Morri - Motogames

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Morri - Motogames
Morri
Chi erano, dov’erano e cosa hanno fatto
per meglio comprendere
chi sono, dove sono e cosa fanno
raccolta di informazioni
a cura e collaborazione di tutti gli iscritti ai gruppi:
Morri in the World e MORRI riminesi
referenti: Giuseppe Morri e Loris Morri
Compongono l’opera i capitoli:
Morri parte I
Notizie relative al ramo nobile del casato.
Morri parte II
Notizie relative ai Morri che si sono resi famosi con la loro opera.
Morri parte III
Questa terza parte è dedicata alla attuale comunità dei Morri e comunque a tutti i Morri presenti nella memoria dei contemporanei.
Indicazioni sulla provenienza di molte delle informazioni ed ulteriori approfondimenti delle stesse si trovano nel capitolo denominato
“riferimenti” al quale spesso si rimanda proprio dal testo stesso.
Molte notizie ritenute utili a completare, approfondire, contestualizzare e commentare sono inserite in un capitolo denominato
"appendici". Frequenti i rimandi dal testo stesso.
Tutti i capitoli attendono la partecipazione di chiunque sia interessato a precisare, approfondire, arricchire, completare e aggiornare la
conoscenza di questo casato.
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Morri
parte I
Notizie relative al ramo nobile del casato.
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[prefazione]
La pratica della genealogia ha radici molto profonde. La Bibbia, ad esempio, contiene le genealogie dei
patriarchi e dei re d’Israele e anche i sacerdoti tenevano una genealogia per garantire il sacerdozio
concesso solo ai figli di Levi.
Gli ebrei non erano i soli a registrare le genealogie, troviamo tracce di questa pratica tra gli antichi egizi, i
greci e i romani:
I romani usavano identificare le persone con tria nomina:(tre nomi) che rappresentano il praenomen (il
nome), la gens (il nome della famiglia allargata o clan), ed il cognomen (il soprannome), ( es: Caio Giulio
Cesare, Caio era il Praenomen, Giulio il nome gentilizio, cioè l'identificatore della familia o meglio Clan di
appartenenza e Cesare era il cognomen cioè l'identificativo della persona all'interno della Gens Giulia.)
Con la caduta dell'impero romano le influenze barbariche portarono ad un quasi completo abbandono dei
tria nomina, tranne che per pochissime famiglie patrizie e si ritornò all'uso del semplice nome dell'ambito
famigliare spessissimo ispirato al nome di santi della religione cristiana.
Verso la fine del XI° secolo le influenze delle popolazioni barbariche portarono ad affiancare al semplice
nome, almeno per le famiglie più abbienti, il nome del padre o della madre nella forma genitiva (de, di), come
era in uso presso le popolazioni barbare dove l'identificativo per eccellenza era il nome del padre o della
madre con un suffisso patronimico o matronimico.
Pensiamo ai britannici terminanti per -son come Johnson, alle popolazioni nordiche con i vari cognomi
terminanti per -sen o -son come Johanssen o Petterson o quelli dei popoli slavi terminanti per -vic, -ig o -cic
come Ivancic o Petrovic o per i popoli di ceppo russo terminanti per -ov, a volte scritto off, come Stefanov,
tutti suffissi che stanno per figlio di.
Con l'avvento del cristianesimo, sopraggiungono nuovi nomi ad aggiungersi a quelli pagani, con le invasioni
barbariche altri ancora e la scelta è piuttosto vasta, non è difficile trovare il modo per distinguere un
Deogratias da un Adelpertus.
È però nel secolo XI che la possibilità di formare combinazioni incomincia a scarseggiare: la popolazione
cresce e i nomi che girano incominciano a ripetersi, diventa sempre più difficile distinguere un individuo da
un altro. Incomincia a consolidarsi in Europa il sistema dei cognomi.
In Italia, i cognomi sono prima appannaggio delle famiglie ricche, ma nel 1200 a Venezia e nel secolo
seguente in altre aree, anche se con qualche resistenza e ritardo, l'uso si estende agli strati meno abbienti
della popolazione.
Però, è solo con il Concilio di Trento (1545-1563) che si fa obbligo ai parroci di tenere un registro dei
battesimi con nome e cognome, per evitare matrimoni tra consanguinei. Il soprannome, o secondo nome,
diventa ereditario.
Dovunque? Qualcuno dice che fino a poco più di un secolo fa, c'erano ancora famiglie, in luoghi sperduti,
che non avevano cognome "codificato" ed è certo, ad esempio, che è solo nel 1934 che in Turchia, il
fondatore e primo presidente della Repubblica Turca, Mustafa Kemal Atatürk, introduce l'adozione di regolari
cognomi di famiglia come in uso nel mondo occidentale.
Con tali premesse è facile comprendere come le principali fonti della genealogia successoria siano:
1) gli archivi di araldica
2) gli Archivi Ecclesiastici, istituiti nel 1564 in seguito al Concilio di Trento: i cosiddetti Status animarum:
certificanti i battesimi, le cresime, i matrimoni, i defunti e, appunto, lo stato delle anime;
3) l'Anagrafe dello Stato Civile istituita nel 1861 con l'Unità d'Italia, certificanti le nascite, i matrimoni, le morti
e la composizione del nucleo familiare;
4) gli Archivi di Stato che trattengono documenti relativi a censimenti (anche fiscali), catasti (denuncie di
beni), atti notarili, atti giudiziari, liste di leva e ruoli matricolari;
e, più recentemente
5) il Catasto dei beni immobili;
6) le Camere di Commercio per le società e le attività commerciali;
7) il P.R.A. Pubblico Registro Automobilistico per gli autoveicoli;
8) il R.I.D. Registro Imbarcazioni da Diporto per i natanti;
9) le liste elettorali.
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Queste considerazioni rendono comprensibile come oggi sia veramente difficile risalire ai propri avi e
solamente gli eredi di casati illustri che hanno lasciato ampie testimonianze nei secoli riescono ad
individuare le proprie origini. Origini intese come ceppo famigliare essendo veramente straordinario poter
risalire all'esatta genealogia di ciascuno; si pensi infatti alle innumerevoli discendenze per rami collaterali
sparsi peraltro per innumerevoli vie e siti appena l'uomo moderno ha stabilito nuove vie e nuovi mezzi di
comunicazione.
Iniziamo la nostra ricerca, ovviamente avvalendoci del mezzo oggi più comune: la rete internet ed impariamo
da http://cognomix.it/mappe-dei-cognomi-italiani/MORRI che la diffusione del cognome Morri in Italia è di
circa 1000 unità disperse in Emilia Romagna (dove si trova il nucleo più consistente), Marche, Lombardia,
Toscana, Liguria, Piemonte, Campania, Veneto, Abruzzo, Umbria, Sicilia, Friuli V.G., Trentino A.A. e
Sardegna.
Mettendo pure in realistico conto che tali dati non siano affatto completi ed aggiornati, servono però a dare
un’idea della distribuzione dei Morri sul territorio nazionale.
Svariate ricerche sono alla base di questo lavoro e all’interno del testo stesso sono spesso citate le fonti.
In alcuni casi, ritenuti più significativi, sono stati riportati stralci dei testi consultati in una parte denominata
riferimenti cui si fa rimando dal testo con la dicitura [riferimenti x].
Questa parte raccoglie anche informazioni su personaggi ed eventi storici relativi agli argomenti trattati.
E’ sembrato opportuno approntata anche una sezione denominata appendici cui si fa rimando dal testo con
la dicitura [appendici x].
Questa parte è, in modo particolare, dedicata agli approfondimenti dei temi trattati contestualizzandoli ora
storicamente, ora geograficamente o culturalmente ancorché politicamente.
Molto lontani dalla presunzione di esattezza, ci scusiamo fin d’ora per le eventuali imprecisioni assicurando il
lettore che la nostra ricerca continua.
Testimoniamo tutto il gradimento ad ogni iniziativa alla scoperta dei Morri di tutti i tempi e in tutti i luoghi
proponendoci a riferimento per ogni suggerimento, consiglio, proposta, precisazione e quant’altro ritenuto
opportuno.
Giuseppe Morri
Loris Morri
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Il casato dei Morri risale al XIV secolo; le sue origini si devono ricercare in Piemonte e più esattamente nella
allora Contea di Savoia.
Andiamo dunque indietro negli anni, anzi nei secoli, per dare uno sguardo a com’era l’Europa del tempo e
per meglio comprendere il contesto in cui si sviluppò questa familia nova.
Si potrà avere così modo di meglio comprendere da quali luoghi, nel contesto di quali situazioni storiche e
attraverso quali eventi abbia tratto le origini e si sia sviluppato questo casato.
Nell’Europa, in particolare nella sua parte occidentale, in quel tardo medioevo si iniziano ad avere segnali di
rinascita agricola, commerciale e culturale, con l'affermarsi, a partire dall'XI secolo, di realtà comunali ricche
di fermenti, soprattutto nelle Fiandre e nell'Italia centro-settentrionale e con lo sviluppo delle Repubbliche
marinare italiane.
Mentre il Sacro Romano Impero continua la sua frammentazione in una serie di feudi italiani e tedeschi,
sempre meno legati al potere dell'imperatore, alcuni comuni si trasformano in importanti città-stato (come
Milano, Venezia e Firenze) e contemporaneamente si iniziano a formare i primi stati nazionali (quali Francia,
Inghilterra e Spagna).
In tale contesto, la contea di Savoia fu un antico stato, sorto con Umberto Biancamano (980-1048),
considerato il capostipite della dinastia sabauda in quanto primo personaggio storico definito “Conte“, in un
documento del 1003, dal vescovo Oddone di Belley.
Infatti, al disgregarsi del regno di Borgogna, (1032) Umberto Biancamano si schierò dalla parte
dell'Imperatore Corrado II il Salico (re di Germania) che lo investì dei titoli di conte della Savoia,
ottenendone in premio il permesso di utilizzare l'aquila imperiale tedesca nel proprio stemma, e conte di
Moriana in Val d'Isère.
Questa regione si snoda lungo la valle dell'Arc, da Montmelian, sopra Chambéry, sino al Moncenisio, tra le
rive del lago del Bourget (dove fu creato il mausoleo di famiglia nell'Abbazia di Altacomba), il lago Lemano e
il corso del Rodano.
La geografia della contea, nell’uso normalmente detta di Savoia, era, nel complesso, assai vaga e mutevole
seguendo le alterne fortune di frequenti scaramucce di confine , ma comprendeva per lo più territori
nell'attuale Francia, nei dipartimenti di Savoia e Alta Savoia.
Il nucleo principale della Contea si estendeva nell'area intorno a Chambéry, città che adempiva il ruolo di
capitale.
In Italia, la Contea trovava sviluppo nelle aree montane del Piemonte occidentale, specie nella Valle di Susa
e nella Val Chisone, attorno alla città di Pinerolo.
Ben 19 conti di Savoia si susseguirono al governo di quelle popolazioni attraverso alterne fortune, fin quando
l’Imperatore Sigismondo elevò, nel 1416, la contea a ducato e designò Amedeo VIII Duca di Savoia.
Tra i Conti di Savoia si possono ricordare:
Amedeo III di Savoia, invitato dal papa Callisto II, suo parente, partecipò alla seconda crociata (1144-1148)
e fondò l’Abbazia di Altacomba dove per secoli verranno sepolti i Savoia.
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Amedeo VI (1343-1383), detto il Conte Verde, valoroso conte la cui fama valicò i confini italiani, fu nelle
guerre in Oriente, combattendo Bulgari e Turchi per conto del cugino Giovanni V Paleologo (caduto nelle
mani nemiche e liberato), per cui riconquisterà Gallipoli, in seguito rivendicherà anche il trono dell'impero
bizantino.
Combatté anche per l'antipapa Clemente VII, tra l'altro, savoiardo. E insieme alle truppe di Bernabò Visconti,
capitanate da Tommaso Pascalis, fece guerra alle compagnie di ventura inglesi che devastavano città e
campagne.
Rinomato in tutta Europa per il suo valore e per la sua saggezza, Amedeo VI funse anche da arbitro nelle
contese delle guerre di allora: decisivo fu il suo intervento nella Guerra di Chioggia tra Genova e Venezia.
Accorso in aiuto del re Luigi II d'Angiò di Napoli, morì di peste e venne sepolto nell'Abbazia di Altacomba.
Vale forse la pena ricordare come, nel frattempo, le popolazioni fossero state spaventosamente falcidiate
dalla peste bubbonica (detta anche peste nera del 1348-1351) Cuneo fu flagellata dalla lebbra e dalla peste
anche nel 1400 fino alla primavera del 1403 portate dai viaggiatori che in gran numero e disordinatamente
arrivarono a Roma per il giubileo spontaneo (non indetto dall’allora Papa Bonifacio IX) detto dei “penitenti
bianchi”.
Statua di Amedeo VI in Piazza Palazzo di Città a Torino. Si tratta di un monumento eretto in memoria della
spedizione in Oriente del Conte verde.
Da ricordare che fu proprio il Conte Verde ad annettere Cuneo al contado di Savoia e Moriana e Aosta.
In quel tempo a Cuneo, una forte parte della popolazione era guelfa e favoriva gli Angiò. L’avversa parte
ghibellina si appoggiava di volta in volta ai Visconti, ai Saluzzo o ai Savoia stessi. Durante queste lotte
Cuneo passò dalla dominazione angioina a quella sabauda, saluzzese e viscontea per tornare poi ancora
sotto gli Angiò e in infine, nel 1380, definitivamente ai Savoia.
Furono proprio i Savoia che, dopo la definitiva sottomissione del luogo, decisero di combattere aspramente
la partialitas: come veniva appunto definita allora la lotta tra le due fazioni guelfa e ghibellina. Il 18 giugno
1407, con grande solennità e alla presenza delle autorità in Cuneo, venne redatto un nuovo capitolo
statutario che aboliva le parti guelfa e ghibellina con tanto di severissime pene per i trasgressori.
Il provvedimento ebbe successo e per oltre un cinquantennio la partialitas parve sopita tra la popolazione.
In un simile contesto politico, che favorì anche la rinascita economica e demografica, si posero le basi per
l’ascesa di nuove famiglie di recente immigrazione attirate sia dalla rinascita economica della zona grazie
alla “strada del sale” che conduceva a Nizza, sia dalle possibilità offerte dalla nuova amministrazione
sabauda.
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Un cronista del tempo, dottore in legge, protagonista di una carriera di primo piano in seno
all’amministrazione di Cuneo, tal Giovanni Francesco Rebaccini, nella sua “Cronica loci Cunei” la piu antica
storia di Cuneo da cui son tratte queste informazioni, ne elenca un buon numero tra cui spiccano i Dal Pozzo
da Alessandria e i Morri da Castelnovetto, protagonisti nonché perenni avversari nella vita cittadina.
Per meglio tratteggiare l’atmosfera socio-politico-culturale dell’epoca, si riporta un episodio forse curioso:
al Conte Verde successe suo figlio:
Amedeo VII di Savoia, detto poi il Conte Rosso, che era in lite da lungo tempo e con fasi alterne con Gian
Galeazzo Visconti. Tra i due si giunse infine alla pace per consentire alla figlia Valentina Visconti di
attraversare le terre del Conte Rosso, cosa che avvenne il 1 luglio 1388, per giungere in Francia e fidanzarsi
col fratello del Re Carlo VI.
Il Conte Rosso morirà poi a soli 32 anni per una caduta da cavallo durante la caccia al cinghiale.
Pare che il Conte si fosse ferito e fosse stato poi vittima del tetano. In cronaca si legge come il medico ed il
farmacista sospettati di omicidio volontario fossero stati barbaramente torturati.
Figlio di Amedeo VII di Savoia, detto "il Conte Rosso", e di Bona di Berry, fu
Amedeo VIII di Savoia, detto il Pacifico (Chambéry, 4 settembre 1383 – Thonon-les-Bains, 6 gennaio
1451), fu Conte fino al 1416 e poi Duca di Savoia, Principe di Piemonte e Conte d'Aosta, Ginevra,
Moriana e Nizza fino al 1440.
Dal 1439 al 1449 fu antipapa, con il nome di Felice V; ma già nel 1434 si era ritirato a vita monastica,
fondando l'Ordine Militare di San Maurizio, che si trasformò poi in Ordine Mauriziano.
Stemma dell'antipapa Felice V.
Si noti lo scudo simbolo dei Savoia apposto sullo stemma papale
Tenendo conto di tale contesto storico, ritornando a quanto di più specifico interessa la nostra ricerca:
ci sono precise tracce in araldica ed è dall’autorevole testo “Il Manno” che si può apprendere: [appendice 1]
A Cuneo, oriundi da Valenza Po, i Morri (de) Peyre furono conti di Castelmagno
Erano prima detti Dei Dini, da Enrico Dini e v’è notizia che seppellirono in S.Francesco a Cuneo.
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Chiesa di S.Francesco in Cuneo di recente restaurata.
Vedi fotogallery:
http://www.fondazionecrc.it/index.php/gallery11/chiesa-di-san-francesco-a-cuneo
Dal Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna a cura di
Goffredo Casalis si evince che in quelle terre esistevano località denominate Morozzo, Moriondo, Morano e
Mora in un territorio, come precedentemente descritto, detto contea di Moriana dei Conti Savoia.
Non ci si deve stupire se, cinque o sei secoli addietro, nell’identificare qualcuno si sia fatto ricorso alla
località di provenienza piuttosto che a un casato e che un prima detto “dei Dini” sia diventato poi “de Morri”.
Si deve considerare che rientri nella logica evolutiva dei nomi l’introduzione dei Morra, Morozzo, Moretta e
dei Morri tra le famiglie provenienti da una zona chiamata Moriana e dintorni.
Ora, considerando Enrico Dini il capostipite, vediamo come seconda generazione
Guglielmo Morri (II)
In quel periodo i Morri dovevano già essere un casato di notevole prestigio; abbiamo notizia di un
suo testamento del 1356 e delle sue nozze con Paola Visconti dei Signori di Milano.
Ricordiamo dei Visconti:
Sulle rive del lago Maggiore si trova una cittadina, oggi comune, Massimo Visconti; da lì provenivano
i Visconti. La dinastia si fa solitamente risalire a Ottone (1207-1295). Furono signori di Milano e nel
tempo ebbero a dividersi in molti rami, per dire quanto sia incerta l’esatta genealogia della Paola
Visconti andata in sposa a Guglielmo Morri; ricordiamo Galeazzo I (1277–1328), Luchino (12921349), Giovanni (1290-1354), Galeazzo II (1320-1378)
L’ultimo dei Visconti moriva il 13 agosto 1447 lasciando solo femmine e con varie vicissitudini, il 22
marzo 1450, prendeva il potere in Milano Francesco Sforza con investitura imperiale del gennaio del
1452. Alla morte , 8 marzo 1466, gli succederà il figlio Galeazzo Maria . Il 26 dicembre 1476 Gian
Galeazzo ha solo sette anni e tra gli intrighi di corte si farà strada Ludovico il Moro.
Questa parte politica dell’Italia del tempo si schierava tra i ghibellini a favore dell’Imperatore.
Di tutto questo non era certo d’accordo il re di Francia Carlo VIII che …
Tutto ciò per lasciar intendere come fossero politicamente difficili quei tempi.
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In una mappa politica in lingua tedesca “La Savoyische Lande” al termine del XIV secolo
a Guglielmo succede
Giacomo Morri (III)
Sposò la biellese Beatrice Gromis
Intanto in quegli anni:
Nasceva in Polonia Nicolò Copernico (1473-1543) che scriverà quel capolavoro astronomico riguardante
l’eliocentricità ed il rifiuto del geocentrismo Aristotelico-Tolemaico; opera dal carattere radicalmente
innovativo rispetto alle esistenti dottrine cosmologiche e astronomiche sulle quali si basava l’immagine
cristiana dell’universo.
Un grande anatomista del tempo, Manfredi, descrive per primo le ovaie della donna; ma c’è molto
scetticismo nell’ambiente medico e naturalmente arrivano gli anatemi da parte delle autorità ecclesiastiche.
Dell’intuizione di Manfredi non se ne parlerà più per quattro secoli. “…il ventre della donna è solo un
ricettacolo del seme dell’uomo….”questa è sempre stata la concezione e questa resterà per altre centinaia di
anni.
In campo artistico; sono questi gli anni che vedono l’opera al culmine della loro arte di Antonello Da
Messina, il Ghirlandaio, Luca Signorelli, Van De Goes, Bellini, il Pollaiolo, il Mantegna e Bosch.
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A Giacomo successe
Guglielmo Morri (IV)
di lui si sa essere originario di Castelnovetto, presso Pavia, ma in diocesi di Vercelli e per certo fu in Cuneo
prima del 1458.
Ebbe il privilegio di alzare l’arma del comune. Avvenne il 23 settembre 1474 con patenti di Jolanda ottenute il
28 settembre 1473. ( si tratta di Jolanda o Violante di Valois, figlia del Re di Francia Carlo VII e sorella del
futuro Re Luigi XI) [riferimenti 1]
Intanto:
La capitale del Ducato di Savoia è Chambery ed è probabilmente da una delle sale di questo
palazzo:
castello dei Duca di Savoia a Chambery
che la principessa Jolanda (principessa Jolanda o Violante di Francia, duchessa di Savoia,
quartogenita del Re di Francia Carlo VII e di Maria d'Angiò, sposa di Amedeo IX di Savoia detto il
Beato [riferimenti 2], dal consorte nominata reggente nel 1469), concesse le patenti, il 28 settembre
1473, a Guglielmo Morri, probabilmente in linea con l’esigenza politica di rafforzare la stabilità del
Ducato da poco costituito con la nomina di nuovi e strategici feudatari e vassalli.
Si noti come attraverso la val Grana passasse, all’epoca, una via, seppur secondaria, per i pellegrini
diretti a San Juan de Compostela in Spagna e Roma come tuttora testimoniato da affreschi di
Giovanni Batoneri di Cherasco sulla volta della nuova cappella, eretta nel 1514, del santuario di
San Magno.
Dal matrimonio con Agnesina Giustiniani nacquero Antonio e Ruffino.
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Ruffino de’ Morri sposò Maddalena Lovera (figlia di Giovannino (Zannino)Lovera,morto nel
1478), da cui avrà due figli: Filiberto e Carlo e una figlia:Maria che andrà in sposa ad Aleramo
Provana di Faule
Di lui, nel Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna
a cura di Goffredo Casalis si può leggere a pag. 790: [riferimenti 3]
“… si elencano tra i cuneesi che si distinsero nella milizia, o sostennero cariche luminose:
“Ruffino de’ Morri generale di finanze sotto il Duca di Savoja Amedeo IX …”
Nel 1468 per volere di Jolanda di Francia, venne costruito il Naviglio di Ivrea, un canale irriguo
destinato a rifornire di acqua le risaie del vercellese e che, essendo in origine navigabile, permetteva
il collegamento tra Ivrea e Vercelli.
Ruffino fu dunque benemerito per la grandiosa opera del naviglio d’Ivrea e amministratore generale
delle finanze a partire dal 1471 sotto il Duca di Savoia Amedeo IX
Fin dagli inizi ebbe una rapida e brillante carriera: fu viceclavaro in Cuneo e prese l’appalto della
gabella del sale di Nizza; fu poi tesoriere a Barcellonette.
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Ruffino Morri, fedelissimo di Jolanda, su cui aveva grande influenza, fu fautore della parte
“piemontese” della corte, avversa a quella francese, cosa che gli valse i favori della diplomazia
sforzesca. Nonostante l’impressionante curriculum, Ruffino rimase legato a Cuneo; vi prese la
residenza assieme al fratello Antonio.
Anche il fratello Antonio emerse come personaggio di rilievo in grado di condizionare abilmente
l’attività del consiglio comunale.
Certamente, nell’ascesa dei Morri, ebbe anche un considerevole peso il legame familiare con i
Lovera.
In quegli anni:
1478: è l’anno in cui inizia ad operare il famigerato Tribunale dell’Inquisizione. E’ sufficiente la
diffamazione per voce pubblica; basta l’infamia di sodomia, quella di adulterio, avere una crisi isterica o un
attacco di epilessia, oppure basta possedere un libro contro la fede o più semplicemente il Vecchio
Testamento. Possedere il Cantico dei cantici era considerato “una lussuria”.
Ludovico il Moro si riconcilia con la reggente del piccolo Gian Galeazzo Sforza di 10 anni Bona di Savoia
e prende il potere nel 1480 proclamandosi signore e Duca di Milano.Sarà cacciato da Luigi XII con
l’invasione francese del 1499 lasciando Milano al periodo della sua decadenza. Il territorio verrà
alternativamente spartito tra le arroganti potenze europee fino all’unità d’Italia. I Savoia, parenti sia dei
regnanti di Francia che d’Austria, si alleeranno ora con gli uni ora con gli altri nel tentativo di impossessarsi
di Milano e della Lombardia. Quasi sempre sceglieranno la parte sbagliata; anche nella successiva prima
guerra mondiale, per non parlare della seconda.
In Piemonte viene costruito il 1° Traforo Alpino del Viso, lungo 75 metri
Botticelli dipinge “la primavera” per Lorenzo di Pierfrancesco de Medici e insieme al Perugino affresca la
Cappella Sistina ai tempi di Sisto IV della Rovere; la volta (1508-1512) e la parete del Giudizio Universale
(1535-1541) saranno poi opera di Michelangelo. Leonardo, a Firenze, al convento di San Donato a
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Scoperto lavora all’”adorazione dei Magi” e successivamente alla corte di Ludovico il Moro dipinge la
“Vergine delle Rocce” e scrive il suo “codice Trivulziano”. Il Poliziano affresca le Stanze Medicee. Il
Pollaiolo, a Roma è alle prese con la tomba di Sisto IV nelle Grotte Vaticane e, successivamente, con la
statua di Innocenzo VIII.
In Russia il regno di Ivan III il Grande raggiunge l’apice. Ivan III sposa (1462) la principessa bizantina Zoe
Paleologa, discendente dell’ultimo imperatore di Bisanzio e sosterrà che Mosca è diventata la “Terza Roma”
e lui erede legittimo degli imperatori. Ivan III è il primo a dotarsi del titolo di Czar, traduzione russa di Caesar,
e dell’aquila bicipite che diventa simbolo dello stato.
In questo periodo molti architetti italiani sono chiamati a Mosca per abbellire il Cremlino.
A Venezia, nel 1485, la prima istituzione sanitaria del genere in Europa: il Magistrato alla Sanità.
A Baghdad esisteva già un Policlinico fin dal 832.
Dal padre Guglielmo ereditò
Antonio Morri (V)
Di lui si sa che nel 1474 era Vicario di Savigliano, di Boves e di Fossano nel 1481.
Fu tesoriere generale di Savoia nel 1483.
Sposò una nobile cuneese:Agnesina Corvi. Dal matrimonio nacquero:
Giorgio
Guglielmo
Beatrice
che sposerà il conte Ludovico San Martino di Strambino
Francesco
canonico a Vercelli
Seconda
sposerà Francesco Alciati (dote , 8 febbraio 1490)
Ruffino
Carlo
capitano
Alessandro
Eusebio
capitano della società di S.Giorgio di Chieri (1530) dal matrimonio con
Beatrice di Ceva nasceranno:
Caterina
sposerà Raffaele Brizio
Anna
sposerà Francesco Brizio
Ruffino
sposerà Marta Germanio e sarà anche lui capitano. Dall’unione:
Gianfrancesco alfiere
Eusebio
capitano. Sposerà Nicoletta Minio. Dall’unione:
Ruffino
capitano. Sposerà Vittoria Amedea Rofredi.
Com’è noto, dopo la metà del XV secolo il ducato di Savoia precipitò in una lunga stagione di debolezza e di
crescente subordinazione alla monarchia francese. Anche sul piano locale, nelle diverse località piemontesi,
alla crisi del governo ducale, corrispose un accrescersi della conflittualità e dell’insicurezza.
Questo accadde anche in Cuneo dal 1477 al 1483.
Dopo schermaglie per condizionare la nomina del podestà, l’incendio appiccato ad un tetto dei Morri in
località Grumera nel marzo del 1473, diede l’inizio a quell’ostilità poi dichiarata tra i Morri, fiancheggiati dai
Lovera, e i Dal Pozzo fiancheggiati in consiglio comunale proprio dal cronista precedentemente citato:
Giovanni Francesco Rebaccini.
Nel 1477, in seguito all’ennesimo scontro in consiglio comunale, la contesa fra le due parti si inasprì tanto
che i partigiani di Giorgino Dal Pozzo corsero Cuneo in armi al grido “Pozo! Pozo!” a cui gli avversari
replicavano con “Morro! Morro!”: così testualmente riporta il Rebaccini. (1)
L’uso della violenza pare sia stato molto limitato e quasi monopolio della sola pars dei Dal Pozzo.
Se i Morri e i Lovera erano di salda fede guelfa, non risulta che gli avversari abbiano mai assunto lo
schieramento opposto. I Morri e i Dal Pozzo furono infatti entrambi fedeli della duchessa Jolanda prima e di
Filiberto e Carlo I poi.
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Gli scontri tra la pars Morra e pars Puthei (Dal Pozzo) sono quindi da imputarsi al coagularsi di interessi
privatistici intorno a due homines novi piuttosto che a legami con la tradizione guelfa e ghibellina e, se è pur
vero che negli anni successivi, col riaffermarsi del vicium parcialitatis (1492-1515) saranno i Lovera a
rappresentare più squisitamente la fazione guelfa, sicuramente và registrato come di pregnante attualità la
conflittualità fra l’aristocrazia consiliare e un robusto nucleo di famiglie popolari che chiedevano una
maggior partecipazione al massimo organo di governo locale.
Di queste famiglie si fecero portavoce i Morri.
(1)
Non stupiscano le terminazioni dei nomi difformi da come fin qua descritti. In quell’epoca la lingua parlata non è ancora un
italiano come noi oggi lo conosciamo, ma una lingua che si và formando e che risente ancora di forti influenze latine (vedi per
es: le declinazioni dei nomi) e delle più recenti influenze barbariche.
Erede di Antonio fu
Giorgio Morri (VI)
Si sa che fu giudice delle cause civili in Chieri . Sposò Antonia Bolleria di Centallo. Ebbero un sol figlio:
Giuseppe che erediterà.
Giorgio ebbe anche un figlio naturale:
Cesare che sposerà Antonia Beccaria. L’unione non darà figli, ma Cesare riconoscerà il figlio
Giorgio (omonimo del nonno) naturale. Giorgio, legittimato, sarà governatore di Cherasco
(2 agosto1589; patenti 20,252); sergente maggiore di Cuneo (6 agosto 1593,
patenti 24,57 v) e consorte di Gabriella (?) . Nascerà dall’unione:
Bartolomea che sarà sposa ad Andrea Ferrero di Castiglione.
Proprio in quegli anni accadeva che:
Cristoforo Colombo [riferimenti 4]
Aveva raccolto tante informazioni che sembravano rendere possibile raggiungere il “Cipangu” (Giappone)
partendo dalla sponda dell’Atlantico navigando verso occidente (1492). A quel tempo le sue informazioni
erano combattute e dominate con e dalla tradizione biblica cristiana, dove sia la scienza che l’osservazione
non avevano nessuna importanza. Il mondo era quello di Noè, diviso in tre parti, con il cielo come un
coperchio. Amen!
Curiosità: Colombo, al ritorno dai viaggi, fra le altre cose, portò con se in Europa dei grani di mais che gli
inglesi coltiveranno come mangime per tacchini (turkey) anch’essi provenienti dal nuovo mondo. In seguito si
darà per questo al mais quello strano nome: “grano-turco”.
Sarà invece importante osservare che, nella tradizionale suddivisione della storia d’Europa,si fa risalire
proprio alla scoperta dell’America la fine del medioevo e l’inizio del periodo umanistico-rinascimentale
dell’era moderna.
In ambito religioso sono i tempi di Martin Lutero, Calvino e della riforma protestante con lo scisma fra la
chiesa Cattolica e quella Protestante e della controriforma e del Concilio di Trento (1545-1563)
La Francia avvia i preparativi per la spedizione in Italia e per l’Italia inizia l’età delle invasioni straniere. Nel
1494 Carlo VIII di Francia scenderà in Italia travolgendo tutto il sistema di alleanze della pace di Lodi
In Spagna il cardinale Torquemada perseguita, espelle, inquisisce e manda al rogo eretici, ebrei,
mussulmani e tanti ignoranti che di chiesa e di teologia non sanno nulla.
Il 3 marzo 1491 Isabella e Ferdinando (il Re cattolico) firmano il decreto di espulsione dalla Spagna di tutti
gli ebrei.
16
A Firenze l’8 aprile 1492 muore Lorenzo il Magnifico. Gli succederà il figlio Piero che dovrà governare una
città sobillata dal frate Girolamo Savonarola, mentre suo fratello Giovanni si avvia a diventare il futuro Papa
Leone X.
A Roma il 25 luglio 1492 muore Papa Innocenzo VIII e l’11 agosto gli succede Alessandro VI forse più noto
come Rodrigo Borgia
Poi alla settima generazione fu
Giuseppe Morri (VII)
I riferimenti che si hanno di lui sono il suo testamento datato 4 marzo 1557 e la dote, 2 luglio 1539, della
moglie Anna Love. Avranno due figli:
Prospero
che erediterà ed
Alfonso
Ogni casato sappiamo avere stemma, blasone e insegne gentilizie.
Quali furono quelli dei Morri ?
Ritengo molto interessante un’immagine dallo
Stemmario Fotografico del Museo Civico di Casale Monferrato:
Si tratta della foto degli stemmi dei Gran Cancellieri di Savoia disposti secondo lo schema di seguito
riportato.
All’interno di ogni riquadro sono trascritte le notizie riportate. Si osservino bene il testo e le immagini riportati
nel terzo riquadro della prima riga e nel secondo della seconda riga per notare un tal Pierre Morro, ma ancor
più interessante sarà constatare l’analogia dello stemma riportato con quello che sarà poi descritto essere
dei Morri
Richard de
Chambery
1150
Jean
de Menthon
1288
Pierre
Morro
1323
Jean de
Meyria
1324-1334
Giorgio
Soleri
1340 e 1348
Jean de
Bavays (?)
1349
stemma simile a
quello dei Morri
Gerard
d'Estrès
13560
Pierre
Morro
1363 e 1378
Jacques
de Bruisèe
1380
Guiscard
de Tevel
1385
stemma simile a
quello dei
Bruiset
Jean
de Conflans
1391 e 1396
Hugues
de Lucinge
1399
Anthoine
de Challant
1402
Guillaume
de Challant
1407
Guillaume
Marchand
1409
Guiscard
Marchand
1413
Pierre
Marchand
1444
Guillaume
de
Bolomieu
1445
Jacques
de la Tour
1452
Giacomo
di Valperga
1455
Guglielmo
di
Sandigliano
1458
Antonio
di
Romagnano
1460
stemma simile a
quello dei Morri
Jean
de Beaufort
1435
Remigio
Canalis
1440
17
Jean
de Compeys
1463
Jean
de St.
Michel
1467
Humbert
de Chevrier
1469
Jean
de Clopper
1472
Pierre
de St.
Michel
1480
Anthoine
de Campion
1483
Amedeo
di
Romagnano
1496
Gabriele
di Laude (?)
1523
Gerolamo
Aiassa
1525
Giovanni
Tommaso
Langosco
1560
Ottaviano
Cacherano
1575
Louis
Millet
1582
Domenico
Belli
1599
Francesco
Provana
1602
Giangiacom
o
Piscina
1624
Carlo
Filippo
Morozzo
1652
Giovanbatti
sta
Buschetti
1662
Janus
de
Bellegarde
1687
Girolamo
Gubernatis
1713
Giovanni
Cristoforo
Zoppi
1730
Carlo
Francesco
Ferrero
d'Ormea
1742
Carlo Luigi
Caissotti
1768
Giuseppe
Ignazio
Corti
1789
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18
19
Inoltre v’e testimonianza in
Feudi e nobiltà negli stati dei Savoia: materiali, spunti, spigolature bibliografiche per una storia
di Gustavo Mola di Nomaglio edito: Lanzo Torinese 2006
Ove si narra come Giuseppe Morri, che per vedere riconosciuti i propri privilegi, presentasse al
consegnamento del 23 luglio 1580 [riferimenti 5], delle concessioni ottenute da parte di
Carlo il Buono [riferimenti 6]
Mentre sul Vivant si legge:
Consegnamento del 23 luglio 1580
data:
8-8-1580
Luogo:
Cuneo
Consegnante:
MORRI Giuseppe, Francesco e Gio. Antonio, Alessandro, Carlo Ruffino, Ettore, Antonio
Reynero, Gio. Anto Alessandro Ruffino, Ettore Ruffino (Gio. Antonio, Alessandro, Carlo
Ruffino, Ettore, Gio Anto Alessandro Ruffino ed Ettore Ruffino non compaiono di persona)
Qualifica:
Messere Testimone: Messere Ludovico Farina, Messere Pietro Ruata, Messere Oddone
Miglia
Arma:
hanno due armi: - Un leone con suo color d'oro in campo verde con romboidi di detti due
colori, cioè un leone di color d'oro in campo verde con rombi osia quadretti a mandorle di
detti due colori; ciascuno di essi è tutto verde o tutto di color d'oro; - Una Croce rossa in
campo bianco.
Privilegio:
Privilegio concesso dai Predecessori di S.A. alli furono Ruffino e Antonio Morri, avi di tutti i
comparenti, dato in Moncalieri il 25 ottobre 1474, sottosegnato Besson, confermati dal
Duca Carlo il 6 aprile 1557, sottoscritto e sigillato Vuillet, confermati da S.A. in Vercelli il 1
luglio 555, sottoscritta Fabri.
Conferma:
Sì
Esito:
Sì
Note:
ricompare il 10 agosto1580 Manno: de MORRI PEYRE: Inquartato: al primo e quarto,
rombeggiato d'oro e di verde, col capo del secondo, carico di un leone del primo,
illeopardito; al secondo e terzo, di Vercelli, cioè d'argento alla croce di rosso - sostegni:
affrontati, a destra, la figura d'Ercole. impugnante con ambo le mani una clava, nascente e
col motto: MIHI ADIUTOR DOMINUS; a sinistra, il grifone nascente e col motto: GENIO
OPTIMO SACRUM
20
Deducendo dal Blasonario delle famiglie subalpine e confermato da il Manno:
Morri (de) Peyre
conti di Castelmagno
(da Cuneo, oriundi di Valenza Po)
(famiglia decurionale de platea di Cuneo, presente nell'elenco del 1535)
Rombeggiato d'oro e di verde, con il capo del secondo, carico di un leone, del primo,
illeopardito
[dal 1474]
Inquartato, al 1º e 4º rombeggiato d'oro e di verde, con il capo del secondo,
carico di un leone del primo, illeopardito; al 2º e 3º d'argento, alla croce di
rosso (Vercelli)
motto: MIHI ADIUTOR DOMINUS
* GENIO OPTIMO SACRUM
Visto anche in un sito francese di araldica ( http://www.heralogic.eu/aarm_mo.htm ) con la descrizione:
Morri (de)
Écartelé aux 1 et 4 fascé d'or et de sinople au chef de sinople ch d'un lion léopardé d'or
aux 2 et 3 d'argent à la croix de gueules
21
Sarà interessante notare che il Comune di Castelmagno attualmente esprime sul gonfalone del Comune lo
stemma a lato
Si notino le evidenti somiglianze, a rasentare la coincidenza, e le nove palle sulla corona, tipica espressione
del contado nell’araldica di Casa Savoia.
Ciascuno faccia liberamente propria l’immagine che crede, fermo restando, a nostro avviso, che, se
l’immagine inserita nel gonfalone del Comune di Castelmagno appare più accattivante, grazie anche alla
grafica più moderna, l’immagine descritta come [dal 1474] mi sembra la più probabile, riconoscendo
comunque che entrambe hanno una valenza del tutto simile in araldica.
Dunque v’è testimonianza che i Morri hanno un loro blasone sicuramente da Giuseppe Morri in poi; fu
proprio lui ad “alzare l’arma” nel 1580.
A Giuseppe segue il figlio
Prospero Morri (VIII)
Sposò Sinibalda Melliano, fossanese e avrà due figli:
Giorgio
sarà erede
Giuseppe
di lui si sa solo essere nato nel 1589
eredita
Giorgio Morri (IX)
Paggio, gentiluomo di bocca, capitano delle milizie, cavaliere di SS. Maurizio e Lazzaro.
Nel 1674 sposò Bernardina, di Tobia del Monte, d’Ivrea. Avranno cinque figli:
Ignazio
sarà erede
n.n.
che sposerà il presidente Negri di Sanfront
Elena
venerabile Suor Maria del Crocifisso (Elena) nata in Cuneo il 29 dicembre 1641 e
deceduta in Mondovì il 20 agosto 1719. Cappuccina dal 27 maggio 1663 a Mondovì;
si stampò della sua vita in Venezia.
Clara Maria
sposerà in 1° nozze Giusto Benedetto Solere e in 2° nozze, il 14 marzo 1679
Carlo Antonio Galateri di Genola
.
Carlo Raffaele morirà cistercense, in concetto di santo, a Testona.
22
V’è notizia di un Morri Carlo Raffaele di Cuneo aggregato al Collegio dei Dottori in Giurisprudenza
della Monregalese Università di Mondovì il 8 marzo 1657
V’è notizia di un Morri Costanzo di Cuneo aggregato al Collegio dei Dottori in Giurisprudenza della
Monregalese Università di Mondovì il 22 agosto 1659
V'è notizia di De Morri Ignazio di Cuneo aggregato al collegio dei Dottori in Giurisprudenza della
Monregalese Università di Mondovì il 31 maggio 1664
eredita
Ignazio Morri (X)
Cavaliere SS. Maurizio e Lazzaro dal 1685, sposò Anna Maria di Giovanni Ferraris
V'è notizia di Elisabetta Grandilia Morri, veneta, favorita dal Duca; accusata di avere denunciato il
marito ai francesi per liberarsene e condurre vita galante. Durante la prigionia del marito,
vendette in fretta e furia i mobili di casa e se ne fuggì a Parigi (1692) donde non ritornò. Il Re
di Francia le fece regalo di 300 doppie e la pensionò. Era stata sposa a Carlo Francesco
(morto in aprile del 1702); generale delle armi; governatore generale del Monferrato;
presidente del Consiglio di Stato. Arrestato (7 novembre 1691) ad una festa da ballo data dal
governatore francese della Cittadella, per sospetto di intelligenze coi tedeschi; sostenuto un
anno in carcere, poi liberato per purgata calunnia.
Segue
Giuseppe Ignazio Morri (XI)
Cavaliere SS. Maurizio e Lazzaro dal 1702,
infeudato di Castelmagno il 17 febbraio 1722, investito col comitato per maschi il 7 marzo 1732.
Sposò nel 1704 Francesca Mocchia di Campiglia di Giuseppe da cui ebbe due figli:
Carlo Felice nato il 1707: nome completo Carlo Francesco Felice Maria
Raffaele
religioso
Non esiste, e non è mai esistito un castello di Castelmagno, ma un feudo si.
Il Re Vittorio Amedeo II [riferimenti 7] eresse in feudo Castelmagno con regie patenti del 9 febbraio
1722 investendone il Conte Ignazio De Morri come si evince dalla pubblicazione del 1894 di Don
Bernardino Galaverna [riferimenti 8]
Nella stessa pubblicazione si può anche leggere:
“Non si sa l'anno preciso in cui la famiglia De Morri abbia cessato di esercitare la sua
giurisdizione su Castelmagno, ma credesi con tutta probabilità essere ciò avvenuto negli ultimi anni
del 1700 o nei primi del presente secolo sotto Napoleone I.
In seguito all'incorporamento del Piemonte alla Francia, con l'applicazione delle leggi
francesi furono aboliti tutti i diritti feudali e fu poi conveniente all'autorità regia il non più ristabilirli.
Inoltre è anche certo che la famiglia De Morri non ebbe mai stabile dimora in Castelmagno; e ciò si
arguisce non solo dal non esistere qui traccia o memoria di una sua abitazione; e dell'essere stati
sindaci di Cuneo alcuni membri della medesima famiglia.
Nel 1796 comunque si trova ancora il documento che il comune di Castelmagno aveva
pagato al feudo De Morri il doppio canone in denari e formaggi, non solo ma si sa anche che il
comune di Castelmagno dovette pagare alla famiglia De Morri 9 forme di formaggio portandole fino a
Cuneo".
Ma Castelmagno: dov’è, com’è e com’era? [appendice 2]
Raggruppa 15 frazioni:
23
Quiap (Chiappi), Chandamoulin (Campomolino), Quiot (Chiotti), Niroun (Neirone inferiore), Tech,
Arbouno, Inaout, Coulet, La Crous, Albrè, Chandarfei, Valiera, Bartouira, Caouri, Rulavà,
il suo santuario: S.Manh (Santuario San Magno), e
le sue baite: Pirounet, Fourest, Chimou, Enfernet,
tutte appartengono alla regione occitana: regione compresa geograficamente tra le Alpi, i Pirenei, il
Mediterraneo e l’Atlantico francese.
Mentre:
V'è notizia di Morri Pietro Francesco d'Alassio aggregato al collegio dei Dottori in Giurisprudenza
della Monregalese Università di Mondovì il 20 ottobre 1703
V'è notizia di Morri Pietro Rodolfo di Cuneo aggregato al collegio dei Dottori in Giurisprudenza
della Monregalese Università di Mondovì il 14 agosto 1717
V'è notizia di tal Gabriella De Morri di Castelmagno andata in sposa a Gian Lorenzo Rossi
(Derosso, Rosso) morto nel dicembre 1776
Sarà proprio Ignazio De Morri che farà decorare dal Martinez villa Dagliè:
La Villa d'Agliè, a soli 6 Km dalla Piazza Castello in Torino è una delle poche dimore della collina
torinese rimaste pressoché intatte dal 1700 a oggi. Prima di tale epoca la posizione geografica
strategica la rese fortilizio a difesa della strada dei commerci da Chieri alla Francia.
I primi documenti ufficiali della villa risalgono al 1606 che ne testimoniano la proprietà del Duca
Carlo Emanuele I, figlio di Emanuele Filiberto e di Margherita di Valois, quando Carlo Emanuele I
compra il terreno e la Villa Emanuella (limitrofa a dove sorgerà la Villa d'Agliè). La Villa Emanuella
verrà donata da Carlo Emanuele I alla figlia Margherita, mentre il terreno vicino viene probabilmente
ceduto (o venduto, ma non ci sono documenti che lo provino) ad un importante avvocato legato alla
corte sabauda: Gaspare Bellezia. Il figlio di Gaspare Bellezia, Giovanni Francesco Bellezia eredita
la villa dal padre nel 1612, e nel testamento viene descritta la villa:
"... la Vigna antica lasciatami dal fu mio Sig. Padre resta alla metà della strada tra Torino e la Vigna
predetta di S. Mauro e di più si trova ottimamente disposta di fabriche civili, e rustiche, con delizie,
cappella, e ogni altra comodità, nella quale son certo havervi speso in fabriche, fontane, e
spianamento di terra più di Ducatoni tre mila"
Per tutto il secolo XVII fu soggiorno estivo dei Bellezia, illustre famiglia legata ai Savoia. Giovanni
Francesco Bellezia fu un importante sindaco di Torino, nonché consigliere e tesoriere del Duca. A lui
si deve l’attuale forma del giardino antistante la casa e i muri di sostegno nel lato nord. Subito dopo
l’assedio di Torino, la villa si trasformò in palazzo ad opera di un noto banchiere: Franco Colomba,
che era in stretto contatto con la corte sabauda. Più tardi la villa diventa proprietà della principessa
Del Pozzo della Cisterna, poi di certi Padri Barnabiti che installarono nella torre centrale una
“camera galenica”. Nella prima metà del ‘700, il conte Ignazio De Morri di Castelmagno arricchisce
ulteriormente la sala centrale con gli stucchi del Martinez, rappresentanti i quattro elementi e il
giardino con vasi e statue di marmo.
24
Sopra: stucchi che ornano il salone centrale, raffiguranti i quattro elementi
Dalla fine del ‘700 la villa risulta proprietà di Benedetto Maurizio Duca del Chiablese, figlio
ultimogenito prediletto del Re Carlo Emanuele III, che opera alcune modifiche avvalendosi
dell’architetto Caselli.
Sopra: Mappa storica che raffigura la Villa d'Agliè e il suo giardino storico nel 1798.
All'inizio dell'800 Sir John Foster, Ambasciatore d'Inghilterra, trasforma il giardino all'italiana in
giardino romantico secondo la moda del tempo, piantando cedri del Libano, sequoie e ippocastani. A
metà dell’ottocento la villa fu acquistata dai Pilo Boyl di Putifigari, nobile famiglia di origine sarda.
All’inizio del 1900 fu ancora proprietà di stranieri, gli svedesi Reynius, quindi fu acquistata dagli
attuali proprietari.
Nel 2007 il giardino di Villa d'Agliè è stato inserito dalla Regione Piemonte nell’elenco ufficiale dei
giardini storici e di interesse botanico
25
Sopra: Immagine della Villa d'Agliè vista dal giardino
Il parco e la villa sono stati citati nei libri:
- A. GROSSI, "Guida alle ville e vigne del territorio di Torino e dintorni", 1791
- M. CUNACCIA - M. LISTRI, "Giardini e parchi", ed Fabbri
- ELISA GRIBAUDI ROSSI, "Ville e vigne della collina di Torino", ed Gribaudi
- P. CORNAGLIA "Giardini di marmo ritrovati", pp. 152-153
- G. JUCKER, "Alberi rinascimentali in Italia", Istituto Arti Grafiche Bergamo
- Rivista A.D. - Gennaio 1996
- D. LANZARDO, "Giardini segreti", Ed. Electa
- "I giardini nascosti di Torino", Ed. Valentini
- "Oltre il portone", Ed. Torino Bella
- B. ALLASON, "Vecchie ville, vecchi cuori"
La Villa d'Agliè e il suo parco è stata anche oggetto di riprese cinematografiche per la
realizzazione dei film:
- "La donna della domenica", film di Comencini
- "Preferisco il rumore del mare" di M. Calopresti
- "Nobel"
- Soap Opera "Cuori Rubati" realizzato dalla RAI
Segue
Carlo Francesco Felice Morri (XII)
26
(Nato 1707; morto a Torino, S. Filippo, 21 febbraio 1791). Testò (1788, 21 aprile; codicillò 1789, 22 giugno;
depositato XXX, 254).
Referendario del Consiglio dei memoriali (20 marzo 1737);
primo ufficiale del controllo generale (5 marzo 1742);
intendente generale delle fabbriche e fortificazioni (26 gennaio 1750);
controllore generale (Carlo Emanuele III - 4 ottobre 1771);
presidente del consiglio delle finanze (28 aprile 1775);
ministro di Stato capo dei congressi economici (29 luglio 1778);
Gran Croce e gran tesoriere ordine SS. Maurizio e Lazzaro.
Investito (23 gennaio 1781) fu ministro di Stato sotto il Re Vittorio Amedeo III di Savoia (n.26/6/1726
m.16/10/1796) [riferimenti 3]
Si stabili a villa d'Agliè
Sposò in prime nozze a Torino in S.Dalmazzo il 6 ottobre 1743 Paola del vassallo Giulio Cesare Boggetti
di Mongrando (morta a Torino in S.Giovanni il 4 aprile 1763). Dall’unione:
Renato Ignazio Domenico
sarà erede
Margherita Luisa
nata a Torino in S.Filippo il 1 ottobre 1744
Sposò in seconde nozze Rosa Falletti di Rodello (nata Cagliari 1744, morta a Torino in S.Carlo il 9 gennaio
1827). Dall’unione:
Caterina Giacinta
nata a Torino , Carmine 7 novembre 1768
Luigi Giorgio
nato Torino, S.Giovanni 8 ottobre 1770
Giuseppe Giovacchino
Giuseppe Giovacchino Maria nato Torino, S.Giovanni 4 agosto 1772;
morto Torino 5 agosto 1825. Cavalieri di Malta dal 1782.
Lodovico
nato Torino, S.Giovanni 20 agosto 1776
Giacinto Guglielmo nato Torino, S.Giovanni 22 novembre 1777
Antonio Benedetto
nato Torino, S.Giovanni 10 gennaio 1779
Giuseppa Teresa
nata Torino, S.Giovanni 21 giugno 1782; morta Torino, S.Giovanni 19
settembre 1822. Sposò in Torino il 5 germinale, anno XII (vedi datazione da
rivoluzione francese) Nicola Giuseppe Maria Galleani d’Agliano (nato in
Saluzzo il 13 ottobre 1769, morto a Torino in S.Maria il 2 novembre 1841)
Segue
Renato Ignazio Domenico Morri (XIII)
Nato a Torino in S. Filippo il 13 ottobre 1741;
investito del titolo il 15 maggio 1782
Segue
Carlo Felice Morri (XIV) de Peyre
Morirà in Cuneo il 4 marzo 1845.
Percettore della provincia di Cuneo dal 1817; giurò nel 1822. Aggiunse il cognome Peyre (con patenti del
15 dicembre 1838 in seguito al testamento del 1 settembre 1835 del marchese Agostino Lascaris).
Sposò nel 1814 Gabriella Bruno; più esattamente Maria Caterina Gabriella Bruno di Samone imparentata
con S.E. Monsignore Amedeo Bruno da Samone 1° Vescovo di Cuneo.
Dall’unione nacquero:
Gustavo
Angelo Camillo Giuseppe Maria Gustavo Stefano che erediterà
Edoardo
morirà a Napoli il 13 maggio 1871. Sarà consigliere di legazione. Sposerà Giulia
Solaro della Margarita: nobildonna ammessa a Corte il 3 dicembre 1845 e che
morirà in Torino il 28 gennaio 1880.
V’è notizia sulla gazzetta piemontese n°113 di un versamento del conte di L.360 in data 9 settembre
1831 in adesione al prestito volontario aperto con Regie Patenti del 23 agosto 1831
27
V’è notizia da ’L PASOU – LA VOCE DI TUTTI – Ottobre 1998’di Carmen e Loredana
al link: http://sites.google.com/site/areastoricoculturalepassatore/Home-PAGE/la-storia-dellafrazione-di-passatore/articoli-dal-pasou-a-cura-di-giraudo-ermanno
che in località Passatore: una piccola frazione a circa 4 Km. a nord di Cuneo, si trova la torre
settecentesca detta Torre de Morri, anche detta Torre Beltrandi.
Inoltre, quasi ai confini con la località Madonna dell’Olmo, si può ancora vedere la cappella chiamata
Cappella di “San Giacomo” o Cappella di Tetto Lupo.
Questa fu di proprietà dei Conti Morri di Castelmagno, parenti di S.E. Monsignore Amedeo Bruno da
Samone, (Cuneo 6 gennaio 1754 – Cuneo 21 dicembre 1838) 1° Vescovo di Cuneo (viene scelto da
Carlo Alberto come primo vescovo di Cuneo il 15 ottobre 1817.
Esistono ancora all’interno dei documenti a firma di Don Varusio Bernardino (Arciprete nel 1926).
Questa cappella è ancora in buono stato, esiste ancora l’altare con numerosi affreschi. Sulla
sommità dell’abitazione vicina, fu costruito un piccolo campanile. Fino al 1980, il 25 luglio, si
celebrava la Santa Messa in onore di San Giacomo.
Interno della Cappella di “San Giacomo” o di “Tetto Lupo” che fu dei Conti Morri
Segue
Gustavo Morri (XV)
Angelo Camillo Giuseppe Maria Gustavo Stefano (nasce in Cuneo il 2 settembre 1817 e muore a Torino in S.
Massimo il 27 maggio 1866).
Ufficiale delle guardie,
Gentiluomo di Corte.
Sposò Teresa Bussetti di Bersano nobildonna ammessa a Corte il 10 dicembre 1841 che morirà a 80 anni
in Borgo S.Dalmazzo il 24 dicembre 1899. Dall’unione nacquero:
Boniforte
Adolfo Alfonso Boniforte Gabriele Carlo Maria
Maria
morta nubile a Torino in S. Massimo il 7 febbraio 1871
Maria Bianca nasce a Torino al Carmine il 6 ottobre 1852, muore a Torino il 19 marzo 1925.
Sposerà il Cavaliere Aleramo Maria Paolo Silvestro della Chiesa della Torre
(nato in Cuneo il 31 dicembre 1839 e morto a Torino il 18 maggio 1893)
Segue
28
Boniforte Morri (XVI)
Nato a Torino al Carmine il 30 ottobre 1845; muore a Berzano il 25 giugno 1912. Il 9 novembre 1881.
Capitano di cavalleria in ausiliaria;
Cavaliere SS. Maurizio e Lazzaro l’8 luglio 1903.
A Torino, il 17 maggio 1880, sposò in prime nozze Ernestina Doria di Ciriè che morirà il 7 giugno 1881.
A Vercelli, il 16 marzo 1885 sposò in seconde nozze Marianna Agostina Blesilla Bona dei Conti Mella
Arborio, nata a Vercelli il 26 gennaio 1864.
V’è notizia della vendita, nel 1882, del palazzo Samone in Cuneo all’Amministrazione dell’ex
Ospedale di Santa Croce allo scopo di alloggiarvi gli Uffici dell’Ospedale e quelli del Monte di
Pietà con relativi magazzini dei pegni.
Il palazzo Samone, in via Amedeo Rossi, 4 Cuneo, dopo essere stato per lunghissimo tempo
di proprietà dei Bruno Conti di Samone fu in ultimo proprietà del Conte Boniforti de Morri di
Castelmagno. Il Palazzo, più noto col nome di "Monte di Pietà", è stato costruito
dall’architetto cuneese Pio Eula (1722-1801). Il nome del palazzo è legato al Conte Vittorio
Bruno di Samone, autore del disegno del vecchio Ospedale di Santa Croce, e soprattutto al
primo vescovo di Cuneo.
Si possono vedere alcune foto prima e dopo il restauro all’indirizzo:
http://www.comune.cuneo.gov.it/cultura/palazzo-samone/le-immagini-del-restauro.html
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