ABS-ESP Bosch 8.0
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ABS-ESP Bosch 8.0
Training ABS-ESP Bosch 8.0 Fiat Panda Fiat 500 Fiat Grande Punto Fiat Bravo. Croma Alfa Romeo 147-Gt Renault Megane Reanult Clio Generalità DINAMICA DELLA FRENATA COEFFICIENTE DI ADERENZA V velocità veicolo P peso gravante sulla ruota T forza tangenziale di aderenza A. senso di rotazione B. forza frenante C. zona di appoggio/aderenza P. forza peso DEFINIZIONE: il coefficiente di aderenza è il rapporto tra il carico gravante P che agisce sulla ruota e la forza T tangenziale che si genera nel contatto tra la ruota ed il terreno; è un parametro che indica la capacità della ruota di “aggrapparsi” alla strada senza strisciare. CONDIZIONI: il coefficiente di aderenza NON dipende né dalle caratteristiche del veicolo né dalla velocità ma dal tipo di pneumatico, dal suo stato e dalle condizioni del terreno. Pneumatici Battistrada nuovo Battistrada usurato FONDO STRADALE Asfalto Asfalto Fanghiglia asciutto bagnato Neve Ghiaccio 0,9 0,6 0,25 0,1 0,65 0,4 0,2 0,1 IMPORTANZA: sia il valore massimo di accelerazione in fase di aumento della velocità del veicolo sia il valore massimo di decelerazione in fase di frenata sono limitati dal valore di aderenza dei pneumatici; superando tale limite di aderenza le ruote slittano (in fase di aumento della velocità) oppure strisciano (in fase di frenata). FORZA FRENANTE DEFINIZIONE: la forza frenante è quella forza che applicata a determinati elementi del veicolo (ad esempio il mozzo ruota) permette di realizzare la frenata del veicolo; tale forza frenante è generata dall’attrito prodotto tra le ganasce e i tamburi (o tra i pattini ed i relativi dischi) quando vengono a contatto per mezzo delle forze esercitate sul pedale. LIMITAZIONI: la forza frenante non può essere indefinitamente alta, come sarebbe auspicabile ai fini di un pronto arresto del veicolo; la forza frenante (o meglio la coppia frenante se applicata sulle ruote) è limitata, a parità di carico gravante sulla ruota, dal valore della forza di aderenza che si instaura al contatto tra la ruota ed il terreno; se la forza frenante supera tale limite la ruota si blocca riducendo così l’azione frenante sulle ruote a causa della diminuzione della aderenza. PROPORZIONAMENTO DELL’IMPIANTO: il dimensionamento dell’impianto frenante deve tener conto del peso del veicolo a pieno carico e del massimo coefficiente di aderenza suolo pneumatico che si può verificare, ciò allo scopo di generare un efficace rallentamento o arresto nel più breve tempo possibile ed in qualunque condizione di marcia; esso risulta però sovradimensionato per le ricorrenti condizioni di carico parziale e ridotta aderenza; l’applicazione della massima forza frenante, in tali circostanze, conduce all’immediato bloccaggio delle ruote con la conseguente riduzione del coefficiente di aderenza ed un peggioramento dell’efficacia frenante; l’obiettivo di arrestare la marcia di un veicolo in modo rapido ed efficiente in qualsiasi condizione contingente, impone invece la conservazione dello stato di rotolamento dei pneumatici, nonostante che, per esigenze di progetto, la forza frenante applicata sulle guarnizioni di attrito sia frequentemente eccessiva in rapporto al peso di marcia ed ai normali coefficienti di aderenza. RIPARTIZIONE DELLA FORZA FRENANTE SUGLI ASSI S. spazio di arresto F. forza frenante G. baricentro P. forza peso CONDIZIONI PER UNA FRENATA EQUILIBRATA: in teoria, per una frenata equilibrata su veicolo ideale, con baricentro a livello del suolo, sarebbe necessario che il peso del veicolo fosse ripartito in eguale misura su tutte le ruote, in modo da poter esercitare su ciascuna di esse una forza frenante compatibile col valore della forza di aderenza che è proporzionale al peso. CONDIZIONI REALI: nella realtà il baricentro del veicolo è alto rispetto al suolo, per cui la forza di inerzia dovuta alla frenata ed agente sul baricentro, crea una coppia di forze che determina un alleggerimento dell’asse posteriore ed un aumento del peso gravante sull’asse anteriore; pertanto in tali condizioni, proporzionalmente alle decelerazioni del veicolo, si vengono a migliorare le condizioni di aderenza dell’asse anteriore, ma si peggiorano le condizioni di aderenza per quanto riguarda l’asse posteriore, tanto che in alcuni casi si può avere il bloccaggio delle ruote posteriori con conseguenti fenomeni di sovrasterzo. CORRETTORE DI FRENATA: per ottenere una frenata equilibrata occorrerebbe aumentare la potenza frenante sulle ruote anteriori e ridurla su quelle posteriori; a tale scopo su alcuni impianti di frenata sono stati inseriti dei regolatori di pressione, capaci di ridurre la potenza frenante alla ruote posteriori in funzione del carico; tali dispositivi vanno sotto il nome di correttori di frenata e saranno trattati più avanti in dettaglio. SPAZI DI FRENATA DEFINIZIONE: è la distanza coperta dal veicolo nel momento in cui il conducente agisce sul comando del freno sino al momento in cui il veicolo si arresta completamente. PARAMETRI: nella definizione dello spazio di frenata è necessario considerare, oltre al valore di decelerazione col quale il veicolo rallenta, anche i tempi morti che intercorrono tra l’azionamento del comando e l’inizio della frenata (tempo percettibile negli impianti che sfruttano una fonte di energia ausiliaria per la frenata). CONDIZIONI DI DETERMINAZIONE i valori dello spazio di frenata sono calcolati nelle seguenti ipotesi: • Pneumatici in ottime condizioni e gonfiati alla pressione prescritta • Impianto frenante pienamente efficiente • • Percorso rettilineo Strada piana, asfaltata asciutta • Carico normale e ben distribuito sul veicolo VARIAZIONE DELL’ADERENZA CON LO SCORRIMENTO µl coefficiente di aderenza longitudinale µt coefficiente di aderenza trasversale s scorrimento percentuale A:zona stabile B:zona instabile C:zona ottimale SCORRIMENTO NULLO: in assenza di scorrimento il coefficiente di aderenza longitudinale (µl sul diagramma) è nullo; in tale condizione il pneumatico non è in grado di trasmettere alcuna coppia motrice o frenante; la presenza di una certa percentuale di scorrimento permette alle ruote di mantenere una certa aderenza col terreno e quindi trasmettere il moto (se la ruota è motrice) o di frenare. SCORRIMENTO OTTIMALE: in un ristretto campo di scorrimento (compreso tra il 10 ed il 30%) il pneumatico presenta la massima aderenza col terreno; in questo campo le ruote possono trasmettere la massima coppia motrice o la massima coppia frenante. SCORRIMENTO MASSIMO: in caso di bloccaggio delle ruote (scorrimento del 100%) il coefficiente di aderenza si riduce, riducendo nel contempo la coppia frenante applicabile; in questo caso è l’attrito radente tra terreno e pneumatico a frenare il veicolo, con aumento dello spazio di frenata del veicolo. ADERENZA TRASVERSALE A. ruota B. veicolo C. aderenza trasversale D. aderenza l i di l DEFINIZIONE: in presenza di una forza laterale applicata alla ruota (come accade in curva) , il pneumatico si dispone con un certo angolo di deriva generando, nella zona di contatto col terreno, una reazione laterale proporzionale al coefficiente di aderenza laterale. IMPORTANZA: la presenza di aderenza laterale permette al veicolo di poter cambiare direzione, cioè garantisce la “direzionalità” del veicolo. DIPENDENZA DALLO SCORRIMENTO: l’andamento dell’aderenza trasversale in funzione dello scorrimento ha un andamento sempre decrescente;in caso di ruote bloccate l’aderenza si annulla facendo perdere direzionalità. al veicolo. COMPORTAMENTO DEL VEICOLO IN FASE DI FRENATA Il dimensionamento dell’impianto frenante deve tener conto del peso del veicolo a pieno carico e del massimo coefficiente di aderenza suolo/pneumatico che si può verificare, ciò allo scopo di generare un efficace rallentamento o arresto nel più breve spazio ed in qualunque condizione di marcia Esso però risulta sovradimensionato per le più ricorrenti condizioni di carico parziale e ridotta aderenza; l’applicazione della massima forza in tali circostanze, conduce all’immediato bloccaggio delle ruote con la conseguente riduzione del coefficiente di aderenza e ad un peggioramento dell’efficacia frenante. Se, infatti il momento frenante Mf supera il valore della coppia aderente Ma (pari al prodotto della forza di aderenza Xf per il raggio di rotolamento Rc) si ha un aumento dello scorrimento che porta al bloccaggio delle ruote (vedere grafico in basso a sinistra). I tempi di bloccaggio delle ruote sono brevi, dell’ordine dei decimi di secondo (vedere grafico in basso a destra), se si considera che l’eccesso di coppia frenante rispetto a quella aderente può facilmente assumere valori consistenti, specie in emergenza quando il guidatore è portato a incrementare lo sforzo sul comando; d’altra parte, possono verificarsi condizioni stradali ed ambientali che riducono molto l’aderenza ruota-suolo; i due effetti insieme portano ad un rapido bloccaggio della ruota . SISTEMA ANTIBOCCAGGIO REQUISITI: il requisito più importante che deve avere un impianto frenante è quello di arrestare il veicolo in modo rapido ed efficace in qualsiasi condizione contingente; tale requisito impone la conservazione dello stato di rotolamento dei pneumatici, nonostante che, per esigenze di progetto, la forza frenante applicata sulle guarnizioni d’attrito sia frequentemente eccessiva in rapporto al peso di marcia ed ai normali coefficienti di aderenza; con un impianto frenante in perfetta efficienza, un ulteriore miglioramento della frenata può essere ottenuto soltanto agendo sulle caratteristiche di attrito del pneumatico o sulle qualità del fondo stradale; pur in presenza di queste condizioni ottimali, l’assoluta sicurezza di frenata non è comunque garantita quando si devono affrontare situazioni critiche quali le seguenti. BASSA CONDIZIONE DI ADERENZA: questa situazione, dovuta a condizioni del fondo stradale, come una strada bagnata, ghiacciata, o con ghiaia fine, costringe il conducente a moderare l’azione frenante al fine di evitare il parziale bloccaggio di una o più ruote, con possibilità di pericolosi slittamenti o sbandamenti. ECCESSIVA PRESSIONE SUL PEDALE FRENO: ovviamente anche in queste condizioni si ha il bloccaggio delle ruote; se si bloccano le ruote anteriori si ha la perdita della direzionalità (si ha infatti una forte diminuzione della aderenza trasversale), mentre se si bloccano quelle posteriori si genera sicuramente una pericolosa sbandata con il conseguente fenomeno del testa-coda. FRENATA DI EMERGENZA IN CURVA, FRENATA DA PANICO: in entrambe queste condizioni la perdita di aderenza delle ruote porta alla perdita di direzionalità del veicolo che non può più percorrere la curva in maniera corretta né può evitare l’ostacolo. INTERVENTO DELL’ABS: per superare tutte queste criticità, viene in aiuto il sistema antibloccaggio delle ruote, cioè un dispositivo che, inserito nell’impianto frenante, evita il bloccaggio delle ruote quando la pressione di azionamento dei freni è eccessiva rispetto all’aderenza pneumatico-suolo; il dispositivo permette di sfruttare al meglio l’aderenza del pneumatico, ma non aumenta la aderenza del pneumatico; il sistema ABS provvede quindi ad assicurare la direzionalità del veicolo durante la frenata, la stabilità della vettura e la ottimizzazione degli spazi di frenata; il sistema ABS non riduce gli spazi di frenata, ma ottimizza quest’ultima impegnando tutta l’aderenza disponibile ed evitando, così, il bloccaggio delle ruote che inevitabilmente porterebbe all’allungamento della frenata. FRENATA IN CURVA FRENATA DEL VEICOLO IN CURVA SENZA ABS (A): una frenata di emergenza, porta il conducente a premere sul pedale freno con tutta la forza. In queste condizioni l’impianto freno, agisce applicando alle ruote la massima forza per cui è proporzionato. RISULTATO SUL VEICOLO: se si supera il limite di aderenza del veicolo per quelle determinate condizioni della strada, si ha il bloccaggio di una o più ruote, ed il veicolo perde di direzionalità (aderenza trasversale nulla); non è più possibile, perciò, percorrere la curva correttamente. La riduzione dell’aderenza longitudinale causa anche un allungamento dello spazio di frenata. AZIONE DELL’ABS (B): il sistema ABS, controlla il valore di scorrimento sulle ruote del veicolo, rilevando quando le ruote tendono a bloccarsi; se tale condizione viene rilevata, il sistema riduce la pressione sui freni anche se il conducente continua a premere il pedale freno; in questo modo viene prevenuto il bloccaggio delle ruote e l’aderenza longitudinale delle ruote viene mantenuta entro i valori ottimali che garantiscono ancora un a buona aderenza laterale. RISULTATO SUL VEICOLO: il veicolo mantiene comunque la sua direzionalità, permettendo al conducente di cambiare direzione e di arrestare il veicolo entro spazi più ridotti. SUPERAMENTO DI UN OSTACOLO AZIONE DEL CONDUCENTE: in caso di “ frenata da panico” (causata dal presentarsi di un improvviso ostacolo) costringe il conducente a premere sul pedale del freno con tutta la forza possibile, nel tentativo di fermarsi in tempo. IMPIANTO SENZA ABS (A): in questo caso vengono bloccate le ruote, per cui, da una parte il veicolo perde direzionalità, dall’altra il veicolo allunga gli spazi di frenata, per cui il conducente non riesce a fermarsi in tempo né è possibile aggirare l’ostacolo. IMPIANTO CON ABS (B): a differenza di prima, il veicolo mantiene direzionalità quindi il conducente manovrando sullo sterzo, riesce ad evitare l’ostacolo. A IMPIANTO ABS 1. sensore giri ruota 2. attuatore freno 3. pompa freni 4. centralina elettroidraulica COSTITUZIONE: il sistema ABS si integra nell’impianto frenante tradizionale ed è essenzialmente composto da: una centralina che integra una unità di controllo elettronico, la parte di attuazione elettroidraulica che modula la pressione frenante ai freni mediante otto elettrovalvole (due per ogni ruota) e la pompa di recupero; una spia di segnalazione avaria posta sul quadro di bordo che segnala l’efficacia o l’avaria dell’impianto; quattro sensori, uno per ogni ruota, di tipo attivo o passivo che hanno il compito di rilevare la velocità angolare delle ruote; infatti, non esistendo la possibilità di valutare preventivamente le condizioni di aderenza, si è costretti a controllare l’efficacia frenante solo dopo averne rilevati gli eventuali effetti di iniziale strisciamento del pneumatico causati da una forza frenante eccessiva in relazione al coefficiente di aderenza presente; tale rilievo viene effettuato, appunto, tramite la misura della velocità di rotazione delle ruote. un interruttore sul pedale del freno per la rilevazione della condizione di frenata; L’integrazione dell’impianto ABS nell’impianto frenante tradizionale, consente al conducente, in caso di avaria all’ABS, di poter ancora effettuare la frenata in maniera tradizionale; d’altra parte la presenza di un guasto al sistema ABS, rilevato dalla centralina, provoca l’immediata e completa disattivazione dell’impianto stesso. FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. velocità effettiva veicolo velocità di riferimento veicolo velocità periferica della ruota accelerazione / decelerazione della ruota pressione circuito frenante banda di accelerazione ammissibile banda di decelerazione ammissibile SEGNALI DI VELOCITA’: i segnali inviati dai sensori di giri alla centralina elettronica vengono trasformati dall’amplificatore di ingresso in segnali di tipo digitale; la frequenza di tali segnali fornisce alla centralina corrispondenti valori di velocità (3) e di accelerazione / decelerazione (4) delle singole ruote. VELOCITA’ VEICOLO: dalla combinazione delle singole velocità periferiche delle ruote viene elaborata una velocità di riferimento (2) che, continuamente aggiornata, fornisce una indicazione della velocità effettiva (1) del veicolo; SOGLIE DI ACCELERAZIONE / DECELERAZIONE: la centralina elettronica, nel suo interno, ha memorizzate anche le soglie (6) e (7) di decelerazione / accelerazione che ogni singola ruota non deve mai superare; quindi attraverso un sistematico, continuo e rapidissimo confronto dei valori di decelerazione / accelerazione della ruota, rispetto a quelli della banda memorizzata, viene mantenuto sotto controllo il rotolamento del pneumatico in frenata. SENSORE GIRI RUOTA Il sensore giri ruota può essere di due tipi: induttivo passivo(A) o magnetoresistivo attivo(B). A B I sensori sono quattro, montati in apposite sedi sui mozzi-ruota: SENSORE INDUTTIVO(A):. Ognuno dei sensori di tipo induttivo passivo(A), si interfaccia su una ruota dentata detta ruota fonica in quanto genera un segnale che ha la frequenza di un’onda sonora, calettata sul giunto omocinetico lato ruota(C) se è motrice, altrimenti sul mozzo(D). Le variazioni di flusso elettromagnetico dovute al passaggio dei denti davanti al sensore generano una forma d’onda sinusoidale con ampiezza costante e frequenza direttamente proporzionale alla velocità di rotazione della ruota stessa (velocità angolare). L’unità di controllo che elabora tali segnali quindi, sa il comportamento in tempo reale di ogni ruota (accelerazione, decelerazione, slittamento etc.). SVANTAGGI: Il principale svantaggio di questo sensore deriva dalle sue caratteristiche di funzionamento. Perché il sensore produca un segnale è necessario che il passaggio dei denti della ruota fonica avvenga con una certa velocità, quindi non è possibile pensare di poter misurare velocità troppo basse. Inoltre il segnale prodotto ha una intensità molto ridotta (pochi milliVolt) e quindi molto soggetto alle interferenze elettromagnetiche ed alla distanza tra il sensore e la ruota dentata. Ruota C D SENSORE MAGNETORESISTIVO(B): Ognuno dei quattro sensori si interfaccia con il rispettivo cuscinetto. Quest’ultimo non è un cuscinetto semplice, ma è un codificatore magnetico multipolare: è diviso in settori magnetici positivi e negativi, posizionati alternativamente. Il passaggio dei settori di fronte al sensore attivo genera la variazione del flusso magnetico. La tensione di alimentazione del sensore stesso viene influenzata dai campi magnetici del cuscinetto e si crea una forma d’onda quadra ad ampiezza costante e frequenza proporzionale alla velocità angolare della ruota. ALIMENTAZIONE DEL SENSORE: il sensore è alimentato nel senso che la centralina elettronica fa scorrere al suo interno una corrente costante (I) e ne misura la caduta di tensione (V) che varia al variare della resistenza (R). Non è quindi possibile misurare la resistenza del sensore al di fuori dell’impianto come per i sensori induttivi. CARATTERISTICHE ELETTRICHE DEL SEGNALE: il segnale ad onda quadra che il sensore fornisce ha le seguenti caratteristiche a seconda dell’estensione polare che ha davanti: Polo Nord: 10.2V Polo Sud: 9.4V È chiaro che con un segnale che varia di circa 0.8V non si hanno più i problemi di interferenza elettromagnetica di cui soffrivano i sensori induttivi. Inoltre con questo tipo di sensore è possibile fare delle misure anche a ruota ferma o in moto quasi nullo. VANTAGGI: i vantaggi tecnici offerti dall’uso di questo tipo di sensore definito “sensore attivo” sono di: Ridurre la sensibilità ai disturbi elettromagnetici. Capacità di misurare le velocità angolari fino a 0 giri/sec. Minore sensibilità alla distanza tra sensore e ruota magnetica. Risparmio di peso e ingombro. Maggiore semplicità dei giunti di trasmissione per l’eliminazione della ruota fonica. SVANTAGGI: il sensore necessita di alimentazione quindi per eseguirne misure di controllo è necessario disporre di un connettore a T che consenta il prelievo del segnale senza staccarlo dal resto dell’impianto. Ubicazione del sensore 1. sensore 2. cuscinetto(codificatore magnetico lti l ) CABLAGGIO Si riporta, a titolo di esempio, il cablaggio dei quattro sensori ABS montati su Alfa 147. Per altri impianti fare sempre riferimento ai manuali di assistenza tecnica. Cablaggio dei quattro sensori attivi di velocità su Alfa 147. CENTRALINA ELETTROIDRAULICA 2 1 1. ingresso olio da pompa freni (cilindro maestro) 2. uscita olio verso i quattro attuatori freno L’unico elemento che caratterizza un impianto di gestione elettronica del sistema frenante è il gruppo elettroidraulico. In questo dispositivo sono concentrati: la centralina elettronica di comando le elettrovalvole che gestiscono le pressioni dei circuiti frenanti tutti gli attuatori indispensabili al funzionamento del sistema CARATTERISTICHE: Oltre alle differenze realizzative che si possono riscontrare tra il modello di un costruttore e quello di un altro l’unica caratteristica veramente importante di questi gruppi elettroidraulici che li suddivide in due classi è la seguente: gruppo con 8 elettrovalvole gruppo con 12 elettrovalvole Le differenze e il funzionamento di questi dispositivi sarà definito in base alle caratteristiche del sistema. COLLEGAMENTI: la centralina elettroidraulica è collegata alla pompa freni e ai cilindri delle pinze freni tramite le tubazioni dell’impianto frenante ed è integrata con la centralina elettronica; FUNZIONE: La centralina elettronica di comando ha il compito di: acquisire i dati provenienti dai sensori giri ruote; memorizzare i parametri di controllo definiti durante la sperimentazione della vettura; elaborare i dati acquisiti per controllare il processo di frenata; rilevare le avarie dei componenti tramite l’autodiagnosi; memorizzare le anomalie riscontrate; attuare, quando necessario, le strategie di diagnosi; dialogare con la centralina controllo motore; il suo compito inoltre è quello di variare la pressione del liquido freni nei cilindri delle pinze freno in corrispondenza dei segnali che arrivano dai vari sensori. COSTITUZIONE: la centralina elettroidraulica è costituita elettrovalvole a due vie (due per ogni circuito idraulico), da una elettropompa a doppio circuito che sono pilotate dalla centralina elettronica e da quattro accumulatori (due per ogni ramo del circuito); in particolare la pompa di recupero permette il recupero del liquido freni nelle fasi di riduzione della pressione rinviando la portata di olio scaricata a monte delle elettrovalvole per le successive fasi di aumento della pressione. ESPLOSO DEL GRUPPO ELETTROIDRAULICO PER SISTEMA ESP BOSCH 8.0 1 2 3 4 elettrovalvole motore – pompa accumulatori centralina elettronica CABLAGGIO Si riporta a titolo di esempio la piedinatura della centralina ABS Bosch 8.0.: 1. 2. 3. massa alimentazione (+30) alimentazione (+30) 14. 15. 16. non collegato collegamento con rete C-CAN L collegamento con sensore ruota 4. 5. massa collegamento con anteriore sx 6. collegamento con posteriore sx 7. non collegato 8. collegamento con posteriore dx 9. collegamento con anteriore dx 10. collegamento con anteriore dx 11. linea di diagnosi K 12. non collegato 13. non collegato sensore ruota sensore ruota sensore ruota sensore ruota sensore ruota anteriore sx 17. collegamento con sensore ruota posteriore sx 18. alimentazione sotto chiave (+15) 19. collegamento con sensore ruota posteriore dx 20. segnale da interruttore pedale freno 21. non collegato 22. non collegato 23. collegamento con nodo Body Computer 24. non collegato 25. non collegato 26. collegamento con rete C CAN H COMANDO DELLE ELETTROVALVOLE: L’attivazione delle elettrovalvole presenti nel gruppo elettroidraulico da parte dell’unità elettronica avviene con un comando verso massa. Ciò vuol dire che uno dei capi dell’avvolgimento dell’elettrovalvola è costantemente connesso alla tensione di batteria (12V) mentre l’altro attende sospeso il contatto verso massa. Questo contatto verso massa non avviene naturalmente con organi meccanici od elettromeccanici (relè) ma tramite dei transistor di potenza. VANTAGGI: Il sistema del comando verso massa evita, quando non vi è bisogno di tenere eccitate le elettrovalvole, di tenere sotto tensione diretta parti interne dell’unità elettronica. Comando verso massa delle elettrovalvole. Schema elettrico del comando tramite transistor. POSSIBILI CONFIGURAZIONI DEL SISTEMA ALLESTIMENTI POSSIBILI: Il sistema elettronico di gestione del sistema frenante può svolgere una serie molto vasta di funzioni a seconda sia della costituzione fisica del gruppo elettroidraulico che delle funzioni software in esso memorizzate. Solitamente il sistema può avere i seguenti gruppi di funzioni: ABS + EBD (gestione della frenatura) ABS + EBD + ASR (gestione della frenatura e della motricità) ABS + EBD + ASR + TCS ABS + EBD + VDC (ESP) stabilità del veicolo) (gestione della frenatura e della trazione) (gestione della frenatura, della trazione e della Analizzeremo ora questi vari allestimenti sia dal punto di vista della loro costituzione fisica che da quello delle logiche di intervento programmate. SIGNIFICATO DELLE SIGLE A.B.S. : Anti Block System E.B.D. : Electronic Brake force Distribution A.S.R. : Anti Slip Regulation T.C.S. : Traction Control System V.D.C. : Vehicle Dynamic Control H.H.: Hill Holder H.B.A.: Hydraulic Brake Assistance M.S.R.: Motor Schleppmoment Regelung NOTA Solitamente la funzione TCS include anche la funzione ASR, mentre la funzione ESP include TCS, MSR, HBA, HH e ASR. Tra l’allestimento ABS+EBD e tutti gli altri vi è una differenza sostanziale del gruppo elettroidraulico in quanto si passa dal tipo con 8 elettrovalvole a quello con 12. SCHEMA IDRAULICO CENTRALINA ELETTROIDRAULICA 1. pompa freni 2. servofreno 3. accumulatore alta pressione 4. accumulatore alta pressione 5. motorino comando pompa di recupero 6. pompa di recupero 7. pompa di recupero 8. accumulatore bassa pressione 9. accumulatore bassa pressione 10. valvola di riduzione rapida della pressione 11. elettrovalvola di ingresso posteriore destra 12. elettrovalvola di uscita posteriore destra 13. elettrovalvola di ingresso anteriore sinistra 14. elettrovalvola di uscita anteriore sinistra 15. elettrovalvola di uscita anteriore destra 16. elettrovalvola di ingresso anteriore destra 17. elettrovalvola di ingresso posteriore sinistra 18. elettrovalvola di uscita posteriore sinistra 19. tamburo freno posteriore destro 20. pinza freno anteriore sinistra 21. pinza freno anteriore destra 22. tamburo freno posteriore sinistra FUNZIONAMENTO CENTRALINA ELETTROIDRAULICA FASE DI RIPOSO 1. 2. centralina elettronica accumulatore bassa pressione (serbatoio) 3. motore comando pompa di recupero 4. pompa di recupero 5. accumulatore di alta pressione (camera di smorzamento) 6. pompa di comando freni 7. servofreno 8. valvola di riduzione rapida della pressione 9. elettrovalvola di ingresso 10. elettrovalvola di uscita 11. pinza freni 12. sensore attivo di rilevazione giri ruota 13. anello multipolare 14. restrizione ELETTROVALVOLE: in condizioni di riposo l’elettrovalvola di ingresso per ogni canale è in posizione aperta, cioè consente il passaggio del liquido alla pinza freni; l’elettrovalvola di uscita è invece chiusa, non permettendo lo scarico del liquido verso l’accumulatore di bassa pressione; in queste condizioni la centralina elettroidraulica è completamente trasparente al passaggio dell’olio dalla pompa freni; in caso di avaria al sistema ABS la centralina elettroidraulica rimane in condizioni di riposo consentendo al guidatore di effettuare ancora la frenata in maniera tradizionale. ACCUMULATORI: gli accumulatori hanno il compito di immagazzinare provvisoriamente il liquido freni durante la fase di riduzione della pressione. POMPA DI RECUPERO: la pompa di recupero ha il compito, durante la fase di riduzione della pressione, di recuperare il liquido freni in uscita dalla pinza e di inviarlo attraverso l’accumulatore di alta pressione alla pompa freni; la pompa di recupero è del tipo a pistoni liberi a doppio circuito ed è comandata da un motore elettrico; i pistoni sono direttamente collegati all’albero del motore per il tramite di una camma che appoggia ai pistoni e che consente di effettuare solo la corsa premente del pistone ma non quella aspirante. FASE DI AUMENTO DELLA PRESSIONE A.:ramo dell’impianto con pressione in aumento ELETTROVALVOLE: quando il guidatore preme il pedale del freno, la pressione generata dalla pompa freno arriva ai freni senza subire variazioni, in quanto le elettrovalvole non essendo alimentate elettricamente dalla centralina, rimangono nella condizione di riposo. ACCUMULATORI: l’accumulatore di alta pressione si trova alla pressione di comando delle pinze, mentre l’accumulatore di bassa pressione non viene alimentato. POMPA DI RECUPERO: la pompa di recupero non viene investita dalla pressione di comando dei freni e rimane inattiva. RUOTE: durante la fase di aumento della pressione, gestita, comunque dal guidatore agendo sul pedale freno, rallentano finché non viene rilevato un valore di decelerazione inferiore alla soglia memorizzata in centralina. FASE DI RIDUZIONE DELLA PRESSIONE A: ramo dell’impianto con pressione in aumento B: ramo dell’impianto con pressione in diminuzione ELETTROVALVOLE: la centralina elettronica rileva la tendenza della ruote a bloccarsi e attiva il gruppo elettroidraulico per contenere la decelerazione della ruota entro i valori ammessi; l’elettrovalvola di ingresso viene alimentata per interrompere il collegamento tra la pompa freni e la pina freni, così come la elettrovalvola di uscita allo scopo però di permettere il passaggio di una certa portata di olio verso la l’accumulatore di bassa pressione e la pompa di recupero, in modo da ridurre la pressione alla pinza freni. ACCUMULATORI: l’accumulatore di bassa pressione presente nel circuito ha il compito di immagazzinare una parte del liquido freni tolto alle pinze stabilizzando anche la pressione alle pinze freni; l’accumulatore di alta pressione viene investito dalla portata di olio in uscita dalla pompa di recupero ed ha la funzione di smorzare (insieme alla restrizione) le onde di pressione generate dalla pompa di recupero. POMPA DI RECUPERO: la centralina alimenta il motore della pompa di recupero in modo da sottrarre una certa portata di liquido freni che viene reimmessa nel circuito principale della pompa freni; è in questa fase che vengono generate le onde di pressione smorzate dall’ accumulatore di alta pressione e dalla restrizione, ma che sono comunque avvertiti dal conducente in termini di leggere vibrazioni sul pedale freno. FASE DI MANTENIMENTO DELLA PRESSIONE A.:ramo dell’impianto con pressione in aumento B.:ramo dell’impianto con pressione in diminuzione ELETTROVALVOLE: in questa fase la centralina alimenta solo la elettrovalvola di ingresso, la quale chiude il collegamento tra pompa freni e la pinza relativa; l’elettrovalvola di uscita non viene invece alimentata, chiudendo così la linea verso la pompa di recupero; in questo modo ogni collegamento tra la pompa freni e la pinza viene interrotto, cosicché il valore di pressione raggiunto in precedenza (o nella fase di aumento o in quella di riduzione) viene mantenuto costante. ACCUMULATORI: l’accumulatore di alta pressione si trova alla pressione della pompa freni gestita dal conducente tramite il pedale, mentre l’accumulatore di bassa pressione non viene coinvolto in questa fase. POMPA DI RECUPERO: la pompa di recupero non viene investita dalla pressione di comando dei freni e rimane inattiva. RUOTE: in questa fase, nonostante la forza frenante mantenga una continua azione di rallentamento, la ruota può variare la sua velocità in funzione della aderenza col terreno, fino a quando il segnale del sensore attivo di rilevazione giri ruota, non rilevi una variazione di velocità fuori tolleranza rispetto alla velocità di riferimento. RILASCIO DEL PEDALE FRENO A: ramo dell’impianto con pressione in diminuzione ELETTROVALVOLE: rilevate le condizioni di rilascio del pedale del freno la centralina pone in condizioni di riposo le due elettrovalvole. ACCUMULATORI: la pressione in tutto l’impianto diminuisce, cosicché anche i due accumulatori possono scaricarsi. POMPA DI RECUPERO: la pompa di recupero rimane inattiva. RUOTE: le ruote non sono più soggette alla forza frenante applicata dalla pinze freno. VALVOLA DI RIDUZIONE RAPIDA DELLA PRESSIONE: per consentire una rapida riduzione della pressione sulla pinza freni quando il pedale viene rilasciato, il sistema è dotato di una valvola di non ritorno posta in parallelo alla elettrovalvola di ingresso; in condizioni di pedale rilasciato, la pressione a monte dell’elettrovalvola diminuisce e pertanto il ramo a valle di trova ad una pressione superiore; data la piccola luce di passaggio attraverso la elettrovalvola di ingresso, che determinerebbe una riduzione della pressione più lenta, interviene la valvola di non ritorno, che consente un passaggio più ampio e quindi tempi di svuotamento decisamente minori. Funzione EBD Fpost [N] 500 0 Ppost 100 400 0 80 300 0 60 200 0 40 100 0 [bar] Distribuzione delle pressione all’uscita della pompa doppia Distribuzione ideale delle pressioni (Veicolo Carico) Distribuzione delle pressioni realizzata da un correttore meccanico Limite per la differenzione 20 1000 2000 3000 4000 20 40 60 80 Distribuzione ideale delle pressioni (Veicolo Scarico) Distribuzione delle pressioni realizzata da un correttore elettronico 5000 6000 7000 8000 100 120 140 160 Fant [N] Pant [bar] Durante una frenata, la forza di inerzia applicata al baricentro produce un trasferimento di carico che tende ad aumentare il carico gravante sulle ruote anteriori, a scapito di quelle posteriori. Se si applicasse un momento frenante semplicemente proporzionale al carico statico, a tutte e quattro le ruote, i pneumatici posteriori sarebbero i primi a raggiungere la il limite di aderenza, compromettendo la stabilità direzionale del veicolo (tendenza al sovrasterzo). Per evitare un tale fenomeno, viene introdotta, negli impianti sprovvisti di ABS, una valvola, il correttore di frenata, in grado di limitare la pressione frenante alle ruote posteriori. Oggi tale regolazione può essere effettuata direttamente dal modulatore idraulico del sistema ABS e viene denominata EBD. Il controllo EBD cerca di ricopiare la curva ideale di ripartizione della frenata, in maniera più fedele rispetto a quanto realizzabile con un correttore di frenata meccanico: partendo dai segnali di velocità delle quattro ruote, calcola la velocità media delle ruote dell’asse anteriore e dell’asse posteriore e dal confronto delle decelerazioni sui due assi, provvede a modulare la pressione all’asse posteriore. FUNZIONAMENTO EBD 1:controllo EBD 2:controllo ABS E:velocità ruote posteriori F:velocità ruote anteriori G:pressione ruote anteriori H:pressione ruote posteriori INTEGRAZIONE COL SISTEMA ABS: come si è già detto, la funzione EBD dell’impianto ABS è in grado di adeguarsi alla curva di pressione ideale, sfruttando sempre l’aderenza disponibile in tutte le condizioni di frenata; l’integrazione della funzione EBD nella normale logica di funzionamento dell’impianto ABS, permette l’applicazione delle due strategie in contemporanea; per cui il sistema interviene normalmente in modo da mantenere lo “scorrimento” dei pneumatici posteriori entro valori molto vicini a quelli ideali, con la possibilità comunque di intervenire con la strategia ABS quando un ruota tende a bloccarsi. CONTROLLO EBD: il grafico sopra riportato illustra proprio questo tipo di strategia: mentre le ruote anteriori sono nella fase di rallentamento e la loro variazione di velocità rimane nei limiti imposti (e quindi il sistema ABS è nella fase di aumento della pressione, per le ruote anteriori e quindi inattivo), la pressione frenante alle pinze posteriori viene modulata in aumento dal ramo posteriore dell’ABS che ha lo scopo di realizzare la funzione EBD; si noti, inoltre, come nella fase 1 la pressione alle pinze posteriori si mantenga sempre inferiore a quella delle pinze anteriori, come indicato dalla curva di ripartizione ideale. CONTROLLO ABS: nel momento in cui le ruote dell’asse posteriore tendono a decelerare troppo rispetto alle condizioni di riferimento, il sistema interviene come ABS anche per le ruote posteriori applicando le tre fasi di aumento riduzione e mantenimento della pressione (fase 2 dal grafico) DISPOSITIVI DI CONTROLLO / REGOLAZIONE MOTRICITA’: ASR 1. centralina ABS/ASR 2. centralina controllo motore 3. sensore anteriore sinistro 4. sensore anteriore destro 5. pulsante ASR off 6. sensore posteriore destro 7. sensore posteriore sinistro 8. spia ASR 9. spia EBD 10. spia ABS CARATTERISTICHE: il sistema ASR, oltre alle normali funzioni di antibloccaggio delle ruote in fase di frenata e ripartizione della stessa controllate da un sistema ABS / EBD, svolge anche il controllo dello slittamento in fase di accelerazione (ASR), la regolazione della coppia frenante del motore (MSR) ed il blocco del differenziale mediante azione sui freni (TC); tutte queste funzioni vengono svolte con una azione sull’impianto frenante, volta a frenare la ruota in pattinamento, ed una azione sul motore volta a ridurre la coppia motrice (o quella frenante se interviene la funzione MSR) erogata dal motore stesso; ACCELERAZIONE: se in fase di accelerazione, una od entrambe le ruote motrici tendono a pattinare, la centralina ABS (che, opportunamente modificata, integra le funzioni ASR che competono all’impianto frenante) richiede alla centralina di controllo motore di ridurre la coppia motrice erogata dal motore e contemporaneamente, senza alcun intervento da parte del guidatore sul pedale del freno, produce la frenata della o delle ruote che tendono a slittare; DECELERAZIONE: d’altra parte, se in caso di forte decelerazione, le ruote tendono a bloccarsi, la centralina ABS richiede alla centralina controllo motore di adeguare la coppia frenante del motore al fine di evitare la instabilità della vettura (funzione MSR). ESCLUSIONE: le funzioni ASR ed MSR possono essere escluse dal conducente premendo l’apposito tasto in plancia; ovviamente la funzione ABS non può essere esclusa perché si tratta di un organo di sicurezza. NOTA: Il sistema ASR viene disabilitato in caso di avaria del sistema ABS FUNZIONAMENTO IDRAULICO ASR CONDIZIONI DI RIPOSO 1. pompa di recupero 2. elettrovalvola di aspirazione 3. elettrovalvola pilota CONDIZIONI DI INTERVENTO 4. pinze freni 5. elettrovalvola di scarico 6. elettrovalvola di carico ELETTROVALVOLE: il gruppo elettroidraulico ABS nella versione dotata di ASR ha quattro elettrovalvole supplementari (due per ogni ruota motrice); mentre allora per le ruote posteriori lo schema idraulico ricalca quello dell’ABS, per le ruote anteriori si hanno due elettrovalvole in più (per ruota): la elettrovalvola di aspirazione, normalmente chiusa, quando viene attivata, permette di inviare alla mandata della pompa di recupero la quantità di fluido supplementare necessaria per aumentare la pressione alla pinza freno per frenare la ruota; la elettrovalvola pilota, normalmente aperta, quando viene attivata permette di mantenere nel circuito pompa- pinza freno, la pressione modulata generata dalla pompa di recupero stessa necessaria all’intervento dell’ASR; CONDIZIONI DI RIPOSO: nel caso di non attivazione delle due elettrovavole su citate, il sistema funziona come un normale impianto ABS; CONDIZONI DI INTERVENTO: nel momento in cui viene richiesta l’intervento dell’ASR le due elettrovalvole vengono alimentate elettricamente permettendo il passaggio di liquido freni dalla pompa di recupero (che viene azionata in questa fase) verso la pinza freno; la pressione del liquido freni che agisce sulla pinza viene infine modulata dalle elettrovalvole di carico e scarico. Il sistema lavora con i segnali provenienti dai sensori attivi, dall''interruttore luci stop e dal pulsante disinserimento/inserimento della funzione ASR. Confronta continuamente la velocità delle ruote dello stesso lato della vettura (AntDX con PostDx e AntSX con Post.Sx) e quando rileva una differenza di velocità, tra le due ruote di uno stesso lato, superiore a 2-6km/h (soglia di intervento) interviene con la logica ASR, mentre se in decelerazione la centralina riscontra un eccessiva differenza tra l'asse anteriore e l'asse posteriore in quanto le ruote anteriori tendono a rallentare maggiormente rispetto alle ruote posteriori la centralina interviene con la logica MSR. La centralina ABS/ASR dialoga continuamente con la centralina controllo motore attraverso la linea C-CAN. La funzione ASR è attiva in tutte le condizioni di velocità vettura, oltre gli 80Km/h viene però escluso l''intervento dei freni. Pattinamento delle ruote motrici Intervento - tempi di intervento in condizioni di fondo stradale con buona aderenza (asfalto) Riduzione coppia motrice da centralina controllo motore tramite la variazione degli anticipi di accensione, dopo 6/100 di secondo dal superamento soglia di pattinamento. Ulteriore riduzione coppia tramite diminuzione apertura farfalla (da centralina controllo motore con corpo farfallato motorizzato dopo 15/100 di secondo. Intervento sistema idraulico (forza frenante su ruote motrici ) dopo 2/10 di secondo. Funzionamento in condizioni di scarsa aderenza Il sistema è in grado di riconoscere questa condizione dal confronto dell''accelerazione delle ruote motrici con la coppia trasmessa dal motore (carico motore da centralina controllo motore). Il sistema si comporta come per la condizione di pattinamento di entrambe le ruote motrici in condizione di fondo stradale con buona aderenza (asfalto) e le soglie di intervento vengono portate al limite inferiore. Pattinamento di una sola ruota motrice intervento-tempi di intervento Riduzione coppia da centralina controllo motore tramite la variazione degli anticipi di accensione dopo 6/100 di secondo dal superamento soglia. Ulteriore riduzione di coppia tramite diminuzione apertura farfalla (da centralina controllo motore con corpo farfallato motorizzato) dopo 15/100 di secondo. Intervento sul sistema idraulico, viene esercitata una azione frenante sulla ruota che pattina in questo modo si garantisce al differenziale una forza resistente sul lato con scarsa aderenza (T.C.). Questa forza resistente permette al differenziale di trasmettere una paritaria coppia con buona aderenza. Pattinamento di una ruota in curva con buona aderenza (asfalto) Il sistema riconosce la condizione di curva dalle velocità delle ruote posteriori (trascinate). Attua la stessa modalità di intervento descritte per la condizione Pattinamento di una sola ruota motrice, le soglie di intervento vengono portate al limite superiore L''intervento di riduzione di coppia è applicato dolcemente. Pattinamento di una ruota in curva con scarsa aderenza (neve ghiaccio) Il sistema attua la stessa modalità di intervento descritte per la condizione "Pattinamento di una sola ruota motrice'' le soglie di intervento vengono portate al limite inferiore. L''intervento di riduzione di coppia è accentuato (per garantire una buona tenuta laterale della vettura. Nelle condizioni di intervento ASR con centralina che riceve contemporaneamente il segnale proveniente dallo interruttore luci stop, il sistema esclude la parte di intervento sui freni. Rimane attiva la parte inerente alla riduzione di coppia. In fase di accelerazione con interruttore luci stop attivato, e massima pressione frenante (es. punta tacco, interruttore difettoso ecc.) se il sistema rileva una differenza di velocità tra le due ruote anteriori e posteriori che implica l''intervento dello ASR, viene implementata solo la riduzione di coppia L''intervento sui freni viene escluso. Instabilità vettura in decelerazione con scarsa aderenza Il sistema riconosce la condizione dal carico motore, e dalla velocità delle ruote anteriori e posteriori, e dal sensore pedale freno. In questo caso si ha un aumento della coppia motrice tramite intervento da parte della centralina controllo motore tramite l'' apertura della farfalla motorizzata per superare la naturale instabilità della vettura dovuta alla coppia frenante del motore su bassa aderenza. Esclusione impianto asr/msr Nel caso di esclusione impianto tramite pulsante su plancetta centrale consigliato nei casi di vetture che si trovano su fondi particolari (ES neve alta, fango profondo, sabbia o ghiaia di alto spessore) oppure con le ruote motrici dotate di catene, rimangono attive le funzioni ABS ed EBD. Pulsante di disinserimento/inserimento ASR Ha il compito di disinserire il sistema ASR/MSR ed è dotato di led di segnalazione. Il pulsante è integrato nella plancetta centrale. 1 - Led 2 - Pulsante disinserimento ASR IMPIANTO DI CONTROLLO STABILITA’ VEICOLO: ESP / VDC 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. sensore giri ruota attuatore freno sensore di imbardata, accelerome tro pompa freni e servofreno controllo motore centralina elettroidrau lica sensore angolo sterzo FUNZIONE: il sistema VDC (acronimo dall’inglese Vehicle Dynamics Control, controllo della dinamica del veicolo) integra in sé le funzioni gestite dai sistemi ABS, ASR, MSR e TC ottimizzando, però il comportamento del veicolo, in ogni condizione: oltre al controllo ed alla correzione del comportamento del veicolo nelle fasi di accelerazione e frenata (e comunque quelle situazioni che procurano una variazione delle condizioni di rotolamento del pneumatico), il sistema VDC gestisce il comportamento del veicolo in ogni condizione di marcia, come ad esempio durante la percorrenza di una curva; SENSORI: per fare ciò il sistema VDC si serve di altri due sensori in aggiunta a quelli che costituiscono i sistemi ABS e ASR: si tratta del sensore angolo di sterzo e del sensore di imbardata e accelerazione laterale; questi due sensori forniscono alla centralina di controllo le informazioni necessarie per conoscere in maniera completa la dinamica del veicolo; SICUREZZA: è opportuno specificare che il sistema VDC aumenta la sicurezza nella conduzione della vettura, ma esistono situazioni limite che possono non essere controllabili da detto sistema; quindi il VDC non va visto come un dispositivo che aumenta le prestazioni della vettura, ma come un dispositivo che migliora la sicurezza della vettura; a conforto di ciò il sistema VDC si inserisce automaticamente all’avviamento del motore e non può essere disinserito dal guidatore, se non per quel che riguarda la funzione ASR. CAMPO DI LAVORO: il sistema VDC interviene regolando la pressione dei freni e la coppia del motore, sovrapponendosi alle azioni del guidatore con il duplice fine si minimizzare le differenze fra il moto ottenuto e quello corrispondente alla volontà del guidatore e di rendere il comportamento del veicolo in condizioni limite di aderenza simile a quello in condizioni normali di guida; se si fa riferimento al grafico sopra riportato si nota come l’area di intervento del VDC in relazione alla aderenza del pneumatico sia la massima rispetto a quanto coperto da ABS ed EBD; infatti il controllo VDC opera per condizioni di aderenza che vanno dallo scorrimento nullo al limite del bloccaggio delle ruote. CARATTERISTICHE: le caratteristiche essenziali di questo dispositivo sono la possibilità di intervenire su ogni singola ruota (mentre il guidatore ha a disposizione un solo comando, o il pedale del freno o quello dell’acceleratore) per regolare la frenata o la trazione e la possibilità di intervenire sia sulle forze longitudinali che su quelle laterali (se le ruote sono in deriva) agendo sullo scorrimento dei pneumatici come l’ABS e l’ASR. COSTITUZIONE: il sistema VDC costituito essenzialmente da: centralina elettroidraulica / elettronica sensori velocità angolare ruote sensore angolo di sterzo sensore imbaradata / accelerazione laterale veicolo sensore pressione olio freni montato sulla centralina ABS interruttore disinserimento ASR. FUNZIONAMENTO: Il sistema ESP riconosce la perdita di aderenza delle ruote sia in senso longitudinale che in senso trasversale, in tutte le condizioni di marcia della vettura dalla frenata all''accelerazione, in modo continuo per assicurare la direzionalità e la stabilità del veicolo. La gestione del sistema ESP è affidata alla centralina elettronica A.B.S. Bosch di tipo 8.0, integrata con una centralina elettroidraulica specifica che rende possibile l''azione sull''impianto freni indipendente dall''azione dell''utilizzatore. La centralina elabora i seguenti segnali: angolo sterzo/velocità rotazione volante accelerazione laterale e imbardata posizione farfalla motorizzata giri ruota pressione impianto idraulico freni e ricava mediante appositi algoritmi implementati nel software della centralina elettronica i valori delle grandezze per il controllo dinamico della vettura : scorrimento longitudinale e trasversale tra le ruote e il fondo stradale deriva degli assali. Da questi valori il sistema interpreta la dinamica effettiva della vettura; individuandone tutte quelle condizioni critiche dovute a fattori ambientali, (ES. fondo con scarsa aderenza) o eventuali errori commessi dall''utente (es. situazioni di panico), e con successivi interventi sui freni e sulla coppia motrice riporta la vettura in condizioni di buona guidabilità. Il sistema si interfaccia con : N.G.E. per l''aquisizione del valore angolare dello sterzo N.C.M. per la regolazione coppia motrice, N.C.R. (nodo cambio robotizzato) per la gestione dei cambi marcia N.B.C. (nodo body computer) per la trasmissione del valore di velocità vettura e per il comando delle spie. Lo scambio di informazioni tra questi componenti avviene tramite linea C-C.A.N e B-CAN. Per la diagnosi del sistema vi è una linea dedicata (linea K). Il sistema è abbinato a un gruppo di potenza con pompa freni specifica; inoltre le tubazioni tra pompa freni e centralina A.B.S. sono dotate di un inserto in Titaflex in quanto il diametro della tubazione risulta maggiorato (6 mm) rispetto alle normali tubazioni (4 mm); questo per evitare influenze negative sul funzionamento del ESP a basse temperature dell''olio freni. Il sistema ESP si inserisce automaticamente all''avviamento della vettura e non può essere disinserito dall''utilizzatore; il pulsante posto sul mobiletto centrale disinserisce solo la funzione A.S.R. e solo per i casi consigliati (vedi impianto A.S.R.). CENTRALINA E GRUPPO ELETTROIDRAULICO La centralina e il gruppo elettroidraulico per la versione ABS/ESP sono sostanzialmente diversi in quanto cambiano sia le logiche di gestione che l’hardware per poterle attuare. Si passa da un gruppo a 8 elettrovalvole ad un gruppo a 12 elettrovalvole. SENSORE ANGOLO STERZO Sensore Angolo sterzo Il sensore angolo sterzo ha il compito di rilevare i gradi angolari e la velocità di rotazione del volante e di renderne disponibili i valori sulla rete CAN. Esistono diverse tipologie di sensore: Il sensore è meccanico e calettato sul piantone sterzo Il sensore è magnetico e fissato al devioluci (Fiat Stilo) Nelle versioni con guida elettrica il sensore è ottico ed è integrato nell’elettronica del piantone ed è lo stesso che serve al sistema guida elettrica per misurare la coppia e la direzione applicata allo sterzo. FUNZIONAMENTO Il sensore, tramite la sua elettronica interna, è in grado di misurare: la posizione angolare del piantone sterzo; la velocità di rotazione del piantone. Il range di funzionamento è di 1560° (ovvero di oltre 4 giri completi da sinistra a destra) con una risoluzione di 0.1°. Esempio di sensore angolo sterzo: 1. ingranaggi di misurazione 2. magneti 3. 4. 5. 6. 7. elementi AMR microprocessore corpo sensore piantone sterzo corona dentata Il piantone sterzo (6) aziona due ingranaggi di misurazione (1) attraverso una corona dentata (7). Questi ingranaggi di misurazione incorporano dei magneti (2). Gli elementi AMR (3), che variano la propria resistenza in funzione della direzione del campo magnetico, registrano la posizione angolare dei magneti. I valori analogici misurati vengono inviati a un microprocessore attraverso un convertitore A7D. Gli ingranaggi di misurazione hanno un numero diverso di denti e quindi cambiano la loro posizione rotazionale in funzione della posizione del volante. Dopo alcuni giri del volante, entrambi gli ingranaggi di misurazione ritornano nella posizione iniziale. Questi due ingranaggi di misurazione e il loro principio di misurazione consentono di usufruire di un campo di misurazione di più giri del volante senza bisogno di utilizzare un contagiri. Grazie a questa caratteristica è anche possibile effettuare la correzione delle anomalie e la verifica della plausibilità dei singoli segnali. CONNESSIONE ELETTRICA: il sensore è dotato di un connettore a quattro poli, due dedicati all’alimentazione e due dedicati alla connessione con la rete C-CAN: Pin1 = massa (pin21 centralina ABS) Pin2 = positivo (pin 39 centralina ABS) Pin3 = Linea C-CAN H Pin4 = Linea C-CAN L Nel caso di interventi sul sensore, sul volante o sul piantone sterzo, per il corretto funzionamento del sensore è necessario eseguire la procedura di taratura tramite lo strumento di diagnosi. SENSORE DI IMBARDATA DESCRIZIONE: il sensore di imbardata e di accelerazione laterale ha il compito di rilevare le rotazioni sull’asse verticale della vettura (imbardata) e le spinte laterali. FUNZIONAMENTO: il sensore è alimentato dalla centralina elettronica ABS e fornisce, tramite degli elementi piezoelettrici, una tensione proporzionale alla spinta laterale ed una proporzionale alla velocità di rotazione intorno all’asse verticale. CARATTERISTICHE ELETTRICHE Tensione di alimentazione: 8.2V (min) – 12V (nominale) – 16V (max) Temperatura di funzionamento: -40°C (min) – +85°C (max) Assorbimento nominale di corrente (a 12V): 70mA Range del sensore di imbardata: ± 100 °/s Risoluzione del sensore di imbardata: ± 0.3 °/s Range del sensore di accelerazione laterale: ± 1.8 g SEGNALE IN USCITA: il sensore di imbardata fornisce in uscita una tensione proporzionale alla velocità di rotazione del veicolo intorno al suo asse verticale. Analizziamo due casi estremi: A riposo, cioè con veicolo in marcia rettilinea o in fase di curvatura a raggio costante, si ha una tensione di riferimento pari a 2.5V. Durante una rotazione violenta del veicolo, che si gira ad esempio di 90° rispetto alla direzione di marcia nel giro di 1 sec, si può avere una tensione di 4V o di 1V a seconda della direzione della rotazione. Per tutti i casi intermedi di velocità di rotazione si può fare riferimento al grafico riportato in figura. MONTAGGIO: il sensore deve essere posizionato in una zona il più possibile baricentrica del veicolo. Ad esempio su Alfa 147 è posizionato sotto al mobiletto centrale vicino alla centralina AirBag. CABLAGGIO Il sensore è collegato direttamente alla centralina elettronica ABS sia come alimentazione che come segnali di misura. Solitamente i pin del sensore hanno le seguenti funzioni: segnale di riferimento sensore di imbardata segnale di test sensore di imbardata da centralina ABS alimentazione 12V segnale di imbardata in °/s segnale di accelerazione laterale in g massa INTERRUTTORE LUCI STOP CARATTERISTICHE: l’interruttore posto sul pedale freno, oltre la tradizionale funzione di far accendere le luci posteriori di stop ha, in questi impianti, una molteplice serie di funzioni. Negli esempi di cablaggio riportati in figura, si può vedere l’interazione dell’interruttore (I30), oltre che con la centralina ABS, anche con quella della gestione motore e della gestione cambio automatico. Inoltre vi sono anche dei collegamenti con i sensori di imbardata e di angolo di sterzo. LOGICHE DI CONTROLLO ABS/ESP Come precedentemente affermato il sistema ESP oltre a controllare lo slittamento della vettura in senso longitudinale, controlla lo slittamento in senso trasversale, e quindi la stabilità laterale della vettura. La stabilità laterale di una vettura e data dalla reazione dei pneumatici alle forze laterali, e dipende dalla forza di adesione della ruota con il fondo stradale. Si ricorda che la forza di adesione di una ruota e funzione del carico verticale che dipende dalla situazione in cui si trova la ruota (appoggio o scarico), e dal coefficiente di attrito. il quale dipende dalle condizioni del fondo e del pneumatico. Quando la vettura percorre una traiettoria rettilinea le forze laterali possono considerarsi ininfluenti a meno che non intervengano fattori esterni che ne aumentano l''intensità (es. colpo di vento o passaggio su fondi differenti), diversamente quando si percorre una curva si ha una forte crescita delle forze laterali dovuta all''aumento della forza centrifuga. L''azione delle forze laterali determinano una variazione dell''angolo di deriva delle ruote e quindi una variazione di deriva degli assali, (angolo di deriva = differenza tra la traiettoria voluta e la traiettoria effettiva). Le forze laterali però non agiscono in maniera uguale su tutte le quattro ruote in quanto queste ultime non si trovano nelle stesse condizioni di carico, infatti una ruota viene caricata in modo differente dipendentemente dalla situazione in cui si trova, queste situazioni sono : accelerazione (alleggerimento dell''asse anteriore e caricamento dell''asse posteriore frenata (caricamento asse anteriore e alleggerimento asse posteriore) curva a destra/sinistra (caricamento ruote esterne e alleggerimento delle ruote interne) curva in accelerazione/decelerazione (combinazione dei casi sopracitati). Risulta evidente che se le forze laterali agenti sulle singole ruote variano, si avrà anche una variazione delle forze risultanti agenti sugli assali della vettura questo fa si che il prevalere della forze laterali agenti sull''asse anteriore rispetto a quello posteriore e viceversa determina una rotazione (momento) sull''asse verticale della vettura (asse di imbardata). Il momento di imbardata influenza il comportamento della vettura generando uno stato di sottosterzo oppure uno stato di sovrasterzo. Si definisce sottosterzante un veicolo in cui, con un''accelerazione laterale crescente, l''angolo di deriva dell''asse anteriore aumenta maggiormente rispetto a quello dell''asse posteriore In questo caso la vettura, percorrendo una curva, tende ad andare diritta (tende ad allargare la curva). Si definisce sovrasterzante un veicolo in cui, con accelerazione trasversale crescente, l''angolo di deriva dell''asse posteriore aumenta maggiormente rispetto a quello dell''asse anteriore. In questo caso la vettura tende ad andare in testacoda (l''asse posteriore tende ad andare diritto, quindi la vettura chiude la curva). Per tenere sotto controllo l''influenza delle forze laterali e quindi limitare il momento di imbardata la centralina A.B.S. deve in primo luogo calcolare il comportamento della vettura impostato dal guidatore tramite: valora angolo di sterzo/velocità rotazione volante posizione pedale acceleratore pressione circuito freni dopodiché la centralina verifica il comportamento effettivo della vettura tramite: i sensori sulle ruote (velocità vettura/velocità ruote), sensore di accelerazione laterale sensore di imbardata . Come si deduce da quanto sopra affermato la centralina è in grado di: percepire le azioni effettuate dall''utente, infatti, con la posizione del volante verifica di quanti gradi (curve a largo raggio o a corto raggio) e con quale velocità si fa ruotare il volante (rotazioni brusche o dolci) e con la posizione della farfalla e la pressione freni se si è in accelerazione o in frenata, in pratica come l''utente imposta la curva o devia dalla traiettoria rettilinea. percepire il comportamenti effettivo della vettura dato dalle variabili ambientali es. fondo viscido reazioni della vettura a manovre non corrette da parte dell''utente ecc., al fine di individuare il momento di imbardata e lo scorrimento laterale degli assali tramite i sensori sulle quattro ruote e il sensore di imbardata / accelerazione laterale Queste due operazioni sono necessarie per sovrapporre il modello matematico mappato in centralina con il comportamento effettivo del veicolo al fine di individuare lo stato in cui si trova la vettura (sottosterzo e sovrasterzo) e decidere l''azione sui freni e sul motore. Variazioni brusche della traiettoria rettilinea (slalom/sorpasso) In caso di variazioni brusche di traiettoria (es. sorpasso, slalom), la centralina individua possibili condizioni di sovrasterzo e sottosterzo e corregge la traiettoria della vettura agendo come nei casi precedentemente citati. Variazione brusca della traiettoria rettilinea (marcia su fondi diversi) La centralina è in grado di percepire le deviazioni della traiettoria e la prevalenza delle derive degli assali correggendo la traiettoria con opportune azioni sui freni e sul motore. Accelerazione/decelerazione brusca La centralina agisce con la strategia A.S.R./M.S.R. controllando però anche le accelerazioni laterali della vettura e di conseguenza regolando l''azione sui freni anteriori e posteriori e sulla coppia motrice in modo più completo rispetto a vetture con solo ASR. Esclusione a.s.r. In caso di esclusione della A.S.R./M.S.R. rimangono attive le funzioni di: A.B.S./E.B.D. T.C. fino a una velocità vettura di 40 km. All''ora ESP parziale. Visualizzazione intervento esp L''intervento del sistema ESP viene visualizzato tramite lampeggio (5 Hz d.c.50%) dell''apposita spia su quadro strumenti. Nota: il sistema ESP aumenta la sicurezza nella conduzione della vettura ma esistono situazioni limite che possono non essere controllabili dal sistema ESP, quindi il sistema non va visto come un dispositivo che aumenta le prestazioni della vettura ma come un dispositivo che migliora la sicurezza della vettura. SOTTOSTERZO DEL VEICOLO Sottosterzo in curva con ESP SENZA ESP: se il veicolo manifesta un comportamento sottosterzante in curva tende ad allargare la curva ed è necessario per il guidatore correggere la traiettoria impostata col volante e diminuire la pressione sul pedale acceleratore; in verità questo comportamento non è molto pericoloso, in condizioni normali di guida, ma diventa tale in condizioni di aderenza critica. CON ESP: il sistema ESP riconosce la tendenza del veicolo al sottosterzo, correggendola frenando la ruota anteriore interna alla curva e riducendo la coppia motrice; infatti perché il veicolo corregga la sua traiettoria è necessario applicare al veicolo stesso un momento di imbardata tale da portare la vettura stessa verso il centro della curva. SOVRASTERZO DEL VEICOLO Sovrasterzo in curva con ESP SENZA ESP: in un veicolo la tendenza al sovrasterzo in curva si manifesta con lo “scodamento” del veicolo; in questo caso la vettura tende al testacoda (l’asse posteriore tende ad andare diritto e quindi la vettura chiude la curva); questo fenomeno è molto pericoloso perché richiede da parte del conducente delle manovre spesso non intuitive (controsterzo e modulazione del pedale acceleratore). CON ESP: il sistema ESP corregge questo comportamento frenando la ruota anteriore esterna alla curva; questo per generare un momento di imbardata opposto al sovrasterzo, in casi particolari, oltre alla azione sui freni, si ha anche un incremento della velocità della ruota motrice interna alla curva. ASSISTENZA IN FRENATA DA PANICO È dimostrato che in situazioni di panico non tutti i guidatori riescono ad ottenere le massime prestazioni possibili dall''impianto frenante della propria vettura. Infatti molti di essi, pur agendo rapidamente sul pedale freno, limitano il carico applicato; a tale limitazione concorrono due cause: la prima è legata al fatto che si è portati a frenare col medesimo carico con cui si frena in condizioni normali, la seconda è legata al timore psicologico di bloccare le ruote pur sapendo di disporre dell''impianto ABS. Al componente perciò è affidato il compito di riconoscere la situazione di emergenza e di aumentare di conseguenza la pressione nell''impianto sino ad ottenere le massime prestazioni compatibili con i limiti di aderenza del veicolo. Con un carico pedale ridotto sino ad un terzo del valore necessario per una frenata normale si ottiene la medesima decelerazione. Lo spazio di arresto è costituito, oltre che dallo spazio di frenata, dallo spazio percorso sia nel tempo di reazione sia nel tempo di risposta del freno. Il dispositivo riducendo quest''ultimo consente, specie ad alta velocità, di ridurre lo spazio di arresto. FUNZIONE: tale sistema ha lo scopo di assistere il conducente durante la frenata di emergenza, in modo che, riconosciuta tale situazione, sia garantita la massima pressione frenante, indipendentemente dalla forza con cui il conducente preme sul pedale freno. A tale sistema è affidato, perciò, il compito di riconoscere la situazione di emergenza e di aumentare di conseguenza la pressione nell’impianto sino ad ottenere le massime pressioni compatibili con i limiti di aderenza del veicolo. Inoltre il dispositivo riduce il tempo di risposta del freno, consentendo, specialmente ad alta velocità, una diminuzione degli spazi di arresto. COSTITUZIONE: sulla Stilo la funzione di assistenza alla frenata da panico è svolta da due componenti: da una dispositivo meccanico contenuto nel gruppo servofreno, denominato E.V.A. (Emergency Valve Assistance) per vetture dotate di ASR; da un motorino posto sull’aggregato idraulico pilotato elettronicamente dalla centralina ABS (H.B.A. Hydraulic Brake Assistance) per le vetture dotate di ESP. EVA: il dispositivo EVA sfrutta la reazione idraulica del pompa freno per ottenere un rapporto di asservimento molto più alto in caso di frenata di panico. HBA: l’HBA è un modulo del software ESP che controlla il gradiente di salita della pressione quando il guidatore effettua una frenata; il riconoscimento della frenata di emergenza avviene quando la variazione della pressione frenante supera una soglia impostata. Per rendere possibile ciò, all’interno del gruppo elettroidraulico, è collocato un sensore di pressione di linea che informa la centralina in tempo reale sulla condizione del sistema frenante. Tale sensore è utilizzato dalla centralina non solo per gestire la frenata da panico, ma anche per controllare l’intero sistema ESP/VDC. SERVOFRENO CON DISPOSITIVO E.V.A. Sezione della pompa freno Pompa freno Sezione del gruppo di potenza Pompa freno con Dispositi vo E’ noto che la funzione del servofreno è quella di amplificare la forza esercitata sul pedale. Tale funzione è realizzata sommando proporzionalmente alla forza applicata sull’asta di spinta (dal guidatore secondo il rapporto di leva del pedale) la forza ausiliaria generata per effetto della depressione nella camera di lavoro. La proporzionalità (rapporto di asservimento), in un servofreno tradizionale è determinata dalle caratteristiche elastiche del disco di reazione mentre con questo nuovo concetto è determinata in base alla reazione idraulica che si genera nella pompa freno. Esistono infatti due pistoni di reazione: uno comanda il rapporto di asservimento per le applicazioni lente e l’altro quello per le applicazioni veloci (oltre i 180 +/-34 mm/sec di velocità puntale). Il rapporto teorico di asservimento nelle applicazioni lente risulta 6.4 daN/daN (forza in uscita / forza in entrata) mentre in quelle veloci risulta ben 23 daN/daN Il grafico sotto-riportato si riferisce a FIAT Stilo in condizioni di depressione motore massima (circa 800 mbar). 120 100 Pressione di regolazione ABS a pieno carico su asfalto asciutto pressione impianto [bar] 80 60 funzionamento normale 40 funzionamento in EVA 20 0 0 5 10 15 carico pedale [daN] 20 25 ASSISTENZA ALLA FRENATA IN SALITA (HILL HOLDER) Il sistema HH (Hill Holder o “Assistente allo spunto della vettura in partenza”), ovvero “Trattenitore della vettura in salita/discesa” è sistema integrato solo per le versioni ABS/ESP e consente di affrontare una sosta in salita senza che il veicolo arretri involontariamente. La funzione dell’HH è quella di supportare il guidatore in fase di partenza in salita. Infatti l’HH è in grado di fornire automaticamente la coppia frenante sufficiente a tenere ferma la vettura finchè la frizione non è completamente rilasciata e la coppia motore sufficiente ad avviare la vettura confortevolmente. Per riconoscere l’inclinazione della vettura si utilizzano due metodi a seconda del fornitore dell’impianto ABS: il primo utilizza lo stesso sensore di imbardata/accelerazione laterale del sistema ESP che misura anche l’inclinazione del veicolo; il secondo utilizza un sensore dedicato che misura solo l’inclinazione del veicolo. SISTEMA TCS (Traction Control System) Durante le fasi di accelerazione l’unità elettronica controlla la differenza di velocità tra le due ruote motrici. In caso di velocità diverse attua una fase di aumento pressione frenante sulla ruota con maggiore velocità senza intervento del conducente ed una riduzione della coppia motrice. SISTEMA MSR (Motor Schleppmoment Regelung – Controllo della coppia motrice in rilascio) Durante il rilascio dell’acceleratore o durante una scalata di marcia può capitare che, a seconda del fondo stradale e dell’aderenza, in condizione di freno motore, le ruote motrici tendano a bloccarsi in quanto il freno motore è maggiore dell’aderenza a terra. Questo sistema interviene velocemente attraverso un comando inviato dalla centralina ABS alla centralina motore con richiesta di innalzare il numero dei giri motore durante la fase critica di rilascio frizione o acceleratore in modo da far diminuire il freno motore e quindi evitare la situazione di massima criticità. Nota: il sistema è fondamentale per la vettura Nuova Panda 4x4, poiché proprio per la sua caratteristica fa sì che il giunto FERGUSON non vada a peggiorare la guidabilità della vettura in condizioni critiche, quali, ad esempio, una discesa con fondo stradale scivoloso. Diagnosi, parametri e Calibrazioni Le immagini seguenti fanno riferimento all’impianto ABS/ESP TRW di Lancia Ypsilon: Le immagini seguenti fanno riferimento alle schermate di examiner relative all’impianto ABS/VDC Bosch 8.0: Diagnosi attive: