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CULTURA
Corriere della Sera Mercoledì 23 Novembre 2016
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Premi
Fois, Petri, Tonon
e Vitale
per il «Mondello»
Si tiene dopodomani, venerdì 25,
presso la Società Siciliana per la
Storia Patria, la cerimonia finale
del 42° Premio letterario
internazionale Mondello,
promosso dalla Fondazione
Sicilia insieme con il Salone del
Libro di Torino e d’intesa con la
Fondazione Premio Mondello e
la Fondazione Andrea Biondo.
Saranno premiati Marcello Fois
con Luce perfetta (Einaudi),
Romana Petri con Le serenate
del Ciclone (Neri Pozza),
Emanuele Tonon con Fervore
(Mondadori), per la sezione
Opera italiana; Serena Vitale con
Il defunto odiava i pettegolezzi
(Adelphi), per la sezione
Mondello Critica.
Aveva 75 anni
Addio a Bertolo
editore e attivista
anarchico
Attività culturale e militanza
politica erano tutt’uno per
Amedeo Bertolo, intellettuale
libertario milanese scomparso
all’età di 75 anni. Docente
universitario, aveva fondato la
rivista anarchica «A» (1971), un
Centro studi e un archivio
intitolato a Giuseppe Pinelli
(1976), la casa editrice Elèuthera
(1986). Ma Bertolo era anche un
uomo d’azione: nel 1962,
assieme a tre compagni, aveva
rapito il viceconsole spagnolo a
Milano, riuscendo a ottenere che
fosse convertita in trent’anni di
carcere la condanna a morte
inflitta dal tribunale franchista a
un anarchico catalano colpevole
di attentati dimostrativi.
Sansepolcro Un’ipotesi diventa certezza: il capolavoro realizzato su un muro poi segato e spostato nel Palazzo del Governo
sero un corrispettivo in parecchi passi della Recherche. In All’ombra delle fanciulle
in fiore, per esempio: durante il primo incontro tra il Narratore e Charlus, quest’ultimo parla di una dimora della sua famiglia di recente acquistata dagli Israel.
Charlus è indignato per come «quella gente» ha ridotto il giardino. «Ha distrutto il
parco di Lenôtre, un fatto delittuoso, come fare a pezzi un quadro di Poussin». Il
crimine degli Israel, agli occhi dello sciovinista Charlus, è di aver adornato un’architettura francese con un giardino all’inglese. Un crimine contro la Francia, non
meno grave di deturpare un Poussin (il
più classico dei pittori francesi). L’idea di
Charlus non si scosta troppo da quelle di
Wagner e di Céline. Anche per lui il delitto
degli ebrei consiste nella smania di adulterare uno stile puro e coerente.
E Proust? Che ne pensa delle argomentazioni del suo personaggio? È sempre difficile capirlo. Su certi temi è di un’ambiguità e d’una elusività che oggi qualcuno
potrebbe considerare riprovevole. Quello
che mi preme sottolineare qui è che la Recherche, al di là delle opinioni politiche
del suo autore che trapelano di rado, sembra aderire al manicheismo di Charlus,
senza forse sposarne l’odio. Il modo in cui
Proust sottolinea le differenze, persino somatiche, tra gli aristocratici e gli ebrei, tra
Saint-Loup e Bloch, tra Madame de Guermantes e Rachel, è di stampo inequivocabilmente razzista. Non mi sembra un caso
che sia proprio l’Affaire Dreyfus a mettere
gli eroi proustiani uno contro l’altro.
Hannah Arendt pensava che l’Affaire
ebbe il merito tragico di mettere a nudo
«tutti gli elementi dell’antisemitismo del
Diciannovesimo secolo nei suoi aspetti
ideologici e politici; fu il culmine dell’antisemitismo nato nelle particolari condizioni dello Stato nazione. Ma la sua forma
violenta preannunciò sviluppi futuri, tanto che i protagonisti dell’affare sembrano
talvolta impegnati in una grande prova generale per una rappresentazione che dovette esser rinviata per parecchi decenni».
La brillante analisi della Arendt è retrospettiva, come si conviene a uno storico. Il
territorio d’indagine d’un artista è assai
più malcerto e complesso. La grande letteratura è sempre un sismografo, molto
spesso il sismografo dell’odio e del risentimento. Non deve sorprendere allora che i
due massimi narratori francesi del Ventesimo secolo, da prospettive così diverse,
abbiano dato tanto rilievo all’odio antisemita. E che, in un certo senso, altrettanto
abbiano fatto scrittori coevi e non meno
sommi come Joyce e Kafka. Che non sia
questo a conferire alle loro arte quell’aura
profetica e apocalittica che mette i brividi?
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Resurrezione, restauro con sorpresa
L’affresco di Piero fu dipinto altrove
Genio
 Piero della
Francesca
(Sansepolcro,
Arezzo, 1415
circa –1492) è
considerato
uno dei più
grandi pittori
della pittura
rinascimentale.
Tra le sue
opere più
celebri: il
Battesimo di
Cristo (14401445, Londra,
National
Gallery); la
Flagellazione
(1450-1460,
Urbino, Galleria
Nazionale); la
Leggenda della
Vera Croce
(1452-1462,
Arezzo, San
Francesco); la
Sacra
Conversazione
(1472-1474,
Milano,
Pinacoteca di
Brera); il Dittico
di Urbino
(1472, Firenze,
Uffizi)
 La Madonna
della
Misericordia di
Piero della
Francesca,
parte del
Polittico della
Misericordia
attualmente
conservato
nella stessa
sala della
Resurrezione
sarà esposta a
Milano, nella
Sala Alessi di
Palazzo
Marino, dal 6
dicembre all’8
gennaio
di Stefano Bucci
I
l restauro si concluderà
«solo» entro il prossimo
anno ma la Resurrezione di
Piero della Francesca ha già
riservato una prima bella sorpresa, oltre ai sorprendenti azzurri, verdi, marroni finalmente
ritrovati che fanno di questo affresco (o meglio: «una pittura a
tecnica mista, in parte ad affresco, in parte a tempera e a secco») eseguito tra il 1450 e il 1463
l’opera d’arte «più bella al mondo» secondo Aldous Huxley
(ma anche Edgar Degas, il grande maestro dell’Impressionismo francese, avrebbe visitato
Sansepolcro per vederlo).
La Resurrezione non sarebbe
stata infatti dipinta sulla parete
della Sala dei Conservatori della
Residenza di quel Palazzo del
Governo oggi sede del Museo
civico di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, dove Piero era nato intorno al 1415, bensì su un altro muro, in un secondo tempo
segato e trasportato dove attualmente si trova. Un’ipotesi già
avanzata da tempo che però
sembra aver trovato ulteriore
conferma grazie al lavoro dell’équipe di restauratori guidato
da Cecilia Frosinini, direttore
del settore Conservazione dipinti murali e stucchi dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze
coinvolto nel progetto insieme
alla Soprintendenza di Arezzo.
«Ora — ha spiegato Frosinini
— ne siamo certi: la Resurrezione fu dipinta altrove. E venne
portata qui utilizzando un trasporto a massello probabilmente il primo in età moderna».
Una tecnica che esisteva già in
età romana, usata anni dopo anche dal Vasari (altro grande ammiratore di Piero della Francesca) per spostare opere di Donatello, Ghirlandaio, Botticelli e
che consisteva nel taglio della
sezione del muro, nella costruzione del telaio e nel trasporto
dell’opera nella nuova collocazione proprio su questo telaio.
Un intervento «non facile per
l’epoca», avvenuto con tutta
Aperta al pubblico
La casa natale
è un museo 3D
A
poche decine di metri
dal Museo civico di
Sansepolcro, dove si
trova la Resurrezione di Piero
della Francesca, sorge la casa
natale dell’artista, da poco
riaperta e diventata un
museo virtuale. All’interno,
la proiezione olografica di
Piero guida i visitatori tra
opere in 3D e dipinti ad
altissima risoluzione.
probabilità dopo la morte di
Piero (e quindi dopo il 1492),
ma che secondo i tecnici «potrebbe addirittura aver migliorato la conservazione del capolavoro, rendendo più elastico il
suo supporto e permettendogli
di resistere a bombe, guerre e
terremoti».
La nuova collocazione aveva
però provocato altri danni: i restauratori che si sono occupati
direttamente della pulitura (Paola Ilaria Mariotti dell’Opificio e
Umberto Senserini della Soprintendenza di Arezzo) hanno
infatti scoperto che la Resurrezione aveva grossi problemi legati a «fenomeni di solfatazione
e di decoesione della pellicola
pittorica e degli intonaci». Oltre
a una lunga striscia scura (sul
lato destro) che aveva reso necessario l’intervento: striscia
«dovuta al calore e alla fuliggine
provocati dalla canna fumaria e
dal relativo grande camino, dove venivano bruciate le schede
elettorali dopo le elezioni, costruiti appunto nel muro alle
spalle della Resurrezione».
Restano da capire la collocazione originaria e il motivo dello spostamento. Su questo sta
lavorando Paola Regeni, storica
dell’arte della Soprintendenza:
sembrerebbe escluso possa venire da una chiesa («Ha una valenza civica, non religiosa»),
probabile possa essere stato in
origine collocato in una sala vicina a quella dove si trova o addirittura da un altro muro della
stessa sala (tra le motivazioni,
quella di renderlo più evidente
a chi entrava). Possibili alternative: un tabernacolo di strada o
un ambiente esterno ma protetto come un cortile o un loggiato. E «non è detto che si arrivi a
una soluzione».
Il restauro è il primo negli oltre 500 anni di vita: 140 mila euro di costo messi a disposizione
dal Comune di Sansepolcro, 100
mila arrivano da un contributo
di un privato, Aldo Osti, ex manager della Buitoni. L’operazione ha di nuovo ricordato quanto
fossero innovativi il lavoro e l’arte di Piero della Francesca. Che
ha utilizzato per il suo Cristo e
per i suoi soldati addormentati
a fianco del sepolcro (in quello
senz’elmo l’artista si sarebbe ritratto) un mix di pigmenti tipici
della tempera, come il cinabro,
la lacca rossa, la malachite, la
biacca, e altri invece propri dell’affresco, come le ocre, le terre
naturali, i silicati. Una tecnica
scelta «per ottenere effetti pittorici più vicini a quello di una
tavola».
Un restauro, comunque, che
non ha deluso né deluderà i visitatori visto che, come ricorda
la direttrice del museo Mariangela Betti, si tratta di un restauro a vista, da seguire in diretta,
attraverso un vetro.
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Roma Dal 7 all’11 dicembre all’Eur la fiera della piccola e media editoria che dal prossimo anno si sposterà nella nuova struttura. Camilleri e Saviano tra gli ospiti, 400 appuntamenti
«Più libri più liberi», apre Kureishi e omaggi a Eco e Fo. Poi la Nuvola
di Edoardo Sassi
L’
omaggio a due protagonisti
della cultura italiana scomparsi nel 2016, Umberto Eco
e Dario Fo. Un focus dedicato al
ruolo delle riviste culturali. Gli
stand dei 354 espositori. E l’inaugurazione affidata alla parola dell’autore anglo-pakistano Hanif
Kureishi.
Forte ormai delle sue quindici
edizioni consecutive, torna Roma
dal 7 all’11 dicembre «Più libri più
liberi», fiera della piccola e media
editoria che si svolgerà come da
tradizione nel Palazzo dei Congressi del quartiere Eur. Per l’ultima volta, forse. Perché dal 2017 ci
si sposterà quasi certamente nella
nuova e attigua «Nuvola» dell’architetto Massimiliano Fuksas.
«Sono tutte storie. E meritano
tutte di essere raccontate», il motto scelto quest’anno per una manifestazione, promossa dall’Associazione italiana editori (Aie), che
ha sempre puntato molto come
tratto distintivo sulla sua «indipendenza». Tanti gli autori internazionali, provenienti da venti Paesi di quattro continenti: dal giallista tedesco Friedrich Ani a Harry
Parker, ex soldato britannico in
Afghanistan al suo romanzo
d’esordio. E tanti, soprattutto, gli
ospiti italiani: scrittori, poeti, illustratori, fotografi, giornalisti, uomini di spettacolo, in veste di autori o partecipanti al pacchetto degli oltre 400 appuntamenti distri-
Rassegna
 «Più libri
più liberi. Sono
tutte storie»,
XV edizione,
Roma, Palazzo
dei Congressi,
cinque giorni di
programmazio
ne, dal 7
(inaugurazione
alle 10.30)
all’11
dicembre.
Quattrocento
appuntamenti
e 354 stand.
Info:
www.plpl.it
buiti in cinque giorni di
programmazione. Presenza ormai
fissa e autore-simbolo della piccola e media editoria (aziende con
fatturato annuo entro i 13 milioni)
tornerà in fiera Andrea Camilleri,
a colloquio con Pietrangelo Buttafuoco. Altri ritorni, quello di Roberto Saviano, di Nanni Moretti —
suo un reading dalle pagine di Caro Michele di Natalia Ginzburg, introdotto da Chiara Valerio — di
Zerocalcare, di Erri De Luca.
Libri a parte, non mancheranno
approfondimenti su temi d’attualità, dal post-referendum alla
vexata quaestio della maternità
surrogata, tema affrontato anche
nell’incontro con Michela Murgia
e Nichi Vendola, dal titolo Madri
sì, madri no, madri comunque.
Omaggi: a ricordare Eco saranno i
due allievi Stefano Bartezzaghi e
Beppe Cottafavi e il suo editor storico Mario Andreose. Mentre il tributo al Nobel Dario Fo è affidato
agli amici Ascanio Celestini e Sergio Staino. Altra caratteristica distintiva della kermesse romana,
l’approccio interdisciplinare tra i
tanti e diversi settori dell’industria
editoriale: narrativa, poesia, saggistica, libri per ragazzi, guide, fu-
Dall’estero
Molti gli stranieri, tra cui
Harry Parker, soldato
britannico in Afghanistan
al suo esordio narrativo
metti, fotografia. Mondi diversissimi, in cui possono rientrare tanto un Adil Olluri — autore della
prima opera kosovara tradotta in
Italia — quanto un Antonio Manzini, l’inventore del poliziotto anticonformista Rocco Schiavone che
in versione fiction-tv ha suscitato
recenti polemiche per comportamenti poco ortodossi.
«Su questa fiera vogliamo investire sempre più massicciamente», ha detto ieri il presidente dell’Aie Federico Motta presentando
la rassegna. Confortato dalle parole del neoassessore alla Cultura
del Campidoglio, Luca Bergamo,
che ha definito Più libri «la più
importante manifestazione culturale di Roma».
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