La Tarantella approda a Barcellona con Questioni Meridionali Folk

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La Tarantella approda a Barcellona con Questioni Meridionali Folk
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una flebile voce per chi desidera continuare a pensare
Febbraio - Marzo 2016 n° 7
ARTISTI ITALIANI ALL’ESTERO
La Tarantella approda a Barcellona con Questioni Meridionali Folk
L’arte e la cultura italiana, si sa, sono riconosciute ed apprezzate in tutto il mondo. Lo sa bene
Piero Pesce, giovane musicista calabrese, che ha deciso di seguire la sua forte passione per la
musica fuori dai confini italiani. Da ormai nove anni, infatti, vive e lavora a Barcellona, capoluogo
catalano culturalmente vivace. Qui si occupa di organizzare concerti, mostre d’arte visiva e di
dare lezioni di Tarantella. “La mia musica è d’autore, ma suono anche musica popolare del Sud
Italia, che si è successivamente convertita in folk e poi in World Music. Ho imparato molto a
Barcellona, mi sono aperto a nuove culture musicali, certamente anche grazie alle numerose
collaborazioni con persone provenienti da ogni parte del mondo. Il mio primo locale fu il famoso
Mariatchi, bar dove lavorai dapprima come barista, poi come musicista, motivo per cui ebbi
l’occasione di conoscere personaggi della scena musicale mondiale. Fu la mia prima famiglia.
In seguito sono stati molti i locali in cui ho lavorato come musicista e dove continuo a farlo. In
particolare, mi piace suonare nell’Irish Pub più antico di Barcellona, The Quiet Man nel barrio
del Raval, locale in cui vorrebbero che andassimo a suonare tutti i giorni; un altro posto è un
ristorante italiano, dove ogni domenica suono ed organizzo aperitivi musicali o d’arte in generale.
Si chiama le Cucine Mandarosso, una vera miniera di preziosità culinarie. Poi ancora il bar Pastis,
l’angolo francese della vecchia Barcellona, un vero gioiello”. Piero Pesce, in questi anni, non si
è di certo fermato e ha dato vita al progetto musicale QMF – Questioni Meridionali Folk, di cui è
il presidente. Si tratta di una band di World Music - Etno Folk, attenta alla cultura mediterranea
e in particolare a quella del Sud Italia, ma che allo stesso tempo fonde stili etnici e folkloristici
tipici di altre parti del mondo (reggae, ska, irish, yiddish, gnawa, rock, gipsy, fado, cúmbia,
mariatchi, etc.). Una band tutta italiana, i cui membri sono Piero Pesce, Piero Paolo Candeloro,
Stefano Pompilio e Francesco Rizzo. Ormai, QMF è entrato a pieno diritto in quello che oggi è il
panorama musicale di Barcellona, esibendosi nei luoghi più importanti della città, come l’Auditori
de Barcelona, il Tradicionarius, la Fira Mediterrania de Manresa, la Sala Montjuic, il Casinò e la Plaça del Rei. Numerose sono state anche le partecipazioni ai
festival musicali più rilevanti, come le “Festes Majors” che si svolgono ogni anno nei diversi quartieri della città e nei villaggi della Catalogna. A volte, la band
torna in Italia per esibirsi in Calabria, terra di origine di Piero, luogo dove è iniziato tutto e dove è nata la sua forte passione per la musica. E come dargli
torto? Il cuore, di solito, resta sempre a casa.
Nicole Cascione
MOSTRE
RAVENNA, QUELL’ANTICO CHE SEDUCE
Fino al 26 giugno il Mar – Museo d’Arte di Ravenna promuove la mostra “La seduzione dell’antico. Da
Picasso a Duchamp da De Chirico a Pistoletto”. A cura di Claudio Spadoni , ripercorre la storia del Novecento
documentando artisti e vicende che testimoniano l’attenzione all’antico, con opere, tra gli altri, di De Chirico,
Morandi, Carrà, Martini, Casorati, Sironi, Scipione, Fontana, Guttuso, Clerici, Schifano, Festa. Angeli, Ceroli,
Paolini, Pistoletto, Ontani, Mariani, Paladino, Duchamp, Man Ray, Picasso e Klein. Si tratta di lavori che
restituiscono in chiave moderna modelli dell’antico, citandoli esplicitamente o evocandoli come pretesto per
una rilettura inedita, fino a operazioni più disincantate e dissacratorie. L’esposizione si snoda in otto sezioni.
Gli orari di apertura sono, fino al 31 marzo, da martedì a venerdì dalle 9 alle 18 e sabato e domenica dalle 9
alle 19; dal 1° aprile da martedì a giovedì dalle 9 alle 18, venerdì dalle 9 alle 21, sabato e domenica dalle 9
alle 19. Chiuso il lunedì. Aperture festive a Pasqua, il Lunedì dell’Angelo, il 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno.
L’ingresso è di 9 euro per i biglietti interi e 7 per i ridotti, 4 euro per studenti dell’Accademia e dell’Università
e per gli insegnanti.
RNBC
TEATRO
ANNA GALIENA ED ENZO DECARO IN SCENA SI DANNO DEL TU
David è uno scrittore di successo in crisi di creatività. Lucy è la sua domestica, che sotto il suo tetto vive
da ventotto anni, che ha visto passare tre mogli del suo datore di lavoro e della quale lui, però, sa ben
poco o niente. E una sera entrambi scoprono l’altro, le sue reali emozioni, la sua reale vita, i suoi reali
sentimenti, dolori, le attese e tutto quello che è stato taciuto.
“Diamoci del tu”, commedia del 2012 del drammaturgo canadese Norm Foster, nella traduzione di Danilo
Rana e adattamento di Pino Tierno, con la regia di Emanuela Giordano per Sanny Produzioni, vede
sul palco una coppia di attori eccezionale: Anna Galiena ed Enzo Decaro. In un lavoro che non si può
raccontare, perché in scena accade tutto, “le cose cambiano in scena”, come spiega la stessa Galiena.
Ma in un lavoro che colpisce, emoziona e non lascia indifferenti. Perché, come dice da parte sua Enzo
Decaro, si tratta di “un testo così particolare e importante nella sua leggerezza”, portando in scena “tanti
aspetti della vita”.
Un testo, insomma, come aggiunge Anna Galiena, che affronta “temi gravi, ma nella chiave della
leggerezza, dell’umorismo, dei sentimenti. Facendo ridere, piangere, emozionando, tutto nello stesso
tempo”.
La tournée si sta snodando tra i principali teatri italiani, lo spettacolo sarà il 26 e 27 febbraio a Seregno e
il 28 a Fidenza, e poi a marzo il 1° a Cassino, il 5 a Gioiosa Ionica, l’8 a Pomigliano d’Arco, il 9 a Telese,
dal 10 al 20 al Parioli Peppino De Filippo di Roma, il 30 a Varese, in aprile il 1° a Crevalcore, il 2 e il 3 a
Novara, il 5 a Russi, il 6 ad Abano Terme.
“Sono tante le emozioni che provo sul palco interpretando questo personaggio – aggiunge ancora
l’interprete maschile di “Diamoci del tu” -. Questo spettacolo è un incontro fra due solitudini. Ed è la
scoperta dell’ascolto”.
SaM
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Febbraio - Marzo 2016 n° 7
FILOSOFARTI,
UN FESTIVAL TRA FILOSOFIA E
ARTE CHE VA OLTRE LE MURA
NOVITÀ LETTERARIE
L’AGRODOLCE SAPORE DI DONNE CHE
FECERO L’IMPRESA
Giunto alla sua dodicesima edizione, FilosofArti,
il festival che unisce filosofia e arti rivolgendosi a Con “Le donne che fecero l’Impresa”, antologia di dodici racconti tutti
tutte le età, è dedicato quest’anno al tema “Oltre le scritti da mani femminili e dedicati ad altrettante immagini femminili,
mura. Equità e giustizia”. Pur mantenendo come nasce “Agrodolce il sapore della vita”, la nuova Collana delle Edizioni del
centro primario la città di Gallarate, porta eventi Loggione.
anche in altre realtà della provincia di Varese, La raccolta, che porta il significativo sottotitolo “Nessun pensiero è mai
quali Busto Arsizio e Cardano al Campo, e del troppo grande”, presenta storie di donne dell’Emilia Romagna che hanno
vicino Altomilanese, arrivando a toccare Legnano. legato e legano il proprio nome a importanti e interessanti realtà industriali
Quattro città sedi delle diverse manifestazioni di questa regione. Nomi noti, ma anche storie di donne meno conosciute,
per un festival che è ormai importante punto di ma che, con le loro intuizioni, il loro coraggio, la loro creatività e forza
d’animo, hanno creato, appunto, una piccola o grande impresa.
riferimento a livello regionale in Lombardia.
Promosso dal Centro Culturale del Teatro delle Un libro, insomma, che parla del ruolo di donne nell’industria emiliana e
Arti di Gallarate, vede per questa edizione la romagnola, di donne che hanno fondato aziende su questo territorio, o
collaborazione e il sostegno del Centro Promozione che ne hanno ispirato la nascita, anche e soprattutto in momenti in cui
della Legalità della Provincia di Varese, Regione quello femminile era un ruolo che veniva principalmente “relegato” alla
Lombardia, Ufficio Scolastico Regionale, Comuni cura della casa.
di Gallarate, Busto Arsizio, Cardano al Campo, Donne che, queste aziende, le hanno fatte crescere e prosperare, da sole
Provincia di Varese, Società Filosofica Italiana – o accanto ai propri mariti, intendendo l’impresa come società, ma anche
sezione varesina, Fondazione Cariplo, Fondazione come duro lavoro per affermarsi in un mondo prettamente maschile.
del Varesotto, Camera penale di Busto Arsizio, L’antologia sarà presentata lunedì 7 marzo alle 18 alla libreria Coop Ambasciatori di Bologna, il 12 marzo
Ministero della Giustizia, Busto Arsizio Film alle 16 alla Biblos inMondadori di Gallarate (Va), l’8 aprile alle 21 alla biblioteca civica di Arsago Seprio
Festival, Afi per il festival di fotografia europea, (Va) e sono in fase di conferma presentazioni anche a Cesena, Ravenna e in diverse altre realtà delle
Ordine degli architetti della Provincia di Varese. province di Bologna e di Varese.
In Filosofarti la riflessione filosofica si coniuga Autrici varie, “Le donne che fecero l’Impresa – Nessun pensiero è mai troppo grande”,
con arti figurative, teatro, cinema, musica, Edizioni del Loggione – Collana Agrodolce il sapore della vita – pagine 148, euro 12, ISBN 9788893470001
scrittura, ma anche con la cucina e proseguirà
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fino al 9 marzo offrendo, tra le altre iniziative,
lezioni magistrali e tavole rotonde con nomi
MARZO A COLORI IN LIBRERIA A GALLARATE
quali Gianrico Carofiglio, Gherardo Colombo,
Carlo Sini, Umberto Curi, Umberto Galimberti, La presentazione dell’antologia “Le donne che fecero l’Impresa” del 12 marzo a Gallarate (Va) si inserisce in un doppio percorso che
Salvatore Natoli, Lidia Maggi, Franco Trabattoni, colora il mese di marzo alla libreria Biblos inMondadori di piazza Libertà.
Giuliano Boccali, solo per citare alcuni dei grandi L’evento, che ha il supporto dell’associazione culturale “Laura Prati” e degli Amanti dei Libri, è innanzitutto un momento di una
ospiti.
giornata domenicale interamente dedicata alle donne che alle 18 vedrà la presenza di Federica Bosco, intervistata da Susanna Amoroso,
Il programma dettagliato è consultabile per parlare del suo libro “Tutto quello che siamo”. E la giornata stessa fa parte del progetto “marzo di colori” che la libreria gallaratese
all’indirizzo www.filosofarti.it, dal quale è anche lancia per il mese che prepara alla primavera. E che proprio il 21 marzo si veste “di fiori” per abbellire anche le vetrine.
raggiungibile la sezione dedicata quest’anno Sfumature di sentimenti e di vita negli appuntamenti del 6 (con il firmacopie, dalle 10, di Natale Radice, autore di “La regina di fiori”)
all’operazione di crowdfunding che gli ideatori e dell’8 marzo, giornata della donna (alle 18 incontro con Luisa Colnaghi e il suo romanzo “La via stretta”, introdotta da Annitta Di
del festival hanno lanciato per poterne garantire Mineo), mentre il 13 alle 17,30 il colore dominante sarà il giallo di “Delitto al Cruson” di Riccardo Sedini (anche questo evento ha la
la continuità lasciando libero e gratuito l’accesso collaborazione degli Amanti dei Libri).
agli eventi. Grande è per Filosofarti l’impegno dei
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volontari culturali che ruotano attorno al Centro
del teatro delle Arti: esistono però notevoli costi
che sono solo parzialmente coperti da sostegni istituzionali e bandi.
«Filosofarti quest’anno va “oltre le mura” dell’indifferenza, lavorando sul tema di
equità e giustizia – spiega Cristina Boracchi, progettista, ideatrice e direttore
artistico del festival -, ma anche sul tema della misericordia legato al Giubileo. Ci
si rivolge sempre all’incontro tra le diverse stagioni della vita: Filosofarti è infatti
una grande piazza di incontro, anche di scontro, ma sempre nel rispetto del pensiero
dell’altro, nel confronto onesto e razionale».
La trentatreesima edizione della mostra “Le immagini della fantasia” della fondazione Zavrel a Sarmede (Tv)
Il tema si offre veramente
si è chiusa a gennaio registrando 23mila visitatori. E sino a metà marzo si sposta in Brianza, toccando Monza,
a una riflessione con varie
Brugherio e Lentate sul Seveso.
sfaccettature e la capacità dei
Nata nel 1982 dall’intuizione del noto illustratore di Praga e capace ogni anno di proporre ai visitatori oltre
promotori è anche per questa
trecento opere provenienti da tutto il mondo in un favoloso viaggio nell’immaginario fantastico di ogni Paese,
edizione quella di presentare
dal 1991 la mostra si è mossa da Sarmede ed è stata anche presentata in sedi italiane e straniere, con anche
l’argomento attraverso diversi
esposizioni collaterali itineranti.
punti di vista e proponendo
Da diciannove anni la Biblioteca Civica di Monza la allestisce con un “biglietto da visita” sull’’immagine scelta
momenti capaci proprio
per la comunicazione che è dell’illustratrice Giulia Orecchia ed è la copertina del libro “La fiaba è servita! Cibi
di coinvolgere tutte le età e
incantati dall’Italia”.
interessando sia gli addetti
Diverse, come accennato, le sedi brianzole in cui si snodano le diverse sezioni della mostra.
ai lavori sia la gente comune
Fino al 13 marzo “Le immagini della fantasia” al Palazzo dell’Arengario vedrà una sezione “panorama 2015”
interessata a saperne di più
con una selezione di trenta libri pubblicati negli ultimi due anni e curata dalla fondazione Sarmede, una sezione
sulla riflessione filosofica in
“ospite d’onore” al centro del salone con un’antologica di Giulia Orecchia, e una “Il tema:La fiaba è servita – Cibi
senso ampio.
incantati dell’Italia”. Per quanto riguarda quest’ultima sezione, da alcuni anni la Fondazione Zavrel sceglie fiabe
«Tre – prosegue Cristina
di un Paese del mondo e incarica lo scrittore Luigi Dal Cin di trascriverne una decina, invitando poi illustratori
Boracchi – sono i principali
noti e corsisti della scuola estiva di Sarmede a illustrarle. Per questa edizione la scelta ha riguardato l’Italia.
settori di sviluppo del
All’Arengario sono esposti i lavori di illustratori noti.
vastissimo programma: il
Diverse le iniziative collaterali a Monza: da percorsi sulle fiabe per i docenti a laboratori d’arte per i ragazzi, da
rapporto tra centro e periferia
visite guidate a laboratori di illustrazione, fino a conferenze e letture.
sul piano sia architettonico
Alla biblioteca comunale di Lentate sul Seveso dal 25 febbraio fino all’11 marzo è esposta la sezione “La fiaba
sia sociale, quello tra giustizia e legge, toccando anche temi legati al carcere, quello
è servita – Cibi incantati dell’Italia” ospitata invece fino al 21 febbraio a Palazzo Ghirlanda Silva di Brugherio:
tra mercato e consumo». Senza dimenticare la declinazione della tematica della
qui sono i lavori degli allievi dei corsi estivi della scuola di Sarmede e degli artisti che hanno illustrato il libro
misericordia, dell’essere «equi, nel senso di aver cura».
che dà il nome alla sezione stessa. Anche a Lentate e Brugherio diverse le iniziative collaterali, tra letture e visite
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guidate.
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LE IMMAGINI DELLA FANTASIA
DA SARMEDE ALLA BRIANZA
LA TUA PUBBLICITÀ SU
Il Nuovo Bastian Contrario ”
“
CONTRIBUISCE A DIVULGARE CULTURA
SOSTIENE UN PERIODICO ASSOLUTAMENTE INDIPENDENTE
AIUTA A FAR CONOSCERE ANCHE CHI ESPRIME LA PROPRIA ARTE SENZA FAR RUMORE
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AL VIA L’UNDICESIMA EDIZIONE DEL CONCORSO DI MUSICA PER GIOVANI
CITTÀ DI TRADATE
Con il grande entusiasmo che lo distingue, il Prof. Arnaldo Bianchi, membro
del Comitato Organizzatore del concorso e docente di flauto al “Vidoletti” di
Varese, annuncia l’uscita del bando d’iscrizione al concorso di musica “Città
di Tradate” per i giovani da tre a vent’anni d’età. Il concorso é organizzato
dalla Pro Loco di Tradate-Abbiate in collaborazione con il comune di Tradate
e ben due Istituti Comprensivi Statali: il “Vidoletti” di Varese e il “Galilei”
di Tradate. “La partecipazione e il gradimento sempre più crescenti
pongono questa manifestazione tra i concorsi più seguiti in Italia”
afferma con orgoglio il Prof. Bianchi. E prosegue: “nel maggio 2015, la
scorsa edizione del Decennale, ci sono state più di seicentocinquanta
audizioni con quasi tremila iscritti provenienti da ben quattordici
province di Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Emilia e anche dalla
vicina Svizzera. Il riconoscimento più importante arriva da docenti
e genitori - continua il Professore - perchè ha portato ai loro ragazzi
entusiasmo nella preparazione e soddisfazione e orgoglio per i
risultati ottenuti.”
Il “Città di Tradate” è un concorso pensato da genitori e docenti con
esperienza trentennale per offrire, non solo ai “fanciulli prodigio” ma a tutti
LA GORGIERA DEL TEMPO:
E LA MOSTRA CAMBIA IN CONTINUAZIONE
Una mostra che cambia in
continuazione, mai uguale a
se stessa. Che espone opere
di artisti come Mosè Bianchi,
Boccioni, Bucci, De Marco,
Dudreville, Grignani, Hokusai,
Piranesi, Pope, Sironi e molti
altri ancora ma che diventa
opera essa stessa, cercando
di spiegare ai visitatori quante
mostre si possono fare, anche
molto diverse tra loro, solo
disponendo in modo diverso il materiale a disposizione. È “La
gorgiera del tempo”esposizione aperta il 6 febbraio scorso al
museo di arte contemporanea di Lissone, provincia di Monza e
Brianza (viale Padania 6 davanti alla stazione ferroviaria, chiuso
il lunedì è martedì, visitabile mercoledì e venerdì dalle 10 alle
13, giovedì dalle 16 alle 23, sabato e domenica dalle 10 alle 12
e dalle 15 alle 19), una mostra in fieri in cui l’allestimento verrà
rimaneggiato di continuo, che apparirà al visitatore che vorrà
verificare di persona le modifiche sempre diversa. Una riedizione
in chiave contemporanea del panta rei di Eraclito: così come non
ci si può tuffare per due volte nello stesso fiume, perché l’acqua
scorre e per forza di cose il corso d’acqua, apparentemente
identico a se stesso, è già cambiato, così non si può visitare
la stessa mostra. L’idea degli organizzatori lissonesi è, quindi,
proprio quella di mostrare al pubblico il farsi della mostra, un
aspetto che solitamente viene nascosto agli occhi dei visitatori
ma che può aiutare a capire il lavoro di preparazione e, alla fine,
il senso proprio dell’evento e lo sforzo comunicativo messo in
atto dai curatori, impegnati nel disegno di un percorso che vuole
valorizzare le opere esposte e renderle sempre più fruibili a chi
varca la soglia del Mac. Un’operazione verità nella quale trovano
posto opere autografe ma anche oggetti anonimi, arredi, arnesi
pronti a diventare elementi di storie diverse raccontate in modo
sempre nuovo grazie, appunto, a questo allestimento variabile. Il
titolo della mostra richiama il significato più intimo dell’evento, il
suo punto di partenza: gorgiere in francese deriva da gorge, gola,
sede del gusto, primigenia via per la fruizione del bello, gusto
che può rinnovarsi, che può realizzarsi attraverso accostamenti
anche molto diversi tra di loro, ma che non deve essere mai
rinnegato. La mostra sarà visitabile fino al 3 aprile. L’invito al
visitatore, naturalmente, è di entrare più di una volta, solo così
si coglie il senso autentico dell’iniziativa. Al Mac di Lissone sono
in corso anche altre quattro mostre: Arc#ive volume 2 Gabriele
De Vecchi, Dittico Guglielmo Castelli Giuseppe Gonella, Luigi
Carboni chi può aver camminato sull’erba, Filippo Berta sulla
retta via.
RNBC
gli studenti, una occasione straordinaria per incontrare altre realtà educative
e confrontarsi con esse. Un momento in cui il “mettersi in gioco” davanti a
una Giuria competente, obiettiva e attenta alle positività delle esecuzioni,
diventa motivante indipendentemente dal raggiungimento della vittoria.
Infatti ad ogni partecipante viene rilasciato un diploma con valutazione che,
per gli esclusi dal podio, è motivo di autocritica e sprona a rimediare alle
proprie carenze.
Da non trascurare la bellezza del luogo che ospita la maggior parte della
manifestazione, il Castello Melzi di Tradate che con i suoi splendidi saloni e
il suo meraviglioso parco, contribuisce a rendere esclusiva e indimenticabile
questa esperienza.
Per informazioni e iscrizioni scrivere a: [email protected]
E’ possibile scaricare il modulo d’iscrizione ed il Regolamento dal sito web
dell’Istituto Comprensivo Galilei di Tradate: www.icgalileitradate.gov.it
oppure dal sito dell’Associazione Ars Cantus www.arscantus.org
Giacomo Morandi
PERCHE’ NO: UN DIALOGO CHE E’ RINASCITA
Un libro per farci sentire che le nostre emozioni e
sensazioni possono essere simili. E che in mezzo a tanta
gente e alle cose che ci circondano non siamo mai soli.
Un libro alla ricerca della Verità che, seppur non assoluta,
può aiutarci a rispondere a tante domande esistenziali:
da dove veniamo, chi siamo, dove siamo, dove andiamo.
Basta avere “occhi nuovi per vedere”.
Così Ivan Capoferri presenta il suo “Perché no. Assenza
Relativa significa Presenza Assoluta” (Massetti Rodella
Editori, ISBN 9788884864901, euro 10), un vero e proprio
viaggio, anche avventuroso, nel profondo Io.
«Fin da piccolo – spiega Capoferri – mi prendevo
il mio tempo come osservatore in silenzio. Amavo
i ritmi della campagna. Questo libro non è nato
da un’idea di voler essere scrittore: è stato quasi
come se la filosofia mi incontrasse e questa ricerca
mi ha dato pace, mi ha invitato ad ascoltarmi, a
domandarmi chi sono, di chi sono…».
Una raccolta di “dialoghi” scritti anche da oltre vent’anni,
raccolti in un volumetto che parte da lontano. E dal sogno,
a vent’anni, «della ricerca di me». Un percorso «dal
quale non mi sono più fermato – prosegue l’autore -:
ora prendo anche ogni lavoro che inizio come l’esperienza di una rinascita».
Già il titolo ha un significato forte. «Perché no è l’espressione tipica del bambino, quando
chiede e vuole una risposta a qualcosa che gli viene negato. Ma diventa anche una sfida
e accettandola è come rifare un viaggio». Un invito, anche: perché «quando ci fermiamo
a cercare noi stessi non perdiamo tempo, ma capiamo ciò che vogliamo, prendiamo
coscienza».
SaM
QUANDO AL BAR SI FA ANCHE CULTURA
«Il locale è frequentato da molti miei coetanei che come me amano il nostro
dialetto ma non lo sanno parlare bene... » Ad affermarlo è Alessandro Contenta,
giovanissimo titolare del “Peps Bar” di via Cavour a Cislago (Va). E continuando dice «...
molti di noi adorano anche i piatti tipici della nostra zona come la büsecca, ma
sono in pochi a saperla cucinare come da tradizione. In estate ci sono alcune
feste di piazza che la propongono nei menù, ma d’inverno è tutta un’altra storia.
» E così Alessandro, che organizza spesso eventi di vario genere nel proprio locale per
soddisfare le esigenze dei clienti, questa volta ha deciso di unire cucina, divertimento
e cultura, proponendo per giovedì 17 marzo 2016 alle 20.30 una serata con il duo
musicale “ I Strasciamüdand” che si esibiranno in un repertorio di canzoni dialettali e
brani classici del cabaret milanese. Ovviamente non mancherà la büsecca per deliziare i
palati di chi vorrà godersi questa serata. «Voglio dare un tocco di classe al Peps Bar.
» dice il giovane gestore. E sicuramente ci riuscirä perchè sarà un po’ come portare a
Cislago un pezzetto dei “Navigli”.
Buona cucina, buona musica e cultura locale. Ci sono tutti i presupposti per una eccellente
riuscita e sprattutto per un meraviglioso tuffo nel passato attraverso le tradizioni.
Come recita un vecchio detto: ”se non sai dove stai andando, guarda da dove vieni”.
GiM.
GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO: UN LIBRO PER CONOSCERLO
“L’illusione di vincere”: quella dei giocatori per i quali l’azzardo è diventata una malattia e che PER LA TUA PUBBLICITÀ SU
sono sempre di più.
Ne parla, con dati alla mano che invitano a conoscere il fenomeno e a lavorare per la prevenzione, il “IL NUOVO BASTIAN CONTRARIO”
giornalista Umberto Folena nel libro pubblicato nel maggio 2014 per Ancora (ISBN 9788851413385
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euro 13). Un’emergenza sociale che apre scenari spesso legati alla malavita organizzata, ma che
ha già trovato opposizione in volontari, medici coraggiosi, esercenti di locali che diventano “no [email protected]
slot”, Comuni e Regioni che si muovono per “resistere all’aggressione dell’azzardo”. E conoscere il
fenomeno del gioco d’azzardo patologico, come invita a fare questo libro, è il primo passo.
RNBC
Il Nuovo Bastian Contrario
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L’ORTICA DI GECHIBOI
C’ERA UNA VOLTA IL “LIVE” VINI E VINILI: UN VIAGGIO TRA MUSICA E BUON ROSSO
“Signore e signori buona sera! Siamo lieti di
presentarvi la nostra orchestra...”
Cominciava la serata, molto spesso sulle note di
un valzer viennese che si sapeva quando iniziava
ma non quando finiva. Infatti il navigato cantante
presentava simpaticamente ogni elemento e
solista del gruppo precedendone ogni volta il
nome con il titolo di “maestro”. La durata del
brano era sempre condizionata dal gradimento
del pubblico che ballava. Se la pista era piena, la
si tirava un po’ lunga, a volte “mixando” un altro
brano con un abile giro di accordi, altrimenti si
seguiva lo spartito e fine.
Erano tempi in cui gli editori ti spedivano a casa lo
“spartito completo”. Per ogni brano erano quattro
fascicoletti: strumenti “in Do”, “in Sib” e “in Mib”.
Sullo spartito “in Do”, venivano riportati anche gli
accordi e parte del testo “sillabato” posto sotto
il pentagramma per facilitare il rispetto della
metrica. Su un quarto fascicoletto c’erano solo
i testi integrali che finivano quasi sempre nel
raccoglitore del cantante, fotocopiati o addirittura
copiati a mano.
Sala da ballo o festa di piazza poco importava, la
massima aspirazione era potersi esibire sui palchi
che avevano calcato le grandi orchestre come
Raoul Casadei, Castellina Pasi, Sandrino Piva,
Franco Bagutti e via elencando.
Se la tua orchestra era da poco costituita o
arrivava un nuovo musicista a sostituirne uno
uscente, come minimo ti aspettavano un paio di
prove a settimana per un mese.
Se invece l’orchestra poteva contare sullo stesso
organico da tempo, le prove si facevano appena
finito di montare l’impianto audio. Si mangiava un
panino e poi si cominciava la serata. Si provavano
solo i brani nuovi. A volte succedeva di non aver
ricevuto in tempo gli spartiti. E in quei casi il
“Moreno” o il “Marco” di turno, scrivevano le
trasposizioni per tutti proprio sul tovagliolo di quel
panino tracciando il pentagramma con il manico
di una posata a far da righello improvvisato.
Ma chi erano o meglio, chi sono costoro?
Semplicemente due bravissimi musicisti con i
quali ho avuto l’onore di lavorare. Il primo l’avevo
quasi perso di vista ma, grazie ai social network,
fortunatamente ritrovato. Con l’altro, continuo
a lavorare e collaborare con grande passione.
Musicisti che al solo udire la parola “play-back”,
si ricoprono di bolle urticanti e diventano verdi
come l’incredibile Hulk.
Compositori e arrangiatori nonchè polistrumentisti
capaci di passare dal pianoforte alla fisarmonica
con la stessa facilità con cui un bambino si mangia
una caramella.
Ho fatto due nomi particolarmente significativi per
la mia vita artistica, ma potrei citarne molti altri.
E per il rispetto che devo a questi personaggi, sto
scrivendo queste urticanti poche righe.
Ma veniamo al titolo. “C’era una volta il live”. Eh
sì! Perché adesso è quasi scomparso. Schiere di
“fuoriclasse” hanno invaso i palchi delle balere.
Praticamente, non c’è più distinzione tra orchestre
di prima, seconda e terza scelta. Tutti bravissimi!
Ormai siamo arrivati al punto che la differenza
la fa solo la cantante che può essere più o meno
gnocca. Alla mal parata, ci puoi sempre mettere
delle coriste improvvisate purchè vestano in
minigonna. Mi sovviene alquanto difficile pensare
che negli ultimi vent’anni sia letteralmente esplosa
un’epidemia di bravura e di perfezionismo. Sarà
mica un uso smodato di file Mp3 che funge da
“livella” per sopperire alle differenze che Madre
Natura ha donato ad ognuno di noi?
Parafrasando Zucchero: “Per colpa di chi?”
L’elenco dei colpevoli sarebbe lungo. Troppo lungo
per arrivare poi al solito povero capro espiatorio
che alla fine paga per tutti. Di sicuro, potrebbero
porvi rimedio il caro e vecchio “amor proprio”,
la morente “dignità” e il quasi defunto “orgoglio
professionale”. Ma per averli, bisognerebbe anche
essere Artisti.
GECHIBOI
Un viaggio nella musica contemporanea, nel rock d’autore, ma anche
nelle vigne più suggestive d’Italia. Questo è “Vini e vinili, 33 giri di
rosso” opera pubblicata per Arcana dal giornalista Maurizio Pratelli
(ISBN 9788862313964, costo euro 22). Un libro che accosta in
modo originale e personale alcuni dei più grandi lavori di musicisti
anglosassoni ai prodotti più ricercati delle vigne italiane scovate dalla
Valle d’Aosta alla Sicilia, cercando e trovando delle affinità tra due
mondi solo apparentemente distanti, ma che in realtà vivono entrambi
di poesia e passione, capaci di emozionarci e di aiutarci a conoscere
in profondità noi stessi. Vi ci trovate opere di autori che hanno fatto
e stanno ancora facendo la storia della musica contemporanea
(Bob Dylan, I Rolling Stones accostati a un vivo che sprizza energia
come il Lambrusco, Bruce Springsteen, Neil Young, Leonard Cohen,
Van Morrison, Joan Baez, Joni Mitchell) ma anche nomi forse meno
conosciuti come i Sodastream o Joan as Police Woman, tutti artisti
capaci con le loro note di catturare l’attenzione di chi ascolta con testi
intensi e profondi e con atmosfere coinvolgenti. Il viaggio di Pratelli
è un modo per prendersi cura di sé, concedendosi il piacere di un
buon calice o di una bottiglia di vino giusto e contemporaneamente
lasciandosi avvolgere dalla musica di artisti mai banali. Vignaioli e musicisti sono accomunati dalla
stessa voglia di esprimersi, entrambi poeti ma pronti a esprimere se stessi in modi diversi, attraverso
la produzione del vino da una parte e la stesura di un brano dall’altra. Il vino di cui si parla è un vino
che rispetta le tradizioni, curato nei minimi particolari, naturale, prodotto nel rispetto delle nostre radici,
puntando alla qualità. E anche la musica, seppure composta da persone che per cultura e provenienza
niente hanno a che vedere con questo mondo, segue la stessa strada: nasce dalla passione per la vita
ed esprime malinconia, amore, emozioni, nella massima sincerità possibile. Un volume, quello di Pratelli,
critico musicale che collabora da anni con le più prestigiose riviste musicali, autore e blog “Torno ai
vinili”, che avrà un seguito. Dopo l’intensità dei rossi arriva la leggerezza dei bianchi: i 33 giri stavolta
saranno un po’ più sbiaditi come colore, diventeranno, appunto, 33 giri di bianco, proponendo ai lettori
un viaggio simile a quello riuscitissimo nel primo libro, ma seguendo altri tipi di vini, capaci di suggerire
nuovi accostamenti con la musica che costituisce la colonna sonora dei nostri ultimi 50 anni. Sempre
con il marchio, da una parte e dall’altra, nel vino come nella musica, della qualità. Un vademecum per
momenti di relax segnati da un buon bicchiere e da altrettanta buona musica.
SaM
MUSICA POPOLARE
VANNA ISAIA,
UN “ADAGIO” BALLABILE CHE SCALDA IL CUORE
Il suo ultimo cd, “Voglio stare con te”, uscito nel luglio dell’anno scorso, su youtube ha migliaia di
visualizzazioni. La sua voce, che sia in swing Anni Trenta o nella disco music degli Anni Ottanta, è
splendida. E chi l’ha sentita cantare l’Adagio di Albinoni, che è stata una delle prime a proporre in Italia,
dopo averlo ascoltato cantato da Lara Fabian in una trasmissione tv, ha ancora nel cuore l’emozione.
Vanna Isaia da bambina non solo aveva la passione del canto, ma anche il desiderio di diventare una
showgirl «come Loretta Goggi». Ha studiato tecnica vocale, ha iniziato cantando in qualche locale del
Vercellese, dove vive, facendo piano bar. All’inizio degli Anni Novanta ha conosciuto suo marito, Pier, e nel
1993 avevano un’orchestra tutta loro, la “Vanna e Pier Isaia”. La sua voce le permetteva di cantare vari
generi e nel 2000 quell’indimenticabile “Adagio” di Albinoni al festival di Napoli che ancora oggi è un suo
“cavallo di battaglia” e che lascia tutti a bocca aperta.
Negli anni Vanna Isaia ha anche condotto
programmi televisivi portando il liscio in tv. E
oggi, anche se il pubblico che partecipa alle
serate di Vanna con la sua orchestra è sempre
principalmente piuttosto “maturo”, non mancano
anche i giovani. Anche se questi ultimi, lo
ammette lei stessa, il liscio lo vedono «ancora
un po’ etichettato in una certa maniera.
Cosa che ormai non è più così». Perché a fare
liscio trasferendovi anche cover oggi sono anche
band e gruppi. «Certo – spiega Vanna Isaia –
bisogna sempre scegliere brani che siano un
“compromesso ballabile”. Oggi i giovani si
stanno un po’ avvicinando al genere, vuoi
per le scuole di ballo, per i fenomeni come
quelli del karaoke o del latino-americano.
L’orchestra vista come cover band li ha
avvicinati. E si balla un po’ di tutto. Anche
perché le belle canzoni piacciono sempre».
Lei nel suo repertorio propone spesso Mina,
Antonella Ruggiero, Barbra Streisand, Celine Dion,
Adele, Lara Fabian. Il pubblico più “affezionato”
ama le canzoni di Marcella, di Loretta Goggi;
quello più giovane la Aguilera e Beyoncé. E lei, con
la sua voce, interpreta tutte. Tenendo presente
sempre che è vero che un’orchestra che suona e
canta il ballo non fa un concerto nel senso a cui si
è abituati. Ma un po’ ci assomiglia.
Sara Magnoli
Il Nuovo Bastian Contrario
Periodico culturale a distribuzione gratuita - Direttore responsabile: Giacomo Morandi - Illustrazioni di Tiziano Riverso - La versione pdf è scaricabile gratuitamente dal sito web della
Giacomo Morandi Editore
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