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Heath Ledger
COME MUORE UN GIOVANE IDOLO
A soli 28 anni è scomparso, per overdose di farmaci, l’attore australiano che, a parere
di molti, era il ‘nuovo James Dean’. Il suo ricordo rimarrà indelebilmente legato al
personaggio del cowboy gay di “Brokeback Mountain”, ma aveva girato diversi altri
film tra cui “Io non sono qui”, “Paradiso + inferno”, “I fratelli Grimm”. Lo
rivedremo, comunque, la prossima estate nell’ultimo film di Barmandi Chris Nolan,
“The Dark Knight”, nei panni del Joker antagonista di Batman, ruolo che secondo
alcuni lo aveva a tal punto ossessionato da fargli perdere il senno.
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di Alessandra Lo Russo
Liquidata sui giornali come “morto a 28 anni divo del film gay”, così è stata ricordata per lo più la
scomparsa dell’attore australiano Heath Ledger sui media. Tra le false frasi di circostanza
giornalistica, abbiamo letto anche “sarebbe potuto diventare come James Dean”: non è vero, perché
Heath Ledger è stato più di James Dean, che aveva recitato solo in tre film generazionali prima di
morire a 24 anni per un incidente stradale. Heath è morto a 28, lasciandosi alle spalle più di 10 film,
quasi tutti di successo. Sì, il viale delle stelle, come la strada dei comuni mortali, è costellata di
prematuri lutti. River Phoenix, James Dean, Brandon Lee, star rese tali dalla consacrazione della
morte Lee e Dean, grandi già prima Phoenix e Ledger. Troppo sconosciuto per rientrare in
qualunque categoria Brad Renfro, l’attore venticinquenne che fu il bambino ne Il cliente e Brad Pitt
da giovane in Sleepers, morto per circostanze non chiare solo una settimana prima di Ledger. E
molti altri prima di lui.
Partiamo però dall’inizio, per illuminare questa storia purtroppo buia e rendere un piccolo
omaggio ad un giovane attore scomparso troppo presto.
New York ore 14.45 del 22 gennaio u.s. : Heath Ledger viene trovato morto nudo nel letto del suo
appartamento di Soho dalla sua massaggiatrice, con cui aveva un appuntamento. Gli eventi che
seguono alla morte sono ancora pezzi di un giallo irrisolto: la massaggiatrice, multata in seguito per
essere stata trovata senza vera licenza di massaggiatrice, dopo aver scoperto il corpo di Ledger
chiama, dal telefonino dell’attore, Mary Kate Olsen, l’ex bambina prodigio di Hollywood due volte
prima di chiamare i soccorsi al 911 e la richiama anche una volta giunta l’ambulanza.
La prima autopsia non basta a identificare la causa della morte dell’attore e solo due settimane
dopo, dopo una seconda autopsia, il coroner dell’ufficio legale di New York City rende nota la
causa del decesso: intossicazione acuta per abuso accidentale di farmaci sotto prescrizione medica;
cinque medicinali in tutto tra antidepressivi, sonniferi e antistaminici.
Nelle due settimane tra la morte e la seconda autopsia però, piovono notizie spiacevoli, inesatte,
gossippare, svilenti. Non che per la morte di un giovane attore il mondo si debba fermare: donne e
bambini hanno continuato a morire per fame, guerra e malattie nel mondo, ma un attimo di
riflessione (e non di speculazione) se la merita anche Heath, al secolo Heathcliff Andrew Ledger,
morto a 28 anni, 9 mesi e 18 giorni in un pomeriggio di inverno a New York. Dal giorno dopo la
morte, notiziata appunto come “morto a 28 anni divo del film gay” o con simili frasi infelici,
arrivano mille altre notiziette a sfasciare il suo ricordo: dalle voci sulla sua presunta dipendenza da
cocaina, al video che lo riprendeva ad un ‘coca party’, fino alla storia della depressione seguita alla
separazione dalla compagna Michelle Williams, madre di sua figlia Matilda Rose. Tra le news più
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originali, c’è stata quella che individuava la causa della sua morte in una mania ossessiva per il
personaggio che aveva interpretato, il Joker nell’ultimo film di Barmandi Chris Nolan, The dark
knight, opera postuma che uscirà quest’estate e per cui alcuni giornali giurano che Heath avesse
perso il senno. Per prepararsi alla performance, infatti, Ledger si sarebbe chiuso per mesi in una
camera d’albergo a studiare un nuovo modo di diventare il Joker, dormendo poche ore a notte e
inventando i tic del personaggio, rendendolo assolutamente innovativo, spaventoso e grottesco,
come ormai si è visto nel trailer del film. Ledger nella clip ha un trucco forte e sbavato, che lo rende
una maschera di smorfie e rughe: i capelli biondo verde e impazziti, il ghigno da maniaco. Voleva
superare quell’altro Joker forse, quello che nel Batman di Tim Burton era Jack Nicholson: lo stesso
che criticò la scelta di Heath Ledger per interpretare il personaggio, lo stesso che fu, peraltro, tra i
primi a rendere noto il suo dolore per la morte del giovane attore.
Intanto impazza in rete un video su YouTube che ritrae Heath Ledger sull’ultimo set in cui stava
girando, quello del film di Terry Gilliam, The imaginarium of doctor Parnassus: un cappio al collo,
una sigaretta stretta al centro delle labbra, tre segni rossi disegnati sulla fronte. Profezia ante
eventum di un’imminente fine.
La morte di Heath Ledger è una tragedia. Non perché rappresenta, a seconda dei livelli di
malignità applicata ai media, la morte di uno con dei problemi (di ansia, di droga, di depressione,
di insonnia e chi più ne ha più ne metta), ma perché non vedremo mai più una sua nuova scena,
perché lui non sarà più qui, dopo Io non sono qui di Todd Haynes, l’ultimo film con Ledger uscito
in Italia e nel quale interpretava uno dei personaggi metafora di Bob Dylan. Heath non sarà più
l’attore del prossimo, ma solo dello scorso film di Terry Gilliam e resterà quell’Ennis Del Mar che
ha fatto sognare molti – gay e non gay – nel bellissimo Brokeback Mountain, quando, dopo anni di
lontananza dall’amore della sua vita, lo sbatte al muro per baciarlo con tenera avidità. Ma non solo
questo: resterà il figlio di Billy Bob Thornton in Monster’s ball, che si spara in faccia piangendo di
fronte a padre e nonno infami perché troppo sensibile per vivere la vita. Resterà il poco probabile
figlio di Mel Gibson in Il patriota, o il riccioluto ragazzo ribelle della commedia giovanile e
stupidotta Dieci cose che odio di te (ruolo che lo lanciò al cinema), o il tossico protagonista di
Paradiso + inferno, che è capace di portare a fondo se stesso e la ragazza che ama, o
l’improbabilissimo finto cavaliere di Il destino di un cavaliere, o lo stranito fratello Grimm dello
strano film di Gilliam, I fratelli Grimm, o il Casanova in versione leggera nella commedia di Lasse
Hallstrom. Tutto questo resterà, ma mai più sarà. Perché tutto quello che ha dato non si rinnoverà,
solo si ripeterà. Anche se usiamo il tempo futuro per parlare di lui, perfino Wikipedia ci ricorda dal
22 gennaio che Heath Ledger è stato un attore australiano, nato a Perth, in Australia il 4 aprile del
1979, lì dove si sono svolti i funerali e dove è stato sepolto nella tomba di famiglia, accanto ai
nonni. Sempre lì gli amici e i parenti lo hanno ricordato dedicandogli una festa in spiaggia ridendo
in un bagno finale e puntando le dita al cielo.
Resterà il ragazzo definito “eccentrico”, solo perché salito sul palco del festival di Venezia a
ritirare la coppa Volpi per Cate Blanchett in calzoncini e calzini in vista: non era un eccentrico, era
solo vestito come un turista australiano in vacanza in Italia. Forse era inadeguato: infatti per le
interviste per Io non sono qui decise di cambiarsi almeno i pantaloni, eppure giornali e telegiornali
fecero notizia sui suoi abiti e non su ciò che disse. Durante una di quelle interviste, parlando con le
sue polpettine perenni sotto i lati della bocca, raccontò cos’era stato per lui interpretare quel
personaggio nel film su Bob Dylan, ridendo e annuendo sotto il suo cappello nero, come un
ragazzino. Sembrava impacciato e coraggioso al tempo stesso.
Nella sua ultima intervista, invece, finita anche questa in pasto all’affamata platea di YouTube dopo
la sua morte, Ledger racconta di non avere più paura della morte improvvisa. Anche qui Heath si
muove e gesticola come un ragazzino, con una smania però in parte compulsiva dei suoi movimenti.
Indossa una maglietta con bretelle, ha i capelli un po’ lunghi, legati e le stempiature sono ben
visibili. Si strofina le braccia ripetutamente, scoprendo talvolta il tatuaggio sul braccio destro con il
polso legato da un braccialetto di filo spinato, sempre tatuato. Era molto diverso da come era
arrivato nel 2005 alla Mostra di Venezia, quando trionfò Brokeback Mountain: scese dalla
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macchina davanti al tappeto rosso mentre le ragazze urlanti cercavano di sporgersi dalle transenne
per cadergli ai piedi. Insieme a lui, c’erano l’allora amico cowgay Jake Gillenhal e l’altra interprete
del film, Anne Hatheway. Sembravano le persone più felici del mondo e forse lo erano. Ledger
aveva i capelli biondi e molto corti da vero gentleman: sembrava imbarazzato dalla folla strepitante.
Tutti i suoi personaggi, però, come le sue apparizioni, hanno lasciato spesso amarezza, la stessa
che la sua morte ha portato a galla, cogliendo di sorpresa chi lo ammirava. La stessa amarezza forse
che gli derivava dall’aver avuto in sorte il nome del “cattivo” di Cime tempestose di Emily Bronte,
come sua sorella aveva invece ricevuto il nome del personaggio femminile, Catherine.
Heath resterà infine Ennis, che nella scena finale del film di Ang Lee, invecchiato come non sarà
mai nella vita, aprendo l’armadio dove aveva conservato le due camicie amanti e sporche di sangue
infilate l’una dentro l’altra, ricordo di un litigio sulle montagne, diceva: “Io Jack giuro…”. Chissà
cosa giurava Ennis quando a morire era l’amico e non lui…