Febbraio - La Piazza

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Febbraio - La Piazza
Anno 3 - Numero 2 - Febbraio 2006
Periodico dell’Associazione Culturale Albatros
ARCI:
VIABILITÀ E
ARCHEOLOGIA
Viabilità
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LA VARIANTE DEGLI ACQUEDOTTI
di Carla Santolamazza
Il nuovo ponte, in località Arci proposto dall’assessorato alle infrastrutture e viabilità
della Provincia di Roma, eviterà il transito dei veicoli sotto le arcate dell’acquedotto
romano che sarà valorizzato dalla realizzazione di un piccolo parco archeologico
La proposta, preVisione di insieme dell’intervento
sentata dall’Assessore Provinciale
alla viabilità Dr.
Piero Ambrosi alle
amministrazioni
dei comuni di Tivoli e Castel Madama, di una variante al percorso
della via Empolitana con la realizzazione di un
nuovo ponte, risolverebbe l’annoso
problema del passaggio continuo e
scomodo dei veicoli sotto i resti dell’acquedotto
romano, che verrebbero restituiti alla loro funzione di testimonianze archeologiche dalla creazione
di un piccolo parco, previsto nello stesso progetto.
Dall’esame dello studio di fattibilità sulla variante, fornitoci dall’Assessore Ambrosi, ricaviamo
che l’attuale tracciato della via Empolitana subirà
una deviazione prima del ponte oggi esistente in
direzione Tivoli provenendo da Castel Madama. Il
nuovo ponte si ricongiungerà al vecchio tracciato
della strada dopo l’attraversamento dei due archi
dell’acquedotto. Una variante che permetterà, baipassando i ruderi romani, di rendere a doppio
senso la viabilità che oggi si svolge a senso alternato ed eviterà code e intoppi a chi ogni giorno dai
paesi della valle empolitana e dalla autostrada si
reca a Tivoli o compie il percorso inverso. Sono
previsti anche svincoli di conversione, una rotatoria e l’attuale ponte sarà destinato solo alla viabilità dei residenti che abitano sulle colline. Liberati
dal transito degli autoveicoli gli acquedotti, inseriti in un mini parco archeologico di cinquemila
metri quadrati, organizzato con percorsi pedonali
e aree di sosta, vedranno il passaggio sotto i loro
archi soltanto dei pedoni e riacquisteranno quel
valore artistico e archeologico che hanno perso nel
tempo. Lo studio di fattibilità realizzato deve tene-
re conto dei vincoli di tipo archeologico presenti in
tale contesto per
cui la progettazione del nuovo tratto
di strada dovrà
essere molto accurata e cercare di
valorizzare al massimo tutto ciò che
attualmente di antico si vede e non
si vede. Il finanziamento previsto
è di circa quattro
milioni di euro,
ripartiti in tre anni, di cui i primi trecento destinati alla progettazione definitiva da completarsi
entro il 2007. L’impegno dell’Assessore Ambrosi
è la realizzazione del progetto per risolvere il problema del traffico in località Arci, dove negli anni
sono aumentati gli insediamenti abitativi, gli stabilimenti, gli esercizi commerciali e dove è stato
costruito lo stadio comunale con piste di atletica e
tribuna coperta che contribuisce notevolmente ad
aumentare il traffico durante lo svolgimento delle
manifestazioni sportive. Inoltre come sostiene
Ambrosi: “Tivoli è il capoluogo del nord-est,
quindi ci stiamo muovendo per una viabilità che
sia la più efficiente”.
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Politica
CONSIGLIO COMUNALE DEL 31/01/06
di Ivano Chicca
Se ve ne fosse stata necessità, questo Consiglio
Comunale ha rappresentato l’ulteriore conferma
della superficialità e dell’ineguatezza con cui la
Giunta Scardala ha amministrato il Paese.
Sarebbe stato già un sollievo se con questo
Consiglio Comunale si fosse posto fine alle
nefandezze prodotte da questa Amministrazione
di CentroDestra, invece ti toccherà vederne altre
dato che ne sono stati annunciati altri prima della
fine del mandato. Seguendo l’ordine dei lavori
vediamo cosa è avvenuto.
PIANO DI LOTTIZZAZIONE IN LOCALITÀ
“FONTE SANTOCCO”. APPROVAZIONE
È questa la terza lottizzazione portata all’approvazione del Consiglio dopo l’adozione del Piano
Quadro sul comparto 3.
La prima, presentata dalla Roma Est sugli ex terreni dei Padri Oblati, era stata approvata dalla
Regione con osservazioni, la seconda non aveva
avuto risposta dall’organo di controllo per cui il
Comune l’ha ritenuta approvata per silenzio
assenso, dimenticando che questo è possibile solo
nel caso che tutto sia in regola.
Ma le cose non stanno affatto a posto, tant’è che
la Regione Lazio circa due mesi fa ha scritto al
Comune affermando che “più di una perplessità
sorge in ordine alla legittimità del contesto in cui
la stessa (l’approvazione della Regione) è maturata, posto che una incompleta rappresentazione
dei fatti non avrebbe consentito a questa
Direzione (Regionale), nell’ambito dell’accertamento di conformità di cui all’art. 2 della L.R.
36/1987, di valutare la correttezza dei procedimenti seguiti da codesto Comune”.
Tutto questo sta a significare che la Regione
Lazio ha posto uno stop a tutta l’attività edilizia
nel comparto 3 perché l’Amministrazione, avendo cancellato con una procedura illegittima la
167 in quel comporto senza comunicarlo alla
“La Piazza”
Periodico dell’Associazione Culturale Albatros
Vicolo Giustini, n. 10
00024 Castel Madama (Roma) - tel. 0774/449849
Anno 3, n. 2 - Febbraio 2006
Registrazione del Tribunale di Tivoli n. 4/2004 del 14/04/04
Direttore Responsabile: Rino Sciarretta
Capo Redazione: Carla Santolamazza
Redazione: Enrico Cascini, Federico Chicca,
Fausta Faccenna, Alberto Grelli, Ivano Moreschini,
Paolo Muzi
Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero
Veronica Moro, Gualtiero Todini, Roberto Bontempi,
Tina Tobia, Mario Di Nardo, Ramona Pompili,
Giancarlo Micarelli, Marco Moreschini, Nazareno
Bernabei, Marco Cicogna, Alessandra Pucella
Per la pubblicità rivolgersi al 3490063355
Grafica ed impaginazione: Salvatore De Angelis
Stampa: Quaresima, via Empolitana km 3,400 - Castel Madama
Chiuso in redazione il 17/02/2006 - Tiratura 1.300 copie
SitoWeb: www.lapiazzacastelmadama.com
E-mail: [email protected]
LA REDAZIONE SI RIUNISCE TUTTI I LUNEDÌ
DALLE ORE 18 ALLE 20
SOMMARIO
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La variante degli acquedotti
Consiglio Comunale del 31/01/2006
5 Marzo Primarie a Castel Madama
La dichiarazione dei redditi
Anagrafe: siamo 7124
Roma e Provincia debbono dialogare
Comunità Montana
Notizie in breve
L’influenza aviaria
Tivoli
La Scuola In...Forma
Vicovaro
Mandela
Sambuci
Tradizioni popolari
Letteratura
Palazzo Cenci Bolognetti
Teatro
Vino
Musica
pag.
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Il giornale viene diffuso anche nei paesi di Vicovaro, Mandela, Sambuci, Tivoli
Politica
Regione e dichiarando poi in sede di approvazione del Piano Quadro che questo era conforme
al Piano Regolatore non ha fornito alla Regione,
che doveva controllare la legittimità del procedimento, tutti i dati oggettivi, pertanto ora questa
sta procedendo ad una verifica dello stato dei
fatti.
Le procedure adottate che sembrano aver favorito
la Roma Est anche perché questa ha potuto utilizzare aree destinate a servizi pubblici per servizi
che invece dovrebbero essere previsti all’interno
della lottizzazione, di fatto hanno provocato il
fermo di quelle presentate da nostri concittadini
proprietari di terreni in quella zona. Infatti, non
essendo interessati dalla zona 167, se veramente il
piano quadro fosse stato conforme al piano regolatore, loro avrebbero potuto costruire. Ora così,
campa cavallo!
RATIFICA
DELL’ACCORDO DI PROGRAMMA
CON LA REGIONE LAZIO
PER LA COSTRUZIONE DI UN
PARCHEGGIO DI INTERSCAMBIO GOMMA-GOMMA
ALL’ACQUA SANTA
L’opera finanziata dalla Regione per Euro
705.000,00 e dal Comune per Euro 78.000,00 è
stata approvata dal Consiglio all’unanimità dei
voti. L’Amministrazione ha ringraziato il
Presidente Marrazzo per aver firmato la convenzione a soli tre giorni dalla sua approvazione in
Giunta Regionale.
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Il progetto che verrà realizzato ha visto tagliato
parte del parcheggio originario in quanto l’area
che ne era interessata andava a sovrapporsi in
parte a quella relativa al progetto di sistemazione
e messa in sicurezza degli argini del fosso
dell’Acqua Santa.
Inoltre i lavori per il parcheggio potranno iniziare
solo dopo aver realizzato alcune opere prescritte
dall’Autorità di bacino.
Pur essendo favorevole all’opera la Minoranza
consigliare ha fatto osservare il pressappochismo
con cui ha proceduto l’Amministrazione che nel
progettare il parcheggio non ha tenuto conto del
progetto del fosso, creando così seri problemi alla
realizzazione dell’opera che in ogni caso risulta
essere stata ridimensionata dall’altra. Entro il 25
marzo dovrebbero cominciare i lavori pena la perdita del finanziamento regionale, speriamo di non
dover perdere il finanziamento per atteggiamenti
superficiali.
Da qui dovrebbero partire corse dirette per Roma
che, se si addiverrà ad un accordo con la Soc.
Autostrade, potrebbero usufruire di una corsia
preferenziale.
CONVENZIONE
PER LA GESTIONE ASSOCIATA
DEGLI ARCHIVI STORICI DEI
COMUNI DI CASTEL MADAMA
E VICOVARO
La convenzione dovrebbe consentire una maggiore continuità nella fruizione degli archivi storici dei due Comuni. Inoltre in forza dell’accordo
le probabilità di avere finanziamenti sarà sicuramente maggiore. La convenzione prevede la collaborazione della Dott.ssa Flavia De Bellis si sta
ricercando un accordo con l’Università della
Tuscia per consentire agli studenti di poter effettuare il tirocinio presso i nostri archivi, il che
farebbe disporre di personale qualificato per la
loro gestione.
Fa piacere osservare che l’iniziativa è andata in
porto grazie al lavoro dell’ass. Coccia di Vicovaro
dei D.S. e dell’ass. Piselli Luigi di Castel Madama
di A.N. L’interesse della collettività non dovrebbe
mai avere colore politico.
Sono state, inoltre, adottate delibere per piccole
modifiche del regolamento del commercio e per
l’elezione della commissione elettorale. Per quanto riguarda il commercio, la novità più rilevante
attiene alla modifica della norma che regolamentava il commercio ambulante per il quale sono
state designate apposite aree.
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Politica
5 Marzo PRIMARIE a Castel Madama
di Ivano Chicca
L’Unione sceglie le primarie per la designazione del candidato Sindaco e presenta:
Rocchi Michelluigi per i D.S., Salinetti Pino per i Verdi,
Ascani Vincenzo per Rifondazione e Ruggeri Ivano per il Melograno
Dopo un lungo e travagliato cammino la coalizione di Centro-Sinistra anche a Castel Madama
giunge alle Primarie per designare il proprio candidato a Sindaco. La coalizione è stata per lungo
tempo impegnata a redigere un programma che
fosse realmente condiviso visto che in passato il
non aver chiarito fino in fondo cosa si dovesse
andare a fare ha determinato un certo scollamento nell’azione amministrativa fino a determinare
la bocciatura alle ultime elezioni comunali.
Sono seguiti poi gli incontri per la designazione
del candidato alla carica di Sindaco. Ci siamo
arenati su due candidati: Rocchi Michelluigi dei
D.S. e Salinetti Pino dei Verdi. Lo scontro non ha
riguardato affatto i candidati, ambedue ottime
persone degne della massima fiducia, ha riguardato, invece, il loro significato politico: con
Michelluigi si è voluto incarnare lo spirito riformista dei D.S., in cammino per formare il partito unico dell’Ulivo con Margherita e Italia dei
valori; Pino rappresenta l’ala più radicale del
Centro-Sinistra.
Questa diversa rappresentazione della politica
non ha trovato soluzione all’interno della coalizione tanto che si è deciso di andare alle Primarie
e come si era convenuto sin dall’inizio delle trattative queste sono state aperte ad ogni altra candidatura che le forze politiche che compongono
la coalizione di Centro-Sinistra avessero voluto
avanzare. È in forza di questo accordo che
Rifondazione Comunista ha candidato Ascani
Vincenzo e il Melograno Ruggeri Ivano. In particolare Rifondazione con la presenza del suo
segretario politico ha voluto mettere in risalto
alcuni aspetti, peraltro pienamente condivisi
dalla coalizione che li ha recepiti nel programma,
dell’azione amministrativa che deve essere attenta ai più deboli, all’immigrazione, ai giovani e
che deve favorire il coinvolgimento dei cittadini
nelle decisioni fino al bilancio partecipato. Il
Melograno con la candidatura di Ruggeri ha
voluto ribadire le ragioni che hanno indotto le
persone che vi hanno aderito ad abbandonare
questa Amministrazione di Centro-Destra alla
ricerca di compagni che più di ogni altra cosa
avessero a cuore il Paese.
I D.S. con la candidatura di Michelluigi hanno
voluto affermare con forza il senso della loro partecipazione affidando a tutta la coalizione il messaggio lanciato dal loro congresso straordinario.
Va bene il programma sottoscritto, però più di
questo conta come e soprattutto con che tempi si
intende portarlo avanti. Sono troppi anni che il
Paese aspetta che vengano definite quelle regole
che dovrebbero guidare lo sviluppo economico e
sociale e a cui, finalmente, tutti i cittadini vogliono aderire per poter agire senza dover ricorrere a
sotterfugi o inganni ma nella certezza del diritto.
Economia
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LA DICHIARAZIONE DEI REDDITI
a cura della D.ssa Tina Tobia dello Studio Commerciale Professione Sviluppo
Le spese che riducono le imposte sul reddito
(prima parte)
In sede di presentazione della
dichiarazione dei redditi, il contribuente può recuperare parte
delle spese sostenute nel corso
dell’anno per il nucleo familiare, attraverso una riduzione
delle imposte da versare.
A seconda della tipologia della
spesa, la riduzione può avvenire
in due modi diversi: le spese
possono essere portate in diminuzione del reddito imponibile,
oppure dare diritto ad una detrazione di imposta (del 19% o in
misura forfetaria).
Le spese sanitarie
Le spese sanitarie danno diritto
alla detrazione di imposta del
19% al netto della franchigia di
Euro 129,11.
Per detrazione di imposta si
intende un risparmio di imposta
per un importo pari al 19% delle
spese sostenute.
La franchigia è quell’importo
della spesa che non dà diritto
alla detrazione, si detrae pertanto solo quella parte di spesa che
supera i 129,11 Euro.
Si possono detrarre le spese:
– Medico generiche, specialistiche, chirurgiche e omeopatiche;
– Per l’acquisto di medicinali
– Per l’acquisto o l’affitto di
protesi sanitarie (ad esempio,
occhiali da vista, lenti a contatto, protesi dentarie);
– Per l’acquisto o l’affitto di
attrezzature sanitarie (ad esempio, apparecchio per l’aerosol,
apparecchio per la misurazione
della pressione sanguigna);
La detrazione sulle spese sanitarie spetta anche se sostenute per
i familiari a carico.
Il fisco considera a carico del
contribuente il familiare con
reddito complessivo non superiore a Euro 2.840,51.
Le spese sanitarie sostenute
all’estero
– Per analisi, indagini radioscopiche;
– Per il trapianto di organi;
Ai fini della loro detraibilità,
valgono gli stessi criteri applicabili per le spese sanitarie sostenute in Italia.
I documenti da conservare
– Per prestazioni chirurgiche;
– Per ricoveri collegati ad una
operazione chirurgica o degenze. In caso di ricovero di
un anziano in un istituto di
assistenza e ricovero, la detrazione spetta soltanto per
le spese mediche e non anche per la retta di ricovero ed
assistenza;
– Per i ticket pagati se le spese
sopraelencate, sono state sostenute nell’ambito del Servizio sanitario nazionale.
La detrazione del 19% spetta
anche per le spese sanitarie
sostenute per l’assistenza specifica resa da personale paramedico in possesso di una qualifica
professionale specialistica.
Il contribuente dovrà quindi
sommare tutte le spese sostenute e sottrarvi la franchigia: la
detrazione spettante sarà pari al
19% dell’importo ottenuto.
Per poter beneficiare delle detrazioni per spese sanitarie, è necessario conservare tutti i documenti comprovanti la spesa.
– Spese per medicinali: prescrizione medica e scontrino fiscale della farmacia. In luogo
della prescrizione medica può
essere sufficiente una autocertificazione attestante la necessità dell’acquisto;
– Spese per prestazioni mediche
e per assistenza specifica: parcella quietanzata su carta intestata del medico da cui risulti
la prestazione eseguita;
– Spese per protesi dentarie e
sanitarie: prescrizione preliminare del medico (in alternativa, dichiarazione sostitutiva
attestante la necessità dell’acquisto) e fatture o parcelle
quietanzate su carta intestata
dei soggetti che effettuano la
prestazione.
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Attualità
ANAGRAFE: SIAMO 7124
di Paolo Muzi
La popolazione castellana continua a crescere soprattutto grazie alle iscrizioni
ma si fanno sempre più preoccupanti i fenomeni dell’invecchiamento della popolazione
e dell’aumento di persone sole
Al 31 dicembre 2005 la popolazione castellana è
risultata essere pari a 7124 unità, con un incremento di 91 abitanti rispetto al 31 dicembre 2004.
Come illustrato dalla tabella n. 1, nel corso dell’anno ha trovato conferma la positiva tendenza
all’incremento delle nascite: ci sono stati infatti
ben 67 neonati, 3 in più rispetto al 2004; il dato
tiene conto anche dei 5 bimbi nati da genitori stranieri residenti (che hanno “contribuito” al 7%
delle nascite). Anche il numero dei morti torna
purtroppo a salire (60) e rispetto all’anno precedente si sono registrati 8 decessi in più; tutto ciò
comporta un saldo naturale (differenza tra nati e
morti) che pur di segno positivo risulta, tuttavia,
inadeguato a sorreggere una stabile crescita demografica per la nostra comunità.
Come ormai si verifica da alcuni anni, l’incremento della popolazione castellana è in gran parte
Uffici Comunali
determinato dalle nuove iscrizioni all’anagrafe
comunale (249), che continuano a superare le cancellazioni (165). Per quanto riguarda le località di
provenienza di questi nuovi compaesani, una quarantina è giunta dall’estero e 208 da altri comuni
italiani; la maggior parte dei flussi in entrata proviene da Tivoli mentre solo poche unità da Roma
e dall’area romana.
Anche se i dati anagrafici non riportano le cause
che inducono a modificare la propria residenza, i
responsabili dell’ufficio anagrafe avanzano qualche
ipotesi in merito, sostenendo che la motivazione
principale del trasferimento a Castel Madama non
sia più imputabile, come in passato, ad esigenze
affettive (es. la formazione di una nuova famiglia)
ma prevalentemente economiche o lavorative; si
tratterebbe di “giovani coppie” e di “pensionati
monoreddito” in fuga dal caro-affitti della città.
Attualità
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Per comprendere i fenomeni in atto nella nostra
comunità è necessario passare all’analisi della
tabella n. 2. Il numero di nuclei familiari risulta
in crescita, passando da 2733 agli attuali 2796;
la famiglia media castellana diviene però sempre meno numerosa (oggi è composta da 2,55
persone). A conferma di ciò i dati rivelano come
siano in aumento i nuclei famigliari composti da
una sola persona (821), quelli composti da due
soli componenti senza figli (484) ed i nuclei
composti da uno o più figli ma da un solo genitore (264).
Sul fronte opposto continuano a diminuire le
“famiglie classiche”, quelle cioè composte da due
genitori e due figli che fino a qualche anno fa
costituivano una porzione notevole dei nuclei
familiari: nel 2004 erano 548 (il 20% del totale),
nel 2005 sono state 535 (19%).
Per quanto riguarda la ripartizione dei sessi, le
donne, in ragione della loro maggiore longevità,
continuano a sopravanzare numericamente gli
uomini (3581 a 3543); la situazione si ribalta
prendendo a riferimento la sola fascia d’età che va
da 1 a 14 anni, dove i maschi risultano sempre più
numerosi della popolazione femmine (ben 64
individui in più).
Tab. n. 3 – Composizione per fasce d’età della popolazione
La tabella n. 3, che riporta la composizione per
fasce d’età della popolazione, conferma un fenomeno ormai ben noto a tutti, quello dell’invecchiamento della popolazione con la riduzione, sia
in termini percentuali che in termini numerici,
delle prime due fasce d’età (0-14 e 15-39 anni).
La popolazione straniera residente, in regola con i
permessi di soggiorno, è pari a 286 unità (era 254
unità al 1° gennaio 2005) di cui 153 maschi e 133
donne. La suddivisione per paese di provenienza
vede la nazionalità rumena (110 unità) sopravanzare quella di origine albanese (72) e macedone
(14) che alla fine degli anni ’90 erano invece pre-
Uffici Comunali
dominanti. Secondo fonti attendibili la popolazione straniera irregolare è pari a 250 unità.
La redazione de “La piazza”, come ogni anno,
rivolge l’augurio di un buon lavoro ai componenti dell’ufficio anagrafe del comune di Castel
Madama.
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Politica
La proposta di legge sui piccoli comuni, la «Commissione Mitrokin»
e la riforma della protezione civile sono stati i temi
che hanno richiesto il maggiore impegno a Palazzo Madama. Sul piano della politica locale...
«Roma e Provincia debbono dialogare»
a cura di Carla Santolamazza e Ramona Pompili
Dall’intervista al senatore Mario Gasparri: «va invertita la tendenza da/per la Capitale.
Localmente vanno create occasioni, – penso all’istruzione e al lavoro –,
che facciano da volano per uno sviluppo compatibile e rispetoso dell’ambiente»
Le
«fabbriche
d’armi»
sulla
Tiburtina;
– Per evitare di dare medesimo
rilievo ad argomenti diversi e assolutamente distinti tra di loro, le
proporremmo di dividere l’intervista in due capitoli: le questioni,
diciamo così, “nazionali”, e quelle
più direttamente interessanti il
nostro territorio...
«Nessuna difficoltà, se non che proprio nel mio collegio di elezione,
alcuni dei grandi problemi che ho
affrontato in Parlamento hanno trovato concreto riscontro – risponde il
senatore Mario Gasbarri –. Al Senato, io sono primo firmatario della
proposta di legge a sostegno dei piccoli comuni, e nel comprensorio a
est della capitale la verifica della
necessità di una riforma è immediato, quotidiano direi, non dimentico
che nella Valle dell’Aniene ci sono
27 piccoli e piccolissimi Comuni –
su 33 – a rischio estinzione».
Eletto nella lista dell’Ulivo per la
circoscrizione elettorale MentanaGuidonia Montecelio-Tivoli-Subiaco, Mario Gasbarri, Ds, tira un bilancio dei cinque anni trascorsi a
Palazzo Madama.
“I collegi elettorali non ci sono più.
Il 9 aprile non ci sarà neppure
il voto di preferenza”
«Un voto che in quella forma non si
ripeterà – puntualizza il senatore –,
visto che Berlusconi ha voluto
modificare la legge elettorale. La
novità non è soltanto quella del
“proporzionale bloccato”, senza cioè
neppure il voto di preferenza ai candidati – cosa che non s’era mai vista
nel nostro Paese –, ma anche la soppressione dei collegi come li abbiamo conosciuti e apprezzati. Dopo
a destra,
il senatore
Mario
Gasbarri
quasi quindici anni, gli italiani erano
abituati a votare per candidati che
frequentavano direttamente, alla
Camera o al Senato era possibile
eleggere persone che conoscevano i
problemi del loro territorio. Lo
dimostra il fatto che lei chiede un
riassunto della mia attività in quanto
rappresentante ”locale“. Tra due
mesi non sarà così, i partiti stanno
decidendo la formazione delle liste,
centralmente, gran parte degli eletti
li conosceremo all’indomani della
pubblicazione degli elenchi, una elezione garantita dalla posizione occupata in graduatoria. Il 9 aprile decideremo solo la coalizione che
governerà il Paese. Ha ragione
Prodi: se vinciamo le elezioni, questa legge va subito cambiata».
una dozzina di famiglie di Villalba è
già stata costretta a lasciare le abitazioni pericolanti...».
– Lei è tra i fondatori del Forum per
una nuova Protezione civile.
«Sì, è vero. Ma le dicevo quanto i
temi “nazionali” possono trovare
riscontro nel vivere quotidiano. Mi
sono occupato di Protezione civile, e
nella pianura tra Tivoli e Guidonia
Montecelio si sommano i disagi causati dai movimenti del sottosuolo,
“La Protezione civile si occupa
di grandi eventi, senza nessun
programma”
– Il che ha richiesto l’intervento
della Protezione Civile.
«Che non s’è vista. Vede, parliamo
di un organismo del quale in passato
abbiamo apprezzato la competenza e
la capacità di mobilitazione. Non è
più così. Con il governo Berlusconi,
la Protezione civile è divenuta parte
dello spettacolo, si mobilita esclusivamente per i “grandi eventi“, la
beatificazione di Padre Pio, i funerali di Papa Wojtyla.. La sicurezza dei
cittadini, la tutela dell’insieme delle
relazioni socio-culturali, la salvaguardia dei beni materiali sono
venute dopo.
I sinkhole – prosegue Gasbarri –.
Ecco, un esempio, risale al 14 gennaio 2002. In risposta a due interrogazioni parlamentari, il sottosegretario di Stato per l’Interno (Maurizio
Politica
L’11 FEBBRAIO
SI È CONCLUSA
LA LEGISLATURA
PARLA IL SENATORE
MARIO GASBARRI
Balocchi, della Lega Nord, ndr)
dichiarò, cito testualmente: “Nel
corso del 2001 il territorio di Guidonia Montecelio ... è stato interessato
da alcuni fenomeni acustici e sismici
(boati e vibrazioni) legati a microterremoti molto superficiali. Il
dipartimento della protezione civile
della Presidenza del Consiglio dei
ministri ha affidato il monitoraggio
del fenomeno (...). Dalle risultanze
(...) è emerso che può ritenersi superata la fase acuta del fenomeno
sismico, con conseguente superamento delle condizioni di allarme
per la popolazione”. Da quel
momento, si sono registrati oltre 400
movimenti del sottosuolo e molte
famiglie sono finite in mezzo alla
strada. E la terra continua a ”tremare“. Un esempio macroscopico della
superficialità del governo e della
Protezione civile».
– Lei dopo essere stato tra i promotori del “Forum”, recentemente, è
stato nominato responsabile della
protezione civile del suo partito, i
Ds. Infine, nei giorni scorsi, ha
incontrato Prodi. Ne vuol parlare?
«Tutto si muove nell’ambito della
riqualificazione della Protezione civile, un disegno di riorganizzazione
fondato su principi di modernità, di
efficienza, solidarietà e sussidiarietà.
«Negli ultimi venti anni – prosegue
il senatore – la Protezione civile ha
evidenziato forti criticità, alcune
dovute alla lacunosità ed alla disapplicazione della legge 225/92, altre
poste in essere dalla mancanza di
organicità nell’ordine delle competenze dei pubblici poteri, a favore di
un accentramento tecnico-burocratico delle funzioni. È necessario pertanto ridefinirne l’organizzazione,
dando vita ad un sistema in grado di
integrare tutte le componenti, istituzionali e non, in grado di fornire di
supporto all’intervento in previsione/prevenzione, in emergenza e nel
ripristino.
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“Volevano riscrivere la storia
nell’ottica della destra:
il loro disegno è fallito”
È poi necessario adeguare il sistema
alla situazione politico-istituzionale, attuale e futura, alla luce della
riforma del titolo V della Costituzione, della realtà ambientale e territoriale, operando nell’ambito delle
direttive e del regolamento in corso
di adozione dell'UE ed in armonia
con il testo della Costituzione Europea. Un aspetto che mi sta particolarmente a cuore riguarda il rafforzamento della componente espressa
dal volontariato rivalutandone il
ruolo e le specificità; stesso discorso
per i vigili del fuoco sul piano tecnico operativo, enfatizzandone la funzione di presidio territoriale;
«Debbo dire che Prodi è parso
molto interessato al “modello” che
gli abbiamo sottoposto, tanto che lo
sbocco naturale è stato nel programma di governo del centrosinistra».
– Terzo tema «nazionale»: lei era
componente della «Commissione
Mitrokin».
«Qualche giorno fa, il tribunale di
Roma ha chiesto l’archiaviazione
della denuncia firmata dal senatore
Guzzanti (Forza Italia, ndr), presidente della Commissione, contro
Prodi, Fassino e Dini. Così è crollata
l’ultima montatura. Non c’è un solo
documento, uno solo, che possa
dimostrare collegamenti tra le attività spionistiche e la sinistra nel nostro
Paese. Una Commissione inutile, del
tempo sprecato. Alla pari dell’altra
Commissione, quella su TelekomSerbia, la destra al governo ha cercato, goffamente, di riscrivere la storia
nella sua ottica. E ha fallito.
«Nell’insieme, un giudizio politico
assolutamente negativo. Berlusconi
non solo non è riuscito a risolvere i
problemi del Paese, o, se vogliamo,
non è stato capace di saldare positivamente il cosiddetto “contratto con
gli italiani”, ma anche nella gestione
dell’ordinario, nella routine quotidiana dei lavori parlamentari, ha
mostrato, oltre che arroganza e
disprezzo delle regole, una impreparazione enorme, della vera e propria
ignoranza delle norme che regolano
l’attività degli organi rappresentativi del popolo e delle istituzioni
repubblicane».
– Con riferimento al suo collegio
elettorale, qual è il tema che più
l’ha impegnato in questi cinque
anni?
«Il rapporto tra Roma e i comuni
della “prima cintura”. Un “titolocontenitore”, nel quale hanno trovato collocazione tutte le grandi questioni che riguardano gli abitanti
della nostra zona – ma interessanti
l’intera provincia, direi –. Mi riferisco innanzitutto alla mobilità, delle
persone e delle merci. Spesso continuiamo a parlare di un ambito territoriale che non esiste più, che ha
perduto tutte le caratteristiche originarie. La provincia a est di Roma
non si fonda più su un sistema agropastorale. Si pensi soltanto a quanti
milioni di veicoli percorrono le
nostra strade, tutte però rimaste allo
stato primitivo.
“Servizi e infrastrutture
da realizzarsi localmente,
che rendano dignitoso vivere qui”
Lo stesso dicasi della ferrovia. Si
aggiunga l’incremento delle residenze (la capitale perde abitanti a
favore dell’hinterland), e viene fuori
la necessità di invertire la tendenza
da/per Roma, realizzando localmente servizi ed infrastrutture proprie di
una vita dignitosa, istruzione e lavoro innanzitutto. Io non metto in
discussione la necessità che Roma si
liberi delle funzioni improprie per
una Capitale, non discuto i Mercati
generali o il Centro carni nel comprensorio. Voglio sapere però dal
Sindaco di Roma se ci saranno
anche infrastrutture e servizi di pregio, l’Università ad esempio. Se
non, sono contrario. Dichiaratamente contrario».
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Comunità Montana
IX COMUNITÀ MONTANA
a cura di Fausta Faccenna
ITINERARI SUI MONTI PRENESTINI
DA POLI A GUADAGNOLO
Questo sentiero rappresenta un chiaro esempio di
come la vegetazione e la fauna siano influenzati
dall’esposizione dei diversi versanti e dai diversi
usi del suolo operati dall’uomo nel corso dei secoli, per cui ad un assolato e brullo aspetto dei settori di mezzogiorno, si alternano aree boschive dei
versanti settentrionali.
Dalla Piazza principale di Poli si prende per via
del Condotto, una strada in salita che si inerpica
verso la montagna retrostante, lasciandosi a sinistra il convento di S.Stefano posto ad una quota di
circa 440 m s.l.m. Questa prima parte dell’itinerario si può anche svolgere in automobile parcheggiando alla fine della strada, prima asfaltata poi
ITINERARIO 5
per un tratto con un fondo in cemento. Il percorso
si immette trasversalmente su una carrareccia che
va imboccata verso sinistra, dopo poche decine di
metri si lascia a sinistra un bivio in discesa e prosegue in salita sviluppandosi in questo tratto fra
uliveti e lembi di bosco misto. Da questo punto è
suggestivo, alle nostre spalle, lo scorcio sulla parte
vecchia di Poli, poi il sentiero si inerpica in tornanti e tende a stringersi divenendo poco più di
una mulattiera per un tratto rettilinea , quindi compie una brusca svolta a destra verso monte, in
prossimità di un uliveto terrazzato e circondato da
un muro a secco che si costeggia per qualche
metro in salita. Il sentiero ora è solo pedonabile e
Comunità Montana
la vegetazione si arricchisce di qualche albero isolato. In qualche punto è necessario superare degli
sbarramenti fatti per il bestiame; il sentiero è sempre ben individuabile ma bisogna fare attenzione,
in prossimità di un fosso non molto inciso, a non
lasciarsi ingannare dalle piste tracciate dagli animali e seguire i segnali non sempre evidenti.
Quando si è in dubbio è bene mantenersi sempre
verso monte.
Dopo un tratto nel ginestreto il sentiero compie
una nuova curva verso destra in prossimità di uno
spiazzo; dopo pochi minuti si raggiunge, ad una
quota di 750 m s.l.m., un modesto pianoro caratterizzato da grossi cespugli. È bene mantenersi
sulla sinistra del sentiero che attraversa il pianoro,
proseguendo poi verso nord fino a raggiungere il
crinale . il passaggio di versante si raggiunge ad
una quota di circa 758 m s.l.m. in località “la
Cona”.Il sentiero si sviluppa in leggera discesa e
dopo pochi metri il paesaggio vegetale cambia
completamente poiché ci troviamo in un bosco
fresco ed umido; le rocce affioranti, prima in
grado di ospitare solo licheni crostosi, ora si ricoprono di muschi e felci. Si prosegue salendo nel
bosco superando dei piccoli fossi; in breve si esce
dal bosco ed il sentiero si apre in un piano dove
sono evidenti i segni del carsismo . Si prosegue
ancora in leggera salita, camminando su delle singolari balze calcaree naturali, mantenendo di
fronte l’imponente struttura della Rocca di
Guadagnolo. Proseguendo per poche decine di
metri appaiono le costruzioni in prossimità della
strada Capranica-Guadagnolo; il casale più vicino
è quello di Canale, la cui presenza è nota fin dal
IX secolo e recentemente restaurato, dietro al
quale si trova la Fonte Canale, molto suggestiva e
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caratterizzata da tre vasche ricoperte da tre antiche arcate in muratura vicino alle quali si allarga
una polla seminaturale.
Il sentiero è facile e non presenta particolari difficoltà per ciò che riguarda l’orientamento; è parzialmente percorribile anche in mountain-bike.
Tempo di percorrenza: un’ora e mezza fino alla
Fonte Canale, il percorso fino alla cima di monte
Guadagnolo richiede almeno altri 50 minuti.
Patrimonio storico-artistico; cosa c’è da vedere.
L’abitato di Poli ha una struttura medioevale; citato per la prima volta intorno al 1100, divenne nel
XII secolo feudo della famiglia Colonna per poi
passare, nel secolo scorso agli Sforza ed infine ai
Torlonia. All’inizio del borgo antico sorge il
Palazzo Conti, edificato all'inizio del XII secolo
ma quasi completamente rifatto alla fine del 1500;
attualmente il palazzo è, nel piano terra, sede del
comune.Tra le pregevoli chiese da ricordare quella parrocchiale di San Pietro, costruita nel XVII
sec., affiancata da un bel campanile slanciato
coevo. La chiesa conserva interessanti dipinti del
XVI e XVII secolo.
A Poli il 17 gennaio gli animali sfilano addobbati
in onore di S. Antonio e la festa è accompagnata
dai dolci più tipici dell’inverno; bisogna invece
attendere la primavera per gustare ‘la pizza di tritello con la borragine’.
IX COMUNITÀ MONTANA
Sede: Via Acquaregna n. 90 - Tivoli
tel. 0774-314712-3 - fax 0774-330915
www.comunitamontanativoli.org
Nell’ambito dei programmi per la tutela e la
valorizzazione del patrimonio storico artistico,
è stato presentato alla Regione Lazio un progetto per lo studio dei Centri storici dei 18
Comuni appartenenti alla Comunità Montana.
L’iniziativa si avvale dell'apporto scientifico
dell’Università degli studi di Roma “La
Sapienza”- Facoltà di Architettura Valle Giulia
- e dell’Associazione “Storia della Città”
Tale progetto prevede lo studio preliminare dei
centri storici, l’organizzazione di una mostra
documentaria e la presentazione delle tavole
dove sarà graficizzato lo sviluppo storico-urbano dei Centri.
È in via di pubblicazione un bando per il finanziamento di Borse di studio per studenti della
Scuola Media Inferiore dell’area comunitaria.
L’obiettivo dell’intervento è quello di stabilire
un collegamento diretto e immediato della
Comunità Montana con gli studenti per la
riscoperta e la valorizzazione delle tradizioni
storico-culturali del comprensorio montano.
Gli studenti saranno chiamati a redigere un elaborato sui fatti significativi che hanno segnato
il Comune di residenza nel secolo appena trascorso.
NEWS
NEWS
NEWS
NEWS
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NOTIZIE BREVI
LA NUOVA CASERMA DEI CARABINIERI
Il 31 gennaio si è svolta la conferenza dei servizi in cui è stata presa la decisione di realizzare una
nuova caserma. Il Comune presenterà in Regione il progetto definitivo. Dopo l’approvazione regionale si potrà indire il bando di gara, e dare il via ai lavori. La nuova caserma dei Carabinieri, che sorgerà in località “plateatico” nell’area mercatale, sarà composta da un piano semi-interrato che ospiterà l’autorimessa e la palestra. Al piano terra ci saranno gli uffici e l’alloggio dei carabinieri celibi. Al
primo e secondo piano quattro appartamenti ospiteranno i carabinieri e le loro famiglie. L’intera struttura sarà di 3300 metri quadrati per un costo totale di un milione 395 mila euro.
È MORTA ALL’ETÀ DI 103 ANNI
LA NONNINA DI CASTEL MADAMA
Il 12 Febbraio De Luca Anna
conosciuta come “Teresina
la Santapolana”, circondata
dall’affetto dei familiari
ci ha lasciato.
Teresina
era la signora più anziana
del nostro paese.
Condoglianze vivissime
da parte della redazione
APPUNTAMENTO
CON IL CARNEVALE
Presentiamo il programma del Carnevale che si
festeggia a Castel Madama per il secondo anno
consecutivo con sfilate di carri colorati e cortei in
maschera.
Si comincia domenica 19 febbraio. Il corteo
mascherato e i carri allegorici partiranno da Via
Pio la Torre alle ore 14.00.
Più di cento figuranti sfileranno per le strade del
paese armati di coriandoli e stelle filanti.
In Piazza Dante si potranno degustare anche
castagnole e frappe calde. La manifestazione è
organizzata dall’Associazione Interculturale &
Gemellaggi con il patrocinio dell’Assessorato
alla Cultura del comune di Castel Madama, in
collaborazione con i Rioni e il laboratorio artistico della scuola media del paese. Il calendario
prevede altre due uscite il 26 e 28 febbraio.
CASTEL MADAMA: NUMERI UTILI
Comune: 0774-45001
Carabinieri: 0774-447002
Vigili Urbani: 0774-447305
Ospedale Tivoli: 0774-335086
Farmacia: 0774-447001
Vigili del Fuoco: 115
Servizio Guardia Medica: 118
Croce Rossa Italiana: 0774-531934 / 531938
Protezione Civile: 0774-4500243
Biblioteca Comunale: 0774-4500209
U.S.L. RM/G - Tivoli - Prenotazioni 800986868
Per pagamento Ticket
CCP N. 52577616 – Azienda U.S.L. ROMA G
sulla causale mettere C.F. ASL 04733471009
Notizie brevi
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UN CONCORSO CHE PREMIA LA FANTASIA
UNA FAVOLA PER BAMBINI
Novanta giorni per scrivere una fiaba. Il 30 Aprile scade il concorso “Una favola per bambini - Premio
Suor Liberata Scradala”, bandito dal comune di Castel Madama per il secondo anno consecutivo. Il
concorso è aperto a tutti — come si legge nel bando — senza limiti di cultura, religione, nazionalità e
soprattutto di età. Sì, perchè la fantasia non ha limiti. Così come aveva insegnato Suor Liberata
Scardala che, proprio a Castel Madama, si era dedicata alla formazione di tante generazioni mantenendo vivo il suo ricordo. Saranno tre i vincitori che a luglio si aggiudicheranno ben 250 euro ciascuno. Infatti, il concorso sarà diviso in tre fasce d’età: dai 6 agli 11 anni, dagli 11 ai 14 e infine dai 15
anni in poi. L’unica condizione indispensabile è che la fiaba sia inedita. La partecipazione è gratuita.
TERMINI DI SCADENZA
Gli elaborati dovranno essere consegnati a mano all’Ufficio Cultura entro e non oltre il 30 Aprile
2006. Possono essere inviati anche a mezzo posta con raccomandata all’Assessorato Cultura con l’indicazione in alto a sinistra: “Premio Suor Liberata Scardala”. L’indirizzo è Comune di Castel Madama
Corso Cavour, 34 - 00024 Castel Madama (Roma). Farà fede il timbro postale. Il plico dovrà contenere quanto previsto dall’art. 4.
ELEZIONI
AL CENTRO ANZIANI
Domenica 26 febbraio 2006, dalle ore 9,30 alle ore
17,30 presso i locali del Centro Anziani in vicolo del
Mattatoio, tutti gli iscritti saranno chiamati alle urne
per l’elezione del nuovo presidente e il rinnovo del
comitato di gestione.
Il circolo del cinema
LO STATO DELLE COSE
Piazza Europa Unita, 1 - Mandela (Roma)
[email protected]
PROGRAMMAZIONE DI MARZO
03 - LA BESTIA NEL CUORE
di Cristina Comencini con Giovanna
Mezzogiorno e Alessio Boni
IL NUOVO
COMITATO “PALIO”
Nella riunione di venerdì 10 febbraio i rappresentanti
del Comune, della Pro-Loco e dei Rioni hanno formato un comitato provvisorio, diviso in gruppi, che si
occuperà fino a luglio di rivedere principalmente le
norme relative al percorso della giuria durante la rappresentazione delle scene in costume e allo svolgimento delle gare al campo.
10 - LA SPOSA TURCA
di Fatih Akin con Birol Ünel, Sibel Kekilli
17 - LA PASSIONE DI CRISTO
di Mel Gibson con Jim Caviezel e Monica
Bellucci
24 - SIDEWAYS
di Alexander Payne con Paul Giamatti e
Thomas Haden Church
31 - QUANDO SEI NATO NON
PUOI PIU’ NASCONDERTI
di Marco Tullio Giordana con Alessio
Boni e Matteo Gadola
Una
scena
dal film
La
bestia
nel
cuore
A causa di prolungati e massicci lavori di restauro che stanno interessando il centro storico di
Mandela da oramai più di un anno, la strada principale che porta al paese è interrotta. Per raggiungere il Circolo bisogna seguire la deviazione
obbligata che Vi porterà all’entrata secondaria del
paese, dove vedrete subito il Palazzo del Comune,
al cui interno si trova la nostra nuova sala.
Salute
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L’INFLUENZA AVIARIA
Informazione - Rischi - Misure preventive: ne parla il Coordinatore dei Servizi Veterinari
dell’Azienda ASL RMG Dr.
L’Influenza Aviaria è una malattia che colpisce i
volatili, domestici e selvatici, ed è causata da
virus influenzali diversi da quelli che in genere
provocano l’influenza nell’uomo.
Il virus circola normalmente tra alcune specie di
uccelli selvatici e può colpire anche i volatili di
allevamento.
Solo in condizioni particolari può colpire altre
specie animali ed anche l’uomo.
Da animale ad animale si trasmette principalmente attraverso le feci ed altri materiali organici.
Dagli animali all’uomo si può trasmettere con
contatto diretto e prolungato con animali infetti
attraverso feci e altri materiali organici .
A tutt’oggi non vi è alcuna prova che l’influenza aviaria possa essere trasmessa all’uomo
attraverso il consumo di prodotti alimentari, in
particolare di pollame ed uova.
Non esistono segnalazioni di trasmissione da
uomo a uomo.
In Italia l’Influenza Aviaria è conosciuta da alcuni anni in alcune Regioni del Nord ( Lombardia,
Veneto, Emilia Romagna ) dove il Virus, definito
a bassa patogenicità, quindi diverso da quello
attualmente presente nei Paesi del Sud-Est
Asiatico, ha provocato varie epidemie tra gli animali senza mai comportare danni alla salute
degli allevatori e dell’uomo in generale.
Nella nostra Regione non sono stati mai registrati
casi di Influenza aviaria negli allevamenti avicoli
e, come del resto in tutta Italia, non ci sono stati
mai casi di trasmissione all’uomo.
Nel territorio regionale l’avicoltura non è particolarmente presente, ed è caratterizzata da poche
aziende grandi, le altre medio – piccole; viceversa sono numerosi gli allevamenti rurali a carattere familiare destinati all’autoconsumo.
La sorveglianza negli allevamenti e l’osservanza
di norme igienico sanitarie sono elementi indispensabili al controllo delle malattie negli animali.
Da alcuni anni, negli allevamenti a carattere produttivo, viene periodicamente effettuato dai
Servizi Veterinari un programma di sorveglianza
sierologica per l’Influenza Aviaria che anche quest’anno è stato attivato e potenziato senza rilevare
alcuna circolazione di virus influenzali nel nostro
territorio. Inoltre sono stati intensificati i controlli
dei volatili selvatici attraverso il monitoraggio
Giancarlo Micarelli
Trasmissione del virus aviario da uccelli migratori selvatici agli
animali domestici e potenzialmente all’uomo
delle zone paludose; da parte degli Istituti
Zooprofilattici Sperimentali, ubicati in modo capillare su tutto il territorio italiano, vengono effettuate le ricerche del virus dell’influenza nei soggetti
catturati o rinvenuti morti. Nell’ambito di queste
misure di prevenzione è stata riscontrata la presenza del virus H5N1 in Puglia, Sicilia e Calabria.
È stata inoltre attivata, con la collaborazione dei
Comuni, una implementazione del censimento
degli allevamenti rurali al fine di pianificare
eventuali piani di controllo mirati.
Le carni avicole e le uova vengono controllate dai
Servizi Veterinari lungo tutta la filiera di produzione dagli allevamenti agli stabilimenti di trasformazione sino alle fasi di commercializzazione
negli esercizi di vendita, attraverso esami ispettivi, esami di laboratorio, verifica della documentazione e dell’etichettatura.
I principali adempimenti da osservare per i cittadini sono rappresentati dalla comunicazione di
possesso dei volatili (polli, tacchini oche, ecc.) al
Comune di appartenenza o direttamente alla Asl
del territorio (Distretto di Tivoli Via Galli 39,
tel. 0774/3164755/ 3164616). Chiunque intende
acquistare volatili vivi deve accertarsi che gli
stessi siano accompagnati da un documento di
trasporto che ne evidenzia l’origine. Altre precauzioni da prendere sono quelle di acquistare
prodotti avicoli provvisti di etichettatura, dove
viene indicato con precisione la provenienza, e
comunque è sempre consigliato cuocere con cura
sia le uova che le carni. Adottare le misure igieniche di base nei contatti con i volatili e nel caso
di animali morti, senza creare allarmismi esagerati, contattare i Servizi Veterinari del territorio, e
comunque evitare il contatto diretto.
18
Tivoli
GRAFFITI: quando la città parla di sé
di Veronica Moro
La realtà dei graffiti è facilmente riscontrabile da chiunque si
trovi a passeggiare per le città: mura, palazzi, panchine,
treni e talvolta perfino monumenti sono lo spazio privilegiato
per le “opere” da strada dei writers (dall’inglese “to write”,
ossia scrivere).
Città come Tivoli e Guidonia non sono esenti da queste
manifestazioni ingombranti e spesso di cattivo gusto.
Questo fenomeno -a lungo studiato da sociologi, psicologi e
da sempre contrastato dalle forze dell’ordine e dai comuninasconde al suo interno una serie di complicate dinamiche
che coinvolgono diversi piani.
Per comprendere le motivazioni e l’evoluzione di quella che
potrebbe apparire, ad una prima lettura, una semplice moda
credo possa essere utile analizzarne le origini: il writing (cioé
l’arte dello scrivere sulle mura cittadine) nasce nel Bronx
newyorkese alla fine degli anni settanta, dove espletava la
funzione privilegiata di comunicazione con il mondo esterno
per i ragazzi che vivevano la triste realtà del ghetto.
Infatti, poter apporre la propria firma su pareti nuove rappresentava l’equivalente di una vera e propria conquista territoriale, che assumeva un valore ancora più alto se si considera la possibilità di rendersi “visibili” e di farsi conoscere - tramite la propria “opera” - dagli abitanti esterni al ghetto.
Inoltre, il graffito conteneva spesso il nome del gruppo di
appartenenza ed era quindi strettamente legato ai concetti
di identità e a quello,conseguente, di identificazione.
Tornando ai giorni nostri, alcune indagini hanno rilevato che
la presenza di graffiti è direttamente proporzionale alla
carenza di spazi pubblici, di giardini e di luoghi d’incontro
nelle città.
Questa carenza di spazi dedicati soprattutto alle attività dei
giovani (il fenomeno dei graffiti è riscontrabile soprattutto
nella fascia adolescenziale) accresce il desiderio nei ragazzi/e di conquistare “spazi propri” tramite l’appropriazione di
un territorio che dovrebbe essere di tutti.
Questo intrecciarsi di dinamiche sociali e psicologiche talvolta può culminare nel fenomeno dell’imbrattamento di
opere d’arte, laddove acquista un valore l’atto di coraggio,
compiuto dal singolo o dal gruppo, di essere riusciti a raggiungere spazi proibiti e pericolosi.
Città come Tivoli e Guidonia, in effetti, non offrono grandi
opportunità e grandi spazi sociali alla fascia d’età compresa
tra i 12 ed i 25 anni: è esperienza di tutti i genitori come si
accresca il desiderio di raggiungere Roma, appena i figli
crescono, per potersi confrontare con situazioni più stimolanti e adeguate alle esigenze dei giovani.
Inoltre, se si osserva la collocazione delle tag (firme sotto
forma di pseudonimo di chi fa graffiti) e delle crew (nome
del gruppo di appartenenza dei singoli writers) all’interno
delle nostra città, ci si accorge che tendono ad occupare
spazi già grigi, zone periferiche dove la sensazione di un
vuoto sociale, oltre che strutturale, sembra farsi sentire in
maniera pressante.
Spesso i comuni, sembrano avere pochi strumenti per contrastare il fenomeno dei graffiti, forse perché ripulire le mura
e i monumenti è un atto superficiale che è in grado di riordinare solo otticamente il disordine e la confusione sociale
sottostante.
Fermo restando che la giustizia deve fare il suo corso (per i
writers sono previste pene pecuniarie da 774 a 2.582 euro e
in alcuni casi la reclusione da tre mesi a due anni, oltre al
ripristino dello stato dei luoghi danneggiati) ed è sicuramente educativo mandare un messaggio forte che stimoli al
rispetto per la propria città, non bisogna dimenticare che l’amore per l’ambiente - sia cittadino che naturalistico - si insegna ai bambini e ai ragazzi tramite il riconoscimento di spazi
dedicati alle loro esigenze.
In altre parole, accanto alla sanzione, si dovrebbe riflettere
in maniera costruttiva sul fenomeno e dare delle risposte
concrete a chi sente il bisogno di appropriarsi degli spazi
comuni: nessun ragazzo amerà mai la propria città se la
sentirà ostile e poco accogliente per sé stesso, di conseguenza non svilupperà mai un senso civico legato al rispetto e alla tutela.
È significativo sottolineare che, contro ogni aspettativa, i
ragazzi che dipingono le nostre città sono, nella maggior
parte dei casi, giovani senza particolari problematiche
rispetto ai coetanei che non praticano il writing: il loro disagio non è maggiore degli altri ragazzi.
Inoltre - potrà sembrare strano - ma i gruppi di writers applicano al loro interno un rigido regolamento che prevede il
rispetto dell’arte dell’altro: “crossare” ossia coprire il lavoro
degli altri è ritenuto un atto disdicevole.
Come si nota da questa analisi, la difficoltà più grossa che
emerge nei giovani è quella di rendersi visibili e di crearsi
degli spazi riconosciuti socialmente: la massima espressione di questo disagio si riscontra nella creazione di una realtà parallela, quella del gruppo, con delle regole ben definite.
E quindi, infine, volendo allargare il discorso potremmo dire
che una società poco capace di offrire delle garanzie alle
nuove generazioni, forse riscontra un aumento di atti di vandalismo proprio in relazione ad una condizione di difficoltà
sociale che non accenna a diminuire.
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la Scuola-Informa
la Scuola-Informa
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la Scuola-Informa
Vicovaro
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Giornata della MEMORIA in Biblioteca
di Roberto Bontempi
Un’iniziativa per non dimenticare
“Perché?”. Il 27 gennaio, che il governo italiano
ha stabilito come giornata della memoria in quanto giorno dell’apertura dei cancelli del campo di
sterminio di Auschwitz, è, da più di un lustro
ormai, un momento in cui questo interrogativo
torna a riecheggiare sulle coscienze di tutte le persone che non vogliono dimenticare quell’immane
tragedia umana che è stata la shoà.
E quest’interrogativo è risuonato con forza anche
nella biblioteca comunale di Vicovaro dove, in
occasione di questa giornata speciale, l’assessorato alla cultura del Comune ha patrocinato un
incontro che, in un appassionante viaggio tra storia, filosofia e testimonianze letterarie, ha voluto
dare ancora una volta voce a coloro i quali abbiano visto spegnere la propria vita da progetti politici lucidamente folli e guidati dalla più violenta e
gratuita distruttività.
Margherita Dante e Rita Gentili hanno esposto a
grandi linee il quadro storico della nascita dei totalitarismi nazista e fascista, e il loro discorso era
intervallato armonicamente da testimonianze letterarie lette e recitate da Alessandra Zibellini e
Piergiorgio Moresco, in un dialogo che rendeva
ancora più vivo e drammatico il racconto di quelle terribili esperienze.
Un racconto che è andato ben oltre gli eventi della
shoà, toccando anche altri genocidi che, dagli anni
Quaranta, sono arrivati fino ai giorni nostri: si è
parlato della pulizia etnica nella ex Jugoslavia,
della tragedia delle torture subite dai curdi in
Turchia, dello sterminio dei tootsie in Africa, del
dramma della Cecenia occupata, fino ad arrivare
della guerra infinita tra Israele e Palestina; si sono
voluti ricordare i milioni di uomini che hanno
continuato e continuano ancora oggi a perdere la
loro vita come se la memoria davvero non avesse
insegnato nulla, come se il germe del male fosse
sempre latente nella natura umana ed esplodesse
periodicamente, con una frequenza inquietante, in
atti di incontrollabile violenza.
“Perché?” continuiamo a chiederci noi e, nonostante le numerose risposte fornite nel corso degli
anni da filosofi e storici, una parte profonda di noi
stessi continua a non capire, a non esser pienamente soddisfatta, intuendo che tanto male e tanto
dolore appartengono ad una zona d’ombra misteriosa della nostra vita di uomini.
Alla manifestazione erano presenti anche alcuni
alunni e docenti della scuola media di Vicovaro,
che hanno seguito e partecipato con grande interesse anche al dibattito spontaneo sorto al termine
dell’incontro: continuare ad informare ed educare
alla diversità ed alla formazione di un pensiero
critico è probabilmente il mezzo più efficace al
quale possiamo affidarci per sperare che le nuove
generazioni siano in grado di costruire un mondo
in cui quest’odio cieco non trovi cuore disposto
ad accoglierlo.
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Vicovaro
I D.S. chiamano, il PAESE non risponde
di Roberto Bontempi
All’incontro organizzato dalla sezione vicovarese assenti i membri delle associazioni invitate
Sabato 28 gennaio presso l’aula
consiliare si è tenuto un incontro,
organizzato dalla sezione dei
Democratici di Sinistra, intitolato
“I D.S. e il futuro di Vicovaro:
progetti e prospettive per una
nuova stagione di crescita e sviluppo”. Fiorenzo De Simone,
segretario della sezione e
Assessore all’Urbanistica del
Comune di Vicovaro, ha introdotto e presieduto quello che,
nelle intenzioni, voleva essere il
tentativo del partito di stabilire
un canale di comunicazione con
la società civile: a pochi giorni
dalla discussione sul Bilancio
Preventivo 2006, l’idea era di
riaprire un confronto dialogato
che da una parte informasse i cittadini sul lavoro svolto finora all’interno
dell’Amministrazione comunale, e dall’altra
ascoltasse l’opinione e le proposte delle associazioni e della cittadinanza.
Il sindaco Thomas, anch’egli membro dei D.S.,
affiancava De Simone nell’incontro al quale
erano presenti anche rappresentanti degli altri
partiti della maggioranza e qualche esponente
dell’opposizione.
Assessore e sindaco hanno comunicato quanto di
positivo è stato fatto dalla loro Amministrazione
(sottolineando soprattutto il rilancio del ruolo di
Vicovaro nell’ambito delle Istituzioni comunali e
sovracomunali; elogiando l’Unione dei Comuni
come un tentativo di dare più ampio respiro all’azione politica e come mezzo indispensabile per
ottenere maggiori finanziamenti; ricordando l’ingente somma investita nelle opere pubbliche e
nella cultura, e dando risalto al nuovo appalto
dell’AMA per la gestione dei rifiuti). Hanno anche
elencato i progetti futuri (ampliamento e riqualificazione del cimitero; nuova vitalità al nodo di
scambio; creazione del centro sportivo; attenzione
alla viabilità e all’illuminazione del paese; approvazione da parte della Regione Lazio del Piano
Regolatore Generale), non senza sottolineare i
punti deboli del loro agire (scarsa attenzione agli interventi più
spiccioli e quotidiani, e inadeguatezza nell’affrontare l’emergenza-neve dello scorso dicembre).
Lo spirito dell’incontro è però
venuto meno a causa dell’assenza dei rappresentanti delle
associazioni culturali, sportive,
del volontariato e produttive del
paese che, a detta di De
Simone, erano stati formalmente invitati. Che sia stato sbagliato qualcosa nell’organizzazione
è lo stesso assessore ad ammetterlo (“Rifarei quello che ho
fatto, perché era un desiderio
specifico dei D.S. quello di
aprirsi al paese anche se certamente
un’iniziativa
organizzata
dall’Amministrazione comunale avrebbe avuto
una maggiore capacità attrattiva”), ma è anche
vero, come riconosce, rammaricandosene, lo stesso De Simone, che “la maggior parte dei vicovaresi (e, temo, non solo dei vicovaresi n.d.a.) continua a preferire l’assai più semplice chiacchiera
da bar o il pettegolezzo piuttosto che un confronto aperto sui fatti: praticamente nessuno dei presenti ha contraddetto o è intervenuto su quanto
veniva esposto, anche coloro che sono in forte
contrasto con la maggioranza”.
Questa iniziativa di ampio respiro dunque si è
ridotta ad una pura e semplice comunicazione
autoreferenziale e rappresenta un’occasione persa
di confronto e di proposta: faccia mea culpa l’amministrazione (alla quale, anche se forse sbagliando la forma, va comunque riconosciuto il merito
di aver cercato uno spazio di dialogo), faccia mea
culpa soprattutto la cittadinanza che, seppur ostacolata da qualche bandiera rossa di troppo, avrebbe dovuto cogliere questa occasione. Speriamo
che la prossima volta (perché è intenzione della
Maggioranza ripetere l’esperimento) si possa
assistere ad un dialogo vero e costruttivo piuttosto
che ad un monologo piuttosto infruttuoso.
Vicovaro
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Chiude il Convento di San Cosimato?
di Roberto Bontempi
I cittadini chiedono garanzie e chiarezza
Il convento di San Cosimato, una
frazione a 2 chilometri da
Vicovaro, ha origini antichissime: i primi insediamenti di anacoreti nelle suggestive grotte sottostanti l’attuale struttura risalgono infatti addirittura al VI secolo.
Sempre a quel periodo risale l’elezione ad abate della neonata
comunità monastica di Benedetto
da Norcia, il padre del monachesimo occidentale il quale, narra la
leggenda, proprio qui subì un
tentativo di avvelenamento. Da
allora alterne vicende hanno
tenuto in bilico il destino del convento che, affidato
a diversi Ordini religiosi nel corso della sua storia
ultramillenaria, ha subito soppressioni, ampliamenti, ricostruzioni e restauri (l’ultimo nel 2000), fino a
quando, nel 1936, esso passò definitivamente sotto
il controllo della Provincia Romana dei frati Minori.
Il complesso del convento dispone, oltre alla chiesa,
anche di un’oasi francescana composta da un grande giardino e da una struttura di accoglienza che fornisce ai gruppi camere per dormire e ristorazione, e
alcune sale interne messe a disposizione per meeting e convegni di vario genere. Ma forse, in questo
articolo, dovrei usare il passato, infatti recentemente il convento vive una grande crisi iniziata con la
dipartita, lo scorso Marzo, del padre guardiano della
comunità, padre Claudio Tedeschini.
Padre Claudio, infatti, era abilissimo a gestire anche
la ricettività dell’oasi con le camere e la ristorazione,
mentre adesso le strade dell’oasi da una parte e della
chiesa e del convento dall’altra, sembrano destinate
a separarsi irrimediabilmente: la gestione della ricettività è infatti stata affidata a una cooperativa con
una gara d’appalto, mentre il convento, a quanto
sembra, sarà destinato a chiudere per il trasferimento imminente di padre Rocco (che, presente da quasi
dieci anni a San Cosimato, è stato un artefice determinante della rinascita della parrocchia locale) e
padre Nicola (il giovane frate chiamato a sostituire
padre Claudio) e la mancanza di ricambio da parte
del padre Provinciale. È stata questa notizia a causare il sit-in spontaneo e pacifico organizzato giovedì 2
febbraio dai cittadini di San Cosimato che non
vogliono essere privati di un punto di riferimento
così importante come il convento: sembra infatti che l’idea del Provinciale sia
quella di aprire la chiesa solo per la
celebrazione della messa domenicale
con un frate part-time, spazzando via
con un colpo solo tutte le attività collaterali che, negli ultimi anni e grazie
all’impulso decisivo di padre Rocco,
contraddistinguevano la vita della parrocchia: la catechesi ai ragazzi, l’attività del Gruppo di preghiera e così via.
In realtà su questo episodio c’è molta
poca chiarezza: non è ancora molto
chiaro se ci sia una qualche relazione
tra l’acquisizione dell’appalto della
ricettività e la chiusura del convento, e se la decisione di rimuovere padre Rocco e padre Nicola
abbia qualche motivazione che vada al di là della
versione ufficiale. L’Amministrazione comunale,
accusata dai cittadini di non aver tenuto conto in
maniera adeguata delle conseguenze sociali che la
perdita di un simile punto di riferimento potrebbe
rappresentare per San Cosimato, si è detta disponibile ad accompagnare una delegazione di cittadini
dal Padre provinciale per chiedere delucidazioni,
non appena questi rientrerà da una missione in
Brasile. Ma ancora molti nodi restano irrisolti: il
padre Provinciale, seppur in una autentica penuria
di materiale umano da impiegare, è conscio fino in
fondo dell’importanza storica di San Cosimato e del
vuoto che un simile provvedimento rappresenterà
per tutti i cittadini? La curia di Tivoli, seppur non
potendo intervenire direttamente nelle faccende
dell’Ordine francescano, ha preso posizione e tenuto conto del fatto che molti fedeli resteranno senza
un sostegno spirituale concreto e quotidiano su cui
contare? Il vincitore dell’appalto dell’oasi terrà
conto della particolare natura del luogo che avrà in
gestione o convertirà la struttura in maniera neutra
dimenticandone l’origine e la vocazione profonda?
Sono queste alcune delle domande che si pongono i
cittadini e ai quali i diretti interessati devono rispondere in maniera chiara e concertata fornendo alla
popolazione le necessarie garanzie affinché la frazione di Vicovaro possa continuare a contare su una
presenza cristiana stabile e questo luogo così suggestivo possa continuare ad esistere senza rinnegare la
propria storia.
26
Mandela
LA CHIESA DI SAN NICOLA
di Nazareno Bernabei
Tratto dal libro “DA CANTALUPO A MANDELA”
seconda parte
Ci vollero ben otto anni però
(come dimostra l’annotazione
del 30 maggio 1606 relativa
alle spese di alloggio del
mulattiere che aveva portato
l’altorilievo) per realizzare “il
quadro di marmo” che, ancora
oggi può essere ammirato nella
cappella, a fianco della porta
laterale, da allora dedicata a
S. Gregorio.
La cappella e l’altare, evidentemente, erano state realizzate
nel frattempo tra il 1598 e il
1606.
Consistenti lavori di riparazione
del tetto della chiesa si svolsero
nel 1637, 1685 e 1694.
Nel 1717 il Vescovo ordinò
che si facesse più alto il campanile e una nuova fusione
della campana dell’orologio,
già allora installato sul campanile stesso.
I lavori di sopraelevazione del
campanile furono eseguiti negli
anni successivi tanto è vero che
nel 1727 il Vescovo, tornando
sulla questione, dispose che il
campanile fosse dotato di idonea copertura in quanto così
com’era (evidentemente a torre) era causa di grosse infiltrazioni d’acqua che interessavano
tutta la chiesa ed in particolare
la Cappella del S. Crocifisso,
proprio in quegli anni rimpicciolita per consentire il rinforzo
della base del campanile in
modo da sostenere la sopraelevazione.
Tutti i lavori risultano ultimati
nel 1731.
Il Campanile però non aveva
l’aspetto attuale, poiché, da una
nota del 20 marzo 1844, risulta
che si decise di demolire la
vecchia copertura a cupola per
costruirne una a padiglione, di
struttura più semplice e anche
meno costosa, quella visibile
oggi.
Anche la facciata subì ulteriori
interventi di rifacimento come
quelli eseguiti nel 1735-36 e
sempre nel 1736 fu realizzato
anche il pavimento che richiese
l’utilizzazione di ben 1750 quadroni, oltre 700 mattoni di
guide per la navata e 330 quadroni per la tribuna, presi dalle
fornaci di Anticoli e Vivaro.
Nel 1785 fu smantellata la
copertura a capriate e la chiesa
fu sopraelevata di alcuni metri,
ricostruendo la copertura a
volta e aprendo le attuali finestre per una adeguata illuminazione interna.
Dello stesso periodo sono i tre
grandi affreschi posti ai lati e
sopra l’altare maggiore che
rappresentano rispettivamente
la missione di S. Pietro, la conversione di S. Paolo e S. Nicola
con Cristo e Maria.
Sambuci
27
INTERVENTI SULLE OPERE PUBBLICHE
NEL COMUNE DI SAMBUCI
di Ramona Pompili
Continua l’attuazione del programma di intervento delle opere
pubbliche nel Comune di Sambuci.
Dopo il completamento del progetto per il riuso a struttura ricettiva
dell’ex Convento dei Frati Francescani Minori, l’Amministrazione,
presieduta dal Sindaco Dario Ronchetti, ha dato inizio ai lavori di
recupero del primo e secondo
piano del Castello Theodoli. I
lavori, iniziati a gennaio 2006, termineranno entro l’estate e rende-
ranno fruibile al pubblico i due
terzi della struttura. L’importo, di
300.000 Euro, necessario ad eseguire i suddetti lavori è stato finanziato con interventi della Regione
Lazio, della Provincia di Roma,
della X Comunità Montana e del
Comune di Sambuci.
A completamento del recupero
architettonico del piano primo del
Castello, in primavera, partiranno i
lavori di restauro degli affreschi del
salone delle Prospettive e il restauro del soffitto ligneo
finanziati dalla Provincia di Roma.
Inoltre sono stati
portati a termine i
lavori di riconsolidamento e messa in
sicurezza dell’edificio che ospita la
sede comunale e le
scuole elementari.
L’intervento, resosi
necessario a seguito
del sisma del 2000,
è stato realizzato
Lo stabile del Comune e della Scuola
con un contributo di 154.000 Euro
della Regione Lazio.
Attraverso l’utilizzo di un nuovo
contributo di 71.000 Euro, concesso al Comune di Sambuci dall’Assessorato ai LL.PP. della Regione
Lazio, verranno completati i lavori
di sistemazione interna dalla sede
comunale.
Una facciata del castello
L’ex Convento dei Frati Francescani
28
Tradizioni popolari
LETTERATURA POPOLARE
STORNELLI AMOROSI
selezione ed elaborazione del testo a cura di Gualtiero Todini
Dalla tesi sulle “Tradizioni Popolari a Castel Madama, 1949” di Vittorio Todini
Proseguendo la nostra galoppata fra le tradizioni
popolari di Castel Madama, ci imbattiamo nella
letteratura popolare: essa si può dipanare in versi
e in prosa. Non sempre, come vedremo, si toccano livelli eccelsi, diciamo: i vertici della poesia; e,
così, nella sezione degli stornelli amorosi, ne troviamo alcuni sinceramente modesti, come il
seguente:
E lo mio amore se chiama Franciscu,
ju tengo retrattatu ‘n faccia a ‘n fiascu
‘nne vota che vajo a beve je do ‘n bacittu.
Ma la rappresentazione prende già il vento quando il moroso viene colto nell’atto di sciogliere
l’aratro e di attaccare le cavalle o quando un
ulivo fa pendere i suoi rami a fare ombra sulla
ragazza del cuore:
E menne vojo j suppe alla Valle
addò l’amore mio j’aratru scioje,
scioje j’aratru e attacca le cavalle.
A Suaventru ce sta ‘na pianta ‘e iva
e a via Fore repenne le rama,
pe’ ffa l’ombra a la recazza mia.
Un altro stornello coglie la “bella” che ricama e
cuce e, intanto, a bassa voce canta:
Fiore de noce,
quanno la bella mia ricama e cuce,
li canta li stornelli a bassa voce.
Non sempre – come ben sappiamo – l’amore è
solo gioia; qualche volta, infatti, è tormento e
pianto:
Fior d’amaranto,
ciò chiuso dentr’al core ‘n gran tormento
e quanno sono solo, sfogo ‘n pianto.
Un simpatico quadretto familiare descrive una
figlia che vuole sposarsi, la madre che piange e il
padre che fa il tonto e non risponde:
La fija vo’ ju maritu e la matre piagne;
ju pare fa da tuntu e no’ responne.
Sacrosanta è la rivendicazione della ragazza;
anche lei vuole un marito, dal momento che anche
a lei Madre Natura… gliel’ha data:
Tutte se maritanu e io nnone
armancu ‘nna tenesse, omarimene!
Gli stornelli che seguono colgono l’innamorato
nell’atto di proferire dichiarazioni d’amore fra
il gastronomico, il sensuale e la generosa munificenza:
Canto me piaci!
Più che ‘na minestra pasta e ceci;
me tte vurrìa magnà a forza ‘e bbaci.
Canto sei bella!
Domenica te faccio la coralla
e li ricchini co lla campanella.
Tradizioni popolari
La Variante è oggi un’arteria vivace e popolosa,
ma ieri era meta degli innamorati che fra gli ulivi
si davano, non visti, tanti bacetti:
A la Variante so’ tutti leveti:
a coppie a coppie vanno i ‘nnamorati,
se danno li bacetti e ‘nno li vedi.
29
Concludiamo questa rassegna di stornelli con
versi di autentica poesia, che vanno dai sospiri
che “trapassanu le mura” alla voglia di cantare
“finché resce la luna e se fa giorno”:
Suspiri che trapassanu le mura
comme la subbia trapana la sòla!
La mamma di lei non vuole e quante volte lui
deve farsi sotto alla finestra a sospirare, per farla
convertire?
Vurìa murine e no vurìa la morte,
vurìa murine e no vurìa lassatte.
E cante vòte me cce fa vinine
de sottu a ssa fenestra a suspirane,
pe’ ffalla la tua mamma cunvirtine?
Tutta stanotte vojo annà cantanno,
finché resce la luna e se fa giorno
e finché j’occhi miei gridano “sonno!”.
30
Letteratura
ELIAS CANETTI
UNO SGUARDO SUL NOVECENTO
di Ivano Moreschini
Siamo una società che rincorre
gli anniversari, o magari ne
approfitta per ricordare qualche
evento, o qualche personaggio.
Questo avviene soprattutto nelle arti: è uno spunto per riproporre all’attenzione questo o
quell’autore.
Partecipiamo anche noi a questo
rito, ed in occasione del centenario della sua nascita, parliamo
di un autore in lingua tedesca,
che ha avuto un certo successo
anche in Italia, e che a nostro
avviso merita di essere conosciuto. Si tratta di Elias Canetti,
premio Nobel per la letteratura
nel 1981.
Canetti è di famiglia ebrea
sefardita, cioè proveniente dalla
diaspora degli ebrei spagnoli, e
nasce il 25 luglio 1905 in Bulgaria, a Rutschuk. Tra le diverse
lingue della sua infanzia (spagnolo antico, bulgaro, inglese)
sceglierà la lingua tedesca, insegnatagli dalla madre e comunque lingua della civiltà egemone nel centro Europa della
prima metà del novecento.
La sua formazione trascorre tra
Vienna, Zurigo, Manchester,
Francoforte, ed è godibilmente
descritta in una parte importante
della sua opera letteraria.
Parliamo della sua autobiografia, che uscì in più volumi tra
il 1977 ed il 1985, e che lo
consacrò come figura letteraria,
fino a meritargli il Nobel.
I volumi, editi in italiano da
Bompiani, sono:
“La lingua salvata”;
“Il frutto del fuoco”;
“Il gioco degli occhi”.
Vi è descritto innanzitutto uno
straordinario rapporto con la
madre, che rimane presto vedova, quando Elias aveva appena
sette anni.
La fama di Canetti dunque è
giunta relativamente tardi, e
provocò anche la riscoperta del
libro che Claudio Magris considera la sua opera più alta, ed una
delle grandi opere del novecento. Si tratta di “Die Blendung”
(L’accecamento), titolo che in
italiano venne reso con il consenso dell’autore con “Auto da
fé”. Il romanzo, uscito in sordina nel 1935, ma completo già
dal 1931, narra la vicenda di un
intellettuale che vive di libri,
chiuso nella sua enorme biblioteca, viene convinto al matrimonio dalla sua governante
Therese, e pian piano esce dal
suo mondo, per ritornarvi nel
finale, nel quale darà fuoco a
tutti i suoi libri, compiendo
appunto uno spettacolare auto-
dafè. Il romanzo è popolato di
personaggi di un realismo fantastico: il nano Fischerle, il portinaio detto il Gatto Rosso: una
Vienna uscita da un quadro
espressionista.
Canetti è autore ossessionato da
alcuni temi: il rifiuto della
morte, l’analisi del ruolo delle
masse e del potere nel novecento, il rapporto tra il potere e la
sopravvivenza. La sua opera
maggiore in questo campo, un
po’ saggio antropologico, un
po’ letteratura, è “Massa e potere”, uscita nel 1960 dopo vent’anni di ricerche. Canetti, ebreo
colto, attratto per questo dalla
grande cultura di lingua tedesca, osserva attonito l’ascesa di
Hitler, la fascinazione che il
nazismo provoca sulla Germania, la pulsione di distruzione ed
Letteratura
autodistruzione che coinvolse il
mondo e giunse fino al tragico
epilogo del 1945. Crede di trovare la spiegazione a tutto ciò
nei fenomeni di massa, e li analizza nel dettaglio. Ne emerge
uno sguardo acuto, preoccupato, partecipe sul nazismo, cuore
di tenebra del novecento.
Oltre a queste opere maggiori,
Canetti ha scritto anche opere di
teatro
“Le Nozze”;
“La commedia della vanità”;
“Vite a scadenza”.
31
Raccolte di saggi letterari:
“La coscienza delle parole”
tra i quali spicca una importante
analisi di Franz Kafka, libri di
viaggio come “le Voci di Marrakesh”, quaderni ed appunti che
sono vere e proprie raccolte di
aforismi come “La provincia
dell’uomo”.
Le opere citate sono tutte edite
in italiano da Adelphi, o da
Bompiani.
Elias Canetti muore a Zurigo
il 14 agosto 1994.
La recensione di un autore, per la pubblicazione in un giornale come il nostro, comincia un po’
per gioco, perché magari tanto tempo fa ci è piaciuto un suo libro e allora lo vogliamo comunicare
agli altri.
Oppure semplicemente perché ci sono delle pagine da riempire nel giornale, perché il mese che è
passato per la redazione scarseggia di argomenti.
Poi ci si accorge che riprendere in mano quei libri a tanti anni di distanza ti mostra un autore diverso, e ti ricorda un te stesso diverso.
È un po’ come riascoltare una canzone che non si sentiva da tempo, o tornare in posti dimenticati,
dove avevi passato bei momenti. Tutto sommato è una bella sensazione.
È per questo che proponiamo questo gioco ai lettori: inviateci le recensioni di un autore, o magari solo di un libro che vi è particolarmente piaciuto.
Vi garantiamo la pubblicazione, sperando che la proposta abbia un riscontro e regga nel tempo.
Si può mandare per posta all’indirizzo dell’Associazione Albatros, Vicolo Giustini, 10
00024 Castel Madama (Roma) oppure via e-mail agli indirizzi:
[email protected];
[email protected]
Vi chiediamo solo recensioni di libri o presentazioni di autori non troppo lunghe (max una
pagina in formato word, corpo 12) e ovviamente firmate.
Vi aspettiamo
32
Vicovaro
PALAZZO CENCI BOLOGNETTI
di Carla Santolamazza
Il palazzo di Vicovaro, esempio di architettura settecentesca, è realizzato, per volontà
della famiglia Cenci Bolognetti, dall’ampliamento ed ammodernamento del vecchio
castello degli Orsini, costruito nel XIV secolo tra la Rocca e la Porta Superiore
Nel XII secolo il centro di Vicus Variae viene ricolonizzato e nel 1191 Papa Celestino III cede il territorio agli Orsini, che con una serie di opere pubbliche concorrono a dare al paese il periodo di
maggiore benessere e splendore. Nel 1260 gli
Orsini edificano il castello, e la ricostruzione della
rocca e della cinta muraria imprimono al borgo il
carattere di vero e proprio castrum. Con la trasformazione del vicus in fortezza vengono eretti i torrioni e nelle mura è inserito il portale gotico con la
rampa di accesso interna. Le sale sono affrescate
nel trecento e quattrocento. Questo splendido
Palazzo Baronale, nel tempo, ha ospitato uomini
illustri, tra cui, verso la fine del XV secolo, papa
Pio II Piccolomini. Nel 1493 qui si sono incontrati
papa Alessandro VI Borgia e il re di Napoli
Alfonso II, decisi a contrastare le mire espansionistiche di Carlo VIII re di Francia. Il castello
diventa un palazzo nel 700 e sono i Cenci Bolognetti a dargli l’attuale fisionomia. Gli Orsini, che
fino alla fine del XVII secolo ne avevano mante-
Palazzo Cenci Bolognetti: arcata gotica
Palazzo Cenci Bolognetti: mura della rocca
nuto il possesso, ne sono privati, quando nell’aprile del 1692, previo “chirografo” di papa Innocenzo
XII (1691-1700), si autorizza la vendita di Vicovaro al conte Paolo Bolognetti ed al figlio Ferdinando per la somma di 66.000 scudi. I Bolognetti, patrizi originari di Bologna, iniziano così a
Vicovaro in quegli anni la trasformazione dell’ex
Palazzo Orsini che tramutano in una costruzione
più consona al loro rango. Il vasto edificio è realizzato sotto la direzione dell’architetto Sebastiano
Cipriani, a partire dal 1693. Questa prima fase di
lavori si conclude nel 1721 e comporta l’edificazione di una nuova ala del Palazzo (l’odierna facciata), con semplici finestre, e di altri caseggiati
destinati alla servitù ed alla attività agricola. Sono
rinnovati, inoltre, gli ambienti interni, dove furono
ospitati nel 1789 Pio VI, nel 1834 Gregorio XVI e
nel 1847 Pio IX.
Sistemazioni successive sono dirette dagli architetti Nicola Salvi, Giuseppe Doria, Girolamo
Theodoli, ed interessano altre parti del complesso.
I Bolognetti non legarono mai con la popolazione
locale e, quando il casato si estinse, il Comune
incamerò molti dei loro beni. Oggi del periodo
medievale e rinascimentale, rimangono: la Rocca
con le torri cilindriche e resti del “Maschio” quadrato; la vecchia entrata del Palazzo Orsini, con
l’arcata gotica in marmo della prima metà del XV
secolo; e resti di affreschi.
Vicovaro
LA FAMIGLIA CENCI BOLOGNETTI
I Cenci, famiglia nobile discendente dall’antica Gens Cincia o da un Cencio del ramo dei Crescenzi, avevano la loro più antica residenza nel rione Regola, allargandosi fino al vicino rione Sant’Angelo. Nel trecento
ebbero la carica di cancellieri della città e il più illustre rappresentante fu Giovanni, cancelliere, capitano
dell’urbe e senatore nel 1380. Dal quattrocento i Cenci, imparentati con gli Orsini e i Colonna, divennero i
più importanti mercanti-banchieri di Roma e parteciparono alle lotte politiche. Nel cinquecento il ricco casato divenne uno dei più numerosi: i vari membri aumentarono la loro importanza e allargarono i possedimenti della famiglia con nuove terre, baronie e feudi. Ma verso la metà del cinquecento il casato entrò in crisi
per una serie di delitti compiuti da alcuni membri della famiglia, furono puniti con una dura sentenza
che decretava la morte e la prigionia a vita per diversi di loro, a cui non fu estraneo il papa Clemente VIII,
desideroso di impadronirsi dei loro beni. Alla fine
del seicento il casato dei Cenci, per mancanza
di eredi maschi, dato l’alto numero di prelati, vescovi e cardinali, si ridusse a pochi membri e nel
1772 quando Virginio Cenci sposò Maria Anna
Bolognetti, il loro figlio Girolamo aggiunse al
proprio cognome quello della madre, ed ereditò
il titolo di principe di Vicovaro e i beni di famiglia,
iniziando il ramo dei Cenci Bolognetti, che furono
ascritti al patriziato romano con Senatus Consulto
del 1838. Così tutti i discendenti furono patrizi
romani, principi di Vicovaro e marchesi di Rocca
Priora.
Palazzo Cenci a Roma: si trova in piazza Monte
Cenci 17-20-21, nel rione Sant’Angelo. La costruzione dei vari edifici che costituiscono il palazzo
risale al cinquecento, quando sul Monte Cenci
Palazzo Cenci Bolognetti: ingresso
furono acquistate e demolite alcune case dei
Crescenzi. Già nella seconda metà del trecento i Cenci sono presenti sul monte con un balneum e una torre in
seguito a lotte medievali. Il palazzo assume l’aspetto attuale tra il 1570 e il 1585 ad opera di Francesco Cenci
membro della famiglia attorno al quale si scatenò la tragedia familiare e la decadenza del casato. La facciata
principale del palazzo, al piano terreno, presenta due portali a sesto semicircolare incorniciati da bugne rustiche, uno è sormontato da un rilievo romano con testa di medusa. Li sovrasta una costruzione a mattoni che termina con una loggetta cinquecentesca. La parte posteriore del palazzo, sulla piazza dei Cenci e la via Beatrice
Cenci, al pianterreno, presenta un arco sormontato da una loggia e finestra incorniciata da stucchi settecenteschi. La sopraelevazione è ottocentesca. Il terzo piano è coronato da un fregio con le mezzelune dei Cenci e le
aquile dei Lante, una delle famiglie romane con cui i Cenci erano imparentati.
Palazzo Cenci Bolognetti a Roma: è in piazza delle Cinque Scole 23, nel rione Regola. Fu costruito
nell’ottocento sull’area occupata da alcune case demolite, che facevano parte dell’“isola” Cenci. La
realizzazione dell’edificio ad L indica, sul lato corto, l’inserimento di elementi architettonici di quelle
costruzioni cinquecentesche. Il grande portale presenta inciso
nell’architrave il cognome Cenci Bolognetti ed è sovrastato da
una loggia. Il prospetto lungo si sviluppa su tre piani: il primo è a
finestre architravate, il cornicione a mensole presenta decorazioni
di rose e mezzelune.
Palazzo Petroni Cenci Bolognetti a Roma: è in piazza del Gesù
46, nel rione Pigna. L’edificio originale è del cinquecento, costruito per i Petroni, trasformato nel 1737 fu venduto ai Bolognetti e
diventò la dote per l’ultima donna di questa famiglia che sposò un
Cenci nel 1772. Il palazzo fu restaurato nell’ottocento e venduto nel
1970 dai Cenci all’università di Roma e diventato poi la sede della
Democrazia Cristiana. La facciata è composta di due piani, oltre il
pianterreno e l’ammezzato, con un ampio portale con due pilastri
sottostanti un balcone. I due piani sono scanditi da quattro pilastri,
con finestre a timpano triangolare, tranne quella centrale con timProcesso a Beatrice Cenci
pano centinato.
33
Teatro
35
AMATORIALMENTE TEATRO
di Mario Di Nardo
Un mondo vivo, ricco di idee e piuttosto attivo, questo è il
panorama del teatro amatoriale, che annovera tra le sua fila
decine di compagnie teatrali, le quali nascono, vivono e
“muoiono” con cicli vitali che vanno da una sola stagione ad
esperienze lunghe decenni.
Le compagnie amatoriali sono difficilmente inquadrabili (nonostante esistano molte associazioni di categoria che tendono a classificarle e registrarle) in quanto, spesse volte, la loro
attività, contrariamente a quella professionistica, è regolata
soprattutto dalla fortuna, dall’abilità e dallo spirito di abnegazione dei propri componenti i quali, per statuto, esercitano
l’arte di attore senza compenso alcuno se non il plauso del
pubblico. Il teatro, soprattutto nella forma amatoriale, aiuta
ad abbattere i muri dell’incomunicabilità tra le varie generazioni. Lo spirito cameratesco che si instaura tra gli attori e il
regista fa sì che non esistano più, all’interno del gruppo teatrale, differenze di età o di ceto sociale. Lo scopo comune di
una realtà amatoriale (non essendo “inquinato” dal punto di
vista commerciale dell’attività) è sempre e comunque quello
dell’espressione artistica e della sua diffusione in ogni forma
e con ogni mezzo (chiaramente lecito). Alcune persone
entrano a far parte di realtà amatoriali anche per far fronte
alle proprie paure. Esorcizzandole in palcoscenico, luogo
dove ci si ritrova “a nudo” davanti al pubblico, si ha la possibilità di inquadrare i propri limiti per capirli, avvicinarli ed infine superarli. Una sorta di terapia analitica (ma molto più economica) che va a regalare, ai soggetti coinvolti, delle parentesi di libertà di espressione altrimenti impossibili nella vita di
tutti i giorni. Libertà di essere e accettazione di se stessi e dei
propri “compagni di viaggio” diventano così un percorso di
crescita interiore e artistica di alto valore.
Parlando di compagnie amatoriali, non bisogna dimenticare il
coraggio di produrre esperienze teatrali al di fuori dei luoghi
deputati alle grandi produzioni, lavorando con pochi mezzi,
poco denaro e senza sponsor sia privati che pubblici.
Possiamo ritenere che la molla che spinge i moderni “crociati” dell’arte sia comunque la voglia di raccogliersi intorno all’idea di poter creare qualcosa insieme interagendo in strutture
organizzate siano esse circoli, oratori, club, associazioni culturali, centri sociali ecc. I generi dei lavori affrontati dalle compagnie sono i più disparati. Tutta la drammaturgia moderna e
classica viene studiata ed analizzata (su diversi livelli di elaborazione). Una grossa percentuale di compagnie amatoriali
dedica la propria attenzione a lavori di autori dialettali. Infatti
uno degli scopi di questi gruppi è la conservazione dei propri
dialetti spesso superati o cancellati dall’evoluzione (o involuzione) del linguaggio moderno. Anche grazie a questo lavoro
di rielaborazione si mantengono vivi autori immortali anche se
legati ad esperienze di vita tipicamente regionali. Il teatro dialettale è stato spesso considerato di livello inferiore a quello
in lingua, ma non dimentichiamoci che il dialetto arriva dal
popolo e grazie al palcoscenico torna ad esso nobilitato ed
arricchito diventando di immediato impatto emotivo anche per
un pubblico di livello culturale non eccelso inserendosi così,
nel panorama artistico, come un buon punto di partenza ad
un approccio successivamente più maturo al teatro cosiddetto impegnato. Non a caso alcune compagnie amatoriali, inserite in circuiti usualmente sfruttati esclusivamente dal mondo
professionistico, non solo propongono valori artistici di ottimo
livello ma riescono anche a risultare, nella loro naturalezza di
espressione, addirittura più efficaci di tante realtà “commerciali” che, forse, hanno smarrito il lato artistico del proprio
mestiere prediligendo quello economico.Il mondo del palcoscenico amatoriale è aperto a chiunque, non è un ambiente
elitario, tutti possono avvicinarcisi, volendo in punta di piedi,
per “sbirciare” qual è la magia… infatti molte compagnie tengono le proprie prove a “porte aperte”, proprio per avvicinare
in ogni modo gli altri, per esaltare lo spirito di aggregazione e
interscambio di esperienze. Non è necessario essere particolarmente dotati di qualità attoriali per approcciare un palcoscenico in una compagnia amatoriale in quanto i tempi e le
scadenze (rispetto a realtà professionistiche) sono maggiormente dilatati. Il tempo di imparare ed acquisire i meccanismi
principali del recitare è maggiore qui rispetto ad altrove. Il lato
umano è sempre in primo piano ma, naturalmente, non tutto
l’ambiente è un unico idillio, come in ogni attività umana c’è
posto anche per i sentimenti peggiori che la vita in comunità
purtroppo può offrire.
Invidia, odio, incomprensione e incomunicabilità fanno
parte dell’uomo e, inevitabilmente, appaiono nelle sue
manifestazioni.
È bello però pensare, magari in maniera del tutto ottimista,
che anche dai peggiori sentimenti un buon regista o meglio
una buona persona parlando di teatro amatoriale, possa
distillare arte efficace e del tutto appartenente al miglior interprete del pianeta terra: l’uomo.
Vino
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COGNAC: TRADIZIONE ED ELEGANZA
di Marco Moreschini
È giustamente definito come le ROI dei distillati, e non a torto. Il calore, la suadenza, la classe e l’eleganza delle sue caratteristiche gusto-olfattive
ammaliano e continueranno a farlo. Stiamo parlando
di sua altezza il Cognac, acquavite di vino prodotta
in Francia a nord di Bordeaux, nella zona che trae il
nome dall’omonimo comune nella Charente. Proprio
in questa regione avviene l’incontro del clima
Atlantico con quello interno continentale e l’intera
regione di produzione detiene l’appellativo AOC
(Appellation d’Origine Contrôlée). La zona è stata
disciplinata dalla cosiddetta “carta dei cru”, sancita
nel 1909, la quale divide in sei zone ufficiali di produzione di vino, dette appunto “cru”. Queste zone
prendono il nome di:
– Grande Champagne, Borderies;
– Petite Champagne;
– Fins Bois Bons Bois;
– Bois à Terroir o Bois Ordinaire,
e le zone di produzione dei migliori cognac sono la
Grande e la Petite Champagne.
Ricordando che la distillazione è un processo,
basato sulla diversa temperatura di ebollizione di
liquidi di diversa composizione, che permette di
separare i diversi componenti di una miscela liquida,
con la selezione degli stessi e la concentrazione dell’alcool, andiamo a vedere da dove sprigiona l’eleganza questo splendido prodotto della tradizione
francese, le cui prime tracce risalgono alla prima
metà del ’600.
La materia prima è un semplice vino composto
da Ugni Blanc, il nostro Trebbiano, con piccole
quantità di Folle e Colombard, altri due vitigni a
bacca bianca della zona. I vini prodotti con queste
uve sono molto leggeri, con bassa gradazione alcolica ed un alto tenore di acidità, particolarmente adatti alla distillazione.
Questa avviene fra il 1° settembre ed il 31 marzo
di ogni anno, utilizzando i caratteristici alambicchi
conosciuti con il nome di “Charentais” e che risalgono al XV secolo e che sono completamente in
rame, nel modo discontinuo. Questo sta a dire che ci
sarà una doppia distillazione, che da un liquido lattiginoso, proveniente dalla prima, chiamato bruillis
(processo di 8-10 ore), di circa 20-25°, porterà alla
seconda distillazione con la bonne chauffe (10-12
ore), il “riscaldamento buono” che farà ottenere un
distillato di circa 64-72 gradi. È un’operazione
molto delicata che richiede una grande esperienza da
parte degli operatori, i quali sono preposti a scartare
il condensato di testa e di coda, cioè la prima e l’ultima parte, tenendo solo la parte centrale, il famoso
“cuore” del distillato.
Da qui si passa alla fase dell’invecchiamento del
distillato in botti di rovere del Limousin da 350 litri,
che tanto danno in quanto a caratteristiche gusto olfattivo allo stesso distillato e che tanto ne fanno perdere,
visto che la porosità del legno lascia andar via dal 2 al
4% del liquido disperdendolo in aria (la cosiddetta
part des anges, parte degli angeli). E l’invecchiamento sarà di minimo 30 mesi fino a … 60 anni!!!
E nella chai (cantina) gli stessi passeranno dalle
bonbonnes (botti,) alle damigiane, per non rendere
eccessivi i toni di legno al palato. Qui il maestro
distillatore (maitre de chai), dà il suo ultimo tocco
con l’assemblaggio di distillati di diverse annate per
ottenere la migliore e più armonica miscela (mélange) dello stesso distillato, essendo accorto durante le
operazioni di taglio di diluire il tutto con acqua
distillata fino ad un minimo di 40 gradi alcolici. Il
cognac viene infine imbottigliato ed avviato al processo di distribuzione che lo farà arrivare nei negozi
di tutto il mondo. A seconda degli anni di invecchiamento avremo diversi cognac: Trois Etolies e Very
Superior (dai 3 ai 4-5 anni), Very Superior Old Pale,
Very Old e Reserve (dai 4-5 anni ai 6), Vieille
Reserve, Vieux, Napoléon, oltre i sei anni, con qualità eccezionali. Spesso lo si beve in cocktail, ma
permane il fascino di vederlo accoppiato ad una
buona tavoletta di cioccolata, o perché no, come è
stato ammesso anche nell’ultimo conclave, con un
bel sigaro, per godersi momenti di rilassamento.
Il tutto, ovviamente, non di mattina al bar e con
la adeguata moderazione!!!
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Musica
BACH IN VIDEO
di Marco Cicogna
“Passione secondo Giovanni”
Bach Collegium Japan
Dir. Masaaki Suzuki
Registrato alla Suntory Hall di Tokio il 28/7/2000
Durata 95 min. – video 16:9 – audio PCM stereo, Dolby Dig. 5.1,
DTS 5.1
“Concerti Brandeburghesi”
dalla “Spiegelsaal” del castello di Cothen
Freiburg Baroque Orchestra
Dir. Gottfried von der Goltz
Durata 108 min. – video 16:9 – audio PCM stereo, Dolby Dig. 5.1
“The Italian Bach in Vienna”
Concerti per cembalo e fortepiano al Musikverein di Vienna
“Il Giardino Armonico”
dir. Giovanni Antonini
Durata 73 min. – video 16:9 – audio PCM stereo, Dolby Dig. 5.1
“Oratorio di Natale”
dalla Herderkirche di Weimar - English Baroque Soloists
Monteverdi Choir
Dir. John Eliot Gardiner
Durata 198 min. (2 DVD) – video 16:9 – funzione multiangolo
PCM stereo, Dolby Dig. 5.1, DTS 5.1
Quando assistiamo ad un concerto è scontato che
l’ascolto sia accompagnato dalle immagini. In realtà non è la musica ad avere bisogno delle immagini,
ma è certo che il nostro sistema emotivo comprende
meglio l’evento sonoro se l’udito è assistito dalla
vista. Dal vivo il coinvolgimento aumenta attraverso la visione dell’ambiente, dell’orchestra, degli
strumentisti, dei cantanti, che possiamo seguire nei
loro movimenti, nello sforzo interpretativo. Molti
appassionati hanno oggi in casa impianti audio
video che possono suonare alla grande anche con i
DVD video musicali, scegliendo il meglio di quanto si rende di volta in volta disponibile.
Ma vi è di più. In molti casi il materiale musicale dei
DVD non è altrimenti reperibile in CD audio, trattandosi di concerti dal vivo (per quanto importanti) i
cui diritti televisivi non sono stati acquisiti dalle case
discografiche tradizionali. È il caso, appunto, dei
quattro DVD della serie TDK di cui parliamo questo
mese, tutti dedicati alla musica di Johann Sebastian
Bach. L’anno 2000 ha infatti rappresentato per il
mondo musicale il 250° anniversario della morte del
sommo musicista, celebrato in tutto il mondo con un
grande numero di concerti ed incisioni discografiche. In questi DVD troviamo raccolte alcune tra le
sue pagine più significative: i Concerti Brandeburghesi, l’Oratorio di Natale, la Passione secondo
Giovanni e alcuni concerti per tastiera. Tutti affidati
ad interpreti di indubbia levatura che incidono per le
più importanti etichette. Esecuzioni filologiche
secondo la prassi antica, strumenti originali dei quali
è possibile osservare la diversa fattura e modalità di
esecuzione, un mondo sonoro di indubbio fascino il
cui valore musicale è indiscutibile.
L’Oratorio di Natale è tratto dall’eccezionale tournèe effettuata da Gardiner, che ha offerto l’integrale delle Cantate di Bach in una serie di concerti
attraverso le principali città europee. John Eliot
Gardiner ha pubblicato la maggior parte delle
Cantate in CD audio per la Deutsche Grammophon.
Assieme al gruppo strumentale English Baroque
Soloists ha contribuito a diffondere il repertorio
del Sei-Settecento attraverso letture corrette e allo stesso tempo vive ed espressive. Non fa eccezione la raccolta di sei cantate per il Natale (il
“Weihnachtsoratorium”), in un doppio DVD registrato a Weimar nel dicembre 1999 che include un
ampio documentario con sottotitoli. Suono ed
immagini ai migliori livelli attuali.
C’è poco da dire sui sei concerti di Bach detti
“Brandeburghesi”, tra le più importanti pagine della
musica strumentale barocca, ognuno con una diversa combinazione di strumenti.
Decisamente “leggero” e consigliabile a tutti, l’ascolto e la visione del DVD con il gruppo italiano
“Il Giardino Armonico” diretto da Giovanni Antonini. Uno dei più giovani e dinamici musicisti italiani, è qui affiancato dal duo pianistico delle sorelle Katia e Marielle Labèque, impegnate al fortepiano. I concerti di Bach (padre e figlio) e Vivaldi sono
stati ripresi nella splendida sala del Musikverein di
Vienna. Insolito (per Bach) l’impiego del fortepiano, il cui timbro particolare dialoga nel concerto
BWV 1063 (per tre clavicembali e archi) con il clavicembalo. Fraseggio vivace, curatissimo, grande
energia in queste letture, che beneficiano di un
eccellente supporto tecnico.
Last (but not least), la Passione secondo Giovanni,
affidata a Masaaki Suzuki e al suo Bach Collegium
Japan, formazione che incide per la svedese BIS e
che negli ultimi anni ha curato una buonissima serie
di cantate di Bach. È il primo ensemble asiatico ad
imporsi all’attenzione della critica per il rigore esecutivo della componente vocale e strumentale. Il
concerto pubblico è stato registrato alla Suntury
Hall di Tokyo.