Level Class

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articolo pubblicato sulla rivista SoloVela
B-Plan
Giri di Boa
Level Class
Veloci, affascinanti, avveniristici e
desiderati: i TP52 rappresentano
il presente e il futuro della vela
agonistica di altissimo livello
di Mauro Melandri
lla base di ogni grande successo c’è sempre un’accurata
programmazione: è così in ogni campo, da quello industriale a quello sportivo. A questo assioma, per merito e
per fortuna, non si è sottratta la TransPac 52 Class Association
– nata nel 2001 negli Stati Uniti - che nelle ultime stagioni ha
visto il numero degli iscritti aumentare a dismisura, diventando
uno dei principali “palcoscenici” della vela di altissimo livello.
A
I PERCHÉ DEL SUCCESSO
L’idea attorno alla quale è nato e si è sviluppato il fenomeno
TransPac è piuttosto semplice: creare un circuito di regate altamente competitivo e spettacolare, libero dal giogo dei compensi e dai rigidi regolamenti della monotipia, che potesse attirare l’attenzione degli armatori più facoltosi e dei team meglio organizzati, attorno ai quali gravitano i grandi nomi della
vela internazionale. Maturata l’idea, restava da sciogliere il nodo relativo alle imbarcazioni da utilizzare: l’obiettivo era quel108 settembre 2006
lo di poter contare su scafi di dimensioni importanti ma non eccessive, capaci di prestazioni eccezionali, costruiti nel rispetto
di norme di sicurezza ben precise, con le tecnologie e i materiali più attuali. Fatto un rapido giro d’orizzonte, si decise di legare il futuro della classe a una box–rule semplice e chiara, che
permettesse ai designer di muoversi tra regole rigide e incontrovertibili, spingendoli verso scelte simili, al fine di garantire
la necessaria omogeneità prestazionale.
Oltre a premiare il primo tra le boe, un altro aspetto molto importante della nuova formula è la longevità degli scafi costruiti nel suo rispetto. Mentre negli ultimi anni di IMS si vedevano
team cambiare anche due barche a stagione, nel tentativo di tenere il passo dei continui ritocchi apportati al regolamento, la
box–rule ha fatto riscoprire agli armatori e agli equipaggi il piacere di lavorare sul proprio scafo stagione dopo stagione, per
A sinistra,
“Mutua
Madrilena”
dell’armatore
-timoniere
Peter De
Ridder,
leader del
circuito
Breitling
Sopra,
“Warpath”, il
Botin-Carkeek
timonato da
Dean Barker,
protagonista
della Breitling
MedCup 2006; a
destra, “Pinta”
di Michael
Illbruck
I PROTAGONISTI DEL 2006
Dopo un breve periodo di rodaggio oltre Oceano, la classe è approdata in Europa all’inizio del 2005, dove è rappresentata dalla Mediterranean Fleet Association che, forte di una partnership
come quella di Breitling, ha curato l’organizzazione del primo
circuito del Mediterraneo.
Partiti in sette, gli iscritti sono aumentati di tappa in tappa, sino a comporre una classifica con tredici posti, in vetta alla quale si è insediato “Pisco Sour”, timonato da Vasco Vascotto, bravo ad anticipare campioni come Paul Cayard, Russel Coutts e
Dean Barker.
Quest’anno, sin dal debutto di Punta Ala, alla Breitling MedCup
hanno partecipato più di venti equipaggi, composti in grandissima parte da professionisti di livello internazionale che, con la
loro fama e le loro capacità, hanno contribuito ad elevare a livelli altissimi lo spettacolo.
Tra le new entry del 2006 vanno segnalati “Mutua Madrilena –
Mean Machine” (MON-52) e “Warpath” (USA-52698), subito entrati nel ristretto gruppo dei leader. Il primo, come gli appassionati avranno capito dal nome, è armato da Peter De Ridder,
che sovente ha potuto contare su Vasco Vascotto e sul tattico
Ray Davies. “Warpath”, invece, è stato disegnato dallo studio
Botin-Carkeek per gli statunitensi Fred e Steve Howe, che per
raggiungere l’eccellenza hanno affidato la ruota a Dean Barker,
B-Plan
Fenomenali TransPac
trovare il giusto connubio tra regole e prestazioni.
Tutto ciò ha portato alla nascita di un “gioco” unico ed esclusivo, cui hanno cominciato a guardare con interesse sempre crescente i grandi marchi, coinvolti nell’avventura dalla classe stessa e dagli armatori; per quanto facoltosi, questi ultimi non rifiutano certo un appoggio esterno, visto che all’oneroso impegno
economico necessario per commissionare progetto e costruzione
di un TP52 – variabile all’incirca tra 1 e 1,2 milioni di Euro – si
devono aggiungere gli altrettanto gravosi costi di gestione.
Bretling MedCup
Bretling MedCup
Bretling MedCup
A destra,
“Orlanda” di
Pirera, che in
regata viene
condotto dalla
coppia BressaniBruni; sotto,
“Anonimo”, la
nuova
scommessa di
Riccardo
Simoneschi
affiancandogli Terry Hutchinson nel ruolo tattico.
Una menzione meritano anche “Santa Ana” (GBR-5252) di
Stuart Robinson e del tattico Adrian Stead, vincitori della
Sardinia Cup; “Rush” (USA-52864) il Farr del 2005 dello statunitense Thomas Stark, che al timone si avvale dei consigli
di Tommaso Chieffi; “Fram” (NOR-12000), un altro Farr, realizzato però all’inizio del 2006 per S.A.R. Re Harald di Norvegia, appassionato regatante; “Pinta” (GER-4014), costruito
su progetto Judel-Vrolijk per Michael Illbruck, che ha riproposto la coppia Kostecki-Hayles. Infine, “Anonimo” (ITA572), secondo TP52 italiano dopo “Orlanda”, armato da Riccardo Simoneschi, che a inizio stagione ha rilevato la barca
destinata allo scomparso Hasso Plattner, proprietario dei numerosi “Sotto Voce”, portando in pozzetto con sé il tattico
Tiziano Nava e lo stratega Branko Brcin.
FUTURO ROSEO
Sebbene la stagione si debba ancora concludere, lungo le banchine si pensa già al futuro: nel 2007, infatti, pare ormai scontato che saranno più di trenta gli scafi al via. La conclusione
dell’America’s Cup lascerà maggiore libertà di movimento ai
componenti dei vari team, ed è auspicabile la formazione di
nuovi equipaggi da inserire nel circuito del Mediterraneo. settembre 2006 109