FINITURE superficiali del CALCESTRUZZO per

Transcript

FINITURE superficiali del CALCESTRUZZO per
FINITURE superficiali del CALCESTRUZZO per PAVIMENTAZIONI
ACCESSIBILI
Fabio Minutoli
DICIEAMA
University Messina
C.da di Dio S. Agata Messina
e-mail: [email protected]
Differenti modelli di mobilità per differenti prestazioni d'uso del piano di calpestio
Studi recenti sulla propriocezione e sulla postura nel camminare hanno ribadito, qualora ce ne fosse
bisogno, quanto le caratteristiche superficiali e geometriche del piano di calpestio possano contribuire
ad una sensibile alterazione della dinamica del passo, con conseguenze negative sulla deambulazione
degli utenti: troppo spesso infatti, nella scelta della finitura estradossale, si tiene poco in considerazione
lo stress a cui sono sottoposte le articolazioni subtalare, propria del piede, e tibio-tarsica, propria del
piede-gamba, sollecitate diversamente a seconda del tipo di pavimentazione1.
Prescindendo da considerazioni inerenti il supporto, le cui caratteristiche contribuiscono senz'altro alla
determinazione di una pavimentazione posata a "regola d'arte", si vuole porre l'attenzione sui
rivestimenti che concorrono a determinare una buona percorribilità, condizione che definisce la qualità
del camminare in rapporto alle sensazioni di sicurezza e comfort, limitando al contempo disagi o
incidenti2.
E' necessario, al fine di un'adeguata scelta del rivestimento, considerare fattori di natura strettamente
tecnico-progettuale, se legati alle caratteristiche geometriche, fisico-meccaniche e prestazionali del
pavimento (dimensioni, resistenze, durabilità...), e di natura socio-progettuale, se legati all’eterogeneità
dei fruitori, diversi per abilità fisiche e cognitive (persone con limitazioni motorie o sensoriali, bambini,
anziani, ...), per caratteristiche comportamentali, per abitudini e per stili di vita (persone iperdinamiche o
distratte, pendolari e utenti che camminano per svago).
Il tentativo di combinare i fattori tecnico-progettuali con quelli socio-progettuali, al fine di definire una
"pavimentazione accessibile", è risultato negli anni vano, come dimostra il panorama normativo tecnico,
italiano ed internazionale, nel quale l'aggettivo accessibile non compare mai accanto al sostantivo
pavimentazione; l'apparato legislativo mette in evidenza quanto la buona qualità del camminare dipenda,
quasi esclusivamente, dalla sicurezza delle pavimentazioni, trascurando gli aspetti relativi alla variabilità
dell'utenza e alla comodità d'uso.
E' utile infatti notare come il D.M. 236/89, nel fornire le prescrizioni tecniche ai fini del superamento e
alla eliminazione delle barriere architettoniche, si limiti a raccomandare pavimentazioni
antisdrucciolevoli realizzate con materiali il cui coefficiente d'attrito radente superi il valore 0,40 per
elemento scivolante cuoio/gomma su pavimentazione asciutta/ bagnata. Le ulteriori precisazioni offerte
dal Decreto, inerenti dislivelli massimi consentiti o risalti e giunti ammissibili, certamente non
forniscono altri parametri in grado di indirizzare il progettista nella scelta del materiale che assicuri
all'utenza una comoda e sicura fruizione, alla committenza vantaggi in termini di economicità e di
durabilità.
La norma che definisce le prestazioni di una pavimentazione, a prescindere dal materiale con cui il
rivestimento è realizzato, è la UNI 7999 del 1979 in cui i requisiti sono espressi attraverso l’azione esercitata
sulla pavimentazione e l’effetto riscontrato da tale azione sulla pavimentazione e in taluni casi sull’ambiente
o sull’utente. Nelle altre norme prestazionali, presenti nel panorama europeo con la sola eccezione del D.M.
236/89, le caratteristiche di una pavimentazione per esterno vengono riferite al materiale impiegato3: ciò
induce i committenti e i progettisti a scegliere prima il materiale costituente la pavimentazione, in funzione
di decisioni legate alla destinazione d'uso, all'aspetto estetico e/o economico, e a verificare, in un secondo
momento, quali sono i requisiti posseduti.
Il Decreto risulta inoltre poco incisivo sulle caratteristiche tecniche dei sistemi tattilo-plantari di utilizzo
nei percorsi per non vedenti ed ipovedenti; ciò ha creato negli ultimi anni l'adozione contemporanea di
due sistemi di orientamento: il collaudato, e oggi criticato, Loges, e il nuovo, non immune da critiche,
Vettore. Non entrando in merito né sulle critiche rivolte al primo - ridondanza del numero e della
tipologia di codici utilizzati, scarsa idoneità della percepibilità tattilo-plantare - né sulle polemiche
rivolte al secondo - risalti superiori ai 2 mm ammessi per legge, rischio di distorsioni o sensazioni di
instabilità nella percorrenza - si vuole porre l'attenzione su come, durante la deambulazione, il peso del
corpo, indirettamente tramite le superfici di bastoni, tacchi o ruote, o direttamente attraverso la pianta
dei piedi, venga scaricato sulla pavimentazione, la quale deve essere in grado di restituire all'utente
sensazioni di stabilità, di equilibrio, di sicurezza, di comodità e di comfort. Tali riposte dovranno essere
fornite, in egual misura e con la stessa risolutezza, ai molteplici modelli di mobilità di utenza così da
percorrere pavimentazioni con prestazioni d'uso congrue alle loro esigenze.
Modelli socio-progettuali
di mobilità
Prestazioni d'uso
Accorgimenti tecnico-progettuali
del piano di calpestio
Persone che si muovono con passo
deficitario (a causa di traumi, patologie
muscolo-scheletriche,
osteoporosi,
vecchiaia, problemi neurologici,)
Persone che si muovono con passo
alterato (per fretta, svago, fobia)
consentire il camminamento favorendo
la limitata articolazione del piede e/o
degli arti inferiori
evitare l'affaticamento, l'inciampo e lo
scivolamento,
agevolare
il
trascinamento degli arti, assicurare
stabilità e equilibrio
evitare l'instabilità corporea, consentire
superfici compatte/non sconnesse, prive
di dislivelli e ostacoli, regolari
conferire
un'adeguata
resistenza
all'affondamento,
evitare
l'affaticamento,
le possibilità di
inciampo e le vibrazioni indirette sugli
arti
evitare l'affaticamento e l'instabilità
corporea, consentire superfici compatte,
non sconnesse, prive di dislivelli e
ostacoli, regolari
consentire superfici compatte, non
sconnesse, prive di dislivelli e ostacoli,
Persone che si muovono tramite ausili
provvisti di ruote (sedia a rotelle e
girelli) o che trasportano oggetti
previsti di rotelle (valigie, carrelli,
borse per la spesa, passeggini)
Persone che si muovono portando con
sé carichi senza ruote (zaini, scatole,
pacchi)
consentire il camminamento favorendo
la possibilità di guardare in avanti
senza abbassare lo sguardo per terra
consentire all'ausilio di svolgere i
compiti degli arti inferiori o consentire
al sistema provvisto di rotelle, variabile
per peso, di non ostacolare l'andatura
dell'utente
consentire il camminamento favorendo
una postura idonea congruente al carico
portato
Persone che si muovono con ausili per
la deambulazione (bastoni, stampelle,
tripodi)
Persone che si muovono usando scarpe
con il tacco
consentire all'ausilio di migliorare la
stabilità del corpo scaricando il carico
su una superficie ridotta
consentire in maniera costante e
graduale il trasferimento del carico del
corpo su una superficie ridotta
Persone che si muovono avendo una
riduzione (bassa-media-alta) o assenza
della funzione visiva (ipovedenti e
ciechi)
consentire il raggiungimento dei luoghi
senza errori percettivi e/o cognitivi a
favore dell'uso suppletivo dei sensi
tattile e uditivo
evitare l'inciampo e lo scivolamento,
consentire superfici compatte, non
sconnesse e con una buona resistenza
all'affondamento
conferire adeguato contrasto cromatico
e texture consentendo una percezione
reale (non abbagliata o riverberata),
consentire
l'orientamento
e
il
wayfinding attraverso i sensi residui
Tabella 1: Schematizzazione dei modelli socio-progettuali riconducibili alla variabilità dell'utenza:
prestazioni d'uso e accorgimenti tecnico-progettuali per il piano di calpestio
La definizione dei modelli di mobilità, sintetizzati in tabella, è utile per comprendere come in funzione
delle diverse caratteristiche motorie, sensoriali e comportamentali possano variare non solo il modo di
camminare dell'utente ma soprattutto le prestazioni d'uso richieste al piano di calpestio. Se nel caso di
edifici, residenziali e pubblici, è possibile prevedere quale è l'utenza che, in termini statistici, più
facilmente frequenta quegli spazi e quindi definire, con un limitato margine d'errore, la pavimentazione
più adatta, nel caso di percorsi esterni invece l'aleatorietà degli utenti non consente alcun tipo di
previsione, né in termini statistici né probabilistici.
La variegata e imprevedibile composizione dell'utenza - anziani, non vedenti, donne con passeggino,
con il carrello della spesa o con scarpe con il tacco, uomini con passo lento o veloce, con trolley o con
scatole, ... - richiede che le caratteristiche della pavimentazione soddisfino il requisito di percorribilità
garantendo una buona qualità del camminare, indifferentemente dal tipo di mobilità, cosa sicuramente
non semplice.
E' utile però notare come alcune prestazioni d'uso dei percorsi siano comuni a più modelli di mobilità:
per esempio le persone che si muovono con "l'ausilio di bastoni" o usano "scarpe con il tacco" hanno la
stessa esigenza di scaricare il peso del corpo su una superficie estremamente ridotta4 e quindi di gravare
su di una superficie di calpestio che non favorisca l'affondamento o l'inciampo. La stessa riflessione vale
per chi si muove con "l'ausilio della sedia a rotelle" o trasporta “un peso/bagaglio con ruote”: in
entrambi i casi si ha la stessa esigenza di non affaticarsi durante il movimento e quindi di spostarsi
facendo scivolare sulla superficie di calpestio gli oggetti con ruote evitando brusche vibrazioni sugli
arti.
Nella difficoltà oggettiva di determinare una "pavimentazione accessibile" valida per tutti, è senz'altro
possibile indicare quei rivestimenti in grado, per fattori tecnico-progettuali, di soddisfare
contemporaneamente diversi modelli di mobilità, tenendo conto di comuni o affini prestazioni d'uso.
Vengono quindi superate le attuali indicazioni che legano la scelta di una "pavimentazione accessibile",
sicura e confortevole, al solo valore del coefficiente d’attrito radente: superfici di rivestimento con
coefficienti d’attrito adeguati alla percorribilità in spazi esterni, ma con trattamenti superficiali a rilievo,
riflettenti o abbaglianti, con dimensioni elevate delle fughe, con mancanza di planarità tra i singoli elementi
costituenti il rivestimento, con una scarsa resistenza all'abrasione, ..., mostrano la loro totale inaccessibilità a
qualunque modello di mobilità.
Un unico rivestimento in calcestruzzo per i differenti modelli di mobilità?
E' possibile quindi definire una pavimentazione per spazi esterni che racchiuda in sé fattori tecnicoprogettuali e socio-progettuali in grado di soddisfare il requisito di accessibilità? e quale è il materiale
più adatto?
Il mercato risponde a tali domande in modo "ambiguo" proponendo diversi materiali - dal grès
porcellanato, alla pietra naturale, al cotto - e diversi trattamenti superficiali - dalla rigatura, alla
bocciardatura, alla sabbiatura - che soddisfano quasi sempre il requisito di sicurezza mentre la comodità
d'uso non è sempre garantita a tutti gli utenti.
Evitando un confronto prestazionale diretto tra materiali diversi, in quanto la scelta potrebbe dipendere
anche da ragioni diverse da quelle tecniche e socio progettuali, ci si pone la domanda se il calcestruzzo
possa contribuire significativamente a creare piani di calpestio accessibili.
Fino ad alcuni anni fa il pavimento in calcestruzzo ricopriva, nella progettazione edilizia, un ruolo marginale,
secondario, perché utilizzato esclusivamente in ambiti in cui le caratteristiche meccaniche del materiale
rappresentavano la prestazione principale. Ecco quindi che contesti industriali o destinati al traffico veicolare
e pesante, non richiedendo soluzioni estetiche "accattivanti" o, utilizzando un'espressione ormai inflazionata,
di "design", diventarono i simboli per le maggiori applicazioni delle "pavimentazioni in cemento",
denominazione errata, rispetto alla corretta "pavimentazioni in calcestruzzo", con cui siti internet, cataloghi
aziendali, schede tecniche, voci di capitolato, ma anche testi universitari, attribuiscono le caratteristiche
meccaniche e di eventuale finitura al legante e non al conglomerato. Oggi le applicazioni dei rivestimenti in
calcestruzzo investono, fornendo un alto standard qualitativo ed estetico, tutti gli ambiti del costruito, dagli
spazi urbani (strade, viali, marciapiedi, piazze, parcheggi) agli spazi industriali, commerciali,
residenziali (capannoni, negozi, uffici, ville, case).
L'analisi di schede tecniche e prestazionali di oltre centocinquanta pavimentazioni in calcestruzzo
utilizzate in ambito esterno ha evidenziato qualche incongruenza, che indirettamente sottolinea la
carenza normativa a cui si è già fatto riferimento o in qualche modo ne è conseguenza: in effetti, si è
constatato che molte pavimentazioni, pur se genericamente sponsorizzate "per esterni" presentano in
realtà caratteristiche più consone alle "cure" in genere riservate agli organismi residenziali o agli interni;
specularmente, altre pavimentazioni reclamizzate per marciapiedi o spazi pedonali risultano, invece,
valide anche per zone soggette ad un traffico carrabile continuo e pesante.
Opportuno è stato quindi soffermarsi solo su quelle pavimentazioni le cui caratteristiche le rendono conformi
ad un utilizzo esclusivo in spazi pedonali (con classe di traffico 1) o su quelle che, pur se di vocazione
primaria pedonale, consentono un accesso limitato ai soli veicoli leggeri (con classe di traffico 2A).
I rivestimenti in calcestruzzo analizzati, differenti per dimensioni, per trattamenti superficiali, per tipologia
di posa, ..., hanno invece in comune alcune caratteristiche certamente fondamentali nella scelta di una
pavimentazione accessibile, così riassumibili:
- mantengono durante la loro vita d'esercizio pressoché inalterate le proprietà fisico-materiche e cromatiche;
- resistono efficacemente a graffi, scalfiture o qualsiasi altra forma di alterazione provocata da corpi esterni;
- contrastano efficacemente il prodursi di deformazioni residue del rivestimento a seguito di compressione
localizzata e mantenuta per un tempo determinato mediante un carico concentrato (resistenza all'impronta);
- ostacolano il prodursi di rotture o deformazioni sotto l’azione delle sollecitazioni dinamiche, quali il flusso
di pedoni, e statiche, quali la presenza di arredi;
- hanno un'opportuna resistenza ai cicli di gelo/disgelo;
- consentono una vasta scelta cromatica e di finitura che le rende facilmente inseribili in qualsiasi contesto
urbano e storico.
Pur ritenendo che una valutazione rigorosa dell'accessibilità debba essere fatta analizzando singolarmente le
caratteristiche tecniche della pavimentazione, e per questo si rimanda alla tabella finale, può essere utile
raggruppare, in funzione delle caratteristiche dimensionali, di posa in opera e di trattamento superficiale, i
rivestimenti in calcestruzzo, esprimendone le peculiarità che favoriscono la percorrenza di alcuni utenti
rispetto ad altri:
1) "masselli e listelli " con dimensioni entro i 100 mm, a spigolo vivo o arrotondato, caratterizzate da forme
quadrate e rettangolari e da una varietà di colori e finiture; sono utilizzate prevalentemente in zone
residenziali, aree pedonali, carrabili, parcheggi, centri storici e strade urbane;
2) "lastre", normali e giganti, con dimensioni generalmente superiori ai 400 mm e forme quadrate o
rettangolari, disposte per i percorsi pedonali parallelamente al senso di marcia così da ridurre la frequenza
dei giunti; sono utilizzate prevalentemente in zone residenziali, aree pedonali, centri storici e strade urbane;
3) "lastre e masselli drenanti" di dimensioni varie generalmente superiori ai 200 mm, permettono per
conformazione o disposizione il passaggio dell'acqua piovana e lo smaltimento diretto negli strati superficiali
del sottosuolo o indiretto attraverso opportuni canali di scolo; sono particolarmente utilizzate in parcheggi e
spazi ciclo-pedonali.
4) "calcestruzzo stampato" con il quale si ottiene una pavimentazione monolitica molto resistente e di grande
effetto estetico senza avvallamenti; lo stampo garantisce la finitura desiderata con la possibilità di controllare
dimensioni e posizioni dei giunti;
5) "dedicate", tipo Vettore e Loges, presenti in formato lastre di dimensioni variabili da 300x300 a 600x600
mm, e in formato masselli di dimensioni 300x400 mm con colorazione superficiale varia; forniscono,
attraverso i diversi codici, le informazioni riguardanti un pericolo, un servizio, un incrocio, ..., ad utenti non
vedenti.
Figura 1: pavimentazioni in masselli e listelli
Le pavimentazioni in masselli e listelli, come quelle illustrate in figura 1 e caratterizzate da una finitura
a risalto o a quarzo, privilegiano, anche nel caso di spazi pedonali, pose “a correre” o a “spina di pesce”
che aumentano il numero dei giunti creando delle texture più articolate rispetto alla posa a sorelle. In
questi casi si ha maggiore facilità a perdere l'equilibrio soprattutto per utenti con una limitata
funzionalità agli arti inferiori, a causa dell’età, di infortuni o di patologie insorte che possono comportare,
oltre ad alterazioni nell'articolazione del passo, la necessità di servirsi di ausili e di supporti per la
deambulazione.
Bastoni, stampelle, tripodi, tetrapodi o girelli certamente non assicurano, con un piano di calpestio così
variegato, quella stabilità per la quale vengono utilizzati: inoltre è assai più facile che la punta del bastone o
della stampella possa impigliarsi nei giunti provocando cadute.
Pavimentazioni con queste caratteristiche, pur se contraddistinte da trattamenti superficiali che
conferiscono un'idonea resistenza allo scivolamento, possono provocare durante il cammino un senso di
instabilità che certamente si accentua sulle persone con ridotta capacità a mantenere l’equilibrio o che si
muovono tramite bastoni, ma non è da sottovalutare il disagio causato nelle persone con i tacchi. Anche in
questo caso, come per il bastone, la minima superficie del tacco non garantisce una solida stabilità
soprattutto in prossimità dei giunti della pavimentazione, favorendo il rischio di caduta.
Nella figura a lato è mostrato come il peso del corpo gravi sulla scarpa
con il tacco durante la fase di swing5: il triangolo pieno indica il punto di
contatto con il pavimento in cui viene scaricato il peso del corpo; il
triangolo vuoto indica sempre il punto di contatto con il pavimento ma
senza scaricarvi alcun peso. In funzione di questo è facile intuire quanto il
piano di calpestio debba presentare il minor numero possibile di
discontinuità superficiali ed essere compatto e stabile.
Gli altri masselli esistenti in commercio di forma rettangolare e a doppia T anche se realizzati con
calcestruzzo specifico per esterni, di tipo XF3 o XF4, resistenti all’usura ed alle abrasioni, trovano, per lo
spessore e il peso maggiore, una più corretta applicazione in spazi carrabili dove la disposizione dei giunti "a
spina di pesce" favorisce una ottimale distribuzione delle sollecitazioni determinate dalle autovetture.
Di dimensioni e forme variabili, e dagli spessori contenuti sono le lastre in figura 2, tra le più diffuse nel
territorio italiano, con le caratteristiche finiture a ventaglio, a graniglia, satinata; sono caratterizzate da fughe
di dimensioni contenute ed avvallamenti o risalti che non favoriscono il ristagno dell'acqua. Risultano
particolarmente adatte alle persone che si muovono con un'andatura lenta, non a causa di problemi motori o
sensoriali, ma per svago, per riposo, il che implica una minore attenzione al percorso e una maggiore facilità
nel distrarsi. Le pavimentazioni con queste caratteristiche non costituiscono pericolo per le persone su sedia
a rotelle, però risultano difficilmente percepibili dalle persone ipovedenti, le quali hanno riduzioni del campo
visivo, della sensibilità al contrasto, e una differente percezione della luce che causano un'imprecisa e
incostante visione della realtà e una maggiore vulnerabilità alle cadute.
Figura 2: pavimentazioni in lastre
Figura 3: pavimentazioni in lastre con marcati trattamenti superficiali
Le pavimentazioni con marcati trattamenti superficiali che conferiscono agli elementi particolari risalti,
avvallamenti, sporgenze, scanalature, come quelli mostrati in figura 3, utili a conferire un aspetto grezzo
molto apprezzato per l'inserimento in borghi o ambiti rurali, possono favorire il ristagno dell'acqua con
effetti negativi (acqua planning) sulla sicurezza del percorso. Inoltre quando è presente una forte
discontinuità della texture, il piano di calpestio oppone particolare resistenza all'avanzamento dei piedi o
delle ruote di strumenti ed ausili: ne risulta un'accessibilità fortemente compromessa - per i viaggiatori che
trasportano bagagli con ruote, per le mamme che trasportano i passeggini, per gli accompagnatori che
assistono persone su sedia a ruote, ... - in quanto maggiore sarà lo sforzo da effettuare su una superficie
particolarmente rugosa in cui le ruote sono in qualche modo frenate e il comfort è compromesso per le
vibrazioni e i rullii trasmessi alle braccia.
Studi sulla deambulazione hanno messo in evidenza che qualunque alterazione dalla postura eretta, dovuta al
trasporto di pesi/pacchi o ad un calpestio non perfettamente piano, determina uno spostamento incongruo del
baricentro corporeo al di fuori della base di appoggio e dunque un maggior rischio di perdere l'equilibrio. Ad
identici risultati arriva anche l'utente che cammina con andatura veloce e la cui falcata causa un'oscillazione
in avanti del corpo; preso dalla traiettoria da seguire, l'utente presta poca attenzione alla pavimentazione,
rivolgendo costantemente lo sguardo verso la meta: una pavimentazione con una discontinuità della texture
certamente non gli faciliterà un arrivo incolume.
Figura 4: pavimentazioni drenanti
Le pavimentazioni drenanti presentano generalmente una conformazione a "grigliato", variabile in funzione
dei valori di superficie filtrante, che predispone l’utente ad una maggiore accortezza nel camminare così da
evitare di cadere; i cambiamenti di andatura, determinati dalla volontà di schivare i continui distanziali tra un
elemento della pavimentazione e il successivo, determinano una certa difficoltà a mantenere l’equilibrio con
la possibilità che il tacco della scarpa o la punta del bastone si infili più facilmente tra le commesse.
Riempire i giunti con graniglia (ottima capacità drenante) o coltivarli a prato (media capacità drenante)
determina una texture che di certo non favorisce l'accessibilità della pavimentazione per qualsiasi tipo di
utente, indipendentemente dalle capacità motorie e sensoriali. Nel caso di utilizzo di masselli o lastre in
calcestruzzo ad elevata porosità, in cui è contenuta una modesta o quasi inesistente quantità di sabbia, è
possibile ottenere una pavimentazione in grado di accostare una buona capacità di smaltire l'acqua
un'accessibilità riconducibile, in funzione anche del tipo di giunti alle pavimentazioni in masselli e lastre.
Riassumendo quanto detto per i rivestimenti in masselli, listelli e lastre di calcestruzzo è possibile affermare
che una pavimentazione accessibile 1) deve essere costituita da elementi che giacciono, a fronte di una
corretta messa in opera, sullo stesso piano, 2) non deve presentare considerevoli alternanze di pieni/vuoti
sulla superficie, 3) deve avere fughe contenute in profondità e in larghezza, 4) il trattamento di finitura della
superficie dei singoli elementi (rilievi, zigrinature, ecc.) deve essere percepibile e distinguibile dagli utenti,
qualsiasi sia l’abilità o la condizione di mobilità, e in grado di non creare fenomeni di disturbo quali
abbagliamento e riflessione, 5) gli effetti tattili e visivi devono essere reali, non devono quindi creare
fraintendimenti come un finto effetto bagnato, e quindi scivoloso, creato da una pavimentazione lucida o
peggio, che alterna zone lucide e zone opache.
La pavimentazione deve inoltre possedere buone resistenze meccaniche superficiali, e adeguate resistenze
alle macchie e agli attacchi chimici in modo da non compromettere il coefficiente d'attrito radente: se infatti
le resistenze all'abrasione o alla scalfitura non sono adeguate alle condizioni di carico d’utenza, in termini di
sollecitazioni meccaniche superficiali, e sono presenti sostanze macchianti o corrosive sulla superficie, il
coefficiente d’attrito conferito al pavimento viene compromesso. E' quindi indispensabile verificare
prioritariamente che la pavimentazione oltre ad avere un idoneo coefficiente d'attrito radente abbia opportuni
valori di resistenza all’abrasione, durezza, porosità....
Infine, non bisogna trascurare la omogeneità di resistenza agli attacchi chimici e alle macchie tra il
rivestimento e i materiali che definiscono le fughe della pavimentazione: un materiale di riempimento delle
fughe con una resistenza alle macchie e agli agenti chimici inferiore rispetto ai singoli elementi del
rivestimento può, in tempi più veloci, sgretolarsi ed usurarsi variando sia la continuità della texture, sia le
caratteristiche di planarità della pavimentazione.
Sono stati dunque valutati qualitativamente attraverso la metodologia multicriteriale "a punteggio", diciotto
rivestimenti in calcestruzzo (escludendo le pavimentazioni in calcestruzzo stampato, la cui scelta è
riconducibile, in funzione della finitura impressa dalla matrice, ai rivestimenti in masselli/listelli/lastre e
quelle speciali destinate ad un solo modello di mobilità) ai quali rapportare per forma, dimensione e proprietà
meccaniche la maggior parte delle pavimentazioni in calcestruzzo per esterni presenti sul mercato.
Premesso che le informazioni presenti nelle schede fornite dalle aziende produttrici sono risultate spesso
incongrue con le voci di capitolato e incomplete per l'assenza di valori che definiscono le caratteristiche
prestazionali del materiale (non sempre è stato possibile rintracciare l'angolo di scivolamento DIN 51130, la
resistenza a scivolamento UNI, la resistenza gelo/disgelo, ...) e la destinazione d'uso, si sono valutati i
rivestimenti attribuendo nel primo rigo della tabella 2, colonna valutazione, un peso (1÷3) relativo alle
dimensioni/finitura e nel secondo rigo un peso (1÷3)
relativo alla tipologia di posa
(dimensione/numero/disposizione dei giunti).
E' stato inoltre opportuno, ai fini della valutazione complessiva dell'accessibilità della pavimentazione, tenere
in considerazione i diversi modelli socio progettuali di mobilità, così raggruppati: 1) persone con passo
deficitario e alterato, 2) persone che si muovono tramite ausili provvisti di ruote e trasportano oggetti previsti
di rotelle, 3) persone che utilizzano ausili per la deambulazione o scarpe con il tacco, 4) persone con
alterazioni o impedimenti della funzione visiva e/o deambulatoria. Il punteggio p complessivo, ottenuto per
ogni pavimentazione, determina: la " accessibilità piena A " (p ≥ 21), la " accessibilità limitata ≈A" (17 ≤ p ≤
20), la "inaccessibilità parziale ≈I" (13 ≤ p ≤ 16), la " inaccessibilità totale I" (p ≤ 12).
Rivestimento
Dimensioni e
finitura
Spessore e
peso
60x40-40x40
scolpita/pressata
40x40
scolpita
40x40
lavato
100/50x5040x40
lavato
40x40
scolpita/pressata
60x40
bugnato
40x38
scolpita/levigata
19x22
quarzo/burattatura
21x32÷54x32
quarzo
10x10÷20x20
doppio strato
11x18÷46x41
quarzo
22x19÷11x19
risaltata
9,2x9,4
quarzo
16x19÷29x19
doppio strato
10x11÷13x11
doppio strato
20x6,5
doppio strato
23x30÷23x38
quarzo
21x21
quarzo
3,8 cm
89 kg/m2
4 cm
89 kg/m2
3,8 cm
89 kg/m2
3,8 cm
89 kg/m2
4 cm
4 cm
3,8 cm
89 kg/m2
7 cm
160 kg/m2
5cm
122 kg/m2
6 cm
142 kg/m2
8 cm
170 kg/m2
7 cm
150 kg/m2
7 cm
150 kg/m2
6 cm
140 kg/m2
7 cm
150 kg/m2
6 cm
142 kg/m2
7,5 cm
165 kg/m2
6 cm
135 kg/m2
Resistenze
Valutazione
Gelo/disgelo Abrasione Scivolamento
classificazione/marcatura
UNI
DIN51130
1 kg/m2
3/D
1 kg/m2
3/D
1 kg/m2
3/D
0,02 kg/m
2
3/D
kg/m2
1
3/D
1 kg/m2
3/D
1 kg/m2
3/D
1 kg/m2
3/D
1 kg/m2
3/D
0,02 kg/m
2
-/1 kg/m2
3/D
0,02 kg/m2
3/D
0,02 kg/m2
-/0,02 kg/m2
3/0,02 kg/m2
3/0,02 kg/m2
3/0,02 kg/m2
-/1 kg/m2
3/D
≤ 20
4/I
≤ 20
4/I
≤ 23
3/H
≤ 23
3/H
≤ 20
4/I
≤ 20
4/I
≤ 20
3/H
≤ 20
4/I
≤ 20
4/I
≤ 23
3H
≤ 20
4/I
≤ 23
4/I
≤ 20
3/H
≤ 20
3/H
≤ 23
3/H
≤ 23
3/H
≤ 20
4/I
≤ 20
4/I
43,8°
R13
40,6°
R13
buono
40,6°
R13
40,6°
R13
63°
R13
R13
2
3
3
3
3
3
3
1
3
3
3
3
2
3
3
2
2
2
1
3
3
2
2
2
1
I
1
1
1
I
2
3
2
≈I
1
1
1
2
3
2
≈I
2
2
1
I
2
2
2
I
2
3
2
≈I
3
3
2
1
1
2
1
2
2
buono
-
3
2
buono
-
3
2
buono
-
3
2
buono
-
3
2
buono
-
3
2
buono
--
3
A
A
≈A
2
buono
-
3
2
buono
-
3
2
2
buono
-
2
63°
-
2
2
2
≈A
A
≈A
≈A
I
≈A
I
≈A
Tabella 2: valutazione delle pavimentazioni in calcestruzzo
La lettura della tabella mette in evidenza quanto la maggior parte delle pavimentazioni perdonali o a
traffico leggero non soddisfi, per tutti i modelli di mobilità considerati, le caratteristiche di accessibilità:
questo accade frequentemente per rivestimenti di dimensioni ridotte in masselli e in listelli, i più
utilizzati, che obbligano ad un eccessivo numero di giunti e nel caso di una disposizione degli elementi
random un senso di disorientamento, instabilità, nelle persone con deficit motori e sensoriali. Le lastre
in calcestruzzo, con dimensioni superiori a 40 cm, risolvono in maniera soddisfacente molti dei
problemi sollevati se la finitura superficiale è tale da non favorire fenomeni di abbagliamento, fastidiose
trasmissioni di vibrazioni sugli arti e ristagno dell'acqua. L'uso di rivestimenti in materiale riciclato,
quale sfridi di lavorazione delle cave in porfido, in cui la ricerca ha orientato i suoi interessi, può
garantire la sicurezza nella percorribilità, soddisfacendo i criteri di valutazione prima esposti, e una
buona capacità drenante senza compromettere l'accessibilità..., ma questa è un'altra storia.
1
La UNI 8290/1981 definisce così la pavimentazione: "sottosistema del sistema tecnologico avente funzione principale di consentire
o migliorare il transito e la resistenza ai carichi in determinate condizioni d’uso. Sono strati funzionali della pavimentazione: il
rivestimento (strato di finitura avente la funzione di conferire alla pavimentazione predeterminate prestazioni meccaniche, chimiche,
fisiche, di benessere e sicurezza); il supporto (insieme integrato degli strati disposti sotto il rivestimento, concorrenti a formare la
pavimentazione)". Altri strati sono utili ad ancorare il rivestimento, compensare le quote e le pendenze, incorporare le canalizzazioni
degli impianti, ecc., conferire un determinato grado di isolamento e/o impermeabilità. Assume a tutti gli effetti il valore di elemento
costruttivo orizzontale delimitato superiormente dal rivestimento. Nella trattazione i due termini pavimentazione e rivestimento,
come solitamente accade nella realtà, sono usati come sinonimi. 2
In Italia, secondo dati Istat, circa un milione di infortuni sono dovuti a cadute causate da "scivolo e inciampo". 3 A titolo esemplificativo si ricordano alcune norme: UNI 11538-1 del 2014“Pavimentazioni di legno per esterni - Parte 1 Elementi di
legno - Requisiti", UNI 11322 del 2009 “Rivestimenti lapidei per pavimentazioni", EN 1338 del 2005 "Masselli di calcestruzzo per
pavimentazione - Requisiti e metodi di prova"... 4 F. Minutoli, “New materials to facilitate accessibility to paving and its use”, in " XXXIV IAHS World Congress Sustainable
Housing Design ", Luciano editore, Napoli, 2006.
5
Ogni ciclo del passo (gait cycle) è diviso in due periodi: la fase d’appoggio (stance), con entrambe i piedi a contatto con il suolo e
la fase oscillazione (swing), in cui un piede è sollevato per oscillare mentre sull'altro grava l’intero peso del corpo. La piattaforma di
forza misura, attraverso opportuni sensori, le forze indotte dal contatto piede-terreno con il fine di determinare lo stress a cui sono
sottoposti muscoli e articolazioni.