Agency e linguaggio
Transcript
Agency e linguaggio
a cura di Aurora Donzelli, Alessandra Fasulo Agency e linguaggio Etnoteorie della soggettività e della responsabilità nell’azione sociale Copyright © 2007 Meltemi editore, Roma È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia, anche a uso interno o didattico, non autorizzata. Meltemi editore via Merulana, 38 – 00185 Roma tel. 06 4741063 – fax 06 4741407 [email protected] www.meltemieditore.it MELTEMI ALESSANDRA FASULO 5 Questo potrebbe essere un elemento che induce la diffidenza della madre sull’autenticità della riposta, ovvero il fatto che la bambina abbia semplicemente ripetuto la risposta della sorella dandole però contenuto opposto. 6 Iniziare il turno prima del punto di rilevanza transizionale scongiura per Nino la possibilità che, con l’unità di turno successiva potenzialmente rivolta a una diversa attività, inizi di fatto la sua ostracizzazione. 7 Si potrebbe pensare a un caso limite di correzione esposta (Jefferson 1987), cioè di eteroriparazione completa, anche se qui non abbiamo una struttura sequenziale canonica. Tuttavia, come per la correzione esposta, anche qui la mossa stabilisce una relazione asimmetrica tra gli interlocutori. Voci sussurrate sottobanco: habitus e agentività nelle pratiche di lettura Laura Sterponi Introduzione La riflessione su agency in relazione al testo scritto traccia un percorso intricato e affascinante attraverso discipline diverse quali la critica letteraria, la psicologia, la sociologia, la storia e anche la bibliografia, la giurisprudenza, la semiotica, l’antropologia. Le pratiche di produzione e fruizione del testo sono infatti legate a molteplici agenti sociali, non solo autori e lettori, differentemente coinvolti nella costruzione del significato del testo scritto. Di fronte a tale complessità, il presente contributo sarà necessariamente limitato. Focalizzandoci soprattutto sul versante della fruizione, questo lavoro vuole gettar luce sul ruolo dei lettori nella costruzione del significato del testo, e, come vedremo, anche nell’invenzione di nuove pratiche di lettura. Nel prestare attenzione particolare al versante della fruizione del testo questo contributo è lungi dall’essere originale. Dopo secoli di innegabile ostracismo, il lettore ha negli ultimi cinquant’anni guadagnato un ruolo centrale nella riflessione sul testo e la costruzione del suo significato. La critica letteraria (Fish 1980; Iser 1980), la semiotica (Eco 1979; Todorov 1978), l’ermeneutica (Ricœur 1988) in prima linea hanno prodotto teorizzazioni sofisticate sul lettore come partner nell’attività di cooperazione creativa, come investigatore alla ricerca di indizi, e fin’anche come coautore. Si ha l’impressione tuttavia di essere ancora lontani dal lettore in carne e ossa (cfr. pp. 263-264), non solo quando ci si trova di LAURA STERPONI fronte al lettore come un astratto modello semiotico ma anche quando si esaminano gli approcci fenomenologici ed estetici, ove gli aspetti psicologici individuali tengono lontane considerazioni di carattere socio-culturale. Di qui l’obiettivo specifico di questo contributo: l’analisi di concrete pratiche della lettura, dei vincoli e risorse contestuali che ne influenzano l’apparizione e gli sviluppi, e delle operazioni semiotiche che i lettori in carne e ossa realizzano nell’interazione con i testi e altri lettori. In particolare, nel presente contributo verranno presi in esame alcuni episodi di attività clandestina di lettura interattiva tra giovani lettori di scuola primaria. Nei contesti scolastici considerati i bambini sono socializzati a una prassi di lettura silenziosa e individuale. Si analizzerà dunque come tali lettori alle prime armi si guadagnano con estro e destrezza spazi e momenti nascosti dove esercitano pratiche alternative a quelle prescritte dal canone ufficiale di lettura. Prima di addentrarci nell’analisi di tali episodi ci sembra tuttavia utile ripercorrere brevemente e a grandi linee le prime considerazioni teoriche che hanno riconosciuto al lettore un ruolo primario e attivo nella costruzione del significato. Infatti nelle formulazioni di Foucault, Barthes e Derrida, fra gli altri, le dimensioni ideologiche e sociali, che influenzano le pratiche di lettura e i movimenti interpretativi dei lettori in carne e ossa, sono teorizzate come fattori centrali nel riconoscimento stesso del ruolo del lettore nella costruzione del significato. Agentività trasposta o distribuita: l’autore, l’opera, il lettore La nozione di testo nasce con l’invenzione della scrittura1, che ha trasformato eventi in prodotti (Goody, Watt 1963; Olson 1977; Ong 1982), pratiche di trasmissione orale in oggetti svincolati dal contesto, o più precisamente trasponibili in molteplici contesti di fruizione. La nozione di autore tuttavia emerge molto più tardi (Barthes 1984; Foucault 1969; Parry 1971), in stretta relazione con l’istituzione della VOCI SUSSURRATE SOTTOBANCO censura, dunque come espediente per controllare e punire scritture trasgressive (Foucault 1969)2. L’azione creatrice, la sorgente di significazione in relazione al testo scritto, viene dunque “riconosciuta” nel momento stesso in cui le si sono posti limiti, la si è resa parziale e vincolata. L’ingresso degli autori nel mondo letterario ha prodotto cambiamenti anche sul versante della ricezione, ossia nelle procedure interpretative e nelle pratiche di lettura dei testi. Con la nozione di autorialità si afferma l’idea della proprietà del significato testuale. L’autore diviene dunque non solo l’artefice ma anche l’arbitro del significato dell’opera. Nel fondamentale saggio Qu’est-ce qu’un auteur? (1969) Michel Foucault prende in considerazione l’avvento e il ruolo dell’autore proponendo un’analisi dell’autorialità non tanto nella sua dimensione storico-sociologica (i.e. la persona dell’autore), quanto nella sua funzione testuale. Secondo Foucault (p. 8) attribuire un’opera a un nome proprio significa anzitutto classificarla: un nome d’autore non è semplicemente un elemento in un discorso (che potrebbe essere soggetto o complemento, il quale può essere sostituito da un pronome ecc.): esso svolge in rapporto al discorso un certo ruolo: stabilisce una funzione classificatoria; un tale nome permette di raggruppare un certo numero di testi, di delimitarli, di escluderne alcuni, di opporli ad altri. Nella prospettiva di Foucault, determinante nella costruzione del significato dell’opera non è dunque la persona dell’autore, bensì la funzione-autore, la quale impone principi organizzativi specifici per la circolazione, trasmissione e fruizione di certi discorsi. Come principio funzionale, dunque, l’autore trascende i limiti dei lavori individuali per andare a interessare il più ampio orizzonte della discorsività. Questo è particolarmente vero, secondo Foucault, per i fondatori di discorsività, per coloro ossia che non solo sono gli autori delle loro proprie opere, ma che hanno generato nuove possibilità e principi per la creazione di altri testi3. Anche a questo livello dunque Foucault invita a ripensare la genia- LAURA STERPONI lità di un autore e la generatività del suo discorso come una funzione che impone limiti alla libera creazione, circolazione e manipolazione dei testi. Un’altra voce critica rispetto alla nozione di autorialità è quella del semiologo francese Roland Barthes. In un breve saggio pubblicato inizialmente nel 1968, Barthes (1984) lanciò una provocazione contro la supremazia dell’autore negli studi letterari. Il ben noto e spesso citato lapidario epilogo del testo barthiano, vale a dire il suo appello alla dissoluzione di un mito che farà sì che la morte dell’autore diventi la nascita del lettore4, suggella una proposta teorica che conferisce al lettore il ruolo principale nella creazione del significato del testo. Tale proposta si fonda sull’idea che il testo non contiene ed esprime un unico significato originario, quello ossia dell’autore. Il testo va inteso come uno spazio aperto, un orizzonte ove la voce dell’autore entra in dialogo con molteplici altre voci: Sappiamo oggi che un testo non consiste in una serie di parole esprimenti un significato unico, in un certo senso teologico (che sarebbe il messaggio dell’Autore-Dio), ma è uno spazio a più dimensioni, in cui si congiungono e si oppongono svariate scritture, nessuna delle quali è originale: il testo è un tessuto di citazioni, provenienti dai più diversi settori della cultura (p. 54). Il lettore non si confronta dunque con un significato ultimo, con un’intenzione originaria dell’autore da distillare percorrendo le linee del testo, ma piuttosto con un ordito intertestuale, le cui trame intrecciano fili senza un’origine e senza una fine (v. anche Barthes 1970). La critica barthiana si è ispirata ampiamente alla teorizzazione di Jacques Derrida (1967; 1979), in cui l’idea dell’assenza di confini definiti e di un significato ultimo e trascendentale del testo ha una posizione di primo piano. Nella sua critica alla tradizione filosofica logocentrica e alla sua metafisica della presenza, Derrida decostruisce il concetto di origine e di significato trascendentale proponendo in alternativa l’idea di archi-traccia: all’origine vi è una traccia, che VOCI SUSSURRATE SOTTOBANCO come tale eccede la logica dell’identità e della presenza affermando l’inesistenza dell’origine come fondamento della sua costituzione. La spesso citata affermazione “il n’y a pas de hors-texte” (Derrida 1967, p. 227), si inserisce dunque in una più ampia opera di decostruzione che in ultima analisi porta Derrida (1979, pp. 184-185) a negare la presenza di confini del testo, di un’unità e univocalità testuali: Quanto è accaduto, supponendo che sia accaduto, sarebbe una specie di debordamento che ha messo in crisi tutti i limiti frazionanti, obbligando a estendere il concetto accreditato, la nozione dominante di “testo”, di ciò che chiamo ancora “testo” per ragioni parzialmente strategiche, e che allora non sarebbe più un corpus finito di scrittura, un contenuto incorniciato in un libro o nei suoi margini ma un reticolo differenziale, un tessuto di tracce che rinviano indefinitamente ad altro, riferite ad altre tracce differenziali. Sebbene non finalizzata a rinnegare la figura dell’autore, anche la teorizzazione del critico russo Michail Bachtin (1963; 1975; 1979) mette in questione i confini e l’univocalità del testo, invitando a ripensare l’agentività rispetto alla costituzione delle opere letterarie (specificamente del romanzo moderno) e del loro significato in chiave plurale e distribuita. Per Bachtin, gli enunciati in un testo scritto così come negli scambi orali e nei discorsi quotidiani non appartengono interamente a chi li produce poiché portano l’eco di altre voci, di altri usi e contesti. Nelle parole di Bachtin (1963, pp. 262-263): La parola non è una cosa, ma è il medium eternamente mobile, eternamente mutevole della relazione dialogica. Essa non appartiene mai a una sola coscienza, a una sola voce. La vita della parola sta nel passare di bocca in bocca, da un contesto a un altro contesto, da un collettivo sociale a un altro, da una generazione a un’altra generazione. Ciò facendo la parola non dimentica il cammino percorso e non può del tutto liberarsi dal potere di quei concreti contesti dei quali è entrata in precedenza a far parte. LAURA STERPONI Ogni membro del collettivo parlante si trova dinanzi la parola non già come parola neutrale della lingua, libera da intenzioni, non abitata da voci altrui. No, egli riceve la parola da una voce altrui e riempita di una voce altrui Nel suo contesto la parola giunge da un altro contesto, penetrata di altrui intenzioni. La sua propria intenzione trova la parola già abitata. Nell’introdurre il pensiero del critico russo al pubblico francofono, nella metà degli anni Sessanta, la pensatrice bulgara Julia Kristeva (1967; 1969) ha proposto una lettura semiotica dell’eteroglossia bachtiniana. Con la nozione di intertestualità, Kristeva mette in primo piano le relazioni tra diversi testi e diversi sistemi di segni inerenti un circoscritto orizzonte testuale. In altre parole, il testo viene a essere concepito dalla Kristeva come un mosaico di citazioni5 e l’autore, conseguentemente, come colui il quale raccoglie e compila discorsi già esistenti, piuttosto che crearne di nuovi. In sostanza, attraverso l’uccisione dell’autore, la cancellazione dei confini testuali, la moltiplicazione delle voci e rimandi in ciascun anche minimo stralcio di scrittura, l’onore e onere di realizzare il testo come orizzonte di significazione è conferito al lettore. In quanto segue, considereremo lettori in carne e ossa, specificamente giovani lettori, di scuola primaria, che insinuano nell’orizzonte della prassi ufficiale episodi clandestini di lettura interattiva. Lo studio etnografico Gli episodi clandestini di lettura interattiva che ci apprestiamo a presentare sono parte di un più ampio studio etnografico sulle pratiche di lettura in due classi elementari, una terza e una quarta, condotto dall’autrice in una scuola californiana nel corso di un intero anno accademico. In linea con la filosofia ufficiale dell’istituzione scolastica, le due classi esaminate presentano una popolazione studentesca eterogenea dal punto di vista dell’appartenenza etnica e status socio-economico familiare. VOCI SUSSURRATE SOTTOBANCO Quarantacinque ore circa di videoregistrazione documentano differenti attività di lettura praticate nelle due classi. I dati video sono integrati da appunti etnografici e interviste con le due insegnanti in carico delle classi6. Le analisi presentate in questo contributo si riferiscono in particolare a quindici ore di videoregistrazione di attività di lettura interattiva tra bambini. Nelle due classi osservate tale pratica di lettura non era elicitata ufficialmente dalle insegnanti ma era, piuttosto, condotta spontaneamente e sovente clandestinamente dai giovani lettori. Per l’analisi degli episodi di lettura interattiva abbiamo combinato procedure etnografiche con quelle tipiche dell’analisi del discorso. In particolare, sono considerate cinque dimensioni analitiche: 1) il contesto – materiale e di attività – ove gli episodi di lettura interattiva hanno luogo; 2) il formato di partecipazione; 3) i testi – la configurazione semiotica e il contenuto; 4) il parlato prodotto nel corso dell’attività di lettura: decodifica orale del testo, commenti interpretativi o procedurali ecc.; 5) i gesti e le altre azioni non verbali che guidano e sostengono il coinvolgimento congiunto nella lettura. L’habitus di lettura La teorizzazione bourdieuiana sull’habitus come “sistema di disposizioni durature e trasferibili che, integrando tutte le esperienze passate, funziona in ogni momento come matrice delle percezioni, delle valutazioni e delle azioni” (Bourdieu 1972, p. 211), invita a pensare alle attività umane tradizionalmente concepite come fenomeni puramente cognitivi, in termini di pratiche culturalmente situate e storicamente contingenti. Inoltre, la nozione di habitus mette in primo piano la dimensione corporea della pratica (ib.): il processo di socializzazione non pertiene solamente alle credenze, alle attitudini o ai valori che guidano le azioni individuali e collettive ma riguarda anche il corpo, ossia come tali azioni sono condotte senso-motoriamente e più in generale come è organizzata la postura. LAURA STERPONI VOCI SUSSURRATE SOTTOBANCO In questa prospettiva, l’habitus di lettura può esser concepito come una costellazione di principi organizzativi, situati storicamente e culturalmente, che regolano gli incontri tra lettori e testi a livello collocazione spazio-temporale (dove e quando è lecito leggere) e di realizzazione senso-motoria e interpretativa (Bourdieu, Chartier 1985). Nell’aula scolastica, così come in biblioteca, la pratica della lettura è regolata sulla base di norme che pertengono alla dimensione corporea tanto quanto alle procedure di decodifica e interpretazione del testo. Le insegnanti osservate nel nostro studio impartivano istruzioni esplicite sulle modalità di organizzazione spaziale e posturale, mostrando una marcata preferenza per la pratica della lettura silenziosa e individuale. Si considerino a scopo illustrativo i seguenti estratti: no ritenute appropriate nel contesto scolastico e come violazioni del codice prescritto per la lettura in classe abbiano potenziali implicazioni morali. Crediamo importante evidenziare come tali prescrizioni siano in linea con immagini frequentemente utilizzate nelle campagne educative nazionali (negli USA), ove appunto i giovani lettori sono sovente ritratti come lettori solitari e silenziosi (v. figura 1). Insegnante: Fig. 1. “Aiuta un bambino a leggere”, «Los Angeles Times». I would like you to be reading quietly, not talking. “Leggete in silenzio, senza parlare.” You have no book in front of you. “Tu non hai un libro davanti.” You need to have a book in front of you. “Devi avere un libro davanti a te.” Insegnante: Tory, you’re reading to yourself. “Tory, leggi tra te e te.” You can share again after reading. “Puoi parlare di nuovo con gli altri dopo aver letto.” Insegnante: Please, read silently “Leggi in silenzio per favore” and don’t disturb your friends. “e non disturbare i tuoi compagni,” Insegnante: Annice, (3.5) Read it independently. “Annice, (3.5) leggi da sola.” Imperativi come quelli qui sopra riportati, relativi a diverse insegnanti e classi considerate, si incontrano sovente nelle videoregistrazioni. Essi indicano esplicitamente quale configurazione spaziale, postura e modalità di decodifica sia- La norma relativa alla configurazione spaziale – star seduti da soli con un libro davanti – veniva osservata dai bambini in due modi differenti. Il libro era tenuto verticalmente o aperto sul banco (si vedano rispettivamente le figure 2 e 3). Fig. 2. Lettura individuale con libro verticale. LAURA STERPONI VOCI SUSSURRATE SOTTOBANCO Esempio 1a Poco dopo, Larry si avvicina al tavolino, lancia un’occhiata a ciò che Lorenzo sta leggendo, quindi si dirige allo scaffale delle riviste. Dopo aver selezionato anch’egli un periodico raggiunge Lorenzo al tavolino. Mentre prende posto, Larry apre la rivista e a voce bassa la presenta a Lorenzo (riga 1): Fig. 3. Lettura individuale con libro aperto sul tavolo. La prima configurazione crea una nicchia intima e individuale laddove la seconda permette ad altri nelle immediate vicinanze l’accesso visuale al testo. I bambini delle classi osservate nel presente studio hanno mostrato una marcata preferenza per la configurazione aperta che, come vedremo fra breve, costituisce il contesto di partenza degli episodi di lettura interattiva. Episodi clandestini di lettura interattiva7 Si consideri, il seguente episodio, occorso in biblioteca tra i compagni di classe Lorenzo e Larry. Dopo aver selezionato dallo scaffale delle riviste un numero di «Nature for Kids», Lorenzo è andato a sedersi a un tavolino tondo. Il bambino legge silenziosamente tenendo il torso in posizione eretta e la rivista poggiata sul tavolo: Esempio 1b 1. La: here’s my game-boy book Ecco il mio libro sul game-boy! Sebbene nel suo turno di apertura Larry non abbia esplicitamente (con un vocativo, o con lo sguardo) selezionato Lorenzo come destinatario, l’orientamento corporeo e il posizionamento della rivista fanno presagire la transizione verso la lettura interattiva. Lorenzo lancia subito un’occhiata alla rivista del compagno; quindi, risponde invitando Larry a guardare la propria (per l’analisi della mossa verbale d’apertura si veda oltre). Un focus d’attenzione condiviso è così stabilito: LAURA STERPONI Esempio 1c 2. (2.2) 3. Lo: look guarda ((indicando la rivista)) 4. La: what 4. La: cosa? ((allungando il busto sul tavolino)) [...] ((l’interazione continua: i due bambini leggono assieme e scambiano commenti sulle due riviste)) In una manciata di secondi, attraverso uno scambio minimale, Larry e Lorenzo hanno dunque creato le condizioni materiali e il formato di partecipazione per la lettura interattiva. Ai vincoli contestuali8 in cui si trovano a operare, i due bambini rispondono con mosse calibrate, ed efficaci nello stabilire rapidamente e discretamente una mutua sintonizzazione. In altre parole, l’orientamento spaziale, la postura e lo scambio di turni sottovoce non possono essere considerati fortuiti, ma piuttosto mosse tattiche mirate all’avvio della lettura interattiva: in un luogo ove la sorveglianza dell’insegnante è meno stretta9, Lorenzo è andato a sedersi a un tavolino tondo, in una zona laterale e non visibile dall’ingresso (ove l’insegnante generalmente rimane nel corso delle visite in biblioteca) ma di passaggio per coloro che si aggirano tra gli scaffali. Il bambino mantiene il torso diritto e la rivista aperta orizzontalmente, indicando in questo modo la sua disponibilità a condividere con altri compagni la lettura del testo. Infatti, nel momento stesso in cui Larry raggiunge il tavolino l’interazione verbale fra i due bambini prende avvio; nel giro di uno scambio di turni il coordinamento del focus di attenzione è raggiunto e la lettura congiunta comincia senza esitazioni. Non sono necessari preamboli: i due bambini hanno già comunicato l’un l’altro con mezzi non verbali le proprie disponibilità e intenzioni. Del resto, non possono permettersi di perder tempo; sanno che la circostanza propizia VOCI SUSSURRATE SOTTOBANCO può avere vita breve: l’insegnante potrebbe muoversi fra gli scaffali e notare la loro interazione. Il silenzio della biblioteca può riverberare fino al suo orecchio ogni scambio verbale, anche se sussurrato. Dunque i due lettori clandestini agiscono con tattica e precisione. La mossa di apertura Le medesime caratteristiche di essenzialità strategica si ritrovano nelle mosse di apertura degli episodi di lettura interattiva: i bambini utilizzano simultaneamente e in coordinazione diverse risorse semiotiche al fine di stabilire un focus di attenzione condivisa e creare un formato di partecipazione raccolto ma plurale. Il formato tipico della mossa di apertura presenta due componenti: un gesto deittico e un marcatore verbale di attenzione: ? + “guarda (…)”. In questo modo l’azione d’avvio richiede che l’attenzione del destinatario sia diretta verso l’elemento nel testo topicalizzato attraverso il gesto deittico. Si consideri il seguente esempio: Anthony, Jeremy, Wendy e Sharon sono andati a sedere, uno a uno separatamente, attorno a un grande tavolo nella biblioteca, ciascuno portando un libro e cominciando a sfogliarlo e leggerlo silenziosamente. Poco dopo l’arrivo di Sharon, l’ultima a raggiungere il tavolo, Anthony invita i compagni a volgere l’attenzione al suo libro, con un richiamo verbale accompagnato da un’indicazione gestuale: Esempio 2a 1. A: Ehi look Ehi guardate ((indicando sulla pagina)) LAURA STERPONI VOCI SUSSURRATE SOTTOBANCO Jeremy mantiene l’indice puntato sul testo fino a che i suoi destinatari vi volgono lo sguardo. A quel punto, il bambino produce un commento sull’elemento topicalizzato10: Non appena Jeremy volge lo sguardo verso il testo, Paul sottrae l’indicazione gestuale e presenta verbalmente il contenuto tematico del libro: Esempio 2b Esempio 3b 2. (2.8): ((Jeremy e Sharon si alzano e si avvicinano ad Anthony; Wendy gira la testa verso il libro di Anthony)) 3. A: I am not going to buy this Non me lo compro questo L’invito di Anthony ad avvicinarsi e condividere il focus dell’attenzione dunque prelude alla discussione del testo11. Nel seguente esempio, troviamo Jeremy e Paul seduti l’uno accanto all’altro ad un tavolo della biblioteca, dopo aver scelto un libro ciascuno nel medesimo scaffale. Dopo qualche minuto di lettura indipendente e silenziosa dei loro testi, Paul richiama l’attenzione del compagno, attraverso la tipica configurazione gestuale e verbale: Esempio 3a 1. P: Look Guarda ((indicando sulla pagina)) 2. (1.2): ((Jeremy dirige lo sguardo verso il libro di Paul)) 3. P: it shows you what eagles can do ! fa vedere quello che possono fare le aquile! È importante mettere in evidenza che nella mossa di apertura, l’accompagnamento verbale al gesto di indicare è, dal punto di vista lessicale e semantico, generalmente minimo. Ambedue le componenti (verbale e gestuale) sono infatti ancorate al campo semiotico del materiale testuale (Goodwin 2000) ed è solamente considerandole assieme, e per come esse sono situate all’interno della matrice del testo, che si può coglierne il significato. Possiamo dunque apprezzare come la mossa di apertura sia configurata strategicamente al fine di istituire una prossimità spaziale e un comune focus di attenzione in cui possano svilupparsi episodi di lettura interattiva. La mossa di avvio apre un’arena di interazione simmetrica ove i partecipanti hanno agevole accesso al testo e sono coinvolti come co-lettori12. Co-costruzione di relazioni intertestuali La mossa di apertura è prodotta a seguito di previa scansione e analisi del testo. Ne è dimostrazione il fatto che non appena ottenuta l’attenzione dei compagni, colui che ha avviato lo scambio offre ulteriori informazioni sul testo e/o una valutazione di quanto appreso dalle pagine sotto i suoi occhi. A tale contributo ne seguono ulteriori da par- LAURA STERPONI te dei vari partecipanti. Gli episodi di lettura interattiva si dispiegano così attraverso un vivace scambio di turni ove diversi lettori animano il testo scritto, entrano in dialogo con esso e fra loro. Prima di offrire un’analisi di tali sviluppi, è opportuno menzionare un’altra caratteristica ricorrente della lettura interattiva: l’uso di due o più testi. Ciascun bambino si colloca in prossimità spaziale con uno o più compagni portando con sé un libro o altro materiale a stampa. Nella maggioranza dei casi i testi prescelti sono sul medesimo tema o del medesimo genere di quelli degli altri bambini seduti vicini. Come risulterà evidente con l’analisi degli estratti, tale caratteristica facilita la lettura multivocale, così come la costruzione di relazioni intertestuali. Dunque è possibile affermare che, nella scelta preliminare del materiale da leggere, i bambini mostrano già un orientamento verso la condivisione. Mentre in apparenza seguono l’etichetta ufficiale del coinvolgimento individuale con il testo, i bambini stanno silenziosamente e meticolosamente preparando il terreno per l’attività clandestina della lettura interattiva. Nel seguente estratto osserviamo i partecipanti muoversi da un testo a un altro e stabilire connessioni intertestuali fra essi. Circondato da tre compagni che lo hanno raggiunto spontaneamente al tavolo, Anthony prende l’iniziativa13 e richiama l’attenzione su un’immagine del libro che sta leggendo14 (linee 1-3). Jeremy, Sharon e Wendy rispondono prontamente e lo scambio si sviluppa vivacemente: le informazioni apprese dal testo si intrecciano con conoscenze precedenti ed esperienze personali: Esempio 2 a-c 1. A: ehi look “ehi guardate” (indicando sulla pagina) (2.8) (Jeremy e Sharon si alzano e si avvicinano ad Anthony; Wendy gira la testa verso il libro di Anthony) 3. A: I am not going to buy this. “Io non me lo compro questo” 4. J: let me see. “fammi vedere” VOCI SUSSURRATE SOTTOBANCO 5. S: ugly these are poodles= (guardando sulla pagina) “orribile questi sono barboni=” 6. J: =poodles. “=barboni” (leggendo sulla pagina) 7. S: [they’re just so“sono proprio così-” 8. A: [I know. “lo so” (girando pagina) 9. I- I- I read from the book that there are “Ho- ho- ho letto nel libro che ce ne sono” 10. some that are nice [(and) “alcuni che sono belli (e)” 11. S: [nn“nn-” (scuotendo la testa con faccia schifata) 12. (Jeremy torna a sedere e riprende a leggere il suo libro) 13. A: but the poodles that have that- those little “però i barboni che hanno ques- quelle piccole” 14. furry things right [there in the legs “cose pelose proprio là sulle zampe” 15. S: [‘nd then they“e poi li-” (mimando con la mano l’azione di tagliare con le forbici) 16. and then they get shaved “e poi li rasano” (con una smorfia di disgusto) 17. A: e:nn “bleh:” (con tono disgustato agitando le mani) 18. J: how about this kind of dog? “che ne dite di questo tipo di cane” (indicando sulla pagina) LAURA STERPONI 19. (1.0) (Anthony, Sharon e Wendy guardano l’immagine indicata da Jeremy) 20. J: golden retriever “golden retriever” 21. A: mhm, I’m not sure “mhm, non so” 22. J: These are lovable, (leggendo ad alta voce) “Sono cani adorabili,” 23. well mannered, intelligent dogs with a great charm. “ben educati, intelligenti e con grande fascino.” 24. (0.2) they are easily trained, and always patient “(0.2) è facile addestrarli, sono sempre pazienti” 25. and gentle with children. “e docili con i bambini.” 26. S: yes, they’re nice. “sì sono belli.” 27. J: (gira pagina, indica il testo, e dirige lo sguardo verso Anthony) 28. and they also love swimming. “e amano anche nuotare.” 29. W: wow, swimming? “wow nuotare?” 30. J: yeah. (si gira verso Wendy) “sì.” 31. these dogs also love (riprende a leggere indicando il testo) “questi cani amano” 32. to swim. “nuotare.” (…) Anthony, introduce un campo semiotico da esplorare assieme. Jeremy e Sharon ispezionano immediatamente il testo e contribuiscono alla costruzione del focus di attenzione nominando la razza del cane indicato da Anthony (linee 5-6). Quindi, Anthony e Sharon giustappongono all’immagine offerta nel testo una descrizione del cane barbone delineata a parole e gesti (linee 7-17). Al tempo stesso, i due bambini cocostruiscono – con parole, elementi paralinguistici, gesti ed espressioni facciali – una valutazione negativa della suddetta razza di cane (in particolare, linee 10-17). Il testo dunque VOCI SUSSURRATE SOTTOBANCO sollecita un attivo responso nei giovani lettori, che animano la voce dell’autore e vi dialogano, talvolta in modo critico, polemico, o ironico (si veda oltre). Quando Anthony e Sharon hanno completato la sequenza valutativa Jeremy interviene nuovamente (riga 18) per invitare i compagni a dirigere l’attenzione sul suo libro. L’accompagnamento verbale all’indicazione gestuale offre un quadro interpretativo specifico per l’azione che il bambino sta richiedendo: i co-lettori sono invitati a leggere l’immagine indicata in giustapposizione al materiale offerto dal libro di Anthony, ossia come possible alternativa alla razza precedentemente esaminata e valutata (negativamente). In questo modo Jeremy delinea un collegamento intertestuale che invita ulteriore lettura e commento, in linea con l’analisi valutativa di Anthony e Sharon. Al fine di persuadere Anthony che il golden retriever è una buona scelta, Jeremy legge ad alta voce un passaggio del suo libro che offre una descrizione molto positiva della razza. Riassumendo, la sequenza considerata qui sopra mostra come nella pratica clandestina della lettura interattiva, si prendono in considerazione diversi testi e si interpretano gli uni in relazione agli altri nel corso del medesimo episodio. L’intertestualità dunque appare come un modus operandi attraverso cui i giovani lettori accedono ai testi e ne costruiscono assieme i significati. Piuttosto che essere concepita come una proprietà del testo, ivi iscritta e in attesa di essere attualizzata, ci sembra dunque più appropriato considerare l’intertestualità come processo interattivo centrale nell’attività di costruzione del significato. Attraverso mosse semiotiche che mostrano evidenti similarità con quelle prodotte dagli autori nella composizione testuale, i lettori si appropriano del testo collocandolo in relazione con altri testi, trasponendolo in un orizzonte di significazione ove esso prende voce per rispondere ad altre voci o interpellarne ancora di ulteriori. Nel praticare l’intertestualità i nostri piccoli lettori fanno dunque mostra di un coinvolgimento attivo e critico con i testi. Prestandosi ad animare molteplici voci autoriali nel me- LAURA STERPONI desimo episodio di lettura interattiva, e ponendosi in dialogo con esse, i bambini dimostrano di preferire una pratica della lettura ben più complessa e stimolante di quella prevista per loro dai programmi curricolari ufficiali e promossa dal corpo insegnante15. L’episodio qui sopra analizzato mostra inoltre come i partecipanti contribuiscano in diversi modi alla lettura interattiva, ad esempio come lettori, ascoltatori o commentatori. Tali ruoli di partecipazione sono fluidi e sovente vengono scambiati più volte nel corso del medesimo episodio. I contributi verbali emergono da esplorazioni testuali; in dialogo tra loro, attraverso l’intessersi di relazioni intertestuali, promuovono la comprensione del testo nel momento stesso in cui se ne allontanano. Lettura a doppia voce (double-voiced reading) Negli episodi di lettura interattiva clandestina è emerso in modo ricorrente un altro fenomeno illustrativo dell’agency esercitata dai giovani lettori rispetto all’autorità del testo e dell’autore: la lettura a doppia voce. Sovente i bambini hanno prodotto una lettura/interpretazione del testo che era internamente dialogica, ossia che esprimeva e riconosceva la voce dell’autore nel momento stesso in cui imprimeva la propria inflessione o rifrangeva tale voce attraverso la propria. La teorizzazione di Michail Bachtin è il riferimento fondamentale per la presente analisi. Come già accennato nell’Introduzione, nella sua analisi del romanzo moderno Bachtin propone un approccio al testo che ne mette in luce l’intrinseca multivocalità, mostrando ossia come un testo sia popolato da diverse voci in dialogo. In particolare, Bachtin parla di discorso a doppia voce (double-voiced discourse), un discorso che serve insieme a due parlanti ed esprime simultaneamente due diverse intenzioni (...). In questa parola ci sono due voci, due sensi e due espressioni. E si tratta di due voci dialogicamente correlate, come se sapessero l’una dell’altra (Bachtin 1975, p. 133). VOCI SUSSURRATE SOTTOBANCO Mentre le voci a cui Bachtin si riferisce (ossia quella del narratore e del protagonista) sono contenute nel testo, è possibile rinvenire una doppia voce anche nell’atto della lettura: nel momento stesso in cui accede e anima le voci nel testo il lettore le infonde della sua propria prospettiva, creando un effetto di eco e/o di contrappunto16. Si considerino i seguenti due estratti a scopo illustrativo. Ambedue sono segmenti di un medesimo episodio di lettura interattiva clandestina occorso in classe durante il “tempo per i libri” (book time), un periodo di 20 minuti dedicato quotidianamente, dopo la pausa pranzo, alla lettura individuale silenziosa. Le due protagoniste, Jenny e Lupita sono distese sul tappeto, in un angolo nascosto della classe, ciascuna con un libro illustrato davanti. I due libri fanno parte della medesima serie “Zoobooks”. Lupita ha preso l’iniziativa, chiamando l’attenzione della compagna sul suo libro, intitolato Cavalli selvaggi (Wild horses). Jenny ha risposto con interesse; Lupita può quindi procedere assumendo un ruolo guida nella lettura interattiva. Nelle pagine aperte sotto gli occhi delle bambine sono illustrati diversi cavalli e accanto a ciascun esemplare una didascalia fornisce il nome della razza, e altre informazioni relative all’origine e principali caratteristiche, taglia, colore del manto ecc. Nell’angolo in alto a sinistra si trova una introduzione generale alle due pagine di illustrazioni (figura 4). Fig. 4. Cavalli selvaggi. LAURA STERPONI Esempio 4a 1. (2.8) (Lupita gira pagina e perlustra le nuove informazioni) 1. L: Look at these threeGuarda queste tre3. (0.2) ((Jenny dirige lo sguardo verso il libro di Lupita)) 4. L: oh look at these animals uh guarda questi animali ((indicando la pagina intera)) 5. zebra zebra zebra “zebra zebra zebra” (indicando tre esemplari differenti) 6. look at these three kinds of zebras “guarda questi tre tipi di zebra” (delineando con l’indice un circolo attorno ai tre esemplari selezionati) J: m-hm. “m-hm.” 7. Con un movimento ad arco e una descrizione, Lupita presenta anzitutto l’immagine nella sua totalità (riga 4). Quindi seleziona tre esemplari. Ripetendo l’etichetta nominale “ze- VOCI SUSSURRATE SOTTOBANCO bra” ad ogni indicazione gestuale, la bambina evidenzia la somiglianza fra le tre figure selezionate. Verbalmente e gestualmente – denominando “tipi di zebra” i tre esemplari mentre vi delinea attorno con l’indice un circolo immaginario – Lupita crea una sottocategoria all’interno di quella più generale e comprensiva (i.e. Cavalli selvaggi) proposta dal testo. Nella sua lettura a doppia-voce, Lupita riconosce l’intenzione dell’autore quando chiama l’attenzione di Jenny sull’immagine nella sua interezza, come collezione di animali. Quindi inserisce la sua propria voce, proponendo una lettura aggiuntiva dell’immagine, attraverso un processo di selezione e analisi di similarità e differenze tra vari componenti del campo semiotico delle due pagine sotto gli occhi. Poco dopo nel medesimo episodio, incontriamo un’altra illustrazione di lettura a doppia voce. Stavolta è Jenny a dirigere la lettura congiunta. Jenny ha scelto un libro sugli orsi e le due bambine stanno sfogliando la sezione dedicata all’orso polare. Il testo scritto e le immagini ne pregiano l’imponenza. Sulle pagine sotto esame vi è l’illustrazione di un esemplare adulto in procinto di catturare una foca (figura 5). Fig. 5. Orso polare. Con indicazioni gestuali ed elementi linguistici le due lettrici strappano l’immagine dalla sua staticità, animando la voce dell’autore. Al tempo stesso, con mezzi paralinguistici, le due lettrici aggiungono toni espressivi della loro sensibilità: LAURA STERPONI Esempio 4b 1. J: Look Guarda ((voce triste; indicando l’orso)) 2. n: [oh::. ((voce triste; muove l’indice verso la foca)) 3. L: [u:m:: he’s gonna eat the seal. “u:m:: sta per mangiarsi la foca” (voce triste) 4. J: oh (voce triste) 5. L: that’s why I hate Polar Bears “per questo odio gli orsi polari” 6. J: [me too. “anch’io” (girando pagina) Il marcatore di attenzione che apre lo scambio sull’orso polare è prodotto con un’intonazione triste, indicativa della risposta emotiva di Jenny rispetto al testo. Quindi la bambina muove l’indice puntato sull’orso verso la foca, animando l’atto di aggressione. Il movimento è accompagnato da un’esclamazione prolungata con tono afflitto. Laddove gestualmente la bambina anima il testo secondo l’intenzione dell’autore, attraverso elementi paralinguistici Jenny inserisce la sua voce che esprime profondo dispiacere per il fatale destino della foca. Lupita collabora nella lettura dell’immagine, fornendone una parafrasi verbale (riga 3) e si allinea con Jenny nella valutazione negativa dell’orso polare. Conclusioni L’analisi di episodi clandestini di lettura interattiva tra bambini ha messo in luce le ingegnose strategie attraverso cui giovani lettori eludono momentaneamente il codice normativo dominante. L’orientamento spaziale, il posizionamento corporeo e dei testi sono organizzati in modo da trasformare ogni momento propizio – quale ad esempio la visita alla biblioteca scolastica o gli intervalli tra attività in classe – in un’opportunità per la pratica della lettura interattiva. Mentre dunque vengo- VOCI SUSSURRATE SOTTOBANCO no socializzati a un certo habitus di lettura i giovani lettori sperimentano di nascosto varianti non-ufficiali. Nelle vesti di praticanti clandestini della lettura interattiva, i bambini osservati ricordano i consumatori descritti da 1990): “produttori misconosciuti, poeti della de Certeau (1 propria sfera particolare, inventori di sentieri nelle giungle della funzionalità razionalista” (p. 69). In un territorio in cui non hanno giurisdizione, i giovani lettori esercitano occultamente pratiche loro proprie di significazione. Resistenza sociale e manipolazione creativa dell’habitus si infiltrano dunque in luoghi e procedure deputati alla trasmissione e riproduzione della pratica ufficiale. La pratiche di co-costruzione del significato rinvenute negli episodi di lettura interattiva trascendono i confini dei testi singoli e della voce dell’autore. Intertestualità e multivocalità sono caratteristiche centrali della lettura interattiva. La produzione di significati emerge attraverso l’intessersi di legami intertestuali tra molteplici testi presi in considerazione nel medesimo episodio. Le forme di partecipazione alla pratica della lettura interattiva sono numerose. I bambini assumono e scambiano svariati ruoli animando e amplificando in diversi modi voci e significati testuali. Occorrenze di lettura a doppia voce, in cui i giovani lettori animano la voce dell’autore e al tempo stesso la inflettono con la propria, producendo così una lettura che è internamente dialogica, sono testimonianza dell’attivo responso al testo prodotto anche da ciascun singolo lettore. La pratica della lettura interattiva è un’avventura condivisa in cui i giovani lettori esprimono ed esercitano la loro agentività e creatività. I testi sono appresi attraverso le innumerevoli voci che non solo vi sono contenute ma anche evocano, comprese quelle talvolta imbavagliate. 1 La produzione letteraria e la nozione stessa di letteratura sono invece antecedenti e comunque svincolate dall’acquisizione della lingua scritta (Finnegan 1988). 2 Roland Barthes (1984), nel collocare l’apparizione dell’autore nel tardo Medioevo, sottolinea anche l’influenza dell’empirismo inglese, del razionalismo LAURA STERPONI francese, e della Riforma, che in diverso modo hanno dato prestigio al singolo individuo. 3 Foucault porta gli esempi di Marx e Freud, “fondatori di discorsività (…) al tempo stesso i primi e i più importanti” (Foucault 1969, p. 15). 4 Nell’originale formulazione barthiana: “sappiamo che, per restituire alla scrittura il suo avvenire, bisogna rovesciare il mito: prezzo della nascita del lettore non può essere che la morte dell’Autore” (Barthes 1984, p. 56). 5 “Chiameremo intertestualità questa inter-azione testuale che si produce a l’interno di un testo individuale. Per il soggetto conoscente, l’intertestualità è una nozione che indicherà il modo in cui un testo legge la storia e si inserisce in essa” (Kristeva 1969, p. 443). 6 Ambedue le insegnanti usufruivano quotidianamente di un assistente. Un folto gruppo di giovani insegnanti in addestramento facevano esperienza attraverso una rotazione settimanale tra diverse classi. 7 Abbiamo osservato la pratica clandestina della lettura interattiva in angoli seclusi dell’aula, talvolta sotto i banchi, ove ossia i bambini riuscivano ad eludere la sorveglianza dell’insegnante. Più frequentemente gli episodi clandestini di lettura interattiva hanno avuto luogo nella biblioteca scolastica, ove i bambini venivano condotti una volta a settimana per circa mezz’ora. Durante tali visite i bambini potevano girare liberamente per gli scaffali al fine di scegliere testi da prendere a prestito e poi leggere individualmente in classe o a casa. In un luogo ove la moltitudine di libri aiutava anzitutto a nascondersi, i bambini ricavavano occasioni per letture congiunte. 8 I vincoli sono anzitutto temporali, dato che i bambini hanno a disposizione solamente trenta minuti nella biblioteca. Inoltre, come accennato nella nota precedente, il compito loro assegnato consiste nel selezionare testi da leggere successivamente in classe o a casa, e non in loco e in collaborazione. 9 Peraltro, la struttura architettonica e l’arredo della biblioteca offrono più numerose possibilità di elusione del monitoraggio altrui, rispetto allo spazio della classe. 10 Dal prosieguo dello scambio, si deduce che l’acquisto di un cane è nei piani di Anthony e della sua famiglia. 11 Lo sviluppo dell’episodio verrà preso in considerazione più avanti. 12 Pertanto il formato di partecipazione degli episodi di lettura interattiva tra bambini risulta significativamente diverso da quello caratterizzante la lettura di gruppo guidata dall’insegnante. Quest’ultima attività tipicamente prevede la selezione di un lettore principale (ruolo sovente assunto dall’insegnante stessa/o o da un alunno/a nominato/a dall’insegnante) a cui viene consegnato il testo da mostrare e leggere ad alta voce a un auditorio solitamente di fronte, a una certa distanza dal lettore principale. 13 L’apertura di questo episodio è stata analizzata precedentemente nel testo. 14 Tutti e quattro i bambini hanno scelto libri informativi sui cani. 15 Per i primi gradi della scuola primaria la didattica della lettura è centrata sulla decodifica e l’analisi morfologica e semantica delle parole. La lettura insieme guidata dall’insegnante – attività frequentemente praticata con l’intera classe o con piccoli gruppi di bambini – ha anzitutto lo scopo di accrescere il vocabolario degli apprendisti lettori, e le loro capacità di analisi fonologica e spelling. 16 xxxx Bibliografia Nel testo, l’anno che accompagna i rinvii bibliografici secondo il sistema autore-data è sempre quello dell’edizione in lingua originale, mentre i rimandi ai numeri di pagina si riferiscono sempre alla traduzione italiana, qualora negli estremi bibliografici qui sotto riportati vi si faccia esplicito riferimento. Ahearn, L. M., 2001a, Language and Agency, «Annual Review of Anthropology», n. 30, pp. 109-137. Ahearn, L. M., 2001b, “Agency”, in A. Duranti, a cura, Key Terms in Language and Culture, Malden-Oxford, Blackwell, pp. 7-10; trad. it. 2001, in A. Duranti, a cura, Culture e discorso. Un lessico per le scienze umane, Roma, Meltemi, pp. 18-23. Anderson, B. R. O’G., 1990, “The Idea of Power in Javanese Culture”, in Language and Power: Exploring Political Cultures in Indonesia, Ithaca (N. Y.), Cornell University Press, pp. 17-78. Antaki, C., 1994, Explaining and Arguing: The Social Organization of Accounts, London, Sage. Antaki, C., Horowitz, A., 2000, Using Identity Ascription to Disqualify a Rival Version of Events as “Interested”, «Research on Language and Social Interaction», 33, pp. 155-177. Archer, M., 2000, Being Human: The Problem of Agency, Cambridge, Cambridge University Press. Atkinson, J. M., Drew, P., 1979, Order in Court: The Organization of Verbal Interaction in Judicial Settings, London, Macmillan. Austin, J. L., 1962, How to Do Things with Words, Cambridge (Mass.), Harvard University Press; trad. it. 1987, Come fare cose con le parole, a cura di C. Penco e M. Sbisà, Genova, Marietti. Bachtin, M., 1963, Problemy poetiki Dostoevskogo, Moskva; trad. it. 2002, Dostoevskij. Poetica e stilistica, Torino, Einaudi. Bachtin, M., 1975, Voprosy literatury i estetiki, Moskva; trad. it. 1979, Estetica e romanzo, a cura di C. Strada Janovic, Einaudi, Torino. Bachtin, M., 1979, Estetika slovesnogo tvorãestva, Moskva; trad. it. 1988, L’autore e l’eroe, Teoria letteraria e scienze umane, Torino, Einaudi. Baldwin, J. D., 1988, Mead’s Solution to the Problem of Agency, «Sociological Inquiry», n. 58(2), pp. 139-162. Barthes, R., 1970, S/Z, Paris, Seuil; trad. it. 1973, Torino, Einaudi. BIBLIOGRAFIA Barthes, R., 1984, “La mort de l’auteur”, in Le bruissement de la langue, Paris, Seuil, pp. 63-69; trad. it. 1988, “La morte dell’autore”, in Il brusio della lingua, Torino, Einaudi, pp. 51-56. Bateson, G., 1972, Steps to an Ecology of Mind, Chandler; trad. it. 1989, Verso un’ecologia della mente, Milano, Adelphi. Bauman, R., 1977, Verbal Art as Performance, Prospect Heights (Ill.), Waveland Press. Bauman, R., 1993, “Disclaimers of Performance”, in J. Hill, J. Irvine, a cura, Responsibility and Evidence in Oral Discourse, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 182-196. Bauman, R., Briggs, C., 1990, Poetics and Performance as Critical Perspectives on Language and Social Life, «Annual Review of Anthropology», n. 19, pp. 59-88. Bourdieu, P., 1972, Esquisse d’une théorie de la pratique précédé de Trois études d’ethnologie kabyle, Paris, Seuil; trad. it. 2003, Per una teoria della pratica, Milano, Cortina. Bourdieu, P., Chartier, R., 1985, “La lecture: une pratique culturelle”, in R. Chartier, a cura, Pratiques de la lecture, Merseille, Rivages, pp. 218-239. Bourdieu, P., Wacquant, L., 1999, On the Cunning of Imperialist Reason, «Theory, Culture & Society», n. 16(1), pp. 41-58. Butler, J., 2004, Precarious Life. The Powers of Mourning and Violence, London, Verso; trad. it. 2004, Vite precarie. Contro l’uso della violenza come risposta al lutto collettivo, Roma, Meltemi. Buttny, R., 1993, Social Accountability in Communication, London, Sage. Caffi, C., 2001, La mitigazione. Un approccio pragmatico alla comunicazione nei contesti terapeutici, Münster, LIT. Capps, L., Ochs, E., 2002, “Cultivating Prayer”, in C. Ford, B. Fox, S. Thompson, a cura, The Language of Turn and Sequence, Oxford, Oxford University Press, pp. 39-55; trad. it. 2004, “Coltivare la preghiera”, in E. Ochs, Linguaggio e cultura, Roma, Carocci. Cavarzere, A., 2000, Oratoria a Roma. Storia di un genere pragmatico, Roma, Carocci. Chafe, W. L., 1980, The Pear Stories: Cognitive, Cultural and Linguistic Aspects of Narrative Production, Norwood, Ablex. Chafe, W. L., 1986, “Evidentiality in English Conversation and Academic Writing”, in W., Chafe, J. Nichols, a cura, Evidentiality. The Linguistic Coding of Epistemology, Advances in Discourse Processes, vol. XX, Norwood (N. J.), Ablex, pp. 261-272. Chierchia, G., 1989, “Structured Meanings, Thematic Roles and Control”, in G. Chierchia, B. H. Partee, R. Turner, a cura, Properties, Types, and Meaning, Vol. II. Semantic Issues, Dordrecht, Kluwer, pp. 131-166. Comaroff, J. L., Comaroff, J., 1991, Of Revelation and Revolution. Cristianity, Colonialism and Consciousness in South Africa, Chicago, The University of Chicago Press. BIBLIOGRAFIA Comaroff, J. L., Comaroff, J., 1992, Ethnography and the Historical Imagination, Boulder (CO), Westview Press. Comrie, B., 1978, “Ergativity”, in W. P. Lehmann, a cura, Syntactic Typology: Studies in the Phenomenology of Language, Austin, University of Texas Press, pp. 329-394. Comrie, B., 1981, Language Universals and Linguistic Typology: Syntax and Morphology, Oxford, Blackwell. Conrad, J., 1907, The Secret Agent: A Simple Tale, London, J. M. Dent & Sons; nuova ed. 1983, Oxford-New York, Oxford University Press; trad. it. 1990, L’agente segreto, Milano, Mursia. Cook, K., 1991, The Samoan Cia Suffix as an Indicator of Agent Defocusing, «Pragmatics», n. 1, pp. 145-167. Cook, K., 1996, The Cia Suffix as a Passive Marker in Samoan, «Oceanic Linguistics», n. 35, pp. 57-76. Cuturi, F., 1997, “Proprio ora, qui, ti dico cos’è importante che tu faccia’. Deissi e autorevolezza nei processi di socializzazione huave, «Etnosistemi», n. 4, pp. 33-60. Cuturi, F., 2000, “Tal vez estamos aquí..’. Autoridad, responsabilidad y ‘antideíctico’ en las interacciones dialógicas rituales huaves”, in A. Monod, P. Erikson, a cura, Les dialogues du rituel, a cura, Nanterre, Société d’ethnologie, Collection “Recherches thématiques”, pp. 401-430. Cuturi, F., 2001, “Fare la donna, fare l’uomo. Il genere nelle attività discorsive huave (Oaxaca, Messico)”, in F. Orletti, a cura, Identità di genere nella lingua, nella cultura, nella società, Roma, Armando, pp. 59-98. Cuturi, F., 2002, “Il sapere dei sapori”, in D. Silvestri et al., a cura, Saperi e sapori mediterranei. La cultura dell’alimentazione e i suoi riflessi linguistici, Napoli Quaderni di AION, pp. 245-280. Cuturi, F., 2003, Juan Olivares. Un pescatore scrittore del Messico indigeno, Roma, Meltemi. Cuturi, F., 2005, Dire la verità: la questione dell’arbitrarietà e dell’iconicità nell’ideologia del linguaggio huave (Oaxaca, Messico), «Thule», pp. 51-86. Cuturi, F., 2006, “La Etnografía desde el punto de vista de los nativos”, in G. Artís, a cura, Encuentro de voces. La etnografía de México en el siglo XX, INAH, Messico, pp. 441-473. Cuturi, F., Gnerre, M., 2005, “Concomitance in Huave”, in R. Beam de Azcona, M. Paster, a cura, Conference on Otomanguean and Oaxacan Languages, Berkeley, Department of Linguistics, Survey of California and Other Indian Language, Report 13, pp. 37-58. Darwin, C., 1859, The Origin of the Species, London, John Murrey; nuova ed. 1927, New York-London, D. Appleton and Company; trad. it. 1967, L’origine della specie, Torino, Bollati Boringhieri. BIBLIOGRAFIA Davidson, D., 1980, “Agency”, in id., Essays on Actions and Events, Oxford, Clarendon Press, pp. 43-61. de Certeau, M., 1980, L’invention du quotidien. Vol. 1: Arts de faire, Paris, Gallimard; trad. it. 2005, L’invenzione del quotidiano, Roma, Edizioni Lavoro. Derrida, J., 1967, De la grammatologie, Paris, Minuit. Derrida, J., 1979, “Living on Borner Lines”, in Deconstruction and Criticism, New York, The Seabury Press; trad. it. 2000, “Sopra-vivere”, in Paraggi, Milano, Jaca Book, pp. 175-271. Descola, P., 1998, Estrutura ou sentimento, a relaçao com o animal na Amazônia, «Mana», v. 4, n. 2, pp. 23-45. Dickens, C., 1861, Great Expectations, London, Chapman & Hall; nuova ed. 1962, London, Longmans; trad. it. 1987, Grandi Speranze, Milano, Rizzoli. Dixon, R. M. W., 1979, Ergativity, «Language», n. 55, pp. 59-138. Dixon, R. M. W., 1994, Ergativity, New York, Cambridge University Press. Donzelli, A., 2006, Agency, Ergativity, and Transitivity in Toraja Political Speech, manoscritto. Donzelli, A. (i. c. s.), “Copyright and Authorship: Ritual Speech and the New Market of Words in Toraja”, in D. Berliner, R. Sarró, a cura, Learning Religion. Anthropological Approaches, Oxford-New York, Berghahn Books. Donzelli, A., Hollan D., 2005, La disciplina delle emozioni tra introspezione e performance: pratiche e discorsi del controllo a Toraja (Indonesia), «Antropologia», Roma, Meltemi, n. 5 (6), pp. 37-71. Drew, P., 1979, “The Production of Justifications and Excuses by Witnesses in Cross-Examination”, in J. M. Atkinson, P. Drew, Order in Court, London, McMillan, pp. 136-187. Drew, P., 1992, “Contested Evidence in Courtroom Cross-Examination: The Case of a Trial for Rape”, in P. Drew, J. Heritage, a cura, Talk at Work. Interaction in Institutional Settings, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 470-520. Drew, P., 1998, Complaints about Transgressions and Misconduct, «Research on Language and Social Interaction», n. 31 (3 e 4), pp. 295-325. Du Bois, J., 1992 (o 1993?), “Meaning without Intention: Lessons from divination”, in J. H. Hill, J. T. Irvine, a cura, Responsibility and Evidence in Oral Discourse, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 48-71. Duranti, A., 1981, The Samoan Fono: A Sociolinguistic Study, Pacific Linguistics Monographs, Series B. Vol. 80. Canberra, Australian National University, Department of Linguistics, Research School of Pacific Studies. BIBLIOGRAFIA Duranti, A., 1986, The Audience as Co-Author: An Introduction, «Text», 6, 3, pp. 239-247. Duranti, A., 1988, Intentions, Language and Social Action in a Samoan Context, «Journal of Pragmatics», n. 12, pp. 13-33. Duranti, A., 1990, Politics and Grammar: Agency in Samoan Political Discourse, «American Ethnologist», n. 17 (4), pp. 646-667. Duranti, A., 1992, “Intentions, Self, and Responsibility: An Essay in Samoan Ethnopragmatics”, in J. H. Hill, J. T. Irvine, a cura, Responsibility and evidence in oral discourse, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 24-47. Duranti, A., 1993a, “Intentions, Self, and Responsibility: An Essay in Samoan Ethnopragmatics”, in J. Hill, J. Irvine, a cura, Responsibility and Evidence in Oral Discourse, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 24-47. Duranti, A., 1993b, Truth and Intentionality: An Ethnographic Critique, «Cultural Anthropology», n. 8 (2), pp. 214-245. Duranti, A., 1994a, From Grammar to Politics. Linguistic Anthropology in a Western Samoan Village, Berkeley-Los Angeles, University of California Press. Duranti, A., 1994b, Uguali ma non troppo. Identità collettive parzialmente coincidenti, «Rassegna di Psicologia», n. 3, vol. XI, pp. 41-60. Duranti, A., 1997a, Linguistics Anthropology, Cambridge, Cambridge University Press; trad. it., 2000, Antropologia del linguaggio, Roma, Meltemi. Duranti, A., 1997b, Polyphonic Discourse: Overlapping in Samoan Ceremonial Greetings, «Text», 17, 3, pp. 349-381. Duranti, A., 2001, Performance and Encoding of Agency in Historical-Natural Languages, «Texas Linguistic Forum», n. 44(2), pp. 266-287. Duranti, A., 2004a, “Agency in Language”, in id., a cura, A Companion to Linguistic Anthropology, Malden (Mass.), Blackwell, pp. 451-473. Duranti, A., 2004b, Il fare del linguaggio, «Quaderni del ramo d’oro», n. 6, pp. 149-166. Duranti, A., 2007, Etnopragmatica. La forza nel parlare, Roma, Carocci. Duranti, A., Ochs, E., 1986, “Literacy Instruction in a Samoan Village”, in B. Schieffelin, P. Gilmore, a cura, Acquisition of Literacy: Ethnographic Perspectives, Norwood (N. J.), Ablex, pp. 213-232. Duranti, A., Ochs, E., 1990, Genitive Constructions and Agency in Samoan Discourse, «Studies in Language», pp. 14, 1-23. Eco, U., 1979, Lector in fabula, Milano, Bompiani. Edwards, D., 1997, Discourse and cognition, London, Sage. Eliot, G., 1860, Mill on the Floss, New York, Thomas Y. Crowell & Co.; nuova ed. 1985, London-Basingstoke, Macmillian Education; trad. it. 1980, Il mulino sulla Floss, Milano, Mondadori. BIBLIOGRAFIA Emirbayer, M., Mische, A., 1998, What in Agency?, «American Journal of Sociology», vol. 103, n. 4, pp. 962-1023. Errington, S., 1983, Embodied Sumange’in Luwu, «Journal of Asian Studies», n. 42, pp. 545-570. Evans-Pritchard, E. E., 1937, Witchcraft, Oracles, and Magic among the Azande, Oxford, Clarendon Press. Fasulo, A., 1997, “Other Voices, Other Minds. The Use of Reported Speech in Group Therapy Talk”, in L. Resnick, R. Säljö, C. Pontecorvo, B. Burge, a cura, Discourse, Tools and Reasoning: Essays on Situated Cognition, NATO Series, Berlin, Springer Verlag. Fasulo A., Pontecorvo, C., 1999, Come si dice? Linguaggio e apprendimento in famiglia e a scuola, Roma, Carocci. Fasulo, A., Zucchermaglio, C., 2002, My Selves and I: Identity Markers in Work Meeting Talk, «Journal of Pragmatics», 34, pp. 1119-1144. Fatigante, M., Fasulo, A., Pontecorvo, C., 1998, Life with the Alien: Role Casting and Face-Saving Techniques in Family Conversation with Young Children., «Issues in Applied Linguistics», 9, 2, pp. 97-121. Fele, G., 2005a, “The Collaborative Production of Responses and Dispatching on the Radio”, Paper presented to the “American Sociological Association 100th Annual Meeting”, Philadelphia, Penn, 14 agosto. Fele, G., 2005b, The Social Organization of Dispatching (and Other Communications) via Radio, manoscritto. Fillmore, C. J., 1968, “The Case for Case”, in E. Bach, E. T. Harms, a cura, Universals of Linguistic Theory, New York, Holt, pp. 1-88. Fillmore, C. J., 1977, “The Case for Case Reopened”, in P. Cole, J. M. Sadock, a cura, Syntax and Semantics, Vol. 8, Grammatical Relations, New York, Academic Press, pp. 59-81. Fine, G. A., 1992, Agency, Structure, and Comparative Contexts: Toward a Synthetic Interactionism, «Symbolic Interaction», n. 15(1), pp. 87-107. Finnegan, R., 1988, “Literacy versus non-literacy: The significance of ‘literature’ in non literate cultures”, in Literacy and Orality: Studies in the Technology of Communication, New York, Blackwell, pp. 59-85. Fish, S., 1980, Is there a Text in this Class? The Authority of Interpretive Communities, Cambridge (Mass.), Harvard University Press; trad. it. 1987, C’è un testo in questa classe?, Torino, Einaudi. Foucault, M., 1969, “Qu’est-ce qu’un auteur”, in Bulletin de la Société française de Philosophie, vol. 63, n. 3; trad. it. 1996, “Che cos’è un autore”, in Scritti letterari, Milano, Feltrinelli, pp. 1-21. Galatolo, R., i.c.s., “Active Voicing in Court”, in E. Holt, R. Clift, a cura, Voicing: Reported Speech and Footing in Conversation, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 253-285. BIBLIOGRAFIA Galatolo, R., Drew, P., i.c.s., Narrative Expansions as Defensive Practices in Courtroom Testimony, «Text & Talk», n. 26 - 6, novembre 2006, pp. 661-698. Galatolo, R., Pallotti, G., 1998, Di Pietro e il Giudice, Bologna, Pitagora. Gastaldi, S., 1995, Il teatro delle passioni. Pathos nella retorica antica, «Elenchos», n. 16, pp. 58-82. Geertz, C., 1973, “Religion as a Cultural System”, in The Interpretation of Cultures, New York, Basic Books, pp. 87-125; trad. it. 1987, “La religione come sistema culturale”, in Interpretazione di culture, Bologna, il Mulino, pp. 139-187. Geertz, C., 1980, Negara: The Theatre State in Nineteenth Century Bali, Princeton (N. J.), Princeton University Press. Gianneli, L., 1999, Abia Yala Inmargan Americana. Studi intorno alle lingue native di un antico/nuovo mondo, Siena, Protagon Editori Toscani. Giddens, A., 1979, Central Problems in Social Theory. Action, Structure and Contradiction in Social Analysis, Berkeley, University of California Press. Giddens, A., 1984, The Constitution of Society: Outline of the Theory of Structuration, Berkeley, University of California Press. Giglioli, P. P.,. 19816, “Introduzione”, in E. Goffman, Le relazioni in pubblicoLa vita quotidiana come rappresentazione, Bologna, il Mulino. Milano, Bompiani. Giglioli, P. P., 2006, “Presentazione”, in E. Goffman, L’ordine dell’interazione, Milano, Armando. Giglioli P. P., Cavicchioli, S., Fele, G., 1997, Rituali di degradazione. Anatomia del processo Cusani, Bologna, il Mulino. Gnerre, M., 1986, “The Decline of Dialogue: Ceremonial and Mythological Discourse among the Shuar and Achuar of Eastern Ecuador”, in J. Sherzer, G. Urban, a cura, Native South American Discourse, Berlin-New York, Mouton de Gruyter, pp. 307-341. Gnerre, M., 1999, Profilo descrittivo e storico-comparativo di un lingua amazzonica: lo shuar (jívaro), Napoli, Istituto Universitario Orientale. Gnerre, M., 2003a, L’addomesticamento dei corpi selvaggi, «Antropologia», n. 3, Roma, Meltemi, pp. 93-119. Gnerre, M., 2003b, La saggezza dei fiumi. Miti, nomi e figure dei corsi d’acqua amazzonici, Roma, Meltemi. Goffman, E., 1967, Interaction Ritual, Garden City, Doubleday; trad. it. 1997, I rituali dell’interazione, Bologna, il Mulino. Goffman, E., 1971, Relations in Public: Microstudies of Public Order, New York, Basic Books; trad. it. 1981,. Edizione italiana Relazioni in pubblico, Milano, Bompiani. Goffman, E., 1979, Footing, «Semiotica», 25, pp. 1-29; trad. it. 1987, “Footing”, in id. Forme del parlare, Bologna, il Mulino. BIBLIOGRAFIA Goffman, E., 1981, Forms of Talk, Oxford, Blackwell; trad. it. 1987, Forme del parlare, Bologna, il Mulino. Goodwin, C., 1981, Conversational Organization. Interaction between Speakers and Hearers, New York, Academic Press. Goodwin, C., 1986, Audience Diversity, Participation and Interpretation, «Text», 6, 3, pp. 283-316. Goodwin, C., (1987,) Forgetfulness as an Interactive Resource, «Social Psychology Quarterly», 50, No.2, pp. 115-130. Goodwin, C., 1994, Professional vision, in«American Anthropologist», 96, 3, pp. 606-633. Goodwin, C., Goodwin, M. H., 1996, “Formulating Planes: Seeing as a Situated Activity”, in D. Middleton, Y. Engestrom, a cura, Cognition and Communication at Work, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 61-95. Goodwin, C., 2000, Action and Embodiment within Situated Human Interaction, «Journal of Pragmatics», 32, pp. 1489-1522. Goodwin, C., 2003, Embedded Context, «Research on Language and Social Interaction», 36, 4, pp. 323-350. Goodwin, M. H., 1990, He-Said-She-Said: Talk as Social Organization among Black Children, Bloomington (Ind.), Indiana University Press. Goodwin, M. H., 1995, “Assembling a Response: Setting and Collaboratively Constructed Work Talk”, in P. T. Have, G. Psathas, a cura, Situated Order: Studies in the Social Organization of Talk and Embodied Activities, Washington, D. C., University Press of America, pp. 173-186. Goodwin, M. H., 1996, “Informings and Announcements in their Environment: Prosody within a Multi-Activity Work Setting”, in E. Couper-Kuhlen, M. Selting, Prosody in Conversation: Interactional Studies, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 436-461. Goody, J., Watt, I., 1963, The Consequences of Literacy, «Comparative Studies in Society and History», 5 (3), pp. 304-345; trad. it. 2000, “Le conseguenze dell’alfabetizzazione”, in P. P. Giglioli, G. Fele, a cura, Linguaggio e contesto sociale, Bologna, il Mulino, pp. 233-253. Gozzano, S., 1997, Storie e teorie dell’intenzionalità, Roma, Laterza. Grice, H. P., 1993, Logica e conversazione, Bologna, il Mulino. Grimes, C. E., Grimes, B. D., 1987, Language of South Sulawesi, «Pacific Linguistics», serie D, n. 78, pp. 1-65. Hardt, M., Negri, A., 2001, Empire, Cambridge, Harvard University Press; trad. it. 2002, Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione, Milano, Rizzoli. Haviland, J. B., 1986, “Con Buenos Chiles”: Talk, Targets and Teasing in Zinacantàn, «Text», 6 (3), pp. 249-282. BIBLIOGRAFIA Hays, S., 1994, Structure and Agency and the Sticky Problem of Culture, «Sociological Theory», n. 12(1), pp. 57-72. Heath, C., Luff, P., 1992, Collaboration and Control: Crisis Management and Multimedia Technology in London Underground Line Control Rooms, «Journal of Computer Supported Cooperative Work», n. 1, pp. 69-94. Heath, C., Luff, P., 1996, “Convergent Activities: Line Control and Passenger Information on the London Underground”, in Y. Engeström, D. Middleton, Cognition and Communication at Work, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 96-129. Heritage, J., 1983, “Accounts in Action”, in G. N. Gilbert, P. Abel, a cura, Accounts and Action, Farnboroug, Gower, pp. 117-131. Heritage, J., 1984, “A Change of State Token and Aspects of its Sequential Placement”t, in J. M. Atkinson, J. Heritage, a cura, Structures of Social Action. Studies in Conversation Analysis, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 299-345. Heritage, J., Raymond, G., 2005, The Terms of Agreement: Indexing Epistemic Authority and Subordination in Talk-in-Interaction, «Social Psychology Quarterly», 68, 1, pp. 15-38. Hill, J. H., 2000, “‘Read my Article’: Ideological Complexity and the Overdetermination of Promising in American Presidential Politics”, in P. Kroskrity, a cura, Regimes of Language: Ideologies, Polities, and Identities, Santa Fe (N. M.), School of American Research Press, pp. 259-293. Hill, J. H., Irvine, J. T., 1992, “Introduction”, in id., a cura, Responsibility and Evidence in Oral Discourse, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 1-24. Holt, E., 1996, Reporting on Talk: The Use of Reported Speech in Conversation, «Research on Language and Social Interaction», 29, 3, pp. 219-245. Hopper, P. J., Thompson, S. A., 1980, Transitivity in Grammar and Discourse, «Language», n. 56, pp. 251-299. Hymes, D., 1975, “Breakthrough Into Performance”, D. Ben-Amos, K. S. Goldstein, a cura, Folklore: Performance and Communication, The Hague-Paris, Mouton, pp. 11-74. Iser, W., 1980, The Act of Reading, Baltimore, John Hopkins University Press. Jefferson, G., 1985, On the Interactional Unpackaging of a “Gloss”, «Language & Society», 14, pp. 435-466. Jefferson, G., 1987, “On Exposed and Embedded Correction in Conversation”, in G. Button, J. R. E. Lee, a cura, Talk and Social Organisation, Clevedon, Multilingual Matters, pp. 86-100. Jefferson, G., Schenkein, J., 1978, “Some Sequential Negotiations in Conversation”, in J. Schenkein, a cura, Studies in the Organization BIBLIOGRAFIA of Conversational Interaction, New York, Academic Press, pp. 155-172. Jullien F., 2005, Conferénce sur l’efficacité, Paris, PUF; trad. it. 2006, Pensare l’efficacia in Cina e in Occidente, Bari-Roma, Laterza. Keane, W., 1997a, From Fetishism to Sincerity: On Agency, the Speaking Subject, and their Historicity in the Context of Religious Conversion, «Comparative Studies in Society and History», vol. 39, no. 4, pp. 674-693. Keane, W., 1997b, Signs of Recognition: Powers and Hazards of Representations in an Indonesian Society, Berkeley-Los Angeles, University of California Press. Kim, K. K., 2003, Order and Agency in Modernity: Talcott Parsons, Erving Goffman, and Harold Garfinkel, Albany (N. Y.), State University-New York Press. Korzen, I., a cura, 2005, Lingua, cultura e intercultura: l’italiano e le atre lingue, Copenhagen, Studies in Language, Samfundslitteratur Press Krämer, A., 1902, Die Samoa-Inseln, Stuttgart, Schwertzerbartsche. Krämer, A, 1994, The Samoa Islands. An Outline of a Monograph with Particular Consideration of German Samoa, Vol. I: Constitution, Pedegrees and Traditions, Honolulu, University of Hawaii Press. Kristeva, J., 1967, Bachtine, le mot, le dialogue et le roman, «Critique», pp. 438-465. Kristeva, J., 1969, Narration et transformation, «Semiotica», 4, pp. 422448. Kroskrity, P., 1993, Language, History and Identity: Ethnolingustic Studies of the Arizona Tewa, Tucson, University of Arizona Press. Kuipers, J., 1990, Power in Performance: The Creation of Textual Authority in Weyewa Ritual Speech, Philadelphia, University of Pennsylvania Press. Kuroda, S.-Y., 1973, “Where Epistemology, Style, and Grammar Meet: A Case Study from Japanese”, in S. R. Anderson, P. Kiparsky, a cura, A Festschrift for Morris Halle, New York, Holt, Rihehart & Winston, pp. 377-391. Lakoff, G., 1972, Hedges: a Study in Meaning Criteria and the Logic of Fuzzy Concepts, «Papers from the Eighth Regional Meeting of the Chicago Linguistics Society», pp. 271-291. Lakoff, G., Johnson, M., 1980, Metaphors we Live By, Chicago, Chicago University Press. Lakoff, G., Turner, M., 1989, More than Cool Reason: A Field Guide to Poetic Metaphor, Chicago, The University of Chicago Press. Langbein, J. H., 1975, Substantial Compliance with the Wills Act, «Harvard Law Review», n. 3 (88), pp. 489-531. Lave, J., Wenger, E., 1991, Situated Learning – Legitimate Peripheral Participation, Cambridge, Cambridge University Press. BIBLIOGRAFIA Lee, K. L. J., 2006, Transitivity, Valence and Voice in Mandar, Decima Conferenza Internazionale di Linguistica Austronesiana, 17-20 gennaio 2006, Puerto Princessa City, Palawan, Filippine, http://www.sil.org/asia/philippines/ical/papers.html Lerner, G., 1992, Assisted Story-Telling: Deploying Shared Knowledge as a Practical Matter, «Qualitative Sociology», 15, 3, pp. 247-271. Levi, P., 1989, Se questo è un uomo, Torino, Einaudi. Levinas, E., 1961, Totalité et infini. Essai sur l’extériorité, La Haye, Nijhoff; trad. it. 1980, Totalità e infinito. Saggio sull’esteriorità, Milano, Jaca Book. Levinas, E., 1979, Le temps et l’autre, Montpellier, Fata Morgana; trad. it., 2001, Il tempo e l’altro, Genova, Il Melangolo. Levinson, S., 1988, “Putting Linguistics on a Proper Footing: Explorations in Erving Goffman Concepts of Participation”, in P. Drew, A. Wootton, a cura, Erving Goffman: Exploring the Interaction Order, Boston, Northeastern University Press. Llewellyn, K. N., Hoebel, E. A., 1941, The Cheyenne Way. Conflict and Case Law in Primitive Jurisprudence, Norman-London, University of Oklahoma Press. Loyal, S., Barnes, B., 2001, “Agency” as a Red Herring in Social Theory, «Philosophy of the Social Sciences», n. 31(4), pp. 507-524. Luff, P., Heath, C., 2002, Broadcast Talk: Initiating Calls through a Computer-Mediated Technology, «Research on Language and Social Interaction», n. 35(3), pp. 337-366. Martens, M., 1988, Focus or Ergativity? Pronoun Sets in Uma, «Pacific Linguistics», serie A, n. 79, pp. 263-281 Matti, D. M., 1994, Mamasa Pronoun Sets, «Nusa», numero speciale a cura di R. Van Den Berge su «Studies in Sulawesi Linguistics”, n. 36, parte III, pp. 91-113. McCarthy, M., 2003, Talking Back: “Small” Interactional Response Tokens in Everyday Conversation, «Research on Language and Social Interaction», 36, 1, pp. 33-63. Mead, G. H., 1934, Mind, Self, and Society, Chicago, University of Chicago Press; trad. it. 1965, Mente, sé e società, Firenze, Editrice Universitaria. Melville, H., 1851, Moby Dick, London, Richard Bentley; nuova ed. 1988, Oxford-New York, Oxford University Press; trad. it. 1986, Moby Dick, Milano, Arnoldo Mondadori. Merleau-Ponty, M., 1960, Signe, Paris, Gallimard; trad. it. 2003, Segni, Milano, Net. Mizzau, M., 1998, “Risposte impertinenti”, in R. Galatolo, G. Pallotti, a cura, Di Pietro e il giudice. L’interrogatorio al tribunale di Brescia, Bologna, Pitagora Editrice, pp. 53-59. Mizzau, M., 2002, E tu allora? Il conflitto nella comunicazione quotidiana, Bologna, il Mulino. BIBLIOGRAFIA Monod-Becquelin, A., 1997, Parlons tzeltal. Une langue maya du Mexique, Paris, L’Harmattan. Musolf, G. R., 2003, Structure and Agency in Everyday Life: An Introduction to Social Psychology, II ed., Lanham (MD), Rowman & Littlefield, pp. XI+355. Ochs (Keenan), E., 1974, Conversation and Oratory in Vaninankaratra Madagascar, tesi di dottorato, University of Pennsylvania. Ochs (Keenan), E., 1984, “Clarification and Culture”, in D. Schiffrin, a cura, Meaning, Form, and Use in Context: Linguistic Applications, Georgetown University Round Table on Languages and Linguistics 1984, Washington D. C., Georgetown University Press, pp. 325-341. Ochs, E., 1988, Culture and Language Development: Language Acquisition and Language Socialization in a Samoan Village, Cambridge, Cambridge University Press. Ochs, E., 1990, “Misunderstanding Children”, in N. Coupland, H. Giles, J. Wieman, a cura, Handbook of Miscommunication, Clevedon, Multilingual Matters, pp. 44-60; trad. it. 2006, “Capire e non capire quando parlano i bambini”, in Linguaggio e cultura, Roma, Carocci, pp. 159-176. Ochs, E., Gonzales, P., Jacoby, S., (1996,) “When I Come Down I’m in the Domain State”: Grammar and Graphic Representation in the Interpretive Activity of Phycisists”., iIn E. Ochs, E. Schegloff, S. Thompson, (Eds.)a cura,: Interaction and Grammar, Cambridge, Cambridge University Press,Cambridge pp. 328-369. Ochs, E., Jacoby, S., 1995, “Co-Construction: An Introduction,. «Research on Language and Social Interaction», pp. 171-184. Ochs, E., Schieffelin, B., (1984), Language Acquisition and Socialization: Three Developmental Stories and their Implications, in R. Shweder, R. LeVine, a cura (eds.), Culture Theory: Essays on Mind, Self, and Emotion, Cambridge, Cambridge University Press; trad. it. 2006, “Acquisizione del linguaggio e socializzazione. Tre racconti evolutivi”, in E. Ochs, Linguaggio e cultura, Roma, Carocci.,. Ochs, E., Schieffelin, B., Platt, M., (1979,),“Propositions across Utterances and Speakers”, in E. Ochs, B. B. Schieffelin, a cura, (eds.), Developmental Pragmatics, New York, Academic Press, New York. Ochs, E., Taylor, C., Rudolph, D., Smith, R., (1992), Story-Telling as a Theory-Building Activity,in «“Discourse Processes»”, 15 (1), pp. 37-72. Olson, D., 1977, From Utterance to Text: The Bias of Language in Speech and Writing, «Harvard Education Review», 47, pp. 257-281. Ong, W., 1982, Orality and Literacy: The Technologizing of the Word, London-New York, Methuen. Ortner, S., 2006, “Power and Projects: Reflections on Agency”, in id. Anthropology and Social Theory: Culture, Power, and the Acting Subject, Durham (N. C.), Duke University Press, pp. 129-153. BIBLIOGRAFIA Ortiz, A., 1972, “Ritual Drama and the Pueblo World View”, in New Perspectives on the Pueblos, Albuquerque, University of New Mexico Press, pp. pp.135-161. Parry, M., 1971, The Making of Homeric Verse, Oxford, Clarendon Press. Parsons, T., 1937, The Structure of Social Action: A Study in Social Theory with Special Reference to a Group of Recent European Writers, New York, McGraw-Hill Book Company, inc.; trad. it. 1986, La struttura dell’azione sociale, Bologna, il Mulino. Paul, H., 1880, Prinzipien der Sprachgeschichte, Halle a.d.S., Max Niemeyer. Pellizzaro, S., 1978, Uwishin. Iniciación, ritos y cantos de los chamanes, Sucua, Mundo shuar, Centro de Documentación, Investigación y Publicaciones. Penman, R., 1987, “Discourse in Courts: Cooperation, Coercion and Coherence”, «Discourse Processes», n. 10 (3), pp. 201-218. Petrone, G., 2002, I turbamenti dell’oratore. Cicerone, l’actio... vehemens e il quarto libro delle Tusculanæ, «Pan», n. 20, pp. 81-93. Philips, S., (1972,) Participant Structure and Communicative Competence: Warm Springs Children in Community and Classroom”,. Iin C. B. Cazden, V. P. John, D. Hymes, (eds)a cura, Functions of Language in the Classroom, New York, Teachers College Press, pp. 370-394. Philips, S., (1990), “The Judge as third Party in American Trial Court Conflict Talk”, in A. D. Grimshaw, a cura, Conflict Talk, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 197-209. Pomerantz, A. M., (1984,). “Agreeing and Disagreeing with Assessments: Some Features of Preferred/Dispreferred Turn Shapes”., Iin J. M. Atkinson, & J. Heritage, a cura, (Eds.), Structures of Social Action: Studies in Conversation Analysis, Cambridge, Cambridge University Press. Remotti, F., 2005, “Tommaso d’Aquino: azioni umane e vuoto culturale”, in M. M. Rossi, T. Rossi, a cura, Sancti Thomae Athenaeum. Discipline a confronto sul De Voluntario, Roma, Angelicum University Press, pp. 191-218. Resolution, Hopi Tribe H-12-76, 1976. Ricœur, P., 1988, Tempo e racconto, Vol. 3: Il tempo raccontato, Milano, Jaca Book. Rosaldo, M. Z., 1982, The Things we do with Words: Ilongot Speech Acts and Speech Act Theory in Philosophy, in «Language in Society», n. 11, pp. 203-237. Sacks, H., (1987, “) On the Preference for Agreement and Contiguity in Sequences in Conversation”, in G. Button, e J. Lee, a cura, (eds.)Talk and Social Organization, Clevedon,: Multilingual Matters. BIBLIOGRAFIA Sacks, H., (191992,)Lectures on Conversation, Ed. by G. Jefferson. Cambridge (Mass.), Blackwell. Saclot, M. J. D., 2006, On the Transitivity of the Actor Focus and Patient Focus Constructions in Tagalog, Decima Conferenza internazionale di Linguistica Austronesiana, 17-20 gennaio 2006, Puerto Princessa City, Palawan, Filippine, http://www.sil.org/asia/philippines/ical/papers.html Saiedi, N., 1988, Agency and Freedom in Neofunctionalist Action Theory: A Critique, «Social Research», n. 55(4), pp. 775-806. Schegloff, E. A., 1980, Preliminaries to Preliminaries: “Can I Ask you a Question?”, «Sociological Inquiry», 50, 3/4, pp. 104-152. Schegloff, E. A., 1982, “Discourse as an Interactional Achievement: Some Uses of ‘uh huh’ and other Things that come between Sentences”, in D. Tannen, a cura, Analyzing Discourse. Text and Talk, Georgetown University Roundtable on Languages and Linguistics. Schegloff, E. A., Jefferson, G., eSacks, H., (1977,) The Preference for Self Correction in the Organization of Repair in Conversation., «Language», 53, 2, pp. 361-382. Schenkein, J., 1978, “Identity Negotiations in Conversation”, in J. Schenkein, a cura, Studies in the Organization of Conversational Interaction, New York, Academic Press, pp. 57-78. Schultz, E., 1953, Samoan Proverbial Expressions (Alaga‘upu fa‘a-Samoa), Memoir of the Polynesian Society, Auckland, Polynesian Press. Scott, M. B., Lyman, S. M., 1968, Accounts, «American Sociological Review», 33, pp. 46-62. Searle, J., 1969, Speech Acts: An Essay in the Philosophy of Language, Cambridge, Cambridge University Press. Seneca, Lucio Anneo, De Ira, libro II, 1, XVII. Sewell, W. H. J., 1992, A Theory of Structure: Duality, Agency, and Transformation, «American Journal of Sociology», n. 98 (1), pp. 1-29. Shaul, D. L., 2002, Hopi Traditional Literature, Albuquerque, University of New Mexico Press. Shibatani, M., 1985, Passives and Related Constructions: a Prototype Analysis, «Language», n. 61, pp. 821-848. Silverstein, M., 1976, “Hierarchy of Features and Ergativity”, in R. M. W. Dixon, a cura, Grammatical Categories in Australian Languages, Camberra, Australian Institute Aborigenal Studies, pp. 112-171. Stromme, K., 1994, Person Marking in the Mamuju Language, «Nusa», numero speciale a cura di R. Van Den Berge su «Studies in Sulawesi Linguistics», n. 36, parte III, pp. 91-113. Strathern, M., 1992, “Parts and Wholes: Refiguring Relationships in a Post-Plural World”, in A. Kuper, a cura, Conceptualizing Society, London-New York, Routledge, pp. 75-104. BIBLIOGRAFIA Tannen, D., 1989, Talking Voices. Repetition, Dialogue and Imagery in Conversational Discourse, Cambridge, Cambridge University Press. Taylor, C., 1985a, “What Is Human Agency?”, in id., Human Agency and Language, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 15-44. Taylor, C., 1985b, “The Concept of a Person”, in id., Human Agency and Language, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 97-114. te Molder, H., Potter, J., 2005, Conversation and Cognition, Cambridge, Cambridge Uuniversity Ppress. The Constitution and By-Laws of the Hopi Tribe, 1936. Thompson, L., 1950, Culture in Crisis: A Study of the Hopi Indians, New York, Harper. Tiwiram, A., 1990, Nua Anent Jikiamtutai, Pumpuis, Shuar Niniuriniak Neka Todorov, T., 1978, Les genres du discours, Paris, Seuil; trad. it. 1993, I generi del discorso, Scandicci, La Nuova Italia, pp. 93-106. Todorov, T., 1995, La Vie commune: Essai d’anthropologie générale, Paris, Seuil. Turner, G., 1861, Ninteen Years in Polynesia: Missionary Life, Travels, and Researches in the Islands of the Pacific, London, John Snow. Valkama, K., 1995, Person Marking in Duri, «Nusa», numero speciale a cura di R. Van Den Berge su «Studies in Sulawesi Linguistics», n. 37, parte IV, pp. 47-93. Van Valin, R. D. Jr, Wilkins, D. P., 1996, “The Case for ‘Effector’: Case Roles, Agents, and Agentivity Revisited”, in M. Shibatani, S. Thompson, a cura, Grammatical Constructions: Their Form and Meaning, Oxford, Clarendon Press, pp. 289-322. Weinberg, D., 1997, The Social Construction of Non-Human Agency: The Case of Mental Disorder, «Social Problems», n. 44(2), pp. 217234. Witherspoon, G., 1980, Language in Culture and Culture in Language, «International Journal of American Linguistics», 46, n. 1, pp. 1-13. Whiteley, P. M., 1988, Deliberate Acts. Changing Hopi Culture Through the Oraibi Split, Tucson, The University of Arizona Press. Whiteley, P. M., 1993, The End of Anthropology at Hopi?, «Journal of the Southwest», 35, pp. 125-157. Whiteley, P. M., 1998, Rethinking Hopi Ethnography, Washington, Smithsonian Institution Press. Whorf, B. L., 1956, Language, Thought, and Reality, a cura di J. B. Carroll, Cambridge (Mass.), MIT Press; trad. it. 1970, Linguaggio, pensiero e realtà, Torino, Bollati Boringhieri. Wiget, A., 1987, “Telling the Tale: A Performance Analysis of a Hopi Coyote Story”, in B. Swann, A. Krupat, a cura, Recovering the Word: Essays on Native American Literature, Berkeley, University of California Press, pp. 297-336. BIBLIOGRAFIA Wooffitt, R., 1993, “Analysing Accounts”,. Iin N. Gilbert, a cura, (ed.), Researching Social Life. London, Sage, pp. 287-305.. Wooffitt, R., 2001, Raising the Dead: Reported Speech in Medium-Sitter Interaction, «Research on Language and Social Interaction», 3, 3, pp. 351-374. Wright Mills, C., (1940,) The Vocabulary of Motives, «American Sociological Review», 51940, pp. 904-913. U.S. Census Bureau, 2002, The American Indian and Alaska Native Population: 2000, Census 2000 Brief, U.S. Department of Commerce, Economics and Statistics Administration. Yamamoto, M., 1999, Animacy and Reference, Amsterdam & Philadelphia, John Benjamins. Yoshikawa, T., 1976, Museebutsusyugo-wo Meguru Mondai-ni Tsuite, «Nihongakkoo Ronjyuu», 3. Zimmerman, D. H., 1992, “The Interactional Organization of Calls for Emergency. Talk at Work: Interaction in Institutional Settings”, in P. Drew, J. Heritage, a cura, Talk at Work, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 418-469. Zimmerman, D. H, Pollner, M., 1971, “The Everyday World as a Phenomenon”, in J. D. Douglas, a cura, Understanding Everyday Life: Towards a Reconstruction of Sociological Knowledge, London, Routledge & Kegan Paul, pp. 80-103. Gli autori Flavia Cuturi è professoressa associata di Antropologia Culturale presso l’Università di Napoli “L’Orientale”. È da lungo tempo impegnata in ricerche antropologiche e linguistico-antropologiche in Messico e in particolar modo fra gli huave di San Mateo del Mar (Oaxaca). Negli ultimi anni si sta dedicando a studi coloniali e contemporanei sui processi di evangelizzazione cattolici e protestanti nell’America Latina e nell’Estremo Oriente. È autrice per Meltemi del libro di Antropologia della Scrittura incentrato su Juan Olivares. Un pescatore scrittore del Messico indigeno (2003), e curatrice del volume In nome di Dio. L’impresa missionaria di fronte all’alterità (2004). Ha pubblicato numerosi saggi su temi riguardanti le pratiche comunicative indigene; in tale ambito ha curato il volume di «Etnosistemi», Etnografie degli eventi comunicativi (1997). Contatti: [email protected] Aurora Donzelli è ricercatrice associata presso l’Instituto de Ciências Sociais (ICS) di Lisbona e docente a contratto presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Dal 1997 conduce ricerche in Indonesia, nella regione dei toraja a Sulawesi. Ha pubblicato diversi articoli e saggi relativi alla nozione di agency, alle teorie delle emozioni e dell’azione (con Hollan), alle pratiche comunicative di commutazione di codice a Toraja. Si è dedicata anche all’analisi delle ideologie di segretezza e alla struttura della metafora nel linguaggio rituale toraja e allo studio di nuove forme di authorship e di estetica dell’arte verbale scaturite dal processo di missionarizza-