In India con AFS Intercultural Programs nel racconto di un giovane

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In India con AFS Intercultural Programs nel racconto di un giovane
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N. 10, ottobre 2011
Un’occasione di cultura e di arricchimento personale
In India con AFS Intercultural Programs
nel racconto di un giovane svizzero d’Italia
Arrivo
Era inizio luglio 2010 quando, dopo averlo
desiderato a lungo, arrivai in India, pronto ad
intraprendere questa avventura, un anno di vita e di studio all›estero, ospite in una famiglia
indiana di Pune, poco distante dalla più famosa Bombay. L›organizzazione con cui sono
partito, AFS Intercultural Programs, permette a ragazzi dai 15 ai 17 anni di trascorrere
l›anno scolastico in un paese estero. Io, che
volevo confrontarmi con una cultura totalmente diversa da quella occidentale, scelsi l›India
come mia destinazione. Volevo vivere un anno
in un altro mondo ed effettivamente, una volta
arrivato, ciò che vidi fu proprio quello.
La prima impressione
La prima cosa che mi ha colpito dell’India è
il caos più totale che si vede per le strade,
un caos che però ha del fascino. Colori, suoni, odori, tanta povertà e gente di tutti i tipi
affollano l’ambiente indiano. Le strade sono
popolate da auto-rickshaw (delle specie di
Apecar che funzionano da taxi), motociclette
e macchine che non seguono nessuna regola
stradale (in India non si guida a sinistra, come
molti credono, bensì al centro). Gli stereotipi
sull’India che noi occidentali abbiamo, sono
molti, e nonostante tanti siano falsi, quello
delle mucche per strada non lo è affatto. Vedere una mandria di mucche per la strada è
una cosa all’ordine del giorno e gli indiani non
ci fanno affatto caso.
La cosa fantastica dell’India è proprio il fatto
che riesca a stupirti con qualcosa di nuovo e
straordinario ogni giorno che passa.
Dove vivevo
Pune, città con più di 7 milioni di abitanti e
dove si parla il marathi, è famosa in tutto il
mondo per il centro di meditazione di Osho e
il centro yoga di Iyengar, due delle personalità più importanti di sempre nel campo dello
yoga e meditazione. La famiglia con cui ho
vissuto durante il mio anno in India è di religione jainista, una religione che rappresenta
solo l’1% della popolazione e simile a quella
induista. Il credo fondamentale dei jainisti è
la più assoluta non violenza. La mia famiglia
indiana seguiva uno stile di vita molto sano
e riteneva la pratica dello yoga di importanza
vitale. il mio padre ospitante era non solo un
profondo conoscitore dello yoga ma anche
dell’ayurveda, la medicina indiana. Da lui ho
acquisito molte conoscenze sui benefici che
queste due scienze possono dare. In questo
senso lo yoga non mi è stato insegnato come
una disciplina da seguire durante una lezione,
bensì come uno stile di vita, un modo in cui
Carlos con la famiglia indiana durante il Diwali festival. Per induisti e jainisti, Diwali
è una festa in celebrazione della vita e l’occasione per rinsaldare i legami con
famigliari e amici. Per i jainisti è inoltre una festa importante che rappresenta
l’inizio dell’anno.
trattare il corpo e la mente. La mia famiglia
era puramente vegetariana, non mangiava
neanche le uova e non mangiava in ristoranti
dove si cucinasse anche della carne o del pesce. Quando mangiavamo ci sedevamo per
terra in salone a gambe incrociate e condividevamo il cibo, con le mani, da un unico
piatto, posto direttamente sul pavimento.
Questo, infatti, è il metodo tradizionale indiano per mangiare, che la mia famiglia ospitante, tenendo alle tradizioni, osservava nonostante in casa ci fosse un tavolo normale. Al
tramonto tutti i giorni c’era poi la preghiera,
dove tutta la famiglia (compreso io) sedeva
per terra attorno ad una ciotola di rame, in cui
veniva bruciato del letame di mucca ed altre
sostanze. Il fumo di tutto ciò veniva ritenuto
sacro e si recitava un mantra per 7-8 minuti.
Dopo il mantra veniva fatta la puja, un tipo di
preghiera dove si fa ruotare un bastoncino
d’incenso ed una candela di fronte ad alcune
statuette degli dei (a casa mia c’erano Ganesha, Krishna e Mahavir).
flessibilità. Fare yoga mi ha reso elastico e
fatto sentire in armonia con il mio corpo (lo
yoga mi appassiona così tanto che lo pratico
tuttora e lo sto insegnando a gruppi di ragazzi del territorio veronese). Alle 9 del mattino
iniziava la lezione di hindi, la lingua nazionale
dell’India, che era fondamentale per integrarsi
nella vita sociale del paese. A mezzogiorno
cominciavo la scuola, un college ad indirizzo
economico e, come tutte le scuole in India, le
lezioni erano in inglese, che insieme all’hindi è
una delle due lingue ufficiali del paese. Il fatto
che l’inglese venisse molto usato mi ha dato
l’opportunità di perfezionarlo e di portarlo ad
un livello molto alto. Dopo la scuola andavo
in palestra o a correre. La sera studiavo e
spesso guardavo la mia mamma ospitante cucinare (la sua cultura culinaria era incredibile).
Dopo la cena si guardava un po’ di televisione
tutti insieme, i film erano sempre indiani e in
hindi. Il cinema indiano infatti, il cosiddetto
Bollywood, è famoso in tutto il mondo e produce più film che Hollywood!
La mia giornata tipo
Da lunedì al sabato, la mia giornata tipo iniziava alle 6 del mattino, ora in cui mi recavo dalla
mia insegnante di yoga per la mia lezione,
della durata di un’ora e mezza. Lo yoga è
un’antica disciplina nata in India che fa lavorare sia il fisico che la mente, richiede molta
Scuola
La frequentazione di una scuola locale è stato
un’altro aspetto importante di questa esperienza interculturale. Ero iscritto al Symbiosis
College of Commerce di Pune. All’inizio capire
la matematica e le altre materie di indirizzo
economico, ma soprattutto passare gli esa-
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mi, in una lingua straniera è stata un po’ una
sfida ma è mi è bastato poco per mettermi al
passo con gli altri.
Vita sociale
L’obiettivo della mia esperienza era quello di
conoscere e imparare una cultura e modi di
vivere nuovi, per questo partecipavo a molti
eventi di tipo religioso e culturale come festival, cerimonie e matrimoni. In questa maniera
mi sono vestito in abiti tradizionali, fatto la
puja a Diwali, lanciato colori ad Holi, urlato
Ganapati Bapa nella folla durante il Ganapati
festival e mangiato cibi di tutti i tipi. Il cibo
è qualcosa che mi è piaciuto fin dall’inizio,
anche se sempre molto piccante, è molto variato e speziato. Certo che se qualcuno non
può fare a meno della carne di manzo, l’India
non è il paese adatto a lui... Aprirei un capitolo
solo sui matrimoni, qualcosa di speciale ed
impressionante. Durante la mia esperienza
sono stato a sette matrimoni, in uno c’erano
addirittura diecimila persone e metal detector all’entrata, ma anche gli altri superavano
quasi sempre il migliaio di invitati La durata
varia dai tre giorni alla settimana, ed è un
susseguirsi di cerimonie, danze, pranzi e cene. Il matrimonio (quasi sempre combinato
dai genitori degli sposi) viene concepito come un’occasione importante non solo per gli
sposi, ma anche per le loro famiglie, le quali
coprono le spese e vedono in esso un modo
per mostrare il potere sociale della famiglia.
Religione
Il paese è famoso per la forte religiosità e
spiritualità e ciò è effettivamente vero, io l’ho
potuto sperimentare. La mia famiglia ospitante mi portava spesso a vedere tempi ed
Carlos ad una puja (preghiera) jainista per l’inaugurazione di un negozio.
assistere a funzioni religiose, in cui ho potuto
conoscere monaci e monache di ogni sorta.
Dato che in India sono presenti quasi tutte le
religioni del mondo (i musulmani sono addirittura il 30%), ho avuto l’opportunità di entrare
in tempi induisti, jainisti, buddhisti, sikh, moschee musulmane e chiese cattoliche.
L’anno in India mi ha insegnato tanto e fatto
crescere molto personalmente. Ho acquisito
tantissime conoscenze, creato nuove amicizie e con la mia famiglia ospitante mantengo
un ottimo rapporto. Sento di avere instaurato
un forte legame con questo paese ed avrà
un’importanza fondamentale per tutta la mia
vita. L’India rimarrà sempre un paese speciale
per me.
Carlos Marchesini
Verona, luglio 2011
L’elenco dei sostenitori 1° semestre 2011
Grazie. Un Grazie di Cuore!
Come di consueto possiamo in questo numero della Gazzetta Svizzera pubblicare l’elenco
dei nostri sostenitori, che hanno versato un
contributo uguale o maggiore di € 50.
Purtroppo questo elenco non è completo! Non
abbiamo ricevuto tutti i bollettini dalla posta,
cosi pensiamo che qualche altro sostenitore
non sia presente nel nostro elenco.
Chiedo scusa e prometto di compilare l’elen-
co del prossimo Aprile in modo adeguato.
Un grazie sincero a tutti coloro che con la loro
generosità ci aiutano a pubblicare la Gazzetta
Svizzera!
Il team della Gazzetta trova nuova motivazione per continuare, ognuno con il suo compito,
il lavoro per la nostra Gazzetta.
Arwed G. Buechi
Presidente
JOOS ANNA CRISTINA
CURSOLO ORASSO
HÜRZELER W./MANCINI N.
HÜRZELER MONICA
RICCI ELSA
CESENA
SCHNEIDER NADINE
ROMA
FELDER HANS
MANSUE
LEGLER CARLO
BREMBATE DI SOPRA
SCHERRER FRANCO
SESTO SAN GIOVANNI
BOLLI ELISABETH
MANCINI GERTRUD
Bertotto Huber Lucia
DEFINTI GIANNI
GUIDA CON MARIA VITTORIA PADOVA
NOCENTINI URSULA
FIRENZE
STEINHAUSLIN JEAN LEON
FIRENZE
VON ARX WALTER
KNECHTLE BERNHARD
PALAIA
KUNZ REINHARD
PORLEZZA
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MARTIN KARL
VARESE
OECHSLIN KARL
LEUENBERGER A.
FRANCHINI FABIO
MILANO
HABERLI ALBERTA
FIRENZE
BRYNER DANIEL
MILANO
BULLONI SERRA CARLO
PARMA
CASANOVA ZAGHI ELVIRA
CASSINA RIZZARDI
CISERI NICCOLO’
MILANO
DE BELLIS THERESE
MIRANO
DECIO JACQUELINE
BERGAMO
DOUSSE PAOLA
LADISPOLI
FACCARO ANDREA
COMO
FORMICONI ANDREAS ROBERT
ROMA
GIANNELLI GIUSEPPE
GRISOSTOMI EMIDIO
FERMO
HONEGGER VITTORIO
JAVET CHRISTIAN
REGALBUTO
LIBISZEWSKI JEAN SERGE
AGAZZANO
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