Conservazione di habitat e specie di interesse comunitario nelle
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Conservazione di habitat e specie di interesse comunitario nelle
LIFE02NAT/IT/8526 Conservazione di habitat e specie di interesse comunitario nelle Valli di Argenta LIFE02NAT/IT/8526 Ripristino di equilibri ecologici per la conservazione di habitat e specie di interesse comunitario nel pSIC ”Valli di Argenta” Partner coinvolti: Regione Emilia-Romagna Parco Delta del Po Emilia-Romagna Consorzio della Bonifica Renana Agenzia Regionale Protezione Ambiente Emilia-Romagna Comune di Argenta Ideazione e realizzazione: Lucia Felletti, Alessandra Gariup Testi: Graziano Caramori, Raffaella Gennari - Istituto Delta Ecologia Applicata Stampa: Giari advertising Parco Delta del Po Emilia-Romagna 44022 Comacchio (Ferrara) - Via Cavour, 11 Tel. 0533 314003 - Fax 0533 318007 www.parcodeltapo.it [email protected] Presentazione Sin dalla metà degli anni novanta la Regione Emilia-Romagna ha iniziato a lavorare alla costruzione di “Rete Natura 2000” attraverso l’individuazione dei siti di interesse comunitario, SIC e ZPS, finalizzati a garantire la conservazione degli habitat e delle specie animali e vegetali tutelate dalle normative europee “Habitat” e “Uccelli”. Del resto tra i principali assi di governo della nostra Regione vi è proprio il mantenimento dell’equilibrio tra sviluppo economico, qualità sociale ed ambientale del territorio. Ed è evidente come un fattore indispensabile per il mantenimento di tale equilibrio sia la salvaguardia del patrimonio di biodiversità, la sua trasformazione in un grande valore naturale e culturale. L’impegno speso nella conservazione del patrimonio naturale e nella sostenibilità degli interventi sul territorio, ha reso la Regione EmiliaRomagna protagonista di numerosi progetti all’interno del Programma Comunitario Life Natura. Esso costituisce il principale strumento utilizzato dalla Unione Europea per contribuire concretamente alla protezione della natura e favorire lo sviluppo ed il consolidamento della “Rete Natura 2000”. Le sue finalità ci sono apparse particolarmente adatte a tradurre in pratica quell’integrazione tra politiche ambientali, agricole e più in generale tra le politiche orientate allo sviluppo sostenibile, che la nostra Regione ha assunto come obiettivo del proprio programma di governo. È quindi con piacere che presentiamo i risultati del progetto Life Natura per il “Ripristino di equilibri ecologici e per la conservazione di habitat e specie di interesse comunitario nel SIC Valli di Argenta”, promosso dalla Regione Emilia-Romagna e di recente giunto a compimento. Il comprensorio delle Valli di Argenta è storicamente riconosciuto di estremo interesse naturalistico. Si tratta di un’area strategica in quanto zona umida interna al Parco del Delta del Po, posta lungo le rotte di migrazione dell’avifauna che lì può trovare un’isola di sosta e rifugio all’interno di territori fortemente antropizzati. Pur gravata da funzioni preminenti di tipo idraulico, o forse proprio in virtù di questo, la zona presenta un elevato valore di biodiversità vegetazionale e 5 faunistica. Mi preme sottolineare che questo progetto ha visto la partecipazione attiva non solo delle istituzioni locali interessate, come il Parco del Delta del Po ed il Comune di Argenta, ma anche di Enti, come la Bonifica Renana, proprietaria dell’area, storicamente interessati più alla regimazione delle acque che alle finalità conservatrici. Una collaborazione che ha dato vita ad un vero e proprio laboratorio di sperimentazione gestionale e che ha soprattutto permesso di ottenere un valore aggiunto nella condivisione e progettazione comune di un "piano di gestione integrato" dell’area, che vede ogni soggetto impegnato ad operare con gli altri per la conservazione di questo prezioso patrimonio naturale. È nella capacità di creare strumenti gestionali integrati per l’assetto più complessivo del territorio, che si giocherà la capacità della Regione, degli Enti e delle comunità locali di dare un futuro sostenibile alle attività sia di conservazione che di sviluppo sociale ed economico. Per questo grande impegno volto al raggiungimento di obiettivi condivisi, per l’entusiasmo e la professionalità, vorrei ringraziare il Parco del Delta del Po, il Comune di Argenta e la Bonifica Renana, partners del Progetto insieme al Servizio Parchi e Risorse Forestali della Regione, nella certezza che tali esperienze potranno ripetersi e dare ancora risultati importanti. Lino Zanichelli Assessore all’Ambiente e Sviluppo Sostenibile Regione Emilia-Romagna 6 Le Valli di Campotto La storia morfologica dell’argentano ha una antica tradizione di acqua, infatti l’instabilità idraulica del territorio è dovuta al fatto che qui confluiscono quattro importanti torrenti appenninici e diversi canali di bonifica. Dal XII secolo, il Po di Primaro, ormai pensile ed ingombro di sedimenti, non riusciva più a ricevere le acque dei diversi torrenti appenninici che qui affluivano (Reno, Idice, Quaderna, Sillaro) e cominciarono a formarsi le Valli di Argenta e Marmorta, estese paludi d’acqua dolce tra Argenta e Molinella. Per regolare l’instabilità idraulica di questa zona ricca di fiumi e per sottrarre terreno coltivabile alle paludi, il 30 agosto 1813, con decreto napoleonico, fu istituita la “Cassa di Colmata dell’Idice e del Quaderna” con lo scopo di innalzare il piano medio di campagna nelle zone paludose di Argenta e Marmorta grazie al naturale deposito dei sedimenti dei fiumi Idice e Quaderna appositamente immessi nelle aree depresse e lasciati liberi di spagliare. Ai primi del ‘900 si decise di continuare con l’opera di bonifica meccanica (più rapida ed efficace rispetto a quella per colmata) e il 13 giugno del 1925, presso l’Idrovora Saiarino, il Re Vittorio Emanuele III inaugurò il completamento degli impianti idrovori. A residuo delle valli bonificate con il metodo della colmata, rimangono le Valli di Campotto. Queste si trovano oggi a 6-9 metri sul livello del mare ed hanno una superficie complessiva 7 di circa 850 ha suddivise in tre comparti: Cassa Campotto (400 ha), Valle Santa (250 ha), Cassa Bassarone (200 ha) riallagata nel 1983. Tra le Casse Campotto e Valle Santa si trova un lembo di bosco igrofilo di circa 150 ettari, residuo di foresta planiziale igrofila, tipologia boschiva molto estesa nella bassa padana prima degli interventi di bonifica perpetuati dal XV secolo in poi. Particolarmente interessante da un punto di vista naturalistico il prato umido di 30.37 ha allagato nel 1995 con i contributi del Regolamento 2078/92/CEE, la vegetazione è ancora in fase di sviluppo, ma presenta emergenze faunistiche di grande rilevanza. La funzionalità idraulica La gestione idraulica dell’area è piuttosto complessa e tre sono i torrenti appenninici che giungono al Reno: il Quaderna entra nell’Idice presso S. Antonio e quest’ultimo entra assieme al Sillaro nel Reno presso San Biagio. Oltre a questi quattro torrenti sono presenti quattro canali di bonifica. I canali di bonifica denominati Della Botte e Garda si immettono rispettivamente in Reno ed Idice. Questi canali per il loro livello elevato rispetto ai fiumi che ne ricevono le acque, vengono detti di “acque alte” e possono generalmente defluire per gravità (1) attraverso chiaviche. I canali di “acque basse” Lorgana e Menata, essendo ad un livello inferiore rispetto a Reno e Idice, devono essere immessi in questi previo sollevamento meccanico delle acque da parte di impianti idrovori. Le acque del Lorgana vengono sollevate per opera dell’Idrovora Saiarino, ed entrano in Reno presso la Chiavica Lorgana; le acque del canale Menata vengono sollevate dalle pompe dell’Idrovora Valle Santa, per entrare in Idice alla Chiavica Bastia. (1) L’innalzamento del letto dell’Idice ha però determinato un deflusso sempre più problematico del canale Garda, tanto da richiedere la trasformazione della Chiavica Due Luci in un impianto idrovoro di sollevamento. Le acque del Garda ora defluiscono per gravità solo quando quelle dell’Idice sono molto basse; in caso contrario l’ingresso delle acque del Garda è consentito dall’entrata in funzione dell’Idrovora Due Luci. 8 Per la tutela idraulica di questo complesso territorio, dalle Valli di Campotto sono state ricavate diverse casse di espansione, ovvero aree arginate (che nel complesso offrono un invaso di circa 30.000.000 di mc d’acqua) utilizzate in caso di piene persistenti per raccogliere temporaneamente le acque di fiumi o canali sgravandoli di parte del carico idrico e prevenendo quindi esondazioni in territori importanti dal punto di vista urbano e produttivo. La Cassa Campotto-Bassarone (ha 560) riceve le acque dei canali Lorgana e Della Botte, mentre Valle Santa (ha 260) riceve le acque dei canali Garda e Menata. All’occorrenza, anche la zona boschiva del Traversante (ha 150), generalmente emersa, può essere inondata dalle acque. Terminato l’allarme, le acque raccolte nelle casse vengono scaricate tramite pompe idrovore nei fiumi e nei canali e, tramite il Reno, giungono al mare. Durante le piene il livello delle acque all’interno delle casse, mediamente di 1-1,5 metri, può superare i 4 metri. Durante il periodo estivo, le casse possono essere utilizzate come serbatoi d’acqua per usi agricoli e domestici. In condizioni eccezionali di piena, anche la cassa di colmata può essere utilizzata, su decisione del Servizio Tecnico di Bacino del Reno, come cassa di espansione. Quando avviene, l’allagamento dei campi della cassa di colmata determina certamente disagi perché le coltivazioni presenti vengono perse, ma la servitù idraulica di quest’area, preminente su ogni altro tipo di destinazione, costituisce da un lato un limite alla tutela naturalistica e allo sfruttamento agricolo, dall’altro un mezzo per la tutela del territorio. 9 Vincoli presenti - Vincolo idraulico come Cassa di Espansione ai sensi del R.D. 3267/’23. - Vincolo paesistico ai sensi della L. 1497/1939 e vincolo Ambientale ai sensi della L. 431/85, sottoposto attualmente a vincolo dal D.L. 490/1999. - Oasi Faunistica denominata Valli di Argenta e Marmorta ai sensi della Del C.P. 269/9330 del 18/07/1977. - Zona Ramsar denominata “Valle Santa” (261 ha) istituita con DM 09/05/1977, pubblicato sulla GU n. 216 del 09/08/1977. - Zona Ramsar denominata “Valle Campotto e Bassarone” (1303 ha) ai sensi DM 21/10/1978). - Le Valli sono inserite all’interno del perimetro del Parco del Delta del Po ai sensi della L.R. 27/1988 e nell’ambito della perimetrazione di cui al Piano Territoriale di Stazione, Del C.C. 132/17096 del 28/08/1991 (Zona B). La Zona Ramsar “Valle Campotto e Bassarone” (1363 ha) istituita con DM 21/10/1978, pubblicato sulla GU n. 360 del 28/12/1978 è inclusa in zona B e C del PtP all’interno delle quali è vietata la caccia. - SIC (IT4060001) denominato “Valle Santa, Valle Campotto” ai sensi della DIR 92/43/CEE (1922 ha), che a sua volta include una ZPS (IT4060014) denominata “Valle Santa e Valle Campotto” (1713 ha) ai sensi della DIR 79/409 CEE. Habitat, flora e fauna Campotto, per la presenza di habitat e specie di interesse comunitario, è uno dei nodi della rete di aree protette europee denominata Rete Natura 2000. Protezione che si è estrinsecata con l’istituzione di Sito di Importanza Comunitaria, il quale include una Zona di Protezione Speciale. Il 35% della superficie del sito è caratterizzata da habitat di interesse comunitario: 1. Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (AlnoPadion, Alnion-incanae, Salicion albae), habitat prioritario la cui presenza è stata rilevata durante il progetto. 2. Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) con stupenda fioritura di orchidee (habitat prioritario). 3. Laghi eutrofici naturali con vegetazione di Magnopotamion o Hydrocharition. 4. Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri e Bidention p.p. 5. Boschi misti di quercia, olmo e frassino di grandi fiumi. 6. Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba. 10 Le acque aperte sono dominate da una vegetazione a pregio naturalistico elevato di idrofite radicanti (piante acquatiche con radici al fondo e foglie e fiori galleggianti) come la ninfea bianca, il nannufaro e il poligono anfibio. Nella colonna d’acqua si trovano specie totalmente sommerse (Myriophyllum verticilatum, Ceratophyllum demersum). Ai bordi degli specchi acquei, dove la profondità diminuisce, si trovano i canneti oggi completamente dominati da canna di palude, ma un tempo alternati a mosaico con la tifa. Dove il canneto risulta più naturale si trovano la mestolaccia, la sagittaria e il giglio d’acqua. Le rive sono sede di boschetti ripariali dominati da salice bianco consociato a pioppo bianco, pioppo gatterino e olmo campestre. Lo strato arbustivo è costituito da sanguinello, frangola, spesso festonate dalle liane come Clematis vitalba e Humulus lupulus. La vegetazione del Bosco Traversante è importante da un punto di vista conservazionistico perché presenta una comunità vegetale molto diffusa in Val Padana prima delle grandi opere di bonifica tra XIX e XX secolo e oggi molto rara. Lo strato arboreo è dominato da olmo campestre, frassino ossifillo e pioppo bianco. Lo strato arbustivo è costituito dalle suddette specie, insieme a sanguinello, prugnolo, spincervino, rovo, ontano e vitalba. A Campotto non sono presenti specie vegetali di interesse comunitario, ma è certamente presente una flora di alto interesse conservazionistico tra cui si segnalano Senecio paludosus, Nymphoides peltata, Salvinia natans. Numerosi gli invertebrati presenti tra cui ricordiamo 4 specie di interesse comunitario: il coleottero Graphoderus bilineatus, il cervo volante, la farfalla Lycaena dispar e lo scarabeo solitario Osmoderma eremita (specie prioritaria). Degna di nota anche la presenza delle due farfalle Apatura ilia e Zerynthia polyxena. 11 Come accade nella maggior parte delle acque interne della bassa Pianura Padana, l’ittiofauna è caratterizzata da specie alloctone come il siluro e il carassio. Tra l’erpetofauna si segnalano la raganella nelle boscaglie igrofile e due specie di interesse comunitario: tritone crestato e testuggine palustre. Particolarmente diffuse sono alcune specie in corso di rarefazione a livello regionale quali biacco, natrice tassellata, ramarro occidentale. Per l’avifauna acquatica Campotto è una delle aree più importanti d’Italia perché geograficamente localizzato su diverse importanti rotte migratorie. I canneti sono frequentati da Acrocefalini ed ospitano regolarmente dormitori autunnali di rondine (oltre 20.000 esemplari). Sono segnalate complessivamente 145 specie di uccelli (di cui 84 nidificanti) che frequentano a vario titolo Campotto. Molte di queste sono di interesse conservazionistico: 60 specie sono di interesse comunitario (di cui 24 nidificanti); le popolazioni nidificanti di sgarza ciuffetto, tarabuso, moretta tabaccata, mignattino piombato sono di interesse nazionale; di interesse regionale è invece la presenza di Ardeidi, Rapaci, Limicoli e Anatidi migratori e svernanti. Tra le specie nidificanti non interessanti dal punto di vista conservazionistico vi è il cormorano, che a Campotto ha una delle più importanti popolazioni dell’Italia continentale. Significative sono anche le popolazioni di pittima reale, canapiglia, marzaiola, mestolone, moriglione. La grande presenza di uccelli ha fatto si che l’INFS situasse qui una importante Stazione di Inanellamento Ornitologico per lo studio delle migrazioni. 12 Le Valli di Argenta 13 La Rete Natura 2000 Natura 2000 è una rete di aree destinate alla conservazione della biodiversità sul territorio dell’Unione Europea, istituita dall’art. 3 della direttiva 92/43/CEE per “la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche” (denominata direttiva Habitat). Le aree della rete Natura 2000 garantiscono la presenza, il mantenimento e/o il ripristino di habitat e specie (del continente europeo) particolarmente minacciati di frammentazione e di estinzione. Questo permette agli Stati membri di applicare il concetto innovativo di tutela della biodiversità al di la dei confini politici dei diversi stati, riconoscendo l’interdipendenza di elementi biotici, abiotici e antropici nel garantire l’equilibrio naturale in tutte le sue componenti. Attualmente le aree Natura 2000 sono di due tipi: SIC (Siti di Importanza Comunitaria ai sensi della direttiva “habitat”) e ZPS (Zone di Protezione Speciale ai sensi della precedente direttiva 79/409/CEE, denominata “direttiva Uccelli”, per la conservazione di aree destinate alla tutela degli habitat delle specie di avifauna minacciate). L’individuazione dei siti da proporre è stata realizzata in Italia dalle singole Regioni e Province autonome in un processo coordinato a livello centrale. Essa ha rappresentato l’occasione per strutturare una rete di referenti scientifici di supporto alle Amministrazioni regionali, in collaborazione con le associazioni scientifiche italiane di eccellenza (l’Unione Zoologica Italiana, la Società Botanica Italiana, la Società Italiana di Ecologia). I due tipi di aree, SIC e ZPS, possono essere distinti o sovrapposti a seconda dei casi. L’art. 6 della direttiva “Habitat” prevede che ogni piano o progetto che possa avere incidenze significative su un Sito di Interesse Comunitario debba essere sottoposto da una opportuna valutazione d’incidenza che tenga conto delle specifiche caratteristiche e degli obiettivi di conservazione del sito stesso. La valutazione d’incidenza, se correttamente realizzata ed interpretata, è uno strumento finalizzato alla sicurezza procedurale e sostanziale che consente di raggiungere un rapporto equilibrato tra conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie ed uso del territorio: essa, incoraggiando a gestire in maniera sostenibile i siti Natura 2000, rappresenta un elemento chiave di attuazione del principio dell’integrazione dei fattori ambientali nella pianificazione e nell’esecuzione delle azioni previste per numerosi settori economici e sociali. 14 Per habitat naturali si intendono le zone terrestri o acquatiche che si distinguono grazie alle loro caratteristiche geografiche, abiotiche e biotiche, interamente naturali o seminaturali. Per habitat naturali di interesse comunitario si intendono gli habitat del territorio europeo che sono in regressione, rischiano di scomparire o costituiscono esempi delle tipiche regioni biogeografiche europee (alpina, atlantica, boreale, continentale, macaronesica, mediterranea e pannonica e steppica). Per specie di interesse comunitario si intendono quelle specie del territorio europeo in pericolo, vulnerabili, rare, o endemiche. Per habitat e specie prioritari si intendono quegli habitat naturali e quelle specie di interesse comunitario per la cui conservazione la Comunità Europea ha una responsabilità particolare a causa dell'importanza della parte della loro area di distribuzione naturale compresa nel territorio europeo. 15 Le aree Natura 2000 in Europa Il SIC “Valle Santa, Valle Campotto” in verde è all’interno della più vasta Zps “Valli e ripristini ambientali di Argenta, Medicina e Molinella” 16 Il progetto Life Natura Il progetto ha l’obiettivo di ristabilire l’equilibrio ecologico dell’area attraverso tre linee di intervento principali: il miglioramento della qualità dell’acqua, la riduzione delle specie alloctone di flora e fauna, l’incremento di quelle autoctone ed una migliore gestione delle attività antropiche. Per migliorare la qualità delle acque è stato modificato il sistema di ricircolo idraulico, dragando i sedimenti dei canali sublagunari di Valle Santa e riattivando la chiavica Garda Alto. Gli interventi a salvaguardia della flora autoctona sono stati garantiti dalla costituzione di un vivaio destinato all’incremento delle specie vegetali. Il contenimento della fauna alloctona è stato realizzato con specifiche campagne di cattura prolungate negli anni sia per il siluro sia per la nutria. Le aree protette però non possono essere considerate come elementi a sé stanti, necessitano quindi di essere gestite anche in relazione con le aree attigue e con le attività umane che si svolgono al loro interno. Questa visione segue le linee della nuova Politica Agricola Comunitaria, che prevedono una maggiore coerenza tra sviluppo rurale e tutela dell’ambiente. A tale proposito è stato elaborato, e sottoscritto, un accordo agroambientale locale tra il Parco del Delta del Po, il comune di Argenta e 24 Aziende Agricole. L’accordo ha come obiettivo l’arricchimento del paesaggio agrario, la tutela della fauna selvatica e l’uso dell’area per la didattica ambientale, con previsione di futuri allargamenti ad altre aziende. Al raggiungimento di questi obiettivi hanno concorso tutti gli enti gestori dell’area: la Regione Emilia-Romagna, il Parco Regionale del Delta del Po, il Consorzio della Bonifica Renana, il Servizio Tecnico di Bacino del Reno e l’Autorità di Bacino del Reno che hanno sottoscritto specifici protocolli all’interno del progetto LIFE Natura. 17 Gli attori del Progetto Comunità Europea DG Ambiente La direzione generale dell'Ambiente è una delle 36 direzioni generali (DG) e servizi specializzati che compongono la Commissione europea. La sua funzione principale è quella di Proteggere, preservare e migliorare l'ambiente per la generazione attuale e quelle future e promuovere lo sviluppo sostenibile . Regione Emilia-Romagna Servizio parchi e risorse forestali della Regione Emilia-Romagna, proponente del progetto Parco Regionale del Delta del Po dell’Emilia-Romagna Consorzio pubblico costituito per la gestione del Parco, partner di progetto Consorzio della Bonifica Renana Ente pubblico che opera per assicurare lo scolo delle acque, la difesa del suolo, la tutela delle risorse idriche e naturali, l'irrigazione e la valorizzazione del territorio, partner di progetto. Agenzia Regionale Prevenzione Ambiente - ARPA Ente preposto al monitoraggio delle diverse componenti ambientali, partner di progetto. Comune di Argenta Ente pubblico di governo locale, partner di progetto. Azioni intraprese Il sito di Campotto negli ultimi anni ha subito un progressivo degrado della qualità ambientale. Sono però stati identificati i fattori che mettevano in pericolo gli habitat, la fauna e la flora del sito. Questi si possono sintetizzare nella riduzione della circolazione idraulica, nell’invasione di specie animali e vegetali alloctone, nella presenza di attività di gestione non compatibili con un area protetta e nel disturbo provocato dalla fruizione turistica in aree non attrezzate. A fronte della presenza di minacce concrete il progetto ha individuato come obiettivo principale il riequilibrio ecologico dell’intera area, che si può attuare solo attraverso azioni chiave con specifici obiettivi. Questi sono principalmente la riduzione delle popolazioni delle specie vegetali e animali invasive, il ripristino di una buona circolazione delle acque ed il recupero di habitat e specie di interesse comunitario sopra elencate. 18 Le specie vegetali invasive sono in particolare il falso indaco (Amorpha fruticosa), l’acero americano (Acer negundo) e la Robinia (Robinia pseudoacacia). Si tratta di un arbusto e due alberi che colonizzano rapidamente radure e campi aperti fino a diventare veri e propri infestanti. Il falso indaco (Amorpha fruticosa), una specie alloctona infestante. Per quanto riguarda la fauna invece costituisce una minaccia particolare l’incremento della popolazione di nutria (Myocastor coypus). Questo grosso roditore è un erbivoro con abitudini acquatiche. Le consistenti popolazioni di questa specie hanno ridotto l’estensione della vegetazione acquatica tipica, come le ninfee, il tifeto, il canneto. La nutria provoca danni anche alle specie arboree, tra cui salici e pioppi, rodendone la corteccia, infine nei suoi movimenti attraverso la vegetazione può provocare l’abbandono dei nidi del Tarabuso (Botaurus stellaris), della Moretta tabaccata (Aythya nyroca) e del Mignattino piombato (Chlydonias hybridus) tutte specie protette che tipicamente nidificano in mezzo alla vegetazione acquatica. Non meno gravi, anche se meno visibili, sono i danni provocati da pesci alloctoni, come il siluro, che ha invaso da tempo tutto il Nord Italia, il persico sole, il lucioperca ed il persico trota. I danni provocati da queste specie alloctone si possono riassumere nella competizione alimentare sulle specie nostrane, quali anguilla, la tinca ed il luccio, e nella predazione delle uova sia di pesci sia di anfibi. Tra la fauna acquatica un'altra specie alloctona particolarmente invasiva è il gambero rosso della Louisiana, questa specie sfrutta le risorse disponibili per le altre specie, si nutre infatti di piccoli invertebrati acquatici ma anche di uova di pesci ed anfibi e dei loro girini. 19 Infine la redazione del Piano di Gestione fornisce le indicazioni per la corretta gestione di queste attività al fine di salvaguardare flora e fauna protette. Il Piano di Gestione permette di salvaguardare l'efficienza e la funzionalità ecologica di habitat e specie alle quali il sito è dedicato, contribuendo così, a scala locale, a realizzare le finalità generali della Direttiva Habitat. Gambero rosso della Louisiana, specie alloctona infestante. Miglioramento della funzionalità idraulica Sebbene la finalità primaria dell’area sia quella della tutela idraulica del territorio, le emergenze naturalistiche che si sono evolute sono di grande interesse e sono pertanto oggetto di tutela e gestione. All’inizio degli anni 2000 i canali sub-lagunari di Valle Santa erano quasi totalmente interriti; la scarsa circolazione e i ripetuti fenomeni di anossia avevano fortemente compromesso la qualità delle acque e gli aspetti biotici dell’ambiente acquatico con conseguenti morie di pesci. Le azioni previste nel progetto sono state tre: 1. Dragaggio dei canali sub-lagunari di Valle Santa. I canali sub lagunari sono così detti perché posti al di sotto della superficie dell’acqua. Nonostante la loro invisibilità permettono una più veloce circolazione idraulica e una conseguente migliore ossigenazione del bacino. In gennaio-aprile 2004 si è proceduto al dragaggio dei canali sub-lagunari di Valle Sovralzo dell’arginatura in sinistra Canale Emissario e deposito del materiale di dragaggio 20 Santa per una lunghezza di 5.460 m, con un benefico effetto sulla qualità delle acque e conseguentemente sulla qualità degli habitat presenti. 2. I materiali provenienti dal dragaggio dei canali sono stati depositati lungo l’arginatura esistente in sinistra canale Emissario. 3. Per l’ottimizzazione dei livelli idrici di Valle Santa sono state rifatte le paratoie di difesa e sono stati risezionati i cunicoli di collegamento tra il collettore Garda Alto e la vasca di Mandata. Tali cunicoli consentono l’immissione delle acque in cassa Valle Santa durante il periodo estivo favorendo il ricambio d’acqua e Lavori di scavo propedeutici alla realizzazione degli interventi d’ossigeno nella cassa. Tutela delle specie autoctone Sebbene a Campotto non vi siano specie vegetali di interesse comunitario va ricordato che vi sono diverse associazioni e diverse specie di notevole interesse conservazionistico sia locale che nazionale. Per tutelare queste specie dalla progressiva invasione di specie alloctone infestanti si è proceduto ai seguenti interventi. 1. Per aumentare la densità di specie autoctone è stato realizzato un vivaio di pioppo bianco, pioppo gatterino e pioppo nero, salice bianco e salice cinereo, sanguinello, sambuco nero, ligustro e rosa canina. Il vivaio, costituito presso una ditta esterna specializzata, è stato realizzato grazie alla raccolta di semi, talee ed astoni, da genotipi sicuramente autoctoni presenti a Campotto. Una volta raggiunto lo stadio opportuno le piante sono state immesse in ambiente naturale. 2. Nel Bosco del Traversante sono stati parzialmente eliminati alcuni esemplari di olmo campestre morti in piedi al fine di rilasciare sul terreno una certa quantità di necromassa (legno 21 e corteccia) utile per Insetti Cerambicidi e per Chirotteri (pipistrelli). Inoltre sono state realizzate pozze temporanee finalizzate alla riproduzione di Odonati (libellule). Sono stati effettuati interventi di capitozzatura di vecchi esemplari isolati di salice bianco lungo gli argini delle casse d’espansione per favorire la popolazione locale dell’insetto Eremita odoroso. Al fine di ridurre la presenza di specie vegetali alloctone, sono stati abbattuti esemplari di Acer negundo e Robinia pseudoacacia. 3. In Valle Santa sono stati realizzati 8 chiari di m2 5.000, poco profondi (cm 30-50) e circondati da fasce di vegetazione elofitica emergente e ricche di vegetazione idrolitica. All’interno dei chiari sono stati realizzati 4 isolotti di m2 50. Tali interventi sono finalizzati a creare habitat adatti al ripopolamento di specie tipiche oggi scomparse come Marsilea quadrifolia e la Castagna d’acqua; a favorire la sosta di uccelli come tarabuso, tarabusino, moretta, airone rosso, rallidi e la nidificazione di cavaliere d’Italia, avocetta, sterna zampenere e sterna comune. 4. Per aumentare la presenza di uccelli di interesse comunitario legate ai boschi igrofili planiziali sono stati realizzati circa 2 ha di boschetti intervallati da zone umide. Vivaio per la produzione di specie vegetali autoctone. 22 Interventi nel Bosco del Traversante al fine di lasciare sul terreno necromassa per insetti e chirotteri. Monitoraggio Il progetto ha previsto una estesa campagna di monitoraggio, per due motivi, da un lato poter verificare i risultati delle azioni, dall’altro per poter approfondire le conoscenze sulla fauna e flora locali, che spesso sono incomplete e frammentarie. Il monitoraggio ha riguardato i comparti più importanti per questo ecosistema, come la qualità delle acque, la vegetazione, gli insetti, i pesci, gli anfibi, gli uccelli ed i mammiferi come i pipistrelli e la nutria. Uno studio di questo tipo ha permesso anche di mettere in relazione tra loro le varie componenti, in particolar modo della catena alimentare. Ad esempio, in termini generali, gli insetti rappresentano una fonte di cibo fondamentale per le varie specie di pipistrelli, ma anche numerosi uccelli e le larve degli insetti sono fondamentali per molte specie di pesci ed anfibi. Similmente gli anfibi, ed i pesci di piccole dimensioni, spesso sono preda di degli aironi. Acqua In un ecosistema come quello di Campotto l’acqua rappresenta un elemento fondamentale, per cui in Valle Santa, la cassa di espansione ritenuta in condizioni generali peggiori, è stato condotto un monitoraggio iniziato nel 2003 fino al 2005. Nei primi due anni le analisi hanno subito evidenziato una situazione di degrado, infatti sono stati rilevati valori di ammoniaca oltre la soglia che segnala il rischio di tossicità. Oltre alle analisi sull’acqua sono state condotte analisi sulle alghe unicellulari che vivono nella colonna d’acqua, denominate tecnicamente fitoplancton. Il tipo di fitoplancton presente è un buon indicatore di qualità e nel 2003/004 ha evidenziato fioriture di cianoficee. Queste alghe unicellulari, note anche come alghe azzurre, indicano una scarsa qualità dell’acqua, infatti queste fioriture estive erano dovute ad una specie che può essere anche tossica, seppure non siano mai stati registrati episodi di tossicità sui pesci o su altra fauna acquatica. Al contrario erano poco presenti le diatomee, alghe unicellulari indicatrici di buona qualità delle acque. Il proseguimento delle indagini, nel 2005, ha invece rivelato una situazione in miglioramento, sono infatti scomparse le fioriture estive delle alghe azzurre. Un secondo indicatore di qualità delle acque è il macrobenthos, cioè le specie di invertebrati che vivono sui fondali, anche questo nel 2005 ha indicato un miglioramento. 23 Seppure esista ancora una situazione di alterazione le indagini fanno presupporre un situazione di recupero. Tutto ciò è imputabile al miglioramento della circolazione dell’acqua, come specificato nel capitolo precedente. Vegetazione La vegetazione dell’intero sito di Campotto presenta numerosi elementi di pregio. Il progetto ha però evidenziato la rilevanza dei prati umidi in particolare nel Prato Levante, in cui è presente una elevata biodiversità. Tra gli elementi pregiati di questa elevata biodiversità spiccano le comunità a Carici, le analisi hanno dimostrato che queste operano una intensa attività di fitodepurazione delle acque. Ciò significa che passando attraverso la comunità a Carici le acque vengono depurate dei nutrienti, in particolare nitrati. Questa attività ha portato allo sviluppo nello stagno di particolari alghe verdi del genere Chara. Queste alghe sono rare, ma l’elemento più prezioso consiste nel fatto che si sviluppano solo negli ecosistemi acquatici con pochi nutrienti, pertanto questo prato è uno dei pochi ecosistemi di questo tipo nella pianura padana, caratterizzata al contrario da problemi di eutrofizzazione delle acque. Si sottolinea quindi che l’insediamento dei cariceti è fondamentale per creare poi un ambiente adatto al successivo insediamento della comunità a Chara. Insetti Gli insetti sono il gruppo faunistico più numeroso, il monitoraggio condotto ha evidenziato la presenza di tre specie protette dalla Direttiva habitat, nello specifico due farfalle, la licena delle paludi (Lycaena dispar) e la polissena (Zerynthia polyxena) e il coleottero eremita odoroso (Osmoderma eremita). Licena della paludi, Polissena ed Eremita odoroso. 24 Lo status generale denota una situazione non ottimale infatti sia la Licena delle paludi sia l’Osmoderma eremita sono presenti con pochi esemplari. Quest’ultimo è considerato addirittura in pericolo di estinzione locale, si tratta di un insetto che vive sul legno marcescente, è cioè saproxilico, pertanto bisognerebbe lasciare in loco una parte dei tronchi morti. È importante ricordare che questi insetti non arrecano danno alle piante sane, vivono solo sul legno morto e contribuiscono alla sua decomposizione creando microambienti utili ad altre specie. Oltre alle specie protette sono stati studiati anche i Sirfidi, questa famiglia di insetti fa parte dei Ditteri, ma è estremamente importante in agricoltura in quanto contiene specie predatrici degli afidi. Sono inoltre noti per imitare api e vespe con la tipica colorazione a bande gialle e scure, si tratta di una forma di mimetismo in quanto a differenza di api e vespe non possiedono nessun tipo di pungiglione. Recentemente i Sirfidi sono stati utilizzati come indicatori ambientali, dagli studi a Campotto, tramite questa famiglia di insetti, risulta che il Bosco del Traversante è in un buono stato di conservazione, ma non è in grado di sostenere tutte le specie che potrebbe. Al contrario Vallesanta è risultato un ambiente umido unico in pianura Padana, con un’elevata presenza di specie con esigenze ambientali molto ristrette. Ittiofauna Lo studio dei pesci è stato condotto nel bacino di Vallesanta ed ha rivelato una situazione di particolare alterazione di tutta la comunità ittica. Infatti tra tutte le specie presenti prevalgono quelle alloctone, prima fra tutte il siluro, specie che ha da tempo invaso tutto il nord Italia, ma anche il luccioperca ed il persico sole. Sono poi diventati particolarmente rari il luccio, l’anguilla e l’alborella, e sono completamente scomparse specie un tempo comuni come la tinca ed il cobite comune. Il luccio, una specie nostrana sempre più rara. 25 Le specie protette un tempo segnalate nel sito invece non sono mai state ritrovate. Particolare è invece la situazione del pesce gatto, di cui sono stati catturati anche esemplari giovanili, a conferma che si riproduce nell’area, ma gli esemplari adulti sono pochi. Ciò è probabilmente dovuto ad una malattia provocata da virus comparsa sin dal 1994. Questa malattia si manifesta durante il periodo caldo e colpisce in particolare gli esemplari di 70-80 grammi. Erpetofauna Il monitoraggio degli anfibi e dei rettili ha evidenziato che sono presenti ben 13 specie, di cui 7 di anfibi e 5 di rettili, che complessivamente rappresentano una quota importante di tutte le specie presenti nella pianura emiliano-romagnola. Al contrario bisogna notare che solo 4 hanno uno status di conservazione considerato soddisfacente, mentre per le rimanenti è considerato insoddisfacente o mediocre. In sintesi l’importanza di Campotto è notevole, ma esistono i margini per migliorarne lo status di conservazione, ad esempio arricchendo gli ambienti che li ospitano. Oltre allo status di protezione bisogna sottolineare che la presenza degli anfibi è importante in quanto rappresentano le prede degli aironi e del raro tarabuso. Avifauna L’avifauna presente a Campotto è ricchissima, la sola avifauna acquatica conta infatti ben 57 specie di cui 53 godono di un qualche status di protezione. Tra queste vanno segnalati il Tarabuso e la Moretta tabaccata, che sono specie protette ma consi- Il tarabuso che nidifica solo nei canneti radi e la moretta tabaccata, un piccolo anatide ormai raro. 26 derate prioritarie e a cui il monitoraggio ha dedicato una specifica attenzione. Il Tarabuso è un uccello di medie dimensioni in grado di mimetizzarsi tra il canneto grazie alla sua colorazione e puntando il becco verso l’alto. Questa specie nidifica qui anche se con poche coppie, desta speranza il fatto che sia stato osservato nei pressi delle aree di canneto sfalciato. Il canneto rado è il suo ambiente preferito, a questo scopo alcune porzioni del canneto sono state diradate tramite sfalcio, operazione che non danneggia la canna in quanto questa ricresce poi nella stagione successiva vegetando dai rizomi e rinvigorendosi. Lo sfalcio è stato eseguito proprio allo scopo di favorire il Tarabuso ed anche la Moretta tabaccata. Questa piccola anitra è minacciata di estinzione a livello Europeo, in Val Campotto è risultata nidificante dal 2003 ed è pertanto un elemento di indiscussa rilevanza conservazionistica. A questo scopo risulterebbe particolarmente utile proseguire con il programma di periodico sfalcio e asportazione della canna di risulta. Chirotteri I pipistrelli appartengono al gruppo scientificamente denominato Chirotteri, questi mammiferi rappresentano una componente importante della fauna, al punto che tutte le specie sono protette sia dalla Direttiva habitat sia dalla convenzione di Berna. A Campotto lo studio ha rilevato la presenza di ben 13 specie. Tuttavia le più abbondanti sono le specie adattate a vivere in ambienti modificati dall’uomo Tra quelle presenti , quindi una buona diversità, sebbene per le specie che sono legate ad ambienti modificati dall’uomo, mentre meno numerose sono le popolazioni delle specie che necessitano di ambienti più naturali, come ad esempio i Vespertilio di Daubenton, che cattura insetti presenti sulla superficie dell’acqua. Fruizione Il locale Museo delle Valli di Argenta, all’interno del Casino di Campotto, è visitabile ed aperto al pubblico. E’ un centro di Documentazione Storico Naturalistica che presenta un saggio sull’evoluzione del territorio, sulla fauna e la flora dell’area. Da questo centro visita partono visite guidate per Valle Santa e per il Bosco del traversante. Valle Santa è visitabile lungo un percorso circolare di circa 8 km con capanni di osservazione. Il bosco del traversante è 27 visitabile solamente se accompagnati dagli operatori del Museo delle Valli. Durante il progetto sono state realizzate visite guidate gratuite rivolte soprattutto alle scolaresche e alla cittadinanza. Le visite sono state condotte da personale esperto, preventivamente formato sulle attività del progetto LIFE. Obiettivo delle visite è stato diffondere la conoscenza degli interventi del progetto, ed in particolare come abbiano contribuito a migliorare gli habitat e l’ambiente naturale. Alcune opere di schermatura, presso Valle Santa e il Bosco del Traversante, realizzate con lo stesso finanziamento LIFE hanno ridotto al minimo l’impatto sulla fauna. Al tempo stesso la fruizione dell’area è migliorata, grazie alla realizzazione di una torretta di avvistamento. Le opere di schermatura sono state realizzate attraverso l’impianto di due siepi, la prima sull’argine di Vallesanta prospiciente al prato umido, la seconda presso il prato umido posto ad ovest del Bosco del Traversante. In entrambi i casi sono state impiantate tra percorsi pedonali e ciclabili e i prati umidi. Le fasce vegetali sono costituite da specie autoctone, che garantiscono la ricreazione di un paesaggio naturale e il maggiore successo di attecchimento dell’impianto. Fra le specie autoctone sono state scelte quelle a sviluppo dimensionale differenziato e con capacità fruttifera, per consentire anche la creazione di una zona utile all’alimentazione. Le siepi oggi visibili sono costituite da una fascia arborea di frassino meridionale (Fraxinus oxycarpa), pioppo bianco (Populus alba), farnia (Quercus robur), acero campestre (Acer campestre) e carpino bianco (Carpinus betulus). Per la fascia arbustiva sono stati utilizzati il prugnolo (Prunus spinosa), il ligustro (Ligustrum volgare), il spincervino (Rhamnus catharticus), il corniolo (Corpus mas) e la rosa canina (Rosa canina). La costruzione di una torretta osservatorio, localizzata tra il Traversante alto ed il Traversante basso in prossimità dell’argine perimetrale di cassa Campotto, permette ai visitatori l’osservazione dell’avifauna nei vicini prati umidi, senza avvicinarsi troppo evitando di creare un forte disturbo. 28 Il nuovo Museo delle Valli di Argenta Il progetto LIFE natura di Campotto, nel Parco del Delta del Po è uno strumento non solo delle opportunità economiche e della tutela, ma un’inesauribile fonte per ispirare il rifacimento del Museo delle Valli di Argenta, con strumenti interpretativi e formativi rivolti ad una cittadinanza consapevole dell’ambiente e del suo futuro, ma soprattutto motivata ad incidere sulle scelte che governano il territorio, lo scolpiscono e lo fanno crescere di opportunità. Nel dopo “Life” gli esperti, gli operatori economici, gli attori pubblici e privati hanno il compito, di condividerne i risvolti applicativi e strategici, per l’economia delle opportunità e della sostenibilità. Questo partendo proprio dal Museo delle Valli di Argenta, come sede di espressione di tali volontà. Il restyling del Museo delle Valli Il Museo delle Valli di Argenta nacque in primo luogo come Centro di documentazione del Parco nel 1991, assumendo definitivamente la caratteristica di Museo nel 1992 con il “Premio museo dell’anno”, conferitogli dal Consiglio d’Europa. Un riconoscimento dovuto al fatto che il vero museo è quello vivente, fuori negli habitat di Campotto e perché dotato da sistemi comunicativi e didattici, per il tempo sicuramente innovativi; pensiamo agli acquaterrari, al plastico della bonifica meccanica, e alla raffigurazione dei livelli di acque nei bacini e casse di espansione, ultimi recessi delle acque dolci, mantenuti oggi in equilibrio “naturale” – artificialmente. Le risultanze Life non verranno utilizzate in modo integrale; saranno utilizzati gli elementi distintivi che qualificano la lettura dell’ambiente rispetto gli studi del passato e consentano, accanto ai sistemi di comunicazione museografica, sia l’approccio emotivo ed evocativo, che quello cognitivo orientato all’approfondimento e all’interesse scientifico, enucleando così simulazioni e mediazioni linguistiche per diversi “Pubblici”: la famiglia col bambino, 29 le scolaresche, l’associazionismo ambientale, il ricercatore, l’adulto con richiesta di formazione ed, infine, l’escursionista domenicale, magari interessato frettolosamente a passare dal museo, per poi percorrere in bicicletta alcuni tratti di paesaggio. Così nella sezione naturalistica, la Sala suoni costituisce il punto nodale della esperienza emozionale, trasformandola in Sala multisensoriale. L’ambientazione simula l’arco della giornata, attraversata da un impercettibile passaggio delle stagioni per colori, sfumature e odori; avvolgendo il visitatore di percezioni visive, atmosfere, fragranze, sciabordii , voci e suoni di creature che si muovono dall’alba alla notte. Tutta la sezione naturalistica poi, oltre la sala multisensoriale, aderendo allo spirito del Life, vede, accanto al progettista, aggiungersi, nella sua realizzazione, espressioni singole od organizzate della comunità locale. Le testimonianze orali di chi in valle vi ha lavorato in passato e di chi vi lavora oggi per ragioni idrauliche; collaborano fotoamatori e birdwatchers, anche essi sensibili e discreti “abitanti” della Valle, intenti a riprendere animali, atteggiamenti e loro comportamenti; artisti, giovani musicisti e specialisti locali, legati alla scuola di musica e all’università insediatasi da tempo ad Argenta; ed infine bimbi che con i loro insegnanti offrono interpretazione alle molte novità del Life: gli insetti, l’ittiofauna, l’avifauna che nidifica nel canneto, declinando verso l’infinito immaginario suscitato dalle rotte migratorie; oppure come giocare con le acque, come fare a far sì che esse siano sempre “buone” e “pulite”. La rigorosità del Life deve inoltre affiorare ed essere rappresentata con metodi e sistemi precisi di comunicazione. La planimetria di ingresso, dedicata a Campotto e alle zone umide, la definizione dei percorsi laterali dedicati ai specifici habitat, hanno il compito di rappresentare le evoluzioni vegetali e faunistiche: del canneto, del lamineto, del prato umido e del bosco planiziale. Proprio qui, nelle specifiche aree saranno trattati, anche con soluzioni esperenziali, integrazioni video ed interviste ai ricercatori Life, le novità ornitologiche e l’insieme dell’avifauna selvatica, i mammiferi, i chirotteri, l’erpetofauna, gli insetti nelle specifiche di odonati, lepidotteri e coleotteri, l’ittiofauna, le specie alloctone ed infestanti. Ed infine la filosofia del Life e l’importanza delle buone pratiche di gestione ambientale e delle opportunità di qualificazione del territorio, anche al di fuori delle aree protette. Una sezione 30 in particolare può essere annunciata come particolarmente interessante, quella dei sistemi di cattura e monitoraggio, ovvero della “Vispa Teresa”; retino per farfalle, trappole a caduta o ad ombrello, ed altre ancora ecc.; utili allo studio degli insetti, dell’ittiofauna, dei chirotteri; una sezione affascinante sia per bambini che per ricercatori, che insieme ai laboratori (microscopia, vasche tattili ecc..) posti al piano terra, sono il punto di snodo per la sperimentazione sul campo, l’attività educativa e di ricerca in Valle. Infine le cassettiere e gli schedari, informatici e cartacei, i contenitori di tracce e calchi, i modelli di uccelli ed insetti, nel grande archivio della natura, posto al centro della sezione naturalistica, sono gli strumenti di approfondimento per chi avrà tempo per una visita prolungata, ma soprattutto necessità di studio ed informazione scientifica. Presso la sezione storica, al piano terra, che viene dotata di servizi informativi dell’ecomuseo e del sistema Parco del Delta, la componete antropica, ha poi il compito di documentare l’evoluzione del rapporto dell’uomo con l’ambiente naturale, dall’intervento manuale all’intervento meccanico ed idraulico. Ma soprattutto i profili della vita quotidiana prima, durante e dopo il medioevo, emergono con insistenza da uno scavo archeologico effettuato nel centro di Argenta nel 1991, il cui rilievo per essere considerato nell’esposizione ed in parallelo al Life oggi, è dovuto alle inesauribili informazioni naturalistiche e all’affascinante scenario di un ambiente molto più diffuso in antico, esteso fino alle porte degli abitati e degli insediamenti argentani. Uno spaccato del quotidiano, nella lunga durata, fatto di necessaria convivenza e familiarità con la Valle, i suoi prodotti ed il lavoro, gradualmente allontanato e definitivamente soppiantato nel secondo dopoguerra. Dall’estrazione all’impiego delle essenze legnose e palustri nelle abitazioni, nelle palificate, alla produzione di intrecci e impagliati artigianali; dalla pesca, alla macellazione dell’avifauna a fini alimentari. Infine l’affascinante uso di prodotti e frutti spontanei, come il luppolo, il nocciolo, il sambuco, il piscialetto, l’ortica e tante altre componenti botaniche che, da un lato evocano una gastronomia vallante, oscurata in attesa di affioramento e, dall’altra, propongono un invito ad apprezzare e coniugare la tradizione con la più recente disciplina officinale. Il contributo che segue 31 di Chiara Guarnieri, ispettrice di zona della Soprintendenza archeologica, nell’esposizione del Museo, tratterà proprio le tematiche organiche dello scavo, con reperti botanici e faunistici, in relazione al Life natura di Campotto, indicando, nella lunga durata, costanti e diversità del paesaggio naturalistico. Nerina Baldi Direttore del sistema ecomuseale di Argenta 32 Lo scavo di via Vinarola-Aleotti Campotto costituisce a tutt’oggi una delle più importanti aree umide dell'Italia settentrionale; oltre al suo inestimabile valore ambientale, l’oasi è una viva testimonianza di come doveva presentarsi l’ambiente intorno ad Argenta nel Medioevo. Quest’area è stata infatti da sempre caratterizza dalla presenza di acque e zone umide, documentate dalle fonti già nel XII sec., la cui estensione in età medievale era ovviamente molto più ampia. L’occasione di verificare come nel Medioevo si presentasse l’ambiente e come l’uomo ne sfruttasse appieno le caratteristiche ci è stata fornita dallo scavo, realizzato nel 1993, dell'area di via Vinarola-Aleotti nella vicina Argenta. L’intervento ha intercettato una porzione del fossato urbano tombato con una palificata, ramaglie e rifiuti, tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, per permette alla città di espandersi verso occidente. La chiusura del fossato è avvenuta in breve tempo e per realizzare un perfetto costipamento è stata piantata una fitta rete di pali in legno alternati a steccati; per realizzare questa prima opera di bonifica gli argentani utilizzarono quanto avevano a loro disposizione, raccolto in prossimità del centro abitato: la palificata è stata infatti fabbricata soprattutto con tronchi di salici e pioppi - oltre che a querce, frassini, olmi e in piccola parte noci - alberi tipici dei consorzi boschivi di zone umide. Lo steccato, piantato alternato ai pali, era fabbricato con polloni di salice, raccolti all’inizio della primavera: per realizzarlo erano stati utilizzati i rami più grossi, non scortecciati, che venivano piantati verticalmente, a cui venivano intrecciati i rami più sottili. Per le sue caratteristiche estremamente versatili, quali la durevolezza e la flessibilità, questi steccati sono utilizzati ancora oggi per arginare i canali. La presenza del legno all’interno del canale non si limitava ai tronchi e agli steccati; lo scavo ha infatti permesso il recupero di circa 150 oggetti in legno, in ottimo stato di conservazione. Si tratta di manufatti relativi alla vita quotidiana, come stoviglie, 33 oggetti di uso personale, attrezzi, parti di mobilio e di case. Per capire il perché di questa abbondanza bisogna pensare che nel Medioevo il legno era ampiamente utilizzato, come ai tempi odierni la plastica. L’analisi delle essenze impiegate nella fabbricazione di questi oggetti ha evidenziato diverse aree di approvvigionamento della materia prima: innanzitutto le formazioni forestali che un tempo occupavano gran parte della pianura a cui si affianca una piccola percentuale di legni che erano stati reperiti altrove. Tra le piante della Pianura Padana troviamo ancora specie igrofile come salici e pioppi, il cui legno è stato utilizzato per ben il 31% degli oggetti rinvenuti: si tratta soprattutto di stoviglie per la tavola come ciotole e piatti, ma anche zoccoli, che evidentemente erano fabbricati in loco con la materia prima di maggiore diffusione. Le piante da querceti come aceri, carpini, frangola, olmo e querce caducifoglie hanno fornito il legno per mobili, attrezzi, mentre legni duri come il bosso o la fusaria erano utilizzati espressamente per realizzare oggetti sottoposti a costante usura come pettini e fusi. L’ambiente naturale è stato analizzato anche tramite lo studio dei pollini;in questo modo si è potuto determinare il paesaggio vegetale presente nel territorio argentano tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo. Sono stati identificati due tipi di paesaggio; quello antropico, condizionato dall’azione dell’uomo, e quello naturale, che trova pertinenti confronti con Campotto. Si tratta di querceti mesoigrofili planiziali (querce caducifoglie, frassini, olmi, aceri e carpini) e di consorzi boschivi in zone umide (salici, pioppi, ontani). Nel fossato inoltre erano presenti anche piante tipiche di questi ultimi ambienti quali elo/idrofite (piante galleggianti o radicate al substrato), come le ninfee. Il costipamento del fossato fu terminato nella sua parte finale con lo scaricamento dei rifiuti urbani: ceramiche, vetri, metalli ma anche resti di pasto; in particolare quest’ultima categoria riveste un interesse precipuo per la determinazione dell'ambiente, oltre che dell’alimentazione medievale. Dalla setacciatura del terreno di scavo sono venuti in luce i resti di semi e frutti, essenzialmente divisibili in due categorie: quella relativa agli indicatori antropici, come le piante coltivate o che segnano il passaggio dell’uomo e il contingente naturale. Quest’ultimo a sua volta vede la presenza di due categorie di piante: le legnose spontanee e le piante da ambienti umidi. Per il primo caso (legnose spontanee) si tratta di piante comuni nei boschi planiziali (dulcamara, luppolo, nocciolo, prugnolo, rovo, 34 salice); il secondo gruppo riveste un notevole interesse poiché comprende le piante da ambienti umidi. In particolare sono documentate piante acquatiche vere e proprie come la mestolaccia, la gamberaia, il ceratofillo, la lenticchia e i ranuncoli d’acqua, piante che anche oggi fanno parte della flora delle zone umide ferraresi e presenti anche a Campotto, ad eccezione della gamberaia, ormai scomparsa: il rinvenimento di Argenta è di particolare importanza perché costruisce il primo di questo tipo in regione. Oltre ai resti vegetali all’interno del fossato sono state recuperate numerosissime ossa che ci parlano dell’economia, dell’ambiente e dell’alimentazione di Argenta durante il Medioevo. Oltre agli animali allevati dall’uomo, lo scavo ha documentato la presenza di animali selvatici. In particolare l’avifauna è rappresentata da esemplari ancora oggi presenti nell’oasi di Campotto; innanzitutto le anitre di superficie come il germano, la marzaiola, il fischione, il codone, l’alzavola le cui ossa presentano tagli determinati dal consumo. Tra gli uccelli di profondità si segnalano il tuffetto, il cormorano e il marangone. Tra gli uccelli tipici dei canneti sono presenti resti di tarabuso, tarabusino, sgarza ciuffetto, voltolino, gallinella d’acqua, fologa, pittima reale, mignattino piombato. Sono documentati anche i rapaci come l’albanella minore, la poiana, il barbagianni, il gufo di palude. Altro uccello il cui canto ancora si sente cantare tra i cespugli di Campotto è il rigogolo. L’ittiofauna comprende lo storione, il luccio, il cefalo, alcuni ciprinidi (tinca, scardola, barbo, cavedano); sono stati recuperati anche alcuni molluschi marini e il gambero di fiume che una volta popolava tutte le acque dolci. Dallo scavo abbiamo testimonianza di un unico mammifero frequentante le valli, la lontra; questo Mustelide è oggetto di notevole interesse ecologico e dato da molti in via di estinzione. Durante il Medioevo, viste le sue abitudine acquatiche, era consumato in quanto ritenuto "pesce", allo stesso modo della folaga. A cura di Chiara Guarnieri 35