Numero 33: Demansionamento: professionalità tradita

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Numero 33: Demansionamento: professionalità tradita
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DEMANSIONAMENTO:
PROFESSIONALITÀ TRADITA
33
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Anno V - numero 33 - giugno 2015
Editore: DirCredito
Direttore responsabile: Cristina Attuati
Comitato di direzione: Maurizio Arena, Silvana Paganessi,
Cristina Attuati
Hanno collaborato a questo numero
Maurizio Arena, Cristina Attuati, Silvio Brocchieri,
Dante Columbro, Elisabetta Giustiniani, Livio Iacovella,
Gennaro Maselli, Claudio Minolfi, Giulio Romani, Marco Valentini
Progetto grafico: Claudia Spoletini
Stampa: I&W s.r.l. - Roma
Redazione: Via Principe Amedeo 23 - 00185 Roma
Periodico telematico: Reg. Trib. Roma n. 118/2014
Periodico cartaceo: Reg. Trib. Roma n. 441/2005
Iscrizione al ROC n. 13755
pubblicato il 2 luglio 2015
SOMMARIO
IL PUNTO
Bail-In
L’EDITORIALE
Demansionamento: professionalità tradita
INTERNAZIONALE
Brevi dal mondo
L’Italia incontra il mondo
SINDACATO
Una crisi, nella crisi
Quale Sindacato Unico
Ripartono le relazioni industriali ma non si parla di premio aziendale
I bancari approvano l’ipotesi di rinnovo del CCNL
LA PAROLA A...
La luce vince l’ombra. Gli Uffizi a Casal di Principe
SOCIETÀ
Banche denunciate per usura. La colpa delle procedure
LEGALE
Osservatorio sulla giustizia
Il filo d’Arianna
LAVORO
La formazione e l’eccellenza organizzativa
Senso di appartenenza, soddisfazione e profitto
Soddisfazione lavorativa, il miglior sistema incentivante
PENSIONI
La riorganizzazione del sistema pensionistico
BANCHE
Banche, innovazione tecnologica e multicanalità
CURIOS@NDO
Dal WOB. Le principali notizie di giugno
Stufi delle solite vacanze?
Incon t ri
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DEMANSIONAMENTO:
PROFESSIONAITÀ TRADITA
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n I L P U N TO
Il fatto
del mese
BAIL-IN
L’ITALIA RECEPISCE LE NORME IN MATERIA DI UNIONE BANCARIA EUROPEA
PER LA STABILITÀ DEI MERCATI FINANZIARI
Il salvataggio delle banche a opera di azionisti e creditori, meglio noto come 'bail-in' arriva anche in Italia. La Camera ha
approvato la legge di delegazione europea che prevede il recepimento di norme in materia di Unione bancaria europea
finalizzate alla stabilità dei mercati finanziari (meccanismo di vigilanza unica, vigilanza sui depositi, disciplina della crisi bancaria
e il ricorso a strumenti di intervento pubblico).
La norma stabilisce che dal 2016 i problemi degli istituti di credito andranno risolti all'interno degli stessi e non con interventi
esterni, anche ricorrendo ai depositi superiori ai 100mila euro, oltre che agli azionisti e agli obbligazionisti meno assicurati.
Inoltre il governo dovrà valutare "l'opportunità di stabilire modalità applicative del bail-in coerenti con la forma societaria
cooperativa".
Un meccanismo che in Europa è già scattato nel caso di Cipro e che di fatto ribalta quanto successo con la crisi finanziaria:
si passa da un sistema in cui la risoluzione delle crisi si basa su apporti esterni, generalmente contributi statali, leggasi dei
contribuenti – il cosìddetto bail-out – a un nuovo sistema, che individua tra gli stessi intermediari le risorse necessarie
tramite il coinvolgimento di azionisti e creditori – bail-in.
"Sono escluse dall’applicazione del bail-in alcune categorie di passività, quelle più rilevanti per la stabilità sistemica o quelle
protette nell’ambito fallimentare, come i depositi di valore inferiore a 100.000 euro, le obbligazioni garantite da attivi della
banca, i debiti a breve sul mercato interbancario.
Altre categorie di passività potranno essere escluse dall’autorità di risoluzione, in casi particolari, sulla base di una valutazione
specifica degli effetti sulla stabilità sistemica e del possibile contagio.
Nell'allocazione delle perdite dovrà essere rispettata la gerarchia prevista dalla direttiva, che in parte modifica quella con-
corsuale prevedendo, tra l'altro, che i depositi superiori a 100.000 euro detenuti dalle persone fisiche e dalle piccole e
medie imprese siano colpiti dopo gli altri crediti chirografari (cosiddetto pecking order).
In ogni caso, il trattamento riservato agli azionisti e ai creditori nell’ambito della risoluzione non potrà essere peggiore rispetto a quello che essi avrebbero subìto in caso di liquidazione coatta amministrativa".
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In cont ri
Redazionale
L’ E D I TO R I A L E
n
DEMANSIONAMENTO:
PROFESSIONALITÀ TRADITA
di Maurizio Arena
nenti al livello di inquadramento inferiore”. Se così fosse, saremmo in presenza di una vera e propria follia, in
quanto se è evidente che la modifica
degli assetti organizzativi è un presupposto nelle mani dell’azienda, è altrettanto chiaro che la stessa potrebbe
assumere una connotazione troppo
generale e quindi fuori controllo. Sembrerebbe quindi che la discesa del lavoratore possa essere oltre che
totalmente discrezionale anche molto
più facile e veloce della crescita professionale dello stesso.
Credo che di fronte a questa prospet-
tiva il sindacato debba attrezzarsi individuando degli strumenti, anche contrattuali, che gli consentano, insieme al
lavoratore che rappresenta, di gestire
questa eventualità, che ci auguriamo sia
remota, al meglio. È infatti impensabile
che le banche che da anni dicono di
cercare un riscatto reputazionale e un
rilancio di immagine e redditività possano anche solo immaginare di conseguirlo attraverso la demolizione delle
professionalità e delle competenze dei
propri dipendenti. Per quanto è in nostro potere combatteremo perché ciò
non avvenga.
“ Sembrerebbe quindi
che la discesa del lavoratore
possa essere oltre che
totalmente discrezionale
anche molto più facile e veloce
della crescita professionale
dello stesso
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“
“L’imprenditore avrà piena libertà di
demansionare i propri dipendenti e
ridurre gli stipendi con accordi individuali. E grazie a un decreto del 2011,
il lavoratore, in deroga alla legge, potrà
perdere anche più di un livello di
inquadramento”.
È questo, in pillole, il contenuto del
terzo decreto attuativo del Jobs Act,
che, definitivamente, alza il velo su una
legge che fin dall’inizio ci ha visto critici
perché ha reso evidente come, ancora
una volta, si tenti di scambiare il diritto
al lavoro, costituzionalmente garantito,
con l’indebolimento dei diritti del singolo lavoratore.
Secondo l’analisi dei giuslavoristi, che in
queste settimane stanno approfondendo i contenuti e le implicazioni del
provvedimento, pare proprio che la
norma sarà di portata generale, potendo quindi essere applicata a tutti i
lavoratori subordinati, con vecchi e
nuovi contratti.
Se così fosse, parleremmo di milioni
di persone, in particolar modo lavoratori che operano nel privato, visto che
è ancora aperta la querelle se e come
il jobs act possa venir applicato nel
pubblico.
In sostanza quindi anche nel nostro
settore si potrebbe verificare l’eventualità che qualche datore di lavoro decida, o quantomeno tenti, di demansionare i propri dipendenti e ridurre gli
stipendi con accordi individuali, a seconda delle esigenze organizzative
aziendali.
Se da un lato si introducono incentivi
economici per favorire nuove assunzioni, dall’altro viene lasciata piena discrezionalità ai datori di lavoro. “In caso
di modifica degli assetti organizzativi
aziendali che incidono sulla posizione
del lavoratore, infatti, lo stesso può essere assegnato a mansioni apparte-
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n INTERNAZIONALE
BREVI DAL MONDO
Notizie, fatti e curiosità oltre i confini
FRANCIA
Non hanno perso tempo i gendarmi
del settore bancario francese, i quali,
senza nulla togliere all’indagine giudiziaria in corso, hanno inflitto a UBS
un’ammenda di 10 milioni di euro.
Il motivo: non aver messo in campo
un’adeguata sorveglianza sui prodotti
bancari nel mirino degli investigatori.
L’Autorité de Controle Prudential
punta il dito contro la banca svizzera
e la sua filiale francese: il personale
vendite avrebbe offerto conti bancari
battenti bandiera della confederazione per aiutare i clienti a sfuggire al
fisco di Parigi.
Accuse prontamente smentite da
UBS, che però, secondo gli inquirenti,
avrebbe aspettato ben 18 mesi dopo
l’avvertimento iniziale per mettere in
campo i controlli richiesti.
STATI UNITI
Obama usa il patriottismo per attirare personale specializzato. Il Presidente aveva promesso, fin dalla
campagna del
2008,
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di trasformare in una “casa di vetro”
il governo, consentendo ai cittadini
di verificarne l’operato in diretta su
internet.
C’è riuscito parzialmente, grazie all’aiuto di Mickey Dickerson, ex manager di Google, che ha informatizzato
tutta la riforma sanitaria.
Quando però si è trattato di estendere la ricostruzione del cuore digitale di altre aree dell’Amministrazione, sono emerse le difficoltà di reclutamento, non avendo la possibilità
di offrire stipendi nemmeno lontanamente paragonabili a quelli che
ingegneri, matematici e computer
scientist percepiscono nella Silicon
Valley.
L’ex manager di google ha allora
pensato di ricorrere al patriottismo
“fatelo per il vostro Paese, l’America ha bisogno di voi” e sembra stia
funzionando, in quanto hanno risposto all’appello 770 tra programmatori, architetti informatici ed
esperti di giurisprudenza applicata
alla tecnologia.
Manca soltanto l’approvazione del
Congresso
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per stanziare i necessari 105 milioni
di dollari per finanziare l’attività dello
US Digital Service, e non sarà facile.
BOLIVIA
Il Presidente boliviano, Evo Morales,
a Milano, per la Conferenza ItaliaAmerica Latina, ha dichiarato di non
accettare il libero scambio con la UE.
La sua visione, in realtà, è più allargata
e si riferisce a un rifiuto ideologico
del neo liberalismo e del libero commercio, rivendicando la scelta del suo
paese di avere relazioni diplomatiche
bilaterali con tutti i paesi del mondo,
rispettando le differenze.
Il fatto che sia anche andato a parlare
alla Bocconi, l’università del capitalismo italiano, non lo ritiene una contraddizione, bensì un’occasione per
raccontare la propria esperienza di
socialismo comunitario.
D’altra parte, la Bolivia era uno dei
paesi più poveri dell’America Latina
e, da quando Morales è diventato
Presidente, è il paese che ha uno dei
tassi di crescita più alti del continente.
GERMANIA
Nuovo colpo di scena a Deutsche
Bank. L’ufficio di Francoforte della
banca tedesca è stato oggetto di una
perquisizione da parte della polizia.
Secondo i bene informati, gli investigatori cercavano prove su una serie
di transazioni effettuate da una filiale
di private banking acquistata nel
2010.
Un’altra gatta da pelare per John
Cryan, il manager chiamato a dirigere
la banca dal primo luglio al posto di
Anshu Jain che, il prossimo anno,
dopo l’uscita dell’altro coamministratore delegato Fitscher, rimarrà solo al
comando di un istituto piagato dagli
scandali.
S I N D A C AT O
n
UNA CRISI, NELLA CRISI
Dal declassamento sociale al demansionamento professionale
Si dice spesso mal comune mezzo
gaudio, tuttavia niente è più falso del
vecchio detto popolare quando lo
si accosta alla profonda crisi economica che sta “ammazzando” il vecchio
continente.
Anche in Francia, infatti, così come nel
nostro Paese, aumentano le persone
disoccupate da molto tempo che, pur
di tornare a lavorare, accettano impieghi pagati male e meno qualificati di
quelli svolti precedentemente.
Si tratta di un fenomeno sociale che si
sta velocemente diffondendo, creando
disagio, ma soprattutto un pericoloso
precedente: sempre più spesso un
lungo periodo di disoccupazione
sfocia in una sorta di “declassamento
sociale”.
Ormai, stando ai dati forniti dall’INSÉÉ,
Institut National de la Statistique et des
Études Économiques, l’ISTAT francese,
quasi un disoccupato su due sta cercando inutilmente una nuova occupazione da più di un anno.
Si tratta della conseguenza diretta del
persistere di una crisi che ormai dura
da più di 7 anni e che soprattutto non
ha investito, come nel passato, solo
l’occupazione di livello medio basso,
ma anche quelle fasce del terziario, tradizionalmente meno soggette agli
scossoni ciclici del mercato del lavoro.
In sostanza, abbiamo assistito al verificarsi di “una crisi nella crisi” che, colpendo trasversalmente il fattore lavoro, ha coniugato l’impoverimento causato dalla disoccupazione con un progressivo depauperamento della qualità
del lavoro.
Ciò rappresenta una contraddizione in
termini, visto che la maggior parte degli
economisti di fama mondiale concordano sul fatto che la ripresa potrà essere agganciata dall’Europa solo se la
competizione con i Paese emergenti
avverrà in termini qualitativi e non
certo quantitativi. In poche parole, se il
Vecchio continente vuole mantenere
la propria supremazia economica lo
deve fare scommettendo in eccellenza,
ricerca e innovazione e non certo su
un abbattimento di costi che non potranno mai avere dinamiche simili a
quelle di Paesi come la Cina o l’India.
A soffrire di questa situazione oggi non
sono più paradossalmente solo i giovani in cerca di occupazione, ma centinaia di migliaia di lavoratori maturi che,
a fronte di continui allungamenti dell’età pensionabile, hanno visto mutare
radicalmente il proprio orizzonte, perdendo contemporaneamente il lavoro
e il diritto alla pensione e andando
drammaticamente ad allungare le liste
di disoccupazione.
In Italia, al fenomeno del declassamento sociale si è spesso aggiunto
anche quello del demansionamento
funzionale dal quale, purtroppo, non è
rimasto immune nemmeno il settore
bancario.
Sono infatti sempre più numerosi i
casi in cui a persone con profili pro-
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fessionali elevati vengono proposti e
assegnati, con la scusa di continue ristrutturazioni, compiti di livello inferiore, una sor ta di declassamento
professionale che diventa pericolosamente l’anticamera del demansionamento, per ora solo operativo, ma
che, stando a quanto previsto nel job
act, correrebbe il rischio di diventare
anche salariale.
Una situazione che se non monitorata
e gestita con grande attenzione rischia
di diventare esplosiva, innescando un
vero e proprio meccanismo di distruzione delle competenze e mettendo le
persone nella condizione di accettare
qualsiasi forzatura pur di mantenere il
proprio posto di lavoro.
Uno scenario apocalittico e di difficile
realizzazione? Forse. Sta di fatto che chi
conosce bene le dinamiche del lavoro
che hanno caratterizzato questi ultimi
anni di crisi nulla è più valido dell’antico
detto latino che recita: “Si vis pacem,
para bellum”.
Cristina Attuati
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n L A PA RO L A A . . .
LA LUCE VINCE L’OMBRA
GLI UFFIZI A CASAL DI PRINCIPE
Iniziativa di R_Rinascita, programma di First Social Life per lo sviluppo di economia della conoscenza
Da anni diverse pubblicazioni di importanti istituzioni internazionali, di ricercatori e di economisti dimostrano
quanto la corruzione sia un grave
freno per lo sviluppo del Paese e di un
sano mercato del lavoro. In queste settimane, soprattutto grazie al lavoro eccezionale della magistratura romana, si
sta chiarendo un altro particolare
aspetto del fenomeno corruttivo, vero
e proprio strumento criminale mafioso
di penetrazione nella comunità e nelle
amministrazioni politiche. Ma non solo.
Infatti, il dato più preoccupante è rilevare come l'intreccio "nel mondo di
mezzo" della corruzione tra mafiosi e
enti associativi, all'apparenza del tutto
legali, abbia minato radicalmente le
fondamenta del meccanismo di solidarietà e di welfare verso i più fragili.
In questo caso, le principali vittime
sono il volontariato e la fiducia, elemento indispensabile per lo sviluppo e
il progresso del mercato del lavoro.
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Senza fiducia non può crescere alcuna
prospettiva sostenibile per un nuovo
modello economico post crisi.
First Social Life, nel suo piccolo, già da
un anno, vuole contribuire alla difesa
del "diritto civile alla fiducia" mettendo
insieme parti del Governo, degli Enti
Locali, importanti Istituzioni museali, associazioni e buona cooperazione, affiancati da importanti protagonisti del
mondo imprenditoria e da Confindustria. R_Rinascita è il programma di
First Social Life di sviluppo di economia
della conoscenza, che a Casal di Principe porterà dal 21 giugno al 21 ottobre prossimi gli Uffizi, il museo di
Capodimonte, di Capua e la Reggia di
Caserta in una grande mostra sulla
luce.
"La luce vince l'ombra - gli Uffizi a
Casal di Principe" è curata da Antonio
Natali e Fabrizio Vona con Marta
Onali, vertici degli Uffizi e già del
museo di Capodimonte, e ha il pregio
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di essere stata prodotta integralmente
da First Social Life attraverso un capillare lavoro di sponsor privati confluiti
economicamente e culturalmente a
sostegno di R_Rinascita. Per la prima
volta nella storia italiana, il più grande
museo nazionale esporrà opere preziosissime, da Mattia Preti ad Artemisia
Gentileschi, per dire solo alcune, all'interno di un bene confiscato alla camorra, a tempo di record (meno di un
mese) completamente recuperato secondo parametri espositivi internazionali. Imprese, protagonisti del mondo
del credito, della cooperazione, delle
fondazioni, dell'industria, delle associazioni si sono aggregati attorno al progetto di First Social Life di economia
della conoscenza, dando vita al primo
polo del distretto della fiducia in Italia.
Epicentro di tutto questo il paese di un
coraggioso sindaco, Renato Natale, con
gli amici del Comitato don Peppe
Diana, Libera, Nuova Cooperazione
Organizzata, in una casa confiscata al
killer Egidio Coppola e oggi, museo e
incubatore di economia sociale, sotto
un'altra dedica: casa don Peppe Diana.
Alla sfiducia e alla corruzione occorre
opporre un nuovo paradigma, che includa la legalità, capace di promuovere
la responsabilità sociale di tutti, persone e imprese perbene, parti sociali
e il sindacato che si vuole rinnovare.
Un percorso che ha come protagonisti
circa 80 volontari: Ambasciatrici e Ambasciatori della “Rinascita”, seguiti in un
complesso percorso formativo e di
crescita collettiva dai volontari di First
Social Life, e in collaborazione con la
Seconda Università di Napoli, il Soroptimist international, l’Arma dei Carabinieri e con il sostegno della Fondazione Unipolis e di tanti altri Partner.
Giulio Romani
Segretario Generale First Cisl per First Social Life
SOCIETÀ
n
BANCHE DENUNCIATE PER USURA
LA COLPA DELLE PROCEDURE
L’usura bancaria, il tema emblematico sollevato da Don Ciotti
Dobbiamo essere doppiamente contenti tutte le volte che un “bene mafioso” viene confiscato e riutilizzato a
fini sociali. La prima ragione è perché,
come comunità di cittadini, siamo risarciti delle azioni criminali, la seconda è
che quelle confische sono affidate a
persone “perbene” o a tipi “tosti” come
don Ciotti.
Alla fine dello scorso anno, mentre si
chiudeva il primo drammatico atto di
“mafia capitale”, da Gioia Tauro don
Ciotti proponeva un altro tema, emblematico per i nostri tempi: l’usura
bancaria.
La contemporaneità dei
due episodi, corruzione e
malversazione da una
par te e usura delle banche dall’altra, mostra un
denominatore comune:
sono entrati nell’anima
della nostra cultura. Con
una differenza però: i
crimini sono imputabili
a persone riconoscibili,
tant’è che a Roma li
stanno mettendo quasi
tutti in galera, l’usura delle
banche, almeno per i nostri Tribunali, non è invece riconducibile a soggetti identificabili, ma più
facilmente, a “procedure”.
Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, ha
infatti dichiarato che le “procedure
sono automatizzate per calcolare i tassi
e far rispettare le leggi”, e la gran parte
delle procure archivia l’aspetto penale
dell’usura bancaria, in quanto, pur avendola rilevata, tuttavia non può dimostrare il dolo da parte delle banche.
Nelle procedure di calcolo dei tassi,
che variano ogni 3 mesi per adeguarsi
alla “soglia” fissata trimestralmente da
Banca d’Italia, sono comprese anche
spese a vario titolo, commissioni e
oneri che normalmente alzano il tasso
fissato di oltre il 50%, facendogli superare la “soglia” e quindi entrare nell’usura. Un aspetto esemplificativo è il
divisore nel conteggio degli interessi sui
mutui: per le banche italiane è 360, e
non 365 giorni, come quanti ne ha
l’anno solare. Concezione del tempo
relativista!
Mediamente gli Istituti di credito perdono tutte le cause intentate per usura
e tendono perciò a transare. Lo fanno
però pretendendo la “clausola di riser-
dere i propri conti correnti. “Libera” e
tutte le associazioni a essa collegabili lo
avrebbero fatto, se non si fosse arrivati
a un accordo ragionevole, consentendo a De Masi e ai suoi 40 operai di
continuare a lavorare.
L’accordo è arrivato su un tavolo ministeriale a fine aprile e De Masi ha ripreso l’attività.
Lezione memorabile di un presbitero
montanaro che con il riutilizzo dei beni
confiscati ai mafiosi ha dimostrato che
per il Sud del Paese qualcosa si può
fare e meglio, rispetto ai tanti fondi
vatezza” in modo da evitare la divulgazione della “malefatta”.
Don Ciotti, da tosto qual è, non si è
posto molti problemi e ha denunciato
pubblicamente per usura alcune banche, indicandone la precisa ragione sociale. È accaduto a Gioia Tauro, in
occasione di una manifestazione di solidarietà a favore dell’imprenditore De
Masi, “strozzato” dalle banche e noto
per le denunce ripetute contro il racket. Il prete veneto con tono minaccioso ha invitato tutti i correntisti di
quegli Istituti, che stavano soffocando
l’attività di De Masi, a prepararsi a chiu-
straordinari, agli sforzi supplementari,
alle casse del Mezzogiorno.
Se le banche fossero “furbe”, come dimostrano di essere, e meno spocchiose
dovrebbero chiedere a don Ciotti come
sistemare gli oltre 183 miliardi di sofferenze che gravano sui bilanci.
Lui, sicuramente, più che optare per
una “bad bank”, si affiderebbe ai suoi
contabili per una onesta revisione dei
conti, svelando che tante di quelle sofferenze non esistono e che tra i fattori
da considerare per la insolvibilità, ce n’è
uno, tutto italiano: l’usura bancaria!
Elisabetta Giustiniani
Incon t ri
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n S I N D A C AT O
QUALE SINDACATO UNICO
L’unitarietà non può e non deve annullare le peculiarità di ciascuno
Se in merito al nuovo mantra del sindacato unico, anche Squinzi, presidente
di Confindustria, afferma, durante l’assemblea di Unindustria Rimini: “Non
credo che in un paese democratico sia
possibile e auspicabile. Io sono un democratico, non ho alcuna ambizione di
questo tipo: mi sembra una esternazione del momento”, forse sarebbe
utile e opportuno aprire una riflessione e una discussione più ampia sul
tema lanciato”.
Innanzitutto è necessario fare chiarezza
sulla terminologia: unitario non è la
stessa cosa di unico, non ha lo stesso
significato. Il sindacato unitario¸ che
mira all’unità, ovvero una struttura organica che ha trovato tutti d’accordo
sulla soluzione di uno o più temi – che
“
La pluralità e la libertà
di pensiero e di espressione,
peculiarità fondamentali
di tutte le democrazie
occidentali, si ripercuotono
e si sviluppano
panorama sindacale.
10
n gi u gno 2015 -
“
anche nel variegato
In cont ri
potrebbe rappresentare una delle definizioni a tendere – è completamente
agli antipodi da un sindacato unico inteso come una “sola” organizzazione,
con un “solo” pensiero, in cui, inevitabilmente, non possono coesistere opinioni e idee diverse al suo interno.
Anche Emilio Gabaglio, presidente
della CES – la Confederazione Europea dei Sindacati – dal 1991 al 2003,
sottolinea come in Europa sia prevalente lo schema relativo al pluralismo sindacale evidenziando, inoltre,
che in proposito di sindacato unitario non esiste mai una sola organizzazione, ma un’organizzazione principale, dominante.
La pluralità e la libertà di pensiero e di
espressione, peculiarità fondamentali di
tutte le democrazie occidentali, si ripercuotono e si sviluppano anche nel
variegato panorama sindacale.
In Italia, in particolare, l’articolo 39 della
Costituzione recita:
“L'organizzazione sindacale è libera. Ai
sindacati non può essere imposto
altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. È condizione
per la registrazione che gli statuti dei
sindacati sanciscano un ordinamento
interno a base democratica. I sindacati
registrati hanno personalità giuridica.
Possono, rappresentati unitariamente
in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce”.
Se poi, analizziamo, in modo più approfondito i modelli di riferimento di Paesi
a noi più vicini, cui fanno capo milioni
di lavoratori, si può intuire come la loro
formazione si sia sviluppata in maniera
organica e in linea con la legislazione
nazionale di riferimento.
Germania, Austria e in generale i Paesi
scandinavi e del nord Europa, dove
operano organizzazioni sindacali che si
possono definire unitarie, sono carat-
terizzati, quale ulteriore contrappeso al
sistema unitario, dalla partecipazione
dei lavoratori alla gestione dell’impresa.
Diversamente, in Gran Bretagna, così
come negli Stati Uniti, il salario minimo
da corrispondere ai prestatori d’opera
è già stabilito e garantito da leggi e
norme nazionali.
In Germania, per tradizione e cultura,
il sindacato è sempre stato tendenzialmente unitario. La Confederazione tedesca dei sindacati DGB – Deutscher
Gerwerkschafts Bund – raccoglie sotto di sé tutti i sindacati unitari di categoria, che attualmente sono otto.
Questo comunque non toglie niente
al fatto che esistano anche altre sigle
minoritarie.
Il “contrappeso” della partecipazione
viene inteso come la possibilità, definita
e codificata per legge, di nominare i
propri delegati, in misura paritetica tra
i rappresentanti dei lavoratori – non
rappresentativi degli interessi sindacali – e quelli della proprietà, nel Consiglio di Sorveglianza che decide le
linee strategiche aziendali. Inoltre, a
fianco di questo organismo, opera –
composto interamente da dipendenti – il Consiglio di Fabbrica che si
occupa invece delle condizioni di lavoro e che discute gli accordi aziendali.
È importante sottolineare come la società tedesca intenda la partecipazione
nel senso che i dipendenti/lavoratori
contribuiscono al percorso decisionale
senza assumere in prima persona
quote azionarie di rischio; l’azionariato
popolare e diffuso non rientra in questa logica.
La OGB – Osterreichischer Gewerkschaftsbund – è la Confederazione
dominante austriaca. Il tavolo negoziale
si sviluppa essenzialmente a livello nazionale, ma anche in questo caso, come
in Germania, i lavoratori sono inseriti
nei Consigli di Sorveglianza.
Nei Paesi scandinavi – Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia – i lavoratori
partecipano alla gestionale aziendale
tramite il Consiglio di Amministrazione
con una minoranza fissa – determinata
da ciascun Paese – di rappresentanti
eletti tra i dipendenti.
Le Organizzazioni sindacali unitarie
sono rappresentative dei ruoli e delle
mansioni (mestieri) dei lavoratori, infatti operano in maniera disgiunta e au-
tonoma: una nel settore delle cosiddette “tute blu”, una in quello dei “colletti bianchi” e una per tutti quei
lavoratori che possiedono un “titolo
accademico”. È in evoluzione anche la
costituzione di sindacati alternativi di
ispirazione cristiana.
Il modello inglese, che si basa sostanzialmente sulla contrattazione a livello
aziendale, è incentrato sul salario minimo garantito per legge dal 1999 (governo Blair) ed è caratterizzato da una
miriade di sindacati di categoria – se
ne contano circa settanta – riuniti tutti
sotto l’egida unitaria della TUC (Trades
Union Congress).
Negli Stati Uniti, dove non esiste un
contratto collettivo nazionale di lavoro
bensì la sola contrattazione aziendale,
il contrappeso e la salvaguardia dei lavoratori, in assenza del sindacato, è determinata, anche in questo caso, dal
salario minimo fissato per legge e pari
a 7,75 dollari l’ora. Sono i lavoratori a
scegliere, con una votazione a maggioranza tra di loro, se avere o meno una
rappresentanza sindacale in azienda; in
caso positivo un ulteriore referendum
deciderà la sigla che avrà la rappresentanza esclusiva di tutti i dipendenti.
Volgendo lo sguardo verso Oriente, ci
si trova in una dimensione che discosta notevolmente, per storia e per
cultura, da quella occidentale. Nonostante le numerosissime difficoltà, è
possibile constatare come il movimento sindacale sia in costante e
continua evoluzione e affermazione. In quasi tutti i Paesi, le
poche Organizzazioni esistenti
sono, purtroppo, assoggettate al potere politico che
ne determina le decisioni.
In Cina, per esempio,
l’unico sindacato libero è
il CLB – China Labour
Bulletin – fondato nel
1994 sulla scia dei fatti
accaduti in Piazza Tienanmen e ha base a
Hong Kong.
L’analisi potrebbe senza dubbio andare oltre, in termini geografici
e di approfondimento,
tuttavia può ritenersi
sufficiente per alcune,
prime considerazioni.
Incon t ri
- gi ugno 201 5 n
S I N D A C AT O n
Evocare in continuazione “modelli
esteri” quale unica soluzione ai problemi interni, senza evidenziare e approfondire il contesto socio-culturale
di riferimento comporta una visione
miope delle problematiche e lascia
presupporre di non essere in grado di
elaborare proposte adeguate e applicabili alla realtà sociale del nostro
Paese.
L’unitarietà, che potrebbe essere la
strada da percorrere, non può e non
deve annullare peculiarità e caratteristiche basilari dei soggetti coinvolti.
Semmai, il movimento sindacale dovrebbe il più possibile prendere le distanze e liberarsi da tutti quei vincoli
riferiti e riferibili alla sfera politica-partitica, che talvolta hanno condizionato
scelte, azioni e, purtroppo, risultati.
Silvio Brocchieri
11
n L AV O RO
LA FORMAZIONE
E L’ECCELLENZA ORGANIZZATIVA
Nelle aziende eccellenti contano realmente le persone e la condivisione di ciò che è giusto fare
Quando si pensa a un’azienda eccellente l’attenzione corre immediatamente ai risultati della gestione. L’eccellenza emerge certamente dalla capacità di produrre ricchezza per gli azionisti, dall’incremento della quota di
mercato, dalla qualità dei prodotti o dei
servizi riconosciuta dai clienti. Le
aziende eccellenti, però, hanno anche
un’altra capacità: sanno creare benessere organizzativo, ovvero un contesto
in cui le persone sono “posizionate”
con consapevolezza, disponibilità, voglia
di “esserci”.
Il “benessere organizzativo” non è improvvisazione. Non si ottiene perché si
sta semplicemente bene insieme.
Dietro la sua concretizzazione c’è un
mix di elementi che di volta in volta
vanno utilizzati e dosati con attenzione
“
“L’istruzione
e la formazione
sono le armi più potenti
che si possono utilizzare
Nelson Mandela
12
n gi u gno 2015 -
“
per cambiare il mondo”
In cont ri
perché l’impresa possa continuare
anno dopo anno a dirsi e a essere riconosciuta eccellente, sia sul versante
dei risultati che come “luogo in cui si
vive bene la socialità”.
Gli elementi di riferimento non sono
tantissimi e la formazione è uno dei più
importanti.
“Essere eccellenti” nel medio/lungo periodo, e non solo nel breve, nella nostra accezione significa:
- ottenere risultati qualitativi
- produrre valore
- realizzare un ambiente positivo in cui
le persone possono esprimersi, socializzare e partecipare
- condividere i valori che aggregano e
giustificano la fatica, punti di riferimento
soprattutto quando i risultati a tendere
non sono immediati e i competitor
sono agguerriti e preparati.
Sono i valori che caratterizzano le
aziende eccellenti.
Sono valori però testimoniati nel quotidiano.
Si respirano nel modo in cui si curano
le relazioni con i clienti e i fornitori, si
gestiscono i collaboratori, si selezionano i nuovi assunti, ci si accomiata
dagli anziani, si sceglie l’arredamento e
l’ambiente di lavoro.
Le persone che partecipano all’eccellenza di risultati i valori di riferimento
li conoscono e li condividono. Sanno
rispondere e sanno indicarli se sono
interrogati.
Forse non utilizzano gli stessi termini
con cui sono stati descritti nei documenti aziendali, ma certamente sanno
benissimo renderne il concetto e spiegarli “a modo loro” senza stravolgerne
contenuti e significati.
È in base ai valori, chiari e condivisi, che
si ottiene poi il benessere organizzativo, costruito insieme giorno dopo
giorno, realizzando nel tempo giusto
una “visione aziendale” non imposta e
non unicamente monetaria. Occorre
crederci, impegnarsi per renderla concreta, e la spinta al fare non può ovviamente essere solo economica.
Attraverso la formazione continua all’interpretazione del ruolo, strumento
fondamentale per diffondere i valori
nel quotidiano, le aziende eccellenti sviluppano una “leadership diffusa” al proprio interno, capace di guidare,
stimolare gruppi di lavoro, ma anche di
fornire idee a chi decide.
Il segreto sta nel canalizzare adeguatamente, “istituzionalmente” diremmo
noi, la leadership “gerarchica” e la leadership “di competenza” per ottenere
un contesto in cui la leadership “diffusa” è parte del DNA di tutti coloro
che partecipano allo sforzo di rendere
tangibile la visione.
Un ambiente caratterizzato dalla leadership “diffusa” non è facile da vivere.
È pieno di sollecitazioni, stimoli, spinte
verso risultati qualitativi, ansia a volte.
Tutto questo è sì stress, ma stress “positivo”. La forza delle aziende eccellenti
sta nella capacità di ridurre se non eliminare lo stress “negativo”, che non
produce alcun valore aggiunto perché
genera solo competizione interna tra
ruoli, funzioni e persone che invece
dovrebbero collaborare tra loro.
Lo stress “negativo” è figlio della carenza di sistemi e modelli di gestione
adeguati a sostenere la tensione verso
i risultati, della poca chiarezza sugli strumenti della gestione e sul loro utilizzo,
della scarsa cultura manageriale e organizzativa. È generato da modelli di
relazione capo-collaboratore semplicistici, interpretati a soggetto, approssimativi. Determina incertezza e uno
sforzo eccessivo, costante, di interpretazione “autentica” delle priorità e delle
regole di riferimento.
Tutto questo assorbe tantissima energia psico-fisica, ma non restituisce assolutamente nulla né ai singoli né
all’organizzazione, ed è l’antitesi del benessere organizzativo.
Se tecnologia, risorse finanziarie e sistemi di funzionamento organizzativi
sono necessari a produrre eccellenza,
è pur vero che da soli non bastano. Gli
elementi “hard” non sono sufficienti a
conseguire e soprattutto mantenere
nel tempo posizioni di preminenza nel
mercato di riferimento.
L AV O RO n
Nelle aziende eccellenti contano realmente le persone e la condivisione di
ciò che è giusto fare.
È essenziale la qualità del prodotto e
del servizio e sono fondamentali le relazioni con i clienti e i fornitori. È importante il “fare” ma soprattutto il
“come” fare.
Si punta al risultato eccellente e alla sua
continuità nel tempo.
Si investe costantemente in ricerca e
sviluppo e sull’aggiornamento delle
competenze.
Si costruiscono condizioni organizzative per migliorare la qualità di quello
che deve essere percepito “valore” e
non “costo” dai clienti, e percorsi di sviluppo per le persone che realizzano
l’eccellenza.
Sono aziende in cui la formazione
(saper essere) procede di pari passo
con l’addestramento (saper fare).
Si premia il risultato del “fare”, e l’apprendimento e il tempo per “pensare”
come concretizzare il fare “qualitativo”
sono intesi come investimento.
Le aziende eccellenti chiedono moltissimo ma restituiscono benessere, positività a chi lavora con loro.
Offrono occasioni di confronto, esperienze diverse e sviluppo di conoscenze
e capacità, ma chiedono impegno costante, dedizione e flessibilità.
Stimolano la partecipazione e soprattutto l’attenzione verso ciò che è “giusto fare”, non solo verso quel che “si
deve fare”.
L’eccellenza organizzativa è un mix di
rigore e creatività, dove la strutturazione dei modelli gestionali non soffoca
Incon t ri
- gi ugno 201 5 n
la capacità delle persone di proporre
soluzioni, di partecipare.
I social network in cui mettere in comune idee ed esperienze hanno pari
rilevanza dei percorsi di sviluppo e
dei processi di riferimento. I sistemi
operativi di funzionamento aziendale
sono conosciuti e interpretati senza
strumentalizzazioni o distorsioni. La
comunicazione interna è favorita e
stimolata, senza diventare “cinguettio”
o pettegolezzo.
L’eccellenza di risultati è figlia del pragmatismo, ma anche della “cultura” e
della “formazione diffusa” tra gli addetti
ai lavori.
La cartina tornasole di tutto questo è
data dalle riunioni periodiche della direzione.Se l’amministratore delegato, il
direttore generale e i primi reporting
di entrambi analizzano solo gli indicatori di risultato, gli economics e i dati
di vendite, profitto e margine, siamo
nell’ordinario.
Se invece si discute con altrettanta
profondità e attenzione lo stato delle
competenze e la motivazione delle
persone che le esprimono, se il gap
tra le conoscenze e capacità necessarie e quelle disponibili è fonte di
confronto e di presa di decisione, se
lo sviluppo di condizioni interne favorevoli alla collaborazione e all’integrazione interfunzionale è sollecitato
in tutti i responsabili per il solo fatto
di essere tali, allora l’eccellenza interna ed esterna si fondono in
un’unica dimensione.
Gennaro Maselli
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Partner Alveria
n LEGALE
OSSERVATORIO SULLA GIUSTIZIA
a cura di Claudio Minolfi
n Corte di Cassazione - Sezione Lavoro
Sentenza n° 7899 del 17 aprile 2015
“
Nel caso di risoluzione
del rapporto di lavoro...
per iniziativa aziendale,
è necessario specificarne
la motivazione.
In difetto,
il licenziamento sarà da
“
ILLEGITTIMO IL LICENZIAMENTO DEL DIRIGENTE PER RAGGIUNGIMENTO DEI REQUISITI PENSIONISTICI SIA PER ETÀ CHE PER ANZIANITÀ CONTRIBUTIVA
È da considerare inefficace il provvedimento espulsivo comminato al Dirigente
aziendale, sia pure sulla scorta di un contratto di lavoro individuale, se motivato
unicamente dal raggiungimento dei requisiti utili per il suo collocamento in quiescenza. Confermando le decisioni della Corte d’Appello di Reggio Calabria, ha
così stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza in esame, chiarendo tra l’altro
che anche se il contratto preveda la sua risoluzione al raggiungimento dei requisiti
pensionistici, qualora di ciò non vengano fornite puntuali indicazioni e prove, a
nulla vale l’asserzione che il recesso sarebbe stato esercitato non solo per il raggiungimento dell’età pensionabile, ma anche dell’anzianità contributiva utile per il
diritto alla pensione. Nel caso, quindi, di risoluzione del rapporto di lavoro, la
parte recedente deve darne comunicazione per iscritto all’altra parte e, qualora
la risoluzione avvenga per iniziativa aziendale, è necessario specificarne contestualmente la motivazione, in difetto il licenziamento sarà da considerare ingiustificato e, pertanto, illegittimo. Stante la “tipicità e tassatività” delle cause di
estinzione del rapporto di lavoro, precisa la Suprema Corte, è da escludere l’ipotesi di risoluzione automatica legata al compimento di un’età o al raggiungimento
di requisiti pensionistici, conseguentemente sancendo la nullità delle clausole contrattuali che prevedano siffatte circostanze. Nel caso in specie, poi, l’intervenuto
rinnovo del contratto, con la consapevolezza che il Dirigente avrebbe raggiunto
l’indicata anzianità, non può che confermare tale interpretazione.
consideare ingiustificato
e, pertanto, illegittimo
n Suprema Corte di Cassazione - Sezione Lavoro
Sentenza n° 8784 del 30 aprile 2015
14
n gi u gno 2015 -
In cont ri
“
“L’abuso di un diritto,
nel caso in specie,
... non può inoltre
non avere ripercussioni
“
LEGITTIMO IL LICENZIAMENTO DISCIPLINARE DEL DIPENDENTE CHE
HA IMPROPRIAMENTE UTILIZZATO IL PERMESSO CONCESSOGLI PER
ASSISTERE PERSONE CON HANDICAP
Riformando la decisione presa in primo grado, la Corte d’Appello dell’Aquila ha
respinto le istanze avanzate da un lavoratore licenziato, a seguito di procedimento
disciplinare, per aver usufruito di un permesso retribuito concessogli ai sensi della
Legge n. 104, per l’assistenza alla madre portatrice di handicap, per esigenze del
tutto diverse. Emerso, poi, che l’utilizzo era avvenuto per banali motivazioni, finendo unicamente per concedere una giornata di svago al lavoratore, severo è
stato il giudizio espresso nelle motivazioni della sentenza di secondo grado, in
pieno confermate dalla Suprema Corte con il provvedimento in esame. A nulla
sono valse, infatti, le giustificazioni a difesa del lavoratore circa la mancata affissione
del codice disciplinare o l’assimilabilità della sua violazione ai casi di breve assenza
ingiustificata, non punita con una sanzione espulsiva, considerate irrilevanti rispetto
alla gravità della sua mancanza. Anche i Giudici della Cassazione non si sono potuti
esimere dal considerare come il comportamento incriminato avesse implicato
un disvalore sociale, avendo il lavoratore usufruito di permesso per assistere un
disabile per soddisfare proprie esigenze personali, scaricando il costo di tali esigenze sull’intera collettività, dato che tali permessi sono retribuiti in via anticipata
dal datore di lavoro, sollevato poi dall’Ente Previdenziale. L’abuso di un diritto, nel
caso in specie, in modo particolarmente odioso e grave, non può inoltre non
avere ripercussioni sull’elemento fiduciario del rapporto di lavoro.
sull’elemento fiduciario
del rapporto di lavoro”
S I N D A C AT O n
RIPARTITE LE RELAZIONI INDUSTRIALI
MA NON SI PARLA DI PREMIO AZIENDALE
Il sindacato a guida del processo di transizione, per ricondurre la banca alla sua reale funzione
All’indomani della firma sull’Ipotesi di
rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, all’interno di ogni singola azienda, sono ripartite le relazioni
industriali interrotte nello scorso mese
di gennaio.
Le tematiche che vedono coinvolti sul
tavolo negoziale sindacati e banche
non sono cambiate. Purtroppo, sono
sempre le stesse. Si ricomincia da dove
ci si era fermati, con le stesse liturgie e
con le stesse soluzioni, come se per i
banchieri nulla fosse cambiato. Sono e
restano immodificabili. Cessioni di
ramo di azienda con ricadute sui livelli
occupazionali, piani industriali che prevedono solo il taglio dei costi sul lavoro, esuberi e, come in tutti questi
ultimi anni, niente soldi per “pagare” il
Premio Aziendale (VAP). Che forse
siano serviti per distribuire dividendi
agli azionisti?...in sé, l’operazione potrebbe essere un buon segnale di ripresa da dare al mercato, ma ancora
una volta sarebbe a discapito dei lavoratori che hanno contribuito a creare
quelle risorse da distribuire.
In attesa delle necessarie autorizzazioni
da parte della Banca d’Italia, in UniCredit “è stata raggiunta, tra le Organizzazioni sindacali e l’Azienda, una ipotesi
di accordo che disciplina le ricadute
occupazionali nell’ambito del pacchetto azionario di UniCredit Credit
Management Bank (UCCMB) e, nel
contempo, determina le garanzie e i
trattamenti economici e normativi, a
tutela del personale che rimarrà nella
nuova banca”.
La cessione, che vede il coinvolgimento
di circa 700 risorse, di cui oltre 600 destinate alla nuova società – Avio S.a.r.l.
affiliata al Gruppo Fortress – definisce
garanzie occupazionali, di lunga durata
ed esigibili. Per i primi 5 anni la garanzia
che, in caso di tensioni occupazionali,
le “eccedenze” vengano riassorbite nel
Gruppo UniCredit e, per ulteriori 5
anni, nel caso le tensioni occupazionali
derivassero da dinamiche del contratto di servizio con Avio imputabili a
UniCredit, dopo aver espletato la ricerca di soluzioni alternative adeguate,
la riassunzione in UniCredit.
Ancora esuberi e piani di esodi con ricorso al Fondo di Solidarietà per il settore del credito sono all’attenzione del
“tavolo” in Unipol Banca e nel Gruppo
Veneto Banca.
Solite vertenze…stesse soluzioni. I lavo-
ratori e con loro le Organizzazioni sindacali, vorrebbero quantomeno iniziare
a parlare di Premio Aziendale ma, in
questo caso, la controparte sembra non
sentire trincerandosi in un assoluto mutismo se non “far sapere” – dopo aver
dichiarato alla stampa uno “splendido”
bilancio con utili milionari - che non sussistono le condizioni per erogare una
qualsivoglia somma dignitosa in favore
dei bancari. Soldi per banchieri e manager si, per i bancari no!
S.B.
I BANCARI APPROVANO L’IPOTESI DI RINNOVO CCNL
È giunta al termine la consultazione dei lavoratori sull’Ipotesi di accordo
per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.
Le oltre 700 assemblee, tenute capillarmente su tutto il territorio nazionale, hanno visto il coinvolgimento di circa 67.200 lavoratori che, con il
loro voto quasi plebiscitario, hanno decretato l’approvazione del documento sottoposto alla loro valutazione dalle Organizzazioni sindacali.
I voti favorevoli sono stati 64.554 pari al 96,1%, quelli contrari 1.664
(2,48%) mentre 958 (1,43%) sono gli astenuti.
Le risultanze, eccezionali in termine di consensi e di partecipazione, senza
precedenti nella storia della categoria, hanno dimostrato ancora una volta
il senso di responsabilità con il quale i bancari hanno affrontato questa
delicata fase di rinnovo, rafforzando il legame tra sindacati e lavoratori.
Indicativa in proposito la dichiarazione di Maurizio Arena: “i lavoratori
hanno compreso la difficoltà del momento, avallando l'operato del sindacato, che ha fatto fronte comune davanti all'intenzione prospettata da
ABI di operare un vero e proprio smantellamento del contratto stesso,
con tutte le sue drammatiche ripercussioni sul lavoro e sulla vita delle
persone ... Ai più potrebbe apparire quasi una banalità, ma l’essere riusciti
a salvaguardare l’impianto dell’Area Contrattuale – cuore pulsante di ogni
CCNL – così come si è evoluto dal 1990 a oggi, è sinonimo di soddisfazione. Il progetto di ABI, di destrutturare in modo definitivo il perimetro
di riferimento, è stato sconfitto. Aver mantenuto inalterato questo “istituto” significa riconfermare le tutele
previste a salvaguardia di tutte quelle
operazioni – fusioni, cessioni rami
azienda, incorporazioni, etc. – che certamente interesseranno il settore del
credito nell’immediato futuro”.
S. B.
Incon t ri
- gi ugno 201 5 n
15
n PENSIONI
LA RIORGANIZZAZIONE
DEL SISTEMA PENSIONISTICO
Il disegno di legge del presidente INPS per “tagliare” le pensioni, future e pregresse
Tito Boeri, presidente dell'Inps da inizio
anno, si era già autoinvestito prima di
questa carica "ombra" con interviste e
articoli, quale sommo docente di economia del lavoro nonché consulente di
prestigiose istituzioni.
Il tema principale della sua visibilità è
sempre stato uno soltanto: riorganizzare il sistema previdenziale ricalcolando le pensioni erogate col sistema
retributivo con gli indici di quello contributivo. Questo, per anni, il cavallo di
battaglia del prof. Boeri che lo ha condotto, con una cavalcata neppure
troppo prolungata, ad assumere la
massima carica nell'Inps.
Matteo Renzi non poteva farsi scappare l'occasione per inserire fra i suoi
accoliti, nonostante la sua inesperienza
nella gestione operativa, non un rottamatore di uomini, ma sicuramente di
pensioni.
A Renzi non interessava un esperto
manager, ma una persona con le idee
chiare su come "tagliare" le pensioni, e
Boeri aveva questa caratteristica...
16
Infatti, non era neppure trascorso il
tempo necessario per il suo insediamento che subito iniziavano le Boeri
news sulla riforma previdenziale.
Per la verità, Boeri, nella sua nuova
veste pubblica, non aveva iniziato male
quando affermava che la rigidità della
legge Fornero era eccessiva e che era
indispensabile una maggiore flessibilità.
Quando, invece, ha iniziato a spiegare i
dettagli del suo sistema pensionistico
tendente a eliminare le sperequazioni
esistenti, sono fioccate le critiche e le
riserve da parte di tutti.
Il professore nei mesi scorsi non ha
fatto altro che pubblicizzare l'imminente presentazione in Parlamento di
un disegno di legge sulle pensioni. Non
tanto finalizzato a revisioni future ma,
soprattutto, a quelle pregresse attraverso un ricalcolo delle pensioni già
erogate; oltre a paventare un nuovo,
differente, taglio alle cosiddette pensioni d'oro. Spada di Damocle sempre
minacciosamente incombente soprattutto per i limiti delle pensioni del ceto
n gi u gno 2015 -
In cont ri
medio che di aurifero hanno ben poco.
Più in qualità di neo legislatore che di
massimo rappresentante dell'Inps,
Boeri, nelle ultime settimane, ha manifestato il suo credo pensionistico parlando di "pensioni molto alte non
giustificate dai contributi versati":
un'opinione che ai più è parsa come
una minaccia. Ma come è possibile definire "molto alte" pensioni con una
base di partenza da duemila euro, ottenute, in maggioranza da personale
impiegatizio e salariato, secondo le
leggi vigenti tempo per tempo?
Se per decenni la pensione è stata calcolata non sui contributi versati, come
avviene oggi, ma sull'entità degli stipendi e dei salari, perché dovrebbe esserci un ricalcolo più o meno tortuoso
facendo pagare ai pensionati la differenza riveniente fra il contributivo e il
retributivo? Affermare che la fascia al
di sotto di duemila euro non verrebbe
toccata non basta a giustificare, socialmente, un provvedimento retroattivo.
Equivarrebbe a una vera e propria diminuzione delle entrate mensili di milioni di cittadini che già hanno dovuto
sopportare la svalutazione lira/euro,
oltre alla mancata perequazione.
Quando si parla di pensioni "molto alte"
viene spontaneo pensare ad assegni di
decine di migliaia di euro e non certo
di qualche migliaia. Per questo il desiderato taglio di Boeri andrebbe rivolto a
chi, per sommatoria di incarichi, riceve
tre o quattro pletorici assegni pensionistici, a chi beneficia di vitalizi maturati
per brevi periodi in cariche pubbliche
con relativi privilegi, a chi riceve assegni
assistenziali, privi di requisiti.
È su questi veri e propri "regali" che bisognerebbe agire e, in tal caso, socialmente, nessuno avrebbe da ridire su
una eventuale retroattività.
Dante Columbro
LEGALE n
IL FILO D’ARIANNA
Suggerimenti per districarsi nel labirinto della vita quotidiana
IL CLIMATIZZATORE INSTALLATO SUL MURO CONDOMINIALE, QUALORA NON ALTERI
IL DECORO DELL’EDIFICIO E NON ARRECHI TURBATIVE O INTRALCI ALL’ESERCIZIO
DEL PARI DIRITTO DEGLI ALTRI CONDOMINI, NON NECESSITA DI MAGGIORANZE
QUALIFICATE PER LA SUA AUTORIZZAZIONE
Consolidato, ormai, il parere giurisprudenziale che gli impianti di condizionamento
d’aria, sia pure in presenza di autorizzazioni urbanistiche, non sono consentiti qualora arrechino pregiudizio al decoro architettonico dell’edificio. Con più recenti
decisioni, la Corte di Cassazione ha altresì chiarito il principio secondo il quale,
sempre qualora non sussistano dette circostanze e non siano d’intralcio all’uso
altrui delle cose comuni, non occorrono per l’installazione sul muro condominiale
delibere prese a maggioranza qualificata.
Secondo la Suprema Corte infatti (Ordinanza n. 8857 del 4 maggio 2015), ogni
Condomino ha diritto di utilizzare e servirsi delle cose comuni senza, ovviamente,
andare a ledere l’analogo diritto degli altri comproprietari, riconoscendo in tal
caso anche la possibilità di fare un uso più intenso della comproprietà, come nel
caso della collocazione di un moto-condensatore sul muro comune dell’edificio,
purché non incida sulla sua sostanziale fruibilità da parte degli altri aventi diritto.
L’occupazione con un condizionatore di una porzione di muro, tra l’altro minuscola, hanno osservato i giudici di legittimità, non si ritiene possa alterare la funzionalità del bene comune, neppure se il regolamento di condominio vieti le
installazioni che comportino ingombro al passaggio o lesione al decoro del bene,
richiedendosi pertanto, laddove ciò non si verifichi, una maggioranza semplice
per le autorizzazioni del caso.
SANZIONABILE LA GUIDA IN STATO DI EBBREZZA ANCHE SE SI CIRCOLA IN BICICLETTA
È stato confermato, anche dalle più recenti sentenze della Corte di Cassazione, l’ormai
radicato orientamento che vede penalmente punibile la guida in stato di ebbrezza
anche qualora ciò avvenga conducendo un velocipede, stante la prevedibilità che
anche tale tipo di veicolo potrebbe, su tali presupposti, interferire sulla regolarità e
soprattutto sulla sicurezza della circolazione stradale.
La Suprema Corte ha infatti ribadito che le norme previste in tema di sicurezza stradale, combinate con quelle sulla circolazione dei veicoli, sono sempre vigenti, anche
qualora non siano applicabili le sanzioni amministrative accessorie, quali il sequestro
del veicolo e la sospensione o revoca della patente, anche quindi nel caso in cui il
reato sia commesso mediante l’utilizzo di un mezzo per la cui guida non sia prevista
alcuna abilitazione.
La circostanza rilevante, per cui non è possibile sottrarsi alla possibile pena dell’arresto
e di una consistente ammenda, sarà il fatto di aver assunto un comportamento pericoloso per la pubblica incolumità, ponendosi alla guida di un veicolo, sia pur esso
una bicicletta e quindi privo di motore, in uno stato di ebbrezza con un tasso alcolemico superiore ai limiti sanciti. Non potrebbe in alcun caso essere ritenuta inoffensiva, incapace d’interferire con il regolare e sicuro andamento della circolazione
stradale, la condotta di chi si pone alla conduzione sia pure di una bicicletta in condizioni di evidente ridotta lucidità, con la conseguente creazione di un oggettivo e
concreto pericolo per la pubblica incolumità, e ciò indipendentemente da qualsivoglia
motivazione, anche grave, che possa aver determinato la circostanza.
Incon t ri
Claudio Minolfi
- gi ugno 201 5 n
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n L AV O RO
SENSO DI APPARTENENZA,
SODDISFAZIONE E PROFITTO
Una nuova visione della policy del personale, al centro l’uomo e le sue competenze
Sir Richard Charles Nicholas Branson,
imprenditore britannico, fondatore del
Virgin Group, è uno dei businessmen
più ricchi e intraprendenti del Regno
Unito e forse del mondo, salito spesso
agli onori delle cronache per le sue
stravaganze.
Allo scorso anno risale il suo annuncio
dell'entrata in vigore di una nuova policy per i dipendenti Virgin, la conglomerata che contiene tutte le sue
aziende, dall'aviazione alla finanza, dall'intrattenimento ai media.
Si tratta di una norma che, non è uno
scherzo, consente ai lavoratori di andare in ferie quando vogliono e per
quanto tempo vogliono.
Niente permessi, niente piani ferie,
niente spiacevoli confronti fra colleghi
per stabilire chi abbia più diritto a
prendersi una pausa.
Un’unica condizione: sta ai lavoratori
stessi decidere se quelle ore, quei
giorni, quelle settimane che intendono
dedicare al meritato riposo, saranno
compatibili e sostenibili con l’organizzazione aziendale, non inficiando
18
quindi l’operatività della struttura a cui
appartengono.
Certo, una regola di questo tipo potrebbe determinare il fatto che nessuno possa andare in ferie o, peggio
ancora, che il dipendente che si assenta
frequentemente, venga ritenuto inutile
dall’azienda che potrebbe ipotizzare di
licenziarlo. Tuttavia questo non è il
senso dell’iniziativa di Branson, basata
sostanzialmente sul principio che la
soddisfazione dei dipendenti si traduce
praticamente sempre in un incremento dei guadagni.
Passa qui un principio davvero rivoluzionario, spesso invocato anche dalle
banche italiane nei confronti dei propri
quadri direttivi, ma poi mai veramente
applicato nel concreto.
L’attenzione dell’azienda – e questa è
la vera sfida che lancia il capo della Virgin – si sposta dall’orario di lavoro ai
risultati effettivamente conseguiti.
Certo è difficile immaginare che questo tipo di valutazione possa valere per
tutti i tipi di lavoro. Tuttavia, a ben pensarci, il principio per cui all’aumentare
n gi u gno 2015 -
In cont ri
della soddisfazione e quindi del senso
di appartenenza di chi svolge ruoli
chiave nel nostro settore, aumenterebbe anche il profitto aziendale, dovrebbe far riflettere i banchieri sul
metodo che utilizzano nella gestione
delle risorse umane in generale e, in
particolare, nei confronti delle alte professionalità.
Ma Sir Branson non si è fermato all’orario di lavoro ed è di pochi giorni
fa la notizia che i dipendenti delle Virgin
che posseggono determinati requisiti
potranno godere di un congedo parentale della durata di un anno, completamente retribuito.
Si tratta del miglioramento di una
legge, recentemente varata nel Regno
Unito, che consente ai genitori di dividersi, secondo le loro esigenze, un congedo parentale di 50 settimane, di cui
37 a paga ridotta.
Questa la notizia buona. La cattiva sta
nel fatto che a godere di questa grande
opportunità non saranno tutti i genitori che lavorano nel Gruppo Virgin,
ma solo una ristretta minoranza, vale a
dire quelli che lavorano
nello staff di Virgin Management di Londra e Ginevra, circa 140 persone,
che si occupano degli investimenti e della gestione dei marchi.
L’ulteriore vincolo per
poter mantenere l’intero
stipendio è rappresentato dall’anzianità: bisogna
avere almeno 4 anni di
servizio. Coloro che si
trovano nella Compagnia
da meno di 2 anni scenderanno al 25% del salario per 52 settimane.
Le due iniziative illustrate si basano sostanzialmente sul senso di appartenenza di quei lavoratori che l’azienda
ritiene strategici per le proprie attività
e pur se, almeno nel caso della seconda limitate a un numero ristretto di
lavoratori, rappresentano comunque
un buon punto di partenza per l’affer-
marsi di una nuova visione delle policy
che riguardano il personale, che rimettono al centro l’uomo e le sue competenze, intese come elemento imprescindibile della crescita aziendale.
Bene sarebbe che l’ABI, che molto
spesso volge lo sguardo oltremanica
per invocare un cambio di mentalità
L AV O RO n
dei bancari italiani, accusati di essere
poco flessibili, facesse tesoro di
buone prassi che proprio dal quel
mondo provengono e che renderebbero più credibili i suoi continui appelli alla modernità.
C. A.
SODDISFAZIONE LAVORATIVA,
IL MIGLIOR SISTEMA INCENTIVANTE
La soddisfazione in ambito professionale o soddisfazione lavorativa può essere intesa come una
risposta affettiva al proprio lavoro, determinata dal raffronto
positivo tra costi e benefici, ovvero tra i sacrifici spesi per raggiungere un obiettivo e i riscontri
di apprezzamento, anche a livello
economico, per il lavoro svolto.
La soddisfazione può determinare anche la decisione di continuare a lavorare per un’azienda, influenzandone il modo, oppure lasciarla.
Rueben Baron, Professore Emerito di Psicologia, annovera tra le principali cause della soddisfazione le condizioni lavorative, gli specifici aspetti del lavoro e le caratteristiche personali.
Focalizzando brevemente l’attenzione sugli specifici aspetti del lavoro, viene evidenziato come la sfida – intesa
come ricerca del risultato massimo – accompagnata dall’interesse, dal coinvolgimento, da un ambiente confortevole in cui operare e dalla certezza di sapere cosa ci si aspetta da ognuno, siano elementi essenziali, ma
non i soli, per il soddisfacimento e la realizzazione in ambito professionale.
Altre componenti particolarmente rilevanti, riferite agli specifici aspetti del lavoro, sono individuate nel processo redistributivo delle retribuzioni e delle promozioni, nonché nella possibilità di coinvolgimento nel processo decisionale. La percezione della supervisione e la convinzione di avere superiori corretti e all’altezza
della situazione, disponibili anche ad aiutare in caso di bisogno, non incompetenti o ininfluenti sull’organizzazione stessa, sono parte integrante del processo formativo della “soddisfazione”.
Tutto ciò è esattamente il contrario di quanto sostengono e mettono in atto i manager delle banche e i
loro datori di lavoro, i banchieri. L’uomo deve essere sostituito dalla macchina, i lavoratori sono un costo
“insopportabile”, i bancari devono essere soddisfatti per il solo fatto di avere un posto di lavoro…e via di
questo passo! Inspiegabile alla luce di tutte le dottrine relative alla materia, che definiscono il raggiungimento
della “soddisfazione lavorativa” il miglior sistema incentivante possibile.
È del tutto evidente che nella società “del fare” e “del guadagnare subito” non ci sia spazio per queste facili
e semplici riflessioni. La situazione contingente dovrebbe suggerire alle “alte sfere” che la soddisfazione di
pochi e l’insoddisfazione di molti, nel medio/lungo periodo, non sia facilmente sostenibile, portando a ripensare un modello di società responsabile.
S. B.
Incon t ri
- gi ugno 201 5 n
19
n BANCHE
BANCHE, INNOVAZIONE TECNOLOGICA
E MULTICANALITÀ
La “Information and Communication
Technology” (ICT) rappresenta ormai
il fulcro del settore bancario, che a sua
volta rappresenta il settore chiave nelle
economie avanzate. Il malfunzionamento del sistema bancario, a differenza di altri settori economici, ha
ripercussioni immediate sul resto dell’economia, come ha ribadito la recente crisi finanziaria. Le crisi del
settore bancario tendono a trasformarsi in crisi sistemiche. Pertanto, il
buon funzionamento delle tecnologie
informatiche applicate al settore finanziario e le opportunità che queste possono offrire in termini di efficienza e
riduzione dei costi operativi, costituiscono elementi di principale importanza per lo sviluppo e la sostenibilità
del comparto bancario e del sistema
economico complessivo.
Anche in Italia lo sviluppo dell’ICT ha
permesso, oltre alla semplificazione ed
efficientamento della gestione dei processi interni e di back-office, una forte
crescita dell’offerta dei nuovi canali di
distribuzione di prodotti e servizi bancari – internet, mobile (tablet e smartphone) e phone banking (call-center
etc.) rispetto ai tradizionali sportelli
bancari. Il numero di clienti che hanno
accesso ai servizi a distanza è aumentato del 65% tra il 2008 e il 2014, rag-
20
giungendo il numero di 25 milioni e,
per esempio, la quota di bonifici effettuati attraverso canali telematici è cresciuta, nello stesso periodo, di oltre il
20% (attestandosi al 43%).
A tale accelerazione, nell’adozione da
parte delle banche italiane di un modello distributivo “multicanale”, ha sicuramente contributo la disperata ricerca
di margini di profitto dovuta alla persistente crisi economica e finanziaria che
dal 2008 interessa il nostro Paese. Il
ROE dei gruppi bancari italiani è passato dall’11,9% del 2006 (massimo dal
1998 raggiunto prima della crisi americana dei subprime loan manifestatasi
nel 2007) agli attuali valori negativi
(-0,2% nel 2014 al netto delle svalutazioni sugli avviamenti). I nuovi canali di
distribuzione basati su ICT, oltre all’ormai consolidato collocamento “fuori
sede” di prodotti bancari tramite rete
di promotori finanziari, permettono infatti di ridurre i costi operativi, in particolare quelli del personale, tipici del
tradizionale sistema di distribuzione dei
prodotti e servizi finanziari basato su
un network di filiali bancarie. A tal proposito, ad esempio, nella Relazione Annuale 2014 della Banca d’Italia, presentata a Roma lo scorso 26 maggio, si
legge che “la struttura dell’industria sta
cambiando per effetto sia della crisi
n gi u gno 2015 -
In cont ri
che ha comportato una riduzione del
numero degli intermediari e la necessità di contenere i costi operativi, sia
delle sollecitazioni provenienti dal progresso tecnico che ha ampliato la
gamma dei canali distributivi”. Sempre
nella Relazione di Banca d’Italia, viene
specificato che tra il 2008 e il 2014 il
numero di banche è sceso del 17%
“soprattutto a seguito dell’uscita dal
mercato di intermediari in difficoltà e
relativamente meno efficienti” e che i
dipendenti bancari sono diminuiti di
circa 18 mila unità (-5,6%) mentre gli
sportelli di circa 3.400 unità (-9%). Comunque, nonostante la diminuzione, il
numero di sportelli per centomila abitanti in Italia è ancora molto elevato:
nel 2012 era pari a 54 contro una
media europea di 34 e di 46 se si considera solo i principali peers (Spagna,
Portogallo, Francia, Belgio, Germania,
Grecia, Danimarca, Irlanda, Regno
Unito). Ciò implica che ci sono ancora
forti margini di riduzione della “presenza fisica”, di prossimità, delle banche
a favore dei canali diretti.
Tale tendenza, molto probabilmente,
non comporterà una sparizione degli
sportelli (e dei bancari!) a favore del
modello di “banca diretta” (direct banking), ma l’estensione del modello multicanale implicherà sicuramente un
cambiamento organizzativo delle filiali,
meno sportelli ma che offriranno più
servizi di advisory di elevato livello e di
supporto alle politiche commerciali
(es. eventi in filiale per il lancio di nuovi
prodotti etc.) ed una segmentazione
dell’offerta sui vari canali. Ovviamente,
ciò comporterà anche una ridefinizione del ruolo del personale delle filiali, che d’altronde è già in atto (es.
meno cassieri e più consulenti e specialisti). D’altra parte, il modello di
“banca diretta” nonostante la grande
diffusione è ben lungi dal soppiantare
totalmente il modello di banca tradizionale, anche se spesso offre stessi
BANCHE n
prodotti a prezzi più convenienti. Probabilmente c’è ancora una “domanda
di sportello” che non si può spiegare
sulla base della razionalità economica
ma probabilmente è da ricercare in ragioni emotive, ad esempio il senso di
protezione che dava la vecchia banca,
“con i suoi marmi, vetri blindati e impiegati in doppiopetto grigio” (cfr. Filotto e Mottura, 2013), fattore che
sembra essere sopravvissuto alla crisi
di fiducia verso le banche causata dalla
crisi finanziaria o da vicende come
quella del collocamento presso la
clientela retail di obbligazioni di società,
come Parmalat, andate poi in default.
Ma, a nostro avviso, rimane sicuramente
importante anche il fattore umano nel
rapporto con la clientela, perché la conoscenza diretta, personale, che si instaura tra cliente e addetto, riducendo
le cosiddette “asimmetrie informative”,
permette alla banca di fornire i prodotti
e servizi più adeguati rispetto al profilo
del cliente.
Infatti, sia dal lato della raccolta che,
soprattutto, dal lato dell’offerta di cre-
dito, il rapporto diretto tra cliente e
personale bancario permette di rafforzare il relationship banking e utilizzare
quelle informazioni non standardizzate
o documentabili (come i bilanci per le
imprese o la situazione economico/patrimoniale per le famiglie), ma
che derivano dalla conoscenza locale
e personale, le cosiddette soft-information, che sono difficilmente acquisibili a distanza.
Inoltre, se il beneficio dell’utilizzo dei
nuovi canali di distribuzione diretti dal
lato del contenimento dei costi è indubbio, non è ancora certo se il direct
banking generi nuovi ricavi o se piuttosto non prevalga un effetto sostituzione, ossia un semplice spostamento
dei ricavi e commissioni dalle filiali ai
nuovi canali diretti. Dubbi, inoltre, ci
sono anche sulla sostenibilità del modello stand-alone di “banca diretta”
(ossia una banca che fa uso esclusivo
dei canali telematici self-service), in
quanto le fonti di ricavo risultano
meno diversificate: i ricavi, infatti, derivano prevalentemente da commissioni
- ovverosia dalla movimentazione continua dei portafogli o da una continua
offerta di nuovi prodotti e servizi mentre il contributo del margine di interesse al conto economico è molto
meno significativo rispetto alle banche
tradizionali.
Quanto sopra riportato, porta a concludere che probabilmente, almeno nel
medio periodo, il modello di riferimento sarà quello della banca multicanale, che affianca canali di distribuzione
tradizionali – dove rimane ancora cruciale il fattore umano (es. sportelli, promotori finanziari) – ai canali telematici
diretti “fai da te”. In effetti, negli ultimi
anni la maggior parte dei gruppi bancari ha diversificato la propria offerta
distributiva integrando le reti tradizionali con quelle innovative, spesso creando delle banche specializzate nel
direct banking o nell’offerta multicanale
che coesistono con banche più tradizionali all’interno dello stesso gruppo
bancario.
Marco Valentini
(Ph.D., Economic and Regulatory Analyst)
Riferimenti:
ABI Lab “Scenario e trend del mercato ICT per il settore bancario - Rapporto 2014”
Banca d’Italia “Relazione Annuale - Anno 2014”, Roma 26/5/2015
Filotto U.; Mottura P. “La distribuzione dei servizi bancari: quando le banche saranno dirette?”, AIDEA, 2013
KPMG Advisory “Sportelli bancari e nuovi modelli distributivi”, 2013
Wyman O. “Multichannel Banking: Unravel Complexity to Turn Ambition into Reality”, MMC, 2010
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21
n INTERNAZIONALE
L’ITALIA INCONTRA IL MONDO
Il “made in Italy” celebrato all’estero
GHANA
Un gruppo di architetti italiani, under 40,
realizzerà ad Accra il nuovo quartier generale della GNPC, la Ghana National
Petroleum Company. Il progetto, realizzato da un gruppo di lavoro formato da
giovani professionisti degli studi Bicuadro,
O.C.R.A e Studio 3+1, guidati dall’architetto Stefano Farcomeni, ha vinto il concorso internazionale a inviti per la
costruzione dell’opera, del valore di 80
milioni di euro. I lavori inizieranno nel
2016.
SUDAFRICA
L’azienda italiana, Enel Green Power, consolida il primato tra gli operatori privati
attivi nel continente africano nel settore
della green economy, aggiudicandosi altri
2 progetti eolici per una capacità di 280
MW. Le stazioni saranno realizzate nella
provincia del Northern Cape ed entreranno in esercizio entro il 2018, con un
investimento complessivo di 340 milioni
di euro. A oggi, Enel Green Power, ha ottenuto nelle gare pubbliche in Sud Africa
oltre 1.200 MW di energia eolica e solare, con investimenti di oltre 1,5
miliardi di euro.
22
PARAGUAY
È stata inaugurata all’Università Cattolica
di Assunzione la mostra “Italia del futuro”, organizzata dalla Farnesina e dal
CNR, in collaborazione con altre importanti istituzioni. Obiettivo dell’iniziativa è
presentare all’estero le eccellenze scientifiche del nostro Paese, dalla robotica
alla fisica delle particelle, dalla salute alle
tecnologie per i trasporti, alla tutela dei
beni archeologici e culturali. L’esposizione
fa parte delle attività che la sede diplomatica italiana sta sviluppando, in collaborazione con le autorità locali, nel corso
dell’anno, per promuovere un immagine
attuale del nostro Paese, nella più ampia
cornice dell’Anno dell’Italia in America
Latina.
MOSCA
Sono 14 le aziende italiane che partecipano, con un padiglione tra i più estesi,
alla fiera Mir Strelka 2015, principale manifestazione internazionale russa nel settore della lavorazione del vetro, aperta il
9 giugno a Mosca. L’industria italiana del
settore occupa stabilmente il ruolo di
leader nella Federazione Russa, offrendo
una rete commerciale vasta e capillare,
capacità di fidelizzare la clientela, flessibilità operativa nei confronti della domanda, e servizi di assistenza tecnica,
necessari all’avviamento di nuove produ-
zioni e all’ammodernamento di quelle esistenti.
n gi u gno 2015 -
In cont ri
PARIGI
Un angolo di “Italia sostenibile” a Place
Frenay, adiacente alla Gare de Lyon, storicamente legata agli arrivi e alle partenze degli italiani. La piazza è stata
trasformata in uno spazio dedicato al
Belpaese, con protagonisti le cooperative
sociali, i gruppi di acquisto e le realtà turistiche che abbinano uomo e natura,
come il Parco Nazionale dell’Appennino
tosco-emiliano candidato come sito Man
and Biosphere del Sud d’Italia. Un modo
per far scoprire al pubblico parigino i
prodotti tipici e i luoghi meno conosciuti
frutto di strategie sostenibili.
VIETNAM
L’Associazione Costruttori Italiani di
Macchinario per l’Industria Tessile (ACIMIT) ha firmato un memorandum di intesa con la HCMC University of
Technology del Vietnam per la cooperazione nella creazione di un centro tecnologico di formazione per la meccanica
del tessile. L’università vietnamita metterà
a disposizione all’interno della propria
struttura gli spazi per la costituzione del
centro, mentre ACIMIT assicurerà l’invio
di docenti e formatori specializzati. La
collaborazione consentirà al Paese asiatico di sviluppare le competenze tecniche dei futuri ingegneri,
mentre per ACIMIT sarà l’occasione per
lo sviluppo di partenariati formativi che
accompagnino il processo di meccanizzazione dell’industria tessile vietnamita.
CURIOS@NDO n
DAL WOB... LE PRINCIPALI NOTIZIE DI GIUGNO
n 1 giugno - Repubblica.it
CLAUDIO DE VINCENTI: "NUOVE REGOLE SUL SINDACATO E INCENTIVI A CHI INNOVA, COSÌ IL PAESE TORNERÀ A CRESCERE"
L'economista, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, indica le prossime mosse del governo per sostenere la ripresa – di
Roberto Mania
ROMA - Incentivi solo alle imprese che investono in capacità produttiva, innovazione e ricerca. Claudio De Vincenti, economista, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, comincia così a indicare le prossime mosse del governo per sostenere
la ripresa. Questa è la sua prima intervista da quando è arrivato a Palazzo Chigi. Dice che il governo non teme per la prevista
sentenza della Corte costituzionale sul blocco dei contratti pubblici e non esclude la possibilità di una legge sulla rappresentanza sindacale.
Presenterete una legge sulla rappresentanza sindacale?
"Noi sollecitiamo le parti sociali a trovare tra loro una soluzione su un tema che riguarda la democrazia sindacale. Se non
dovessero riuscirci potrebbe essere utile un intervento normativo".
n 3 giugno - blastingnews.com
RIFORMA PENSIONI, POLETTI: PIÙ FLESSIBILITÀ PER RICAMBIO GENERAZIONALE
E nel parlare della necessità di tutelare la finanza pubblica, Poletti ribadisce nello stesso tempo la necessità di inserire un nuovo
"elemento di flessibilità" per la pensione anticipata gravemente penalizzata dalla riforma pensioni Fornero. "Lo faremo adesso ha ripetuto il ministro parlando della flessibilità per i prepensionamenti - e affronteremo il problema a partire dall'esigenza di
dare una opportunità ai giovani. Anche le imprese - ha evidenziato il ministro del Lavoro - ci chiedono di poter avere un ricambio
generazionale". Naturalmente, in una cornice di tutela della finanza pubblica, sarà necessario inserire comunque delle penalità
sugli assegni previdenziali di chi decide di uscire prima dal lavoro, a 62 anni secondo le ipotesi allo studio del governo che però
sui dettagli non si sbilancia più di tanto visto che ancora si stanno facendo calcoli e simulazioni. "Ne parliamo a ottobre", ha
spiegato di nuovo Poletti ribadendo che "lo faremo con la legge di stabilità"……
n 5 giugno - agi.it
BANCHE: ABI, CALANO DI OLTRE IL 37% LE RAPINE ALLO SPORTELLO
(AGI) - Roma, 4 giu. - Diminuite del 37,6% le rapine in banca in un anno, passate dalle 941 del 2013 alle 587 del 2014. Se si paragona il dato con quello del 2007, il calo supera addirittura l'80%. In netto calo anche il cosiddetto indice di rischio - cioè il
numero di rapine ogni 100 sportelli - che è passato da 3 a 1,9.
n 11 giugno - businesscommunity.it
COME SI EVOLVERÀ LO SPORTELLO BANCARIO
… Dal campione di banche territoriali analizzato, si assiste a una fase di ristrutturazione delle reti, con una percentuale di chiusura
delle filiali che si attesta al 3,58% e un tasso medio di apertura che si ferma allo 0,48%. A confermare la forte capillarità delle reti
distributive sul territorio è il dato che rileva la distanza tra sportelli pari a 5km, con una media di anni di operatività pari a 24 anni,
che si traduce in un margine di intermediazione superiore a 1,6 milioni di euro per filiale.
Il personale di filiale si attesta tra le 6 e le 7 persone, con una età media di 41 anni. Ciascun dipendente gestisce mediamente
184 conti correnti e un volume totale di masse intermediate pari a 16 milioni di euro pro capite. La rilevanza delle reti distributive
emerge anche dai dati sul personale, dato che il 69% del totale dei dipendenti di gruppo è impiegato presso le filiali (di cui l'8,85%
è costituito da agenti mandatari), con una conseguente incidenza dei costi operativi HR pari al 66% sul totale dei costi operativi.
La clientela, prevalentemente mass market (oltre 1400 clienti serviti dalla singola filiale), possiede in media 3,8 prodotti pro capite
(conto corrente, carta di debito e mutuo ipotecario la combinazione più frequente). È opportuno segnalare che ogni c/c ha in
media 2,07 firmatari abilitati a operare e che il campione mostra un livello di fedeltà ancora piuttosto elevato, depositando presso
la propria banca una cifra prossima ai 92.000 euro per soggetto. Si tratta di clienti piuttosto fedeli, con un tasso medio di abbandono del 7,31% e livelli minimi prossimi al 2%. In termini di risultati di Gruppo (MINTR), ogni cliente contribuisce in media con
1.020 euro.
Per quanto concerne il rapporto tra la clientela e l'operatività di filiale, ogni dipendente di rete sostiene la relazione con circa
295 soggetti. Tale gestione costa alla banca circa 420 euro per cliente, in termini di costi operativi di front end (esclusi i costi di
back office), in diminuzione dell'1,7% rispetto al 2012…….
n 18 giugno - reuters.it
JOB ACT, CONTROLLI A DISTANZA CON PC E TELEFONI SENZA OK SINDACATI
ROMA (Reuters) - Dopo l'articolo 18 anche l'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori va in soffitta. La nuova riforma del mercato
del lavoro prevede infatti che l'azienda possa effettuare controlli a distanza sui propri dipendenti attraverso impianti audiovisivi
(pc, tablet, telefoni aziendali) senza la necessità di accordi sindacali preventivi. Basterà aver consegnato ai lavoratori un documento
di policy sulla privacy che li informi sull'utilizzo di questi strumenti.
Incon t ri
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n CURIOS@NDO
STUFI DELLE SOLITE VACANZE?
Tredici idee, insolite e sorprendenti
Se non rientrate nel clichè di quelli che amano l’omologazione e siete in cerca di nuove emozioni ecco una piccola
guida a vacanze un po’ insolite, quasi tutte low cost, sicuramente lontane dai grandi flussi e dai tour operator mondiali.
Occasioni vicine a un turismo più responsabile e maturo,
che non mancherà di sorprendere.
LA PICCOLA GERUSALEMME D'ITALIA
Non serve volare fino in Israele. Anche in Italia abbiamo la
nostra «piccola Gerusalemme». Pitigliano, in Toscana, è stata
sede nel XV secolo di una colonia ebraica, oggi estinta, ma
che ha lasciato segni importanti, dalla sinagoga nel ghetto,
alla cucina.
Pitigliano è relativamente una piccola città e si riesce a visitare in circa 2- 4 ore. La visita inizia attraversando il ponte
ad arco che conduce nell'Antico Borgo passando attraverso
la Porta con lo stemma Orsini.
La comunità ebraica è stata presente a Pitigliano per oltre
mezzo millennio tanto che, nel 1598 fu deciso di erigere il
Tempio e una Sinagoga dedicata al Rabbino Leone di Sabato
che, sostanzialmente, è rimasta immutata fino ai nostri giorni.
Un tempo c'era anche il Ghetto, ben integrato nel centro
storico. Oltre alla Sinagoga sono presenti il forno degli azzimi
e il bagno rituale. Inoltre, appena fuori della cerchia muraria,
c'è anche il cimitero ebraico.
URUPIA
ragazze e ragazzi dai 14 ai 17 anni. Nell’arco della settimana
i partecipanti sperimenteranno l’organizzazione generale di
Urupia, partecipando alle varie attività praticate in masseria
e in campagna. Il tema specifico pensato per questo campeggio è un laboratorio di ceramica: dalla manipolazione
dell’argilla, attraverso il colore fino alla cottura finale. Ragazzi
e ragazze avranno la possibilità di sperimentare un’arte, antica quanto l’umanità e mai perduta.
http://urupia.wordpress.com
IL RESPIRO LEGGERO DELL’ABRUZZO
Si tratta di un cammino lungo una parte dei tratturi della
transumanza, un tempo battute da decine di migliaia di pecore, in territori di grandi altopiani e antichi paesi medievali
pieni di magia, seguendo le suggestioni di scrittori passati e
moderni.Tra questi Dacia Maraini, autrice di un’antologia che
dà il titolo al viaggio: Il respiro leggero dell’Abruzzo – Scrittori famosi raccontano le terre abruzzesi. E il cammino passa
per Campo Imperatore dove ogni anno si tiene la tradizionale fiera che richiama centinaia di allevatori con le loro migliaia di pecore, tenute a bada dai fedeli cani pastori
abruzzesi. Lungo il cammino si incontrano persone che rappresentano la ricchezza dei paesi in cui vivono, si dorme in
piccole strutture e si mangia in trattorie semplici, buone e
genuine.
www.cammini.eu
Per i nostalgici della vita in «comune» consigliamo Urupia,
che sorge nel Salento, per la precisione a Francavilla Fontana,
in provincia di Brindisi. Si tratta dell'unica vera comune italiana, dove non esiste proprietà privata e vige ancora il principio del consenso per le decisioni. Qui si può trovare
ospitalità estiva a costo solidale. L’ospitalità è concepita e
vissuta, infatti, come condivisione del quotidiano, ovvero partecipazione a tutte le attività della comune. Per i giovani,
Urupia propone anche un campo estivo residenziale, per
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n gi u gno 2015 -
In cont ri
CURIOS@NDO n
Il Sud-Ovest della Sardegna è ricco di itinerari suggestivi che
vanno dalle dune di Piscinas in Costa Verde alla splendida
costa di Teulada, passando poi per affascinanti siti archeologici e minerari dislocati in tutta la zona.
http://www.domusamigas.it/case/
NORMANDIA FRA ABBAZIE,
COME INDIANA JONES
Un’indagine CoPilot rivela che il 70% circa degli italiani si definisce «spirito libero» e in vacanza cerca esperienze forti. Il
Parco avventura di Valsavarenche (Ao), lungo il torrente Savara, unisce canyoning e arrampicata in tutta sicurezza e
quindi si presta a esperienze forti. Il percorso è avventuroso
e superemozionante e si pratica con l’aiuto delle Guide Alpine che accompagnano gruppi di 4-5 persone per tutta l'avventura atletico-naturalistica, la cui durata è di circa 2-3 ore.
Grazie all'attrezzatura alpinistica fornita ai partecipanti dalle
stesse Guide Alpine, compresa nel prezzo complessivo di
30.00 euro, ci si muove sospesi sul torrente in corrispondenza delle strette e suggestive rapide che esso forma presso
la località Terrè e ci s'immerge totalmente in uno dei più
spettacolari scenari del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
www.comune.valsavarenche.ao.i
CASE AMICHE
Si chiama «turismo di comunità», ovvero quel modo di viaggiare che ti porta a contatto con la gente del posto attraverso un albergo diffuso (circa 80 in Italia) o in una delle 20
Domus Amigas, famiglie che ti ospitano in casa, in Sardegna.
Si tratta di un turismo responsabile, ecologico e a basso impatto ambientale che intende valorizzare la bellezza del
mare, dei monti e delle campagne ma anche dare nuova vita
alle tradizioni e alla storia. Nell’ambito dell’ospitalità dei
Bed&Breakfast, si potranno gustare il pane fatto in casa, il
latte appena munto, le saporite verdure dei campi, il miele,
le olive e i succhi genuini.
Incon t ri
SPIAGGE E SCOGLIERE
La Normandia è una terra che ha saputo mantenere intatte
le sue atmosfere autentiche: villaggi con le case a graticcio,
abbazie e castelli tuffati nel verde, incantevoli porticcioli,
campi recintati da siepi. È la terra dei fiori colorati di Monet,
del delizioso sidro di mele, delle bianche scogliere, delle più
grandi maree d'Europa e delle cittadine dalla storia antica.
E, ovviamente, è la terra del D-Day, il famosissimo sbarco in
Normandia, la più grande operazione militare della storia,
che avvenne proprio sulle coste normanne.
Ma gli eventi sanguinosi e tristi di quei giorni troppo spesso
offuscano agli occhi del grande pubblico i tanti deliziosi angoli di una regione tra le più amate di Francia. Passeggiare
nelle tranquille viuzze di Rouen, il cui incredibile centro storico è tuttora costituito da case centenarie di legno e paglia.
Affacciarsi sulle bianche scogliere di Etretat, che affascinarono i primi impressionisti, o su quelle rosse di Joburg, dove
l’Oceano si percepisce più forte che altrove. Riposare e meditare nella penombra di grandiose cattedrali o di discrete
abbazie di campagna. Ammirare lo spettacolo della marea
dalla terrazza dell’abbazia di Mont Saint Michel o sfiorarla
passeggiando sulla spiaggia di Arromanche.
www.viagginaturaecultura.it
SAPORI E ARTIGIANATO,
VACANZE NELLE COMUNITÀ OSPITALI
È un modo innovativo, responsabile e sostenibile di viaggiare
alla scoperta del vero made in Italy. Se avete sognato di svegliarvi accompagnati dal dolce suono delle campane, circondato da una natura avvolgente oppure se desiderate
camminare per le strette vie di un borgo e salutare le persone che incontri come se fossero i tuoi vicini di casa. Oppure se vi interessa visitare una cantina, un caseificio, un
laboratorio artigianale e provare a “mettere le mani in
pasta”, per poi degustare gli autentici sapori della cucina italiana allora un riferimento è BAI Tour, il tour operator dedi-
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n CURIOS@NDO
cato alle Comunità Ospitali di Borghi Autentici d’Italia. Si organizzano viaggi all’insegna della riscoperta delle tradizioni
locali e della vita di comunità, tra le 40 Comunità Ospitali
italiane, dal Friuli alla Puglia.
www.borghiautenticiditalia.it/assobai/sapori-e-artigianato-vacanze-nelle-comunita-ospitali/
VIAGGI E MIRAGGI,
LA RETE DEL TURISMO RESPONSABILE
Si tratta di una cooperativa sociale-tour operator che riunisce soggetti e associazioni in Italia e nel mondo la cui storia
è iniziata alla fine degli anni 90, quando un manipolo di persone ha iniziato a interrogarsi sul senso del turismo di massa.
Viaggiando e conoscendo progetti legati al commercio equo
solidale è nata l’idea di far nascere un’impresa sociale che si
occupasse di stravolgere i paradigmi del turismo e lavorare
a contatto diretto con la società civile dei luoghi visitati, con
persone e associazioni direttamente coinvolte in progetti di
sviluppo. Un sogno visionario allora, realtà consolidata oggi.
Vi proponiamo il Madagascar, un’isola continente, la cui bellezza e la variazione continua dei paesaggi saranno lo scenario di fondo del viaggio che percorrerà la dorsale dell’isola
su un altopiano fino a raggiungere il mare nella parte più
estrema a sud. Lemuri, baobab, foreste pluviali, canyon rocciosi e un popolo cordiale e accogliente saranno i protagonisti di questo viaggio on the road. Dalla comunità
internazionale il Madagascar è considerato uno dei Paesi
ecologicamente più ricchi del pianeta: basti pensare che con
le vicine Isole Comore possiede circa un quarto delle piante
da fiore di tutta l’Africa.
www.viaggiemiraggi.org
mone con la colazione a bordo della barca, la Sirena. Durante la crociera, risalendo verso nord lungo la costa del
Parco, Paolo vi racconterà del suo lavoro, del suo impegno
per la difesa del mare, contro la pesca illegale che distrugge
il fondale marino e mette a rischio gli ecosistemi. Paolo vi
illustrerà le bellezze e la storia di cui è ricca la costa, sostando nei punti più caratteristici per avvistare i falchi e i
gabbiani con i loro nidi a picco sulle scogliere e ammirare
la Grotta della Bella Marsilia, la scogliera del Frontone, dove
nidificano i falchi pellegrini e cresce la caratteristica palma
nana del nord-Africa e Cala di Forno antichissimo approdo
di mercanti.
Con il sole già alto, inizierà la pesca. Paolo vi mostrerà l’intero
ciclo dell’attività, a partire dal calo delle reti, attività dura e
affascinante, sullo sfondo incantevole dei Monti dell'Uccellina
e delle Torri costiere. In seguito saranno ritirate le reti calate
il giorno prima. Paolo spiegherà le diversità dei pesci e dei
fondali. Il pescato? Rombi, salpe, scorfani, saraghi, mormore,
sogliole, seppie, lecce, orate... secondo il tempo, le stagioni,
la fortuna. E chi avrà scelto l’escursione con il pranzo sarà il
benvenuto e potrà mangiarne a volontà.
www.paoloilpescatore.it
LASSÙ, SOPRA LE NUVOLE
Nato nel 2002, da un'idea dello scalatore Reinhold Messner,
che qui ha aperto il suo secondo allevamento di yak tibetani,
il Museo delle nuvole - www.monterite.it - di Cibiana di Cadore (Bl) celebra le Dolomiti e la montagna in generale, con
sculture, pitture e testimonianze.
Il museo è allestito in un forte della Grande Guerra, è de-
VACANZE LAVORO AL MARE
Se è la pesca a incuriosirvi Paolo Fanciulli, pescatore e guida
ambientale di Talamone (Gr), ha la proposta che fa per voi.
Da anni, infatti, Paolo organizza escursioni di pescaturismo
nel Parco naturale della Maremma; un’autentica battuta di
pesca, secondo le antiche pratiche della piccola pesca di
posta rispettose dell’ambiente. Sarà una bella immersione
nella natura, che inizia al mattino presto nel porto di Tala-
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n gi u gno 2015 -
In cont ri
dicato all'elemento "roccia" e narra la storia dell'esplorazione e dell'alpinismo dolomitico. Nella galleria trovano spazio, dalla collezione Reinhold Messner, quadri e opere
rappresentanti le Dolomiti dal Romanticismo fino all'arte
contemporanea.
www.messner-mountain-museum.it
NEL CUORE DELLA TERRA
Divertente e istruttiva la Miniera di Monteneve si trova vicino Bolzano. Non visiterete solamente un museo, bensì
v'immergerete nel mondo delle miniere, toccando con
mano il duro lavoro dei minatori impegnati nell'estrazione
dei minerali dal sottosuolo. Qui l'intera catena produttiva
della miniera è rimasta intatta. È illustrato, infatti, l'intero processo, dall'estrazione, attraverso il problematico trasporto
fino all'arricchimento del minerale, unitamente alle innovazione tecnologiche degli ultimi 800 anni. Se si volesse la miniera potrebbe ricominciare immediatamente l'attività
mineraria. Di fatto gli impianti originali sono ancora funzionanti e vengono attivati durante la visita. Le guide sono legate alla storia della miniera e, in gran parte, discendenti da
famiglie di minatori.
www.museominiere.it
CURIOS@NDO n
folta macchia mediterranea che il buttero doveva conoscere
a menadito.
Non vi erano giornate facili, ma in alcuni momenti dell'anno
il lavoro si faceva ancora più duro. Erano questi i periodi
delle "figliature", della "spocciatura", della merca e della doma
dei puledri bradi.
Oggi il lavoro dei pochi butteri rimasti è molto cambiato,
ma è sempre e sicuramente al Buttero che spetta il compito
di mantenere vive le tradizioni della Maremma.
www.butteri-altamaremma.com
UN PASSO AVANTI
Anche le persone con handicap motorio, grazie a joëlette
(una speciale carrozzella da fuori-strada), possono fare trekking in montagna. Le escursioni sono organizzate dall'associazione Il Cammino possibile - www.camminopossibile.it lungo i sentieri di Umbria e Lazio.
L’associazione coltiva la buona abitudine del camminare, nel
suo valore culturale e terapeutico. Si costituisce a partire da
un gruppo di amici, esperti escursionisti e amanti della natura, presenti da anni sui sentieri del Lazio e dell'Abruzzo.
“Siamo mossi da un grande amore per la montagna, per la
salvaguardia degli ambienti naturali, per la storia e la vita sociale dei luoghi attraversati. Il nostro programma prevede
uscite con vari livelli di difficoltà: dalle semplici passeggiate
alla portata di tutti fino a impegnative escursioni per camminatori esperti”, dichiarano sul sito.
La speciale carrozzella permette di accompagnare in montagna, sui normali sentieri, persone con handicap motorio,
permettendo in questo modo anche a chi non avrebbe questa opportunità di godere della bellezza delle vette e del
profumo dei boschi.
Livio Iacovella
MEGLIO
UN GIORNO DA BUTTERO
In Maremma, la zona d'Italia a più alta concentrazione di maneggi, i bambini imparano
a montare prima che a leggere e scrivere:
anche voi potete cimentarvi oppure, se
siete già abili, fare un tour di più giorni a cavallo tra spiagge, bivacchi e cascine.
Il Buttero è un personaggio dall'alone
eroico che con il suo cavallo ha affrontato,
più di ogni altro, la natura ostile e selvaggia
della Terra di Maremma.
La giornata del buttero cominciava prima
del levar del sole quando si recava ai mandrioli per prendere la cavalcatura che poteva scegliere tra le tre o quattro a sua
disposizione.
Il lavoro vero e proprio si svolgeva poi nei
grandi recinti dove pascolavano i branchi di
bestie da dover controllare, contare, spostare ed eventualmente recuperare nella
Incon t ri
- gi ugno 201 5 n
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