Padre Luciano Perina e l`amara storia di un giovane sudanese [PDF

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L’amara storia di un giovane Sudanese
Mentre mi trovavo nella scuola di Lomin la settimana scorsa, ho incontrato un giovane, la cui
storia mi ha causato una stretta al cuore. Certo e’ simile a tante altre storie di giovani
Sudanesi che durante il periodo della guerra civile dovevano scappare da un paese all’altro
per la loro sopravvivenza. Questa e’ la storia di Akec, un giovane Denca, a cui la guerra a
portato via le cose piu’ belle:
Akec e’ nato a Marial Lou, circa 400 kilometri a nord di Lomin. Il suo primo ricordo e’ che
quando il papa’ venne ucciso durante la guerra, la mamma lo prese con se e scappo’ in
Uganda, dove rimase per alcuni anni. Dopo qualche anno anche la mamma mori’,
lasciandolo solo e lontano dai parenti che mai aveva conosciuto.
Nel 2003, quando aveva circa 10 anni, avendo sentito che a Lomin – sui confini con l’Uganda
– c’era una scuola di Sudanesi, cammino’ per tre giorni finche’ giunse alla scuola. Ma era
tempo di vacanze e quindi si cerco’ un lavoro per poter sopravvivere; una anziana signora lo
prese a zappare il suo campo, in cambio di un pasto al giorno e un angolo in cui dormire.
È con un espressione piena di sofferenza che Akec mi racconta:
“Quando venne il tempo della scuola l’anziana signora mi permise di iscrivermi in
prima elementare, ma mi chiese di lavorare di piu’ perche’ dovevo comprare libri e
quaderni. Mi facevano male le mani, a forza di zappare, ma ci sono riuscito, ed ora
sono in prima media. Durante tutte le vacanze ed ogni pomeriggio devo pulire il
cortile, portare l’acqua per la casa, e poi zappare il campo, sempre.”
Poi, pensando alla sua storia e alla sua situazione mi dice:
“Sai cosa significa il mio nome Akec? Significa amaro, una cosa che brucia in bocca.
Ha avuto ragione mia mamma a chiamarmi cosi’! la mia vita e’ molto amara. Non so
neppure se ho parenti al mio vecchio paese di cui ricordo solo il nome. Guarda le mie
mani. Sono ruvide dagli stessi lavori che continuo da sei anni. Quando vedo gli altri
ragazzi giocare, giocherei anch’io, ma sono rari i momenti in cui non devo zappare o
portare acqua a casa, se voglio continuare ad andare a scuola.”
Continuando la sua triste storia Akec mi chiese se potevo aiutarlo a comprarsi un libro, che
tutti gli altri alunni avevano, ma che lui non era ancora riuscito a comprarsi. E concluse la
sua triste storia dicendo:
“Ti ho raccontato la mia storia, ma non ho nessun altro a cui raccontarla. A volte mi
scoppia dentro. E se qualcuno mi ascolta, la vita mi sembra già meno amara. A scuola
imparero’ come gli altri. Un domani mi trovero’ un buon lavoro, faro’ del bene alla mia
gente. Per questo non m’importa se ho le mani ruvide e stanche. E quando la mia vita
cambierà, può solo cambiare in meglio.”
Questo giovane Denka ha conosciuto solo il Venerdì Santo. Ma quando verrà il giorno che
anche per lui sarà Pasqua, forse vedrà in un’altra luce anche le sue pene passate. Dalla sua
quaresima sarà sfociata una vita nuova.
P Luciano Perina