Dumping: A case Study

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Dumping: A case Study
Note corso di Economia Internazionale, Aula 2
Dumping: A case Study
Definizione di dumping
Nel commercio internazionale si intende per dumping una strategia con cui i prodotti di un
Paese sono immessi in commercio in un altro Paese ad un prezzo inferiore al valore normale del
prodotto (GATT 1994).
Per valore normale si intende il prezzo praticato all'interno del Paese di origine delle merci,
tuttavia nel caso di prodotti provenienti da paesi non retti da un'economia di mercato, il
valore normale è determinato in base al prezzo o al valore costruito in un paese terzo a
economia di mercato, o al prezzo per l'esportazione da tale paese terzo ad altri paesi oppure,
qualora ciò non sia possibile, su qualsiasi altra base equa.
Gli accordi internazionali consentono l’attuazione di contromisure ad un'azione di dumping,
in violazione di due principi fondamentali del GATT (consolidamento dei dazi e clausola
della nazione più favorita) a condizione che:
1. Il dumping sia dimostrato e quantificato, confrontando il prezzo all'esportazione con il
prezzo nel mercato interno del paese esportatore.
2. Dimostri che il dumping sia causa di un danno verso un’industria (“injury”).
Questi principi possono essere violati anche in caso di sovvenzioni statali alla produzione ed
esportazione di beni.
Il caso delle calzature in pelle
Il 7 luglio 2005 l'Unione Europea decide di aprire un provvedimento contro il presunto
dumping nel settore delle scarpe in pelle subito dall'industria europea da parte delle imprese
operanti in Cina e Vietnam1, l'indagine si è conclusa nove mesi dopo, e il 23 febbraio 2006 il
commissario Mandelson propone un meccanismo di dazi progressivi per Cina e Vietnam, la
cui applicazione inizia nell'aprile 2006 con aliquote del 19,4% per la Cina e 16,8% per il
Vietnam.
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L'adozione di misure antidumping era stata chiesta con decisione dalle associazioni europee dei calzaturieri – e
in particolare dall'italiana ANCI - che avevano denunciato forme di “dumping valutario grazie alla
svalutazione della moneta, dumping sociale per l’assenza di garanzie offerte ai lavoratori e l’utilizzo di lavoro
minorile, dumping ambientale per la possibilità di scaricare i rifiuti industriali senza alcuna precauzione”.
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Il 16 marzo 2006 il Comitato antidumping approva la proposta Mandelson, con l'esclusione di
due categorie (le scarpe da bambino fino al 37 ½ e le calzature sportive tecniche STAF,
“Special Technology Advanced Footwear” ).
Si decide che i dazi vengano applicati in maniera graduale nell'arco di sei mesi, partendo da
una percentuale iniziale del 4%.
Gli esperti di Bruxelles, parlando dell'entità dei dazi, precisano che si tratta di un livello
sufficiente per correggere i danni prodotti dal dumping dei due Paesi asiatici. Le misure della
Commissione UE escludono due settori importanti delle calzature, cioè quello delle scarpe
per bambini e quelle STAF: nel primo caso, Bruxelles giustifica l'esclusione al fine di
proteggere le famiglie con figli numerosi da un aumento nei prezzi delle scarpe; nel secondo
in ragione del fatto che in Europa non esiste una consistente produzione per questo tipo di
calzature. I dazi autorizzati dalla Commissione UE riguardano, d'altra parte, solo nove su
ogni cento paia di scarpe acquistati dai consumatori europei.
Procedimento della Commissione Europea
1. Valutazione dell'esistenza del dumping
La Commissione UE ha dimostrato che sia in Cina che in Vietnam la produzione di calzature
ha beneficiato di consistenti aiuti statali. I benefici operavano a diversi livelli hanno preso la
forma di finanziamenti agevolati, esenzioni fiscali, consistenti riduzioni nei costi (esenzione
pagamento affitto dei terreni).
Inoltre in taluni casi è stato dimostrato che lo Stato aveva un coinvolgimento diretto nella
gestione delle imprese, nominando dirigenti e amministratori.
2. Esistenza del pregiudizio e la sua relazione con il dumping
La Commissione Europea per dimostrare l'effettiva presenza di un pregiudizio per l'industria
comunitaria, e l'esistenza di un nesso causale fra dumping e pregiudizio, è ricorsa ad alcuni
dati. Dal 2001 al 2005, si è registrata una crescita estremamente rilevante delle importazioni
dai paesi oggetto dell'indagine (rispettivamente 1000% per la Cina e del 95% per il Vietnam);
contestualmente la produzione europea ha subito una contrazione del 30%, con relativa
perdita di posti di lavoro stimabile in 40.000 unità.
E' ovviamente molto difficile stabilire con esattezza un rapporto di causa effetto tra le pratiche
di dumping di Cina e Vietnam e la crisi del settore calzaturiero europeo, tuttavia, come
sostenuto dalla Commissione Europea queste pratiche acuiscono la concorrenza, di per sè già
feroce.
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3. Valutazione degli effetti sul benessere per la comunità
La comunità trae un maggior beneficio dall'applicazione dei dazi? In effetti l'applicazione dei
dazi da una parte favorisce i produttori, tuttavia dall'altra potrebbe penalizzare i consumatori
facendo aumentare i prezzi. La Commissione ha ritenuto che nell'ambito della catena di
distribuzione esistono i margini per assorbire il dazio senza ripartire l'incremento di prezzo
sui consumatori. Peraltro l'esiguità del dazio si traduce in un aumento del prezzo all'ingrosso
nell'ordine di 1,5 euro a paio di scarpe. Infine è stato attentamente valutata l'incidenza delle
misure anti-dumping sul consumo complessivo sottolineando che esso riguarda circa 9 paia
di scarpe su ogni 100 acquistate in Europa.
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