38 39 - - . viaggi - Rino Sgorbani Web Site

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Viaggi
MESSICO Immersioni nei cenotes
SU UNA
NUVOLA
E’
questa l’impressione che si prova
scendendo nell’Angelita, un cenote
dove il passaggio fra l’acqua dolce e
quella salata è segnato da uno strato di solfato di idrogeno che conferisce all’ambiente un aspetto surreale.
Le stalattiti, le stalagmiti e i giochi di
luce di questi ambienti affascinanti
Testo e foto di
RINO SGORBANI
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39
Nella foto
grande lo
spettacolo
dell’Angelita
con la nuvola
di solfato
di idrogeno
creata dalla
decomposizione
batterica di
foglie, rami e
animali.
ccomi qua, seduto nella grande
sala dell’aeroporto di Milano Malpensa. Tra qualche minuto inizieranno ad
imbarcare e tra poco più di dieci ore mi
troverò nel “magico Messico”, come è
solito dire Gianmario, che mi ospiterà
durante questa vacanza.
Ex titolare di un’azienda meccanica,
Gianmario Rocca, mio grande amico
ormai da molti anni, è un istruttore
subacqueo che ha avuto il coraggio di
mollare tutto e dedicarsi alla sua grande
passione: il mare. Dopo aver fatto esperienze in varie parti del mondo, sei anni
fa ha deciso di stabilirsi in Messico dove
gestisce un diving center ad Akumal.
Le ore di volo sono trascorse velocissime e, all’aeroporto messicano, sbrigate
le consuete formalità doganali, esco a
respirare l’aria tipicamente tropicale,
dal profumo inebriante. Subito capisco perché il mio amico, che mi sta
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sorridendo accanto
al suo enorme pick up,
abbia scelto il Messico come sua nuova
terra.
Baci, abbracci e via, verso quella che
sarà la nostra base: Akumal. Il tragitto,
lungo la “carrettera federal 307”, è affascinante e comincio ad avere il primo
assaggio di Yucatan. Alla nostra destra
solo jungla, fitta e rigogliosa; alla sinistra,
piccole strade sterrate che mi piacerebbe tanto sapere dove portano.
«Quelle strade? Portano al mare - spiega Gianmario - alle incantate spiagge
bianche protagoniste indiscusse di
questa penisola! E di fronte alle spiagge
sorgono piccoli paesi abitati da pescatori come quello che abbiamo appena
superato: Puerto Morelos. Poco più
avanti incontreremo Playa del Carmen, un antico porto
trasformatosi ormai in un famoso centro turistico. Vedrai, ti affascinerà».
Chiacchierando non mi sono accorto
che è passata quasi un’ora. Il pick up
svolta a sinistra e siamo arrivati ad Akumal, che, in antica lingua Maya, vuol dire
“baia della tartarughe”.
Non sono stanco e, dopo aver scaricato
dall’auto la mia pesante attrezzatura
subacquea, iniziamo immediatamente
a pianificare le immersioni alla scoperta
dello Yucatan.
Gianmario mi sorprende subito: per
prima cosa non vedrò coralli, spugne e
pesci colorati, ma stalattiti e stalagmiti.
Andremo ad immergerci nei famosi
cenotes! Ma cosa sono realmente questi cenotes. «Ti sembrerà strano - mi
racconta Gianmario -, ma circa cento
milioni di anni fa tutta la penisola dello
Yucatan era completamente sommersa
dall’Oceano e costituiva un grande reef.
Durante l’era glaciale, però, il livello del
mare si abbassò lasciando allo scoperto
l’enorme piattaforma. Questo causò la
morte di tutte le creature marine che,
con i millenni, si trasformarono in fossili,
dando origine a un territorio carsico la
cui struttura si comportava come una
gigantesca spugna capace di assorbire
e filtrare anche la più piccola goccia
d’acqua, che, penetrata nel terreno,
scavava cunicoli e caverne nel farsi
strada verso il mare. Una volta creatisi questi eccezionali sistemi di grotte,
l’acqua piovana, filtrando dal terreno,
andò formando, con il suo stillicidio,
stalattiti e stalagmiti che, terminata l’era
glaciale, sono state poi nuovamente
sommerse».
Mi pare di capire, quindi, che i cenotes
sono fiumi sotterranei che portano fino
al mare.
«Non esattamente - precisa Gianmario-. Infatti la parola cenote indica più
propriamente la parte dove il tetto di
queste caverne è crollato, creando
un’entrata naturale al sistema dei fiumi
sotterranei. Gli antichi Maya li chiamavano “pozzi sacri”, che, nella loro
lingua, si diceva “Dzonot”. Da qua la
parola spagnola cenote. Il Dzonot era
per loro l’ingresso al mondo spirituale
e l’unica fonte di acqua dolce».E’ tutto
così suggestivo che non vedo l’ora di
immergermi in queste caverne.
La mattina seguente, mentre un sole
meraviglioso ci dà il buongiorno, carichiamo tutto sul pick up e ci addentriamo nella jungla. Il paesaggio è a dir poco
favoloso. La foresta è rigogliosa e ospita
ogni sorta di animali. Splendide iguane
sono ferme al sole, uccelli multicolori
volano da un albero all’altro e piccoli
orsetti lavatori, che qui chiamano
“theon”, ci attraversano la strada un
po’ spaventati. Dopo non più di dieci
minuti di percorso un po’ sconnesso
arriviamo al famoso cenote chiamato
Dos ojos.
Come mai questo nome? Lo capisco
rapidamente quando vedo le aperture
da cui si accede alla caverna: sono due e
così ravvicinate che sembrano proprio
due occhi in mezzo alla jungla!
Rimango a bocca aperta di fronte a tanta bellezza. Queste “aperture”, come
le chiama Gianmario, sono veri e propri
laghetti ricoperti da una volta rocciosa
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imponente, che si riflette nell’acqua, di
una sorprendente trasparenza, formando giochi di luce.
Gianmario mi spiega che le immersioni
nei cenotes sono sicuramente affascinanti, ma che è importante sapere che
cosa si deve affrontare. Immergersi in
caverna, infatti, significa scendere in un
luogo che non ha un accesso immediato
alla superficie e bisogna quindi seguire
alcune semplici regole per poter operare in tutta sicurezza.
«Innanzitutto - mi dice - non bisogna
mai penetrare per più di sessanta metri
e mai perdere di vista la luce del sole.
E’ necessario, poi, seguire la linea guida,
meglio conosciuta come filo di Arianna,
che, in ogni cenote, segna il percorso.
Naturalmente è indispensabile che ogni
subacqueo abbia una torcia con un’autonomia minima pari al doppio della
durata dell’immersione. Attenzione
anche al consumo dell’aria, in cui è buona norma seguire la “regola dei terzi”:
un terzo della bombola per entrare, un
terzo per il ritorno e uno per la riserva.
Infine, ogni guida non può accompagnare più di quattro subacquei, non si
deve passare attraverso restrizioni nè
superare la profondità di 21 metri».
Mi informo se esistono regole anche
per l’attrezzatura, ma scopro che no,
è sufficiente avere un brevetto Open
Water e usare l’equipaggiamento di
sempre. Solo le guide fanno eccezione,
perché devono aver partecipato a un
corso full cave e avere alcune attrezzature particolari. E, infatti, Gianmario ha
una doppia bombola.
N O N
S O L O
«Sì - mi spiega - io ho un bibombola con
gav ad “ali”, erogatori con due primi
stadi con attacchi DIN 300 bar e frusta
della fonte di aria alternativa lunga due
metri e mezzo. Per quanto riguarda le
torce ho una “primary light”, con un’autonomia di sei ore, più due “secondary
light” di emergenza».
Montiamo le attrezzature e preparo la
mia inseparabile macchina fotografica,
mentre Gianmario mi spiega che, una
volta entrati in acqua, per prima cosa
C E N O T E
La Riviera Maya, con le sue bianche spiagge e le sue acque cristalline, non
offre solo cenotes, ma anche splendide immersioni nella barriera corallina
caraibica. E’ proprio in questo mare, infatti, che corre il secondo reef
più lungo del mondo, dove si possono ammirare imponenti formazioni
coralline, pesci tropicali di ogni colore e dolcissime tartarughe, simbolo
di questi mari.
Da non perdere, le immersioni all’Isola di Cozumel, vero paradiso subacqueo, scoperto da Jan Jacques Costeau nel 1961 e proclamato parco marino
dal 1980. La visibilità e i colori di questi fondali lasciano a bocca aperta.
Altrettanto avvincenti sono le immersioni sul relitto C-56, affondato di
fronte al piccolo villaggio di Puerto Morelos: in assetto di navigazione, è
completamente penetrabile ed è circondato da gruppi di pesci pelagici di
straordinaria bellezza.
E per finire, nei mesi di luglio e agosto è possibile vivere un’emozione
veramente unica: nuotare accanto agli spettacolari squali balena. In tale
periodo, infatti, queste immense creature, si ritrovano nelle acque messicane, di fronte all’Isola di Hol Box, per far rifornimento di plancton prima
di continuare la migrazione verso il Sud Africa.
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A fianco,
Gianmario
Rocca con
Don Pablo, il
proprietario
del terreno
su cui si apre
l’Angelita.
In alto e in
basso accessi
ai cenotes.
Nella pagina
a fianco
ancora una
immagine
surreale.
effettueremo un check sull’assetto. E’
molto importante, infatti, ottenere un
assetto neutro, perché, nei cenotes,
bisogna nuotare senza toccare il fondo
sedimentoso e, al contempo, non si
devono colpire le preziose stalattiti
che ricoprono il soffitto. La posizione
di discesa e di risalita dovrà quindi
essere sempre in orizzontale, mai in
verticale. Per comunicare si usano le
torce: un cerchio per indicare l’ok,
muovere lentamente la luce da destra
a sinistra per richiamare l’attenzione,
muoverla velocemente per indicare
un’emergenza.
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Qui a sinistra
e sopra,
immagini
del Gran
Cenote con
le splendide
colonne
formate dalle
stalattiti
e dalle
stalagmiti.
A fianco,
l’ingresso del
Gran Cenote
nella foresta.
A destra e
sinistra, due
immagini del
Car Wash,
il cenote
che deve il
suo nome
al fatto che
qui i tassisti
di Tulum
lavavano le
macchine.
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Ed eccomi, finalmente, dentro
queste acque cristalline. La sensazione è meravigliosa e la visibilità
è davvero eccezionale, quasi da
non crederci. Improvvisamente
si aprono davanti ai miei occhi
innumerevoli passaggi incorniciati da stalattiti e stalagmiti che
ricordano imponenti colonne di
antiche cattedrali.
Passiamo sotto un arco che
sembra portarci al centro della
terra, mentre incantevoli giochi
di luce, formati dai raggi del
sole che filtrano dalla roccia, ci
attirano in un paese incantato.
Sotto di noi si snoda il filo che ci
mostra il percorso da seguire.
Lo lasciamo solo per brevi tratti,
mentre Gianmario srotola il suo
reel per condurmi in passaggi
dove pochi subacquei sono
arrivati. Oltre alle bellissime
conformazioni e ai giochi di
luce, ho la possibilità di vedere
enormi radici che, penetrando
nella roccia, si sono fatte strada
per giungere all’acqua e strani fossili che
confermano la teoria che lo Yucatan fosse
un’antica piattaforma sommersa dal mare.
Sono passati cinquanta minuti ed eccoci
all’uscita, di nuovo in superficie dopo aver
vissuto un’esperienza subacquea davvero
unica! Il giorno dopo ci aspetta il Chac
Mool, completamente differente dal Dos
Ojos, ma altrettanto favoloso. Qui ci sono
meno stalattiti e stalagmiti, ma più giochi
di luce e lo strano effetto provocato dall’infiltrazione dal mare di acqua salata: per
un attimo ti sembra di essere sospeso in
un altro mondo.
I giorni trascorrono veloci passando da
un cenote all’altro, ognuno con le sue
particolarità e ancora oggi, rivedendo le
fotografie, non riesco a scegliere il mio
preferito: Dos Ojos, Chac Mool, Gran
Cenote, Tajmahal, Ponderosa, Calavera, Car Wash.
Il Car Wash, in particolare, deve il suo
nome a un esploratore americano che,
una decina di anni fa, vide che diversi
taxisti di Tulum si recavano nella giungla
per lavare le loro auto. In realtà era
l’unico laghetto di acqua dolce dove si
poteva arrivare con facilità, ma, sotto la
superfice, si nascondeva l’ingresso di un
bellissimo cenote.
L’ultimo giorno, Gianmario mi riserva
una sorpresa. Come tutte le mattine,
carichiamo l’attrezzatura sul pick up e ci
dirigiamo verso Tulum, ma, dopo diciassette chilometri, ci fermiamo davanti a
un cancello che ci viene aperto da un
vecchio maya, Don Pablo, proprietario
di questo pezzo di jungla.
Parcheggiata la macchina, Don Pablo ci
accompagna in mezzo alla fitta vegetazione fino ad arrivare a un pittoresco
cenote di forma circolare: è il fantastico
Angelita. Mi domando il perché di un
nome così particolare e Don Pablo,
nel suo spagnolo con un forte accento
maya, mi spiega che, in realtà, il suo nome originale era Cenote de los monos
(Cenote delle scimmie), poiché, molto
spesso, questi animali venivano a bere
nelle sue acque. Dodici anni fa, però,
uno dei suoi figli, che non sapeva nuotare, giocando tra questi rami, cadde in
acqua e raccontò di essere stato salvato
da un angelo. Da quel giorno il cenote
venne chiamato Angelita.
Mentre montiamo l’attrezzatura per
l’immersione, Gianmario mi spiega che,
questa volta, non ci saranno caverne,
grotte e stalattiti, ma un enorme pozzo
di trenta metri di diametro che scende
fino a sessanta. Sgonfiato il gav è bellissimo ritrovarsi in quest’acqua cristallina,
ma la vera particolarità dell’Angelita è
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a 28 metri, dove l’acqua dolce lascia il
posto a quella salata. Qui, uno strato
di solfato di idrogeno, paragonabile a
un’enorme nuvola, sembra galleggiare
tra le due diverse acque, avvolgendo
tutto ciò che c’è intorno, compresi
rami e tronchi di alberi precipitati giù,
e creando così un effetto mistico e surreale. E’ la decomposizione batterica
di foglie, rami e animali che ha formato
questo strato di solfato di idrogeno,
spesso e denso perché “adagiato” su
una superficie di acqua salata che non gli
permette di precipitare.
Con un po’ di incertezza seguo Gianmario al centro del “lago”, dove iniziamo
a penetrare nella cappa. L’effetto è incredibile: la densità della “nuvola” è tale
che i nostri corpi sembrano sparire al
suo interno e la visibilità viene azzerata.
Nemmeno le nostre torce riescono a
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Ma la Riviera
Maya non
sono solo
cenotes,
ma anche
immersioni
con altre
emozioni.
fare luce! Una volta sotto, l’acqua
torna a essere
cristallina, anche se scura. Gianmario
mi fa cenno di guardare in alto:incredibile, nello strato di solfato di idrogeno
sono rimasti come due buchi lasciati dal
nostro passaggio.
Proseguiamo verso il fondo, ma, quando
i computers segnano 50 metri, decidiamo di riemergere dalla nuvola surreale
ed è divertente trascorrere gli ultimi
minuti prima della risalita nuotando in
mezzo alla cappa, mentre gli alberi sul
fondo ti danno l’impressione di essere in una foresta di notte. Terminata
la sosta di sicurezza a 5 metri eccoci
Ancora
alcune
immagini
molto
suggestive
dei cenotes
che si
aprono nella
foresta dello
Yucatan.
fuori dall’acqua, ma ancora immersi in
questa atmosfera fantastica.
Sono ormai giunto al termine della
mia avventura e, mentre smonto
l’attrezzatura, sento già nostalgia per
questo posto incredibile. Gianmario
capisce la mia tristezza e mi consola
prospettandomi nuove emozioni, perché di cenotes ce ne sono moltissimi e
sono mille le immersioni possibili. E,
con la mente, corro già alla prossima
vacanza...
Rino Sgorbani
47
CON CHI ANDARE
v A q u a d i v i n g T o u r s (tel.
N
Qui sopra,
Rino
Sgorbani,
autore del
servizio, con
Gianmario,
responsabile
del diving.
48
O
T
I
Z
I
Lo Yucatan si trova nel punto
più a sud del Golfo del Messico, tra
l’Oceano Atlantico e il Mar dei Carabi.
Per visitarlo è sufficiente il passaporto con almeno sei mesi di validità.
Prima dell’arrivo la compagnia aerea
consegna una carta turistica che deve
essere compilata e presentata alle autorità di frontiera che la convalidano.
La copia deve essere conservata con
cura e riconsegnata al momento della
partenza.
● Fuso orario. Tra Italia e Città del
Messico vi sono sette ore in meno (otto quando in Italia vige l’ora legale).
● Clima. Data l’estensione del paese
il clima che varia da regione a regione.
La stagione più calda e umida va da
giugno a settembre, con brevi scrosci pomeridiani, mentre in inverno il
clima e più asciutto. In Yucatan il clima
è tropicale.
● Siti archeologici. Ce ne sono
diversi risalenti alla civiltà Maya, i più
importanti sono le rovine di Tulum e
la piramide di Chichen-itza.
● Valuta. L’unità monetaria è il nuovo
Peso, con un cambio in continua oscillazione. Le maggiori carte di credito
sono accettate ovunque.
● Prevenzione sanitaria. Non sono
richieste vaccinazioni. E’ bene portare
E
U
T
I
L
con sè un disinfettante intestinale, crema solare e lozioni contro le punture di
insetti. Evitare, come sempre, l’acqua,
il ghiaccio, le verdure crude e la frutta
non sbucciata
● Cucina. La cucina messicana è
saporita e speziata, con specialità
ormai famose in tutto il mondo come
tortillas, tacos e enchiladas.
● Elettricità. E’ necessario un adattatore di tipo americano a lamelle piatte.
L’elettricità è a 110 Volt.
● Lingua. Lo spagnolo è la lingua
ufficiale. L’inglese è
abbastanza diffuso e
non manca chi parla, o
quantomeno capisce,
l’italiano.
● Con chi immergersi. L’autore del servizio
si è rivolto al diving center Blue Caribe (www.
bluecaribe.net, info
@bluecaribe.net, tel.
0052.984 8759007).
Gestito da Gianmario e
Vittorio Rocca, è situato nel villaggio Oasis di
Akumal. Da qui si organizzano immersioni alla
barriera, nei cenote e
all’isola di Cozumel.
I
0721.65770, www.aquadiving.it)
propone soggiorni a Cozumel
presso il Vista del Mar Hotel. Situato
nel centro della città, fronte mare,
è un piccolo hotel recentemente
rinnovato. Dispone di 16 camere
e 4 spaziose suites decorate con
gusto. Il diving center si trova a poca
distanza. La quota per questo viaggio
è 1.477 euro per i subacquei e 1.139
per i non sub e comprende i voli, i
trasferimenti da e per l’aeroporto a
Cozumel, sette notti in camera doppia con colazione, dieci immersioni in
barca escluso transfer da e per il diving center. L’immersione ai Cenotes
incluso transfer, traghetto, pranzo e
due immersioni costa €99 euro.
v Nosy tour (tel. 011.360934,
www.nosytour.it) propone un programma di viaggio di nove giorni e
sette notti a partire da 1.173 euro.
La quota comprende: i voli, i trasferimenti e il soggiorno all inclusive
presso l’Explora Cafè Real Playa del
Carmen, un albergo caratteristico
nel centro di Playa del Carmen.
Dispone di centotrenta camere,
arredate secondo lo stile messicano. Vengono proposti, a parte, i
pacchetti immersione: un esempio,
il pacchetto Riviera Maya costa 175
euro e include sei immersioni, due
in oceano, due in cenotes e due a
Cozumel.
v Profondo Blu (tel. 0331.421057,
www.profondoblu.net) propone
soggiorni a Cozumel presso l’hotel
Reef Club, un resort di nuova costruzione in stile caraibico situato
direttamente su una delle più ampie
spiagge dell’isola: dista solo15 minuti
dall’aeroporto e pochi minuti di barca dai principali reef. La quota per
questo viaggio è a partire da 1.350
euro e comprende i voli, sette notti
con trattamento all inclusive, sport
acquatici non motorizzati. L’immersione ai cenotes incluso transfer,
traghetto e pranzo costa €100 euro.

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