEL CALZATURIERO 38% DAZIO ALL’IMPORT DI SANDALI Fonte: Aafa e alle esigenze del mercato, non può funzionare». In questo contesto, come si è notato alla Trend New York di fine agosto, aumenta l’interesse dei compratori statunitensi per i materiali italiani, che sono in grado di qualificare ulteriormente (euro permettendo) l’offerta di manufatti americani. La conceria locale infatti non è in grado di assecondare le richieste: se ne contano una trentina appena, specializzate su nicchie come il cordovan di Horween. Sono particolarmente avvantaggiati i gruppi conciari esteri che dispongono di filiali e magazzini nel territorio nordamericano. Piligrim Shoes ha aperto la sua prima fabbrica statunitense l’anno scorso. Arkady Altksan, general manager dell’azienda di Baltimora, spiega: «In Cina domina l’incertezza, i costi salgono ed è diventato difficile controllare la logistica e la qualità, specialmente per le aziende minori». Diversi calzaturifici medio/piccoli hanno scelto di ritornare in patria, ricorda Colin Hall di Allen Edmonds, prestigioso calzaturificio del Wisconsin fondato nel 1922 – oggi invece chi comincia lo deve fare da zero». La meccanica ne è un esempio. Due anni fa il sandalificio Vere ha aperto una fabbrica sul lago Michigan: «Intendevamo acquistare i macchinari negli Usa – commenta uno dei fondatori, John Eades – attrezzature da cucitura e per ornamenti sono state trovate, ma le presse le abbiamo dovute recuperare in Cina». Nel 2009 fu George Vlagos (Oak Street Bookmakers) a precipitarsi da Chicago nel Maine per acquistare un piccolo calzaturificio in liquidazione: «Siamo stati fortunati, sono rimaste talmente poche fabbriche...». Il colosso americano della calzatura con produzione interna è New Balance. Uno dei vice presidenti, John Wilson, spiega che «Esiste una carenza di personale, visto che il calzaturiero ha lasciato il Paese da tanti anni. C’è bisogno di manager, specialisti, ingegneri industriali, semplici operai. In più, i fondi governativi per il training sono stati stornati e indirizzati verso settori hightech». Ciò significa che le aziende debbono interrompere la produzione per l’istruzione professionale. «Ma nel giro di sei/nove mesi si riconquista efficienza – fanno notare da Allen Edmonds – perché gli operai anziani possono insegnare ai giovani». Di certo, le amministrazioni locali, soffocate da una disoccupazione ancora vicina al 9%, sembrano molto FAVORITI I GRUPPI CONCIARI PRESENTI NEGLI USA CON MAGAZZINO spinti dall’esigenza di abbreviare i tempi di produzione, controllare direttamente il prodotto, o semplicemente per i maggiori costi della manifattura asiatica. C’è anche chi, come Alden in Massachusetts, l’ha fatto per tradizione (l’azienda è stata fondata nel 1884). Il rientro non è stato indolore, c’è chi lo paragona a quello di un atleta professionista che decide di tornare all’agonismo dopo il ritiro. «Un tempo avevamo tutto – 32/2012 disponibili a facilitare chi investe. Vere, per esempio, è stata accolta a braccia aperte dal Comune di Geneve (stato di New York), dove le sono stati offerti tassi minimi sul leasing degli edifici, prestiti municipali e sovvenzioni. Los Angeles è forse la realtà metropolitana più aggressiva, grazie ai mega investimenti infrastrutturali (1,2 miliardi investiti solo per il porto). I vantaggi di un ritorno al made in Usa è, secondo alcuni, ineguagliabile. «Costruiamo un prototipo e lo consegniamo entro un mese. Con una produzione asiatica, parleremmo di dodici settimane» afferma Tim Cronin di Allen Edmonds. «New Balance offre un’estesa selezione di misure – precisa Wilson – producendo in Asia saremmo costretti a un magazzino diverso e a tempi lunghi di consegna. Oggi riusciamo a consegnare in 24 ore». L’azienda della sneaker ha cinque stabilimenti in New England. Discorso simile a quello di Vere, che riassortisce in tempi stretti senza appesantire l’inventario e che conquista quei clienti trascurati dalla grande distribuzione, anche per evitare il 38% di tassa d’importazione sui sandali in tessuto dalla Cina. Il futuro della scarpa made in Usa è comunque opinabile. Se per Herman «occorreranno sino a dieci anni», l’associazione dei clienti esprime dei dubbi sull’effettiva possibilità di realizzazione. Mat Priest, presidente della Footwear Distributors and Retailers of America, sostiene: «La produzione domestica oggi non include altro che modeste quantità di sneaker e scarpe eleganti. Negli Usa mancano le infrastrutture e i costi sono proibitivi. Washington dovrebbe ridurre le tasse per favorirla. Per un prodotto indispensabile e quasi interamente importato, l’americano paga dazi altissimi, quasi il 70%. Non prevediamo un’emigrazione di massa della manifattura al di fuori della Cina. L’Italia però ha l’opportunità di appropriarsi di parte della produzione cinese, perché agli occhi del consumatore statunitense il made in Italy è un valore alla vendita». ❑ 18.pdf C M Y CM MY CY CMY K 3-10-2012 11:24:55 19.pdf C M Y CM MY CY CMY K 3-10-2012 11:25:57 mercato 20-21 5-10-2012 15:29 Pagina 1 20 MERCATO I NUOVI MERCATI L’est a Lineapelle, e non solo, con at nte new entry. Il Sudamerica, ma senza brillare. Statiche e cedenti le presenze occidentali Luca Fumagalli MILANO - Siamo a Milano durante l’ultima edizione di Micam, meno di un mese fa. Parliamo con uno dei responsabili commerciali di un calzaturificio marchigiano, segmento alto, produzione quasi esclusivamente da donna, brand piuttosto noto, non quel che si dice una griffe, ma quasi. Chiediamo: «Anche in questa edizione i russi l’hanno fatta da padrone?». La risposta, in minima parte, ci sorprende: «No, da Mosca ne sono arrivati, certo, ormai sono i buyer più importanti quasi per tutti. Ma in tutta verità va detto che il mercato, in questa edizione più che mai, ha messo in evidenza la presenza concreta di nuovi compratori, provenienti da mercati che non hanno mai avuto continuità o “quasi” nuovi. I buyer coreani sono diventati ottimi clienti, molto orientati al lusso e al bello, i giapponesi, pur con tutte le loro schizofrenie, pare stiano trovando una maggior solidità rispetto al passato. Poi Thailandia, Vietnam, tanti altri piccoli Paesi asiatici. Piccoli rispetto a quelli di cui sempre si parla e ci si aspetta: la Cina, l’India, che ormai hanno acquisito una posizione di mercato consolidata». Considerazioni simili le abbiamo ascoltate, in netto anticipo, lo scorso aprile a Bologna, Volti orientali all’ultima Lineapelle durante Lineapelle: «Non facciamo più conto che, parlando di Far East – diceva un conciatore veneto – ci riferiamo a Cina e Giappone: a parte pochissime eccezioni, ormai i buyer arrivano da tutti i Paesi di quell’area e anche da più vicino, dal Medio Oriente fino alla Turchia, presenza storica, molto altalenante, ma ago della bilancia su certe produzioni, come il double face. E poi c’è tutta l’area sudamericana, non dimentichiamocela». Sono parole che disegnano il panorama di questo articolo: oggi il mercato vive una fase di “seconda apertura”. Le produzioni di massa e non solo, da quelle che erano le loro tradizionali patrie, hanno subìto smistamenti delocalizzativi a favore di nuove nazioni, dove abbondano incentivi e dove il costo del lavoro è ancora più che accessibile. Da qui ne deriva la crescita di una nuova generazione di buyer e la loro entrata sul palcoscenico di fiere che, come Lineapelle, hanno un consolidato profilo internazionale. COSA SUCCEDE IN ASIA - Tra tutte le area del Far East, che non siano Cina o Vietnam o Giappone, è forse quella della Thailandia quella che mostra di essere alle prese con la maggior propensione allo sviluppo, soprattutto calzaturiero. Lineapelle lo dimostra: lo scorso aprile il gruppo di buyer thailandese è pressoché emerso dal nulla, diretta emanazione di un fenomeno di nuovo terzismo: una buona percentuale delle scarpe lì prodotte hanno committenti cinesi, le altre sono prodotte per esportazioni che, notizia di poche settimane fa, a causa di una contrazione sui soliti mercati occidentali (Usa e Europa, -28% e -16% rispettivamente nei primi 6 mesi del 2012) stanno per essere riposizionate verso destinazioni vicine. In particolare, i maggiori investimenti calzaturieri tailandesi saranno destinati alla conquista del mercato in Birmania (seppur piccolo cresce a ritmi vertiginosi) e degli Emirati Arabi. Necessità: disporre di materiali di buona qualità, prima di tutto le pelli. Propensione “economica” su un’alttra piazza calda del Far East, il Bangladesh, dove negli ultime stagioni il settore della scarpa ha registrato tassi crescita superiori al 40%, puntando all’obiettivo (datato 2013) di superare il miliardo di dollari di fatturato. Per chi produce il Bangladesh? Quasi esclusivamente per le grandi catene commerciali 32/2012 mercato 20-21 5-10-2012 15:29 Pagina 2 21 internazionali, in testa a tutte Wal Mart, per le quali realizza le linee di private label. Detto che la situazione più critica è quella di Taiwan, alle prese con un tentativo di ricostituzione industriale della scarpa in stretta collaborazione con le vicine Filippine, occorre parlare di Indonesia e dei suoi due limitrofi giganti: Vietnam e Cina. L’Indonesia produce per un export che fattura oltre 3,5 miliardi di dollari, con tassi di crescita di circa il 9% annuo. Destinazioni privilegiate: soprattutto America, nord e sud. Il Vietnam è diventato da tempo terra di delocalizzazione per i terzisti cinesi dei gruppi americani ed europei, esporta quasi il 90% di quel che confeziona e lentamente sta cercando di innescare un processo di parziale destinazione sul mercato interno della sua produzione. Il “problema” è che nei negozi e nei mercati vietnamiti domani la scarpa cinese, che sta vivendo un noto processo di riconversione: più mercato interno, meno export. Le percentuali confermano: nei primi sette mesi 2012 i calzaturifici di Pechino hanno aumentato il loro export in valore del 10,6%. Il resto del mondo farebbe i salti mortali dalla gioia: qui si lamentano, perché l’incremento è inferiore del 13,4% rispetto allo stesso periodo del 2011. A fronte di questo cedimento delle esportazioni, i calzaturifici locali hanno cambiato strategia, puntando sull’interno, alzando il tiro qualitativo, forti della constatazione, suffragata da dati recenti (luglio 2012, fonte: il gruppo bancario Hsbc), che i consumatori cinesi sono diventati grandi consumatori di lusso: nel 2007 i loro acquisti coprivano il 7% del fatturato mondiale dell’alta gamma, oggi sfiorano il 25%. COSA SUCCEDE IN SUDAMERICA - Brasile, soprattutto. Qui, nel caso della calzatura, la congiuntura è molto problematica: nei primi otto mesi 2012 l’export ha perso per strada quasi 200 milioni di dollari (-18%), pari a un decremento in volume del 5,2%. Parallelo l’aumento dell’import, quasi tutto asiatico: +16%. Piuttosto acerbo l’approccio argentino, che punta a migliorare le sue perfomance e raggiungere i 200 milioni di fatturato, orientandosi in minima parte all’estero e privilegiando il mercato locale. Il momento non è insomma dei migliori, come dimostra anche la condizione dell’area pelle messicana, in fase calante da anni a causa della violenta concorrenza cinese che prima ha sottratto montagne di ordini alle locali maquiladoras, poi ha invaso negozi e grandi magazzini con le sue scarpe di primo prezzo, aggirando anche dazi e barriere alzate in tutta fretta per contenere l’invasione. Niente da fare, a dimostrazione che il coltello dalla parte del manico ce l’hanno sempre loro, gli asiatici. POSTILLA - È africana. Non riguarda i Paesi dell’area mediterranea, che da tempo frequentano con una tendenziale costanza fiera come Lineapelle e che servono da terzisti molti brand, soprattutto italiani e centroeuropei. Andiamo all’estremo meridione, in Sud Africa, da dove si sta muovendo con maggio agilità un buyer di fascia alta, un tempo radicato nell’automotive, ora deviato su calzatura e, in minima parte, pelletteria. Presenza interessante oggi, difficile dire quanto lo sarà in prospettiva. ❑ 32/2012 mercato 22-23 5-10-2012 15:29 Pagina 1 22 MERCATO LA CAMPAGNA D’ITALIA L’annuncio di Ppr, le probabili intenzioni di Lvmh, l’esistenza di marchi pronti per essere acquisiti. Per i francesi siamo terra di conquista, a monte e a valle della filiera Cesare Piccolo PARIGI - Vogliono comprare tutto. Hermès controlla ormai la filiera del coccodrillo, dalla borsetta ai futures sulle uova. Lvmh ha una liquidità spaventosa e si assicura manifatture, concerie (due in un anno, Heng Long e Roux) e gruppi del gioiello come Bulgari. Chanel si è appena assicurato un guantificio storico, Causse, portando a nove il numero degli atelier che lavorano per lui. Ora dovrebbe essere il turno di Ppr. Lo ha annunciato, nero su bianco, François-Henri Pinault, amministratore della holding Pinault-Printemps-La Redoute, in un’intervista concessa a CorrierEconomia. «Ci sono molte aziende che soffrono i marchi più potenti, pronti per nuove acquisizioni». E ancora: «Gucci non ci basta». Il che, detto da un manager che parla poco e quando lo fa non è mai per caso (altrimenti non si sarebbe rivolto a un quotidiano italiano), lascia intendere che stiamo per assistere a qualcosa di importante in Italia. Le sue casse sono piene di soldi, è il momento di fare shopping. Immediatamente, gli analisti di Aurel BCG hanno posto l’upgrade al titolo, quotato attorno a 125 euro, indicandone l’obiettivo attorno a 140. L’assenza di un annuncio a breve, atteso dal mercato, ha ridimensionato il valore delle azioni, tornate sui 120 euro, complice l’incertezza per le vendite future in Asia, principale mercato di I due rivali del lusso: Bernard Arnault e François-Henri Pinault (nella foto con la moglie Salma Hayek) destinazione dei suoi manufatti. Resta una certa vaghezza sulle intenzioni di Pinault. Da qualche mese si parla di un’attenzione particolare verso alcuni marchi italiani, nello specifico di calzatura da uomo, come risposta agli investimenti del collega/rivale Arnault, che ha potenziato l’azienda specializzata controllata, Manifattura Ferrarese. L’oggetto dei desideri potrebbe essere Santoni, rumors amplificato durante l’ultimo Pitti, complice forse l’assenza del brand marchigiano dalla Fortezza. L’altra chiacchiera che circola in Francia è che Ppr potrebbe, sempre sulla scia delle operazioni di Lvmh, puntare con decisione su orologeria e oreficeria, acquistando realtà di medie dimensioni, con un investimento stimato tra i 200 e i 500 milioni di euro. In quest’ultimo segmento di business, rilevano gli 32/2012 analisti, Pinault è decisamente in ritardo. Da escludere infine la strategia di diversificazione in hotel e altri immobili di lusso, incompatibile con la specializzazione che caratterizza i suoi brand (una catena di hotel Gucci, assicurano in Ppr, non avrebbe senso). È assai più probabile che qualcosa venga acquisito, eventualmente tramite la società della doppia G, a monte della filiera. Del resto non sarebbe una novità: Gucci negli ultimi dieci anni ha comprato pelletterie, calzaturifici e concerie (Caravel e Blutonic in Toscana). Dovendo scommettere su un nome da annunciare alla stampa come prima acquisizione del 2013, se non addirittura l’ultima del 2012, gli esperti della finanza francese non hanno dubbi: Buccellati, prestigioso gioielliere con boutique in place Vendôme. mercato 22-23 5-10-2012 15:29 Pagina 2 23 La sede di Ppr a Parigi. Il gruppo sta preparando nuove acquisizioni François-Henri Pinault, figlio del fondatore del gruppo, sta completando la trasformazione di un gruppo nato dal commercio e trasformatosi in player del lusso. Le Fnac (Federazione nazionale d'acquisto dei quadri, antico sogno di imprenditori trotzkisti che volevano mettere il consumo di qualità a portata della classe media) chiudono una dopo l’altra perché non generano utili. Ppr ha scoperto il lusso con Gucci Group e ormai ha deciso: questo è il nostro business. Ha quindi ceduto a Toyota il 30% del suo pacchetto azionario di Cfao, specialista della distribuzione automobilistica e farmaceutica sul continente africano, mantenendo (per ora) appena un 12%, e si è assicurato Brioni, sartoria maschile d’altissima gamma. Bocche cucite al quartier generale parigino. Da noi avvicinati, i dipendenti del gruppo si dicono all'oscuro di tutto. All’ufficio stampa affermano addirittura che il gruppo “non usa commentare le voci incontrollabili”, facendo finta di non aver letto che si trattava di dichiarazioni esplicite del loro capo. Sono dunque solo voci? “Capisca quello che vuole capire” è la risposta della comunicazione. Intanto negli ambienti francesi della moda (stampa specializzata, commercio, stile, PPR SULLA SCARPA MASCHILE, MA IL PRIMO ACQUISITO POTREBBE ESSERE UN GIOIELLIERE industria) non circola la benché minima voce di corridoio. E allora perché rivolgersi proprio a un quotidiano italiano con simili esternazioni? Forse, sostiene una nostra fonte, perché Pinault voleva tendere la mano, far sapere che è pronto a valutare le offerte di chi sta per essere avvicinato dallo “squalo” più temuto, il rivale Arnault, che quando si muove lo fa con decisione e spiazzando il mercato (v. Bulgari, comprato in due giorni con annuncio alla domenica). I gruppi del lusso sanno che è un buon momento per fare affari in Italia e quindi ne vogliono approfittare. Terra di conquista? Questione di punti di vista. Quello dei francesi è: noi siamo più bravi degli stessi italiani nel capire e valorizzare i fiori all’occhiello del made in Italy. ❑ 32/2012 mercato 24-25 5-10-2012 15:31 Pagina 1 24 MERCATO CROCE E DELIZIA Le griffe? «Meno male che ci sono». Le griffe? «Pericoloso affidarsi solo a loro». Alle prese col dilemma: meglio pochi, importanti, clienti oppure no? Luca Fumagalli MILANO - Roberto Tirloni, conceria Sicerp, ad Anteprima ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Quest’anno ci siamo difesi grazie a loro (ndr: le griffe). Ciò comporta però un aumento del rischio, perché possiamo contare su un numero sempre più ristretto di clienti. Prendiamo quel che ci viene offerto, per rimanere a galla». Altra voce, conceria Atema: «In Italia non si riesce a riscuotere, o lavori con i brand oppure guardi all’estero. Ma anche i brand stanno ritardando i pagamenti». Per chiudere, Nuova Overlord: «Temiamo, per i materiali di livello medio-alto incrementi del grezzo che renderebbero più difficile mantenere il range tra i 40 e 60 euro al metro, come ci chiedono i clienti». Clienti che sono I MANAGER DEL LUSSO NON TAGLINO I COSTI DI FILIERA SOLO PER ALZARE I MARGINI A BREVE 32/2012 proprio loro: le griffe. Eccoci al grande dilemma del conciatore. Posto che se vai a Lineapelle su 100 concerie che interpelli tutte quante sostengono di lavorare con i brand del lusso, quelle che davvero lo fanno è giusto che facciano affidamento su pochi rapporti di fornitura, subendone le fortune, quando il mercato corre, e rischiando pesanti ripercussioni, quando il mercato scende? Oppure è meglio avviare la strategia opposta, cioè diversificare il portafoglio ed esplorare i mercati che promettono meglio (vedi Cina)? Non è una domanda da liquidare in fretta. Tra le concerie, c’è chi ha già scelto la strada della “riduzione del rischio”, iniziando ad aprirsi ad altri clienti, spesso quelli che fino a qualche edizione fa di Lineapelle venivano guardati con diffidenza e tenuti fuori dagli stand, per timore che copiassero a mani basse le ultime novità: andare in cerca di compratori nuovi, con nazionalità non europea e non nordamericana, ma preferibilmente cinese, sud coreana, brasiliana. Strategia che, come è emerso ad aprile e poche settimane fa ad Anteprima, genera apprensione, perché «bisogna tenere la guardia altissima e saper rischiare, accettare garanzie da clienti che dobbiamo imparare a conoscere e magari nascondono pericolosi lati oscuri». Per molti questo gioco vale la candela. Anche perché va bene fidarsi delle griffe, ma è anche utile non prendere sotto gamba il dibattito sul loro stato di salute. Ad offrirci una chiave di lettura in questo senso è uno dei più noti pellettieri di Scandicci, che produce per sé e conto terzi, e dice: «Grazie al lusso abbiamo lavorato a più non posso negli ultimi mesi, talmente tanto da dover lavorare anche il sabato, ma era inevitabile che dovessero rallentare. Abbiamo la sensazione che l’onda lunga della loro crescita non si sia ancora esaurita e che in queste settimane abbia avvertito un semplice rallentamento fisiologico, anche se quando si fermano inizi subito a preoccuparti. Ma siamo ottimisti, del mercato 24-25 5-10-2012 15:31 Pagina 2 25 PRODUZIONE CONCIARIA ITALIANA PER FASCIA DI PREZZO/CLIENTE (valore) TOP 11,4% ALTO 15,1% ECONOMICO 12,0% MEDIO-ALTO 30,8% MEDIO 30,7% Fonte / Unic resto ci sono certi mercati che comprano senza problemi…». Il riferimento è principalmente al consumatore cinese che, tra boutique in patria e acquisti “turistici”, ormai è il maggior compratore mondiale di lusso. Sempre che vero lusso sia, visto che anche su questo tema esiste un dibatito ampio e diversificato. Il lusso vero, quello accessibile a pochi, è un mondo a parte, davvero selezionato a tutti i livelli della filiera. Si tratta, come dice Claudia Chiari, docente di marketing dei beni di lusso per la European School of Economics, di “prodotti di lusso” e non di “brand di lusso”. Questi ultimi sono quelli che hanno reso accessibili le loro collezioni a un pubblico più vasto e rientrano in quel 25% circa di vendite d’alta gamma della conceria italiana (dato 2011). Ma per entrambe queste identità vale la sua seguente osservazione: «È necessario che continuino a puntare sulla qualità. I manager della moda e dell’alta gamma non devono tagliare i costi della filiera di fornitura per alzare margini e profitti a breve. In questo ambito la qualità non deve conoscere deroghe». Tradotto nel gergo fieristico: non deve essere il direttore commerciale a imporre un target price, ma semmai discuterne dopo che lo stilista, il creativo o chi per esso ha fatto le sue scelte. Non “il prezzo prima di tutto”, come invece abbiamo assistito ad Anteprima. A fronte di tutto ciò, ecco la spinta, o forse anche solo la tentazione, a cercare nuovi clienti, stranieri, sempre ben posizionati, ma molto più “affamati” delle griffe nel voler conquistare una fetta di mercato ben riconoscibile. Senza voler intorbidire le acque, ma solo per dimostrare quanto può essere alto il livello di rischio dell’eccedere nel selezionare la clientela, ecco un esempio che arriva dal passato recente. Correva l’anno 2009 e il settore è contiguo a quello conciario: i tessuti. Era un momento complicato, nel quale il mondo della moda doveva vedersela con un’escalation di disastri: la crisi dei tedeschi di Escada, il commissariamento di It Holding, il caos del gruppo Mariella Burani. I fornitori di tessuti, soprattutto quelli dell’area comasca, si ritrovarono in una condizione difficile da sostenere. Chi lavorava per It Holding si vide imporre il taglio (almeno del 50%) dei pagamenti in sospeso, che furono congelati per alcuni mesi nel caso di Escada (che poi passò nella mani di Megha Mittal, nuora del miliardario indiano Lakshmi Mittal). Il caso Burani, poi, si è trascinato per lungo tempo. Ma interessante oggi è ascoltare le parole pronunciate allora dai tessutai lombardi: «Le maison in difficoltà hanno sospeso o allungato i pagamenti. Come se già questo non bastasse, alcune banche hanno congelato i loro crediti con case di moda di primaria importanza e, invece di trattare e saldare i fornitori, questi istituti hanno chiuso i rubinetti. Un atteggiamento sconcertante nei confronti di chi per decenni ha contribuito alla fortuna delle più prestigiose passerelle. Se le cose non cambieranno, sarà difficile tutelare quel che resta della filiera». Chi aveva un portafoglio diversificato di clienti è rimasto in piedi, chi basava la sua attività su poche, selezionate, griffe ha fatto molta più fatica, spesso dovendo gettare la spugna. ❑ 32/2012 cronaca 26-27 5-10-2012 15:05 Pagina 1 26 CRONACA STATO E BANCHE LATITANTI Astarte, a quattro mesi dal terremoto, è ancora sotto le tende. Non si è mai fermata, persa quella precedente, tra un mese si trasferirà nella nuova sede, pagata con mutuo a prezzi di mercato. Aiuti da Bruxelles e non da Roma o oBlogna Andrea Guolo Stabilimento danneggiato e attività spostata nelle tende per Astarte MIRANDOLA (MO) - A più di quattro mesi dal terremoto, nulla è cambiato. Astarte sta sempre lì, all’interno della tensostruttura, dove si trasferì all’indomani della prima scossa, il 20 maggio. L’azienda di accessori per pelletteria, come la maggior parte delle imprese operanti nel territorio colpito dal sisma, ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, sopportando il calore estivo (sotto le tende, la temperatura superava i 50 gradi) e ora l’umidità, che mette a rischio il funzionamento di computer e altri apparecchi elettronici. L’attività non si è mai fermata, neanche all’indomani della seconda “botta” di magnitudo 5,8 verificatasi la mattina di martedì 29 maggio. Modelleria e 32/2012 amministrazione stazionano nella tenda, le vecchie lavoranti a domicilio continuano a garantire le consegne come facevano prima del sisma, anche se una buona metà lo fa dalla nuova residenza provvisoria: la tendopoli. Nando Costa Zaccarelli, titolare dell’impresa, pensava di poter arrivare a Lineapelle, momento determinante per la raccolta ordini, in altre condizioni. «Qui – racconta con amarezza – il 97% delle strutture si trova nella stessa situazione. A qualcuno è andata peggio: non avendo la possibilità di ripartire, ha dovuto smettere. Purtroppo, nel meccanismo della ricostruzione, qualcosa si è inceppato». Talvolta le responsabilità di un impasse possono essere attribuite alla politica locale e al disinteresse dei sindaci o, ancor più spesso, alla volontà di ostacolare l’impresa (v. caso Baldinini). A Mirandola, Cavezzo, Novi e negli altri paesi colpiti dal sisma invece i cittadini difendono i loro amministratori a spada tratta. Costa Zaccarelli ritiene che la pastoia burocratica sia stata creata tra Bologna e Roma. Ai tempi de L’Aquila furono concessi 14 mesi di moratoria fiscale alle vittime del sisma, che hanno inoltre beneficiato di un credito dilazionato in dieci anni. Qui invece, in un territorio ben più importante dal punto di vista economico – dai paesi colpiti dal sisma, un bacino di soli 40 km quadrati, dipende il 2% del pil nazionale – è stato concesso un contentino di “no tax” fino al 30 settembre, prorogato al 30 novembre soltanto per alcune categorie. Sono arrivati i soldi dell’Unione Europea, 670 milioni di euro («La più alta cifra mai stanziata da Bruxelles per una calamità naturale» ricorda il titolare di Astarte), vincolati però al rifacimento di alcune opere pubbliche. È mancato lo Stato. Una parte dei fondi destinati alle imprese sarebbero dovuti servire a contenere il tasso di interesse dei cronaca 26-27 5-10-2012 15:05 Pagina 2 27 finanziamenti concessi dalle banche agli imprenditori, che invece si stanno indebitando a Nando Costa Zaccarelli prezzo di mercato: come se non fosse stato un terremoto a costringerli a investire in nuove strutture; ma un capriccio, una mania di grandezza in tempi che richiederebbero maggior prudenza. «Noi lo stiamo facendo a credito, perché tra poco sarà inverno, e non ce la sentiamo di far restare al freddo i nostri dipendenti, che già hanno sopportato disagi enormi quest’estate, quando dalle 11 in poi il calore era insopportabile. Inoltre, i materiali che trattiamo sono troppo sensibili alle variazioni climatiche per poter continuare in questa situazione». A metà novembre, se tutto va bene, Astarte si trasferirà nel nuovo stabilimento, distante 500 metri dall’attuale che dovrà essere abbattuto, perché i danni subìti non concedono possibilità di recupero. Costruiranno a tempo di record una struttura in acciaio e legno. Il Comune nei mesi scorsi ha liberato e urbanizzato alcune aree, Costa Zaccarelli se ne è aggiudicata una e adesso inizieranno i lavori, che saranno ultimati entro un mese. «Nessuno mi ha regalato nulla. Ho comprato tutto a prezzo di mercato, accendendo un mutuo senza la possibilità di ottenere interessi agevolati perché, pur essendo previsti per legge, non sono stati fatti i decreti attuativi che li avrebbero sbloccati. È un po’ come partire da zero». C’è fiducia? «Io penso di poter onorare il debito con la banca, perché nella storia di questa azienda tutti gli investimenti sono sempre stati ripagati dal lavoro. Ma è chiaro che, causa terremoto, ripartiamo svantaggiati rispetto alla concorrenza. Io non pretendo che la comunità mi ricostruisca l’azienda, chiedo solo che mi si dia la possibilità di ripartire». Lineapelle è un’occasione, che in 32/2012 Astarte non intendono lasciarsi sfuggire, anche se il mercato si presenta incerto: il top di gamma continua a offrire soddisfazioni, in particolare per l’export di manufatti verso i nuovi mercati di consumo, ma non mancano i segnali di contrazione anche nella fascia più elevata di prezzo. Eppure le difficoltà congiunturali si affrontano, una tragedia come il terremoto si può anche superare, ma la burocrazia… «A giugno – conclude Costa Zaccarelli – pensavo che la risposta offerta dal territorio, quel buon esempio di capacità nella gestione della sciagura fatto di impegno e non di urla, avrebbe potuto smuovere chi di dovere. Beh, forse era vero il contrario. Non siamo arrabbiati, siamo però molto delusi dallo Stato, che si è dimenticato di noi, e anche dalle banche che, con rare eccezioni, si sono dimostrate ben poco disponibili. Forse hanno pensato che fossimo talmente bravi da potercela cavare da soli, e questa è stata la fregatura». ❑ redazionale bauce 6 5-10-2012 14:59 Pagina 1 LE AZIENDE INFORMANO Bauce presenta la nuova e rivoluzionaria macchina per pressare le pelli in wet-blue a 7 cilindri pressanti modello BLUEXTREME ideale per pelli pieno spessore e pelli divise in trippa. Progettata e brevettata sulla base di un’attenta ricerca nei particolari e su 45 anni di esperienza nel settore conciario, questa macchina è stata concepita tenendo presente in fase di progetto delle seguenti caratteristiche dettate dalla più moderna ed avanzata industria conciaria: • ROBUSTEZZA ED AFFIDABILITA’ data dall’impiego di materiali di alta qualità utilizzati con tecniche di costruzione tra le più avanzate • POTENZA DI ASCIUGATURA Ottenutadall’utilizzo di un sistema totalmente idraulico con 7 cilindri di asciugatura disposti a tripla calandra e con 3 pressioni differenziate indipendetemente regolabili • MASSIMA VELOCITA’ Velocità massima di lavoro di 30mt/min grazie alla nuova pompa idraulica installata • MANUTENZIONE RAPIDA Grazie al nuovo sistema di cambio feltri ottenuto ponendo come obbiettivo, già in fase di progetto, la semplice sostituzione di tutti i componenti soggetti ad usura, primo fra tutti la realizzazione di un rapido sistema per la sostituzione dei feltri • SEMPLICITA’ D’USO Adatta all’impiego di personale non specializzato automatizzando il centraggi odei feltri, il movimento del cilindro stenditore e visualizzando sull’apposito quadro comandi lo spessore della pelle e la velocita’ di lavoro. Bauce introduce the revolutionary and new sammying machine for wet-blue leather with 7 sammying cylinder model BLUETREME ideal for full-thickness hides and hides divided into pelts. Designed and patented on the basis of careful research in detail and over 45 years of experience in the tanning industry, this machine was conceived and patented while keeping in mind during the planning phase the following characteristics dictated by the most modern tanning industry: • STURDINESS AND RELIABILITY Given by the use of high quality materials in combination with the most advanced construction techniques • DRYING POWER Obtained by using a completely hydraulic system having seven drying cylinder disposed in triple calender and with three differential pressures indipendently adjusted • MAXIMUM SPEED Maximum speed of 30 mt/min due to the new hydraulic pump installed • RAPID MAINTENANCE Right from the initial planning phase, the simple replacement of all the components subject to wear and especially the realisation of a rapid and simple felt replacement system, had been considered • SIMPLICITY OF USE That makes it suitable for use by unskilled personnel: automation of felt centering and movement of the spreader cylinder; the thickness of the hide and the speed of the work are displayed on the control panel. www.bauce.com fiere estere 29 5-10-2012 15:08 Pagina 1 29 FIERE ESTERE INTERESSE LONDINESE Tornano a Londra le tendenze Lineapelle. Creativi e stilisti rispondono in mass a, i brand chiedono sempre più qualità italiana Luca Fumagalli LONDRA - I numeri parlano chiaro e la dimostrazione è arrivata da quanto si è visto a Londra lo scorso 25 settembre. Location: Soho Hotel, nel cuore della città, noto come uno degli hotel di design più interessanti della capitale. Occasione: Trend Selection, la presentazione delle tendenze LONDRA È LA DECIMA DESTINAZIONE DEL FINITO ITALIANO E CONTINUA A CRESCERE Immagini dall’ultima Trend London 32/2012 moda per la stagione invernale 2013-2014. Risultato: gran folla di stilisti e designer (oltre 200), altissimo livello di interesse, richiesta di tornare a gennaio con una proposta ancor più selezionata di materiali. Come dicevamo: non bisogna sorprendersi. Il Regno Unito, nel primo semestre 2012, si è posizionato al decimo posto nella classifica dei migliori clienti del finito italiano (2,6% la sua quota di mercato), mostrando percentuali di crescita rispetto allo stesso semestre del 2011: +23% in valore, +21% in volume. A trainare gli acquisti britannici sono le pelli ovine (+28%), ma soprattutto la nicchia extralusso del rettile, pressochè raddoppiato in valore (in quantità la crescita per entrambe le tipologie è di circa il 19%). Niente di più ovvio, osservando la presenza a Trend London, dove sono stati esposti 20 pannelli contenenti le ultimissime novità, proposti da un gruppo di aziende, che hanno declinato le indicazioni moda in funzione delle peculiarità del mercato inglese. Sold out i due seminari di approfondimento stilistico. Per Trend London si tratta di una consacrazione. Approdata oltre Manica 4 anni fa, l’evento ha definito nel tempo la sua identità di fascia alta, sia dal punto di vista fashion che qualitativo, ponendo come un appuntamento fisso per il mondo creativo londinese. Prossima edizione: fine gennaio 2013. ❑ cronaca 30-31 5-10-2012 15:07 Pagina 1 30 CRONACA VOGLIAMO CRESCERE Gli allevamenti di visone? In Italia sono 20, per un totale di 200 mila pelli l’anno; ma nell’Ue oltre 7 mila. Il settore “tira” e crea occupazione. Animalisti e burocrazia li ostacolano. Il 28 settembre, per la prima volta, porte aperte al pubblico Andrea Guolo CAPRALBA (CR) - Il primo blocco, sorvegliato dai carabinieri, è posizionato al bivio con la provinciale 19: se sei registrato passi, altrimenti devi tornare indietro. Superato questo, c’è una volante della Polizia all’ingresso dell’azienda e un cellulare dei carabinieri all’interno, più una folta rappresentanza di protezione civile. Nessuna calamità, siamo semplicemente in un allevamento di visoni che ha deciso di aprire le porte al pubblico. Un po’ di prudenza non guasta. «È la prima volta per l’Italia – racconta Maud Druart, delegata agli affari internazionali dell’associazione europea del settore (Efba), giunta da Bruxelles per l’occasione – e qui, diversamente da quanto accade in Danimarca, Norvegia e Svezia, i Paesi dove proliferano queste farm, avevamo L’allevamento Mi-Fo di Caprara 32/2012 qualche timore. Troppa stampa negativa attorno al mondo degli allevamenti, troppe proteste da parte di persone che non sanno di cosa stanno parlando. È per questo che lo stiamo facendo. Per dire alla gente: non abbiamo nulla da nascondere, venite a vedere». Gli allevamenti scelti dall’Aiav (Associazione italiana allevatori di visoni) per l’apertura al pubblico di venerdì 28 settembre sono due, entrambi in Lombardia: La Fioreria a Montirone, provincia di Brescia, e Mi-Fo a Capralba, che si trova a metà strada tra Crema e Treviglio. Quest’ultimo produce circa 20 mila pelli di visone l’anno ed è il più grande d’Italia, con una quota di mercato prossima al 10%. È gestito dal presidente nazionale della categoria, Gianni Boccù. Vi si accede dalla strada vicinale, attraverso un prato tenuto alla perfezione: a sinistra c’è la casa dei Boccù, a destra il vecchio deposito per la produzione del mangime (oggi inutilizzato, il cibo per i visoni viene acquistato all’esterno) e dietro, chiusi all’interno di una serie di gabbie coperte da un tetto e servite da una rete idrica (per bere e per bagnarsi nei picchi della calura estiva), ecco i visoni. Scordatevi le scene terrificanti che ogni tanto girano per il web… «Gli allevatori – racconta Boccù – hanno investito in strutture, qualità di allevamento e benessere animale. Lo hanno fatto perché questa è un’attività che rende, con notevoli potenzialità di sviluppo. Basti pensare che il prezzo delle pelli battute all’asta, dal 2010 a oggi, è aumentato del 20% annuo, con un venduto pari al 100%. Ora puntiamo a raggiungere la certificazione di qualità e del benessere animale, un argomento che potrebbe dare ulteriore sviluppo all’attività». cronaca 30-31 5-10-2012 15:07 Pagina 2 31 Il presidente di Mi-Fo, Gianni Boccù Un visone in gabbia La scheda per la tracciabilità In Italia gli allevamenti di visone sono 20, pochissimi se rapportati ai 7.200 presenti nel territorio Ue. Quando si parla di potenzialità di crescita, il pensiero vola alla domanda di capi in pelliccia, generata principalmente da Russia e Cina. Un’attività che, nella sola Europa, crea 120 mila posti di lavoro tra diretti e indiretti, 5 mila dei quali sono riconducibili al nostro Paese. L’aumento dei prezzi registrato negli ultimi dieci anni è indicativo di un gap tra domanda e offerta: avere più pelli a disposizione significherebbe creare ricchezza, occupazione, surplus commerciale. Il titolare dell’allevamento in questione lo sta facendo. Ha acquistato un terreno adiacente, che sarà attrezzato nei prossimi mesi con strutture aggiuntive, puntando a quota 25 mila pelli. «Per l’alimentazione dei visoni – afferma – noi ricicliamo 1,6 milioni di tonnellate l’anno di sottoprodotti della lavorazione di carne e pesce a livello europeo; già questo dovrebbe essere un Misure di sicurezza per la prima giornata a porte aperte incentivo all’allevamento. Rispettiamo le idee di biodiesel o per l’inserimento in chi non è d’accordo con noi, purché digestori. Da noi però, purtroppo, ci non vadano contro le leggi. Invece in sono degli ostacoli burocratici che non passato è capitato di tutto: attacchi ci permettono di recuperarle». con bombe carta, acidi sulle auto, La giornata, iniziata alle 10 del guardiani sequestrati e minacciati, mattino, si conclude verso le 4 del case bruciate. Ad alcuni hanno perfino pomeriggio. In allevamento sono avvelenato i cani, questi che si passati giornalisti, istituzioni dichiarano animalisti, per poter aprire (compresi i sindaci dei comuni le gabbie indisturbati». Che poi, tra interessati) e tanti studenti, giunti col l’altro, un visone messo in libertà ha le pulmino. Gli organizzatori sono ore contate. Quando a Capralba ci fu soddisfatti, questa volta nessun un blitz animalista da Mi-Fo, non tutti i attacco o contestazione. «Sono capi lasciati liberi furono recuperati particolarmente contenta per la dall’allevatore. «La gente del luogo – presenza delle scuole – conclude la raccontano i Boccù – ci portava le Druart – perché il futuro è di questi bestiole morte a decine, travolte da ragazzi, che adesso sanno che tutte le auto o attaccate da altri animali». informazioni diffuse dagli animalisti Il visone nasce verso marzo e viene tramite Facebook o Youtube non sono processato tra novembre e dicembre, vere». «Avevamo invitato, come con il pregiato pelo invernale appena generato. La macellazione avviene per asfissia, una morte indolore, all’interno di un box saturo di gas di scarico. Una volta scuoiato, la pelle viene essiccata e quindi spesso in passato, esponenti del loro inviata alle case d’asta che ricevono, schieramento – conclude Boccù – suddividono per scelta, colore e affinché si rendessero conto del livello tipologia e infine le vendono. Le carni di benessere animale. Ci hanno attualmente sono destinate a risposto: sappiamo che li trattate inceneritore. «Vorremmo poter fare bene, ma siamo contrari per principio. come in Nord Europa – sottolinea il E allora, se le cose stanno così, che ci presidente degli allevatori – dove possiamo fare?». ❑ vengono utilizzate per la produzione di ANIMALISTI (SI FA PER DIRE) CHE, PER LIBERARE I VISONI, AVVELENANO I CANI 32/2012 materia prima 32-33 5-10-2012 15:56 Pagina 1 32 MATERIA PRIMA PESANTE AL RIBASSO I segnali negativi dalle case automobilistiche potrebbero condizionare le quotazioni di tori e vacche europee, se poi la Cina ne importasse di meno... L’opinione di Francesco Matelli Andrea Guolo REGGIO EMILIA - Dopo tre anni di febbre alta, il termometro della materia prima torna a indicare una certa debolezza. «Le mie previsioni dopo Lineapelle – afferma Francesco Matelli, operatore specializzato nelle bovine – sono di una correzione al ribasso compresa tra il 5 e 10%, ma non per tutte le tipologie». L’analisi di Matelli, che dispone di conoscenze approfondite sui mercati di approvvigionamento statunitense, scandinavo e sudamericano, prende il via dalla situazione dell’offerta. L’industria della carne, tra la scarsa marginalità di cui beneficia e gli alti costi all’acquisto del bestiame, ha rallentato il ritmo produttivo in Europa, Nord America e Australia. In controtendenza Brasile e Cina, che però sono mercati protetti: il grezzo da lì non esce. C’è un terzo aspetto da evidenziare: l’attività di alcuni Paesi mediorientali, Turchia in testa, nell’acquisto di capi vivi allevati in Europa e Francesco Matelli macellati al loro interno. Lo fanno per convenienza 32/2012 economica (sono Paesi in forte crescita e hanno strutture produttive all’interno) e motivi religiosi (l’abbattimento secondo il metodo islamico, che i grandi macelli europei preferiscono non gestire perché appesantisce i costi). Si parla di un singolo operatore turco che importa settimanalmente mille capi di maschio adulto francese e di una nave al mese di bestiame vivo dall’America Latina. Si tratta perciò di numeri importanti, che paradossalmente stanno mettendo in difficoltà le stesse concerie di Istanbul, alle prese con un surplus di grezzo da smaltire e che, a causa del protezionismo di Ankara, non può essere spedito all’estero se non come semilavorato o semiterminato. Sono pertanto pelli sottratte al libero mercato, una specie di trappola che ha obbligato la conceria europea con ordini impostati su determinate materie prime, con la necessità di operare a partire dal grezzo, a pagare cara la pelle, erodendo i margini. Il fatto nuovo, che potrebbe avviare un percorso in discesa, riguarda la domanda. È stato il mercato dell’auto a sostenere le quotazioni di pesante negli ultimi tre anni, caratterizzati dal crollo dell’arredamento e, più recentemente, dalle difficoltà per la calzatura. Ora anche i grandi utilizzatori per carrozzeria, cioè le case automobilistiche tedesche, iniziano a emettere qualche segnale negativo. «Per questo – afferma Matelli – dopo Bologna possiamo intravedere un cambiamento della situazione di mercato, che tuttavia non definirei drammatica, perché i fornitori hanno comunque raggiunto delle posizioni di vendita abbastanza lunghe e perciò, se le materia prima 32-33 5-10-2012 15:56 Pagina 2 33 manchino i soldi, quanto per il fatto che sono aumentati i controlli». Quali potrebbero essere le selezioni coinvolte? «Escluderei – risponde Volumi di pelli grezze esportate Matelli – il vitello e in dall’Italia verso la conceria cinese generale la nicchia dell’alta qualità destinata alle grandi 2012 2012/11 (primo semestre) var% firme del lusso, tuttora caratterizzata da un buon Bovine piccole 8.251 tonn. +18% livello di ordini Bovine grandi 4.027 tonn. -9% a fronte di una Totale bovine 12.278 tonn. +8% materia prima scarsamente Fonte / Unic reperibile. Se pure fossero trascinate macellazioni restano sotto la media in basso da tutto il stagionale, non subiranno particolari resto, saranno pressioni a seguito di una domanda comunque le ultime a cedere. Stiamo ridotta. Occorre capire come si parlando di materiali sui quali, a comporterà la Cina, compratore differenza della vacca, la concorrenza determinante per il grezzo Usa e per all’acquisto dei cinesi è meno la vacca europea, che sembrava fino agguerrita, perché il vantaggio a qualche tempo fa inesauribile per competitivo asiatico viene a pesare assorbimento di pelli ma che invece, meno se il prezzo di partenza è caro. nelle ultime settimane, è Conviene, per difendere il grezzo caratterizzata da aperture di credito europeo, tenerlo il più alto possibile». meno fluide: non tanto perché L’EFFETTO SOTTRAZIONE Uno sguardo infine alle strategie di acquisto della conceria italiana. «Molte piccole e medie imprese non hanno più la capacità finanziaria per fare scorta: ciò rilancia la figura dell’intermediario, che può fare magazzino e offrire al compratore, su richiesta, un pagamento dilazionato. I costi certamente aumentano, ma alla conceria spesso conviene operare sul I TURCHI IMPORTANO CAPI VIVI E SOTTRAGGONO GREZZO AL LIBERO MERCATO 32/2012 pronto piuttosto che acquistare stock di pelli che non le servono, se non in parte, per poi tenersi in casa tutto il resto nell’incertezza della vendita. È un rischio che sempre meno conciatori intendono correre. Ecco perché talvolta anche i gruppi più strutturati fanno ricorso a questo tipo di servizio». ❑ finanza 34-35 5-10-2012 15:16 Pagina 1 34 FINANZA DÀGLI AI RICCHI La super-tassa del 75% sui redditi milionari annunciata in Francia, destinata a rientrare, ha spaventato il lusso. Diversamente, dicono gli esperti, crollerebbe l’economia Gbm Prime proteste contro la politica fiscale di Hollande 32/2012 MILANO - Un provvedimento “controproducente”. È questa l’analisi immediata e più pacata che gli osservatori di casa nostra riservano alla decisione del governo francese, che ha pensato di istituire una super-imposizione del 75% sulla quota di reddito personale oltre il milione di euro. Ha fatto scalpore il contestuale movimento di Bernard Arnault, l’uomo più ricco di Francia, che ha presentato richiesta di naturalizzazione al Parlamento belga. Ma per un singolo di peso e fortemente esposto in termini di visibilità, che (smentendolo) prende provvedimenti per “fuggire” dal capestro del fisco transalpino, è un intero comparto – quello del lusso – che rischia di venire travolto dalla svolta punitiva. La realtà che preoccupa è la perdita di competitività di un’Europa, che tende a racimolare fondi, mettendo in discussione intere filiere produttive o di servizi che sul lusso (e dunque sulla disparità di ricchezze che caratterizza la società) hanno costruito storia e fortune. «Personalmente non ho dubbi: si tratta di una scelta che non potrà consentire al governo francese di raggiungere il risultato che si era prefisso», sostiene tranchant Roberto Corciulo, commercialista e presidente di IC & Partners, che con un network globale (ma eurocentrico) sviluppa progetti per l’internazionalizzazione delle imprese. «Il problema non è il futuro dei “poveri” ricchi colpiti dal provvedimento del governo francese – chiarisce – perché chi si posiziona oltre una certa soglia non ha alcun problema a dislocare i propri interessi dove gli è più conveniente e ha gli strumenti per ottimizzare la propria posizione fiscale, cogliendo i vantaggi offerti da altri Paesi più finanza 34-35 5-10-2012 15:16 Pagina 2 35 competitivi e accoglienti. A rimetterci, invece, è il sistema economico territoriale, che rischia di subire pesantissime ripercussioni». Corciulo cita due esempi, perché «la storia parla da sola». In tempi recenti la Gran Bretagna è intervenuta a modificare la posizione fiscale dei cittadini domiciliati e non residenti: anziché permettere loro di pagare imposte UK solo sul reddito percepito in ambito britannico, escludendo i redditi percepiti all’estero, avevano ampliato la base contributiva all’intero montante. «Si è visto uno spostamento in massa di manager a Malta o in Svizzera – ricorda il tecnico – e ci sono stati cantoni elvetici che hanno addirittura aperto uffici a Londra, per supportare questi ricchi manager nelle operazioni di trasferimento. La storia ci dice che, in generale, chi ha introiti così rilevanti non può efficacemente essere ‘ancorato’ a un Paese». Ancor più miope la scelta compiuta dal governo italiano, ad esempio, sulle imbarcazioni (la cosiddetta tassa sugli yacht). Con l’intento di colpire i ricchi, prima è stata introdotto un balzello sullo stazionamento, che però includeva preventivati dall’esecutivo – rimarca – mentre la nautica italiana, fiore all’occhiello di un Paese circondato dal mare, è crollata del 50%. L’acquisto di natanti è in picchiata. E nel frattempo la Croazia ringrazia, perché dall’Italia ha ricevuto in regalo metà del portafoglio derivato dallo stazionamento degli yacht e da tutti i servizi connessi, dalla manutenzione all’accoglienza». Corciulo parla dunque di un “effetto perverso”, che non genera benefici. «Si tratta di azioni demagogiche, destinate solo ai giornali e poco calibrate – afferma in conclusione, citando en passant anche il mercato delle auto di lusso –. Almeno una patrimoniale, pur se poco condivisibile, risulterebbe mirata, precisa e molto chiara». Una riflessione analoga viene da Pier Francesco Alessi, presidente di Finlife, società di corporate finance con base a Padova, integrata nel network Alliance of International Corporate Advisors, che provocatoriamente si chiede: dove sarebbe finito lo spread italiano, se Monti si fosse azzardato ad una manovra di questo genere? «La nuova finanziaria di Hollande – sostiene – più che una manovra anticrisi, è una sintesi di un’ideologia politica, di una soluzione per l’elettorato più che per il Paese. È evidente dalla manovra nella sua completezza, che propone anche misure quali abbassamento dell’età pensionabile e un aumento dei contributi, con limitati tagli al welfare state». Nonostante l’impressione di fermezza che il presidente francese cerca di trasmettere sui media, nello scenario più plausibile disegnato da IL DECENTRAMENTO DIREZIONALE SAREBBE INEVITABILE gli stranieri, i quali hanno spostato la barca in un sol giorno dalle darsene del Belpaese. Poi è stato modificato, spostandolo sul possesso. «Una scelta stupida, purtroppo. Gli introiti sono stati meno di un terzo di quelli 32/2012 Roberto Corciulo (IC&Partners) Pier Francesco Alessi Finlife, la “mannaia fiscale” calerà sulle teste di un migliaio di francesi appena, “per evitare l’anticostituzionalità, ma soprattutto la fuga all’estero dei manager a capo delle più grandi società francesi». Entrando in un’ottica più tecnica, Alessi sottolinea come «in un quadro di globalizzazione così marcato, con grandi gruppi multinazionali, la manovra potrebbe rivelarsi dannosa, in quanto il decentramento direzionale delle grandi corporation e lo spostamento delle più alte figure manageriali rappresenta una soluzione relativamente facile». ❑ interviste 36-37 5-10-2012 15:17 Pagina 1 36 INTERVISTE AL MOMENTO GIUSTO Alessandro Francioni parla di Lineapelle, («data azzeccatissima»), da cui attende importanti conferme, dei distretti e della sua candidatura a Confindustria Pisa Andrea Guolo SANTA CROCE SULL’ARNO - È il fornitore di shearling più ricercato dai grandi marchi del lusso. Alessandro Francioni, titolare della conceria Sanlorenzo, guarda con fiducia a Lineapelle, e non soltanto perché si tratta dell’edizione dedicata alla collezione invernale, la più importante per la sua azienda. Nello stand si parlerà di novità, mercato, prezzi e anche della candidatura, recentemente annunciata, alla presidenza di Confindustria Pisa. Che cosa si aspetta dalla fiera? Credo che l’interesse sarà elevato, anche perché quest’anno Lineapelle inizia in un momento Alessandro Francioni, presidente della conceria Sanlorenzo 32/2012 perfetto, subito dopo la conclusione delle sfilate. Una data azzeccatissima, che permette ai nostri clienti più importanti di arrivare concentrati sull’invernale, dopo essersi presi, com’è giusto, alcuni giorni di ferie per smaltire le tensioni delle loro presentazioni estive. Con quali prospettive per gli ordini? Ottime direi. Il lusso continua a tirare, e il nostro settore oggi lavora prevalentemente per i clienti di fascia top. È vero che la Cina appare abbastanza in crisi, e alla conceria italiana che esporta direttamente potrebbe derivarne una flessione; è altrettanto vero che le grandi firme continuano a vendere bene, in Asia e in Europa, soprattutto a clienti cinesi. Basta vedere chi fa shopping nella boutique di Gucci a Firenze… Perciò non prevedo grossi cambiamenti per quanto riguarda i consumi. A Bologna si aspetta un incremento dei compratori asiatici? Quella della manifattura cinese è una strada che si sta aprendo per diverse aziende. Nel mio caso, la clientela locale opera per conto dei brand occidentali, realizzando campioni o produzione vera e propria, perciò la scelta viene fatta dagli uffici stile italiani, europei e americani. Diversi colleghi mi confermano comunque che calzaturieri e pellettieri cinesi stanno comprando materiali alla moda e di qualità. È anche un modo per diversificare, perché il peso delle firme sta diventando eccessivo e crea dei rischi. Anche questo mi viene segnalato. Personalmente, lavorando sullo shearling che è un articolo marginale perfino per i grandi marchi, già attuo questa strategia: per raggiungere un fatturato accettabile, devo fornire centinaia di clienti. C’è invece chi, per tipologia di prodotto, è legato a doppio filo con la griffe. Alla lunga, ciò determina dei rischi. D’altronde, però, non ci sono interviste 36-37 5-10-2012 16:50 Pagina 2 37 alternative. Senza le firme è dura, anche in termini di certezza dei pagamenti. Come vede la conceria toscana, a confronto con quella veneta e campana? Qui da noi la situazione è a macchia di leopardo. Le aziende che hanno saputo rinnovarsi, fanno ricerca, sono propositive, hanno senz’altro un futuro. Il 2012 non sarà un anno brillante come il 2011, non dimentichiamo però che arriviamo da un biennio di crescita a due cifre, con un giro d’affari complessivo già superiore al periodo pre-crisi. Il Veneto soffre la crisi dell’arredamento, ma mi pare in decisa crescita nell’automotive. LE PRIORITÀ: ACCORDO DI PROGRAMMA E POTECO Solofra ha qualche difficoltà in più, causa quotazioni alle stelle del grezzo ovino. Come sono i rapporti tra i distretti? C’è un bel dialogo interno all’Unic. Tutto è certamente migliorabile e da intensificare, ma non esistono 32/2012 passato ha avuto una lunga e importante presidenza, quella del commendator Buoncristiani, e di quello farmaceutico. La nostra è una corsa decisa, ma allo stesso tempo soft. Se non dovesse riuscire vincente, non faremo le guerre, ci metteremo al servizio e in linea con chi dovrà gestire in futuro l’associazione. ❑ LA ALBER CELEBRA 100 ANNI DI ATTIVITÀ E QUALITÀ ‘Perfect in every aspect’: da cento anni Rudolf Alber produce utensili di alta qualità, con il costante obiettivo di fornire prodotti di qualità perfetta sotto tutti gli aspetti. L’Azienda Rudolf Alber quest’anno fa il bilancio di 100 anni di storia con l’attuale direttore Sig. Florian Alber che fa parte della quarta generazione della famiglia Alber. Nel 1912 il fondatore Rudolf Alber iniziò a produrre lame a nastro e la prima lama a spaccare ad alta efficienza venne prodotta pochi anni dopo. Oggi in molte nazioni ‘ALBER’ è diventata sinonimo di ‘lame a spaccare’. Le prime spaccatrici per pelli, prodotte nel XIX° secolo, lavoravano con lama fissa e quindi con una resa molto bassa in termini di precisione e produttività. Le spaccatrici moderne tagliano con lame circolari e permettono di ottenere alta produttività e spessori della pelle molto sottili, anche di 0,5 mm senza problemi. Oggigiorno, focalizzando le specifiche richieste della clientela, la gamma delle lame Alber è molto diversificata, e continua a migliorare ulteriomente per durata e precisione di spaccatura. L’evoluzione delle caratteristiche dell’acciaio hanno permesso di ottenere risultati di alto livello qualitativo, dove altre lame a nastro hanno dovuto rinunciare tempo prima. Le lame Alber sono ottime per la spaccatura di ogni tipo di pelle: per calzature, pelletteria, interni auto, abbigliamento, arredamento, in ogni fase di lavorazione: in Trippa, Wet Blue, Wet White ed a secco e sono caratterizzate da un’eccellente qualità e precisione nel taglio, nonchè un’alta resa. Lo stesso si può affermare per le lame destinate al taglio o alla spaccatura di TNT, gomma, sughero, materiali espansi, ecc. e per le spaccapelli La Alber, in occasione del centenario dalla fondazione, sta promuovendo varie iniziative nella sede di Ebersbach ed alle esposizioni di Shanghai e Bologna: questi incontri saranno occasione per ripercorrere il lungo cammino dell’azienda e considerare insieme le future prospettive. LE AZIENDE INFORMANO L’accordo di programma porterà ai depuratori industriali (nella foto, Acquarno a S. Croce) le acque civili di scarico chiusure. Stiamo lavorando per creare un fronte comune, il clima è disteso e costruttivo. Le sfide future del distretto toscano? In questo momento l’attenzione è rivolta prevalentemente a due progetti: l’accordo di programma sulla depurazione delle acque e il Poteco. Il primo purtroppo è rimasto a lungo in stand-by, ora però c’è stata una forte presa di posizione del governatore Rossi, anche nei confronti del ministero competente, affinché si possa ripartire e portare a compimento un percorso che è iniziato nel 2004, con già due modifiche apportate. Il Poteco, la cui realizzazione è in vista, sarà il fiore all’occhiello del distretto e ci garantirà un futuro attraverso la formazione e la sperimentazione che, date le dimensioni medie aziendali, gli imprenditori non sono in grado di attuare a piè di fabbrica. Qui formeremo specialisti con laurea breve in ingegneria e chimica conciaria. Com’è nata la sua candidatura Confindustria Pisa? Vorrei precisare che il candidato non è l’imprenditore Alessandro Francioni, ma il gruppo conciario che ha indicato il suo past president alla guida degli industriali. I tempi erano maturi, dato il peso rilevante del settore, per presentare una candidatura alla guida dell’Unione. La scelta è ricaduta su di me per l’esperienza accumulata nel passato all’interno dell’associazione di Pisa, di cui sono anche stato vice presidente. Come andrà a finire? I miei due concorrenti – e credo che altri non ce ne saranno – sono espressione dei settori edile, tra l’altro un past president ed esponente di un comparto che in silvateam formato ok.pdf 31-03-2011 10:24:48 C M Y CM MY CY CMY agenziaego.com • photo: davidedutto.com K natural feeling chemical products for natural solutions www.silvateam.com news 39 5-10-2012 15:32 Pagina 1 39 LE NOTIZIE BOTTA E RISPOSTA IL SINDACO di Scandicci, Simone Gheri, ha puntato il dito contro la Regione Toscana: «Non attua politiche efficaci per le aziende – ha affermato – sia sul fronte della formazione, sia per l'accesso al credito, sia per la creazione di reti di imprese nella pelletteria». In una nota ha quindi precisato: «Il comparto andrebbe valorizzato con un lavoro sincronizzato tra Regione, associazioni di categoria, sindacati e istituzioni. Per gli imprenditori del distretto c'é troppa burocrazia e questo non rende le imprese competitive a livello globale. Anche la formazione deve essere valorizzata». La risposta è arrivata da Gianfranco Simoncini, assessore regionale alle attività produttive: «Stupiscono le affermazioni di Simone Gheri. La Regione sostiene da sempre e in maniera decisa il settore della pelletteria dal punto di vista dell’accesso al credito, con la creazione di reti di imprese e con la formazione dei dipendenti». Inoltre ha precisato che: «Entro la fine di ottobre firmeremo un protocollo insieme alla Provincia di Firenze, all’associazione delle Province (Upi), a Confartigianato, Cna, Confindustria e sindacati, che prevede un piano di orientamento, formazione e riqualificazione dei giovani inoccupati e degli addetti del settore». ❑ MODA EM 360° “LA MODA A 360 GRADI”. Questo il titolo, tradotto in italiano, del lavoro pubblicato da una bella e brava ricercatrice brasiliana, Ilce Liger, che ha studiato a Milano e ora si divide tra Italia e Brasile dove tiene corsi e consulenze per il settore moda. Il sottotitolo, “design, materia prima e produzione per il mercato globale”, indica la modalità di lavoro impostata da Liger, che ha approfondito ciò che sta a monte della filiera, visitando di persona aziende tessili e conciarie, partecipando a fiere e convegni (tra cui Anteprima e Lineapelle, a cui sono dedicate varie pagine) e studiando le tendenze del settore appoggiandosi a Lp Fashion Studio. Il risultato è un manuale completo, graficamente accattivante, arricchito da utili schede tecniche e che offre al lettore una formazione avanzata nel mondo della moda e dei materiali. Info su www.ilceliger.com ❑ 32/2012 NUOVI STILISTI A CONCLUSIONE della settimana milanese della moda primavera-estate 2013, i pareri sono buoni. I buyer italiani si dicono soddisfatti sia per l'organizzazione di Cnmi-Camera nazionale della moda italiana, sia per il lavoro delle aziende e degli altri attori della moda made in Italy, in particolar modo gli stilisti. Beppe Angiolini (nella foto), confermato per la terza volta presidente della camera nazionale buyer, ha affermato in un'intervista a Mf Fashion: «Accanto alle sfilate dei grandi nomi si sta imponendo una nuova generazione di stilisti con collezioni molto fresche e creative, capaci di rispondere alle nostre esigenze commerciali e alla voglia di nuovo e di bello che c'e' nell'aria». ❑ IN PASSERELLA Elegantissima. Che altro si può dire di questa modella, uscita in passerella a Parigi, in occasione delle sfilate che presentavano le collezioni per la stagione estiva 2013? Che quel che indossa porta il marchio dello stile di un nome che ha fatto la storia della moda, usando quel rosso come un bandiera: Valentino. Qui possiamo ammirare un soprabito in pelle stretto in vita da cintura e lungo fin sotto il ginocchio; scarpe con tomaia trasparente e zeppa in plexiglas; una pochette da portare a mano in rettile lucido e ❑ placca di metallo. situazione 41 5-10-2012 15:33 Pagina 1 41 LA SITUAZIONE MACELLAZIONI 2010 EUROPA 2012 STATI UNITI BOVINE ADULTE 3,2 3,1 milioni di capi 3,0 2,9 2,8 2,7 2,6 2,5 2,4 Fonte / USDA gen feb mar apr mag giu lug Variazione ago 2012 su lug 2012: +7% ago set ott nov dic Variazione ago 2012 su ago 2011: -3% REGNO UNITO BOVINE ADULTE 300 280 migliaia di capi MACELLO. All’interno stabili vacche e vitelli, meno vitelloni, più vacche da latte. In Germania con l’autunno riprende lentamente quota la macellazione, in attesa che i capi raggiungano il peso idoneo. Gran Bretagna con attività regolare ma patrimonio calante, dopo la chiusura di importanti allevamenti e l’esportazione di capi vivi. Cedono i consumi in Europa, che nel primo semestre ha ridotto del 6% l’import di carni bovine extra Ue e del 32% le ovine. GREZZO. Il detentore nazionale cede sui vitelli di seconda e terza scelta, in cambio di aumenti per le pelli migliori. In Germania i segnali negativi della carrozzeria rallentano la domanda di toro e vacca pesante, senza conseguenze sulle quotazioni per l’indisponibilità di prime scelte. In Baviera qualcuno prova senza successo ad aumentare i prezzi di 10 centesimi sulle selezioni 50+. Arretra dai 10 ai 15 centesimi, per assenza di domanda asiatica, la vacca di media qualità. In ulteriore aumento le ovine spagnole. CONCIATO. Lavoro per pelletteria, ordini per nappa ovina di qualità, articolistica su base bovina di fascia media, vegetalizzato per il vintage. Lieve diminuzione per la domanda tedesca di carrozzeria. Conferme di vitello di qualità e capra per tomaia. 2011 260 240 220 200 Fonte / Eurostat 180 gen feb mar apr mag giu lug Variazione ago 2012 su lug 2012: -21% ago set ott nov dic Variazione ago 2012 su ago 2011: -6% RESTO DEL MONDO 32/2012 VITELLI 160 150 migliaia di capi Prezzi in ripresa per la maggior parte delle selezioni Usa. Le Texas steers toccano il picco dei 92-93 dollari c&f, in linea con le butt branded; un dollaro in più per le heavy native. Resistono le vacche marchiate, guadagnando un dollaro in alcuni casi. L’export statunitense al 20 settembre registra vendite superiori agli stock accumulati e alle stesse spedizioni in corso, con i maggiori detentori in abbondanza di ordini ma disponibili ad aumentare i volumi in consegna nel caso in cui il prezzo incontri le loro richieste. Listini sotto pressione in Brasile, mentre in Argentina le concerie si accontentano di quanto riescono a ottenere dal compratore extracontinentale; non si prospettano comunque riduzioni a breve delle quotazioni nei due Paesi latinoamericani. La macellazione resta sostenuta, con incrementi del 5,6% in Brasile (7,6 milioni di capi nel secondo trimestre, secondo i dati Ibge) e una concentrazione produttiva (67% del totale) negli stati di Mato Grosso e Mato Grosso do Sul. Il wet blue viene venduto a 48 dollari fob (22-24 kg, frigorifico) in Costa Rica e a 54 dollari a Panama per selezioni più pesanti. Intanto in Nuova Zelanda si rafforza il patrimonio bovino, 10,25 milioni di capi a fine anno, con previsioni di macellazione a 4,1 milioni per capi dal giusto peso, grazie alle condizioni climatiche idonee. FRANCIA 140 130 120 110 Fonte / Eurostat 100 gen feb mar apr mag giu lug Variazione ago 2012 su lug 2012: 0% ago set ott nov dic Variazione ago 2012 su ago 2011: -11% NUOVA ZELANDA OVINI 4,6 4,1 3,6 milioni di capi (in collaborazione con hidenet.com) 3,1 2,6 2,1 1,6 1,1 0,6 0,1 Fonte / Statistics New Zealand gen feb mar apr mag Variazione ago 2012 su lug 2012: -19% giu lug ago set ott nov dic Variazione ago 2012 su ago 2011: -20% bang studio final touch qua lity Hide rolling up machine Flat hides every time, no creases with Rollone. GER Elettronica s.r.l. - Italy - www.gerelettronica.com adv_istituzionale la conceria_rollone/rollpack.indd 2 24/09/12 18.05 RZ Ad Densodrin EP Chime 2-10-2012 17:38 Pagina 1 Una buona rifinizione idrorepellente inizia in botte: Densodrin® EP Densodrin® EP è il primo di una nuova generazione di prodotti della gamma Densodrin®. Il prodotto racchiude in sé più di trent’anni di esperienza e i vantaggi delle più recenti tecnologie. La nuova chimica del prodotto consente di ottenere tinture più uniformi ed una maggiore stabilità, specialmente in acqua dura. Inoltre, la superficie più asciutta della pelle permette una rifinizione più facile. Se consideriamo l’elevata eco-compatibilità del prodotto, Densodrin® EP è un grande passo in avanti. Per ulteriori informazioni visita il sito www.basf.com/leather Brilliant Solutions with Leather Technology from BASF CHIME S.p.a. Distributore esclusivo per l’Italia dei Prodotti Chimici per il Cuoio BASF Sede operativa di Solofra Via Consolazione Loc. Fondo Galdo 83020 S. Agata Irpina AV Tel. +39 0825 532151 Fax +39 0825 532031 [email protected] Filiale di S. Croce sull’Arno Via Vespucci, 17 56029 S. Croce sull’Arno PI Tel. +39 0571 35151 Fax +39 0571 34563 [email protected] Filiale di Arzignano Via Montorso 35 36071 Arzignano VI Tel. +39 0444 686570 Fax +39 0444 484310 [email protected]