Scogliere mari del Nord_Bellani

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Scogliere mari del Nord_Bellani
CULTURA ORNITOLOGICA
LE SCOGLIERE
dei mari del nord
testo Giovanni Giuseppe Bellani
foto G. G. Bellani
Scogliera con gabbiani tridattili
Paradiso degli uccelli marini
È come la storia d’amore tra un uomo e una donna quella delle coppie di uccelli marini che, dopo essere rimasti separati per tutto l’anno sorvolando le onde degli
oceani, a primavera si ritrovano come si fossero dati un
appuntamento, sullo stesso sperone roccioso dell’anno
prima. Si vedono si riconoscono e cominciano rituali
d’amore e canti che rinsaldano il loro rapporto d’amore. Questa realtà è comune e simile a quella di moltissime altre coppie che, a primavera si raccolgono a migliaia in colonie, per iniziare la loro stagione degli amori e riprodursi sopra le imponenti scogliere dei mari del
Nord. Dopo aver trascorso l’inverno in mare essi ritornano sulle rocce strapiombanti, che si affacciano alla
vertiginosa altezza di alcune centinaia di metri, sui
freddi oceani del Nord: dall’Atlantico settentrionale a
quello Artico. È in questi luoghi poco ospitali che si
può infatti ammirare uno dei più suggestivi e meravigliosi fenomeni che la natura sia in grado di offrire ai
suoi estimatori: migliaia di coppie di uccelli marini, come sule, (Morus bassanus), cormorani e marangoni
(Phalacrocorax), gabbiani tridattili (Rissa), pulcinella
di mare (Fratercula), urie (Uria) e molte altre specie,
tutte assiepate insieme, le une accanto alle altre.
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Lo fanno per proteggersi vicendevolmente e
così le rocce e i nudi scogli scompaiono sotto un tappeto quasi continuo di corpi candidi o bianchi e neri, tanto che in lontananza
diventa impossibile distinguere un individuo
dall’altro. Gli esemplari di ognuna di queste
specie sono talmente simili tra di loro che
sembrano fatti con uno stesso stampo, ed è
incredibile la loro abilità nel riconoscere il
proprio partner e l’esatta posizione del nido
in mezzo ad una marea di individui tanto serrati; per esempio le urie, che hanno il portamento eretto ed una livrea bianca e nera che
s Scogliera con Urie
le fa assomigliare a piccoli pinguini (in realtà sono Caradriformi come i gabbiani), possono nidificare con una densità di 70 coppie al
metro quadrato. Eppure si è scoperto che esse riescono a riconoscersi benissimo, utilizzando i richiami vocali. Anche piccoli e genitori imparano a riconoscersi dalla voce e l’apprendimento inizia quando il pulcino è ancora all’interno dell’uovo: già un paio di giorni
prima che il guscio si apra, genitori e piccolo cominciano a comunicare; il pulcino fa udire i propri pigolii e gli adulti rispondono con
vocalizzazioni particolari. Questi uccelli hanno anche una vista ed una memoria molto
sviluppate che permettono loro di riconoscere sia l’esatta ubicazione delle uova all’interno dell’estesa colonia, sia le singole uova.
Ogni uria depone un solo uovo e in tutta la
colonia non esistono due uova con guscio
uguale: ve ne possono essere di striate, finemente o grossolanamente maculate, con fondo che varia dal bianco, a tutte le tonalità del
marrone rossastro e del grigio giallastro.
Sulle coste dell’ America del Nord e dell’ Eurasia vi sono molte famose colonie di uccelli
marini ma forse la più nota è quella di Bass
Rock una piccola isola del mare inglese di
fronte a North Berwich: vi nidificano 100 000
uccelli marini con 40 000 coppie di sule (il
nome scientifico di Morus bassanus dato a
questa specie deriva proprio dall’appellativo
dell’isola), insieme a urie, gazze marine, ma-
rangoni dal ciuffo e gabbiani reali. Anche le
isole Lofoten (in Norvegia) e le coste dell’Alaska possiedono famose colonie, ma sicuramente gli assembramenti più numerosi sono
quelli dell’isola di Funk, al largo di Terranova
con un contingente di 500 000 coppie di uria
(Uria aalge) e quella della Nuova Zemlja (ex
Urss) con 300 000 urie di Brunnich (Uria lomvia).
Il fascino delle scogliere dei mari del nord è
dovuto anche ai meravigliosi paesaggi che esse offrono a chi, inc,urante del vento gelido
e dei capogiri da vertigine, osa affacciarsi sui
meravigliosi, imponenti panorami, incorniciati da orizzonti marini e cieli solcati dalle
traiettorie di centinaia di uccelli che tornano
a terra dopo aver pescato in mare. La loro incontaminata bellezza è opera delle forze orogenetiche della crosta terrestre che, fra i 500
e i 250 milioni di anni fa determinarono il cosiddetto ‘Corrugamento Caledoniano’. In quel
lontanissimo periodo si originarono i monti
della penisola scandinava e delle Highlands
scozzesi; in seguito le grandi glaciazioni che
si succedettero nel tempo, erosero fortemente le coste di queste terre donando loro un
andamento frastagliato con fiordi profondi e
ampie baie. Quando gli enormi ghiacciai si
sciolsero, togliendo dalla terra il loro enorme
peso, questa reagì emergendo verticalmente
per formare pareti verticali e strapiombanti.
Il mare stesso in seguito, battendo con le
Colonia di Sule a Bass Rock in Scozia
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proprie onde da migliaia di secoli sulle pareti rocciose, le scolpì, conformandone l’aspetto attuale.
Il record di scogliera più alta d’Europa è detenuto da Cape Enniberg, 750 m sul livello
del Mare del Nord nelle Isole Faroe o Fær Øe
(equidistanti da Scozia, Norvegia e Islanda
ma appartenenti alla Danimarca). In realtà la
scogliera più elevata di tutto il mondo viene
chiamata “Thumbnail”, un muro di granito
alto poco più di 1.500 metri e si trova in un
fiordo della Groenlandia (politicamente in
Europa ma geograficamente in Nordamerica).
Anche il Museo Orntologico della F.O.I. ha voluto documentare questo affascinante fenomeno naturale; per questo abbiamo allestito
una grande vetrina-diorama lunga quasi tre
metri che contiene al suo interno la ricostruzione di una scogliera rocciosa su cui sono
posati moltissimi uccelli marini di quasi tutte le specie europee come: sula bassana, cormorano, marangone dal ciuffo, pulcinella di
mare, urie, gazze marine, gabbiani reali, ecc.
Tutta la ricostruzione ha un effetto molto
piacevole perché il fondale dipinto rappresenta un cielo con uccelli in volo e una vista
prospettica sui faraglioni di una grande scogliera marina che si eleva dal mare e dona all’insieme un aspetto molto realistico che saprà sorprendere piacevolmente i visitatori di
tutte le età che si recheranno presso il nostro
sempre più interessante Museo.
Grandi nemiche degli uccelli marini di scogliera non sono le rare volpi polari che ogni tanto
catturano qualche pulcino allontanatosi dal nido,
bensì le micidiali “carrette del mare”, le vecchie
petroliere, le cui rotte seguono da vicino l’andamento di molte bellissime coste, come per esempio quelle della Bretagna francese.Tre petroliere:
Torrey-Canyon (1967), Amoco-cadiz (1978), e Tanio (1980) a causa di banalissimi incidenti riversarono in mare migliaia di tonnellate di petrolio che
avvolsero in una marea nera le coste bretoni determinando la morte di quasi tutti gli uccelli marini: si salvò solo il 10% del loro effettivo numerico
originale. Ma, dato che la storia si ripete, alla fine
del 2002 le immagini di cormorani avvolti dalla micidiale poltiglia nerastra, ricomparvero sui nostri
media poiché la petroliera Prestige scaricò sulle
coste basche il proprio carico di greggio.
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