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Antiqua.mi www.antiqua.mi.it Intervista ad Aniello Gaudino ([email protected]) valente artista ed uno degli ultimi e più importanti presepisti napoletani, in grado di riprodurre splendidi presepi con la medesima tecnica del Settecento Quali sono le tecniche utilizzate dai maestri presepisti del Settecento? “Se si osserva l’evoluzione storica dell’arte presepiale, appaiono molto evidenti le caratteristiche di un genere artistico particolarmente duttile ed aperto alle maggiori novità della tecnica, pur restando fedele nei secoli, ai canoni, per così dire, ufficializzati tra il Sei e il Settecento. Partiamo con l’individuare i vari elementi che costituiscono una statua, o “pastore” del presepe napoletano del Settecento: 1) 2) 3) 4) “anima” in ferro; stoppa per l’imbottitura; testa; arti (mani e piedi). L “anima” in ferro Lo scheletro del “pastore” costituisce la struttura portante dell’opera, pertanto richiede una certa precisione nella sua realizzazione. E’ necessario che l’artista abbia la consapevolezza delle dimensioni della statua che vuole realizzare, in modo da organizzare tutto il suo lavoro. Egli dovrà avere l’accortezza di lasciare le estremità degli arti leggermente più lunghe in quanto andranno regolate in seguito all’inserimento degli arti veri e propri, questi ultimi realizzati in legno o terracotta. La stoppa, o canapa, ha una duplice funzione: a) creare spessore intorno all’anima di ferro, b) irrobustire la tenuta tra le varie parti che la costituiscono, in modo da rendere il tutto molto saldo e omogeneo. La stoppa verrà avvolta intorno al filo di ferro e verrà a costituire l’imbottitura. Quest’ultima gioca un ruolo molto importante anche nel movimento che si vuole attribuire alla statua. Una volta completata l’operazione di assemblaggio di “anima” e stoppa, si ottiene quello che viene comunemente definito manichino. Passiamo adesso alla descrizione delle componenti scolpite nel caso del legno, e/o modellate nel caso della terracotta. La testa è la parte che viene presa maggiormente in considerazione per valutare un “pastore”. E’ nella testa che si esprime tutta la bravura dell’artista. Essa può essere realizzata con vari materiali. I principali sono, in ordine di pregio, legno e terracotta. Sculture in legno. La testa realizzata in legno è frutto del sapiente lavoro dello scultore che riproduce in maniera più realistica possibile, le espressioni (lineamenti, rughe, sorriso, broncio, ecc.) del soggetto che intende rappresentare. Può essere realizzata con occhi in vetro. In tal caso si praticano dei fori all’altezza delle orbite che poi, solo in un secondo momento, andranno riempiti da semisfere in cristallo riproducenti le pupille e incastrate per mezzo della copertura di un mastice a base di pasta di legno. Non sono rari i casi di teste in legno con occhi dipinti. Gli arti, in genere vengono valutati in seconda istanza rispetto alla testa, ma a dire il vero essi costituiscono la parte più complessa della realizzazione manuale di un pastore. L’artista deve concentrare tutta la sua bravura sulla riproduzione di piccolissimi particolari (vene, ossa, unghie…) e se si considera che gli arti costituiscono la parte più piccola dell’opera, ben si comprende la difficoltà nello scolpire Sculture in terracotta La testa in terracotta appare meno preziosa rispetto all’ omologa in legno, non solo per la povertà e per la diffusa reperibilità del materiale con cui essa viene realizzata, ma anche per la facile riproducibilità attraverso l’ausilio di stampi in gesso – detti calchi – che ne favoriscono la realizzazione in serie. Anche le teste in terracotta presentano la possibilità di essere completate da occhi di vetro - in tal caso la tecnica realizzativa appare analoga a quella delle teste in legno – oppure con occhi dipinti. Arti La tecnica realizzativa degli arti è identica a quella delle teste dei pastori. La loro realizzazione deve essere concepita in relazione alle dimensioni della testa (in percentuale il 25% in meno rispetto alla lunghezza della testa). In genere, nel caso di arti in terracotta, si procede alla realizzazione attraverso l’ausilio di stampi predisposti. Spetterà all’artista, poi, perfezionarne le linee e attribuirvi il movimento desiderato. Una volta che le parti costituenti il pastore sono state realizzate, esse necessitano di un perfezionamento e quindi di una accurata levigatura che servirà a creare un supporto ben liscio e omogeneo per la pittura che ricoprirà il manufatto. Pitturazione La pitturazione è una fase molto delicata della realizzazione del pastore: è quella procedura che farà prendere vita al pastore, donandogli il colorito dell’incarnato che varierà a seconda del personaggio: colori scuri per i “rustici”, chiari e brillanti per la Madonna, Gesù Bambino, Angeli e borghesi. La fantasia può trovare ampio sfogo in questa fase esecutiva. I colori comunemente usati nel Settecento erano a olio. Essi richiedevano un lungo tempo per l’essiccazione ed un’ulteriore fase di lucidatura. Non meno diffusa era la pratica di dipingere pastori a tempera, più veloce nell’essiccazione e capace di un’ottima resa artistica. Assemblaggio Terminata la realizzazione delle singole parti, si passerà al loro assemblaggio, operazione che richiede molta attenzione e l’utilizzo di ago e filo che servirà a saldare la testa al manichino mediante il foro praticato sulla pettina. Gli arti verranno fissati con la colla di pesce e rinforzati con una fasciatura che li salderà ulteriormente al manichino. Detta fasciatura verrà ispessita al punto da prendere le forme che si vorranno attribuire al pastore. Vestizione Terminato l’assemblaggio delle parti e la realizzazione dell’imbottitura, si passerà alla scelta delle stoffe da utilizzare per la realizzazione dei vestiti. I tipi di stoffa maggiormente utilizzati nel Settecento e ritenuti anche attualmente di maggior pregio sono le sete dell’opificio di San Leucio (Caserta). Esse, in genere venivano scelte di colore neutro (bianco o avorio) e successivamente colorate con tinte naturali. Il colore era accuratamente scelto in base alla simbologia che il personaggio doveva esprimere. Non poco comune era l’utilizzo del lino, più grezzo ed usato soprattutto per i “rustici”, le pelli, utilizzate per realizzare soprabiti, borse e “cioce” indossate dai pastori propriamente detti, il velluto per gli orientali e i borghesi. Scelte le stoffe, si procederà al taglio preciso al fine di realizzare dei vestiti curatissimi in tutte le loro parti. Ricercatissimo, infatti, è l’utilizzo di perline, paillette e passamanerie delle più preziose usate per rifinire gli appariscenti abiti dei Magi, dei loro cortei, delle “georgiane” e di svariati personaggi rappresentanti dei ceti più abbienti.” © riproduzione riservata