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23 L’ECO DI BERGAMO DOMENICA 5 APRILE 2015 Le storie Bergamo senza confini L’iniziativa Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo». Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected]. «Parlando di vini sono diventato francese. E sono iniziati gli affari» DI CARLO DIGNOLA Cosa può, a volte, il caso. Anzi, «quella serie di coincidenze che guardandole poi, a posteriori, pensi che ci sia una specie di disegno benevolo». Quando Mirco Iadarola si è iscritto alle scuole medie negli anni ‘70, alla «Giuliano Donati Petteni», fu «estratto a sorte tra gli studenti inviati obbligatoriamente alla classe di francese: e io volevo fare inglese!». Poi, tre anni dopo passa al liceo Lussana roprio quando sono arrivato io racconta una circolare (l’an no dopo subito abrogata) stabili va che chi aveva fatto francese alle medie doveva per forza continua re con la stessa lingua al liceo». Oggi Iadarola, nato a Bergamo 54 anni fa, è da 11 anni il Segretario generale della Camera di com mercio italiana di Lione. Vive in Francia ormai da 25 anni, ci fu spedito nel 1990 dalla allora Ban ca Popolare di Bergamo «che vo leva aprire delle filiali all’estero». Erano i tempi dell’ingresso del Credito Bergamasco nell’orbita del Crédit Lyonnais e gli affari delle imprese bergamasche ol tralpe erano vivaci. «Pensavo di restare tre o quattro anni e sono ancora qui. Pensavo di fare il commerciale, invece ho dovuto mettere in piedi una banca: occu parmi dei cantieri, dello sviluppo del sistema informatico, della contabilità. Si prevedeva di rag giungere l’equilibrio in cinque anni, dopo due eravamo già in utile». Ha deciso subito di vivere stabil mente in Francia, di non fare il pendolare: «Per come sono fatto io, rientrare il venerdì sera per ripartire il lunedì mattina non era pensabile: rischi di non vivere più né nel posto da cui vieni né nel posto in cui vai». Aveva conosciu to Eloisa Granata, nata in Svizze ra da famiglia italiana, che guar da caso parlava già francese pure lei: «Ci siamo sposati e da subito casa nostra è diventata Lione». Oggi hanno tre figli, la prima è laureata (a Milano) in Fisica. Entrare nella mentalità del suo Paese di adozione non è stato im mediato, ammette: «Si dice spes so che i francesi sono un po’ scio vinisti, che guardano dall’alto in basso chi viene da fuori. In realtà non è disprezzo per gli altri, qui c’è un livello di passione, amore, stima per la propria storia tale, che viene prima di qualsiasi altra cosa». Per chi arriva da fuori però può essere un ostacolo. Negli affari «c’era sempre una grandissima «P La scheda Mirco Iadarola SEGRETARIO GENERALE DELLA CAMERA DI COMMERCIO ITALIANA DI LIONE Nato a: Bergamo, 54 anni fa Vive a: Lione Di Bergamo gli manca: «Su questa scelta di vivere all’estero non ho rimpianti. Però ogni tanto mi capita di ripensare volentieri a certe passeggiate a San Vigilio, da cui stavo a guardare a lungo Città Alta...» cordialità, gli inviti si ripetevano ma non si riusciva a concretizza re, dal punto di vista operativo nella rete non restava nulla». Un giorno improvvisamente qualco sa cambia: «Ero invitato a pranzo. In Francia a un pranzo di lavoro non si parla mai di lavoro, dunque cominciano a discutere di vini, ovviamente francesi, da abbinare al pesce. Allora, anche per rompe re il ghiaccio, oso: “Perché non prova il Picpoul, è un bianco della Linguadoca, gradevole, fresco…”. Non lo conosceva. “La ringrazio, prendo nota”. Rientro in ufficio e mezz’ora dopo quella stessa persona mi chiama e fissa un ap puntamento con a tema il busi ness. Cosa era cambiato? Di colpo non ero più lo straniero, ero di ventato uno di loro». Iadarola nella vita del Paese che lo ospita è entrato a fondo, tanto da essere eletto in una consulta zione amministrativa, in un Ar rondissement di Lione, dove ha governato per 7 anni, «unico stra niero senza doppia cittadinanza eletto in una grande città france se». In fatto di tempismo bisogna dire che ha un certo talento: «Era il 2000, il primo anno in cui gli stranieri alle amministrative po tevano votare e anche essere elet ti. La campagna “porta a porta”, o come lo chiamano qui, “metodo Tupperware”, mi ha permesso di conoscere realmente il quartiere in cui vivevo, dai notabili alle case popolari. Ho ricevuto una delega sulla scuola, sulle associazioni, sulla “vita internazionale” è un quartiere di consolati». Lione – racconta Mirco Iadarola dal punto di vista della dimen sione e del dinamismo è una Mila no: è il secondo polo economico francese. Ma la gente va ancora al lavoro anche a piedi, e assomiglia di più a quella di Bergamo: «Ho trovato una grande intrapren denza e attivismo economico; il divertimento per un lionese spes so si riduce a un ristorante è la capitale gastronomica della Fran cia – la sera o a un cinema». Come il bergamasco il lionese «è carat terizzato dalla voglia di fare e da una grande dedizione al lavoro. I rapporti umani sono a volte diffi cili e lunghi da conquistare, ma poi rimangono fedeli nel tempo». Nel 2004 la svolta: «Con la nasci ta di Bpu banca hanno deciso di chiudere la nostra filiale di Lione. Avevo due strade: o rientrare a Bergamo o cambiare mestiere. Una decisione difficile. Ho preso un periodo di ferie per pensarci su, con la mia famiglia, ma quasi subito si è presentata l’opportu nità della Camera di commercio italiana che cercava un nuovo Se gretario generale. Ho presentato la mia candidatura, come italiano che lavorava in Francia da anni, conosceva il mondo delle nostre aziende, e sono stato scelto». È stata «una scommessa innanzi tutto con me stesso e con chi mi assumeva: mi proponevano uno stipendio che era un terzo di quello che prendevo in banca: “Non possiamo permetterci di più”. Ho accettato, ma chiedendo da subito degli adeguamenti se i 1 2 3 Mirco Iadarola, Segretario generale della Camera di commercio italiana a Lione 1. Mirco Iadarola a Bruxelles con Emma Bonino, allora ministro degli Esteri italiano, in occasione della presentazione di un progetto sulle biotecnologie; 2. Con la moglie Eloisa Granata; 3. Con l’ex premier Mario Monti, l’anno scorso a Lione risultati fossero stati buoni: nel giro di cinque anni abbiamo rad doppiato il fatturato». Spaziando dall’agroalimentare alle imprese aerospaziali, dalla meccanica alle biotecnologie. Ma sono arrivati anche tempi du ri: «Un tempo il contributo dello Stato italiano era anche sopra il 50%, oggi è circa il 12%. L’ultima finanziaria ha penalizzato ulte riormente la nostra attività, il ca pitolo di spesa di tutte Camere di commercio è stato ulteriormente ridotto del 60 per cento, 3,5 milio ni in meno sulle 81 Camere italia ne all’estero, che fanno attività di sostegno alle aziende italiane, so prattutto mediopiccole e picco le, quelle che pur avendo prodotti interessanti di solito non hanno al proprio interno una gamma di servizi e di attività che permetta di affrontare in modo ragionevole e ragionato l’avventura del l’export». Iadarola torna spesso anche in Italia, e non solo a Bergamo. Tie ne seminari per spiegare a chi vuole esportare chi si troverà da vanti: «Per me il francese è un italiano che si prende per un te desco. È uno a cui piace mangiare, il buon vino, la compagnia. Ama profondamente la vita come noi. Ma nel momento in cui comin ciate a parlare di lavoro, attenzio ne: è un tedesco. Vi parlerà di business plan, sarà attentissimo al rispetto delle scadenze ed estremamente vigilante sul man tenimento della qualità nel tem po». La sua Camera di commercio – attraverso quella bergamasca appoggia anche molte aziende nostre, ad esempio nel partecipa re a grandi fiere francesi come Sirha, il Salone internazionale dedicato a ristorazione, alimen tazione e ospitalità alberghiera. In occasione di Expo sta organiz zando incontri di operatori fran cesi con le nostre aziende. A Lio ne hanno appena presentato Expo 2015, su un battello attrac cato a bordo Rodano, con più di 300 persone invitate e una degu stazione di prodotti tipici italiani: «Sono distrutto» risponde di sa bato notte, ancora al lavoro. «La vorare con gli italiani ormai è di ventata una cosa complicata… Nonostante questo, la rappresen tante di Expo, che in questi mesi ne ha fatte centinaia di serate del genere, ha detto che la nostra era la migliore che avesse visto». L’orgoglio del lavoratore berga masco pardon: lionese come si vede è intatto. n ©RIPRODUZIONE RISERVATA Sul sito web TUTTE LE STORIE DAL MONDO LE PUOI TROVARE SU: l www.ecodibergamo.it