Febbraio - La Piazza
Transcript
Febbraio - La Piazza
Anno 3 - Numero 2 - Febbraio 2006 Periodico dell’Associazione Culturale Albatros ARCI: VIABILITÀ E ARCHEOLOGIA Viabilità 3 LA VARIANTE DEGLI ACQUEDOTTI di Carla Santolamazza Il nuovo ponte, in località Arci proposto dall’assessorato alle infrastrutture e viabilità della Provincia di Roma, eviterà il transito dei veicoli sotto le arcate dell’acquedotto romano che sarà valorizzato dalla realizzazione di un piccolo parco archeologico La proposta, preVisione di insieme dell’intervento sentata dall’Assessore Provinciale alla viabilità Dr. Piero Ambrosi alle amministrazioni dei comuni di Tivoli e Castel Madama, di una variante al percorso della via Empolitana con la realizzazione di un nuovo ponte, risolverebbe l’annoso problema del passaggio continuo e scomodo dei veicoli sotto i resti dell’acquedotto romano, che verrebbero restituiti alla loro funzione di testimonianze archeologiche dalla creazione di un piccolo parco, previsto nello stesso progetto. Dall’esame dello studio di fattibilità sulla variante, fornitoci dall’Assessore Ambrosi, ricaviamo che l’attuale tracciato della via Empolitana subirà una deviazione prima del ponte oggi esistente in direzione Tivoli provenendo da Castel Madama. Il nuovo ponte si ricongiungerà al vecchio tracciato della strada dopo l’attraversamento dei due archi dell’acquedotto. Una variante che permetterà, baipassando i ruderi romani, di rendere a doppio senso la viabilità che oggi si svolge a senso alternato ed eviterà code e intoppi a chi ogni giorno dai paesi della valle empolitana e dalla autostrada si reca a Tivoli o compie il percorso inverso. Sono previsti anche svincoli di conversione, una rotatoria e l’attuale ponte sarà destinato solo alla viabilità dei residenti che abitano sulle colline. Liberati dal transito degli autoveicoli gli acquedotti, inseriti in un mini parco archeologico di cinquemila metri quadrati, organizzato con percorsi pedonali e aree di sosta, vedranno il passaggio sotto i loro archi soltanto dei pedoni e riacquisteranno quel valore artistico e archeologico che hanno perso nel tempo. Lo studio di fattibilità realizzato deve tene- re conto dei vincoli di tipo archeologico presenti in tale contesto per cui la progettazione del nuovo tratto di strada dovrà essere molto accurata e cercare di valorizzare al massimo tutto ciò che attualmente di antico si vede e non si vede. Il finanziamento previsto è di circa quattro milioni di euro, ripartiti in tre anni, di cui i primi trecento destinati alla progettazione definitiva da completarsi entro il 2007. L’impegno dell’Assessore Ambrosi è la realizzazione del progetto per risolvere il problema del traffico in località Arci, dove negli anni sono aumentati gli insediamenti abitativi, gli stabilimenti, gli esercizi commerciali e dove è stato costruito lo stadio comunale con piste di atletica e tribuna coperta che contribuisce notevolmente ad aumentare il traffico durante lo svolgimento delle manifestazioni sportive. Inoltre come sostiene Ambrosi: “Tivoli è il capoluogo del nord-est, quindi ci stiamo muovendo per una viabilità che sia la più efficiente”. 4 Politica CONSIGLIO COMUNALE DEL 31/01/06 di Ivano Chicca Se ve ne fosse stata necessità, questo Consiglio Comunale ha rappresentato l’ulteriore conferma della superficialità e dell’ineguatezza con cui la Giunta Scardala ha amministrato il Paese. Sarebbe stato già un sollievo se con questo Consiglio Comunale si fosse posto fine alle nefandezze prodotte da questa Amministrazione di CentroDestra, invece ti toccherà vederne altre dato che ne sono stati annunciati altri prima della fine del mandato. Seguendo l’ordine dei lavori vediamo cosa è avvenuto. PIANO DI LOTTIZZAZIONE IN LOCALITÀ “FONTE SANTOCCO”. APPROVAZIONE È questa la terza lottizzazione portata all’approvazione del Consiglio dopo l’adozione del Piano Quadro sul comparto 3. La prima, presentata dalla Roma Est sugli ex terreni dei Padri Oblati, era stata approvata dalla Regione con osservazioni, la seconda non aveva avuto risposta dall’organo di controllo per cui il Comune l’ha ritenuta approvata per silenzio assenso, dimenticando che questo è possibile solo nel caso che tutto sia in regola. Ma le cose non stanno affatto a posto, tant’è che la Regione Lazio circa due mesi fa ha scritto al Comune affermando che “più di una perplessità sorge in ordine alla legittimità del contesto in cui la stessa (l’approvazione della Regione) è maturata, posto che una incompleta rappresentazione dei fatti non avrebbe consentito a questa Direzione (Regionale), nell’ambito dell’accertamento di conformità di cui all’art. 2 della L.R. 36/1987, di valutare la correttezza dei procedimenti seguiti da codesto Comune”. Tutto questo sta a significare che la Regione Lazio ha posto uno stop a tutta l’attività edilizia nel comparto 3 perché l’Amministrazione, avendo cancellato con una procedura illegittima la 167 in quel comporto senza comunicarlo alla “La Piazza” Periodico dell’Associazione Culturale Albatros Vicolo Giustini, n. 10 00024 Castel Madama (Roma) - tel. 0774/449849 Anno 3, n. 2 - Febbraio 2006 Registrazione del Tribunale di Tivoli n. 4/2004 del 14/04/04 Direttore Responsabile: Rino Sciarretta Capo Redazione: Carla Santolamazza Redazione: Enrico Cascini, Federico Chicca, Fausta Faccenna, Alberto Grelli, Ivano Moreschini, Paolo Muzi Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero Veronica Moro, Gualtiero Todini, Roberto Bontempi, Tina Tobia, Mario Di Nardo, Ramona Pompili, Giancarlo Micarelli, Marco Moreschini, Nazareno Bernabei, Marco Cicogna, Alessandra Pucella Per la pubblicità rivolgersi al 3490063355 Grafica ed impaginazione: Salvatore De Angelis Stampa: Quaresima, via Empolitana km 3,400 - Castel Madama Chiuso in redazione il 17/02/2006 - Tiratura 1.300 copie SitoWeb: www.lapiazzacastelmadama.com E-mail: [email protected] LA REDAZIONE SI RIUNISCE TUTTI I LUNEDÌ DALLE ORE 18 ALLE 20 SOMMARIO • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • La variante degli acquedotti Consiglio Comunale del 31/01/2006 5 Marzo Primarie a Castel Madama La dichiarazione dei redditi Anagrafe: siamo 7124 Roma e Provincia debbono dialogare Comunità Montana Notizie in breve L’influenza aviaria Tivoli La Scuola In...Forma Vicovaro Mandela Sambuci Tradizioni popolari Letteratura Palazzo Cenci Bolognetti Teatro Vino Musica pag. » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 3 4 6 7 8 10 12 14 17 18 19 23 26 27 28 30 32 35 37 38 Il giornale viene diffuso anche nei paesi di Vicovaro, Mandela, Sambuci, Tivoli Politica Regione e dichiarando poi in sede di approvazione del Piano Quadro che questo era conforme al Piano Regolatore non ha fornito alla Regione, che doveva controllare la legittimità del procedimento, tutti i dati oggettivi, pertanto ora questa sta procedendo ad una verifica dello stato dei fatti. Le procedure adottate che sembrano aver favorito la Roma Est anche perché questa ha potuto utilizzare aree destinate a servizi pubblici per servizi che invece dovrebbero essere previsti all’interno della lottizzazione, di fatto hanno provocato il fermo di quelle presentate da nostri concittadini proprietari di terreni in quella zona. Infatti, non essendo interessati dalla zona 167, se veramente il piano quadro fosse stato conforme al piano regolatore, loro avrebbero potuto costruire. Ora così, campa cavallo! RATIFICA DELL’ACCORDO DI PROGRAMMA CON LA REGIONE LAZIO PER LA COSTRUZIONE DI UN PARCHEGGIO DI INTERSCAMBIO GOMMA-GOMMA ALL’ACQUA SANTA L’opera finanziata dalla Regione per Euro 705.000,00 e dal Comune per Euro 78.000,00 è stata approvata dal Consiglio all’unanimità dei voti. L’Amministrazione ha ringraziato il Presidente Marrazzo per aver firmato la convenzione a soli tre giorni dalla sua approvazione in Giunta Regionale. 5 Il progetto che verrà realizzato ha visto tagliato parte del parcheggio originario in quanto l’area che ne era interessata andava a sovrapporsi in parte a quella relativa al progetto di sistemazione e messa in sicurezza degli argini del fosso dell’Acqua Santa. Inoltre i lavori per il parcheggio potranno iniziare solo dopo aver realizzato alcune opere prescritte dall’Autorità di bacino. Pur essendo favorevole all’opera la Minoranza consigliare ha fatto osservare il pressappochismo con cui ha proceduto l’Amministrazione che nel progettare il parcheggio non ha tenuto conto del progetto del fosso, creando così seri problemi alla realizzazione dell’opera che in ogni caso risulta essere stata ridimensionata dall’altra. Entro il 25 marzo dovrebbero cominciare i lavori pena la perdita del finanziamento regionale, speriamo di non dover perdere il finanziamento per atteggiamenti superficiali. Da qui dovrebbero partire corse dirette per Roma che, se si addiverrà ad un accordo con la Soc. Autostrade, potrebbero usufruire di una corsia preferenziale. CONVENZIONE PER LA GESTIONE ASSOCIATA DEGLI ARCHIVI STORICI DEI COMUNI DI CASTEL MADAMA E VICOVARO La convenzione dovrebbe consentire una maggiore continuità nella fruizione degli archivi storici dei due Comuni. Inoltre in forza dell’accordo le probabilità di avere finanziamenti sarà sicuramente maggiore. La convenzione prevede la collaborazione della Dott.ssa Flavia De Bellis si sta ricercando un accordo con l’Università della Tuscia per consentire agli studenti di poter effettuare il tirocinio presso i nostri archivi, il che farebbe disporre di personale qualificato per la loro gestione. Fa piacere osservare che l’iniziativa è andata in porto grazie al lavoro dell’ass. Coccia di Vicovaro dei D.S. e dell’ass. Piselli Luigi di Castel Madama di A.N. L’interesse della collettività non dovrebbe mai avere colore politico. Sono state, inoltre, adottate delibere per piccole modifiche del regolamento del commercio e per l’elezione della commissione elettorale. Per quanto riguarda il commercio, la novità più rilevante attiene alla modifica della norma che regolamentava il commercio ambulante per il quale sono state designate apposite aree. 6 Politica 5 Marzo PRIMARIE a Castel Madama di Ivano Chicca L’Unione sceglie le primarie per la designazione del candidato Sindaco e presenta: Rocchi Michelluigi per i D.S., Salinetti Pino per i Verdi, Ascani Vincenzo per Rifondazione e Ruggeri Ivano per il Melograno Dopo un lungo e travagliato cammino la coalizione di Centro-Sinistra anche a Castel Madama giunge alle Primarie per designare il proprio candidato a Sindaco. La coalizione è stata per lungo tempo impegnata a redigere un programma che fosse realmente condiviso visto che in passato il non aver chiarito fino in fondo cosa si dovesse andare a fare ha determinato un certo scollamento nell’azione amministrativa fino a determinare la bocciatura alle ultime elezioni comunali. Sono seguiti poi gli incontri per la designazione del candidato alla carica di Sindaco. Ci siamo arenati su due candidati: Rocchi Michelluigi dei D.S. e Salinetti Pino dei Verdi. Lo scontro non ha riguardato affatto i candidati, ambedue ottime persone degne della massima fiducia, ha riguardato, invece, il loro significato politico: con Michelluigi si è voluto incarnare lo spirito riformista dei D.S., in cammino per formare il partito unico dell’Ulivo con Margherita e Italia dei valori; Pino rappresenta l’ala più radicale del Centro-Sinistra. Questa diversa rappresentazione della politica non ha trovato soluzione all’interno della coalizione tanto che si è deciso di andare alle Primarie e come si era convenuto sin dall’inizio delle trattative queste sono state aperte ad ogni altra candidatura che le forze politiche che compongono la coalizione di Centro-Sinistra avessero voluto avanzare. È in forza di questo accordo che Rifondazione Comunista ha candidato Ascani Vincenzo e il Melograno Ruggeri Ivano. In particolare Rifondazione con la presenza del suo segretario politico ha voluto mettere in risalto alcuni aspetti, peraltro pienamente condivisi dalla coalizione che li ha recepiti nel programma, dell’azione amministrativa che deve essere attenta ai più deboli, all’immigrazione, ai giovani e che deve favorire il coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni fino al bilancio partecipato. Il Melograno con la candidatura di Ruggeri ha voluto ribadire le ragioni che hanno indotto le persone che vi hanno aderito ad abbandonare questa Amministrazione di Centro-Destra alla ricerca di compagni che più di ogni altra cosa avessero a cuore il Paese. I D.S. con la candidatura di Michelluigi hanno voluto affermare con forza il senso della loro partecipazione affidando a tutta la coalizione il messaggio lanciato dal loro congresso straordinario. Va bene il programma sottoscritto, però più di questo conta come e soprattutto con che tempi si intende portarlo avanti. Sono troppi anni che il Paese aspetta che vengano definite quelle regole che dovrebbero guidare lo sviluppo economico e sociale e a cui, finalmente, tutti i cittadini vogliono aderire per poter agire senza dover ricorrere a sotterfugi o inganni ma nella certezza del diritto. Economia 7 LA DICHIARAZIONE DEI REDDITI a cura della D.ssa Tina Tobia dello Studio Commerciale Professione Sviluppo Le spese che riducono le imposte sul reddito (prima parte) In sede di presentazione della dichiarazione dei redditi, il contribuente può recuperare parte delle spese sostenute nel corso dell’anno per il nucleo familiare, attraverso una riduzione delle imposte da versare. A seconda della tipologia della spesa, la riduzione può avvenire in due modi diversi: le spese possono essere portate in diminuzione del reddito imponibile, oppure dare diritto ad una detrazione di imposta (del 19% o in misura forfetaria). Le spese sanitarie Le spese sanitarie danno diritto alla detrazione di imposta del 19% al netto della franchigia di Euro 129,11. Per detrazione di imposta si intende un risparmio di imposta per un importo pari al 19% delle spese sostenute. La franchigia è quell’importo della spesa che non dà diritto alla detrazione, si detrae pertanto solo quella parte di spesa che supera i 129,11 Euro. Si possono detrarre le spese: – Medico generiche, specialistiche, chirurgiche e omeopatiche; – Per l’acquisto di medicinali – Per l’acquisto o l’affitto di protesi sanitarie (ad esempio, occhiali da vista, lenti a contatto, protesi dentarie); – Per l’acquisto o l’affitto di attrezzature sanitarie (ad esempio, apparecchio per l’aerosol, apparecchio per la misurazione della pressione sanguigna); La detrazione sulle spese sanitarie spetta anche se sostenute per i familiari a carico. Il fisco considera a carico del contribuente il familiare con reddito complessivo non superiore a Euro 2.840,51. Le spese sanitarie sostenute all’estero – Per analisi, indagini radioscopiche; – Per il trapianto di organi; Ai fini della loro detraibilità, valgono gli stessi criteri applicabili per le spese sanitarie sostenute in Italia. I documenti da conservare – Per prestazioni chirurgiche; – Per ricoveri collegati ad una operazione chirurgica o degenze. In caso di ricovero di un anziano in un istituto di assistenza e ricovero, la detrazione spetta soltanto per le spese mediche e non anche per la retta di ricovero ed assistenza; – Per i ticket pagati se le spese sopraelencate, sono state sostenute nell’ambito del Servizio sanitario nazionale. La detrazione del 19% spetta anche per le spese sanitarie sostenute per l’assistenza specifica resa da personale paramedico in possesso di una qualifica professionale specialistica. Il contribuente dovrà quindi sommare tutte le spese sostenute e sottrarvi la franchigia: la detrazione spettante sarà pari al 19% dell’importo ottenuto. Per poter beneficiare delle detrazioni per spese sanitarie, è necessario conservare tutti i documenti comprovanti la spesa. – Spese per medicinali: prescrizione medica e scontrino fiscale della farmacia. In luogo della prescrizione medica può essere sufficiente una autocertificazione attestante la necessità dell’acquisto; – Spese per prestazioni mediche e per assistenza specifica: parcella quietanzata su carta intestata del medico da cui risulti la prestazione eseguita; – Spese per protesi dentarie e sanitarie: prescrizione preliminare del medico (in alternativa, dichiarazione sostitutiva attestante la necessità dell’acquisto) e fatture o parcelle quietanzate su carta intestata dei soggetti che effettuano la prestazione. 8 Attualità ANAGRAFE: SIAMO 7124 di Paolo Muzi La popolazione castellana continua a crescere soprattutto grazie alle iscrizioni ma si fanno sempre più preoccupanti i fenomeni dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento di persone sole Al 31 dicembre 2005 la popolazione castellana è risultata essere pari a 7124 unità, con un incremento di 91 abitanti rispetto al 31 dicembre 2004. Come illustrato dalla tabella n. 1, nel corso dell’anno ha trovato conferma la positiva tendenza all’incremento delle nascite: ci sono stati infatti ben 67 neonati, 3 in più rispetto al 2004; il dato tiene conto anche dei 5 bimbi nati da genitori stranieri residenti (che hanno “contribuito” al 7% delle nascite). Anche il numero dei morti torna purtroppo a salire (60) e rispetto all’anno precedente si sono registrati 8 decessi in più; tutto ciò comporta un saldo naturale (differenza tra nati e morti) che pur di segno positivo risulta, tuttavia, inadeguato a sorreggere una stabile crescita demografica per la nostra comunità. Come ormai si verifica da alcuni anni, l’incremento della popolazione castellana è in gran parte Uffici Comunali determinato dalle nuove iscrizioni all’anagrafe comunale (249), che continuano a superare le cancellazioni (165). Per quanto riguarda le località di provenienza di questi nuovi compaesani, una quarantina è giunta dall’estero e 208 da altri comuni italiani; la maggior parte dei flussi in entrata proviene da Tivoli mentre solo poche unità da Roma e dall’area romana. Anche se i dati anagrafici non riportano le cause che inducono a modificare la propria residenza, i responsabili dell’ufficio anagrafe avanzano qualche ipotesi in merito, sostenendo che la motivazione principale del trasferimento a Castel Madama non sia più imputabile, come in passato, ad esigenze affettive (es. la formazione di una nuova famiglia) ma prevalentemente economiche o lavorative; si tratterebbe di “giovani coppie” e di “pensionati monoreddito” in fuga dal caro-affitti della città. Attualità 9 Per comprendere i fenomeni in atto nella nostra comunità è necessario passare all’analisi della tabella n. 2. Il numero di nuclei familiari risulta in crescita, passando da 2733 agli attuali 2796; la famiglia media castellana diviene però sempre meno numerosa (oggi è composta da 2,55 persone). A conferma di ciò i dati rivelano come siano in aumento i nuclei famigliari composti da una sola persona (821), quelli composti da due soli componenti senza figli (484) ed i nuclei composti da uno o più figli ma da un solo genitore (264). Sul fronte opposto continuano a diminuire le “famiglie classiche”, quelle cioè composte da due genitori e due figli che fino a qualche anno fa costituivano una porzione notevole dei nuclei familiari: nel 2004 erano 548 (il 20% del totale), nel 2005 sono state 535 (19%). Per quanto riguarda la ripartizione dei sessi, le donne, in ragione della loro maggiore longevità, continuano a sopravanzare numericamente gli uomini (3581 a 3543); la situazione si ribalta prendendo a riferimento la sola fascia d’età che va da 1 a 14 anni, dove i maschi risultano sempre più numerosi della popolazione femmine (ben 64 individui in più). Tab. n. 3 – Composizione per fasce d’età della popolazione La tabella n. 3, che riporta la composizione per fasce d’età della popolazione, conferma un fenomeno ormai ben noto a tutti, quello dell’invecchiamento della popolazione con la riduzione, sia in termini percentuali che in termini numerici, delle prime due fasce d’età (0-14 e 15-39 anni). La popolazione straniera residente, in regola con i permessi di soggiorno, è pari a 286 unità (era 254 unità al 1° gennaio 2005) di cui 153 maschi e 133 donne. La suddivisione per paese di provenienza vede la nazionalità rumena (110 unità) sopravanzare quella di origine albanese (72) e macedone (14) che alla fine degli anni ’90 erano invece pre- Uffici Comunali dominanti. Secondo fonti attendibili la popolazione straniera irregolare è pari a 250 unità. La redazione de “La piazza”, come ogni anno, rivolge l’augurio di un buon lavoro ai componenti dell’ufficio anagrafe del comune di Castel Madama. 10 Politica La proposta di legge sui piccoli comuni, la «Commissione Mitrokin» e la riforma della protezione civile sono stati i temi che hanno richiesto il maggiore impegno a Palazzo Madama. Sul piano della politica locale... «Roma e Provincia debbono dialogare» a cura di Carla Santolamazza e Ramona Pompili Dall’intervista al senatore Mario Gasparri: «va invertita la tendenza da/per la Capitale. Localmente vanno create occasioni, – penso all’istruzione e al lavoro –, che facciano da volano per uno sviluppo compatibile e rispetoso dell’ambiente» Le «fabbriche d’armi» sulla Tiburtina; – Per evitare di dare medesimo rilievo ad argomenti diversi e assolutamente distinti tra di loro, le proporremmo di dividere l’intervista in due capitoli: le questioni, diciamo così, “nazionali”, e quelle più direttamente interessanti il nostro territorio... «Nessuna difficoltà, se non che proprio nel mio collegio di elezione, alcuni dei grandi problemi che ho affrontato in Parlamento hanno trovato concreto riscontro – risponde il senatore Mario Gasbarri –. Al Senato, io sono primo firmatario della proposta di legge a sostegno dei piccoli comuni, e nel comprensorio a est della capitale la verifica della necessità di una riforma è immediato, quotidiano direi, non dimentico che nella Valle dell’Aniene ci sono 27 piccoli e piccolissimi Comuni – su 33 – a rischio estinzione». Eletto nella lista dell’Ulivo per la circoscrizione elettorale MentanaGuidonia Montecelio-Tivoli-Subiaco, Mario Gasbarri, Ds, tira un bilancio dei cinque anni trascorsi a Palazzo Madama. “I collegi elettorali non ci sono più. Il 9 aprile non ci sarà neppure il voto di preferenza” «Un voto che in quella forma non si ripeterà – puntualizza il senatore –, visto che Berlusconi ha voluto modificare la legge elettorale. La novità non è soltanto quella del “proporzionale bloccato”, senza cioè neppure il voto di preferenza ai candidati – cosa che non s’era mai vista nel nostro Paese –, ma anche la soppressione dei collegi come li abbiamo conosciuti e apprezzati. Dopo a destra, il senatore Mario Gasbarri quasi quindici anni, gli italiani erano abituati a votare per candidati che frequentavano direttamente, alla Camera o al Senato era possibile eleggere persone che conoscevano i problemi del loro territorio. Lo dimostra il fatto che lei chiede un riassunto della mia attività in quanto rappresentante ”locale“. Tra due mesi non sarà così, i partiti stanno decidendo la formazione delle liste, centralmente, gran parte degli eletti li conosceremo all’indomani della pubblicazione degli elenchi, una elezione garantita dalla posizione occupata in graduatoria. Il 9 aprile decideremo solo la coalizione che governerà il Paese. Ha ragione Prodi: se vinciamo le elezioni, questa legge va subito cambiata». una dozzina di famiglie di Villalba è già stata costretta a lasciare le abitazioni pericolanti...». – Lei è tra i fondatori del Forum per una nuova Protezione civile. «Sì, è vero. Ma le dicevo quanto i temi “nazionali” possono trovare riscontro nel vivere quotidiano. Mi sono occupato di Protezione civile, e nella pianura tra Tivoli e Guidonia Montecelio si sommano i disagi causati dai movimenti del sottosuolo, “La Protezione civile si occupa di grandi eventi, senza nessun programma” – Il che ha richiesto l’intervento della Protezione Civile. «Che non s’è vista. Vede, parliamo di un organismo del quale in passato abbiamo apprezzato la competenza e la capacità di mobilitazione. Non è più così. Con il governo Berlusconi, la Protezione civile è divenuta parte dello spettacolo, si mobilita esclusivamente per i “grandi eventi“, la beatificazione di Padre Pio, i funerali di Papa Wojtyla.. La sicurezza dei cittadini, la tutela dell’insieme delle relazioni socio-culturali, la salvaguardia dei beni materiali sono venute dopo. I sinkhole – prosegue Gasbarri –. Ecco, un esempio, risale al 14 gennaio 2002. In risposta a due interrogazioni parlamentari, il sottosegretario di Stato per l’Interno (Maurizio Politica L’11 FEBBRAIO SI È CONCLUSA LA LEGISLATURA PARLA IL SENATORE MARIO GASBARRI Balocchi, della Lega Nord, ndr) dichiarò, cito testualmente: “Nel corso del 2001 il territorio di Guidonia Montecelio ... è stato interessato da alcuni fenomeni acustici e sismici (boati e vibrazioni) legati a microterremoti molto superficiali. Il dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri ha affidato il monitoraggio del fenomeno (...). Dalle risultanze (...) è emerso che può ritenersi superata la fase acuta del fenomeno sismico, con conseguente superamento delle condizioni di allarme per la popolazione”. Da quel momento, si sono registrati oltre 400 movimenti del sottosuolo e molte famiglie sono finite in mezzo alla strada. E la terra continua a ”tremare“. Un esempio macroscopico della superficialità del governo e della Protezione civile». – Lei dopo essere stato tra i promotori del “Forum”, recentemente, è stato nominato responsabile della protezione civile del suo partito, i Ds. Infine, nei giorni scorsi, ha incontrato Prodi. Ne vuol parlare? «Tutto si muove nell’ambito della riqualificazione della Protezione civile, un disegno di riorganizzazione fondato su principi di modernità, di efficienza, solidarietà e sussidiarietà. «Negli ultimi venti anni – prosegue il senatore – la Protezione civile ha evidenziato forti criticità, alcune dovute alla lacunosità ed alla disapplicazione della legge 225/92, altre poste in essere dalla mancanza di organicità nell’ordine delle competenze dei pubblici poteri, a favore di un accentramento tecnico-burocratico delle funzioni. È necessario pertanto ridefinirne l’organizzazione, dando vita ad un sistema in grado di integrare tutte le componenti, istituzionali e non, in grado di fornire di supporto all’intervento in previsione/prevenzione, in emergenza e nel ripristino. 11 “Volevano riscrivere la storia nell’ottica della destra: il loro disegno è fallito” È poi necessario adeguare il sistema alla situazione politico-istituzionale, attuale e futura, alla luce della riforma del titolo V della Costituzione, della realtà ambientale e territoriale, operando nell’ambito delle direttive e del regolamento in corso di adozione dell'UE ed in armonia con il testo della Costituzione Europea. Un aspetto che mi sta particolarmente a cuore riguarda il rafforzamento della componente espressa dal volontariato rivalutandone il ruolo e le specificità; stesso discorso per i vigili del fuoco sul piano tecnico operativo, enfatizzandone la funzione di presidio territoriale; «Debbo dire che Prodi è parso molto interessato al “modello” che gli abbiamo sottoposto, tanto che lo sbocco naturale è stato nel programma di governo del centrosinistra». – Terzo tema «nazionale»: lei era componente della «Commissione Mitrokin». «Qualche giorno fa, il tribunale di Roma ha chiesto l’archiaviazione della denuncia firmata dal senatore Guzzanti (Forza Italia, ndr), presidente della Commissione, contro Prodi, Fassino e Dini. Così è crollata l’ultima montatura. Non c’è un solo documento, uno solo, che possa dimostrare collegamenti tra le attività spionistiche e la sinistra nel nostro Paese. Una Commissione inutile, del tempo sprecato. Alla pari dell’altra Commissione, quella su TelekomSerbia, la destra al governo ha cercato, goffamente, di riscrivere la storia nella sua ottica. E ha fallito. «Nell’insieme, un giudizio politico assolutamente negativo. Berlusconi non solo non è riuscito a risolvere i problemi del Paese, o, se vogliamo, non è stato capace di saldare positivamente il cosiddetto “contratto con gli italiani”, ma anche nella gestione dell’ordinario, nella routine quotidiana dei lavori parlamentari, ha mostrato, oltre che arroganza e disprezzo delle regole, una impreparazione enorme, della vera e propria ignoranza delle norme che regolano l’attività degli organi rappresentativi del popolo e delle istituzioni repubblicane». – Con riferimento al suo collegio elettorale, qual è il tema che più l’ha impegnato in questi cinque anni? «Il rapporto tra Roma e i comuni della “prima cintura”. Un “titolocontenitore”, nel quale hanno trovato collocazione tutte le grandi questioni che riguardano gli abitanti della nostra zona – ma interessanti l’intera provincia, direi –. Mi riferisco innanzitutto alla mobilità, delle persone e delle merci. Spesso continuiamo a parlare di un ambito territoriale che non esiste più, che ha perduto tutte le caratteristiche originarie. La provincia a est di Roma non si fonda più su un sistema agropastorale. Si pensi soltanto a quanti milioni di veicoli percorrono le nostra strade, tutte però rimaste allo stato primitivo. “Servizi e infrastrutture da realizzarsi localmente, che rendano dignitoso vivere qui” Lo stesso dicasi della ferrovia. Si aggiunga l’incremento delle residenze (la capitale perde abitanti a favore dell’hinterland), e viene fuori la necessità di invertire la tendenza da/per Roma, realizzando localmente servizi ed infrastrutture proprie di una vita dignitosa, istruzione e lavoro innanzitutto. Io non metto in discussione la necessità che Roma si liberi delle funzioni improprie per una Capitale, non discuto i Mercati generali o il Centro carni nel comprensorio. Voglio sapere però dal Sindaco di Roma se ci saranno anche infrastrutture e servizi di pregio, l’Università ad esempio. Se non, sono contrario. Dichiaratamente contrario». 12 Comunità Montana IX COMUNITÀ MONTANA a cura di Fausta Faccenna ITINERARI SUI MONTI PRENESTINI DA POLI A GUADAGNOLO Questo sentiero rappresenta un chiaro esempio di come la vegetazione e la fauna siano influenzati dall’esposizione dei diversi versanti e dai diversi usi del suolo operati dall’uomo nel corso dei secoli, per cui ad un assolato e brullo aspetto dei settori di mezzogiorno, si alternano aree boschive dei versanti settentrionali. Dalla Piazza principale di Poli si prende per via del Condotto, una strada in salita che si inerpica verso la montagna retrostante, lasciandosi a sinistra il convento di S.Stefano posto ad una quota di circa 440 m s.l.m. Questa prima parte dell’itinerario si può anche svolgere in automobile parcheggiando alla fine della strada, prima asfaltata poi ITINERARIO 5 per un tratto con un fondo in cemento. Il percorso si immette trasversalmente su una carrareccia che va imboccata verso sinistra, dopo poche decine di metri si lascia a sinistra un bivio in discesa e prosegue in salita sviluppandosi in questo tratto fra uliveti e lembi di bosco misto. Da questo punto è suggestivo, alle nostre spalle, lo scorcio sulla parte vecchia di Poli, poi il sentiero si inerpica in tornanti e tende a stringersi divenendo poco più di una mulattiera per un tratto rettilinea , quindi compie una brusca svolta a destra verso monte, in prossimità di un uliveto terrazzato e circondato da un muro a secco che si costeggia per qualche metro in salita. Il sentiero ora è solo pedonabile e Comunità Montana la vegetazione si arricchisce di qualche albero isolato. In qualche punto è necessario superare degli sbarramenti fatti per il bestiame; il sentiero è sempre ben individuabile ma bisogna fare attenzione, in prossimità di un fosso non molto inciso, a non lasciarsi ingannare dalle piste tracciate dagli animali e seguire i segnali non sempre evidenti. Quando si è in dubbio è bene mantenersi sempre verso monte. Dopo un tratto nel ginestreto il sentiero compie una nuova curva verso destra in prossimità di uno spiazzo; dopo pochi minuti si raggiunge, ad una quota di 750 m s.l.m., un modesto pianoro caratterizzato da grossi cespugli. È bene mantenersi sulla sinistra del sentiero che attraversa il pianoro, proseguendo poi verso nord fino a raggiungere il crinale . il passaggio di versante si raggiunge ad una quota di circa 758 m s.l.m. in località “la Cona”.Il sentiero si sviluppa in leggera discesa e dopo pochi metri il paesaggio vegetale cambia completamente poiché ci troviamo in un bosco fresco ed umido; le rocce affioranti, prima in grado di ospitare solo licheni crostosi, ora si ricoprono di muschi e felci. Si prosegue salendo nel bosco superando dei piccoli fossi; in breve si esce dal bosco ed il sentiero si apre in un piano dove sono evidenti i segni del carsismo . Si prosegue ancora in leggera salita, camminando su delle singolari balze calcaree naturali, mantenendo di fronte l’imponente struttura della Rocca di Guadagnolo. Proseguendo per poche decine di metri appaiono le costruzioni in prossimità della strada Capranica-Guadagnolo; il casale più vicino è quello di Canale, la cui presenza è nota fin dal IX secolo e recentemente restaurato, dietro al quale si trova la Fonte Canale, molto suggestiva e 13 caratterizzata da tre vasche ricoperte da tre antiche arcate in muratura vicino alle quali si allarga una polla seminaturale. Il sentiero è facile e non presenta particolari difficoltà per ciò che riguarda l’orientamento; è parzialmente percorribile anche in mountain-bike. Tempo di percorrenza: un’ora e mezza fino alla Fonte Canale, il percorso fino alla cima di monte Guadagnolo richiede almeno altri 50 minuti. Patrimonio storico-artistico; cosa c’è da vedere. L’abitato di Poli ha una struttura medioevale; citato per la prima volta intorno al 1100, divenne nel XII secolo feudo della famiglia Colonna per poi passare, nel secolo scorso agli Sforza ed infine ai Torlonia. All’inizio del borgo antico sorge il Palazzo Conti, edificato all'inizio del XII secolo ma quasi completamente rifatto alla fine del 1500; attualmente il palazzo è, nel piano terra, sede del comune.Tra le pregevoli chiese da ricordare quella parrocchiale di San Pietro, costruita nel XVII sec., affiancata da un bel campanile slanciato coevo. La chiesa conserva interessanti dipinti del XVI e XVII secolo. A Poli il 17 gennaio gli animali sfilano addobbati in onore di S. Antonio e la festa è accompagnata dai dolci più tipici dell’inverno; bisogna invece attendere la primavera per gustare ‘la pizza di tritello con la borragine’. IX COMUNITÀ MONTANA Sede: Via Acquaregna n. 90 - Tivoli tel. 0774-314712-3 - fax 0774-330915 www.comunitamontanativoli.org Nell’ambito dei programmi per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico artistico, è stato presentato alla Regione Lazio un progetto per lo studio dei Centri storici dei 18 Comuni appartenenti alla Comunità Montana. L’iniziativa si avvale dell'apporto scientifico dell’Università degli studi di Roma “La Sapienza”- Facoltà di Architettura Valle Giulia - e dell’Associazione “Storia della Città” Tale progetto prevede lo studio preliminare dei centri storici, l’organizzazione di una mostra documentaria e la presentazione delle tavole dove sarà graficizzato lo sviluppo storico-urbano dei Centri. È in via di pubblicazione un bando per il finanziamento di Borse di studio per studenti della Scuola Media Inferiore dell’area comunitaria. L’obiettivo dell’intervento è quello di stabilire un collegamento diretto e immediato della Comunità Montana con gli studenti per la riscoperta e la valorizzazione delle tradizioni storico-culturali del comprensorio montano. Gli studenti saranno chiamati a redigere un elaborato sui fatti significativi che hanno segnato il Comune di residenza nel secolo appena trascorso. NEWS NEWS NEWS NEWS 14 NOTIZIE BREVI LA NUOVA CASERMA DEI CARABINIERI Il 31 gennaio si è svolta la conferenza dei servizi in cui è stata presa la decisione di realizzare una nuova caserma. Il Comune presenterà in Regione il progetto definitivo. Dopo l’approvazione regionale si potrà indire il bando di gara, e dare il via ai lavori. La nuova caserma dei Carabinieri, che sorgerà in località “plateatico” nell’area mercatale, sarà composta da un piano semi-interrato che ospiterà l’autorimessa e la palestra. Al piano terra ci saranno gli uffici e l’alloggio dei carabinieri celibi. Al primo e secondo piano quattro appartamenti ospiteranno i carabinieri e le loro famiglie. L’intera struttura sarà di 3300 metri quadrati per un costo totale di un milione 395 mila euro. È MORTA ALL’ETÀ DI 103 ANNI LA NONNINA DI CASTEL MADAMA Il 12 Febbraio De Luca Anna conosciuta come “Teresina la Santapolana”, circondata dall’affetto dei familiari ci ha lasciato. Teresina era la signora più anziana del nostro paese. Condoglianze vivissime da parte della redazione APPUNTAMENTO CON IL CARNEVALE Presentiamo il programma del Carnevale che si festeggia a Castel Madama per il secondo anno consecutivo con sfilate di carri colorati e cortei in maschera. Si comincia domenica 19 febbraio. Il corteo mascherato e i carri allegorici partiranno da Via Pio la Torre alle ore 14.00. Più di cento figuranti sfileranno per le strade del paese armati di coriandoli e stelle filanti. In Piazza Dante si potranno degustare anche castagnole e frappe calde. La manifestazione è organizzata dall’Associazione Interculturale & Gemellaggi con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del comune di Castel Madama, in collaborazione con i Rioni e il laboratorio artistico della scuola media del paese. Il calendario prevede altre due uscite il 26 e 28 febbraio. CASTEL MADAMA: NUMERI UTILI Comune: 0774-45001 Carabinieri: 0774-447002 Vigili Urbani: 0774-447305 Ospedale Tivoli: 0774-335086 Farmacia: 0774-447001 Vigili del Fuoco: 115 Servizio Guardia Medica: 118 Croce Rossa Italiana: 0774-531934 / 531938 Protezione Civile: 0774-4500243 Biblioteca Comunale: 0774-4500209 U.S.L. RM/G - Tivoli - Prenotazioni 800986868 Per pagamento Ticket CCP N. 52577616 – Azienda U.S.L. ROMA G sulla causale mettere C.F. ASL 04733471009 Notizie brevi 15 UN CONCORSO CHE PREMIA LA FANTASIA UNA FAVOLA PER BAMBINI Novanta giorni per scrivere una fiaba. Il 30 Aprile scade il concorso “Una favola per bambini - Premio Suor Liberata Scradala”, bandito dal comune di Castel Madama per il secondo anno consecutivo. Il concorso è aperto a tutti — come si legge nel bando — senza limiti di cultura, religione, nazionalità e soprattutto di età. Sì, perchè la fantasia non ha limiti. Così come aveva insegnato Suor Liberata Scardala che, proprio a Castel Madama, si era dedicata alla formazione di tante generazioni mantenendo vivo il suo ricordo. Saranno tre i vincitori che a luglio si aggiudicheranno ben 250 euro ciascuno. Infatti, il concorso sarà diviso in tre fasce d’età: dai 6 agli 11 anni, dagli 11 ai 14 e infine dai 15 anni in poi. L’unica condizione indispensabile è che la fiaba sia inedita. La partecipazione è gratuita. TERMINI DI SCADENZA Gli elaborati dovranno essere consegnati a mano all’Ufficio Cultura entro e non oltre il 30 Aprile 2006. Possono essere inviati anche a mezzo posta con raccomandata all’Assessorato Cultura con l’indicazione in alto a sinistra: “Premio Suor Liberata Scardala”. L’indirizzo è Comune di Castel Madama Corso Cavour, 34 - 00024 Castel Madama (Roma). Farà fede il timbro postale. Il plico dovrà contenere quanto previsto dall’art. 4. ELEZIONI AL CENTRO ANZIANI Domenica 26 febbraio 2006, dalle ore 9,30 alle ore 17,30 presso i locali del Centro Anziani in vicolo del Mattatoio, tutti gli iscritti saranno chiamati alle urne per l’elezione del nuovo presidente e il rinnovo del comitato di gestione. Il circolo del cinema LO STATO DELLE COSE Piazza Europa Unita, 1 - Mandela (Roma) [email protected] PROGRAMMAZIONE DI MARZO 03 - LA BESTIA NEL CUORE di Cristina Comencini con Giovanna Mezzogiorno e Alessio Boni IL NUOVO COMITATO “PALIO” Nella riunione di venerdì 10 febbraio i rappresentanti del Comune, della Pro-Loco e dei Rioni hanno formato un comitato provvisorio, diviso in gruppi, che si occuperà fino a luglio di rivedere principalmente le norme relative al percorso della giuria durante la rappresentazione delle scene in costume e allo svolgimento delle gare al campo. 10 - LA SPOSA TURCA di Fatih Akin con Birol Ünel, Sibel Kekilli 17 - LA PASSIONE DI CRISTO di Mel Gibson con Jim Caviezel e Monica Bellucci 24 - SIDEWAYS di Alexander Payne con Paul Giamatti e Thomas Haden Church 31 - QUANDO SEI NATO NON PUOI PIU’ NASCONDERTI di Marco Tullio Giordana con Alessio Boni e Matteo Gadola Una scena dal film La bestia nel cuore A causa di prolungati e massicci lavori di restauro che stanno interessando il centro storico di Mandela da oramai più di un anno, la strada principale che porta al paese è interrotta. Per raggiungere il Circolo bisogna seguire la deviazione obbligata che Vi porterà all’entrata secondaria del paese, dove vedrete subito il Palazzo del Comune, al cui interno si trova la nostra nuova sala. Salute 17 L’INFLUENZA AVIARIA Informazione - Rischi - Misure preventive: ne parla il Coordinatore dei Servizi Veterinari dell’Azienda ASL RMG Dr. L’Influenza Aviaria è una malattia che colpisce i volatili, domestici e selvatici, ed è causata da virus influenzali diversi da quelli che in genere provocano l’influenza nell’uomo. Il virus circola normalmente tra alcune specie di uccelli selvatici e può colpire anche i volatili di allevamento. Solo in condizioni particolari può colpire altre specie animali ed anche l’uomo. Da animale ad animale si trasmette principalmente attraverso le feci ed altri materiali organici. Dagli animali all’uomo si può trasmettere con contatto diretto e prolungato con animali infetti attraverso feci e altri materiali organici . A tutt’oggi non vi è alcuna prova che l’influenza aviaria possa essere trasmessa all’uomo attraverso il consumo di prodotti alimentari, in particolare di pollame ed uova. Non esistono segnalazioni di trasmissione da uomo a uomo. In Italia l’Influenza Aviaria è conosciuta da alcuni anni in alcune Regioni del Nord ( Lombardia, Veneto, Emilia Romagna ) dove il Virus, definito a bassa patogenicità, quindi diverso da quello attualmente presente nei Paesi del Sud-Est Asiatico, ha provocato varie epidemie tra gli animali senza mai comportare danni alla salute degli allevatori e dell’uomo in generale. Nella nostra Regione non sono stati mai registrati casi di Influenza aviaria negli allevamenti avicoli e, come del resto in tutta Italia, non ci sono stati mai casi di trasmissione all’uomo. Nel territorio regionale l’avicoltura non è particolarmente presente, ed è caratterizzata da poche aziende grandi, le altre medio – piccole; viceversa sono numerosi gli allevamenti rurali a carattere familiare destinati all’autoconsumo. La sorveglianza negli allevamenti e l’osservanza di norme igienico sanitarie sono elementi indispensabili al controllo delle malattie negli animali. Da alcuni anni, negli allevamenti a carattere produttivo, viene periodicamente effettuato dai Servizi Veterinari un programma di sorveglianza sierologica per l’Influenza Aviaria che anche quest’anno è stato attivato e potenziato senza rilevare alcuna circolazione di virus influenzali nel nostro territorio. Inoltre sono stati intensificati i controlli dei volatili selvatici attraverso il monitoraggio Giancarlo Micarelli Trasmissione del virus aviario da uccelli migratori selvatici agli animali domestici e potenzialmente all’uomo delle zone paludose; da parte degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, ubicati in modo capillare su tutto il territorio italiano, vengono effettuate le ricerche del virus dell’influenza nei soggetti catturati o rinvenuti morti. Nell’ambito di queste misure di prevenzione è stata riscontrata la presenza del virus H5N1 in Puglia, Sicilia e Calabria. È stata inoltre attivata, con la collaborazione dei Comuni, una implementazione del censimento degli allevamenti rurali al fine di pianificare eventuali piani di controllo mirati. Le carni avicole e le uova vengono controllate dai Servizi Veterinari lungo tutta la filiera di produzione dagli allevamenti agli stabilimenti di trasformazione sino alle fasi di commercializzazione negli esercizi di vendita, attraverso esami ispettivi, esami di laboratorio, verifica della documentazione e dell’etichettatura. I principali adempimenti da osservare per i cittadini sono rappresentati dalla comunicazione di possesso dei volatili (polli, tacchini oche, ecc.) al Comune di appartenenza o direttamente alla Asl del territorio (Distretto di Tivoli Via Galli 39, tel. 0774/3164755/ 3164616). Chiunque intende acquistare volatili vivi deve accertarsi che gli stessi siano accompagnati da un documento di trasporto che ne evidenzia l’origine. Altre precauzioni da prendere sono quelle di acquistare prodotti avicoli provvisti di etichettatura, dove viene indicato con precisione la provenienza, e comunque è sempre consigliato cuocere con cura sia le uova che le carni. Adottare le misure igieniche di base nei contatti con i volatili e nel caso di animali morti, senza creare allarmismi esagerati, contattare i Servizi Veterinari del territorio, e comunque evitare il contatto diretto. 18 Tivoli GRAFFITI: quando la città parla di sé di Veronica Moro La realtà dei graffiti è facilmente riscontrabile da chiunque si trovi a passeggiare per le città: mura, palazzi, panchine, treni e talvolta perfino monumenti sono lo spazio privilegiato per le “opere” da strada dei writers (dall’inglese “to write”, ossia scrivere). Città come Tivoli e Guidonia non sono esenti da queste manifestazioni ingombranti e spesso di cattivo gusto. Questo fenomeno -a lungo studiato da sociologi, psicologi e da sempre contrastato dalle forze dell’ordine e dai comuninasconde al suo interno una serie di complicate dinamiche che coinvolgono diversi piani. Per comprendere le motivazioni e l’evoluzione di quella che potrebbe apparire, ad una prima lettura, una semplice moda credo possa essere utile analizzarne le origini: il writing (cioé l’arte dello scrivere sulle mura cittadine) nasce nel Bronx newyorkese alla fine degli anni settanta, dove espletava la funzione privilegiata di comunicazione con il mondo esterno per i ragazzi che vivevano la triste realtà del ghetto. Infatti, poter apporre la propria firma su pareti nuove rappresentava l’equivalente di una vera e propria conquista territoriale, che assumeva un valore ancora più alto se si considera la possibilità di rendersi “visibili” e di farsi conoscere - tramite la propria “opera” - dagli abitanti esterni al ghetto. Inoltre, il graffito conteneva spesso il nome del gruppo di appartenenza ed era quindi strettamente legato ai concetti di identità e a quello,conseguente, di identificazione. Tornando ai giorni nostri, alcune indagini hanno rilevato che la presenza di graffiti è direttamente proporzionale alla carenza di spazi pubblici, di giardini e di luoghi d’incontro nelle città. Questa carenza di spazi dedicati soprattutto alle attività dei giovani (il fenomeno dei graffiti è riscontrabile soprattutto nella fascia adolescenziale) accresce il desiderio nei ragazzi/e di conquistare “spazi propri” tramite l’appropriazione di un territorio che dovrebbe essere di tutti. Questo intrecciarsi di dinamiche sociali e psicologiche talvolta può culminare nel fenomeno dell’imbrattamento di opere d’arte, laddove acquista un valore l’atto di coraggio, compiuto dal singolo o dal gruppo, di essere riusciti a raggiungere spazi proibiti e pericolosi. Città come Tivoli e Guidonia, in effetti, non offrono grandi opportunità e grandi spazi sociali alla fascia d’età compresa tra i 12 ed i 25 anni: è esperienza di tutti i genitori come si accresca il desiderio di raggiungere Roma, appena i figli crescono, per potersi confrontare con situazioni più stimolanti e adeguate alle esigenze dei giovani. Inoltre, se si osserva la collocazione delle tag (firme sotto forma di pseudonimo di chi fa graffiti) e delle crew (nome del gruppo di appartenenza dei singoli writers) all’interno delle nostra città, ci si accorge che tendono ad occupare spazi già grigi, zone periferiche dove la sensazione di un vuoto sociale, oltre che strutturale, sembra farsi sentire in maniera pressante. Spesso i comuni, sembrano avere pochi strumenti per contrastare il fenomeno dei graffiti, forse perché ripulire le mura e i monumenti è un atto superficiale che è in grado di riordinare solo otticamente il disordine e la confusione sociale sottostante. Fermo restando che la giustizia deve fare il suo corso (per i writers sono previste pene pecuniarie da 774 a 2.582 euro e in alcuni casi la reclusione da tre mesi a due anni, oltre al ripristino dello stato dei luoghi danneggiati) ed è sicuramente educativo mandare un messaggio forte che stimoli al rispetto per la propria città, non bisogna dimenticare che l’amore per l’ambiente - sia cittadino che naturalistico - si insegna ai bambini e ai ragazzi tramite il riconoscimento di spazi dedicati alle loro esigenze. In altre parole, accanto alla sanzione, si dovrebbe riflettere in maniera costruttiva sul fenomeno e dare delle risposte concrete a chi sente il bisogno di appropriarsi degli spazi comuni: nessun ragazzo amerà mai la propria città se la sentirà ostile e poco accogliente per sé stesso, di conseguenza non svilupperà mai un senso civico legato al rispetto e alla tutela. È significativo sottolineare che, contro ogni aspettativa, i ragazzi che dipingono le nostre città sono, nella maggior parte dei casi, giovani senza particolari problematiche rispetto ai coetanei che non praticano il writing: il loro disagio non è maggiore degli altri ragazzi. Inoltre - potrà sembrare strano - ma i gruppi di writers applicano al loro interno un rigido regolamento che prevede il rispetto dell’arte dell’altro: “crossare” ossia coprire il lavoro degli altri è ritenuto un atto disdicevole. Come si nota da questa analisi, la difficoltà più grossa che emerge nei giovani è quella di rendersi visibili e di crearsi degli spazi riconosciuti socialmente: la massima espressione di questo disagio si riscontra nella creazione di una realtà parallela, quella del gruppo, con delle regole ben definite. E quindi, infine, volendo allargare il discorso potremmo dire che una società poco capace di offrire delle garanzie alle nuove generazioni, forse riscontra un aumento di atti di vandalismo proprio in relazione ad una condizione di difficoltà sociale che non accenna a diminuire. 19 20 la Scuola-Informa la Scuola-Informa 21 22 la Scuola-Informa Vicovaro 23 Giornata della MEMORIA in Biblioteca di Roberto Bontempi Un’iniziativa per non dimenticare “Perché?”. Il 27 gennaio, che il governo italiano ha stabilito come giornata della memoria in quanto giorno dell’apertura dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz, è, da più di un lustro ormai, un momento in cui questo interrogativo torna a riecheggiare sulle coscienze di tutte le persone che non vogliono dimenticare quell’immane tragedia umana che è stata la shoà. E quest’interrogativo è risuonato con forza anche nella biblioteca comunale di Vicovaro dove, in occasione di questa giornata speciale, l’assessorato alla cultura del Comune ha patrocinato un incontro che, in un appassionante viaggio tra storia, filosofia e testimonianze letterarie, ha voluto dare ancora una volta voce a coloro i quali abbiano visto spegnere la propria vita da progetti politici lucidamente folli e guidati dalla più violenta e gratuita distruttività. Margherita Dante e Rita Gentili hanno esposto a grandi linee il quadro storico della nascita dei totalitarismi nazista e fascista, e il loro discorso era intervallato armonicamente da testimonianze letterarie lette e recitate da Alessandra Zibellini e Piergiorgio Moresco, in un dialogo che rendeva ancora più vivo e drammatico il racconto di quelle terribili esperienze. Un racconto che è andato ben oltre gli eventi della shoà, toccando anche altri genocidi che, dagli anni Quaranta, sono arrivati fino ai giorni nostri: si è parlato della pulizia etnica nella ex Jugoslavia, della tragedia delle torture subite dai curdi in Turchia, dello sterminio dei tootsie in Africa, del dramma della Cecenia occupata, fino ad arrivare della guerra infinita tra Israele e Palestina; si sono voluti ricordare i milioni di uomini che hanno continuato e continuano ancora oggi a perdere la loro vita come se la memoria davvero non avesse insegnato nulla, come se il germe del male fosse sempre latente nella natura umana ed esplodesse periodicamente, con una frequenza inquietante, in atti di incontrollabile violenza. “Perché?” continuiamo a chiederci noi e, nonostante le numerose risposte fornite nel corso degli anni da filosofi e storici, una parte profonda di noi stessi continua a non capire, a non esser pienamente soddisfatta, intuendo che tanto male e tanto dolore appartengono ad una zona d’ombra misteriosa della nostra vita di uomini. Alla manifestazione erano presenti anche alcuni alunni e docenti della scuola media di Vicovaro, che hanno seguito e partecipato con grande interesse anche al dibattito spontaneo sorto al termine dell’incontro: continuare ad informare ed educare alla diversità ed alla formazione di un pensiero critico è probabilmente il mezzo più efficace al quale possiamo affidarci per sperare che le nuove generazioni siano in grado di costruire un mondo in cui quest’odio cieco non trovi cuore disposto ad accoglierlo. 24 Vicovaro I D.S. chiamano, il PAESE non risponde di Roberto Bontempi All’incontro organizzato dalla sezione vicovarese assenti i membri delle associazioni invitate Sabato 28 gennaio presso l’aula consiliare si è tenuto un incontro, organizzato dalla sezione dei Democratici di Sinistra, intitolato “I D.S. e il futuro di Vicovaro: progetti e prospettive per una nuova stagione di crescita e sviluppo”. Fiorenzo De Simone, segretario della sezione e Assessore all’Urbanistica del Comune di Vicovaro, ha introdotto e presieduto quello che, nelle intenzioni, voleva essere il tentativo del partito di stabilire un canale di comunicazione con la società civile: a pochi giorni dalla discussione sul Bilancio Preventivo 2006, l’idea era di riaprire un confronto dialogato che da una parte informasse i cittadini sul lavoro svolto finora all’interno dell’Amministrazione comunale, e dall’altra ascoltasse l’opinione e le proposte delle associazioni e della cittadinanza. Il sindaco Thomas, anch’egli membro dei D.S., affiancava De Simone nell’incontro al quale erano presenti anche rappresentanti degli altri partiti della maggioranza e qualche esponente dell’opposizione. Assessore e sindaco hanno comunicato quanto di positivo è stato fatto dalla loro Amministrazione (sottolineando soprattutto il rilancio del ruolo di Vicovaro nell’ambito delle Istituzioni comunali e sovracomunali; elogiando l’Unione dei Comuni come un tentativo di dare più ampio respiro all’azione politica e come mezzo indispensabile per ottenere maggiori finanziamenti; ricordando l’ingente somma investita nelle opere pubbliche e nella cultura, e dando risalto al nuovo appalto dell’AMA per la gestione dei rifiuti). Hanno anche elencato i progetti futuri (ampliamento e riqualificazione del cimitero; nuova vitalità al nodo di scambio; creazione del centro sportivo; attenzione alla viabilità e all’illuminazione del paese; approvazione da parte della Regione Lazio del Piano Regolatore Generale), non senza sottolineare i punti deboli del loro agire (scarsa attenzione agli interventi più spiccioli e quotidiani, e inadeguatezza nell’affrontare l’emergenza-neve dello scorso dicembre). Lo spirito dell’incontro è però venuto meno a causa dell’assenza dei rappresentanti delle associazioni culturali, sportive, del volontariato e produttive del paese che, a detta di De Simone, erano stati formalmente invitati. Che sia stato sbagliato qualcosa nell’organizzazione è lo stesso assessore ad ammetterlo (“Rifarei quello che ho fatto, perché era un desiderio specifico dei D.S. quello di aprirsi al paese anche se certamente un’iniziativa organizzata dall’Amministrazione comunale avrebbe avuto una maggiore capacità attrattiva”), ma è anche vero, come riconosce, rammaricandosene, lo stesso De Simone, che “la maggior parte dei vicovaresi (e, temo, non solo dei vicovaresi n.d.a.) continua a preferire l’assai più semplice chiacchiera da bar o il pettegolezzo piuttosto che un confronto aperto sui fatti: praticamente nessuno dei presenti ha contraddetto o è intervenuto su quanto veniva esposto, anche coloro che sono in forte contrasto con la maggioranza”. Questa iniziativa di ampio respiro dunque si è ridotta ad una pura e semplice comunicazione autoreferenziale e rappresenta un’occasione persa di confronto e di proposta: faccia mea culpa l’amministrazione (alla quale, anche se forse sbagliando la forma, va comunque riconosciuto il merito di aver cercato uno spazio di dialogo), faccia mea culpa soprattutto la cittadinanza che, seppur ostacolata da qualche bandiera rossa di troppo, avrebbe dovuto cogliere questa occasione. Speriamo che la prossima volta (perché è intenzione della Maggioranza ripetere l’esperimento) si possa assistere ad un dialogo vero e costruttivo piuttosto che ad un monologo piuttosto infruttuoso. Vicovaro 25 Chiude il Convento di San Cosimato? di Roberto Bontempi I cittadini chiedono garanzie e chiarezza Il convento di San Cosimato, una frazione a 2 chilometri da Vicovaro, ha origini antichissime: i primi insediamenti di anacoreti nelle suggestive grotte sottostanti l’attuale struttura risalgono infatti addirittura al VI secolo. Sempre a quel periodo risale l’elezione ad abate della neonata comunità monastica di Benedetto da Norcia, il padre del monachesimo occidentale il quale, narra la leggenda, proprio qui subì un tentativo di avvelenamento. Da allora alterne vicende hanno tenuto in bilico il destino del convento che, affidato a diversi Ordini religiosi nel corso della sua storia ultramillenaria, ha subito soppressioni, ampliamenti, ricostruzioni e restauri (l’ultimo nel 2000), fino a quando, nel 1936, esso passò definitivamente sotto il controllo della Provincia Romana dei frati Minori. Il complesso del convento dispone, oltre alla chiesa, anche di un’oasi francescana composta da un grande giardino e da una struttura di accoglienza che fornisce ai gruppi camere per dormire e ristorazione, e alcune sale interne messe a disposizione per meeting e convegni di vario genere. Ma forse, in questo articolo, dovrei usare il passato, infatti recentemente il convento vive una grande crisi iniziata con la dipartita, lo scorso Marzo, del padre guardiano della comunità, padre Claudio Tedeschini. Padre Claudio, infatti, era abilissimo a gestire anche la ricettività dell’oasi con le camere e la ristorazione, mentre adesso le strade dell’oasi da una parte e della chiesa e del convento dall’altra, sembrano destinate a separarsi irrimediabilmente: la gestione della ricettività è infatti stata affidata a una cooperativa con una gara d’appalto, mentre il convento, a quanto sembra, sarà destinato a chiudere per il trasferimento imminente di padre Rocco (che, presente da quasi dieci anni a San Cosimato, è stato un artefice determinante della rinascita della parrocchia locale) e padre Nicola (il giovane frate chiamato a sostituire padre Claudio) e la mancanza di ricambio da parte del padre Provinciale. È stata questa notizia a causare il sit-in spontaneo e pacifico organizzato giovedì 2 febbraio dai cittadini di San Cosimato che non vogliono essere privati di un punto di riferimento così importante come il convento: sembra infatti che l’idea del Provinciale sia quella di aprire la chiesa solo per la celebrazione della messa domenicale con un frate part-time, spazzando via con un colpo solo tutte le attività collaterali che, negli ultimi anni e grazie all’impulso decisivo di padre Rocco, contraddistinguevano la vita della parrocchia: la catechesi ai ragazzi, l’attività del Gruppo di preghiera e così via. In realtà su questo episodio c’è molta poca chiarezza: non è ancora molto chiaro se ci sia una qualche relazione tra l’acquisizione dell’appalto della ricettività e la chiusura del convento, e se la decisione di rimuovere padre Rocco e padre Nicola abbia qualche motivazione che vada al di là della versione ufficiale. L’Amministrazione comunale, accusata dai cittadini di non aver tenuto conto in maniera adeguata delle conseguenze sociali che la perdita di un simile punto di riferimento potrebbe rappresentare per San Cosimato, si è detta disponibile ad accompagnare una delegazione di cittadini dal Padre provinciale per chiedere delucidazioni, non appena questi rientrerà da una missione in Brasile. Ma ancora molti nodi restano irrisolti: il padre Provinciale, seppur in una autentica penuria di materiale umano da impiegare, è conscio fino in fondo dell’importanza storica di San Cosimato e del vuoto che un simile provvedimento rappresenterà per tutti i cittadini? La curia di Tivoli, seppur non potendo intervenire direttamente nelle faccende dell’Ordine francescano, ha preso posizione e tenuto conto del fatto che molti fedeli resteranno senza un sostegno spirituale concreto e quotidiano su cui contare? Il vincitore dell’appalto dell’oasi terrà conto della particolare natura del luogo che avrà in gestione o convertirà la struttura in maniera neutra dimenticandone l’origine e la vocazione profonda? Sono queste alcune delle domande che si pongono i cittadini e ai quali i diretti interessati devono rispondere in maniera chiara e concertata fornendo alla popolazione le necessarie garanzie affinché la frazione di Vicovaro possa continuare a contare su una presenza cristiana stabile e questo luogo così suggestivo possa continuare ad esistere senza rinnegare la propria storia. 26 Mandela LA CHIESA DI SAN NICOLA di Nazareno Bernabei Tratto dal libro “DA CANTALUPO A MANDELA” seconda parte Ci vollero ben otto anni però (come dimostra l’annotazione del 30 maggio 1606 relativa alle spese di alloggio del mulattiere che aveva portato l’altorilievo) per realizzare “il quadro di marmo” che, ancora oggi può essere ammirato nella cappella, a fianco della porta laterale, da allora dedicata a S. Gregorio. La cappella e l’altare, evidentemente, erano state realizzate nel frattempo tra il 1598 e il 1606. Consistenti lavori di riparazione del tetto della chiesa si svolsero nel 1637, 1685 e 1694. Nel 1717 il Vescovo ordinò che si facesse più alto il campanile e una nuova fusione della campana dell’orologio, già allora installato sul campanile stesso. I lavori di sopraelevazione del campanile furono eseguiti negli anni successivi tanto è vero che nel 1727 il Vescovo, tornando sulla questione, dispose che il campanile fosse dotato di idonea copertura in quanto così com’era (evidentemente a torre) era causa di grosse infiltrazioni d’acqua che interessavano tutta la chiesa ed in particolare la Cappella del S. Crocifisso, proprio in quegli anni rimpicciolita per consentire il rinforzo della base del campanile in modo da sostenere la sopraelevazione. Tutti i lavori risultano ultimati nel 1731. Il Campanile però non aveva l’aspetto attuale, poiché, da una nota del 20 marzo 1844, risulta che si decise di demolire la vecchia copertura a cupola per costruirne una a padiglione, di struttura più semplice e anche meno costosa, quella visibile oggi. Anche la facciata subì ulteriori interventi di rifacimento come quelli eseguiti nel 1735-36 e sempre nel 1736 fu realizzato anche il pavimento che richiese l’utilizzazione di ben 1750 quadroni, oltre 700 mattoni di guide per la navata e 330 quadroni per la tribuna, presi dalle fornaci di Anticoli e Vivaro. Nel 1785 fu smantellata la copertura a capriate e la chiesa fu sopraelevata di alcuni metri, ricostruendo la copertura a volta e aprendo le attuali finestre per una adeguata illuminazione interna. Dello stesso periodo sono i tre grandi affreschi posti ai lati e sopra l’altare maggiore che rappresentano rispettivamente la missione di S. Pietro, la conversione di S. Paolo e S. Nicola con Cristo e Maria. Sambuci 27 INTERVENTI SULLE OPERE PUBBLICHE NEL COMUNE DI SAMBUCI di Ramona Pompili Continua l’attuazione del programma di intervento delle opere pubbliche nel Comune di Sambuci. Dopo il completamento del progetto per il riuso a struttura ricettiva dell’ex Convento dei Frati Francescani Minori, l’Amministrazione, presieduta dal Sindaco Dario Ronchetti, ha dato inizio ai lavori di recupero del primo e secondo piano del Castello Theodoli. I lavori, iniziati a gennaio 2006, termineranno entro l’estate e rende- ranno fruibile al pubblico i due terzi della struttura. L’importo, di 300.000 Euro, necessario ad eseguire i suddetti lavori è stato finanziato con interventi della Regione Lazio, della Provincia di Roma, della X Comunità Montana e del Comune di Sambuci. A completamento del recupero architettonico del piano primo del Castello, in primavera, partiranno i lavori di restauro degli affreschi del salone delle Prospettive e il restauro del soffitto ligneo finanziati dalla Provincia di Roma. Inoltre sono stati portati a termine i lavori di riconsolidamento e messa in sicurezza dell’edificio che ospita la sede comunale e le scuole elementari. L’intervento, resosi necessario a seguito del sisma del 2000, è stato realizzato Lo stabile del Comune e della Scuola con un contributo di 154.000 Euro della Regione Lazio. Attraverso l’utilizzo di un nuovo contributo di 71.000 Euro, concesso al Comune di Sambuci dall’Assessorato ai LL.PP. della Regione Lazio, verranno completati i lavori di sistemazione interna dalla sede comunale. Una facciata del castello L’ex Convento dei Frati Francescani 28 Tradizioni popolari LETTERATURA POPOLARE STORNELLI AMOROSI selezione ed elaborazione del testo a cura di Gualtiero Todini Dalla tesi sulle “Tradizioni Popolari a Castel Madama, 1949” di Vittorio Todini Proseguendo la nostra galoppata fra le tradizioni popolari di Castel Madama, ci imbattiamo nella letteratura popolare: essa si può dipanare in versi e in prosa. Non sempre, come vedremo, si toccano livelli eccelsi, diciamo: i vertici della poesia; e, così, nella sezione degli stornelli amorosi, ne troviamo alcuni sinceramente modesti, come il seguente: E lo mio amore se chiama Franciscu, ju tengo retrattatu ‘n faccia a ‘n fiascu ‘nne vota che vajo a beve je do ‘n bacittu. Ma la rappresentazione prende già il vento quando il moroso viene colto nell’atto di sciogliere l’aratro e di attaccare le cavalle o quando un ulivo fa pendere i suoi rami a fare ombra sulla ragazza del cuore: E menne vojo j suppe alla Valle addò l’amore mio j’aratru scioje, scioje j’aratru e attacca le cavalle. A Suaventru ce sta ‘na pianta ‘e iva e a via Fore repenne le rama, pe’ ffa l’ombra a la recazza mia. Un altro stornello coglie la “bella” che ricama e cuce e, intanto, a bassa voce canta: Fiore de noce, quanno la bella mia ricama e cuce, li canta li stornelli a bassa voce. Non sempre – come ben sappiamo – l’amore è solo gioia; qualche volta, infatti, è tormento e pianto: Fior d’amaranto, ciò chiuso dentr’al core ‘n gran tormento e quanno sono solo, sfogo ‘n pianto. Un simpatico quadretto familiare descrive una figlia che vuole sposarsi, la madre che piange e il padre che fa il tonto e non risponde: La fija vo’ ju maritu e la matre piagne; ju pare fa da tuntu e no’ responne. Sacrosanta è la rivendicazione della ragazza; anche lei vuole un marito, dal momento che anche a lei Madre Natura… gliel’ha data: Tutte se maritanu e io nnone armancu ‘nna tenesse, omarimene! Gli stornelli che seguono colgono l’innamorato nell’atto di proferire dichiarazioni d’amore fra il gastronomico, il sensuale e la generosa munificenza: Canto me piaci! Più che ‘na minestra pasta e ceci; me tte vurrìa magnà a forza ‘e bbaci. Canto sei bella! Domenica te faccio la coralla e li ricchini co lla campanella. Tradizioni popolari La Variante è oggi un’arteria vivace e popolosa, ma ieri era meta degli innamorati che fra gli ulivi si davano, non visti, tanti bacetti: A la Variante so’ tutti leveti: a coppie a coppie vanno i ‘nnamorati, se danno li bacetti e ‘nno li vedi. 29 Concludiamo questa rassegna di stornelli con versi di autentica poesia, che vanno dai sospiri che “trapassanu le mura” alla voglia di cantare “finché resce la luna e se fa giorno”: Suspiri che trapassanu le mura comme la subbia trapana la sòla! La mamma di lei non vuole e quante volte lui deve farsi sotto alla finestra a sospirare, per farla convertire? Vurìa murine e no vurìa la morte, vurìa murine e no vurìa lassatte. E cante vòte me cce fa vinine de sottu a ssa fenestra a suspirane, pe’ ffalla la tua mamma cunvirtine? Tutta stanotte vojo annà cantanno, finché resce la luna e se fa giorno e finché j’occhi miei gridano “sonno!”. 30 Letteratura ELIAS CANETTI UNO SGUARDO SUL NOVECENTO di Ivano Moreschini Siamo una società che rincorre gli anniversari, o magari ne approfitta per ricordare qualche evento, o qualche personaggio. Questo avviene soprattutto nelle arti: è uno spunto per riproporre all’attenzione questo o quell’autore. Partecipiamo anche noi a questo rito, ed in occasione del centenario della sua nascita, parliamo di un autore in lingua tedesca, che ha avuto un certo successo anche in Italia, e che a nostro avviso merita di essere conosciuto. Si tratta di Elias Canetti, premio Nobel per la letteratura nel 1981. Canetti è di famiglia ebrea sefardita, cioè proveniente dalla diaspora degli ebrei spagnoli, e nasce il 25 luglio 1905 in Bulgaria, a Rutschuk. Tra le diverse lingue della sua infanzia (spagnolo antico, bulgaro, inglese) sceglierà la lingua tedesca, insegnatagli dalla madre e comunque lingua della civiltà egemone nel centro Europa della prima metà del novecento. La sua formazione trascorre tra Vienna, Zurigo, Manchester, Francoforte, ed è godibilmente descritta in una parte importante della sua opera letteraria. Parliamo della sua autobiografia, che uscì in più volumi tra il 1977 ed il 1985, e che lo consacrò come figura letteraria, fino a meritargli il Nobel. I volumi, editi in italiano da Bompiani, sono: “La lingua salvata”; “Il frutto del fuoco”; “Il gioco degli occhi”. Vi è descritto innanzitutto uno straordinario rapporto con la madre, che rimane presto vedova, quando Elias aveva appena sette anni. La fama di Canetti dunque è giunta relativamente tardi, e provocò anche la riscoperta del libro che Claudio Magris considera la sua opera più alta, ed una delle grandi opere del novecento. Si tratta di “Die Blendung” (L’accecamento), titolo che in italiano venne reso con il consenso dell’autore con “Auto da fé”. Il romanzo, uscito in sordina nel 1935, ma completo già dal 1931, narra la vicenda di un intellettuale che vive di libri, chiuso nella sua enorme biblioteca, viene convinto al matrimonio dalla sua governante Therese, e pian piano esce dal suo mondo, per ritornarvi nel finale, nel quale darà fuoco a tutti i suoi libri, compiendo appunto uno spettacolare auto- dafè. Il romanzo è popolato di personaggi di un realismo fantastico: il nano Fischerle, il portinaio detto il Gatto Rosso: una Vienna uscita da un quadro espressionista. Canetti è autore ossessionato da alcuni temi: il rifiuto della morte, l’analisi del ruolo delle masse e del potere nel novecento, il rapporto tra il potere e la sopravvivenza. La sua opera maggiore in questo campo, un po’ saggio antropologico, un po’ letteratura, è “Massa e potere”, uscita nel 1960 dopo vent’anni di ricerche. Canetti, ebreo colto, attratto per questo dalla grande cultura di lingua tedesca, osserva attonito l’ascesa di Hitler, la fascinazione che il nazismo provoca sulla Germania, la pulsione di distruzione ed Letteratura autodistruzione che coinvolse il mondo e giunse fino al tragico epilogo del 1945. Crede di trovare la spiegazione a tutto ciò nei fenomeni di massa, e li analizza nel dettaglio. Ne emerge uno sguardo acuto, preoccupato, partecipe sul nazismo, cuore di tenebra del novecento. Oltre a queste opere maggiori, Canetti ha scritto anche opere di teatro “Le Nozze”; “La commedia della vanità”; “Vite a scadenza”. 31 Raccolte di saggi letterari: “La coscienza delle parole” tra i quali spicca una importante analisi di Franz Kafka, libri di viaggio come “le Voci di Marrakesh”, quaderni ed appunti che sono vere e proprie raccolte di aforismi come “La provincia dell’uomo”. Le opere citate sono tutte edite in italiano da Adelphi, o da Bompiani. Elias Canetti muore a Zurigo il 14 agosto 1994. La recensione di un autore, per la pubblicazione in un giornale come il nostro, comincia un po’ per gioco, perché magari tanto tempo fa ci è piaciuto un suo libro e allora lo vogliamo comunicare agli altri. Oppure semplicemente perché ci sono delle pagine da riempire nel giornale, perché il mese che è passato per la redazione scarseggia di argomenti. Poi ci si accorge che riprendere in mano quei libri a tanti anni di distanza ti mostra un autore diverso, e ti ricorda un te stesso diverso. È un po’ come riascoltare una canzone che non si sentiva da tempo, o tornare in posti dimenticati, dove avevi passato bei momenti. Tutto sommato è una bella sensazione. È per questo che proponiamo questo gioco ai lettori: inviateci le recensioni di un autore, o magari solo di un libro che vi è particolarmente piaciuto. Vi garantiamo la pubblicazione, sperando che la proposta abbia un riscontro e regga nel tempo. Si può mandare per posta all’indirizzo dell’Associazione Albatros, Vicolo Giustini, 10 00024 Castel Madama (Roma) oppure via e-mail agli indirizzi: [email protected]; [email protected] Vi chiediamo solo recensioni di libri o presentazioni di autori non troppo lunghe (max una pagina in formato word, corpo 12) e ovviamente firmate. Vi aspettiamo 32 Vicovaro PALAZZO CENCI BOLOGNETTI di Carla Santolamazza Il palazzo di Vicovaro, esempio di architettura settecentesca, è realizzato, per volontà della famiglia Cenci Bolognetti, dall’ampliamento ed ammodernamento del vecchio castello degli Orsini, costruito nel XIV secolo tra la Rocca e la Porta Superiore Nel XII secolo il centro di Vicus Variae viene ricolonizzato e nel 1191 Papa Celestino III cede il territorio agli Orsini, che con una serie di opere pubbliche concorrono a dare al paese il periodo di maggiore benessere e splendore. Nel 1260 gli Orsini edificano il castello, e la ricostruzione della rocca e della cinta muraria imprimono al borgo il carattere di vero e proprio castrum. Con la trasformazione del vicus in fortezza vengono eretti i torrioni e nelle mura è inserito il portale gotico con la rampa di accesso interna. Le sale sono affrescate nel trecento e quattrocento. Questo splendido Palazzo Baronale, nel tempo, ha ospitato uomini illustri, tra cui, verso la fine del XV secolo, papa Pio II Piccolomini. Nel 1493 qui si sono incontrati papa Alessandro VI Borgia e il re di Napoli Alfonso II, decisi a contrastare le mire espansionistiche di Carlo VIII re di Francia. Il castello diventa un palazzo nel 700 e sono i Cenci Bolognetti a dargli l’attuale fisionomia. Gli Orsini, che fino alla fine del XVII secolo ne avevano mante- Palazzo Cenci Bolognetti: arcata gotica Palazzo Cenci Bolognetti: mura della rocca nuto il possesso, ne sono privati, quando nell’aprile del 1692, previo “chirografo” di papa Innocenzo XII (1691-1700), si autorizza la vendita di Vicovaro al conte Paolo Bolognetti ed al figlio Ferdinando per la somma di 66.000 scudi. I Bolognetti, patrizi originari di Bologna, iniziano così a Vicovaro in quegli anni la trasformazione dell’ex Palazzo Orsini che tramutano in una costruzione più consona al loro rango. Il vasto edificio è realizzato sotto la direzione dell’architetto Sebastiano Cipriani, a partire dal 1693. Questa prima fase di lavori si conclude nel 1721 e comporta l’edificazione di una nuova ala del Palazzo (l’odierna facciata), con semplici finestre, e di altri caseggiati destinati alla servitù ed alla attività agricola. Sono rinnovati, inoltre, gli ambienti interni, dove furono ospitati nel 1789 Pio VI, nel 1834 Gregorio XVI e nel 1847 Pio IX. Sistemazioni successive sono dirette dagli architetti Nicola Salvi, Giuseppe Doria, Girolamo Theodoli, ed interessano altre parti del complesso. I Bolognetti non legarono mai con la popolazione locale e, quando il casato si estinse, il Comune incamerò molti dei loro beni. Oggi del periodo medievale e rinascimentale, rimangono: la Rocca con le torri cilindriche e resti del “Maschio” quadrato; la vecchia entrata del Palazzo Orsini, con l’arcata gotica in marmo della prima metà del XV secolo; e resti di affreschi. Vicovaro LA FAMIGLIA CENCI BOLOGNETTI I Cenci, famiglia nobile discendente dall’antica Gens Cincia o da un Cencio del ramo dei Crescenzi, avevano la loro più antica residenza nel rione Regola, allargandosi fino al vicino rione Sant’Angelo. Nel trecento ebbero la carica di cancellieri della città e il più illustre rappresentante fu Giovanni, cancelliere, capitano dell’urbe e senatore nel 1380. Dal quattrocento i Cenci, imparentati con gli Orsini e i Colonna, divennero i più importanti mercanti-banchieri di Roma e parteciparono alle lotte politiche. Nel cinquecento il ricco casato divenne uno dei più numerosi: i vari membri aumentarono la loro importanza e allargarono i possedimenti della famiglia con nuove terre, baronie e feudi. Ma verso la metà del cinquecento il casato entrò in crisi per una serie di delitti compiuti da alcuni membri della famiglia, furono puniti con una dura sentenza che decretava la morte e la prigionia a vita per diversi di loro, a cui non fu estraneo il papa Clemente VIII, desideroso di impadronirsi dei loro beni. Alla fine del seicento il casato dei Cenci, per mancanza di eredi maschi, dato l’alto numero di prelati, vescovi e cardinali, si ridusse a pochi membri e nel 1772 quando Virginio Cenci sposò Maria Anna Bolognetti, il loro figlio Girolamo aggiunse al proprio cognome quello della madre, ed ereditò il titolo di principe di Vicovaro e i beni di famiglia, iniziando il ramo dei Cenci Bolognetti, che furono ascritti al patriziato romano con Senatus Consulto del 1838. Così tutti i discendenti furono patrizi romani, principi di Vicovaro e marchesi di Rocca Priora. Palazzo Cenci a Roma: si trova in piazza Monte Cenci 17-20-21, nel rione Sant’Angelo. La costruzione dei vari edifici che costituiscono il palazzo risale al cinquecento, quando sul Monte Cenci Palazzo Cenci Bolognetti: ingresso furono acquistate e demolite alcune case dei Crescenzi. Già nella seconda metà del trecento i Cenci sono presenti sul monte con un balneum e una torre in seguito a lotte medievali. Il palazzo assume l’aspetto attuale tra il 1570 e il 1585 ad opera di Francesco Cenci membro della famiglia attorno al quale si scatenò la tragedia familiare e la decadenza del casato. La facciata principale del palazzo, al piano terreno, presenta due portali a sesto semicircolare incorniciati da bugne rustiche, uno è sormontato da un rilievo romano con testa di medusa. Li sovrasta una costruzione a mattoni che termina con una loggetta cinquecentesca. La parte posteriore del palazzo, sulla piazza dei Cenci e la via Beatrice Cenci, al pianterreno, presenta un arco sormontato da una loggia e finestra incorniciata da stucchi settecenteschi. La sopraelevazione è ottocentesca. Il terzo piano è coronato da un fregio con le mezzelune dei Cenci e le aquile dei Lante, una delle famiglie romane con cui i Cenci erano imparentati. Palazzo Cenci Bolognetti a Roma: è in piazza delle Cinque Scole 23, nel rione Regola. Fu costruito nell’ottocento sull’area occupata da alcune case demolite, che facevano parte dell’“isola” Cenci. La realizzazione dell’edificio ad L indica, sul lato corto, l’inserimento di elementi architettonici di quelle costruzioni cinquecentesche. Il grande portale presenta inciso nell’architrave il cognome Cenci Bolognetti ed è sovrastato da una loggia. Il prospetto lungo si sviluppa su tre piani: il primo è a finestre architravate, il cornicione a mensole presenta decorazioni di rose e mezzelune. Palazzo Petroni Cenci Bolognetti a Roma: è in piazza del Gesù 46, nel rione Pigna. L’edificio originale è del cinquecento, costruito per i Petroni, trasformato nel 1737 fu venduto ai Bolognetti e diventò la dote per l’ultima donna di questa famiglia che sposò un Cenci nel 1772. Il palazzo fu restaurato nell’ottocento e venduto nel 1970 dai Cenci all’università di Roma e diventato poi la sede della Democrazia Cristiana. La facciata è composta di due piani, oltre il pianterreno e l’ammezzato, con un ampio portale con due pilastri sottostanti un balcone. I due piani sono scanditi da quattro pilastri, con finestre a timpano triangolare, tranne quella centrale con timProcesso a Beatrice Cenci pano centinato. 33 Teatro 35 AMATORIALMENTE TEATRO di Mario Di Nardo Un mondo vivo, ricco di idee e piuttosto attivo, questo è il panorama del teatro amatoriale, che annovera tra le sua fila decine di compagnie teatrali, le quali nascono, vivono e “muoiono” con cicli vitali che vanno da una sola stagione ad esperienze lunghe decenni. Le compagnie amatoriali sono difficilmente inquadrabili (nonostante esistano molte associazioni di categoria che tendono a classificarle e registrarle) in quanto, spesse volte, la loro attività, contrariamente a quella professionistica, è regolata soprattutto dalla fortuna, dall’abilità e dallo spirito di abnegazione dei propri componenti i quali, per statuto, esercitano l’arte di attore senza compenso alcuno se non il plauso del pubblico. Il teatro, soprattutto nella forma amatoriale, aiuta ad abbattere i muri dell’incomunicabilità tra le varie generazioni. Lo spirito cameratesco che si instaura tra gli attori e il regista fa sì che non esistano più, all’interno del gruppo teatrale, differenze di età o di ceto sociale. Lo scopo comune di una realtà amatoriale (non essendo “inquinato” dal punto di vista commerciale dell’attività) è sempre e comunque quello dell’espressione artistica e della sua diffusione in ogni forma e con ogni mezzo (chiaramente lecito). Alcune persone entrano a far parte di realtà amatoriali anche per far fronte alle proprie paure. Esorcizzandole in palcoscenico, luogo dove ci si ritrova “a nudo” davanti al pubblico, si ha la possibilità di inquadrare i propri limiti per capirli, avvicinarli ed infine superarli. Una sorta di terapia analitica (ma molto più economica) che va a regalare, ai soggetti coinvolti, delle parentesi di libertà di espressione altrimenti impossibili nella vita di tutti i giorni. Libertà di essere e accettazione di se stessi e dei propri “compagni di viaggio” diventano così un percorso di crescita interiore e artistica di alto valore. Parlando di compagnie amatoriali, non bisogna dimenticare il coraggio di produrre esperienze teatrali al di fuori dei luoghi deputati alle grandi produzioni, lavorando con pochi mezzi, poco denaro e senza sponsor sia privati che pubblici. Possiamo ritenere che la molla che spinge i moderni “crociati” dell’arte sia comunque la voglia di raccogliersi intorno all’idea di poter creare qualcosa insieme interagendo in strutture organizzate siano esse circoli, oratori, club, associazioni culturali, centri sociali ecc. I generi dei lavori affrontati dalle compagnie sono i più disparati. Tutta la drammaturgia moderna e classica viene studiata ed analizzata (su diversi livelli di elaborazione). Una grossa percentuale di compagnie amatoriali dedica la propria attenzione a lavori di autori dialettali. Infatti uno degli scopi di questi gruppi è la conservazione dei propri dialetti spesso superati o cancellati dall’evoluzione (o involuzione) del linguaggio moderno. Anche grazie a questo lavoro di rielaborazione si mantengono vivi autori immortali anche se legati ad esperienze di vita tipicamente regionali. Il teatro dialettale è stato spesso considerato di livello inferiore a quello in lingua, ma non dimentichiamoci che il dialetto arriva dal popolo e grazie al palcoscenico torna ad esso nobilitato ed arricchito diventando di immediato impatto emotivo anche per un pubblico di livello culturale non eccelso inserendosi così, nel panorama artistico, come un buon punto di partenza ad un approccio successivamente più maturo al teatro cosiddetto impegnato. Non a caso alcune compagnie amatoriali, inserite in circuiti usualmente sfruttati esclusivamente dal mondo professionistico, non solo propongono valori artistici di ottimo livello ma riescono anche a risultare, nella loro naturalezza di espressione, addirittura più efficaci di tante realtà “commerciali” che, forse, hanno smarrito il lato artistico del proprio mestiere prediligendo quello economico.Il mondo del palcoscenico amatoriale è aperto a chiunque, non è un ambiente elitario, tutti possono avvicinarcisi, volendo in punta di piedi, per “sbirciare” qual è la magia… infatti molte compagnie tengono le proprie prove a “porte aperte”, proprio per avvicinare in ogni modo gli altri, per esaltare lo spirito di aggregazione e interscambio di esperienze. Non è necessario essere particolarmente dotati di qualità attoriali per approcciare un palcoscenico in una compagnia amatoriale in quanto i tempi e le scadenze (rispetto a realtà professionistiche) sono maggiormente dilatati. Il tempo di imparare ed acquisire i meccanismi principali del recitare è maggiore qui rispetto ad altrove. Il lato umano è sempre in primo piano ma, naturalmente, non tutto l’ambiente è un unico idillio, come in ogni attività umana c’è posto anche per i sentimenti peggiori che la vita in comunità purtroppo può offrire. Invidia, odio, incomprensione e incomunicabilità fanno parte dell’uomo e, inevitabilmente, appaiono nelle sue manifestazioni. È bello però pensare, magari in maniera del tutto ottimista, che anche dai peggiori sentimenti un buon regista o meglio una buona persona parlando di teatro amatoriale, possa distillare arte efficace e del tutto appartenente al miglior interprete del pianeta terra: l’uomo. Vino 37 COGNAC: TRADIZIONE ED ELEGANZA di Marco Moreschini È giustamente definito come le ROI dei distillati, e non a torto. Il calore, la suadenza, la classe e l’eleganza delle sue caratteristiche gusto-olfattive ammaliano e continueranno a farlo. Stiamo parlando di sua altezza il Cognac, acquavite di vino prodotta in Francia a nord di Bordeaux, nella zona che trae il nome dall’omonimo comune nella Charente. Proprio in questa regione avviene l’incontro del clima Atlantico con quello interno continentale e l’intera regione di produzione detiene l’appellativo AOC (Appellation d’Origine Contrôlée). La zona è stata disciplinata dalla cosiddetta “carta dei cru”, sancita nel 1909, la quale divide in sei zone ufficiali di produzione di vino, dette appunto “cru”. Queste zone prendono il nome di: – Grande Champagne, Borderies; – Petite Champagne; – Fins Bois Bons Bois; – Bois à Terroir o Bois Ordinaire, e le zone di produzione dei migliori cognac sono la Grande e la Petite Champagne. Ricordando che la distillazione è un processo, basato sulla diversa temperatura di ebollizione di liquidi di diversa composizione, che permette di separare i diversi componenti di una miscela liquida, con la selezione degli stessi e la concentrazione dell’alcool, andiamo a vedere da dove sprigiona l’eleganza questo splendido prodotto della tradizione francese, le cui prime tracce risalgono alla prima metà del ’600. La materia prima è un semplice vino composto da Ugni Blanc, il nostro Trebbiano, con piccole quantità di Folle e Colombard, altri due vitigni a bacca bianca della zona. I vini prodotti con queste uve sono molto leggeri, con bassa gradazione alcolica ed un alto tenore di acidità, particolarmente adatti alla distillazione. Questa avviene fra il 1° settembre ed il 31 marzo di ogni anno, utilizzando i caratteristici alambicchi conosciuti con il nome di “Charentais” e che risalgono al XV secolo e che sono completamente in rame, nel modo discontinuo. Questo sta a dire che ci sarà una doppia distillazione, che da un liquido lattiginoso, proveniente dalla prima, chiamato bruillis (processo di 8-10 ore), di circa 20-25°, porterà alla seconda distillazione con la bonne chauffe (10-12 ore), il “riscaldamento buono” che farà ottenere un distillato di circa 64-72 gradi. È un’operazione molto delicata che richiede una grande esperienza da parte degli operatori, i quali sono preposti a scartare il condensato di testa e di coda, cioè la prima e l’ultima parte, tenendo solo la parte centrale, il famoso “cuore” del distillato. Da qui si passa alla fase dell’invecchiamento del distillato in botti di rovere del Limousin da 350 litri, che tanto danno in quanto a caratteristiche gusto olfattivo allo stesso distillato e che tanto ne fanno perdere, visto che la porosità del legno lascia andar via dal 2 al 4% del liquido disperdendolo in aria (la cosiddetta part des anges, parte degli angeli). E l’invecchiamento sarà di minimo 30 mesi fino a … 60 anni!!! E nella chai (cantina) gli stessi passeranno dalle bonbonnes (botti,) alle damigiane, per non rendere eccessivi i toni di legno al palato. Qui il maestro distillatore (maitre de chai), dà il suo ultimo tocco con l’assemblaggio di distillati di diverse annate per ottenere la migliore e più armonica miscela (mélange) dello stesso distillato, essendo accorto durante le operazioni di taglio di diluire il tutto con acqua distillata fino ad un minimo di 40 gradi alcolici. Il cognac viene infine imbottigliato ed avviato al processo di distribuzione che lo farà arrivare nei negozi di tutto il mondo. A seconda degli anni di invecchiamento avremo diversi cognac: Trois Etolies e Very Superior (dai 3 ai 4-5 anni), Very Superior Old Pale, Very Old e Reserve (dai 4-5 anni ai 6), Vieille Reserve, Vieux, Napoléon, oltre i sei anni, con qualità eccezionali. Spesso lo si beve in cocktail, ma permane il fascino di vederlo accoppiato ad una buona tavoletta di cioccolata, o perché no, come è stato ammesso anche nell’ultimo conclave, con un bel sigaro, per godersi momenti di rilassamento. Il tutto, ovviamente, non di mattina al bar e con la adeguata moderazione!!! 38 Musica BACH IN VIDEO di Marco Cicogna “Passione secondo Giovanni” Bach Collegium Japan Dir. Masaaki Suzuki Registrato alla Suntory Hall di Tokio il 28/7/2000 Durata 95 min. – video 16:9 – audio PCM stereo, Dolby Dig. 5.1, DTS 5.1 “Concerti Brandeburghesi” dalla “Spiegelsaal” del castello di Cothen Freiburg Baroque Orchestra Dir. Gottfried von der Goltz Durata 108 min. – video 16:9 – audio PCM stereo, Dolby Dig. 5.1 “The Italian Bach in Vienna” Concerti per cembalo e fortepiano al Musikverein di Vienna “Il Giardino Armonico” dir. Giovanni Antonini Durata 73 min. – video 16:9 – audio PCM stereo, Dolby Dig. 5.1 “Oratorio di Natale” dalla Herderkirche di Weimar - English Baroque Soloists Monteverdi Choir Dir. John Eliot Gardiner Durata 198 min. (2 DVD) – video 16:9 – funzione multiangolo PCM stereo, Dolby Dig. 5.1, DTS 5.1 Quando assistiamo ad un concerto è scontato che l’ascolto sia accompagnato dalle immagini. In realtà non è la musica ad avere bisogno delle immagini, ma è certo che il nostro sistema emotivo comprende meglio l’evento sonoro se l’udito è assistito dalla vista. Dal vivo il coinvolgimento aumenta attraverso la visione dell’ambiente, dell’orchestra, degli strumentisti, dei cantanti, che possiamo seguire nei loro movimenti, nello sforzo interpretativo. Molti appassionati hanno oggi in casa impianti audio video che possono suonare alla grande anche con i DVD video musicali, scegliendo il meglio di quanto si rende di volta in volta disponibile. Ma vi è di più. In molti casi il materiale musicale dei DVD non è altrimenti reperibile in CD audio, trattandosi di concerti dal vivo (per quanto importanti) i cui diritti televisivi non sono stati acquisiti dalle case discografiche tradizionali. È il caso, appunto, dei quattro DVD della serie TDK di cui parliamo questo mese, tutti dedicati alla musica di Johann Sebastian Bach. L’anno 2000 ha infatti rappresentato per il mondo musicale il 250° anniversario della morte del sommo musicista, celebrato in tutto il mondo con un grande numero di concerti ed incisioni discografiche. In questi DVD troviamo raccolte alcune tra le sue pagine più significative: i Concerti Brandeburghesi, l’Oratorio di Natale, la Passione secondo Giovanni e alcuni concerti per tastiera. Tutti affidati ad interpreti di indubbia levatura che incidono per le più importanti etichette. Esecuzioni filologiche secondo la prassi antica, strumenti originali dei quali è possibile osservare la diversa fattura e modalità di esecuzione, un mondo sonoro di indubbio fascino il cui valore musicale è indiscutibile. L’Oratorio di Natale è tratto dall’eccezionale tournèe effettuata da Gardiner, che ha offerto l’integrale delle Cantate di Bach in una serie di concerti attraverso le principali città europee. John Eliot Gardiner ha pubblicato la maggior parte delle Cantate in CD audio per la Deutsche Grammophon. Assieme al gruppo strumentale English Baroque Soloists ha contribuito a diffondere il repertorio del Sei-Settecento attraverso letture corrette e allo stesso tempo vive ed espressive. Non fa eccezione la raccolta di sei cantate per il Natale (il “Weihnachtsoratorium”), in un doppio DVD registrato a Weimar nel dicembre 1999 che include un ampio documentario con sottotitoli. Suono ed immagini ai migliori livelli attuali. C’è poco da dire sui sei concerti di Bach detti “Brandeburghesi”, tra le più importanti pagine della musica strumentale barocca, ognuno con una diversa combinazione di strumenti. Decisamente “leggero” e consigliabile a tutti, l’ascolto e la visione del DVD con il gruppo italiano “Il Giardino Armonico” diretto da Giovanni Antonini. Uno dei più giovani e dinamici musicisti italiani, è qui affiancato dal duo pianistico delle sorelle Katia e Marielle Labèque, impegnate al fortepiano. I concerti di Bach (padre e figlio) e Vivaldi sono stati ripresi nella splendida sala del Musikverein di Vienna. Insolito (per Bach) l’impiego del fortepiano, il cui timbro particolare dialoga nel concerto BWV 1063 (per tre clavicembali e archi) con il clavicembalo. Fraseggio vivace, curatissimo, grande energia in queste letture, che beneficiano di un eccellente supporto tecnico. Last (but not least), la Passione secondo Giovanni, affidata a Masaaki Suzuki e al suo Bach Collegium Japan, formazione che incide per la svedese BIS e che negli ultimi anni ha curato una buonissima serie di cantate di Bach. È il primo ensemble asiatico ad imporsi all’attenzione della critica per il rigore esecutivo della componente vocale e strumentale. Il concerto pubblico è stato registrato alla Suntury Hall di Tokyo.