3-i dieci comandamenti alleati per amore-241112r

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3-i dieci comandamenti alleati per amore-241112r
I DIECI COMANDAMENTI: ALLEATI PER AMORE
Dio stabilisce alleanza con il popolo da Adamo, rinnovata con Noè di cui
l’arcobaleno è il segno. Alleanza che continua tramite Abramo, prosegue con
Mosè fino a giungere a una nuova alleanza definitiva con Gesù l’Agnello
immolato e risorto.
Il significato tratto dal dizionario della parola “alleanza” è questo: Accordo,
patto, tra due o più nazioni stabilito con trattati reciproci per il
conseguimento di un fine comune e per mutuo sostegno soprattutto in caso di
guerra.
Il rapporto che Dio ha voluto con l’uomo è di un Amore gratuito, donato nel
tempo
nonostante
i
continui
tradimenti
dell’uomo
stesso.
Quest’atteggiamento di Dio è rivelato in modo chiaro nell’alleanza pattuita
con il popolo ebreo. Popolo prescelto senza alcun merito umano ma solo e
soltanto per Amore incondizionato. Da sempre Dio desidera parlare al suo
popolo e lo fa anche, non solo, attraverso i profeti. Dio sceglie e chiama a se il
popolo, non il popolo sceglie Dio per primo che, oltre a tutto, non conosce
veramente.
Tre elementi costituiscono il fondamento dell’alleanza:
la volontà di Dio di intervenire nella vita dell’uomo, promessa fatta ai padri
e raccontata nel libro della Genesi;
la fedeltà di Dio all’uomo che ritroviamo nella realizzazione della promessa
raccontata nel libro dell’Esodo;
il ricordo della relazione di Dio con l’uomo che leggiamo nel racconto del
Deuteronomio sull’alleanza con Mosè.
La volta scorsa, nel nostro appuntamento di Shemà Israel, Enza ci diceva che
Dio ci parla con un linguaggio a noi comprensibile partendo dalla nostra
condizione storica e sociale, accettando alcune situazioni non limpide della
nostra vita per poi portarci Oltre.
Questo concetto è assolutamente chiaro nel racconto di Abram, attribuito alla
tradizione jahwista, la quale considera gli eventi dal punto di vista di Dio
creatore, cioè di tutto quello che Lui fa senza la collaborazione dell’uomo,
visto come creatura che non opera.
In Genesi 15, Dio parla ad Abram in un rito.
«Dopo tali fatti, questa parola del Signore fu rivolta ad Abram in visione:
«Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto
grande». Rispose Abram: «Mio Signore Dio, che mi darai? Io me ne vado
senza figli e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco». Soggiunse Abram:
«Ecco a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede». Ed
ecco gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non costui sarà il tuo erede, ma
uno nato da te sarà il tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in
cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua
discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. E
gli disse: «Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in
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possesso questo paese». Rispose: «Signore mio Dio, come potrò sapere che ne
avrò il possesso?».Gen 15,1-8
Il Signore continuò chiedendo ad Abram di prendere alcuni animali, di
dividerli a metà e di porli uno di fronte all’altro, in fila; poi Abram cade in un
sonno profondo, ha la visione di un forno fumante e una fiaccola infuocata
che passa in mezzo agli animali.
Il sonno di Abram può essere inteso come il riposo nello Spirito durante il
quale, riceve una rivelazione da Dio. Il rito degli animali, che a noi sembra
una cosa insolita, è invece in usanza a quell’epoca quando “tagliavano” cioè
stipulavano un patto. Si voleva dichiarare che poteva capitare loro quello che
capitava agli animali se le parti non fossero state fedeli all’accordo.
Dio ovviamente non chiede ad Abram di preparare questo rito per capriccio
ma proprio per indicare, in un modo a lui comprensibile, che ciò che stava
avvenendo è un fatto importante.
Dio voleva dimostrare ad Abram e a tutto il popolo, che le sue intenzioni
erano serie e che avrebbe mantenuto la promessa che si apprestava a fare. Il
Dio di Abram … il nostro Dio … lo stesso Dio, assolutamente lo stesso.
«In quel giorno il Signore concluse questa alleanza con Abram: «Alla tua
discendenza io do questo paese dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume
Eufrate;..» Gen 15,18
La parola alleanza espressa con il termine berît significa tagliare il patto che
è vincolante non solo per Dio, ma anche per Abram e la sua discendenza.
Abram, in questi versetti, non fa commenti rispetto al patto di alleanza, si
limita ad ascoltare e agire secondo quanto Dio dispone. La promessa di Dio è
un atto di puro amore voluto per grazia. Egli promette di rendere fecondo
Abram che chiamerà Abramo (Avram, Abram- cambiato da Dio in Avraham,
Abramo * Padre di molti popoli *), promette il possesso della terra per il suo
popolo, promette di essere il loro Dio.
Il Nome di Dio “Io sono”, consegnato a Mosè sull’Oreb, esprime la sua vera
identità e sancisce la relazione di alleanza tra Lui e il suo popolo. L’alleanza
proposta da Dio è il terreno in cui il popolo può avere con Lui una vera
relazione, una relazione nella Verità di Dio non ancora totalmente rivelata
nella sua pienezza. Questa alleanza è necessaria per mostrare che Dio non
pretende ma invita. E’ come se Il Padre Dio Creatore dicesse: Io Dio
l’onnipotente stringo un patto con te, stringo la mia mano alla tua, scendo
fino a te per raggiungerti e camminare con te. Concludere un’alleanza vuol
dire che entrambe le parti ritengono che sia cosa buona, ritengono che
abbiano qualcosa da dare e da ricevere. Dio non vuole essere confuso con un
qualsiasi altro idolo in cui l’uomo troppo spesso si rifugia. Idoli di pietra gli
ebrei ne hanno visti tanti nella terra d’Egitto. Essi sono stati costretti dalla
schiavitù che impone e non propone, a spendere le loro forze e il loro tempo
per coronare di magnificenza questi idoli. Non possiamo non tenere conto
che il popolo ebreo è rimasto schiavo in terra d’Egitto per 400 anni, una terra
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ricca di cultura, di storia e certamente di dei ben raffigurati e maestosi ma che
non hanno mai parlato con il popolo. Idoli costruiti da mani d’uomo per
venerarli, accontentarli con sacrifici con la scusa di ottenere il loro favore.
Tutto questo ovviamente per ragionamenti di potere puramente umani che
sfruttano il bisogno intrinseco dell’uomo di rivolgersi a qualcuno di più
grande di lui e non certo in conformità a una rivelazione profetica che mette
al centro l’uomo perché individuo e il popolo come comunità.
Il nostro Dio invece opera in favore del popolo appena costituito tale, parla
con lui attraverso Mosè, indica la via da seguire per una totale liberazione,
svela la visione che Lui ha sul suo popolo e di conseguenza sull’intera
umanità. Gli ebrei nel deserto, spaventati per la loro situazione precaria e non
ancora affrancati all’idea di essere liberi, ancora farciti di schiavitù dove tutto
è imposto e “regolato” anche se da leggi disumane, hanno bisogno di un
codice di comportamento. Inizialmente il punto di riferimento per sbrogliare
le varie matasse di litigi e contese quotidiane è Mosè stesso ma il popolo, Dio
lo sa, non ha solo bisogno di un giudice/avvocato che risolva le scaramucce
nell’accampamento ma ha bisogno di essere introdotto in una nuova
mentalità. Mentalità capace di introspezione, capace di relazioni umane e non
disumane, capace di riconoscere da chi dipende la vera libertà. Il Padre, che ci
rispetta sempre, sa anche che questo può avvenire solo gradualmente perché
diventi poi una vera scelta d’amore quotidiana individuale e comunitaria. Il
Padre sa che il popolo ha necessità di conoscere che è veramente Dio il
mandante di Mosè e dunque rivela la sua Presenza in un modo anche
concreto, esperienziale, con segni indiscutibili: la nube, lo “Shofar”, un corno
che funziona come una tromba suonato eccezionalmente forte, i tuoni, i
lampi.
Questo è un popolo che esce dall’Egitto, terra della grandezza faraonica, dove
la stregoneria era un’arte a servizio dei potenti. Dio sa che in questo caso la
sua Voce, per essere ascoltata, non può essere sottile nel vento.
In Es 19, 3-6 leggiamo: Mosè salì verso Dio e il Signore lo chiamò dal monte,
dicendo: «Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: Voi
stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di
aquile e vi ho fatti venire fino a me. Ora, se vorrete ascoltare la mia voce
e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i
popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e
una nazione santa. Queste parole dirai agli Israeliti».
Se vorrete … ancora una volta il nostro Dio ci stupisce per come liberamente
ci ama e per come liberamente desidera essere amato, partendo dalla
condizione in cui siamo.
Il cuore trema di commozione al suono di queste parole di Dio: se vorrete
custodire la mia alleanza, se vorrete prendervene cura, se volete che rimanga
viva…meraviglioso. Custodire: lo stesso invito fatto ad Adamo quando gli fu
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affidato l’Eden per custodirlo e coltivarlo! Il nostro Dio tenta e ritenta
nonostante i fallimenti dell’uomo che Lui ama perdutamente!!
Mosè fu chiamato da Dio attraverso il roveto ardente e molti anni dopo
ricevette le tavole della Legge, le Dieci Parole, sul monte Sinai.(Es 19,10 e
seguenti). Il monte Sinai e l’Oreb sono lo stesso monte: la linea yahvista e
sacerdotale usa il nome Sinai, quella elohista e deuteronomista usa il nome
Oreb.
Con il dono della Torah orale, parola ebraica che tradotta significa
Insegnamento piuttost0 che Legge , sul monte Sinai Mosè ed il popolo ebraico
ebbero visioni. Ciascun Ebreo ebbe visione della manifestazione divina della
Shekhinah cioè la Presenza dell’Eterno.
Secondo un Midrash, cioè un’interpretazione delle Scritture, si racconta che il
monte Sinai fiorì miracolosamente. Furono presenti tutte le anime di tutti gli
appartenenti al popolo ebraico di ogni epoca e fu il matrimonio tra Dio e
Israele.
Infatti la Torah, scritta (i 5 libri del Pentateuco) e orale, è ritenuta dagli ebrei
l'eterno contratto di matrimonio. Mosè dunque riceve e proclama le dieci
Parole di Dio, i dieci comandamenti che sono sintesi di tutta la Torah.
Es 20, 2-17
1 “Io sono il Signore, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla
casa di schiavitù. Non avere altri dèi oltre a me.
2 Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o
quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro
e non li servire, perché io, il Signore, il tuo Dio, sono un Dio geloso;
3 Non pronunciare il nome del Signore, Dio tuo, invano; perché il Signore
non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano.
4 Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa' tutto
il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo;
non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il
tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua
città; poiché in sei giorni il Signore fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è
in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il Signore ha benedetto il
giorno del riposo e lo ha santificato.
5 Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati
sulla terra che il Signore, il tuo Dio, ti dà.
6 Non uccidere.
7 Non commettere adulterio
8 Non rubare.
9 Non attestare il falso contro il tuo prossimo.
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10 Non concupire la casa del tuo prossimo; non desiderare la moglie del tuo
prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né
cosa alcuna del tuo prossimo”.
Le dieci parole di Dio oggi sono insegnate così:
Io sono il Signore Tuo Dio:
1 Non avrai altro Dio all’infuori di me
2 Non nominare il nome di Dio invano
3 Ricordati di santificare le feste.
4 Onora il padre e la madre
5 Non uccidere
6 Non commettere atti impuri
7 Non rubare
8 Non dire falsa testimonianza
9 Non desiderare la donna d’altri (nel 2012 insegniamo la donna..ahahah)
10 Non desiderare la roba d’altri
Il primo Comandamento dichiara che Dio è il Signore e ricorda al
popolo che Egli ha donato la libertà, cioè vale a dire: non sono stato con le
mani in mano ma ho provveduto concretamente a voi, vi amo perciò vi rivelo
che sono il Signore. Qui ordina di non avere altri dei. Dio si sta forse
contraddicendo chiedendo di essere sottomessi a Lui dopo aver reso libero il
popolo? Dio ci sta chiedendo semplicemente di fidarci di Lui e lo fa attraverso
un ordine perché la fiducia è l’unica via di Vita.
Avrete notato che non c’è riferimento al non farci alcuna immagine e nessuna
scultura sull’attuale decalogo. Non mi interessa introdurre qui una
discussione nell’ambito del valore delle immagini. Certo non posso evitare di
dire che mi intristisce vedere tanti cattolici entrare in Chiesa per accendere
una candela davanti ad una statua, che sicuramente ci rimanda a un
testimone dell’amore di Dio, per poi fare una genuflessione frettolosa più o
meno in direzione del Tabernacolo. Oppure fare una lunga coda per baciare la
statua del bambinello, passando poi davanti al Tabernacolo dov’è riposto
Gesù Eucarestia senza neppure fermarsi un attimo. Non c’è giudizio da parte
mia nel sottolineare questo ma solo desiderio di Verità, sono certa che alla
base di questi comportamenti c’è solo tradizione con contorno di semplice
ignoranza, intesa come “non conoscere”.
Non nominare il Nome di Dio invano vuol solo dire non bestemmiare?
Certo che no. Invano significa inutilmente.
La traduzione greca del termine ebraico lashàv (invano) è “epì matàio”cioè
su ciò che è privo di forza / privo di verità / inutile / di nessuno scopo / vano.
E’ necessario meditare un po’ di più su quante volte è nominato il Nome di
Dio invano, basti pensare a quante guerre nel Nome di Dio che è Vita, quanta
menzogna in alcune predicazioni nel Nome di Dio, quanti giudizi nel Nome di
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Dio che emarginano, feriscono, umiliano, tolgono dignità, limitano tarpando
le ali.
Il resto delle dieci Parole di Dio, sono codici di comportamento morali
necessari per vivere in una qualsiasi comunità. Non si deve essere
cristiani per comprenderne il valore per una civile convivenza. Il
problema nasce quando si interpretano male le dieci Parole, senza porre
al centro l’uomo e il suo bisogno e quando si strumentalizzano queste
Parole per servire il potere, la religione e non l’Amore. Il problema
nasce e sussiste quando si costringe il rapporto con Dio dentro i limiti
dell’osservanza della Legge che è sterile cioè non produce Vita.
L’osservanza della Legge può essere un punto di partenza ma non di
arrivo nella relazione con Dio. Giusto un esempio come quando si dice:
“Se vai a Messa la domenica sei a posto” … cioè?A posto, quindi mi
garantisco un posto in Paradiso? Tutto qui??? Come vivo il dono del
momento della nascita alla Terra al momento del ritorno alla Casa del
Padre? Quanto mi perdo dell’eredità di Cristo guadagnata con l’offerta
del suo Sangue?Che cosa vuol dire risorgere in Cristo? Che cosa vuol
dire essere un Uomo Nuovo? Che cosa vuol dire Gesù quando dichiara
apertamente che Lui ha compiuto per amore grandi opere e che noi
possiamo farne di più grandi? Possiamo compiere grandi opere
nell’Amore solo osservando scrupolosamente la Legge fatta di precetti,
decreti, postille? Tutto dipende da cosa intendiamo per opere
dell’Amore. Io intendo le stesse compiute da Gesù che non ha fatto solo
del volontariato per assistere materialmente chi è nel bisogno ma ha
comunicato Vita, Verità indicando la Via perfetta e totale per la
Pienezza.
Vivere di bigottismo ci garantisce un’esistenza tranquilla: so per filo e
per segno quello che devo fare o non fare in pubblico. In privato quando
non mi vede l’assemblea, faccio come mi pare. Così l’etichetta di brava
persona, degna e meritevole non me la toglie nessuno e ho il mio posto
al sole. Io dico sempre “piuttosto che niente, piuttosto” quando si tratta
di un punto d’inizio o della scelta consapevole di accontentarsi del
minimo indispensabile, magari per paura dell’inferno. Noi che abbiamo
scelto Gesù Vivo e siamo in cammino con Lui, non possiamo avallare nel
nostro parlare ciò che non è buono secondo i Vangeli di Gesù. Noi non
vogliamo un’esistenza ridotta al minimo, ma vogliamo la Vita nel Signore
al massimo!
Gesù ha le idee molto chiare in proposito e in Mt 23,27 c’è scritto:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti perché siete simili a sepolcri imbiancati:
all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni
putridume».
Ancora Gesù dice in Mt 5,20 «Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non
supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli».
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Tutto questo dopo aver annunciato, proprio dalla montagna, le Beatitudini
quasi del tutto assenti nei percorsi d’iniziazione cristiana eppure sono proprio
le Parole di Gesù Verbo/Parola incarnata. I comandamenti ci vengono
insegnati a memoria in tenera età, pilastri della Religione che insegnano
l’obbedienza per essere graditi a Dio e per accedere ai Sacramenti. Così si
continua sulla falsa linea del merito e non della grazia gratuita, libera e
liberante.
Gesù dice «Non pensate che io sia venuto ad abrogare la Legge o i Profeti; non
son venuto per abrogare, ma per compiere».Mt 5,17
Gesù non rispetta nessun precetto quando si tratta di guarire l’uomo nelle
sue necessità e liberare dalla menzogna. Gesù guarisce di sabato quando era
proibito perché non può fare altro che testimoniare l’Amore che è al di sopra
di qualsiasi regola. Gesù non trasgredisce per il gusto di trasgredire e far
parlare di se stesso ma vuole dare dignità e libertà all’uomo oppresso da una
Legge pesante che incatena, che lo rende costantemente indegno e lo fa vivere
nei sensi di colpa, nella frustrazione di sapersi incapace. Ricordiamolo ancora
una volta che questo con la vera umiltà non ha nulla da condividere. Sono
posizioni completamente differenti.
Il Comandamento nuovo Gesù lo dona a noi dopo la lavanda dei piedi, dopo
aver testimoniato ampiamente cosa significa servire l’uomo per Amore e
amare il Padre. Lui è l’autentico rivelatore del Volto del Padre che resta
sempre sulla porta ad attendere il ritorno del figlio perduto.
«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho
amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che
siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».GV 13,34-35
Questo è il Comandamento dell’Amore sancito in Gesù. Egli è Nuova e
definitiva Alleanza.
«Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la
benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate;
questo è il mio corpo». Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede
loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza,
versato per molti, in remissione dei peccati.» Mt 26,26-28
Desidero continuare proclamando alcuni versetti del capitolo 17 di Giovanni
per far scendere sempre più profondamente la Parola nel nostro cuore.
Allora come ora, Gesù dice:
«Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato,
perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io
sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel
mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che
mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. » Gv 17,9-11
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola
crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me
e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi
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hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una
cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo
sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.»Gv 17, 20-23
La legge fa tutto un altro discorso, si preoccupa di limitare i peccati ma mette
le distanze con Dio che diventa irraggiungibile: eppure il Padre ci ha voluti
sua immagine e somiglianza. Ricordiamo che Mosè, nonostante tutte le
visioni di Dio, nonostante l’aver parlato con Lui, nonostante le Parole
ricevute, nonostante abbia rischiato la propria pelle per far uscire dall’Egitto il
popolo ebreo, nonostante abbia avuto il coraggio di rinunciare alla ricchezza e
al fasto, non è riuscito a entrare nella terra promessa, non è entrato nell’Oltre
definitivo qui sulla terra, neppure con le Tavole della Legge in mano.
Gesù ha commentato la Legge dopo aver proclamato le Beatitudini che
sono una Buona Notizia per tutti; tra le dichiarazioni che ha fatto, ha
detto così:
«Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico;
ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché
siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e
sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate
quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i
pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di
straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come
è perfetto il Padre vostro celeste. » Mt 5,43-48
Voglio concludere leggendo un commento al Decalogo, di cui non ho il nome
dell’autore, dopo averlo però leggermente modificato:
1 /2 Poiché ti amo e desidero che la nostra relazione duri per sempre,
spero che tu non preferisca altri dèi, né guarderai le loro fotografie.
3 - Sappi che nell’unirti a me assumerai il mio Nome. L’amore
comporta il rispetto: vorrei che tu non lo utilizzassi alla leggera perché
il mio Nome ti appartiene, sei mia immagine e somiglianza.
4 - Ricordati che quando sarai molto occupato, io vorrò stare con te.
Mettiamo da parte un giorno speciale per vederci e chiamiamolo
shabbat che significa tregua, la nostra festa e ricordiamolo con amore.
Durante questo giorno saremo liberi di occuparci dell’essenziale.
5 - Circonda d’affetto coloro che ti hanno dato la vita, tuo padre e tua
madre. Dal loro amore, fonte di vita, si è perpetuata l’opera della
creazione che ti permette di essere per un tempo sulla terra e poi di
tornare nella mia Casa dove è pronto il tuo posto.
6 - Le tue radici ti uniscono a tutti gli esseri umani. Proteggi la loro
vita perché tutti hanno un valore infinito per me e ogni vita che
proviene da me è sacra.
7/10Non danneggiare gli affetti, i beni e la reputazione del tuo
prossimo neanche con il pensiero. Ricordati che sono i tuoi fratelli.
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Questo profumo mi piace.
Gesù dalla croce disse “Tutto è compiuto”, siamo partiti dalla Legge prima di
Lui per giungere alla pienezza della verità dell’Amore con Lui. L’Amore
compie ogni cosa in noi e attraverso di noi e quando ci abita, comprendiamo
giorno dopo giorno, per la Luce dello Spirito, ciò che è buono e ciò che invece
dobbiamo abbandonare per il nostro bene e di quanti attraversano la nostra
vita. I comandamenti ci insegnano ad essere brave persone, Gesù e il suo
Esempio ci insegnano ad essere Amore per l’eternità: questo è di più, molto di
più.
Buona vita! Buona Vita a tutti!
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