Un giorno, un cane GALLUCCI
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Un giorno, un cane GALLUCCI
120 GABRIELLE VINCENT L A Un giorno, un cane 121 GALLUCCI T R A M A DAGLI 8 AI 10 ANNI U n giorno, un cane viene sbattuto fuori dal finestrino di un’automobile in corsa. Nonostante il gesto violento che ha appena subito, l’animale rincorre il mezzo disperatamente, più veloce che può, finché dell’auto rimane un puntino all’orizzonte, poi più nulla. Il cane è solo in mezzo alla strada. Annusa l’asfalto, è agitato, cerca. All’improvviso il suono di un motore si avvicina e quando è molto prossimo alla sua posizione, lui attraversa. Per evitare di centrare il cane, due auto che procedono in direzione contraria si scontrano. Il cane segue l’incidente da una certa distanza, impaurito, preoccupato. Sembra domandarsi “Che sta succedendo?”, “Cosa ho combinato?”. La situazione è aggravata dallo scoppio di qualcosa, dal luogo dell’impatto si leva un fumo scuro, arrivano pompieri e soccorsi. Nel frattempo la carreggiata si è riempita di veicoli fermi, di curiosi e di rumori. Il cane si lascia alle spalle il triste spettacolo e i cattivi padroni, va randagio, finché incontra un bambino e inizia una nuova vita. 122 123 124 COMMENTO L E G R A N D I D O M A N D E D E L C orreva l’anno 1983 quando questo libro uscì per la prima volta in Italia. Ci volle Rosellina Archinto con la Emme Edizioni e, in seguito, ventotto anni buoni di silenzio, prima che la storia senza parole del cane abbandonato della Vincent tornasse a commuovere. Perché questo succede, mentre leggiamo del cane vagabondo in cerca di nuovo padrone. Piangiamo e patiamo. Scatti furiosi di matita, traiettorie e fisionomie nervose, sono quanto basta per trasmettere ai lettori la disperazione di una manciata di secondi fatali, in cui l’animale apprende se è vivo o morto e se vivrà o morirà. Il bianco e nero accentua l’estremismo della condizione di chi all’improvviso si ritrova senza genitori e senza casa, in mezzo a una strada. Dove dormirò? Cosa mangerò? Come mi scalderò? Sono queste le domande che l’infanzia si pone sulle prime pagine del libro. Avere tre anni è sufficiente per partecipare con i pensieri e il corpo agli stati d’animo descritti e per scivolare empaticamente nella trama di Un giorno, un cane. La storia è drammatica, l’autrice non lo nasconde, ed è grazie a questo esplicito dovere di cronaca che il libro viene apprezzato anche da chi non sa leggere le parole, ma sa leggere le figure, le espressioni facciali, i linguaggi del corpo, sa ricordare. Sono soprattutto i bambini della scuola dell’infanzia ed elementare i destinatari dei libri senza parole, per quanto siano svariati gli esempi con cui tentare l’uso di tali oggetti alle medie, alle superiori. Il libro di Gabrielle Vincent funziona per questo tipo di esperimenti, basta provare. Le emozioni sono il patrimonio narrativo di quest’opera, scritta per illustrazioni e letta a velocità, quasi fosse un disegno animato. La solitudine di cui fa esperienza il cane è radicale e lo espone a correnti pericolose che potrebbero abbatterlo ad ogni minuto, se non fosse che è uno spirito resistente e se non si ostinasse ad andare, andare, andare, andare. Il ritmo di questo incedere, sempre più lontano da tutto e tutti, a un certo punto diventa ipnotico. Sembra, di fatto, che all’orizzonte ci sia qualcuno. Realtà? Immaginazione? La stanchezza gioca bruttissimi scherzi, certamente, tuttavia il futuro del cane è davanti, è un bambino. 1. Su cosa si basa la possibilità di scrivere e raccontare senza parole? Gli albi senza parole creano spesso imbarazzo tra gli adulti. In molti domandano “dov’è la storia?”, “cosa racconto?”, “si sono dimenticati le parole?” oppure, proprio perché senza parole, il libro finisce per essere scartato, “troppo facile” o “troppo difficile” a seconda di logiche piuttosto insondabili. Gabrielle Vincent può basarsi su una conoscenza capillare e profonda della tecnica del disegno a matita. Le basta un gesto per creare una scena, un destino, un carattere, una velocità. Riuscire a fare ciò significa saper raccontare. D’altra parte esprimersi senza parole, non dovrebbe essere una novità per chi possiede un animale, anche uomini e animali, senza parole, comunicano tra loro. L I B R O 2. Che tipo di emozioni sperimenta il protagonista? Fare un elenco delle emozioni attraversate dal cane nel corso della sua vicenda, a voce o attraverso una breve descrizione, potrebbe essere una modalità per osservare quante sfumature diverse sono contenute nel termine generico “emozioni” e per accorgersi di quanto esso sia insufficiente. Un altro percorso possibile riguarda i battiti cardiaci dell’animale: quanto immaginiamo che cambino tra una scena e l’altra, dall’inizio alla fine? Perché in certi casi il cuore va forte, in altri rallenta, in altri ancora pare morire in gola? 3. È un libro triste? Lo è, certamente. La tristezza è un sentimento bandito dalla contemporaneità, perché sovrapposto all’immagine e alle sorti della persona depressa. Di fatto la tristezza è altra cosa dalla depressione. Provarla, a tutte le età, non debilita, bensì nobilita e abilita alla percezione di sé e degli altri. Qualora l’essere umano perdesse la capacità di piangere, soffrire, rattristarsi, vorrà dire che avrà perso anche quella di sorridere, gioire, rasserenarsi. 125 126 127 D I C O N O D I Q U E S T O L I B R O Maurice Sendak “D isegni straordinari! Immagini ardite, fugaci, che riescono, malgrado l'intensa mirabilità, a raccontare minuziosamente una storia carica di potenza e onestà. Un'opera d'arte assolutamente unica.” P R O L U N G A M E N T I D E L L O · Per altre solitudini che si risolvono grazie al calore dell’amicizia e dell’amore: Leo Lionni, Guizzino, Babalibri, 2004 Mandana Sadat, L’altro Paolo, orecchio acerbo, 2006 Massimo Caccia, Eleonora Bellini, Ninna nanna per una pecorella, Topipittori, 2010 Bob Gill, Il topolino con gli occhi verdi e la topolina con gli occhi blu, Phaidon, 2010 · Per leggere di altri personaggi usciti dalle matite: Paul Cox, Un libro di linee, Corraini, 2006 Suzy Lee, Zoo sans animaux, Actes Sud Junior, 2008 Marjolaine Leray, Un piccolo Cappuccetto Rosso, Logos, 2012 · Per storie di cani: Philippe Corentin, Quel coso lì, Babalibri, 2005 Silvana D’Angelo, Valerio Vidali, Senza nome, Topipittori, 2008 Altan, Le storie di Pimpa, Franco Cosimo Panini, 2009 Elio Pecora, Beppe Giacobbe, Un cane in viaggio, orecchio acerbo, 2011 S T E S S O A U T O R E · Ernesto è ammalato. Ernesto e Celestina, Nord-Sud, 2006 · Le domande di Celestina. Ernesto e Celestina, Nord-Sud, 2006 · Il mio piccolo Babbo Natale, C’era una volta..., 1996